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Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/02/19 DAL BENEMERITO NANCY
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Nancy 3/02/19 11:00 - 774 commenti

I gusti di Nancy

Film che si inserisce a gamba tesa nel panorama del cinema italiano che fa perno sull'epica ma con la crudezza di Revenant, il tutto condito dalla recitazione in latino arcaico. La premessa è da bomba a orologeria, peccato che nella visione non si inneschi quell'esplosione sperata: sarà l'eccessiva durata, il ricorrere continuo a rituali magici che giustifichino l'azione, la ripetitività di alcune scene di battaglia, ma dopo più di un'ora la palpebra cala. Bravi Borghi e Lapice nel ruolo dei gemelli. Alcune imprecisioni di regia disturbano un po'.
MEMORABILE: L'inondazione.

124c 4/02/19 01:31 - 2918 commenti

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Le leggende di Romolo e Remo e della fondazione di Roma non sono nuove al cinema, però questa versione le riporta in una dimensione selvaggia e crudele, come selvaggi e crudeli erano gli allora futuri cittadini di Roma. Più un film su Remo che su Romolo, con il primo che si rivela, quasi subito, ambizioso e crudele, mentre il secondo, praticamente, è un pezzo di pane. Non è facile sopportare i sottotitoli, che sono necessari per comprendere la lingua antica che gli attori recitano, però poi ci si abitua. Buona prova del cast.

Thedude94 7/02/19 12:43 - 1097 commenti

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Rovere si lancia in un'impresa cinematografica atipica per il nuovo cinema italiano e riesce a convincere e a far emergere una qualità da esportare in tutto il mondo. Borghi e Lapice sono due protagonisti eccellenti, lacerati nelle carni e deformati, pronti a generare quello che sarà il regno più famoso della storia. Le qualità riguardano, più che la vicenda (nota comunque ai più), il comparto tecnico: scenografie, regia ed effetti visivi sono a dir poco spettacolari. Insomma, il meglio che la cinematografia nostrana possa fare.

Nergal 8/02/19 01:41 - 6 commenti

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Rovere dirige un'interessante rivisitazione del mito fondativo di Roma, dando grande importanza tanto all'azione quanto agli aspetti storici e antropologici. La scelta di girare in "lingua originale" (un ipotetico protolatino ricostruito con la consulenza di semiologi dell'Università della Sapienza) si rivela azzeccata, contribuendo a calare lo spettatore nell'atmosfera del Lazio del 753 avanti Cristo. Degna di nota la fotografia "naturalistica" di Daniele Ciprì.
MEMORABILE: L'esondazione del Tevere; Il sacrificio al dio-fuoco.

Cotola 10/02/19 01:44 - 9044 commenti

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Al netto della scelta che mi è sembrata gratuita e pretenziosa della lingua latina, un film pienamente riuscito. Finalmente una pellicola diversa nel panorama del nostro cinema: non la solita pappetta precotta e predigerita. Merito di una bella regia in cui si segnalano i movimenti di macchina e scene di battaglia molto ben dirette, ma anche di tutto il resto del comparto tecnico: in primis la notevole fotografia di Ciprì e poi le scenografie, il trucco e persino gli effetti speciali. Buoni ed avvincenti i ritmi. Molto interessanti anche le riflessioni su potere e religione. Windingrefiano.

Ryo 14/02/19 15:47 - 2169 commenti

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Apprezzabile opera nostrana senza nulla da invidiare a produzioni d'oltreoceano ma che non convince appieno sul piano della composizione. La fotografia è meravigliosa ed è quello il punto: lo è troppo, tanto da sembrare uno sfoggio gratuito di egocentrica bravura. I combattimenti sono goffi e la colonna sonora blanda. C'è da dire comunque che il cast è eccellente: sicuramente non è facile parlare latino in modo tanto fluente. I costumi e i trucchi sono di altissimo livello.

Xamini 19/02/19 23:23 - 1252 commenti

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Concettualmente un colossal, pur senza il budget di un Gladiatore, anche perché non c'è un edificio che sia uno e gli stessi costumi (credibili) sono due stracci. Notevoli gli effetti speciali (non è risparmiata alcun tipo di ferocia e i combattimenti funzionano), epica la tara recitativa, con un Alessandro Borghi a spiccare per intensità. Stilisticamente non vedo incrinature: fotografia tra il naturale e l'epico, ritmo lento, musiche a là Dunkirk (quindi rumori che generano tensione), scelta coraggiosa di un proto latino come idioma (a completare il giudizio positivo sul fattore sonoro). Se posso dire, le sue atmosfere rarefatte possono essere un po' faticose, alla lunga.
MEMORABILE: Il cervo; l'ambientazione della palude.

Belfagor 23/02/19 08:42 - 2690 commenti

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I dialoghi in protolatino sembrano una scelta azzardata ma sono perfettamente funzionali all'immersione nel racconto sull'origine di Roma in cui la storia si fonde col mito pur ergendosi dal fango e dal sangue. La trama è ridotta all'osso ma il film si riscatta pienamente grazie alle ambientazioni (valorizzate da una splendida fotografia) e all'intensità recitativa, con Borghi e Lapice quali tragici fratelli e la sorprendente vestale interpretata dalla Garribba. "Non sembra un film italiano" dice qualcuno, invece è italianissimo.
MEMORABILE: Il cervo; La divinazione delle viscere.

Alf62 18/05/19 10:35 - 64 commenti

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Rendere credibili le atmosfere selvagge e primitive del 753 a.C. non era facile. Il film ci riesce con ambientazioni a km zero, dialoghi in proto-latino, fotografia magnifica ed effetti speciali mai debordanti. L'atmosfera di superstizione, brutalità, è alla base di un racconto senza fronzoli interpretativi, che evita le spettacolarizzazioni hollywoodiane (non si vede insomma gente depilata con denti perfetti). Borghi da Suburra a core de Roma. Apocalypto, Valhalla rising, superati nettamente.

Bubobubo 28/05/19 22:59 - 1847 commenti

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Plasmata dal sangue e dal fango, la Roma che prende vita dai malconci residui di popolazioni italiche prostrate dalla natura selvaggia e dalle continue lotte intestine sorge Oltretevere come il sole nero del Valhalla refniano, cui attinge (a volte anche esplicitamente) nell'iconografia (la scena della lotta) e nella fotografia (ottimo lavoro di Ciprì). Piuttosto atipica per essere una produzione tricolore, scivola in qualche momento un po' tamarro, ma nel complesso regge bene l'urto. Dialoghi in una non-lingua dal valore fonosimbolico.
MEMORABILE: Dopo aver ascoltato il vaticinio della sacerdotessa (Garribba), Remo (Borghi) dà di matto.

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Didda23 4/06/19 11:49 - 2426 commenti

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L'opera conferma la straordinaria maestria tecnica di Rovere, che lo catapulta nel gotha del cinema italiano contemporaneo. Una pellicola che sembra "hollywoodiana" per la cura di ogni dettaglio scenico e per la sontuosa fotografia. Europeo è invece l'approccio autoriale, con la scelta di puntare sul protolatino che risulta vincente. Il regista non ha timore di apparire crudo con una sequela di atti violentissimi (al limite del gore), che dona alla pellicola un inatteso senso di veridicità. Scelta dei volti sublime, con un Borghi da applausi.
MEMORABILE: La lotta fratricida che innesca la fuga; Le schermaglie per ottenere la leadership; Il tema religioso.

Capannelle 7/06/19 22:21 - 4411 commenti

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L'ambizione di un film così, prodotto in Italia, è da elogiare senza riserve. Alcune scene di gruppo, il parco attori (Borghi in primis ma tutti si collocano bene) e le scelte di Rovere in fatto di fotografia, coreografie degli scontri e makeup generale lasciano ampiamente appagati. Certo, il tipo di linguaggio e una parte centrale che tende a sfilacciarsi rappresentano il suo tallone d'Achille, ma Rovere può dirsi soddisfatto del lavoro ed essere sicuro che questo film non sarà mai "uno dei tanti".

Jandileida 14/06/19 23:28 - 1565 commenti

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La fondazione di quella meravigliosa fistola chiamata Roma assume tra le mani di Rovere le sembianze di un truce viaggio all'interno della brutalità umana, quando ancora eravamo spersi in una natura selvaggia comandata da divinità nascoste e iraconde. Piace molto l'approccio iniziale crudo, senza fronzoli e senza reti che poi però si smarrisce vistosamente strada facendo tra innumerevoli profezie, intemerate di Borghi, combattimenti al rallenti e sbiascicamenti in una lingua non identificata. Coraggioso ma anche un po' noioso.

Piero68 18/10/19 12:02 - 2957 commenti

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Rilettura della fondazione di Roma in chiave tutta italica. Epico al punto giusto, con un Rovere capace di mettere insieme un film memorabile con quattro soldi e un parco attori non proprio di primo piano. Fondamentali alcune scelte come la recitazione in protolatino e fotografia che travalica la storia e persino le reali intenzioni. Molto crudo e ipercinetico in alcune scene, volutamente lento e riflessivo in altre. Certo, qualche lungaggine si poteva anche evitare, ma chapeau a un prodotto del genere, considerati soprattutto i presupposti iniziali.

Nando 24/10/19 16:36 - 3814 commenti

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La pellicola di Rovere appare allo stesso tempo interessante e coraggiosa nell'affrontare un argomento oramai relegato nel dimenticatoio dal cinema italico. Buono sviluppo narrativo con ambientazioni scenografiche di ottimo livello. Certo la scelta della lingua potrebbe sembrare penalizzante, ma genera un certo fascino nascosto. Appropriato il cast, in cui va segnalata la vestale Garribba.

Lupus73 3/11/19 16:38 - 1494 commenti

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Film italiano sulla fondazione di Roma che merita davvero. Decisamente superiore a certe epopee stucchevoli, pompose e tutte a base di CGI proposte da Hollywood. Qui c'è una ricerca filologica, archeologica, che arriva a proporre un ipotetico protolatino come unica lingua per lo spettatore. Uso di luoghi naturali e selvaggi del Lazio, della luce naturale per l'eccellente fotografia; una crudezza primitiva che dona al film qualcosa che veramente manca in molti kolossal. Ottima l'interpretazione dei protagonisti e la regia.
MEMORABILE: Lo scontro finale tra Remo e Romolo.

Zio bacco 26/04/20 14:34 - 240 commenti

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Gran bel film. Regia riuscita e ottima resa delle scene di battaglia, con utilizzo della lingua latina a dare ancora più pathos.Il pezzo forte sono fotografia e scenografie, che non sembrano quelle di un film nostrano. Intenso il ritmo della narrazione, che vede un cast all'altezza e persino convinto dell'operazione. La leggenda viene riportata in maniera cruda, ma non eccessiva, allo stesso tempo avvincente e mai inutilmente pomposa. Fosse stato un film straniero avrebbe ottenuto più successo...

Galbo 6/01/21 07:51 - 12393 commenti

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Decisamente coraggiosa la sfida del regista Rovere di realizzare un film lontanissimo dal senso comune del mito e tuttavia intriso della realtà di un’epoca buia e oscura. Un opera visivamente affascinante in cui vengono esaltate la fotografia e la prova del regista che conferma la propria perizia tecnica. Ambientazione suggestiva e ottima performance (anche fisica) degli attori. Non mancano tuttavia dei limiti, a partire dalla lunghezza eccessiva fino alla fastidiosa scelta del protolatino, francamente non necessario. 

Pigro 10/01/21 10:37 - 9666 commenti

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Romolo e Remo come non li immaginiamo. Notevole rielaborazione del mito, che ci trascina dentro un mondo di conflitti tribali selvaggi e spietati, ispirati alla superstizione e a una crudele lotta per la sopravvivenza. Clamoroso e perfetto l’uso della lingua latina. Intensa la costante colonna sonora. Attori generosi e notevoli. Sceneggiatura capace di portare in primo piano lo scontro fraterno (e moderno) tra ragione e religione. E su tutto una regia incalzante che valorizza azioni e ambientazioni, per due ore di affascinante viaggio nel tempo.

Silvestro 9/02/21 22:55 - 361 commenti

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Un eccellente film epico tutto italiano! Quindi innanzitutto è doveroso ringraziare Rovere per aver colmato questa lacuna, ma anche per averci offerto un film di grande potenza visuale dove è il crudo realismo a farla da padrone. Audace ma azzeccata la scelta del latino come lingua, ottimi gli interpreti, magistralmente eseguite le scene di lotta, molto ben tratteggiata la società proto-latina soprattutto nell'aspetto religioso e politico. Un film potente di cui la cinematografia italiana aveva assolutamente bisogno!
MEMORABILE: Il discorso finale di Romolo

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Jena 7/03/21 14:37 - 1555 commenti

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Scordatevi totalmente i filmetti hollywoodiani in costume, qui la fondazione di Roma è immersa in un mondo ancestrale, barbarico, di fango, sangue e pelli di capra come doveva essere il mondo nel 753 a.c. Il risultato è uno dei migliori film italiani degli ultimi trent'anni, che lascia a bocca aperta per l'accuratezza filologica (l'uso del protolatino), il ritmo e la tensione dall'inizio alla fine, la bellissima fotografia, la geniale e fedele reinterpretazione del mito. Ottima la colonna sonora. Eccezionale il Remo prometeico di Borghi e riuscitissima la vestale della Garribba.
MEMORABILE: L'esondazione del Tevere; Il duello/sacrificio pregladatorio; L'anatema e la  morte della vestale; La battaglia con gli Albani sulle rive del Tevere.

Giùan 13/03/21 10:02 - 4559 commenti

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Rovere conferma la propria talentuosa inclinazione allo spettacolo (concezione schizzinosamente snobbata da tanto cinema italiano presupposto "alto") e fa un deciso passo avanti rispetto a Veloce come il vento con un coraggio che ha perfin del temerario, sporcandosi le mani nel fango della Storia e del Mito in un equilibrio impavido, arcigno, ma cinematograficamente riuscito. Fondamentale l'adesione al personaggio del carismatico Borghi, un Remo incendiario e fragile, vittima sacrificale del fratello pacificatore (figura per il vero troppo sbiadita). Magnetica la fotografia di Ciprì.
MEMORABILE: Il protolatino; Il rapporto tra Remo e la "strega" interpretata da Tania Garribba.

Daniela 20/07/21 13:55 - 12662 commenti

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Spogliata della sua aura mitologia, una rivisitazione dalla leggenda delle origini di Roma come storia di sopravvivenza impastata di fango e sangue nella quale il confronto tra i due fratelli riflette l'antitesi tra volontà intesa come autodeterminazione e fato ossia assoggettamento al volere degli dei. Opera rigorosa, richiama altri titoli del panorama internazionale ma costituisce un unicum in quello italiano, Curata nella messa in scena (bella la fotografia dai toni terrosi di Ciprì), è interpretata dalle facce giuste ed anche l'uso del pro-latino si rivela funzionale.

Myvincent 13/08/21 08:04 - 3741 commenti

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La storia di Romolo e Remo e della nascita della millenaria potenza di Roma prende qui forma in una versione mai tentata prima, lontana dalle versioni patinate o in Technicolor dei peplum che furono. La figura di Romolo ha quasi una dimensione Cristologica in quel suo imporsi da re saggio che sa comandare senza dover coltivare il terrore. Nonostante tutto, l'intera operazione stanca per la sua lunghezza eccessiva, il proto-latino a profusione, lo sguardo eternamente arrabbiato di Borghi. Bocciato.

Schramm 8/01/23 21:08 - 3495 commenti

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Genesi e mutagenesi-mitogenesi di una monarchia. Resta solo da capire chi detiene davvero corona scettro e trono: Remo? Romolo? Il caso? Il fato? Dio? Tutti assieme appassionatamente? Nessuno? Sovrano dell'immagine e della sua indomabile forza, della narrazione e delle sue capacità d'effusione intrusione effrazione eruzione rarefazione sedimentazione, Rovere dimostra che dai fanta-pellicciotteschi a oggi ne è stato macinato, di chilometraggio, e che i calendari non si sono impilati invano. Borghi non secerne magnetismo come in altri great reset del cinemabis, ma abita grande cinema.
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  • Discussione Thedude94 • 7/02/19 17:29
    Call center Davinotti - 19 interventi
    Visto che si ascoltano molto spesso lamentele sulla qualità e l'innovazione del cinema italiano, spero con tutto il cuore che un pò di passaparola faccia conoscere a tutti questa opera, che in questa prima settimana non è stata molto considerata dal pubblico
  • Discussione Bubobubo • 8/02/19 19:11
    Archivista in seconda - 271 interventi
    Non ho dubbi che il film sia molto buono (io, per cause di forza maggiore, dovrò recuperarlo solo in un secondo momento) e mi piace questo tentativo di tornare a certo cinema di genere che da troppo tempo non viene frequentato sulle nostre sponde.

    Il mio dubbio, enorme dubbio, è filologico. Che vuol dire "latino arcaico"? Quello delle Dodici tavole e del Lapis niger, o addirittura una sua fase precedente? Se fosse così, non mi sembra che l'operazione abbia molto senso. Tutto quello che sappiamo delle fasi più antiche della lingua, esclusi quei quattro reperti in croce che sono sopravvissuti sino ai giorni nostri e che ci restituiscono sì e no un vocabolario di 40-50 parole (di cui, penso, almeno la metà contestabili), è dovuto alla ricostruzione comparata: che, però, appunto, ricostruzione rimane, e in nessun caso ci può restituire l'idea di un sistema linguistico vero e proprio se non con infinita e ahinoi inevitabile approssimazione.

    Sarebbe come dire: recitiamo un film in protoindoeuropeo. L'unico PIE che conosciamo è un oggetto linguistico interamente ricostruito a posteriori: non avrebbe alcun senso.
  • Discussione Thedude94 • 8/02/19 19:29
    Call center Davinotti - 19 interventi
    Bubobubo ebbe a dire:
    Non ho dubbi che il film sia molto buono (io, per cause di forza maggiore, dovrò recuperarlo solo in un secondo momento) e mi piace questo tentativo di tornare a certo cinema di genere che da troppo tempo non viene frequentato sulle nostre sponde.

    Il mio dubbio, enorme dubbio, è filologico. Che vuol dire "latino arcaico"? Quello delle Dodici tavole e del Lapis niger, o addirittura una sua fase precedente? Se fosse così, non mi sembra che l'operazione abbia molto senso. Tutto quello che sappiamo delle fasi più antiche della lingua, esclusi quei quattro reperti in croce che sono sopravvissuti sino ai giorni nostri e che ci restituiscono sì e no un vocabolario di 40-50 parole (di cui, penso, almeno la metà contestabili), è dovuto alla ricostruzione comparata: che, però, appunto, ricostruzione rimane, e in nessun caso ci può restituire l'idea di un sistema linguistico vero e proprio se non con infinita e ahinoi inevitabile approssimazione.

    Sarebbe come dire: recitiamo un film in protoindoeuropeo. L'unico PIE che conosciamo è un oggetto linguistico interamente ricostruito a posteriori: non avrebbe alcun senso.


    Difatti è un protolatino, una vera e propria ricostruzione linguistica, proprio perchè non ci sono poi tantissime testimonianze d'epoca special modo per la lingua parlata.

    Non credo abbia pretese linguistiche, si potrebbe considerare una lingua inventata, come l'elfico, e dunque non un film in latino con sottotitoli.
  • Discussione Raremirko • 8/02/19 20:18
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Di Rovere ho visto tutto, tranne questo; è un regista che stimo, che ha un suo stile.
  • Discussione Bubobubo • 8/02/19 20:44
    Archivista in seconda - 271 interventi
    Thedude94 ebbe a dire:
    Bubobubo ebbe a dire:
    Non ho dubbi che il film sia molto buono (io, per cause di forza maggiore, dovrò recuperarlo solo in un secondo momento) e mi piace questo tentativo di tornare a certo cinema di genere che da troppo tempo non viene frequentato sulle nostre sponde.

    Il mio dubbio, enorme dubbio, è filologico. Che vuol dire "latino arcaico"? Quello delle Dodici tavole e del Lapis niger, o addirittura una sua fase precedente? Se fosse così, non mi sembra che l'operazione abbia molto senso. Tutto quello che sappiamo delle fasi più antiche della lingua, esclusi quei quattro reperti in croce che sono sopravvissuti sino ai giorni nostri e che ci restituiscono sì e no un vocabolario di 40-50 parole (di cui, penso, almeno la metà contestabili), è dovuto alla ricostruzione comparata: che, però, appunto, ricostruzione rimane, e in nessun caso ci può restituire l'idea di un sistema linguistico vero e proprio se non con infinita e ahinoi inevitabile approssimazione.

    Sarebbe come dire: recitiamo un film in protoindoeuropeo. L'unico PIE che conosciamo è un oggetto linguistico interamente ricostruito a posteriori: non avrebbe alcun senso.


    Difatti è un protolatino, una vera e propria ricostruzione linguistica, proprio perchè non ci sono poi tantissime testimonianze d'epoca special modo per la lingua parlata.

    Non credo abbia pretese linguistiche, si potrebbe considerare una lingua inventata, come l'elfico, e dunque non un film in latino con sottotitoli.


    Sì, è quello che intendevo dire: a questo stadio si può parlare a ragione di lingua inventata. Bene che non abbia pretese linguistiche.
  • Discussione Nancy • 20/02/19 16:57
    Fotocopista - 147 interventi
    Vedendolo comunque è molto più latino di quanto non dovrebbe. Voglio dire, Roma manco esisteva, figuriamoci il latino...e invece tanti dialoghi del film si capiscono anche solo col latino scolastico. In questo senso potevano dare più spazio alla fantasia che non a scervellarsi di ricreare un linguaggio che finisce con l'essere anacronistico rispetto al tempo della storia (non sono una linguista, ma questa è stata la mia impressione).
  • Discussione Rebis • 21/02/19 20:52
    Compilatore d’emergenza - 4420 interventi
    Beh, la storia sprofonda nel mito, credo che l'uso del latino sia più che altro una suggestione "acustica"...
  • Discussione Capannelle • 26/05/19 12:12
    Scrivano - 3514 interventi
    Significativo anche come vetrina delle nostre maestranze tecniche (costumi, fotografia, sonoro..), paga un po' nella parte centrale dove la forma particolare dei dialoghi e le diatribe di gruppo rendono meno facile la presa sullo spettatore.
    Ma è un esperimento ambizioso e meritevole e vorrei tanto vedere come funziona oltreconfine visto che avrebbe da poco trovato la via di alcuni mercati esteri
    Da noi ha incassato 2,4 milioni, un discreto risultato per un genere anche violento, però concentrato nel primo weekend.
    Ultima modifica: 8/03/21 23:22 da Capannelle
  • Discussione Bubobubo • 28/05/19 23:06
    Archivista in seconda - 271 interventi
    Avevo un discreto timore, ma alla fine l'ho trovato un buon film, a tratti molto refniano, atipicissimo per il nostro panorama (gli ultimi survivor pre- o post-apocalittici di cui ho memoria sono quelli di genere di fine anni '70/inizio anni '80, da D'Amato e Cavallone in avanti: bene così).

    Un solo appunto, ma importante, sulla lingua. Brava ed onesta intellettualmente l'équipe che ha ammesso di aver cercato la "sensazione" sullo spettatore, a discapito della correttezza filologica (impossibile anche solo da approcciare). Però che gli abitanti di Alba e delle foreste parlassero lo stesso idioma di Romolo e Remo, magari anche no.
    Capisco la necessità di semplificare, ma l'ho trovato un errore (o comunque una leggerezza) piuttosto grossolano. Se c'è una cosa per cui la penisola italica pre-Roma è nota è l'estrema eterogeneità delle lingue che venivano parlate da territorio a territorio o da città a città, anche a pochissima distanza. Assai improbabile (eufemismo) che esistesse una mutua intercomprensibilità fra popolazioni (al di fuori di scambi verbali minimi).
  • Discussione Poppo • 7/06/19 04:18
    Galoppino - 465 interventi
    Rebis ebbe a dire:
    Beh, la storia sprofonda nel mito, credo che l'uso del latino sia più che altro una suggestione "acustica"...


    Ho trovato il tutto molto greve. In poche parole il fascino di una immaginaria lingua arcaica latina che alimenta un'ideologia proto-fascista, dall'agnellino della scena iniziale al discorsetto finale del primo re.