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Redeyes: Esordirò dicendo che non mi è sembrato poi così male questa commedia. Nonostante un tema becerotto e il forte rischio di ridurlo alla solita sciocchezza alla Boldi, si arriva a un passabile risultato. Vanno apprezzati alcuni dialoghi, forti anche di un Benvenuti decisamente piacevole e un Tognazzi niente male. La Ramazzotti lascia interdetti sia per le battute, scontate, sia per la recitazione, non brillante. Avrei evitato la ventata buonista decantata dal Patata nella scena penultima. C'è di moto peggio in giro, comunque.
Rambo90: Non è malaccio, il tema della vendetta è abusatissimo nel western del periodo ma Squitieri azzecca il ritmo e qualche sequenza e non ci si annoia. È interessante soprattutto la mania del protagonista di prendere gli scalpi agli indiani, così come il trabocchetto finale in cui cade il cattivo. Le sparatorie sono un po' confuse, anche alcune inquadrature ma non mi è dispiaciuto, anche per la presenza di un Zacharias particolarmente ispirato e di un Rassimov cattivo perfetto; mann invece è uno stoccafisso e Kinski appare pochino. Non male.
Vitgar: Gradevole commedia brillante con tutti i crismi degli anni 70. Sceneggiatura frizzante con dialoghi simpatici e mai noiosi, magari a volte un po' rustici ma ci sta, nel contesto. Di fondo c'è una visione bonaria dell'epoca. Schivazappa (già tra gli sceneggiatori della mitica Odissea firmata RAI) dimostra di essere a proprio agio dietro la mdp. Buona interpretazione di Dorelli.
Motorship: Tra lo storico (è l'8 Settembre 1943) e il road movie all'italiana, una commedia agrodolce e davvero molto gradevole. Il film ha si una storia semplice, ma ha anche riferimenti veritieri per quel che riguarda le brutalità della guerra e la triste situazione che il belpaese stava vivendo, nella fattispecie in quei tristissimi anni, con momenti di grande cinema. Davvero ottimi gli interpreti: un misurato e magistrale Marcorè e un Salemme leggermente sopra le righe ma ugualmente molto bravo. Finale bello e amaro. Da vedere.
Camibella: Malfattori americani in trasferta arruolano maldestri rubagalline napoletani per rubare nientedimeno che il tesoro di San Gennaro. Il film non ha la pretesa di essere un capolavoro della commedia e sembra piuttosto una piccola vacanza del grande Dino Risi in terra partenope, ma tra banali cliché e qualche ottima gag il film si lascia guardare con piacere. I panorami di Napoli tolgono il fiato e la Berger è suntuosa, ma sono Totò e Manfredi a rubare la scena con la loro maestria.
Ira72: Commedia quantomai tipica del periodo (agrodolce, a tratti troppo dolce) con due pezzi da novanta: Sordi e Valeri. Per quanto la trama possa essere ovvia e a tratti banale, non si può resistere alla veridicità e spassosità del primo e alle battute piccate e audaci della seconda. Un teatrino armonioso, leggero eppur irriverente adattissimo per un momento di puro intrattenimento evasivo ma di classe.
Enzus79: Tratto dalla storia vera di James Donovan, avvocato che venne chiamato dalla CIA a trattare uno scambio di prigionieri fra USA e Unione Sovietica. Seppur a tratti risulti un po' troppo romanzato, il film (alla sceneggiatura fra gli altri i fratelli Coen) convince e coinvolge, specialmente nella prima parte. Tom Hanks ostenta sempre la sua bravura, così come Rylance. Colonna sonora così così.
Capannelle: Da una parte la prorompente gestualità di Albanese, dall'altra un copione che alla lunga si rivela piuttosto esile. Certi passaggi (l'incontro col nuovo marito, al parco, al ristorante...) fanno sganasciare, altre volte ci si perde invece in gag prevedibili e sostanzialmente ripetitive. Discreti i personaggi di contorno (Petrocelli e la Milillo), molto bravo Piovani a sottolineare con le sue note le movenze del protagonista. Non male.
Bmovie: "Lo studente ha del potenziale, ma è svogliato", classica frase che calza perfettamente per descrivere l'essenza del western di Raimi. Sembra quasi che egli stesso abbia tracciato un limite registico entro cui lavorare rovinando, in questo modo, parzialmente un film che con la giusta ironia poteva diventare un cult. A causa del suo limite si pone in bilico tra uno spaghetti e un western "impegnato". Comunque decente (Di Caprio a parte).
Minitina80: Riuscita commedia che si distacca dal neorealismo classico per il registro narrativo più leggero e disimpegnato, pur mantenendone un legame nella rappresentazione fedele della piccola città e dei costumi della gente che identificano la situazione del secondo dopoguerra italiano. Funziona per la sfavillante prova corale di ogni attore, da De Sica e la Lollobrigida a tutti gli ottimi caratteristi di contorno, immedesimati in personaggi scolpiti alla perfezione dall’ottima regia di Comencini. Genuino e irrinunciabile.
Il Gobbo: Ibrido piuttosto riuscito fra commedia 80's e poliziottesco, con interpreti collaudati e in palla (anche se Montesano ha la briglia troppo lenta e talvolta tende a strafare), buon ritmo, più di un momento davvero divertente. Qualche sforbiciatina - specie nel segmento della "visita" alla villa del cattivone e relativo resoconto, insostenibile - avrebbe giovato, ma rispetto a quello che verrà negli anni successivi siamo di fronte a un quasi gioiellino. Ci sono anche Bernabucci e Nello Pazzafini, che si becca un calcio nelle palle da Pozzetto!
Dunque, c'è un assassino (LaValle) che si chiama Jack Meyers, indossa la maschera di Jason e adora i giochini da torturatore dell'Enigmista. Nome d'arte, da lui stesso scelto, Kaos Killer. Si comincia insomma con un leggero déjà vu e un bel mucchio di rubacchiamenti mascherati da omaggi. C'è di buono che dopo qualche minuto lo beccano, lo portano in prigione e durante un trasferimento in furgone ci resta...Leggi tutto secco in un incidente stradale (ma sarà vero? Il riconoscimento è difficoltoso). Genna (Frigon), la procuratrice distrettuale che l'ex sindaco ha designato come successore preferendola al capo della polizia (Munro), resosi responsabile di parecchi disastri nel periodo di detenzione di Kaos, indaga però su un nuovo omicidio commesso seguendo lo stesso modus operandi del killer defunto. La vittima è una ragazza dello staff della procuratrice e sul luogo del delitto ci sono impronte proprio di Genna! Possibile? Tanto quanto il resto, cioè ben poco. A contare le assurdità di cui questo thriller è intriso c'è da perdere il conto; al punto che a comportarsi - a tratti - sensatamente sembrano essere giusto la protagonista e la poliziotta che indaga con lei (la rediviva Natasha Henstridge, lontanissima dalle slanciatissime forme che nella saga di SPECIE MORTALE l'avevano imposta come icona sexy dei Novanta); gli altri sono un branco di strampalati personaggi che una regia sgangherata come poche fa entrare e uscire di scena come capita. Il vero caos insomma più che il killer lo genera il film fin dalle prime scene, mettendo fin troppa carne al fuoco e rischiando di bruciare tutto subito nel tentativo di riassumere il periodo di detenzione dell'assassino attraverso i commenti di diverse trasmissioni tv sui titoli di testa (scopriamo mille cose, tra cui il fatto che Meyers è esperto di computer, laureato, che ha accusato lo Stato e che pretende l'infermità mentale!). Individuata la protagonista - alla quale si associano immediatamente una figlia bisbetica e un marito traditore che se la fa colla segretaria in un video amatoriale ripreso da chissà chi e mandato online dal solito misterioso hacker che s'introduce nel computer di Genna - cominciano a fioccare i cadaveri, massacrati dal nuovo killer che a sua volta filma tutto spedendo sui computer di molti i propri filmati. Genna ha il suo esperto informatico che l'aiuta, che le traferisce su file le logorroiche interviste a Kaos e intanto scopriamo che qualche scheletro nell'armadio ce l'ha pure lei: tradiva il marito col vicino di casa. Divorzio in vista e ulteriore sottotrama da infilare nella confusione generale. Si salva in qualche modo la fotografia, di un certo fascino nei cupi interni, tuttavia l'approssimatività dell'insieme ha momenti agghiaccianti. La storia in sé non mancava di spunti, ma andava organizzata meglio e anche nel finale i ripetuti, ridicoli colpi di scena vanificano ogni buon proposito svelando la pochezza generale dello script e di una regia che, insieme al montaggio, fa grossi danni. Tanto che la soluzione, al terzo ribaltamento gratuito, fa venir voglia di mandare tutti a quel paese...Chiudi
Siska80: Audace comandante affronta mille pericoli pur di mettere in salvo tre dei suoi soldati rapiti negli Emirati Arabi. Della serie molto rumore per nulla, il film - a cui di certo si deve riconoscere il ritmo celere - ha una trama di due righe vista centinaia di volte e meglio e un finale ovviamente prevedibile sin dall'inizio. Gli scontri armati sono appena sufficienti, meno i corpo a corpo grossolani, mentre la fotografia è modesta almeno quanto il cast. Nell'insieme mediocre e vendibile senza annoiarsi troppo solo grazie alla durata non eccessiva. Comunque opzionale.
Anthonyvm: Enorme biopic dedicato al Mahatma, alle sue dottrine e a ciò che esse hanno rappresentato per il suo popolo così come per l'Occidente. Attenborough predilige focalizzarsi sugli ideali piuttosto che sulla figura privata, evitando i cliché ed evocando emozioni autentiche senza l'ausilio di artifici retorici, potendo contare anche sulla prova straordinaria di Kingsley che riesce a commuovere con la sola forza dello sguardo. Qualche momento di stanca inevitabile (sempre di tre ore si parla) si fa comunque perdonare. Straordinarie le ricchissime scene corali. Da vedere almeno una volta.
MEMORABILE: L'anziano indigente coperto di mosche; Il massacro della folla inerme; Le ondate di sostenitori di Gandhi prese brutalmente a bastonate dalle guardie.
Didda23: Tralasciando nella valutazione (altrimenti gli toccava il voto più basso) il pessimo messaggio che viene lanciato a fine pellicola, l'ultima opera dei Vanzina non si discosta di molto dalla qualità di certi lavori precedenti. Di potabile (come sempre) la regia di Carlo che trasmette vivacità nelle situazioni, assecondando con perfezione i tempi comici. Peccato che la sceneggiatura sia di bassissima qualità e con poche idee interessanti. Il cast se la cava piuttosto bene, anche se è doloroso vedere un grandissimo come Buccirosso rinchiuso in un ruolo poco ficcante.
MEMORABILE: "Il cavallo di troia"; I dolori di Tortora; L'avvocato della Juventus.
Rambo90: Buon western, che usa l'elemento del gigantesco bisonte bianco giusto come pretesto spettacolare, per mettere in scena un più profondo e inconsueto rapporto d'amicizia tra un bianco e un indiano (e non due a caso, Wild Bill e Crazy Horse). Gli effetti creati da Rambaldi per la bestia sono davvero straordinari per l'epoca, il resto lo fanno il cast pregevole (ottimo Warden) e l'esperta regia di Thompson.
Galbo: Straordinario documentario che ha tra i (tanti) meriti quello di contribuire a fare ricordare uno degli artisti più significativi del novecento italiano, e non solo. Artista immenso, capace di passare dai fasti del sabato sera italiano alla geniale invenzione del teatro canzone. Artista mai banale, emerge in pieno in un documentario che evita la retorica per concentrarsi sull'essenza del suo percorso artistico. Grande qualità degli interventi, mai banali, di collaboratori ed estimatori e un ottima scelta di materiale di repertorio montato con grande bravura. Da non perdere.
Nicola81: Western di ordinaria amministrazione il cui andamento piuttosto monocorde è fortunatamente destinato a infrangersi su un gustoso e spiazzante finale a sorpresa. La regia di Kennedy non è particolarmente brillante, ma il cast è ottimo, con il solito John Wayne che stavolta divide la scena con comprimari di livello quali Ben Johnson e Rod Taylor, e soprattutto con una Ann-Margret che inizialmente sembra il classico pesce fuor d'acqua, ma che nel prosieguo acquista un maggior spessore. I cattivi invece sono soltanto delle ombre, a quanto pare nemmeno troppo abili con le pistole…
Puppigallo: Girata con mestiere, questa pellicola, che è più un'indagine per capire cosa abbia spinto un capitano a fare quello che ha fatto, non ha nel ritmo il suo punto di forza; e col passare dei minuti ciò inevitabilmente si sente, appesantendone un po' troppo la struttura. Comunque, a salvare parzialmente la baracca, o meglio la barca visto l'argomento, evitandone l'affondamento, ci pensano i due protagonisti, che fanno a gara a chi è più serio e incupito tra uno scambio verbale e l'altro. Nel complesso non male.
MEMORABILE: "Ne ho colpito uno, hai veduto? La prossima volta farò centro perfetto"; Uncinato.
Siska80: Giovane e bella fotografa esperta di gossip ha l'arduo compito di paparazzare un famoso e riservatissimo attore... Si passi sopra al bacio di rito conclusivo (nessuno spoiler, è così che funzionano le commedie di questo tipo) e sulla trama abusata e banalotta (dall'epilogo tra l'altro assai poco probabile); il vero problema sta qui nella scelta dei due interpreti principali: nulla da ridire sull'aspetto fisico, ma in quanto a feeling e immedesimazione non ci siamo. Men che mediocre, in sostanza, anche perché, a fonte di una durata standard, la noia fa sembrare il film più lungo.
Saintgifts: Pur essendo tratto da un romanzo di Will Cook, specialista del genere (Two rode together), la trasformazione in uno spaghetti western amplifica i caratteri dei personaggi e le "leggi" sudiste nonostante la sconfitta nella guerra di secessione. Joseph Cotten è quindi perfetto per dare credibilità al suo personaggio e per fare emergere più distintamente i protagonisti che contrastano ingiustizie e usanze ormai al tramonto. Una commistione che funziona abbastanza, attori nostrani che si amalgamano bene con quelli di origine anglosassone.
Victorvega: Fiacco e stanco: sfrutta fino alla fine la popolarità del primo, agganciandovisi e dando per scontato che chi lo stia guardando lo abbia già visto. Si sviluppa in maniera svogliata, certo di aver già sparato le proprie cartucce e che tutto verrà necessariamente da sé. La scelta frutterà certamente considerazione e successo ma non lo sottrae da un giudizio negativo. La contrapposizione tra i due mondi ha il fiato corto.
Giùan: Impegnata a preparare col fido Uomo dal cappello giallo e i suoi amici il costume per la festa della "zucca", la nostra scimmietta è incuriosita dalla leggenda di uno spaventapasseri senza capoccia. Avventura lunga in salsa "halloweenesca" per il piccolo George ("creatura" di Ron Howard), il cartone gioca piuttosto bene la carta dell'attrazione/repulsione dei bambini per la paura e lo "spavento". Peccato la trama troppo intorcinata rispetto alla lineare media degli episodi della serie, comunque divertente per i ficcanaso e gli impiccioni di ogni età e... razza.
Skinner: Uno strano film, dove contano più le atmosfere, la bella fotografia, le notevoli musiche di Morricone, l'ottima regia di Sollima che la storia, che sta quasi in un fazzoletto. Film affascinante, che servito da una sceneggiatura all'altezza sarebbe potuto "restare".
Pesten: Pellicola che assume importanza particolare per quanto successo al figlio di Hill, che qui in veste di spalla del nostro amato Terence non sfigura, nonostante una storia totalmente prevedibile e priva di spunti nuovi. Hill qui è cowboy moderno, alla guida di una jeep appunto, e limita sia il suo lato più attaccabrighe che quello comico dando vita a un film che prende spunto dal suo passato (e da Lucky Luke soprattutto), e col figlio da vita a un duetto che ricorda molto quello di Stallone dello stesso anno. Bellissime le location e buona la colonna sonora, ma invecchia male.
MEMORABILE: Le location di Phoenix, Flagstaff e Sedona; Le canzoni dei Lynyrd Skynyrd.
Ryo: Non conosco il fumetto, ma la realizzazione di questo film risulta parecchio divertente, sempre in bilico fra il trash e lo spy-movie. Una trama che regala tocchi geniali e che riesce a sorprendere, ma il vero tocco vincente è l'ottima e ricercata caratterizzazione dei personaggi, dall'enorme spessore. Gustose le numerose scene d'azione, accompagnate da una colonna sonora rockeggiante alquanto azzeccata. Mitico Samuel Jackson: la sua strana parlata e il suo look sono esilaranti.
MEMORABILE: La strage in chiesa; "I modi definiscono l'uomo"...; L'esplosione delle teste con fuochi d'artificio viola; L'addestramento dei nuovi Kingsman.
Siska80: Due amici, la ricerca di una vita migliore, un amore ostacolato, l'ingiusta carcerazione... Tutto già visto in altre pellicole, se non fosse per un finale amaro che mostra una volta tanto l'altra faccia della medaglia e che salva in parte dal dimenticatoio un prodotto tirato per le lunghe nel quale spiccano la fotografia, i bellissimi paesaggi rurali, i fieri cavalli selvaggi cui fa riferimento il titolo originale e il cast (anche se più per il fascino che per la bravura). Nonostante la mediocrità generale, merita comunque la visione.
Mcfly87: Quale mestiere poteva fare il figlio del diavolo se non quello dell'avvocato? Scherzi a parte il film risulta ben riuscito. Un po' per il solito inimitabile Al Pacino (doppiato da un altrettanto magistrale Giannini) e un po' per i dialoghi a tratti molto interessanti che completano una trama tutto sommato godibile, il risultato non delude affatto. Poco importa se qualche scena più orrifica si poteva anche evitare, la stupenda Theron imbruttita ed indemoniata è un autentico sacrilegio.. Molto suggestiva nelle scene finali una desolata New York.
MEMORABILE: "Vanità, decisamente il mio peccato preferito".
Kinodrop: Nei bassifondi di Teheran alcuni ragazzetti si arrangiano per tirare avanti e sono facile preda dello sfruttamento e della subordinazione. Il miraggio, indotto da un malavitoso, di un "tesoro" nascosto nel sottosuolo nei pressi della scuola, darà l'avvio a un avventuroso e pericoloso scavo tra una lezione e l'altra. Il soggetto, dall'apparenza favolistica, nasconde in realtà una denuncia sociale ed è insieme una storia di formazione drammatica, anche se alleggerita dalla centralità delle psicologia infantile spregiudicata ma ingenua che Majidi disegna con tocco realistico e poetico.
MEMORABILE: La perseveranza e la forza di Ali; I problemi della scuola; Il tunnel e l'amara sorpresa.
Pinhead80: Tornano gli agenti pensionati della CIA e torna l'azione divertente e fracassona che tutti si aspettavano. Questa volta i nostri eroi dovranno sventare un possibile attacco nucleare che potrebbe portare alla morte di milioni di persone. Non c'è neanche il tempo di prendere le misure al film che si viene catapultati subito in un attentato e in seguito in un funerale sui generis. Si nota proprio come il cast si sia divertito durante le riprese, perché tutti sembrano ampiamente a loro agio nel ruolo interpretato.
Greymouser: Non si può negare che sia un'operazione piuttosto agiografica quella di Frears, però è utile, perchè va a compensare la superficialità gossippara attraverso cui la maggior parte dell'opinione pubblica globale conosce la figura e le vicende della longeva Elisabetta II. Il film restituisce in parte la complessità storica degli eventi e dei personaggi, e si giova per di più di un'aderente e misurata interpretazione della Mirren, che le ha fruttato un meritato oscar. La regia, tecnicamente parlando, è solo pulita, ma poco incisiva.
Siska80: Scrittrice coinvolta in una relazione complicata è destinata a vivere il suo più bel romanzo con un altro uomo. L'amnesia (ma anche il desiderio di ritrovare se stessi) è l'escamotage che consente al regista d'impostare un singolare triangolo amoroso affidato a un cast ben scelto. Anche se la vicenda manca di originalità (esistono decine di film dalla trama simile), il ritmo movimentato sopperisce a tutto, persino a un finale prevedibile.
MEMORABILE: Jeff si tuffa nel lago felice come un bambino dopo aver trascorso una giornata felice con Angela e i figli.
Taxius: Sylvester Stallone lo ha definito il suo peggior film, ma sinceramente ha fatto di peggio. E' una commedia action tanto stupidotta quanto divertente che si lascia vedere tranquillamente, a patto di non avere grandi pretese di trama e serietà in quanto tutto buta sul comico; pure i cattivi sono raffigurati come idioti. Grande mattatrice la simpatica Estelle Getty, che oscura un appannato Stallone.
MEMORABILE: La scena in cui la simpatica vecchietta compra un uzi da un trafficante d'armi per fare un regalo al suo "bambino".
Siska80: Il film merita almeno una visione perché fortemente ancorato all'attualità: la vicenda infatti ruota intorno a una disastrosa arma di sterminio di massa e (come se non bastasse) il protagonista, anziché il classico eroe senza macchia, è un killer dall'oscuro passato che va avanti a furia di anfetamine. Il figlio d'arte Milo Gibson si conferma valido attore alternando nella mimica facciale durezza a fragilità; buon ritmo, azione frenetica, finale azzeccato.
Almicione: La solita storiella di un intenso amore impedito da questioni secondarie. Ma forse questo film ha una sua magia, che lo reso via via sempre più celebre in questi anni. In realtà la storia, nonostante tutti i suoi stereotipi, può coinvolgere, anche grazie all'energica McAdams. Fortemente negative sono però le interruzioni per il collegamento all'oggi, fastidiose come le pubblicità di Canale 5 durante un film: sono smielate, inopportune, prevedibilissime e a tratti ridicole. Senza quelle sarebbe anche potuta essere una buona pellicola.
MEMORABILE: La scena sul fiume in canoa fra gli alberi e centinaia di oche.
Galbo: Una fantascienza un po' "new age" quella di questo film di Andrew Niccol. La storia è abbastanza originale anche se la sceneggiatura la mantiene un po' troppo in superficie, calcando eccessivamente l'aspetto sentimentale. Funzionano la suggestiva ambientazione desertica e il cast nel suo complesso con vecchie (William Hurt) e nuove (Saoirse Ronan) "leve". Nel complesso, non un capolavoro ma un film con un suo perché.
Ciavazzaro: Una buona prova d'attore per Russel Crowe. Buon film sulla malattia mentale, supportato dalla Connelly, Ed Harris e l'ottimo Christopher Plummer. Buone ambientazioni, ritmo costante, regia senza troppi fronzoli. Una buona e onesta pellicola, in definitiva.
Rambo90: Commedia tipica per famiglia, piena di buoni sentimenti e con gag molto elementari. Ciò nonostante la mano di Hughes riesce a tenere il tutto nell'accettabile, con alcune parti anche genuinamente godibili, soprattutto per merito di Belushi, di una splendida Lynch e della spontaneità della bambina. Meglio la prima parte comunque, rispetto alla banalità della seconda in cui intervengono i classici assistenti sociali. Buona la colonna sonora.
Nicola81: Ispirandosi a uno degli episodi più celebri e romanzati della storia del West, Pan Cosmatos dirige un film non esente da difetti (qualche lungaggine nella prima parte, un epilogo fin troppo buonista), ma apprezzabile nel coniugare approfondimento psicologico dei personaggi e sequenze d'azione anche piuttosto violente, e capace in alcuni frangenti di far respirare il clima epico dei grandi classici del genere. Buona la confezione e ottima la prova del cast maschile (con Kilmer un gradino sopra tutti gli altri), mentre quello femminile non incide particolarmente.
Nando: La politica negli anni 90 che si mescola con liaison vere o presunte è il filo conduttore di questa satira che nonostante qualche luogo comune di troppo strappa qualche sorriso. Il cast offre una discreta interpretazione soprattutto nell'iracondo Solenghi, nella sensuale Pivetti e nello stralunato Gnocchi. Interessanti le ambientazioni e l'apparizione di notevoli auto d'epoca. Finale cialtronesco che lascia il dubbio.
Rambo90: Cast e regista vent'anni fa avrebbero fatto un signor action. Oggi invece è una modesta avventura di terza fascia, con Willis leggermente più convincente, un Travolta villain che piace sempre e un Dorff imbolsito. La sceneggiatura offre poco e i twist sono telefonati, mentre l'azione (diretta con competenza) arriva solo alla fine. Belle le location hawaiane, poco interessanti le parti senza i vecchi divi.
Puppigallo: Il sunto potrebbe essere: sono tutti dispiaciuti per lui, tranne lui. Ma per fortuna, nella pellicola c'è di più. La mente del protagonista, infatti, sembra usare, come anticorpi contro la carognata che ha dovuto subire, una realtà costruita su misura, dove il disagio viene rielaborato sotto forma di spietati soldati tedeschi, o di una strega belga "allontanatutte". La pellicola risulta riuscita, seppur un po' scolastica nei vari passaggi e senza particolari guizzi registici. Alla fine, comunque, lo scopo è raggiunto e l'empatia col protagonista diventa quasi inevitabile.
MEMORABILE: Realtà e immaginazione si fondono (la proposta di matrimonio); "Mi aggredirono alle spalle, togliendomi dalla testa a calci tutti i miei ricordi".
Galbo: Autore di Hotel Gagarin, Simone Spada realizza un remake di un bel film argentino, lasciandone immutata la struttura e combinando solo le ambientazioni. Impossibile evitare la commozione, ma il regista riesce ad evitare le trappole dei toni compassionevoli con un tono malinconico e grazie sopratutto alla bravura dei due interpreti, Giallini e Matandrea che portano sullo schermo la loro reale amicizia e mostrano un ottimo feeling reciproco e con i loro personaggi. La loro buona prova e l’elemento principale della riuscita del film.
Ciavazzaro: Un altro episodio nettamente inferiore alla media, con qualche buona guest-star ma troppi momenti zuccherosi,che sinceramente dovevano essere evitati e che incrinano la figura di avvocato del diavolo che Mason si è costruito. Anche le musiche di Dick de Benedicts non sono troppo esaltanti.
Panza: Una fotografia cinematografica (ad opera di Carlo Tafani), che risalta nelle ombre del tetro palazzo bolognese e una buona regia non bastano a celare l'inconsistenza del soggetto, imperniato sul piccolo (e un po' prevedibile) colpo di scena del quarto d'ora conclusivo e tratto da un racconto poco conosciuto di Giovanni Guareschi, evidentemente stiracchiato per l'occasione. Fin troppo impostata e monocorde la recitazione della Degli Espositi, mentre gli attori più piccoli dimostrano almeno una certa naturalezza e si è opportunamente evitato di doppiarli.
Caesars: Anche i grandi sbagliano e questa volta De Palma firma una delle sue opere (se non LA sua opera) meno riuscite. Peccato perchè la fantascienza è un genere che dovrebbe essere nelle sue corde; ma la messa in scena è senza anima e i buoni attori impiegati non rendono come prevedibile. Anche la celebre "mano" del regista si nota meno che nelle altre occasioni e se non fosse specificato nei titoli di testa si farebbe fatica a riconoscerlo come un suo film. Non che non ci siano momenti riusciti ma complessivamente il prodotto non riesce a convincere.
Markus: Una scrittrice di successo non ne ha altrettanto in amore. Un trasferimento in una località di campagna la farà imbattere in un vedovo locale niente male... Sentimentale per cinquantenni: qualche ruga e la micidiale ricrescita argentata del capello a far capolino, ma dentro c'è l'ardore della gioventù da tempo passata. Pellicola volta a uno svago dal sapore già assaporato e visto più volte, tuttavia supportato dalla professionalità del cinema yankee. Chiaramente un film senza alcuna pretesa.
Galbo: Discreto film di intrattenimento la cui vicenda prende le mosse dalle non chiare circostanze dell'affondamento di una nave nelle acque della Manica. Si sviluppa così una sorta di dramma processuale, ben realizzato da un regista di discreto mestiere (ha al suo attivo tra gli altri Il giro del mondo in 80 giorni) che dirige con una certa sicurezza le due star Gary Cooper (in uno dei suoi ultimi film) ed Heston. Non trascendentale, con qualche momento gradevole, merita la visione.
Ale nkf: Abbastanza infantile, tende ad assomigliare ad un altro film sempre con tema di fondo un travestimento (mi sfugge il nome), ma in questo caso è davvero più banale. All'inizio è quasi passabile, poi quando si nota che la storia è sempre quella diventa parecchio noioso.
Il ferrini: Poetico, malinconico e decadente, gli aggettivi coi quali si può descrivere questo film, sono gli stessi con cui si potrebbe definirne il regista e questo non può che significare che siamo di fronte a un'opera assai personale; tant'è che la storia d'amore con la Muti si estese ben oltre il set, come dichiarato da Novello Novelli (qui irresistibile padre/amico del protagonista). Fotografia splendida, regia al solito ricercatissima. Per chi ama Nuti e la notte.
Pigro: Gran bel film che procede tortuoso e insinuante nei labirinti della mafia russa a Londra e in quelli di personaggi cinici, spietati o pusillanimi e nei loro corpi esuberanti o inermi. Non solo scene notevoli (la lotta nella sauna), ma tutta la storia è racchiusa in immagini raffinate e incalzanti (talvolta con inutili effetti splatter come le dita tagliate). Il rapporto tra il rampollo del boss e il tirapiedi è carico di un’ambiguità che riflette le mille ambiguità del racconto, in cui morte e vita stanno tragicamente a braccetto.
Ronax: Spy story che allinea tre episodi con un unico filo conduttore, firmati da tre registi di diversa nazionalità. Young dirige il primo, ambientato nella cupa Berlino del Muro e della Guerra Fredda, mentre Jacque procede tenendosi al contrario su toni scanzonati e parodistici. Chiude in bruttezza l'episodio italiano, malamente girato da Lizzani e interpretato da un Gassmann fuori parte. L'idea non sarebbe male, ma le differenze di registro sono troppo stridenti. Improbabili come spie russe, ma piacevolissime alla vista, la Girardot e la Buccella.
MEMORABILE: Lo scambio finale di spie fra americani e sovietici, con i generali delle due parti che si promettono un ulteriore scambio di sigarette e caviale.
Galbo: Commedia degli equivoci in salsa sexy-rosa diretta dall'attore Claudio Bigagli. Il film realizzato reclutando gran parte della famiglia Tognazzi-Izzo parte dalla sensazione di disagio sentimentale di parte delle coppie ormai rodate in cui il desiderio è andato scemando nel tempo, costruendo situazioni che se non sono sicuramente originali appaiono quantomeno abbastanza divertenti e recitate con garbo e senza ricorrere a facili volgarità. Non un capolavoro ma godibile.
Alex75: Western ibrido che mostra due personaggi realmente esistiti a caccia di un “animale assassino” (un bisonte bianco). Il “mostro” creato da Rambaldi non convince molto e le sue apparizioni danno luogo a scene eccessivamente parossistiche; il nucleo narrativo più riuscito è piuttosto il particolare rapporto tra Wild Bill Hickok e Crazy Horse, per quanto i personaggi non escano dai binari della convenzionalità. Fa riflettere la breve notazione sullo sterminio dei bisonti.
MEMORABILE: Il cumulo di ossa di bisonte; Il viaggio di Hickok in diligenza; “Sei lo sparatore più educato che abbia mai fatto saltare le cervella a un uomo”.
Anthonyvm: Enorme biopic dedicato al Mahatma, alle sue dottrine e a ciò che esse hanno rappresentato per il suo popolo così come per l'Occidente. Attenborough predilige focalizzarsi sugli ideali piuttosto che sulla figura privata, evitando i cliché ed evocando emozioni autentiche senza l'ausilio di artifici retorici, potendo contare anche sulla prova straordinaria di Kingsley che riesce a commuovere con la sola forza dello sguardo. Qualche momento di stanca inevitabile (sempre di tre ore si parla) si fa comunque perdonare. Straordinarie le ricchissime scene corali. Da vedere almeno una volta.
MEMORABILE: L'anziano indigente coperto di mosche; Il massacro della folla inerme; Le ondate di sostenitori di Gandhi prese brutalmente a bastonate dalle guardie.