Sposarsi sotto le bombe, riuscendo ad essere felici anche in circostanze belliche e venire, immediatamente dopo, allontanati dall'uomo che si ama. È quello che capita alla protagonista della pellicola di De Santis, che realizza un'opera (e in questo il film ha un duplice valore) sull'Italia postbellica in chiave documentaristica, fotografando la realtà di allora con il paesaggio usato per rappresentare gli stati d'animo in uno stile quasi impersonale. Ed è ancora l'Italia contadina a farla da protagonista assoluta. Neorealismo doc.
Film nervoso, che pulsa della vibrante e convulsa condizione storica dell’immediato dopoguerra e dell’urgenza della ricostruzione dell’economia agricola nelle terre padane, ma che sembra trascendere verso una condizione assoluta: pare quasi una storia postatomica, per il senso di devastazione e caos sociale in una spettrale no man’s land, e per la folgorante visionarietà di certe sequenze. Il tutto tinteggiato di noir, con una banda di disgraziati che ruba i soldi a una cooperativa contadina. Potente narrazione tra neorealismo e simbolismo.
Splendido esempio di neorealismo "resistente" (anche dal punto di vista cinematografico). Prima del capolavoro Riso amaro De Santis formula già compiutamente la sua idea di un cinema consapevole e "partigiano" sul piano politico/civile quanto strutturato e "accumulativo" sul piano tecnico e spettacolare. Il quadro di un'Italia ribollente e sfasciata, imbarbarita ma non impietosa è descritto con una forza a cui si perdonano errori ed eccessi melò. Tutti in parte gli attori, ma ruolo della vita per Vivi Gioi/Daniela, spia tedesca rapata e donna perduta.
MEMORABILE: Il fattore Lulli; Checchi nel "comizio" sul treno: "Sono del vostro paese non ci abbandonate. Siamo come mutilati, perché queste braccia non servono."
La guerra e le bombe sono state un'esperienza terribile, ma vivere in una campagna dove le copoperative sono messe a dura prova dall'egoismo dei latifondisti è quasi peggio. De Santis racconta al meglio la lotta di classe nelle campagne e lo fa con un taglio quasi da film western, con sparatorie e agguati. Una riuscita simbiosi tra neorealismo e cinema d'azione.
Giuseppe De Santis HA DIRETTO ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Il primo lungometraggio realizzato da De Santis (escludendo Giorni di gloria in cui è co-regista).PREMI
1947-48: Nastro d'argento ex aequo per la migliore regia (Caccia tragica)
1948: Festival di Karlovy Vary: menzione speciale (Caccia tragica)Sceneggiatura di Michelangelo Antonioni, Umberto Barbaro, Giuseppe De Santis, Carlo Lizzani, Cesare Zavattini.
Miut ebbe a dire: Qualcuno sa dirmi qual'è il luogo dove si ferma il treno? Non capisco che posto strano possa essere, con quel fossato a fianco dei binari.