Riferendosi in qualche modo al famoso titolo di Sergio Leone, Umberto Lenzi propone il suo terzetto in chiave poliziesca. Ovviamente, dalla parte dei buoni sta solo il commissario per eccellenza Maurizio Merli. Tanzi è già un ex poliziotto quando l'azione entra nel vivo, ma come da tradizione questo gli serve solo per agire con mani più libere (anche se il violento a cui fa riferimento Lenzi non è lui ma Saxon, Merli è invece l'infame, come vengono definiti gli "sbirri"). E allora giù botte e pistolettate. A farne le spese sono le gang dei due grandi boss di Roma: il cinese...Leggi tutto (Tomas Milian) e l'americano Di Maggio (Saxon). Il primo è più cinico; lo chiamano il cinese per l'estrema pazienza, e Milian ne tratteggia i contorni con sottile perfidia ed arte interpretativa superiore. In certi frangenti ricorda il suo "gobbo" per l'intelligenza e la naturale volgarità romanesca (opera sempre del doppiatore Ferruccio Amendola). Il secondo è il boss classico, con villa, cani e atteggiamenti tesi ad ostentare decisione e sicurezza. John Saxon sa come dargli corpo (l'ha fatto mille altre volte). Per quanto riguarda Merli e il suo Tanzi che dire? Niente di nuovo, ma una professionalità riconosciuta che, grazie al mestiere di Lenzi e a una spalla brava come Renzo Palmer al commissariato, dona al film i crismi necessari per essere annoverato tra i piccoli classici. Tutto già visto, una storia che non offre alcuno spunto originale ma condotta con buon ritmo, sostenuta da una colonna sonora incalzante. Un poliziottesco in piena regola, insomma. Godibile, senza aspettarsi una trama troppo interessante (in fondo è una semplice guerra tra due boss e un poliziotto).
Sempre appassionante il cinema “metropolitano” di Lenzi, caratterizzato da azione, violenza e gustosa ironia. Ed è proprio quest’ultima a far salire di livello il film, che si distingue per almeno un paio di scene memorabili di umorismo nerissimo. Per il resto, purtroppo, manca quel senso di odio e frustrazione che pervadeva la precedente opera più famosa del regista (Roma a mano armata) e la storia è ridotta a quella di un classico film d’azione. Grandissimo, come sempre, Tomas Milian.
Molto buono grazie soprattutto alla presenza di due mostri sacri del genere: Tomas Milian (il cinico) e Maurizio Merli (l'infame). Poco incisivo invece John Saxon (il violento). Alcune sequenze sono veramente da antologia (le sevizie con le palline da golf, l'omicidio in ospedale, la sequenza del cric). Milian poi è strepitoso con le sue battute e il suo modo di porsi. Diverso dai soliti poliziotteschi, comunque un buon film.
MEMORABILE: Milian alla suora prima dell'omicidio: "Non è ancora morto ma manca poco... faccia suonare la ballata dello stronzo, mi raccomando."
Valido esempio del consolidato connubio Lenzi-Merli, con la partecipazione di un ottimo Milian nei panni del delinquente spietato (memorabili i coloriti annunci mortuari che lascia presso la vittima prima di ucciderla) e dal turpiloquio facile. Lunghissima la lista dei caratteristi presenti: da Hundar a Corazzari, da Borelli a Mingozzi. Ritmo, azione e divertimento sono assicurati.
Insieme a Milano Odia e a Napoli Violenta, il miglior film del genere di Lenzi. Ben scritto e diretto con vigore, è una pellicola dal ritmo esemplare e con diverse scene da
antologia. E il cast è da brividi. Merli in uno dei suoi film migliori, Milian nei panni del Cinese è inarrivabile, Saxon un eccellente cattivo e Palmer un ottimo commissario. Lungo e variegato, al solito, lo stuolo di bravissimi caratteristi. Bella colonna sonora.
MEMORABILE: La scena dell'attentato a casa di Merli. Il cric con Garrone protagonista. Le palline da golf. Lo scontro finale.
Nel tentativo di ripetere il successo di Roma a mano armata: viene riproposta la coppia Milian-Merli, il primo nel ruolo del cinese (boss dalla parlata coatta) il secondo nell’usuale “commissario” dalla sberla facile, con l’aggiunta di Saxon ad interpretare un boss italoamericano. Gli esiti però non sono altrettanto felici. Nonostante una certa spettacolarità nelle scene d’azione, il film soffre di una sceneggiatura non molto ispirata e risulta troppo slegato nella sua struttura ad episodi. Film minore nella filmografia poliziesca di Lenzi.
Bel poliziesco d'azione con vari personaggi memorabili. Belle scene d'azione, trama non originalissima ma avvincente, battute brillanti, qualche tocco violento, cast straordinario (che vede di nuovo insieme, dopo Roma a mano armata, Merli e Milian). Discreta la colonna sonora.
Lenzi firma un'altro action poliziesco affidandosi alla coppia Merli-Milian. I due non si possono vedere ed effettivamente stanno a distanza incontrandosi solo nel finale (espediente ripreso ad anni di distanza da Mann in Heat). La trama è intrigante e strizza l'occhio, non solo nel titolo, anche al western di Leone. Attori in forma e belle scene d'azione.
Per assurdo uno dei limiti di questo film è la ricchezza di mezzi e situazioni; troppi attori (Saxon scompare tra Milian e Merli, non per bravura ma per carisma), troppe ed inutili trovate (Merli che diventa ladro e 007)... Tomas Milian qui, una volta per tutte, dimostra di essere un vero romano (con buona pace del grande Ferruccio Amendola): si muove, si pettina, gesticola come un vero criminale capitolino! La scena di Milian che taccheggia Garrone vale il film!
Speculare a Roma a mano armata per interpreti e similitudini, questo poliziottesco del bravo Lenzi si annovera tra i classici del genere. C'è tutto quello che aveva reso grande il precedente: ottime musiche, ritmo indiavolato, inseguimenti al fulmicotone, Milian cattivissimo e Merli poliziotto durissimo (più Saxon come boss mafioso spietato), belle battute, buona sceneggiatura e violenza a palate! Praticamente quello di cui necessita un buon poliziottesco. Se poi alla regia c'è l'esperto Lenzi.. Una pietra miliare, assolutamente imprescindibile!
MEMORABILE: La scena del cric. Saxon che gioca a "golf col morto".
Ennesima scorribanda del commissario Durbans (ottimo volto da fotoromanzo, dalle stesse potenzialità espressive di una piastrella) che in un gioco leonesco semina zizzania tra i soliti cattivoni che si contendono la città. Trama risaputa, ritmo da conteggio delle pecore, confezione abborracciata tipica del sottofilone. Cinismo, infamia e violenza da Storie nere dei poveri. Scapolato Milian, vale pochissima cera della candela.
Altro che cannibali e mangiati vivi! Lenzi dimostra con questo genere di essere un maestro dei polizischi. Aiutato da un Milian straordinario e un Saxon e Merli bravissimi, il film va come una Ferrari! Oggi film così, in Italia, nemmeno a pagarli...
MEMORABILE: Di Maggio è fuori di sè... a giugno rientra (risposta del "cinese" all'uomo di Di Maggio).
Un Tomas Milan geniale, con la sua straordinaria proverbialità, intelligenza, sagacia e freddezza. Non male anche gli altri due, in particolare John Saxon, che ci fa ricordare di aver conosciuto anche Bruce Lee. Tonico e ricco di trovate. Il regista dimostra esperienza e non abbandono al deja-vu. Lodevole.
MEMORABILE: Su tutto le palline da golf e la zuccata di Milian al galoppino, oltre ai santini. Dispiace solo quando finisce il film.
Una direzione solida di Lenzi, bravo a sfruttare l'intero parco attori. Spicca su tutti un Milian più riflessivo del solito ma che non fa sconti a nessuno. Molto bene la prima parte: dialoghi e ritmo giusti senza concessioni al facile sensazionalismo. Perde quota e credibilità verso il finale, con le scene del carcere e quelle della rapina da 007 (Merli e il pensionato sospesi nel vuoto e sotto gli infrarossi.. mah!). Ruolo drammatico per l'eclettica Giorgelli. Azzeccata la colonna sonora.
Solido e ruvido poliziesco diretto con mano ferma da uno degli inventori del genere in voga in quegli anni, l'ottimo Lenzi. Si va veloce fin dai titoli di testa, la cui grafica omaggia lo spaghetti-western, senza attimi di pausa con tanta azione e violenza. La storia è cucita addosso ad un Merli in gran forma che si muove da assoluto padrone, dimostrando ancora una volta che questi erano soprattutto i suoi film. Milian elettrico e spietato dà il suo fondamentale apporto di alta qualità. Belle le musiche del maestro Micalizzi.
MEMORABILE: Garrone gambizzato col cric, i "ricordini" funebri utilizzati dal cinese...
Bellissimo. Del resto Lenzi+Milian+Merli sono una garanzia e anche stavolta non tradiscono. Ottimi tutti i caratteristi presenti, da Hundar a Corazzari, bene anche Saxon nonostante sia messo un po' in ombra da gli altri due attori. Buone musiche, ritmo e azione; la parte del leone in questo film la fanno ovviamente Merli e Milian: se notate bene non si incontrano quasi mai, questo perché i due attori si dice non andassero troppo d'accordo.
MEMORABILE: Le palline da golf, la testata a Dario e le successive offese, i rotoli di carta igenica rosa al posto dei soldi della rapina.
Questo è IL film di genere. Emblema di un'epoca, un filone; assolutamente identico ed indistinguibile da decine di altri ancora. C'è Milian, bravo ma si spreca un pochino, c'è Merli, monoespressivo, e una storia assurda che di più non si potrebbe: un ex commissario spara in giro per la città, accoppa gente, prende a sganassoni ex colleghi e nessuno gli dice niente. Succedono cose improbabili (un magistrato scarcera John Saxon così, per incastrarlo meglio!) ma ha poca importanza: Lenzi gira solo per divertire e divertirsi. E ci riesce. 2 pallini.
MEMORABILE: L'assurdità di molte scene le rende ancor più divertenti, come gli schiaffoni di Merli. Finalmente un ruolo primario per John Saxon!
Il film è uno dei miei preferiti tra quelli che coniugano commedia e azione. Un poliziesco particolare con un Tomas Milian strepitoso che, a mio avviso, è il vero protagonista. Il suo personaggio (il cinese) ha l'aria di un malvivente ma è addirittura simpatico, direi un caso unico nella storia del "poliziesco all'italiana". Maurizio Merli ci offre, questa volta, un poliziotto un po' all'americana... Una specie di "Supercop". La "guest star" è un ospite speciale: John Saxon. Le musiche di Franco Micalizzi meritano sicuramente un'attenzione particolare.
Non il migliore della serie, ma comunque un discreto poliziesco. Merli mena come un fabbro chiunque gli capiti a tiro, ed ovviamente fa anche secco qualche cattivone; purtroppo la sceneggiatura non sviluppa minimamente i personaggi, e tutta la sequenza del colpo alla cassaforte spezza un po' il ritmo. Ottime le musiche di Franco Micalizzi e, purtroppo, nemmeno un inseguimento in tutto il film.
MEMORABILE: Merli descrive la città di Milano in poche, significative parole: "In questa città di bauscia, l'aria sa solo di polenta".
Una delle vette di Lenzi. La propensione del regista al genere è a tutti nota, ma in questo caso il cast di protagonisti e caratteristi e di prim'ordine ed i tre personaggi principali hanno un fascino difficilmente riscontrabile altrove. Le scene d'azione sono girate con maestria e l'humor nero è dietro l'angolo, complice una sceneggiatura ben congegnata negli snodi e nei dialoghi.
Buon poliziesco diretto dal veterano Lenzi. La storia non è il massimo dell'originalità ma il ritmo è buono e le scene d'azione ben dirette. Tra i tre protagonisti Maurizio Merli è sicuramente il peggiore, statico ed inespressivo fino all'inverosimile. Per fortuna ci sono Saxon e Milian: in particolare quest'ultimo (doppiato da Amendola) dà il massimo con alcune battute divertenti a cui ci aveva già abituato nella serie del commissario Giraldi.
Ha perfettamente ragione Lenzi quando dice che il film non è particolarmente violento ma è ricco di mordente (vedi extra dvd). Infatti, a parte alcuni episodi marginali (vedi il tiro a segno con le palline da golf), non è cruento come Milano odia o Napoli violenta. Ma la concitazione degli eventi è davvero notevole e si crea un piacevole ritmo che fa scorrere la visione senza soste o noia. Non ci sono scene di grandissimo effetto e manca altresì l'ambiente cupo e disperato dell'insuperato Roma violenta di Girolami. Ma c'è la coppia Milan-Merli!
Poliziesco duro e crudo, senza velleità di denuncia, ma con un ritmo pressoché costante, una banda di cattivi come si deve (su tutti, il Cinese, interpretato da un convincente Milian) e un ex commissario (ora correttore di bozze), che torna in trincea e lo fa a modo suo, distribuendo mazzate a destra e a sinistra. C'è anche un altro cattivone (Di Maggio), che però il Cinese prende pure in giro: "Se Di Maggio è fuori de sè, in giugno ce rientra". Nel suo genere (cattivi senza scrupoli contro pochi buoni, in un turbine di scazzottate, violenza gratuita e sparatorie), è sicuramente riuscito.
MEMORABILE: L'ex commissario a Milano: "Vado a prendere una boccata d'aria, anche se in questa città di bauscia l'aria sa solo di polenta".
Buono, ma poco memorabile. Milian è un Monnezza ben vestito, un Gobbo che sta dritto... comunque il suo Er Cinese fornisce un valido modello ai futuri protagonisti di Romanzo criminale. Merli, dal canto suo, viene proposto in chiave più scanzonata e meno drammatica del solito e si guadagna anche una partner femminile. La regìa è sicura, ma anche piuttosto di routine. La collaborazione tra il regista e i due protagonisti ha partorito risultati migliori.
MEMORABILE: Garrone gambizzato col cric, mentre Milian se ne sta comodamente seduto sul sedile posteriore: "Daje. Ancora".
Poliziottesco non male, accettabile al di là dell'appartenenza al genere. Le cose migliori sono regìa (Lenzi), montaggio (Alabiso) e Milian che (fra espressioni sue, gran servizio dei dialoghi, doppiaggio) domina Merli e Saxon. Merli fa il solito ruolo ma stavolta, mancandogli anche la minima dose di ironia, perde pure da Palmer. Non tutto fila liscio: il film cala molto con la rapina e non è chiaro come la Giorgelli possa dare il suggerimento decisivo. Incredibile sequela di facce nelle seconde (Corazzari, Musy...), terze (Antonelli, Petrazzi...) e quarte file (Alba Maiolini, Brunetti, Cavaricci…).
Nel solco dei migliori poliziotteschi e molto vicino a Roma a mano armata, combina insieme l'avventura e il crimine con la commedia e le battute in romanesco, affidate a un Milian tagliente ed in gran forma. Il risultato è quindi un film piacevole ma superficiale, con il giusto ritmo ma poco verosimile. Buona la regia e il montaggio. Incalzante il tema musicale di Micalizzi. Non tra gli indispensabili.
Lenzi con questo film conferma la sua naturale dote di mestierante del cinema di genere che fu, infatti, su una sceneggiatura alquanto standardizzata nel poliziottesco, si intrecciano le vicende di tre figure che il titolo già espone a sommi capi. Molto divertente Milian a cui vengono date battute davvero della miglior comicità romanesca spicciola, Merli mena di brutto come al solito e “mascella quadrata” John Saxon, da buon professionista quale è, incarna egregiamente il ruolo. Buona azione e nel complesso un discreto film.
Discreto poliziesco, molto celebrato ma non all’altezza della sua fama, in cui più della storia, interessano alcuni dialoghi (quelli di Milian, per intenderci) ed i personaggi principali (sempre e soprattutto Milian, per intenderci) ma non solo: come già detto, infatti, la schiera di seconde linee è di quelle riuscite. Per il resto la storia è passabile ed il ritmo è gradevole: passabile, non annoia, ma nulla più.
Discreto noir che si impenna quando compare Milian, chè Merli ha sempre l'espressione tetragona di quello che deve punire i cattivoni; Saxon fa il suo dovere contrattuale, ma nulla più; solita schiera dei caratteristi che dona il consueto valore aggiunto, ma chi oscura tutti come sempre è il nostro cubano de Roma, con il suo alter ego Amendola. In America ne copieranno vestiti, personaggio e anche cicatrice (vero Al?). Ottimo score musicale.
MEMORABILE: Tutte le volte in cui compare Milian, una sorta di proto-Dandi-Libano: Sollima ha dato una ripassata prima di girare il suo Romanzo Criminale.
Per il suo secondo urban western con Merli, Lenzi sceglie di echeggiare nel titolo l'immortale terna leoniana di 10 anni prima, ricorrendo a tre aggettivi volutamente poco univoci, applicabili indefinibilmente ad ognuno degli interpreti a seconda del diverso punto di vista. Il brulicame di situazioni e storielle criminose scartabellate senza risparmio nell'efficace poliziesco precedente si economizza con scarso coraggio nella rincorsa cane-gatto-topo tra un commissario troppo sofista, un Saxon italo-gangster qualunque e un Milian a mezza pensione intabarrato in un dimenticabilissimo Vallanzasca coatto.
MEMORABILE: Il golf "puntivo"; L'azzoppamento col cric dell'insolvente Garrone; La grandiosa soundtrack dell'inconfondibile Franco Micalizzi.
Il titolo riprende Leone, ma il plot narrativo è sicuramente diverso. In una miscellanea di situazioni abbastanza violente si osservano un Merli fuori dalla Polizia ma determinato, un Milian granitico nelle sue battute amendoliane e un Saxon lievemente fantoccio davanti a Milian. Svariati caratteristi per un poliziesco nella media.
Poliziottesco ordinario con un protagonista a dir poco straordinario. Tutti e tre i poco edificanti aggettivi del titolo potrebbero infatti essere riferiti unicamente al Cinese (ennesima grande interpretazione di Milian), criminale incredibilmente cinico, violento e anche un po' infame (non esita infatti a scaricare i vecchi soci pur di appagare i propri sogni di dominio sulla Capitale). Molto meno incisivi sono invece Merli e Saxon. Anche la storia è fin troppo semplice e lineare. Comunque buono, nel complesso.
MEMORABILE: I tiri a golf con bersaglio umano; Garrone gambizzato a colpi di cric dagli scagnozzi del Cinese.
Ex Commissario dalle maniere spicce torna in campo quando scopre l'evasione del Cinese, il criminale che aveva fatto incarcerare prima di lasciare la Polizia. Scatena una guerra tra bande con l'obiettivo di eliminare sia lui che il boss Di Maggio. Tipico poliziottesco senza infami(a) e senza lode, infarcito dei luoghi comuni del genere. La trama ha più buchi dei numerosi cadaveri sparsi lungo la pellicola, ma ha una sua rozza efficacia. Cast all star di caratteristi; non male i protagonisti, ma del film resta impresso ben poco.
Poliziesco diretto da Umberto Lenzi, è la tipica produzione italiana di genere targata anni '70. Tecnicamente di discreta fattura, si avvale di pregevoli interpretazioni sia dei protagonisti che del cast dei caratteristi, ma paga la scrittura dei personaggi eccessivamente stereotipata e l'andamento narrativo che scorre sui binari dell'assoluta prevedibilità.
Un buon film. Non all'altezza dei migliori ma comunque un piccolo classico del genere. Nonostante una story-line che vorrebbe essere più caratterizzata di altre (l'idea dei tre personaggi intrecciati non è male), la sceneggiatura si rivela comunque un po' forzata, fatta apposta per arrivare al finale. Punti di forza: le musiche (splendide), la scorrevolezza del film, la regia di Lenzi (ottima nonostante la trama non memorabile), Milian e Saxon sontuosi e il finale, che a me è piaciuto tantissimo. Per gli appassionati da non perdere.
MEMORABILE: Milian che ordina al compare di spezzare la gamba a Garrone con il cric.
Un poliziesco diretto da Lenzi e che ha per protagonisti Merli, Milian e Saxon (tutti piuttosto in palla) non può che avere la mia benedizione. L'improbabilità della trama tocca il suo apice nella rapina in perfetto stile Diabolik, ma tra sparatorie, inseguimenti e sganassoni il ritmo non concede pause, le musiche di Micalizzi sono adattissime e, a tratti, ci si diverte pure. Un bravo Renzo Palmer capofila del lunghissimo elenco di caratteristi. Ma quante botte ha preso la Lepori? Tre pallini.
MEMORABILE: L'incursione dal fotografo; Le battute di Milian; Il finale.
Buon film che nella prima metà sembra poter dire qualcosa in più rispetto a tutti gli altri poliziotteschi del periodo; infatti, se da una parte il ritmo è come al solito forsennato tra scazzottate e inseguimenti ben girati dal veterano Lenzi, dall'altro la trama, che inizialmente sembrava interessante, finisce con l'essere consueta e per niente innovativa. Milian è perfetto nella parte del Cinese, Merli pesta bene e Saxon se la cava. Un poliziottesco godibile.
MEMORABILE: Il cinese scopre che Tanzi è ancora in vita.
La regia di Lenzi è solida e infatti tiene ben salde le redini per tutta la durata; peccato abbia dei limiti che non gli permettano di aggiungere quel quid in più a una sceneggiatura abbastanza standardizzara che avrebbe permesso al film di arrivare a livelli di eccellenza. La palma del migliore la vince Milian, grazie a una presenza scenica che surclassa quella di tutti gli altri (Merli compreso). Interessante la gestione della tensione narrativa, purtroppo poco aiutata da uno score musicale (di Micalizzi) troppo ripetitivo e petulante.
Che si chiami Tanzi, Betti o Palma, sia semplice cittadino, commissario o pilota della mobile, la mala può poco contro Maurizio Merli, poliziotto-giustiziere, magari un po' troppo fai-da-te, ma dal risultato garantito. In questo film ho apprezzato particolarmente tre cose: l'ottima fotografia (non nel senso tecnico, ma come panoramica degli anni '70), Tomas Milian delinquente di borgata ma capace di ragionare e la grandissima prova dei caratteristi, tantissimi e ben distribuiti. Meno convincente Saxon nei panni di un boss italoamericano.
Lenzi e Milian sono l'accoppiata giusta per garantire una buona qualità della pellicola a livello di regia e di interpretazione, ma anche in termini di quantità (i risultati ai botteghini dell'epoca erano garantiti). Se poi ci mettiamo Saxon, Palmer e Merli allora ci si diverte, con l'accompagnamento musicale del bravo Micalizzi. Qualche buon inseguimento e parecchia violenza. Tre pallini meritati.
Ben girato e ben caratterizzato, ma di routine. Questa la diagnosi, in sintesi. Mascella quadrata Saxon fa sempre la sua figura, Merli è ancora sulla cresta dell'onda e Milian disegna un personaggio irresistibile (la cosa artistica migliore del film è lui, insieme al bel finale). Il cast dunque è buono, ma la storia non è niente di speciale, o almeno non sufficiente a elevare il film, pur restando sopra la media (gran montaggio, splendida colonna sonora e solita mano di Lenzi). Script con più di una falla. Comunque, godibilissimo.
MEMORABILE: "ah Di Mà, qua ce vuole il Diger Selz se no come le digerisco ste stronzate" (Il Cinese a Di Maggio, che lo accusava di avergli soffiato 900 milioni...).
Solido lavoro di sintesi del poliziesco italiano anni 70. Ci sono le facce giuste (Merli, Milian, Saxon, oltre ad altri volti noti del filone), una buona regia, una trama tutto sommato interessante. Con qualche inseguimento in auto (non ce ne sono, di fatto) sarebbe stato perfetto. Musiche (firmate Micalizzi) assolutamente funzionali al plot e molto coinvolgenti.
MEMORABILE: Milian visita un delinquente all'ospedale: "I medici hanno detto che me la cavo in 20 giorni". E Milian, sparandogli: "Salvo complicazioni".
Quando il genere poliziottesco stava per finire, ecco uscire questo film di Lenzi, che offre una rassegna delle già viste prestazioni di attori in voga in quegli anni e riprende Roma a mano armata girato l'anno prima. È un'opera che, pur prevedibile stando ai precedenti, porta con sé tutto un repertorio di dialoghi, ambienti e personaggi che fa parte della nostra storia del cinema. A tratti involontariamente comico.
"Due luoghi comuni fanno ridere, cento commuovono..." diceva il Saggio. E aggiungo: al cospetto dell'oggi essi commuovono ancor di più lo spettatore disincantato, costretto dalla nostalgia a ingigantire i meriti di opere come queste, allora ordinarie. Qui, in più, c'è Milian: basta gustare l'intemerata del Cinese a Undari per capire che è un grande attore. Peccato per il finale affrettato e per le sequenze raffazzonate da Rififi et similia, che fanno un po' ridere e basta.
Lenzi gestisce con intelligenza i collaudati ma problematici Merli e Milian aggiungendo il solido John Saxon e una nutrita schiera di buoni caratteristi, tra i quali spicca Palmer, ma si esce dall'ordinario solo quando in scena c'è il cubano, che mette molto di suo in un personaggio che combina le cattive qualità evocate nel titolo con un'ironia tanto sboccata quanto lugubre. Pur con qualche scena gratuita che inceppa il ritmo e una marcata inverosimiglianza, l’intrattenimento è garantito.
MEMORABILE: I necrologi del Cinese; L’azzoppamento di Garrone; La "partita" a golf; "In questa città di bauscia [Milano] l'aria sa solo di polenta".
Classico poliziesco anni '70 diretto dall'esperto del genere Umberto Lenzi. Maurizio Merli la fa da padrone nei panni del (ormai ex) commissario tutto d'un pezzo e, tra sparatorie e botte a più non posso, riesce a portare avanti da solo la vicenda. Tra i cattivi spiccano il Cinese (Milian, sempre bravo ma un po' spento rispetto al solito) e Di Maggio (Saxon, attore prezzemolo nei polizieschi '70). Nella norma il cast di contorno, con un piccolo ruolo anche per Garrone. Lenzi ha fatto di meglio; comunque, nel complesso, non male.
Poliziottesco lenziano tutto da gustare, con molti parafernalia del genere ben dispiegati e due fuoriclasse in campo (Milian e Merli ai quali un buon Saxon fornisce ottimi assist). Sequenze memorabili (di violenza e d'azione), battute fulminanti, tensione senza pause e niente verbosità sociopolitica. Un prodotto tra i migliori di quei gloriosi tempi del nostro cinema di serie "B" con stile, al quale si perdonano eventuali difetti o sbavature.
Bel poliziottesco di Lenzi che l'azzeccato nome last minute ha contribuito a rendere un cult. Il film è molto ben realizzato, la storia è credibile e Milian sfodera la sua solita grande prova. Bene anche Saxon e Palmer, tanti bravi caratteristi (Antonelli, Garrone, Bonetti). Le scene d'azione sono pregevoli e nel complesso vale senz'altro la visione, non solo per gli appassionati del genere. Con una sceneggiatura adeguata Lenzi avrebbe potuto tirar fuori un gioiellino, ma i luoghi comuni si sprecano e alcuni passaggi sono un po' forzati.
MEMORABILE: La scena alle assicurazioni Danubio, col passaggio da un palazzo all'altro.
Film di guerra fra due bande criminali rivali dove si inserisce, per forza di cose, l'ex-commissario Tanzi di Maruizio Merli. Una pellicola dura, dove tre uomini sono al centro dell'attenzione e dove le donne sono solo delle vittime che prendono schiaffi o ustionate in faccia. Se Maurizio Merli è il solito eroe dei poliziotteschi dell'epoca e John Saxon un ospite americano che si diverte a giocare a golf con le sue vittime, è Tomas Milian, col suo romanissimo "Cinese" a rubare la scena ai due. Comprsate di Musy, Garrone e Palmer.
Un altro grande poliziottesco di Lenzi, in cui l'action prevale sul noir. A detta del regista una sorta di tributo al Il buono il brutto il cattivo in versione poliziesca. Il violento è Saxon, un boss di origini americane a Roma, l'infame è Merli nel suo ruolo da commissario di ferro, duro e manesco e il cinico è Milian, il "capoccia" criminale di borgata, un personaggio negativo ma sarcastico, con una psicologia meno unilaterale, con un proprio humor noir romanesco (tipico di Milian) che alza il livello del film dagli standard del genere.
MEMORABILE: Er Cinese (Milian) al commerciante Natali (Garrone): "Allora... cercherò d'avè pietà... eh io purtroppo na gamba je la devo rompe per forza[...]".
Poliziesco dal titolo "leoniano" diretto da Umbertone Lenzi con un tris d'attori micidiale. Milian gigioneggia alla grande nei panni der Cinese, Merli più duro non si può e Saxon è elegante come al solito. Ritmo e scene d'azione eccellenti garantiti e si tenta anche una commistione con l'heist movie (singolare, per i film del filone). Spettacolo allo stato puro.
Poliziottesco politically correct e quanto mai piatto su più fronti: storia, ritmo e persino caratterizzazione dei personaggi. Il consueto braccio di ferro tra un poliziotto "scomunicato" e un boss cinico e totalmente privo di scrupoli si ravviva solo nel secondo tempo, quando il lampo di genio del regista inventa un escamotage per intrappolare il micidiale "ratto". Tomas Milian non al suo meglio.
Tre assi: Merli è sempre monoespressivo (ma a noi piace), Saxon sempre caramente cattivo e Milian... beh, dal confronto emerge e dimostra di avere il passo in più. Solita sfilata di caratteristi del cinema criminale e abituale mestiere di Lenzi nel dirigerli. Mezzo punto in più rispetto al Trucido perché ci sono meno passaggi illogici (per quanto il furto con attraversamento dei palazzi e passaggio tra gli infrarossi lo sia decisamente). Perde un po' nella seconda parte.
MEMORABILE: Milian e Garrone inadempiente; Il gioco del golf per Saxon.
Un poliziesco in tono minore per Umberto Lenzi. Il film risente di una sceneggiatura farraginosa e poco rifinita, colma di digressioni e di subordinate e che fa fatica a carburare; la vicenda patisce la carenza d'azione e di ritmo e non riesce a coagulare avvenimenti e personaggi in un sicuro baricentro drammatico. In compenso, sono attente e incisive le caratterizzazioni del commissario Tanzi, del “Cinese” e di Frank Di Maggio, mentre i numerosi caratteristi della “mala” mettono pienamente a frutto le loro facce patibolari e i loro ghigni sinistri.
MEMORABILE: Il personggio inflessibile e marmoreo del commissario Tanzi cita Terence Hill quando regola a forza di pugni e manrovesci i conti con i delinquenti...
Non indimenticabile, anzi. Buona l'idea dell'aiuto dell'architetto in pensione per entrare nelle assicurazioni (in questi tempi di glorificazione della gioventù e del far finta di essere giovani a tutti i costi, una cosa del genere sarebbe impensabile). Dialoghi piuttosto poveri, trama zoppicante, musica noiosa, i cattivi sono pesantissimi e le donne prendono un sacco di botte. Vincono le location, l'allure vintage degli anni '70 e l'unico grande attore del film, ovvero Milian. Dalla scena con gli infrarossi nel corridoio hanno tratto ispirazione Aldo, Giovanni e Giacomo.
MEMORABILE: L'ingresso nel palazzo delle assicurazioni con le acrobazie di Merli e dello stralunato architetto in pensione.
Buon poliziesco diretto da Umberto Lenzi che pur non eccellendo come il precedente Roma a mano armata, gioca delle valide carte. Azione, ritmo e scene violente sono di buon livello come anche le interpretazioni dei tre protagonisti: Merli rifà il commissario (anche se stavolta è un ex poliziotto) dai metodi bruschi ma efficaci, Milian ha un personaggio molto riuscito, dalla simpatia "monnezzara" ma cinico e spietato, Saxon invece è il classico boss italoamericano. Bene anche le seconde linee, in particolare Palmer e Garrone in una piccola parte. Ottima OST di Micalizzi.
MEMORABILE: La gambizzazione di Riccardo Garrone; Le immaginette mortuarie del Cinese prima di uccidere la vittima; La punizione di Di Maggio con il golf.
Visto il trio protagonista (Merli, Saxon e Milian insieme!), vista l'incrediblie sfilata di caratteristi (Hundar, Corazzari, Ruffini, Petrazzi, Nicastro, Alberti... manca solo Pelligra in pratica!), visto anche il titolo accattivante ci si aspettava un film con la F maiuscola. Intendiamoci, non è male, ma qualcosa non funziona. Lo stesso Milian rende bene nella famosa scena del cric e quando giustizia il povero Musy, ma poi sembra quasi annoiato. Buone le musiche. Merli e Milian, rivali anche nella vita reale, si incontrano solo per pochi attimi. Discreto, in generale.
Lenzi dirige con la solita energia un tipico poliziesco d'epoca: scene d'azione ben girate con elettrizzante OST di Micalizzi, dialoghi e violenza da fumetto, il granitico Merli che spara o mena chiunque abbia intorno, Milian (il migliore) elegante delinquente dalla battuta pronta, Saxon professionale. Rispetto al solito c'è un personaggio femminile più presente (la Lepori usata come punching ball per tutto il film senza avere neanche un livido). Incredibile parata di volti noti per i cultori del genere in una pellicola divertente e ritmata ma dal plot un po' zoppicante e ingenuo.
MEMORABILE: Palline da golf; I santini e le battute ciniche del Cinese; La rottura della gamba; La sberla "terapeutica" di Tanzi a Nadia.
Decisamente cinico il produttore a mettere insieme film e cast, piuttosto infame lo script che Sacchetti e Gastaldi devono tirar su dal sostanziale nulla, abbastanza violento lo scontento dello spettatore che avrebbe voluto la trinità sullo schermo fosse sviluppata in più alte direzioni cinematografiche. Eppure resta, sia pur morbosamente inspiegabile, la fascinazione che lo spettacolo orchestrato col consueto efficace ritmo da Lenzi esercita. Insostenibile una certa virulenta vacuità in Merli, gigione Saxon, mentre Milian versione maoista coatto strappa scena e applausi.
Uno dei titoli di punta del genere poliziottesco, che mantiene tutte le promesse con una storia abbastanza avvincente e personaggi interessanti per i tre protagonisti. In mezzo alle buone cose anche qualche imprecisione, soprattutto un'incongruenza nella storia. Cast bello da vedere, che raccoglie molti volti del cinema di genere dell'epoca, ma non tutti sono utilizzati al meglio e non tutti rendono. Pur non essendo un capolavoro, il film di Lenzi ha il merito di intrattenere davvero, non disdegnando qualche scena molto violenta. Da vedere, anche per chi non ama il genere.
Il cinico (Milian), l'infame (Merli) e il violento (Saxon), perfettamente calati nei rispettivi ruoli. Il titolo, chiaro omaggio a Leone, è sottolineato soprattutto nella riproposizione del "triello" finale. Buona l'idea di non fare incontrare mai il Cinese (Milian) con Merli se non alla fine - e dunque seguire due storie parallele - meccanismo che sarà d'esempio per Heat (parola di Lenzi in una sua intervista). Tanti cazzotti, qualche sparatoria e più che altro le mordaci battute di Milian lo rendono un film divertente.
La cosa più memorabile è il titolo, benché i tre ruoli non vengano esplicitati nella pellicola (come fece invece il citato Leone). Per il resto ordinaria amministrazione: un poliziottesco senza sbavature ma senza nemmeno particolari guizzi, abbastanza godibile, ben musicato da Micalizzi e involgarito meno del previsto da un bravo Milian, qui piuttosto misurato. Tutti rispettano i propri ruoli tipo: Merli fa il solito Merli, Saxon il solito Saxon e così via. Buona confezione, diviso tra Roma e Milano. In ogni caso, visti i valori in campo, era lecito aspettarsi qualcosa di più.
Le fattezze sono quelle tipiche del poliziesco anni Settanta, sotto ogni punto di vista. La triade di riferimento brilla discretamente, sebbene la maggiore personalità sia espressa da Milian. Le scene d’azione, musicate dallo stile inconfondibile di Micalizzi, riempiono i fotogrammi nella maniera che tutti si attendono e prosegue dritto fino all’epilogo, senza concedere grandi approfondimenti nella trama che si limita a svolgere il proprio dovere. Si tratta di un onesto prodotto di intrattenimento che non pretende di gridare al capolavoro, ma di far divagare la mente quel poco.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
HomevideoZender • 8/01/17 17:04 Capo scrivano - 48489 interventi
Grazie, purtroppo quindi riguarda solo alcuni... Il giorno che renderanno la cosa fattibile su tutti potremo omettere di scrivere se son removibili.
Ho acquistato il blu-ray UK targato 88 Films con audio italiano.
I titoli sono in italiano.
La notizia importante è che i sottotitoli in inglese non sono forzati sull'audio italiano.
Se si vuol vedere il film in italiano basta selezionare la lingua, far partire la riproduzione e poi eliminare i sottotitoli in inglese.
Testato su due lettori, un LG e un Panasonic.
HomevideoZender • 21/01/17 18:03 Capo scrivano - 48489 interventi
Interessante, sarebbe curioso sapere se anche altri titoli che avevano notoriamente il problema, su quei lettori non ce l'hanno.
Ho provato anche "La belva col mitra" e anche lì sono removibili.
Purtroppo non ho altri blu-ray di questa etichetta perchè sapevo che avevano i sottotitoli ineliminabili.
Può darsi che ora stiano cambiando registro.
HomevideoZender • 21/01/17 18:41 Capo scrivano - 48489 interventi
E' quello che sperano tutti, visti i titoli in catalogo :)