Sulle note della celeberrima "A Hard Day's Night" si apre l'omonimo film di Richard Lester (reintitolato arbitrariamente in Italia e doppiato completamente tranne nelle parti cantate), un classico la cui sceneggiatura (di Alun Owen) fu addirittura candidata all’Oscar. 48 ore nella vita dei Fab Four, che si comportano come ragazzini scapestrati mentre viaggiano da una città all’altra facendo impazzire le fanciulle (ma le famose scene d'isteria collettiva sono limitate e si sfogano in tutta la loro delirante follia durante il concerto finale, sulle note di "She Loves You"). Prima una piccola avventura in treno, dove compare il sedicente nonno irlandese...Leggi tutto di McCartney (in realtà l'attore Wilfrid Brambell) che accompagnerà il gruppo per l'intero film, poi le discussioni coi manager, i quintali di lettere dei fan a cui rispondere, le interviste e naturalmente le canzoni. Che sono sei, oltre alla title-track su cui si apre e chiude il film: "I should Have Known Belter", "If I Fell", "I'm Happy Just To Dance With You", "And I Love Her", "Tell Me Why" e la già celebre "Can't Buy Me Love". A queste, tutte contenute nella soundtrack del film (assieme ad altri sei inediti) si aggiunge qualche vecchio pezzo ("All My Loving") per un buon minutaggio complessivo dedicato alla musica. Le parti "recitate", invece (anche se siamo in una sorta di documentario artefatto), sono quello che sono. Lasciando pur perdere le tanto strombazzate influenze della "Nouvelle Vague", possiamo apprezzare comunque la vitalità e l'estro del regista. Ringo è il più bersagliato (per il naso).
Ingenuo, semplice, spassoso e grintoso film che immagina due giorni di vita coi Beatles (quasi all'apice della loro popolarità). I quattro eroi di Liverpool (che cantano qui classici come "And I love her" o "Can't buy me love") passano da un treno a una limousine inseguiti dalle fan. Concedono interviste alle quali rispondono con battute spesso spiritose, girano per le città... Ringo è il più ripreso (vagabonderà da solo in semidepressione) e il più canzonato (il naso e la statura), Harrison il più in ombra.
Divertente compromesso tra film e documentario, mostra, in modo edulcorato, la vita quotidiana dei Beatles all'apice del successo, tra inseguimenti di fans, camere d'albergo, studi televisivi. La colonna sonora è ovviamente al di sopra di ogni critica, nelle parti recitate i quattro ragazzi sono sufficientemente a loro agio e spontanei. Divertenti i siparietti con scambi di battute e sfottò, godibile l'atmosfera giocosa del film, comprensibili i tentativi dei quattro di scappare appena possibile per godersi qualche minuto di libertà.
Oltre agli aspetti cultuali per i fans sfegatati il film, sgangherato, caotico, frenetico, sopravvive per motivi d'interesse formale: circola infatti un'ariettina nouvelle vague molto d'epoca (epoca nella quale anche il cinema inglese era percorso da fremiti e spiritelli innovativi), che allontana per fortuna ogni ombra di celebrazione, e avvolge gli scarafaggi, di cui a posteriori sappiamo (anche) tutte le tristezze, in una nuvoletta di nostalgia. Va visto - e sentito, anche se musicalmente le cose migliori dei quattro erano di là da venire.
"It's been a hard day's night, and I've been working like a dog", ma i giorni di un lavoro da "cani" sono due in questo "film", che, per quelli che amano i fab four come me, è un cult assoluto. Un bell'esempio di racconto realtà/finzione, realtà anche quest'ultima, su un fenomeno nuovo e credo irripetibile. Quando convergono tutte assieme le condizioni (le più favorevoli) umane, artistiche, creative, sociali, politiche, economiche, allora nascono i Beatles, che possono toccare qualsiasi cosa e la trasformano in oro, autoricaricandosi a vicenda.
Il primo e forse miglior film interpretato dei Beatles. La trama è davvero poca cosa, ma è difficile non lasciarsi trascinare dall'atmosfera scanzonata, frenetica e vagamente anarchica di questa pellicola, tra l'altro piena di ottime gag e con un suggestivo clima da Free Cinema che affiora specialmente nelle scene in esterni. Qualche intermezzo musicale risulta un po' troppo "extradiegetico", ma vista la qualità dei brani (oltre che la loro aderenza allo spirito del film) non ci si può assolutamente lamentare. Anche per i non appassionati.
Ai quattro di Liverpool è sufficiente essere se stessi per riempire lo schermo di un'esuberante vitalità e pesonalità e quello che può sembrare surreale pare il frutto di un'inventiva non casuale (merito in primo luogo dello sceneggiatore Alun Owen). Ci sono tutti i successi dell'omonimo disco dei Beatles ("Can't buy me love" e "If I fell" tra le altre) e, sin dalla prima pennata di chitarra della title track, si capisce subito che qusto film è ben diverso dai (suoi) contemporanei film musicali di matrice hollywoodiana. Memorabile.
Per chi ama i Beatles, è un film che li mostra com'erano, nella versione "urbanizzata" da Brian Epstein, ma pieni di vita, affascinanti, "charming", come pensò George Martin quando li conobbe. Il massimo è, naturalmente, vederli interpretare le canzoni originali e altre ancora. Un film leggero, ma piacevole come la propria bevanda preferita, da sorseggiare. Ricordo quando lo vidi la prima volta, in un cinema di paese, in seconda o terza visione.
MEMORABILE: "Cosa temete di più: la bomba o la forfora?" "La bomba. La forfora, ce l'abbiamo già".
Vivace contenitore delle nuove canzoni dei Beatles, accompagnate da scenette tra humor britannico e demenzialità, in un guazzabuglio di battute e situazioni eccentriche. La storia (il concerto televisivo da fare) è puro pretesto per allestire siparietti strampalati, magari con un allampanato caratterista nei panni del nonno di Paul. Ottimo ritmo giovanilistico per ragazzini yé-yé: una perfetta macchina promozionale, che Lester guida con intelligenza ed efficacia. L’unico momento davvero graffiante: il party con domande e risposte sciocche.
Film che mette in bella mostra i fab four all'inizio della loro carriera. Qui nella loro prima fase, mostrano il lato più genuino e scanzonato. Ritrae bene lo spirito dei primi anni '60 in un'Inghilterra piena di vitalità. La trama non esiste, ma alcuni frammenti sono divertenti (Ringo una spanna sopra!). La musica sicuramente è l'attrazione principale. Visibilmente godibile nella versione rimasterizzata. Bel pezzo di storia "socio-musicale" lontana lontana...
Commedia che rappresenta l’esordio dei Beatles al cinema diretti da Lester che si dimostra il miglior regista possibile per il quartetto assecondandone la “freschezza” e la spontaneità in una “non storia” che appare solo un pretesto per gag surreali e momenti musicali. In scena alcuni classici musicali dei quattro artisti eseguiti in situazioni canoniche e non. Non un capolavoro ma un film piacevolmente naïf.
I Beatles si devono esibire ma capiteranno diversi contrattempi. Trama che è solo un pretesto per lanciare l'album “A hard day's night” e consolidare la beatlemania. Discreto il montaggio, che dà ritmo alle vicende e rende giustizia alla verve dei quattro. Il nonnetto serve solo per dare una variante al clima scanzonato tra ragazzine urlanti e assalti alle auto. Il film, pur essendo contenuto come budget, si fa seguire volentieri anche perché le varie canzoni proposte sono perfette, nel loro taglio giovanilistico. Ringo ha anche uno spazio tutto suo, Lennon le batture migliori.
MEMORABILE: Il trucco della mancia al cameriere; Le corse nel finto campo di atletica; “And I love her”; Il nonno che appare sul palco; Ringo il disertore.
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