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Daniela: Va riconosciuto a Iannucci di non essersi limitato all'ennesima riproposizione di un classico vittoriano tanto corretta quanto anonima: la sua è una commedia brillante dai toni favolistici che smussa gli aspetti drammatici (si veda ad esempio l'uscita di scena di Dora) e punta molto sull'eccentricità di alcuni personaggi. Se a questa impostazione si aggiunge l'incongrua multi-etnicità del cast, l'impressione è quella di trovarsi di fronte ad un Favoloso mondo di David ultra-politicamente corretto: approccio certo originale, ma può lasciare più perplessi che affascinati.
MEMORABILE: L'aquilone fatto volare da Mr. Dick (Hugh Laurie) per liberarsi dai cattivi pensieri.
Siska80: Avversari sul lavoro, testimoni di nozze per scelta, innamorati per caso. Intercambiabile con qualsiasi altra pellicola americana del genere, è prevedibile in toto nell'intreccio: si inizia coi rapporti tesi tra i due protagonisti (belli e affascinanti come di consueto), per poi passare alle prime timide confidenze reciproche, alle titubanze, al nascere di un sentimento che sembra non dovere avere un seguito e, infine al matematico bacio appassionato nell'ultima sequenza. Il cast se la cava, ma non è il caso di perdere più di un'ora di tempo per seguire la sagra del già visto.
Saintgifts: Secondo film di Fabrizi della trilogia della famiglia Passaguai. A differenza del primo film, molto in esterni e molto solare sulla spiaggia di Ostia, questa seconda commedia è più teatrale e si svolge molto in interni. Macario affianca Aldo Fabrizi nella girandola vorticosa degli equivoci sui quali si regge tutto l'impianto. Siamo nel 1951 e, seppur in modo inverosimile, ma non troppo a rifletterci bene, si parla di una Roma che sta crescendo in una periferia che aumenta di valore di giorno in giorno e occupata da baraccati (ma ancora per poco).
Gold cult: La cosa più memorabile è il titolo, benché i tre ruoli non vengano esplicitati nella pellicola (come fece invece il citato Leone). Per il resto ordinaria amministrazione: un poliziottesco senza sbavature ma senza nemmeno particolari guizzi, abbastanza godibile, ben musicato da Micalizzi e involgarito meno del previsto da un bravo Milian, qui piuttosto misurato. Tutti rispettano i propri ruoli tipo: Merli fa il solito Merli, Saxon il solito Saxon e così via. Buona confezione, diviso tra Roma e Milano. In ogni caso, visti i valori in campo, era lecito aspettarsi qualcosa di più.
Galerius: I pochi momenti godibili di questo film (per il resto piuttosto noioso) sono dati dalle interpretazioni di Paolo Villaggio e Marco Messeri e da qualche intervento di Celentano. Simpatico il Goldoni di Camillo Milli, anche se poco più che esornativo; come puramente esornativi sono i balletti che spezzano la narrazione, ma tutto sommato senza che il (blando) ritmo generale ne risenta.
MEMORABILE: Forse ripetitiva, ma sempre efficace la gag di Villaggio del cibo "rubato", che qui trova in Celentano una spalla muta ideale.
Cloack 77: La regia è molto pulita, le immagini limpide e molto "cinematografiche" e gli attori danno una gran mano (soprattutto Jean Reno, molto a suo agio nel ruolo). Il finale lascia di sasso perché dopo tanta attesa uno si aspetterebbe una resa dei conti scoppiettante e invece i fumogeni "annebbiano" persino la sceneggiatura: non si conclude nulla, le vendette, i rapporti, i rancori, restano lì, sullo sfondo. Il film termina, ma sembra di aver visto solo il primo tempo.
Daidae: Un film che divido a metà. All'inizio è divertentissimo, con i litigi familiari e la famosa vincita (il 13 ossessione degli italiani negli 80... e in parte anche oggi), poi si spegne e diventa noiosetto fino al passabile finale. Un tempo lo adoravo, rivisto oggi mi sembra un filmetto. Niente di eccezionale a dispetto del cast, diciamo sufficiente.
Kinodrop: Una coppia di colore al primo appuntamento viene fermata da un violento poliziotto e ne seguirà un tragico e irrimediabile incidente che la costringerà alla fuga. Un on the road attraverso gli States che, pur ricordando situazioni simili, ha il merito di mettere in campo la annosa questione razziale e del riaffermarsi del black power contro la violenza poliziesca; è anche una storia di progressiva conoscenza e protezione per i due sfortunati e avventati protagonisti. L'aspetto sentimentale prevale però troppo diluendo e rallentando la drammaticità dei fatti. Buone fotografia e OST.
MEMORABILE: Il ragazzetto emula i suoi due eroi, a caro prezzo; La foto della coppia, diventata simbolo per la comunità.
Delpiero89: Buon prodotto dei fratelli Vanzina. Il cast "romanaccio" funziona molto bene e la storia, nella sua semplicità, è apprezzabile. Si ride abbastanza e non si può nascondere un certo interesse nei confronti degli avvenimenti relativi al "colpo". Niente di trascendentale, ma sicuramente godibile. Persino la Bellucci è divertente, ed è tutto dire...
Stefania: Rivincita della F.I.G.A (Federazione Italiana Gratto Antiviolenza) contro malavitosi disinvolti nell'uso e nell'abuso delle pallottole, nel mezzo c'è Luc Merenda, scelta discutibile per impersonare un commissario nativo di Primavalle. Il versante poliziottesco è filmato con competenza, ma non riserva sorprese, i siparietti comico-sboccati di Milian (qui assai versato nella coprolalia) sono simpatici, ma più che parti integranti della trama sono battute d'arresto. Tentativo ancora incerto di ibridazione tra poliziesco e commedia. Irrisolto.
MEMORABILE: La scena iniziale. Milian che risponde al telefono con una pernacchia: d'altronde, il nome del locale quello è...
Rambo90: Noir molto lento ma affascinante, diretto con buona mano da Sollima che riesce a tenere desta l'attenzione con una serie di colpi di scena riusciti e con personaggi ben caratterizzati (su tutti quello affidato alla Ireland, piuttosto brava in questo ruolo). L'azione è poca, ma l'atmosfera che si respira nel film basta a coinvolgere. Finale in ascensore diretto in modo superbo. Buone le musiche di Morricone.
Herrkinski: Le musiche e l'ambientazione in Florida ricordano molti dei prodotti che realizzerà De Angelis negli anni a venire, dando un taglio americano al film che piace; Spencer è a suo agio in un ruolo familiare, Milian invece esce dal suo solito personaggio e si trasforma in una sorta di rockabilly anglo-partenopeo abbastanza curioso, anche se a dire il vero non funziona troppo e non è minimamente paragonabile ai suoi ruoli da "trucido". Il film è un buddy-movie con una struttura quasi da road-movie; si poteva fare di più ma tutto sommato risulta abbastanza gradevole e ben girato.
Galbo: Solo il regista e uno degli interpreti sono in comune con il quasi omonimo film del 1978, nonostante quello che il furbo titolo italiano suggerisce. Questo, che racconta di un sabotaggio degli alleati ai danni della marina tedesca durante la seconda guerra mondiale, unisce il tema bellico a quello spionistico lasciando l’azione ai margini, tranne che nel concitato finale. Pur essendo ben realizzato, è privo di mordente e fatica a coinvolgere lo spettatore anche per l'impegno routinario degli interpreti, specie uno spento Gregory Peck.
Matalo!: Altro che 500 caratteri... Tutti i pregi e difetti di Leone sono in questo film: monumentale nelle ambizioni, spregiudicato e intensissimo nelle scene madri (indimenticabili), grossolano e presuntuoso nello svolgimento della trama. Un grande regista tiene tutti i fili dai particolari ai momenti topici. Leone non ci riesce sempre, preso da un desiderio di grandezza che è solo megalomania. Però questo film ha dei momenti davvero affascinanti, dei bei personaggi-archetipi, la Cardinale bonissima.
MEMORABILE: Frank: "Solo un uomo". Armonica: "Una razza vecchia ormai".
Siska80: La simpatica Saskia Vester si cala perfettamente nei panni di una scatenatissima tata girovaga un po' impicciona ma dal cuore tenero. Ogni episodio segue lo stesso schema: arrivo in una nuova località, diffidenza iniziali dei giovani, coinvolgimento inevitabile da parte della protagonista nei problemi familiari di chi la ospita, happy end d'obbligo, quindi partenza verso una nuova destinazione. Particolarmente riuscita l'ultima storia ambientata in Puglia perché tocca temi impegnativi quali la malattia e l'emarginazione. sostenuto il ritmo, cast scelto con cura. Miniserie gradevole.
Grifun: Conclusione della trilogia di Giuseppe Colizzi, l'uomo che ha "inventato" la coppia Bud Spencer-Terence Hill. Uno spaghetti western dall'originale ambientazione circense, ricco di sparatorie, anche se la parte finale ricorda maggiormente i film che hanno reso famosi i due protagonisti. Nulla di particolarmente originale, anche se si segnala un gran Lionel Stander.
Ira72: Il connubio leggerezza/Vanzina raramente sbaglia. Per chi apprezza i due fratelli, si intende. Vero che, bene o male, le macchiette sono pur sempre le stesse. Eppure. Qui il romanesco Principe “de” Dubai Brignano è davvero spassoso e anche talentuoso - nel miscelare le parole - a strappare non poche risate. Simpatici anche gli altri. Certo, non sarà candidato al Festival di Cannes, ma è una discreta boccata di aria fresca in un’afosa serata estiva. Apprezzabile il fritto misto del cast, improbabile eppure accettabile.
Daniela: 6 anni dopo l'evento che ha cambiato per sempre le loro vite, si rincontrano un ex agente sudcoreano estromesso della polizia dopo il fallimento di un'operazione e una ex spia nordcoreana sotto copertura che non può rientrare in patria perchè sospettata di tradimento. Sarà l'inizio di uno strano rapporto, fra molti sospetti e bugie. Buon film, con testa/coda d'azione, mentre la parte centrale è più psicologica, con toni da commedia. Peccato per l'epilogo, forzato e troppo conciliatorio.
MEMORABILE: Il personaggio di Shadow, un killer dal volto di vecchio saggio, spietatissimo
Siska80: Un uomo e una donna (ovviamente belli) si incontrano su una panchina e si piacciono subito, ma poi si perdono di vista e... Commedia senza infamia e senza lode che però sceglie di non prendersi mai troppo sul serio riuscendo in qualche occasione a strappare un sorriso, in special modo per la simpatica caratterizzazione dei personaggi principali (se solo la recitazione dei rispettivi attori non fosse a tratti sopra le righe...!); Considerando inoltre il ritmo dinamico che scandisce una vicenda nel complesso frizzante, è impossibile non giudicare questa produzione almeno salvabile.
Supercruel: Giallo costruito con perizia certosina, giustamente incensato ma che, lo si deve ammettere, risente di una lentezza che a tratti appesantisce la visione. In particolar modo la parte centrale soffre di un ritmo davvero troppo piatto. Ciononostante rimane un manifesto di grandissimo cinema, preciso al millesimo e che può contare su un incipit e un finale innegabilmente magistrali. Geniale il sottotesto: il protagonista è interessato all'amore e al delitto e cosa troviamo oggi nei tg? Chiappe e sangue. Lungimirante.
Giùan: Continua l'andirivieni tra Auradon e l'isola degli sperduti, con la minaccia per il Regno dei buoni che stavolta giunge inaspettata da Audrey, figlia di Aurora. Episodio conclusivo (al momento) della saga dei figli e figliastri dei personaggi delle favole Disney. Caratterizzato, come i precedenti, da una massiccia dose di kitsch (scenografie, costumi, acconciature), corretta tuttavia da coreografie discrete e avviluppante colonna sonora (si segnalano le trascinanti Good to be bad e Queen of Mean). Il giovane Cameron Boyce, interprete di Carlos, è morto poco dopo la fine delle riprese
G.Godardi: Dopo il fallimentare Olè i Vanzina tentano di risalire la china costruendo un prodotto che si rifaccia il più esplicitamente possibile al loro avversario di sempre: Neri Parenti. Purtroppo è venuto fuori un guazzabuglio senza senso di tipiche situazioni vanziniane colorite un po' con i tipici tratti parentiani. Un'operazione impossibile, soprattutto a causa di una sceneggiatura inesistente, che inanella una miriade di personaggi a caso senza nessuna funzione narrativa. Si ha l'impressione si un soggetto tv in più parti condensato in meno di 90 minuti.
Deepred89: Con alla base una mole impressionante di politicamente corretto (Abatantuono fa una specie di Mimmo Lucano con accento nordico) e una morale di fondo che è la stessa dai tempi di La patata bollente, un film dal soggetto pure potenzialmente accattivante ma sceneggiato senza grinta e totalmente privo di trovate realmente divertenti, peraltro senza un solo personaggio femminile che risulti vagamente tollerabile. Eppure regia (dinamica, con molta camera a mano), ambientazioni e interpretazioni funzionano, trainate da un montaggio ben ritmato.
Enzus79: Terzo capitolo di John Wick: sulla sua testa pende una taglia milionaria dopo aver infranto una delle regole principali indette dalla Gran Tavola. Azione allo stato puro. Combattimenti (lunghissimi e in location curiose, tipo la biblioteca) e inseguimenti adrenalinici. Colonna sonora più incisiva che nel passato. Buona l'idea di affiancare la Berry a Reeves.
Pigro: Lotta tra l’ultimo mago (un Bridges autoironico) e la regina delle streghe: in realtà uno scontro tra ex! Al netto di una possibile lettura di genere (maschi buoni contro femmine insidiose), il fantasy ha maggiori potenzialità sul versante della dinamica maestro-discepolo. Ma si capisce subito che la sovrabbondanza di (discreti) effetti speciali sopperisce alla poca originalità della trama (del resto, l’eroe passa dai tredici anni del libro a un’età da love story e il film sostituisce al romanzo di formazione le solite manfrine amorose). Comunque vivace.
Anthonyvm: Famiglia agiata ospita nella dépendance una donna di basso rango con figlia; la convivenza sarà problematica. Per sciocco che sia, specie alla luce dei plot twist dell'ultimo atto (certi ovvi e bislaccamente funzionali, altri fuori posto e mal spiegati), questo thrillerino da piccolo schermo getta in campo un numero tale di personaggi sgradevoli (ricconi con la puzza sotto il naso, radical chic invadenti, poveri scorbutici dai modi sinistri) da rendere quasi stimolante la "sfida" di individuare i veri villain e relative motivazioni. Tanto basta a salvaguardare l'entertainment value.
MEMORABILE: La premurosa padrona di casa turba la privacy dell'ospite nonostante le sue continue (lecite) proteste; I loschi segreti svelati negli ultimi minuti.
Galbo: Film giustamente non passato alla storia, e' un western di stampo abbastanza classico diretto da Gordon Douglas. Il limite principale del film e' la caratterizzazione ultra stereotipata dei personaggi, schematicamente suddivisi in buoni e cattivi in una visione ormai ampiamente datata. Qualche discreta scena spettacolare ma nel complesso un giudizio che non arriva alla sufficienza anche per una performance non irresistibile degli attori.
Lupus73: Adolescente fugge da casa e la madre rintraccia due vecchie fiamme nonché probabili padri per ritrovarlo. Gradevole commedia dalla sceneggiatura non così brillante, a tratti divertente ma altre volte un po' tiepida. Se però non fosse per le prove di Robin Williams e Billy Crystal che ne risollevano le sorti, potrebbe tranquillamente rimanere nel limbo del dimenticatoio (e la regia di Reitman ha offerto assolutamente di meglio). Consigliato a chi ama i due attori protagonisti (Nastassja Kinski però è sempre uno splendore). Cameo della band Sugar Ray.
MEMORABILE: La scena del wc chimico giù per la scarpata con dentro il vero padre.
Daniela: Biopic incentrato sulla magistrata dell'Alta Corte Ruth Bader Ginsburg nel periodo che va dai brillanti studi legali ad Harward negli anni Cinquanta al caso sostenuto negli anni Settanta in difesa di un uomo discriminato perché impegnato in un'attività che la legge riservava alle sole donne. Il personaggio è molto interessante ma il film, che si inserisce nel filone dedicato alla rivendicazione dei diritti civili recentemente tornato in auge nel cinema USA, non va oltre le buone intenzioni: troppo tradizionale nella messa in scena, banalmente edificante l'interpretazione di Jones.
Gabrius79: Pellicola decisamente debole e con una sceneggiatura scialba che regala pochissimi momenti passabili e non rende merito al valido cast, che ne esce zoppicante. Forse a salvarsi più di tutti sono Michele Riondino e Alessandro Roja, ma siamo ai limiti della sufficienza. Qualche sorriso abbozzato per un film francamente evitabile. Regia spenta di Antonello Grimaldi.
Rambo90: Catastrofico non del tutto riuscito; i tempi d'oro del genere sono lontani ma anche alcuni buoni prodotti contemporanei (Daylight, Armageddon). Tanti effetti speciali, molte scene d'azione e atti di eroismo a profusione, ma la storia non avvince e se non si può fare a meno dal trovare il ritmo buono, è difficile farsi coinvolgere dal punto di vista emotivo. Buona la prova del sempreverde Tommy Lee Jones, un po' meno quella del resto del cast.
Nando: Action movie antologico che seziona ed elabora sotto cinque punti di vista un attentato contro il Presidente degli Stati Uniti durante un summit. Il versante adrenalinico è ben soddisfatto ma si rischia la ripetizione degli eventi, anche se quello che appare non sempre si trasforma in realtà. Discretamente strutturato e cast di buon livello, anche se non ispiratissimo.
Galbo: Il torrenziale romanzo di Hugo in una trasposizione del danese Bille August. L'opera si segnala per la curata caratterizzazione ambientale (è una messa in scena decisamente non al risparmi e si vede); la prova del cast è buona e gli attori sono ben diretti; in particolare è efficace la prova di Geoffrey Rush. Rimane l'impressione tuttavia di un'opera "fredda", realizzata senza troppa passione per la storia raccontata.
Sircharles: Trama banale, prevedibile, a tratti perfino scontata. Eppure all'epoca fu un successo clamoroso, e ancora oggi lo si guarda volentieri. Perché? Fondamentale il clima surreale, quasi nonsense, creato dalle battute e dagli atteggiamenti di un Celentano in grande forma, che spinge fino ai limiti le situazioni paradossali e riesce a tratteggiare la figura perfetta del "simpatico antipatico", decisiva per la riuscita di simili pellicole. Un'atmosfera nella quale si inserisce mirabilmente Ornella Muti: più ancora della sua avvenenza, risulta vincente l'intesa col protagonista maschile.
MEMORABILE: La rissa al ristorante Muti - Milly Carlucci: le visioni ripetute servono anche a riportare alla mente certe chicche che si erano dimenticate.
Pigro: Induce la moglie al tradimento per poterla uccidere e risposarsi con una ragazzina: così funzionava in Italia quando il divorzio era vietato ma il delitto d'onore permesso. Su questa perversa anomalia Germi costruisce una commedia magistrale con una sceneggiatura inossidabile spruzzata di umor nero, giocando sui paradossi del gallismo italico, accarezzando con la cinepresa volti ambienti e situazioni tra grottesco, comicità e moralismo, e valorizzando al meglio un eccellente Mastroianni ben attorniato dagli altri interpreti. Grande film.
Redeyes: Il cast e il suo regista farebbero pensare ad una commedia leggera, gradevole, e in effetti potrebbe pure essere, benché nasconda più di un difetto. Sermonti, nonostante un personaggio che mal gli si adatta, riesce comunque a divertire, Ambra al contrario fatica molto più che in altre commedie non riuscendo mai a carburare a pieno; i due non vengono aiutati né da Rubini terapeuta né soprattutto dall'attore, assolutamente scarico e poco incisivo. Tutto da buttare? No, ma certamente se qualche sorrisetto ce lo strappa non possiamo dirci del tutto soddisfatti.
Cotola: Commedia di costume che si avvicina, a tratti, a quelle in cui una volta eravamo maestri. Fatta eccezione per qualche banalità e faciloneria, l'impietoso ritratto dell'Italia fatto da Virzì, il quale "randella" sia a destra che a sinistra, è pregnante, riuscito e divertente. Buona anche la prova corale del cast con una nota di merito per un Fantastichini particolarmente ispirato. La dimostrazione che la commedia italiana non è solo sguaita e ripetitiva come quella dei Vanzina di Parenti e compagnia bella. Non perfetto, ma avercene film così.
Tarabas: Un pistolero si ritira in una vallata dominata dal padre-padrone Deneen, che ha vietato l'uso delle armi. Il fratellino spostato torna dalla città con una fidanzata e la voglia di emulare le gesta del maggiore. Western atipico, che tratta in modo radicale il tema del confronto tra generazioni (il ragazzo contro il fratello che gli ha fatto da padre e contro il"padre"-istituzione, impersonato dal vecchio capo-comunità). Rivelatrice la scena in cui Tony spara alla sua immagine riflessa in una pozza di acqua scura. Cast modesto, a parte Taylor.
Herrkinski: Thriller come ne uscivano a bizzeffe in quegli anni, diretto senza particolare personalità e con una trama abbastanza scontata; i lati positivi sono una certa scorrevolezza e una buona prova di Cusack come cattivo, oltre a una parte finale risaputa - comunque piuttosto coinvolgente - e le lussureggianti location portoricane, ben fotografate. Lo script presenta delle situazioni implausibili, come quando i membri della gang compiono errori da principianti sbloccando il meccanismo narrativo, altrimenti destinato a esaurirsi in fretta; volendo accettarne i limiti, può intrattenere.
Almicione: Crisi di mezza età, anzi crisi di una vita per Portia; una vita, la sua, piena di rigore, duro lavoro, continenza e buone maniere, ma che cova dentro umane necessità. Una pellicola, per quanto non particolarmente straordinaria, che non ci si aspetta certo dal coregista di American Pie: uno schiaffo – ma in realtà una carezza – all'elitarismo e soprattutto a un'istruzione sempre più mirata al successo, alla produzione (negli Usa molto). Qualche banalità inevitabile, sia per la trama che per i concetti (il cibo per i cani). Tina Fey mi è piaciuta
Skinner: Lotte intestine in una gang londinese. Curioso ibrido tra gangsteristico serio, quasi noir e toni da commedia a tratti quasi parodistica. Ma curiosamente il film funziona. Vitoria riesce a trovare un equilibrio tra gli ingredienti del film senza scimmiottare pedissequamente né Carnahan né Ritchie. Può non piacere l'accostamento di sapori così diversi ma Vitoria sa girare e la sceneggiatura regge abbastanza bene. Gradevole. Da noi direttamente in dvd.
Luchi78: Eccessivamente intriso di perversione e contorsioni filosofiche sul rapporto madre-figlio, è un film davvero poco digeribile, non tanto per il tema trattato ma per il suo sviluppo narrativo, repentino quanto inverosimile. Honorè racconta gli eventi in modo asettico e diretto, senza dare troppe spiegazioni, in un contesto che tutto d'un tratto diventa una Sodoma e Gomorra a cielo aperto. La Huppert e Garrel recitano bene la parte, l'erotismo presente è quasi sempre fastidioso e disturbante. Pesante.
124c: Nel 1976 uscì nelle edicole americane l'albo de luxe a fumetti "Superman contro l'Uomo Ragno". Trenta e passa anni più tardi, nelle televisioni giapponesi, compare "Lupin III vs Detective Conan", dove il ladro di Monkey Punch si confronta con il "ragazzino in giallo" con gli occhiali. 105 minuti di durata, però, servono a poco, se la trama non vede realmente i due personaggi confrontarsi, ma collaborare contro un comune avversario. Si cita la novella "Il principe e il povero", dove la povera è Ran, sosia di una principessa. Fujiko superstar!
Taxius: Ennesimo film sulle arti marziali incentrato sulla vendetta per un torto subito. Inutile dire che la storia è di una banalità unica e con un finale che si prevede già dopo i primi tre minuti di film. Ma, perché c'è un ma, il film tutto sommato è girato bene e le scene d'azione sono adrenaliniche e divertenti, inoltre l'ambientazione esotica è interessante. Nulla di che, ma se ci si accontenta di 90 minuti di puro intrattenimento va benissimo.
Pumpkh75: Fantastico, ma come genere e non certo come giudizio: riesumare il rassicurante Fantasilandia e sottoporlo ad una folgorazione più da poltrona vibrante che da sedia elettrica è una scossa che dura il tempo di rimirare la bellezza crocieristica dell’isola e attendere che chissà quali misteri fecondino l’attesa creata. Ne viene che tutto sfocia in confusione e frivolezza, tra raudi e lingue di Menelik, col mini-twist finale erto a ristoro d’ombra dopo mille luci accecanti. Cast tra i meno digeribili dei tempi moderni. Ricorda un cocktail tropicale, in realtà ne è solo la cannuccia.
Crains: Se in District 9 la "buona" fantascienza cedeva il passo al blockbuster solo nel finale, lasciandoci comunque un buon prodotto, qui la situazione ci mette davvero poco a degenerare. Giusto il tempo di descrivere un immaginario distopico interessante (non originalissimo ma potenzialmente vincente) che è già tempo di metterlo da parte, senza sfruttarlo minimamente per lasciare spazio ai soliti cliché, alle coincidenze forzate e alla prevedibilità propria di quel cinema di cui si può fare tranquillamente a meno. Tempo impiegato male.
Ciavazzaro: Altro film che divorai da giovane soltanto perché c'erano delle scene catastrofiche nel finale; ma per il resto il film è di davvero poco spessore. Sentimentalismi triti e ritriti, attori che cercano di far commuovere (senza riuscirci peraltro). Ci sono la Leoni e Duvall ma il sentimentalismo impera. Da scacchetto del vomito insomma.
Mutaforme: Filmetto estivo senza pretese se non quella di tentare di lanciare la moda del "cine-cocomero". Obiettivo decisamente fallito, dato che l'opera vanziniana è quanto di più insulso si potesse realizzare. Diviso in scenette con vari personaggi, il film si salva solamente a tratti grazie alla bravura di Lino Banfi e Gigi Proietti. Sconsigliato.
Leandrino: Diana diventa cieca in seguito a un incidente stradale provocato da uno psicopatico che ora la perseguita; insieme a lei Chin, orfanello cinese. La coppia cieco-bambino (che ricorda quella del "gatto") fa simpatia, ma la recitazione (così come tutto il resto) sembra più vicina alla fiction televisiva che al ritorno di un maestro. Ci sono i momenti di tensione e gli omicidi efferati, ma anche una scrittura pigra e una certa scarsezza di idee: un thriller che si fa seguire e poco più, enormemente aiutato dalla visione in sala. La firma di Argento ne aiuta invece la pubblicità.
MEMORABILE: Il prologo; La scazzottata in aperta campagna.
Daniela: Ingaggiato per il ruolo di "Badman" in un clone di serie B del più celebre Batman, un attore colpito da amnesia crede di essere realmentre il giustiziere mascherato da lui interpretato... Spunto simpatico ma poco sfruttato in questa blanda parodia intessuta di omaggi ai personaggi DC e Marvel, dato che si è preferito imboccare la strada della comicità più elementare, con una scelta peraltro premiata al botteghino considerato il gran successo riscosso in Francia. Comunque le poche pretese e qualche gag demenziale riuscita rendono potabile la visione.
MEMORABILE: Il bambino coniglio in volo; Come inserire un aspirapolvere in un film su un supereroe?
Daidae: Il valido regista Tibor Takács, autore di alcuni discreti horror, dimostra di saperci fare anche con l'azione. Il film presenta i due classici ex militari (prima compagni, ora antagonisti) su due campi diversi: uno lavora per la sicurezza, l'altro per soldi, entrambi bravi con le armi. Ci sono delle valide scene di azione, il film non annoia, non mancano gli intrighi. Buona la prova dei due attori principali: Tony Todd nella parte del cattivo e Mark Dacascos in quella dell'antagonista.
Nicola81: Nonostante uno sviluppo narrativo non proprio originale (vuole vendicare l'assassinio del padre ma si innamora della figlia di uno dei suoi bersagli) poteva uscirne un bel film di genere. Si è invece cercato di percorrere una strada più autoriale con il risultato di confezionare un ibrido che funziona solo a sprazzi. La scarsa espressività di Mitchum si addice alla freddezza del suo personaggio, bravi Malden e la Hussey, sprecati Vallone e la Auger. Ben girati gli inseguimenti, discrete le musiche di Bacalov.
Herrkinski: Polpettone sentimental-vacanziero sulla scia di Sapore di mare. La prima parte è la peggiore, davvero noiosa e sciatta; la scampa giusto Salvi per la simpatia, mentre la coppia Ciavarro/Di Francesco arranca e il cast femminile è pietoso, tra l'altro doppiato malamente. Meglio la seconda parte, con un Calà alcolizzato/giocatore d'azzardo e uno sviluppo migliore delle varie storie, pur rimanendo modesto. Canzoni a raffica messe senza soluzione di continuità, nella disperata ricerca dell'effetto nostalgia; nel complesso, davvero pessimo.
Herrkinski: In sostanza è l'ennesima variante di Bonnie & Clyde in salsa blaxploitation e strutturata come un road-movie, reminescente di analoghi lavori 70s; la questione razziale e gli scontri tra afro-americani e polizia degli ultimi anni sono però centrali e attuali, offrendo una forte componente sociale e drammatica. La regista proviene dai videoclip ma inaspettatamente offre uno stile molto cinematografico, un widescreen che dà respiro alle splendide location di provincia Usa, ben fotografate. Cast all-black ben scelto, durata un pelo eccessiva.
B. Legnani: Insolito giallo, i cui meriti stanno essenzialmente nella sua originalità e nell'azzeccata cadenza dei vari flashback. Funziona Jürgens e funziona Rosalba Neri, pure brava. Restano però inopinatamente aperte alcune piste (ma la figlia dell'anziano e l'avvocato perché spariscono dalla trama?) ed il finale lascia un po' delusi, pur se giunge inaspettato. Così così.
Puppigallo: Pellicola assurdamente simpatica, nonostante i protagonisti siano un ammasso di feccia mostruosa, in tutti i sensi. Ovviamente, qui nulla è preso sul serio, disabilità compresa; e i generi che si susseguono finiscono per dare l'idea di in un minestrone dal sapore però non sgradevole e con alcuni momenti da sottolineare, come “Armani Giorgio”, o l’amputazione del “dito”, ma non solo “Mai dire a un boss della mafia cinese come aprire una cassetta di sicurezza”. In più dura il giusto. Non male dopotutto.
MEMORABILE: Le "magliette del Signore"; Il nano Krueger; Il diverbio tra cinesi sul cerotto; Da"Papero" a Robocop de noantri.
Dusso: Il film ha il grande pregio di presentare personaggi di spessore e approfondirli davvero benissimo, così i dialoghi e le situazioni permettono allo spettatore una grossa immedesimazione nella vicenda. Notevole la svolta "intelligente" che la Medici ci propina visto che pensavamo fosse la solita infatuazione giovanile... Di culto metacinematografico la scena con Gordon Mitchell (se stesso) che la Medici presenta alla madre e a Salerno dicendo che ha appena finito di girare Tre colpi di Winchester. Un po' datata la regia, a mio avviso.
MEMORABILE: La rivelazione e la spiegazione di Mita Medici alla madre.
Capannelle: Visto tempo fa, è catalogabile nel genere buonista realizzato con mestiere ma un po' troppo artificioso. Non tanto per gli interpreti (Sean Penn e la Pfeiffer sono al posto giusto e danno corpo ai rispettivi personaggi), quanto per gli sviluppi prevedibili della storia e per il ricorso alla classiche figure del padre svantaggiato ma di gran cuore e dell'avvocatessa progressista in lotta contro l'animale burocratico. Ma si è visto di peggio.
Myvincent: Un gruppo di ex-combattenti, ancora in gamba, viene reclutato per dimostrare quanto il senso patriottico contro il nemico nazista non sia per nulla spento in loro. Il tutto si traduce in un film bellico tragicomico, votato alla commedia "british" più brillantemente tradizionale. A volte un po' annodato nel racconto, si avvantaggia di un finale esplosivo, molto esplosivo.
MEMORABILE: Le mosse alla 007 di Roger Moore, sfoderate al momento giusto...
Nando: Due scombiccherati ladruncoli si appropriano di una preziosa reliqua e cercano di trarne il maggior profitto possibile. Un road-movie delicato che evidenzia il rapporto d'amicizia tra persone del tutto diverse tra loro. La narrazione forse si mostra lievemente ingenua ma gli interpreti recitano con impegno.
Pinhead80: La cosa più interessante la si vede subito con il reportage sull'inserimento dei pazienti psichiatrici nella città di Geel. Visto questo, il resto è di una noia mortale. Balletti lunghi e tediosi che sono visibilmente girati in luoghi che non rispondono a quanto dichiarato; montaggio di pezzi vari che poco o nulla c'entrano con l'argomento trattato e una voce off che martella incessanti rime più o meno azzeccate che diventano alla lunga estenuanti. Pessimo.
Max dembo: Quilici torna al cinema di finzione dopo oltre vent'anni, e gira un film sorprendente e intenso, dal respiro veramente internazionale e baciato dalla musica ancora ispirata di Morricone, per una pellicola a tutt'oggi super sommersa e dimenticata. La storia di un gruppo eterogeneo di amici americani, impegnati ognuno per le sue diverse necessità di vita, a riscattare le proprie esistenze in un'avventura pericolosissima e rapace di denaro, sul delta di un fiume dell'Amazzonia, tra Brasile e Venezuela. Efficace atmosfera da Salario della paura incrociata con il Weekend di Boorman.
MEMORABILE: La sequenza sul filo della tensione e dell'esplosione con Andrade/Paolo Bonacelli, che ricorda da vicino il finale di [f=6055]L'uomo che venne dal nord[/f].
Alex75: Le premesse sontuose (una pièce di Arthur Miller adattata da Sartre, l’affiatata coppia Montand-Signoret) sono rispettate in parte in un film dalla regia piuttosto convenzionale, nel quale tuttavia viene resa in modo efficace, anche grazie alla fotografia di Claude Renoir, l’atmosfera di cupo e isterico fanatismo che pervade la comunità di Salem, dedita più a reprimere il Diavolo che a pensare a Dio e nella quale verità e menzogna si confondono, con toni a tratti angosciosi. Intensa la prova di tutto il cast, nel quale, tra i comprimari, si fa notare la luciferina Demongeot.