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Sonoalcine: Se si eccettua la più che buona interpretazione di Abatantuono, soave e irruente allo stesso tempo, e una calda raffinatezza nel narrare, "Concorrenza sleale" risulta debole e molto poco coinvolgente. Non mancano momenti di sincera commozione ma, tutto sommato, sullo stesso tema il regista ha regalato pellicole decisamente più interessanti e più sviluppate. Approssimativa anche la psicologia dei personaggi, che non risulta troppo curata e le cui psicologie non vanno oltre il semplice abbozzo; il risultato è nettamente più televisivo che cinematografico.
Rambo90: Un gruppo di cavalieri decide di vendicare il proprio signore, condannato ingiustamente a morte dal ministro dell'imperatore. Un action medioevale dal sapore epico e giustizialista, perfettamente dosato nella sua miscela di dramma e violenza, con una riuscita ambientazione e una discreta fotografia. La regia sa velocizzare il ritmo e il film scorre benissimo senza orpelli, tra momenti un po' melò e gustosi combattimenti a suon di spada. Buone le prove di Owen e Curtis, ma Freeman è il migliore, benché appaia brevemente. Davvero notevole.
Il Gobbo: Pierre de Savigny incrocia la sua strada con quella di due ladri: li trascina nella filibusta e di lì a un'impresa spericolata... Divertente e sorprendente divagazione piratesca di Steno, sempre però nel segno del divertimento: ma non manca nessun ingrediente classico, dai combattimenti navali a quelli a fil di spada, dalle congiure di palazzo alle agnizioni, alle scenette comiche. La Pierangeli fa un doppio ruolo (ah, l'abusato tema dei gemelli... ), mentre vari brutti ceffi del nostro bis compongono la ciurmaglia. Godibile.
Piero68: Film sicuramente non eccelso. D'Amore non demerita nemmeno alla regia, anche se all'enfasi conosciuta della serie antepone più sentimentalismo e introspezione. Quello che funziona poco è una sceneggiatura piuttosto sciatta che nel finale va alla deriva con alcuni vuoti narrativi che inficiano gran parte del lavoro. Che sia discepolo di Sollima si percepisce quasi in ogni inquadratura, ma Gomorra era anche sostanza, oltre che stile. Non dispiace il cast in generale, anche se un attore di peso in più avrebbe più che giovato. Tanto rumore per nulla.
Deepred89: Si apprezzano le intenzioni (far luce su un segreto di stato in tempi di panni sporchi da lavarsi in casa) ma l'intreccio si dipana faticosamente, senza un vero punto focale, incapace di creare la giusta tensione al momento di tirare le somme e perdipiù ulteriormente incasinato dalla (per l'epoca innovativa ma per nulla funzionale ai fini del racconto) narrazione a salti temporali. L'estetica però è sorprendente, con una padronanza assoluta del mezzo e squarci visivi (e paesaggistici) di suggestione unica. Non più di **!, in ogni caso.
Rambo90: Un marine americano fa coppia con un poliziotto indonesiano per catturare un criminale francese, che ha rapito la sultana di Giava e vuole rubare i gioielli della corona. Onesto prodotto a basso costo, con un'ambientazione ancora non abusata e una storia abbastanza avvincente. Lutz purtroppo è quello che è, ma Rourke nei panni del cattivo da solo rende piacevole la visione. Scene d'azione ridotte all'osso ma non disprezzabili.
Furetto60: Anche alla seconda visione il film non mi ha convinto; colpa della sceneggiatura, che vorrebbe regalare un thriller della serie corsa contro il tempo ma che non riesce mai a essere realistica (a meno di calarci nelle dimensioni oniriche di Inception!), oltre a essere eccessivamente arzigogolata. Si salva dalla negatività completa per merito di Pacino e delle notevoli bellezze muliebri presenti, tra le quali spicca quel grazioso bocconcino della Witt. Da sola merita la visione (sospiro...).
Minitina80: Un noir bello, ma non troppo, il cui bianco e nero è semplicemente da urlo, soprattutto se rapportato agli Anni Duemila. Possiede indubbiamente una forza visiva ammaliante e per un’ora regge benissimo. Poi l’escalation dei fatti inizia a prendere qualche piega di troppo che non gli permette di conquistare lo status di capolavoro. È un peccato perché con poco di più avrebbe potuto esserlo, grazie anche a un Billy Bob Thornton davvero bravo nell’interpretare una figura così particolare come quella di Ed Crane. Indovinati i brani per la colonna sonora.
Gugly: Dalla celeberrima commedia di Scarpetta l'omaggio del Principe (parte della nota trilogia); coloratissima e scoppiettante commedia degli equivoci con un sottofondo vagamente pirandelliano (chi sono i pazzi?) che consente a Totò di scatenarsi in frizzi, lazzi, smorfie e prese in giro, ben coadiuvato come al solito da un nutrito stuolo di fidati caratteristi; ovviamente lo conosciamo a memoria ma come resistere? Tutti alla pensione Stella!
MEMORABILE: La sorella del proprietario che vuole accasare a ogni costo la figlia.
Camibella: Debole commedia diretta e interpretata da un Brignano che dimostra quanto sia molto meno adatto al grande schermo rispetto al teatro, la sua giusta dimensione. Scimmiottando Pieraccioni si disegna addosso un personaggio immaturo, bugiardo e un po' frescone ma tesse una trama priva di momenti divertenti e dal finale prevedibilissimo. Unica nota di merito, una certa delicatezza dei dialoghi che al giorno d'oggi è quasi una rarità.
Josephtura: Per me il film perfetto sarebbe un'unione tra Il massacro di Fort Apache e I cavalieri del nord-ovest. Tanti aspetti delle trame confluiscono così come le gag della truppa. Film corale con la "famiglia Ford" allargata e dove le comparse brillano di luce propria. Fonda perfetto in una parte che sembra fatta per lui e forse Ford in questo aveva guardato perfettamente al suo carattere (almeno da come lo tratta Jane Fonda). Film epico con simpatia per i perdenti, indiani o sudisti.
Gabrius79: Film giovanilistico decisamente poco riuscito con una trama che si trascina stancamente e che lascia spazio a rari momenti godibili. Bene Pisani nel ruolo del prof che vuol cambiare le regole, sprecati invece Preziosi e Catania in ruoli minori. Il resto del cast studentesco non risulta ben delineato e non riesce a catalizzare più di tanto lo spettatore. Trascurabile.
Rambo90: Commedia leggera, di quelle che Hollywood sforna a ritmi incessanti, divertente soprattutto grazie alla buona performance dei due protagonisti. In coppia Crystal e Williams funzionano molto bene e la sceneggiatura riesce a offrire loro vari spunti simpatici. Non male anche il cast di contorno, per quanto il fulcro dell'azione siano sempre loro due. Un po' inutile il cameo di Mel Gibson. Buono.
Daniela: Poliziesco anomalo, in quanto fra il prologo (l'omicidio di cui il bambino è involontario testimone) e l'epilogo (la cruenta resa dei conti) si svolge una lunga parte dal tono disteso. Lo sguardo ironico con cui lo spettatore scopre il piccolo mondo fuori dal tempo della comunità Amish viene stemperato dalla bellezza dei luoghi, dalla schiettezza dei rapporti umani, dalla grazia della McGillis, mai così bella. Ford in parte ma, forse per il voluto spaesamento del personaggio, poco incisivo. Nel cast anche il ballerino Godunov.
MEMORABILE: La costruzione "corale" - il nudo parziale di McGillis spiata da Ford - La scena nel granaio
Matalo!: A rivederlo dopo tanti anni è un film abbastanza sciatto, con un Hasley monolitico e Spencer con evidente barba posticcia. Uso costante dello zoom, dialoghi stitici, un po' più curato della media nel decor e nei passaggi minori. Tatsuya Nakadai come Elfego è efficace nel suo ieratismo nipponico ma la parte centrale è lenta e ripetitiva. Tutto già visto insomma; un film-palestra come spesso erano gli spags per i registi in erba.
Alex1988: Da molti è considerato il capolavoro del regista, ma a me non sembra. Di certo è un buon western, con un grande cast all'altezza della situazione, ma per quanto riguarda la storia non è niente di originale; una vicenda a sfondo avventuroso ambientata durante la rivoluzione messicana... verrà riciclata in diverse occasioni, anche in molti western italiani. Comunque un buon film.
Gabigol: Rinvigorire un personaggio come Broly non è una cattiva idea, visti i terrificanti OAV a deturpare la continuità temporale di una serie animata già di per sé non irresistibile per coerenza narrativa. Se il personaggio guadagna dei minimi tratti caratteriali, è indubbio che a catturare maggiormente l'attenzione sia il flashback sul pianeta Vegeta. Esauritosi nella prima metà questo focus, il resto della vicenda si barcamena tra le solite botte da orbi e le trasformazioni infinite che vanno a sovraccaricare troppo le battaglia.
Bubobubo: Atipica epopea on the road che vede come protagonisti un giovane oncologo all'apice della carriera e un giovanissimo fuggitivo di origine Navajo che si fa condurre a forza verso un mitizzato lago tra i monti dell'Arizona in grado di curarlo dal cancro che lo sta uccidendo. Il viaggio fisico è un pretesto per scavare nella psicologia dei personaggi, soprattutto in quella del dottor Reynolds (Harrelson), segnato in infanzia dal dramma del fratellino in stato terminale cui ha staccato la spina: peccato solo che il finale sia un distillato di insopportabile, prolissa retorica new age.
MEMORABILE: Irruzione notturna al pronto soccorso; La Cadillac che si confonde fra i cavalli in corsa.
Anthonyvm: Troupe di filmmaker viene invitata in una sorta di comune New Age per girare un documentario, ma l'aria si fa presto tesa e misteriosa. Quello che potrebbe inizialmente sembrare un sottoclone di The sacrament (a partire dall'espediente del found-footage), apre a un tratto le porte all'horror lovecraftiano, svelando un concept dal buon potenziale, ma inficiato dall'uso maldestro del format prescelto. Durante la prima metà non accade nulla e il crescendo di inquietudine non si fa avvertire; al momento dei "big reveal" la noia ha già avuto la meglio e il realismo non è di casa. Peccato.
MEMORABILE: La OST elettronica; Il teschio di tirannosauro che emette uno strano ronzio; Il malessere generale; Il sogno comune; L'ultimo filmato della grotta.
Siska80: Cacciato dalla foresta, Picchiarello finisce in un campo estivo dove però combina altri guai. Spassosa pellicola per tutta la famiglia in cui il pennuto protagonista dà il meglio di sé strappando più di una volta un sorriso: ciò è favorito dall'ambientazione che, per quanto sia monotematica, ingloba una serie di personaggi di ogni età che non passa inosservato. Dal punto di vista degli effetti speciali, al contrario, l'uso del digitale è palese e il risultato complessivo non è in tal senso soddisfacente. Ciononostante, merita la visione perché sa come intrattenere piacevolmente.
Daniela: Fresco di studi, Benjamin sogna di diventare un dottore affermato come il padre, primario del reparto in cui fa le prime esperienze... Medico prima ancora che cineasta, Lilti racconta un mondo che conosce di prima mano e questo si avverte nel tono partecipe e problematico, esente da forzature a favore di una visione realistica della vita in corsia, non ricattatorio ma pronto a diventare intimamente drammatico di fronte alla sofferenza e alla morte. Efficace Lacoste ma il migliore è Kabet nel ruolo di un medico algerino di grande umanità.
MEMORABILE: Durante il turno notturno, i commenti sulla puntata del Dr.House; Le "prove" davanti allo specchio
Ultimo: Il classico film da "non male, dopotutto", con protagonista un Diego Abatantuono che vuole dare una lezione di vita ai tre figli nullafacenti. Parte molto bene con una serie di gag che lasciano presagire un film più che buono ma non si mantiene sullo stesso ritmo nella fase centrale, che cade spesso nello scontato. Nel complesso si lascia guardare comunque senza noia, consegnando una morale "istruttiva", ma paga la presenza di personaggi fuori luogo (vedi dj Francesco).
Ryo: Un'aspirante ballerina termina la sua carriera a causa di un infortunio premeditato: Grazie e per colpa dello zio, diventerà una delle spie russe più pericolose, le cosiddette "Red Sparrow". Spy-movie coraggioso, duro, crudo, ben scritto e con della buona imprevedibilità. Un bel cast con una Jennifer Lawrence bravissima e splendida. Grandiosa fotografia che accompagna egregiamente i toni cupi e freddi della storia.
MEMORABILE: L'incidente a teatro; La vendetta negli spogliatoi; La prima missione col magnate.
Galbo: Film che ha rivelato il talento comico di Jim Carrey, "The mask" è una commedia originale e totalmente permeata sulla mimica e fisicità del suo trascinante protagonista. Si tratta di un'opera dai ritmi e tempi di un cartone animato. Sceneggiatura ricca di colpi di scena e priva di tempi morti, buone interpretazioni (non solo di Carrey ma di tutto il cast) ed ottimi effetti speciali fanno di "The mask" un film godibilissimo a differenza del suo deludente sequel senza Carrey.
Patrick78: Bravo Mark Robson a riciclare e coniugare alcuni temi cari ai war movies (La grande fuga, Il treno) e a sfornare un film di buon valore in cui Sinatra si cala alla perfezione nei panni del colonnello dell'aviazione USA impegnato in un pericoloso piano d'evasione nell'Italia occupata dai nazisti a bordo di un treno prigionieri. Prima parte ambientata in un campo di prigionia fascista (ottimo Celi che ne è il capo...), seconda metà del film a bordo del convoglio che sconfinerà nella neutrale Svizzera. Molte sequenze d'azione impreziosicono il tutto.
Nando: Eastwood si cimenta nuovamente nella figura dell'ispettore Callaghan conscio dei limiti e delle magagne che avvolgono la polizia. Lo sviluppo narrativo vede corruzione tra le forze dell'ordine e il suo impegno è quello di sgominarle. Indubbiamente meno potente del precedente, penalizza il cambio di regia ma comunque sempre godibile con Clint che non fa sconti a nessuno.
Camibella: La leggenda messicana della madre che uccide i propri figli e poi si suicida per poi tornare sotto forma di fantasma a caccia di bambini era uno spunto che poteva e doveva essere sviluppato meglio. Invece tutto il film si riduce al classico campionario di rumoracci, porte che sbattono e silenzi che fanno ridere. L'ennesimo tentativo mal riuscito di dare linfa vitale a un genere che sembra avere ormai detto tutto ciò che si poteva dire.
Panza: Gli stilemi narrativi sono quelli già visti innumerevoli volte nelle pellicole sportive, ma trasportati nelle competizioni di spelling, molto partecipate nelle scuole americane tanto da essere svolte a livello nazionale. Alle gare viene dedicato fin troppo tempo (la durata di quasi due ore è spropositata), parti in cui la sequela di compitazioni e definizioni si fa eccessiva, mentre una maggiore misura ed efficacia si ravvisa quando il focus si sposta sul lato umano dei protagonisti. Quasi inevitabile, visto il genere, un certo buonismo in certi momenti, comunque non così fastidioso.
Nando: Ispirata da una vicenda reale, la pellicola narra il desiderio di un uomo single di poter adottare una neonata, in questo caso colpita dalla sindrome di down dopo che la stessa è stata rifiutata da circa quaranta coppie. Una narrazione delicata che mostra un tocco romantico e al tempo stesso drammatico, che vede il protagonista immediatamente in parte ben coadiuvato dal resto del cast. Probabilmente qualche lieve lungaggine, ma è solo un dettaglio.
Jandileida: Facendo le somme un film non male: piace la costruzione della storia che va dritta al cuore della vicenda e delle emozioni dei protagonisti senza dilungarsi inutilmente. Non dispiace nemmeno il comparto attori, tutti con la faccia giusta. Dove un po' delude è nello svolgimento, troppo telefonato, soprattutto non appena si capisce chi parteciperà al torneo finale. Inoltre, ma qui forse è "colpa" dello sport in questione, gli incontri non riescono ad appassionare perché poco comprensibili o troppo brevi. Per il genere fight movies sicuramente sopra la media.
Markus: Un ragazzo del XXII secolo s'imbatte in un romanzo d'amore scritto nel 2011 da una giovane scrittrice. Affascinato, compie così un viaggio indietro di mille anni per conoscerla. Il film di Michael Lange utilizza il mero espediente futuristico per una banale storia d'amore tra bellocci; resta però vivo l'interesse nello spettatore, grazie a un inatteso ritmo narrativo e ai volti giusti (Sara Rue: bellezza della porta accanto, molto espressiva). La vicenda scorre sui binari del già visto, ma assolve efficacemente il compito d'intrattenere.
Galbo: Gracie Hart, agente dell'FBI diventata famosa in seguito agli avvenimenti del primo film, viene adoperata come testimonial dalla sua agenzia, finchè torna in pista per un caso.Sequel di Miss Detective, Miss FBI è realizzato con pochissima fantasia sulla falsariga del primo film che possedeva una certa freschezza ed originalità che questo episodio perde completamente per diventare una commedia con spunti di film d'azione non particolarmente divertente e con interpreti piuttosto distratti.
Magerehein: Come film fantasy puro delude parzialmente le attese, in quanto la trama si dipana in modo spiccio (certi oggetti salvifici appaiono proprio quando serve), tutti gli scontri si risolvono brevemente ed i protagonisti (Pine escluso) sono approfonditi al minimo sindacale; inutile cercare paragoni col riferimento di genere. Prendendolo come una commedia per ogni età invece funziona, perché in linea di massima le gag riescono nell'intento e la visione non pesa mai. Positive le prestazioni del cast, discontinui gli effetti speciali. Leggero e godibile, ma buttato sin troppo sul ridere.
MEMORABILE: Interrogando i morti riesumati; Il drago obeso.
Nancy: Immensa fama per poca sostanza, alla fine c'era da aspettarselo; la trama trasuda superficialità da ogni parte a partire dal rapporto amoroso della Beals con Nouri. Il film non poteva che essere figlio della sua epoca, gli anni 80, e l'ha decisamente segnata. Il merito che gli va riconosciuto è di essere in un certo senso il primo film-favola per adolescenti con un'estetica da videoclip che va molto di moda ancora oggi (Honey ne è stato una sorta di rifacimento...). Carina la soundtrack, carina (molto) pure la Beals. Si fa vedere e non lascia niente.
Pigro: L’amore supera i secoli? Favolina secondo la moda americana (aristocratico sbalzato dal suo secolo ai giorni nostri) e quindi con tutti i luoghi comuni del caso: molta aria rifritta e poca fantasia. Eppure si fa guardare (se proprio non si ha altro da fare) almeno fino a poco prima dell’inevitabile lieto fine (molto da favola maschilista). E’ in parte Hugh Jackman (se non altro per il physique du rôle), mentre Meg Ryan non si sforza più di tanto. Per il resto lasciamo perdere.
Herrkinski: Rispetto all'esordio, un leggero passo indietro; pur attestandosi infatti su un buon livello, il film manca di un episodio veramente vincente qual era quello di Verdone/Brega nel precedente, anche se il segmento di Furio sicuramente resta uno dei più memorabili nella carriera dell'attore. Gli altri due sono ben scritti e accompagnati da un cast di contorno superlativo, ma centrano il bersaglio solo a tratti e nel complesso il film risulta leggermente prolisso. Forse non tra i migliori dell'autore ma comunque caratteristico di una comicità unica.
Cotola: Meno strombazzato delle pellicole future, è una discreta pellicola gibsoniana che pur tracciando linee già viste e percorrendo sentieri già battuti, riesce a farlo in modo dignitoso e senza scadere nel patetico e (quasi) nella retorica. Certo, gli sviluppi narrativi sono prevedibili ed un finale, parzialmente consolatorio, avrebbe potuto e, forse, dovuto essere più coraggioso e cattivo.
Galbo: Conclusione della saga dedicata alla bambola assassinia che avviene all'insegna del trash più assoluto con la generazione di una progenie altrettanto inquietante e per di più dalla sessualità incerta rispetto al terribile genitore. Film in cui la trama non ha più alcuna importanza e si privilegia l'effettaccio truculento ad uso e consumo dello spettatore appassionato al genere. Gli altri possono tranquillamente astenersi.
Faggi: Tre episodi; il primo (di Just Jaeckin) è una fantasia erotica esotica con al centro un gruppo di donne pericolose: realtà o sogno? Lo scopriremo alla fine. Il secondo (di Shuji Terayama) è una speculazione estetizzante, di ascendenza letteraria, sui labirinti dell'amore. Il terzo (di Walerian Borowczyk) è un capriccio elaborato su un racconto di Guy de Maupassant. Dei tre il più curioso è il secondo.
Puppigallo: Combattente pluridecorato viene assegnato a un campo di addestramento. Gli toccano dei lavativi. La trama qui non ha importanza, perchè Clint, con la sua faccia di cuoio cucito male, le espressioni schifate e il linguaggio da caserma è più che sufficiente. Quando dice -Ti sei svegliato con l’orinale in testa?- a un soldato con un vecchio elmetto, è uno spasso. Ma ce ne sono tantissime di battute militaresche a effetto. Purtroppo, la parte finale con la vera missione è eccessivamente lunga; e via via si affievolisce quella piacevole nota ironico-sarcastica. Comunque, merita la visione.
MEMORABILE: Alle reclute lavative, spaccando una stecca da biliardo: "Non mi fate impressione!"; Lo scontro con lo svedese; I soprannomi "Colite, coglione...".
Lupus73: "Il matrimonio è la tomba dell'amore"? Una sposa il giorno delle nozze a casa della ricca famiglia di lui e una strana usanza iniziatica: nascondino con caccia "alla sposa". Intrigante ambientazione e degna confezione in una villa retrò (con passaggi segreti) vicina a certe opere della Christie; horror ma con presupposti di "giallo" al contrario, in cui tutti sono l'assassino. Il movente? Proteggere il lignaggio, il legame della famiglia d'origine (anche a costo di rituali neri). Schegge di ironia che strabordano nel finale/farsa. Interessante.
MEMORABILE: La riunione a tavola per scegliere il gioco, con la strana scatola magica; Il finale.
124c: Dopo i preliminari del primo film, Sherlock Holmes (Robert Downey Junior) si scontra faccia a faccia con il suo numero uno, il professor Moriarty (Jared Harris), ed è subito guerra a prima occhiata. Continua, nel frattempo, il delizioso rapporto comico-avventuroso con il dottor Watson (Jude Law). Riconferma di un successo, con gli stessi interpreti principali il cui talento regge perfettamente tutto l'andamento del film. Fra travestimenti e colpi di scena, non ci si annoia, anzi, si ride, anche se certe scene alla Matrix stonano. Buono.
MEMORABILE: Sherlock Holmes salva il dottor Watson in treno, vestito da donna; Mycroft Holmes (Stephen Fry) grasso e nudo che parla con la moglie di Watson.
Redeyes: Il cast e il suo regista farebbero pensare ad una commedia leggera, gradevole, e in effetti potrebbe pure essere, benché nasconda più di un difetto. Sermonti, nonostante un personaggio che mal gli si adatta, riesce comunque a divertire, Ambra al contrario fatica molto più che in altre commedie non riuscendo mai a carburare a pieno; i due non vengono aiutati né da Rubini terapeuta né soprattutto dall'attore, assolutamente scarico e poco incisivo. Tutto da buttare? No, ma certamente se qualche sorrisetto ce lo strappa non possiamo dirci del tutto soddisfatti.
Pigro: Lotta tra l’ultimo mago (un Bridges autoironico) e la regina delle streghe: in realtà uno scontro tra ex! Al netto di una possibile lettura di genere (maschi buoni contro femmine insidiose), il fantasy ha maggiori potenzialità sul versante della dinamica maestro-discepolo. Ma si capisce subito che la sovrabbondanza di (discreti) effetti speciali sopperisce alla poca originalità della trama (del resto, l’eroe passa dai tredici anni del libro a un’età da love story e il film sostituisce al romanzo di formazione le solite manfrine amorose). Comunque vivace.
Pinhead80: Chi meglio di Ken Loach riesce a rappresentare il disagio sociale della classi meno fortunate anglosassoni? Qui vediamo tutto con gli occhi di un ragazzino di quindici anni che cerca il riscatto sociale e familiare (le buone intenzioni sono tante) attraverso la criminalità. Il confine tra giusto e sbagliato è continuamente superato in nome di una rivalsa che la società stessa (a partire dagli adulti/genitori irresponsabili) soffoca continuamente. Resta poco o nulla a cui appigliarsi e anche l'affetto più sincero viene confuso e rifiutato.
Smoker85: Il lungometraggio intende porsi in continuità con gli eventi visti nella recente serie tv originale, dopo la conclusione del Torneo del Potere, richiamando in scena, ancora una volta, Broly, il super sayan della leggenda, sorta di berseker incontrollabile e impossibile da arginare. Il risultato dell'operazione è molto deludente, con una sequela di combattimenti incolori resa ancor più indigesta dall'eccesso di effetti speciali. Lord Beerus e Freezer praticamente non pervenuti. Mediocre.
Giacomovie: Una bella e sexy Francesca Neri al debutto in un ruolo esplicito che l’ha lanciata e che lei non ha mai rimpianto. Considerando che è del 1964, da 26enne interpreta bene il ruolo di acerba adolescente della prima parte. Di fondo vuole essere un film sentimentale, anche se la carrellata di situazioni ed esperienze erotiche ha la prevalenza. Il forte erotismo viene comunque ben controllato dallo stile soft di Bigas Luna, che ha saputo evitare la volgarità ma nel finale si è lasciato andare in un eccessivo e poco opportuno voyeurismo morboso.
Mark70: La poliziotta va a New York ma il risultato resta mediocre, anche se meglio dell'episodio precedente. A fare la differenza questa volta sono i comprimari: alla Fenech e a Vitali infatti (una sicurezza in queste commediole) vengono affiancati buoni attori come Maccione e Montagnani, bravi a rendere accettabili macchiette patetiche come BigJohn e MacCarron, che interpretati da altri sarebbero veramente ridicoli. Il resto, dalla regia alla sceneggiatura, è decisamente insufficiente.
MEMORABILE: Dopo Carotenuto e Banfi, ora è Montagnani la vittima di Vitali nel gioco dei pulsanti che non funzionano...
Enzus79: Di commedie così ce ne sono a iosa, ma questa ha il pregio di essere molto "leggera" e mai banale. Remake di una celebre commedia francese, tratta di una coppia di uomini "assoldati" dalla loro ex per cercare di convincere un ragazzo (che dovrebbe essere il figlio di uno dei due) a tornare a casa. Crystal e (soprattutto) Williams non possono non risultare simpatici.
Paulaster: In una famiglia d'industriali capiterà un incidente sul lavoro. Lavorìo sottile di Haneke nel mostrare, spesso da lontano, la realtà diretta e spietata di un gruppetto borghese. Rigido come stile registico, non lascia interpretazioni e non forza per instillare tensione. Cast adulto notevole e felice la scelta del partner inglese. Qualche inquadratura sui pc e il ruolo del figlio (male nel prefinale) sono le uniche sbavature del racconto.
MEMORABILE: Il numero al karaoke; La frana; Il criceto sotto farmaci; Il racconto di Trintignant alla nipote.
Matalo!: Facendo due conti dovrebbe essere l'ultimo spahetti western. Chiusura poco nobile per un clone in sedicesimo di Keoma di cui condivide l'effetto flou, la confezione e le musiche senenziose. Merli è sempre con l'aria di uno che ce la deve fare a tutti i costi ed è uno dei cowboy più antipatici della storia del cinema. Tra le armi strane usate nel nostro western la mannaia è una delle meno memorabili; almeno il banjo di Banjo nel primo Sabata era stravagante...
Mco: Una famigliola abbandona il caos newyorchese per raggiungere una località sperduta ma apparentemente tranquilla. Ma, si sa, le cose non sono mai come appaiono. Sean Patrick Thomas si muove in un contesto tipico della cinematografia horror, i villaggi senza ritorno. Si oppone ai sacrifici che gli vengono richiesti, combatte ma poi, quasi, cede. Prevale soltanto l'amore per la sua famiglia. Sangue, mostruosità ataviche del sottosuolo ma anche tanta prevedibilità ne fanno un prodotto dignitoso, pur senza troppi guizzi. Valido per una serata in compagnia.
Undying: È inutile girarci intorno: il soggetto viene dal celebre libro di Nabokov (forse più che dal film diretto da Kubrick), ma la sceneggiatura è firmata da Piero Regnoli e la regia da Alfonso Brescia con conseguenze non trascurabili sul piano dei contenuti, privati di ogni stimolo riflessivo. Per fortuna c'è Sonia Viviani (all'epoca appena maggiorenne), Serenella di nome e di fatto, attorniata da caratteristi di classe e da altre due notevoli bellezze (Malisa Longo e Dagmar Lassander). A patto di scollegare il cervello, ci si diverte parecchio.
MEMORABILE: La seduzione della nipote (Sonia Viviani) mentre in camera da letto assume posture compromettenti, che evidenziano un tornito sedere.
Xamini: Brillante questo Nanjiani, scrittore e interprete di un frammento della propria vita. The big sick è un indie sundanciano pieno, tratto da storia vera, in cui si sorride e ride piuttosto di sovente ma vengono solleticate anche le corde più delicate del sentimento. Nondimeno il lavoro alla regia e al montaggio ci risparmia facilonerie e flessioni, oltrepassando in scioltezza le classiche trappole di questi racconti. Insomma, un'opera tonda, particolarmente indicata a spiriti romantici.
Faggi: Un disastro. Una specie di Caporetto della commedia sexy. Peccato per Maria Pia Conte, che oltre a essere bella (e nuda) dà l'impressione di saper recitare. Un porno mancato (specie se si considera la sceneggiatura). Femi Benussi defilata e svogliata. Situazioni, dialoghi e battute ai limiti del risibile (o risibili del tutto). Si salvano le musiche? No. La fotografia? Più o meno. Oggetto da relegare nel dimenticatoio? No. Forse da studiare come esempio di sconquasso dell'erotismo umoristico.