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Puppigallo: Non male. Fumettoso quanto basta, con qua e là colpi di scena (Sandokan, ad esempio, è invincibile fino a un certo punto) e condito da azione e siparietti poco seri, quasi sempre con al centro Yanez (bandiera bianca con sorpresa; Finto prussiano...). Certo, ha fatto un po' il suo tempo, ma i personaggi continuano a esercitare il loro fascino, grazie soprattutto alle caratterizzazioni, come quella di Celi (Brooke), con i suoi discorsi, la sua ammirazione per l'acerrimo nemico Sandokan e il suo utilizzare gli altri quasi sempre come esca inconsapevole.
MEMORABILE: Sandokan devia una freccia scagliata dalla ragazza, che dice "La tigre è ancora viva" (Sandokan sorride, mentre un comune mortale l'avrebbe gonfiata).
Kinodrop: Nelle steppe dell'Asia centrale uomini e lupi devono convivere in una sorta di precario e cruento equilibrio per la reciproca sopravvivenza. Questo equilibrio si rompe all'arrivo di alcuni studenti di Pechino inviati come "modernizzatori" delle tribù mongole. La prima parte colpisce per le immagini dei grandiosi panorami e per l'incombente presenza del "popolo" dei lupi, la seconda scivola nel favolistico e nel sentimentale, con un rimando al western (basta sostituire i lupi con gli indiani). Non all'altezza dei precedenti di Annaud.
MEMORABILE: L'atroce fine dei lupetti; I cavalli ghiacciati nel lago; La tormenta notturna e l'attacco del branco; Il lupetto addomesticato.
Daniela: Buono, ma sotto le (alte) aspettative. Dopo un inizio stravisto (il solito killer che si rivolge direttamente ad un poliziotto particolare, lasciando messaggi in codice sul luogo delle stragi), il film prende una strada interessante, con l'anziano Eastwood che può continuare a vivere grazie ad un cuore di donna uccisa e trova una ragione per farlo riprendendo il suo lavoro per scoprirne l'assassino. Il limite è la prevedibilità, per cui già a metà storia è intuibile il piano criminale e quindi ci vuol poco a scoprire l'identità dell'omicida.
Pigro: Garbata versione della farsa di Scarpetta sul marito geloso che assolda un finto eunuco, brillantemente interpretato da Totò. La chiave di volta è la scelta non solo di creare una cornice teatrale, ma soprattutto di piazzare la storia agli albori del 900, consentendo così un doppio livello temporale per la comicità (per esempio, i costumi dei bagnanti). Il protagonista riesce a mettere a segno molte splendide gag e battute, ben equilibrate nel complesso del film, che tuttavia rimane estremamente fragile.
Stuntman22: Negli anni Ottanta-Novanta poteva capitare di vedere un Vanzina cimentarsi in questo cinema da rotocalco. Una deplorevole soap opera lunghissima, patinata ed estenuante, con un Donald Pleasence al punto più basso della carriera e con la "scoperta" del manichino Billy Zane, non ancora consacrato (?) da Titanic. Alexandra Paul la preferiamo nei panni della segaligna Stephanie di Baywatch, decisamente. Delirante come l'altrettanto squallido Sotto il vestito niente, se non di più. Comico.
Siska80: Giovane donna corre ad occuparsi del vigneto paterno e trova subito un bellissimo vicino che si innamora di lei. Anacronistico (sembra uno dei primi filmetti per la tv tratti dai romanzi di Inga Lindström), privo di colpi di scena, prevedibile in tutto, si serve di un cast mediocre relegato in ruoli poco interessanti quando non addirittura antipatici (solitamente i bambini ispirano tenerezza, ma la piccola Mabel è fastidiosa coi suoi continui commenti saccenti e gli sguardi che scrutano dall'alto in basso) e soffre di un doppiaggio italiano scadente. Flop completo.
Rufus68: Un bel film d’azione, tosto e ben girato. A latitare sono la trama (l’operazione di intelligence pare abbastanza improbabile) e, soprattutto, la fragilità del tessuto drammaturgico che semplicisticamente contrappone imperialisti a eversori dell’ordine yankee. Quando entrano in gioco Brolin e Del Toro, però, il film si fa epidermicamente coinvolgente (le sparatorie, il rapimento) sino a persino regalare qualche bel momento (la sequenza con il sordomuto).
Pigro: Avrà creduto di essere lirico o epico, e invece gli interminabili scorci dei paesaggi (bellissimi) o le lunghe sequenze diluiscono il nerbo della storia (lei tradisce lui con un militare: ma quest’ultimo è inglese e siamo in un villaggio di irredentisti irlandesi) rendendo estenuanti le oltre 3 ore di visione. La narrazione troppo basata su attesa e sospensione non si addice al melodrammatico Lean, che - non pago - ci aggiunge una musica inopinata di fanfare e accenti pseudo-felliniani. Un’ora di meno (minimo), e il film sarebbe decollato.
Domila1: L’impressione è che se fosse stato girato dieci anni prima avrebbe reso meglio. Comunque un simpatico film dello Spencer solista, con Lhermitte insolita ma efficace spalla. La mano di Clucher si sente e c’è pure qualche spassosa gag. C'è solo una breve scazzottata, ma tale assenza viene compensata dalle numerose scene di inseguimenti. È superfluo dire, comunque, che senza Spencer il film varrebbe molto meno, perché anche qui Bud offre una bella interpretazione.
MEMORABILE: Spencer che manda all’ospedale l’angelo.
B. Legnani: Viene da chiedersi cosa ne sarebbe uscito se si fosse avuta maggiore cura nel girare alcune zuffe o nel limare alcune situazioni qui risolte, invece, con un po' di faciloneria. Ciò perché la storia è ben più interessante rispetto alla media dei prodotti consimili, l'intreccio è tutt'altro che banale, tutte le facce son quelle giuste (con parziale eccezione dell'eroe positivo, che viene sovrastato da Hundar, il capo dei "cattivi", alto di fisico e aguzzo di ingegno), per cui l'attenzione non cala mai, grazie anche ad alcune soluzioni figurativamente originali. Merita di essere visto.
MEMORABILE: Finale, con il cattivo trascinato dal cavallo ed i dollari che svolazzano qua e là.
Maxx g: Filmetto senza poche pretese più per liceali che altro, o coppie innamorate. Si segue (e vorrei ben vedere!) anche se le parti musicali sono veramente troppo lunghe. Tanto, troppo miele, ma d'altro canto non ci si poteva aspettare altro. Si può anche perdere. Da non confondere con il film di Vanzina del '93.
Pigro: Titolo sbagliato, perché protagonista del film è semmai "il grande fiume": quello che un gruppo di avventurieri risale su un barcone per acquistare pelli da una tribù indiana, tra difficoltà di ogni sorta. Al centro è l'indefettibile volontà dei pionieri anglo-francesi, pronti a superare gli ostacoli in nome del commercio, che lascia spazi anche all'amicizia e perfino a un amore inter-razziale, in cui i nativi sono visti senza le consuete demonizzazioni del cinema hollywoodiano. Bei momenti di azione e di complessità psicologica.
Markus: Paul Turner è uno esperto che dà ai politici le soluzioni per tenersi distanti dagli incidenti diplomatici, in particolare gli scandali sessuali. Accetta per scommessa di occuparsi di una dottoressa impegnata nel sociale, che tenta di candidarsi come governatore. Film che ruota attorno alla figura di Rob Lowe, che molti ricorderanno come "belloccio" in alcuni film degli Anni '80. La pellicola di Bill Guttentag, pur garantendo la professionalità e la pulizia del cinema yankee, di fatto non riesce purtroppo mai a decollare.
Cotola: Non è tra più conosciuti film di Ford ma, more solito, è uno dei tanti di grande valore di un immenso regista. Qui il "miracolo" consiste nel rendere vitale e coinvolgente, grazie all'inserimento di alcune piccole sorprese, una storia semplice grazie all'approfondimento psicologico dei personaggi. Siamo quasi dinanzi ad un film corale dove ognuno ha la sua particina di rilievo e dove tutto è oliato in modo molto convincente. Così ci si appassiona alle vicende della carovana dei mormoni di cui si seguono i destini. Diversi i momenti divertenti e riusciti. Fordiani o meno, merita il recupero.
Nando: Tratto da una commedia di Salemme, il film cerca di scardinare la grande onestà di un funzionario statale che riceve inspiegabilmente delle ingenti somme di denaro mensilmente. Alcune situazioni generano il sorriso, altre sono totalmente forzate ed inverosimili; e la morale sul comunismo di Salemme è di una retorica imbarazzante. Cast affiatato se si eccettua l'interpretazione scadente di Izzo. Finale con sorpresa.
Rambo90: Fumettone d'avventura d'altri tempi, che conserva però ancora un certo ritmo (soprattutto nella prima parte, la migliore) e può contare sulla regia salda di Wellman che in fatto di costruzione della vicenda ci sapeva fare. Wayne è particolarmente gigioneggiante qui, parla da solo e fa molte battute sopperendo col carisma a una sceneggiatura non sempre interessante. Buona l'alchimia con la Bacall (che infatti sarà scelta come partner per il suo addio al cinema) e spettacolare il bombardamento finale da parte dei cinesi comunisti. Godibile.
Rufus68: Un anno prima di Un uomo senza scampo Frankenheimer tratteggia la figura di un altro perdente. Sullo sfondo della provincia americana, così profonda da apparire estranea, vengono inscenati rimpianti, mancati incontri, disillusioni. Non è l'Irlanda di Joyce ma il Kansas: cambia poco. E la spericolatezza della vita dei temerari fa risaltare l'angustia delle vite borghesi, paghe nella rassegnazione. Riprese spettacolari e grande Hackman.
124c: I peplum d'una volta erano girati in questo modo, non c'è Gladiatore che tenga. Questo è un peplum biografico e non religioso, pensato, inizialmente, in due film. La Cleopatra di Elisabeth Taylor sprizza bellezza qualunque costume indossi, mentre ci si blocca troppo sul Marc Antonio di Richard Burton, dimenticandosi del Giulio Cesare di Rex Harrison, che è altrettanto protagonista. Polpettone un po' noioso, quasi una soap-opera cinematografica girata anche a Roma, dove si riesce a riconoscere, fra i centurioni, anche un giovane Martin Landau.
Metuant: Potrebbe tranquillamente stare tra le pagine di un giornaletto da adolescenti sotto forma di fotoromanzo, questo filmetto patinato e pieno di strizzate d'occhio a un certo tipo di pubblico. Bova ha l'espressività di uno scoglio ma tanto non importa, visto che l'importante è mostrarne il fisico; stesso discorso per la Snellenburg, anche se qualche tentativo in più di espressione da parte sua c'è. Per il resto, una dimenticabile soap opera adolescenziale. Ed è pure lungo, come film!
Jurgen77: Dramma sentimentale ambientato durante l'occupazione tedesca nella Francia del 1940. Ottime le ambientazioni e le ricostruzioni storiche. Trama che non sfocia nel melodramma ma che ben accosta momenti sentimentali a duri colpi di scena. Seppur il finale possa risultare prevedibile, la figura della "suocera" rivalutata arriva veramente inaspettata. Senza falsi buonismi o preconcetti da ambo le parti (francesi Vs tedeschi). Godibile.
MEMORABILE: La bimba ebrea nascosta dalla suocera.
Cotola: Straordinario giocattolone d’azione il cui pregio principale è quello di un ritmo indiavolato che si mantiene alto e dura per tutto il film. Si avvale della sapiente e professionale regia dell’esperto Mc Tiernam, di splendide scene d’azione e di ottimi effetti speciali. Serve altro? Certo la situazione principale (un uomo solo contro tutti) non è il massimo dell’innovatività e certi eccessi sono tipicamente “americani” ma per il resto una piccola perla del genere che non va mancata.
Ryo: Un'aspirante ballerina termina la sua carriera a causa di un infortunio premeditato: Grazie e per colpa dello zio, diventerà una delle spie russe più pericolose, le cosiddette "Red Sparrow". Spy-movie coraggioso, duro, crudo, ben scritto e con della buona imprevedibilità. Un bel cast con una Jennifer Lawrence bravissima e splendida. Grandiosa fotografia che accompagna egregiamente i toni cupi e freddi della storia.
MEMORABILE: L'incidente a teatro; La vendetta negli spogliatoi; La prima missione col magnate.
Sonoalcine: Strano thriller psicologico che inciampa vanamente in una sceneggiatura macchinosa, acquosa e tirata per le lunghe, con nemmeno il pregio di proseguire in quel briciolo di credibilità che si era creata all'inizio. Il finale è una presa per i fondelli incredibile: ci si sente avviliti e ingannati allo stesso tempo, senza riuscire a trovare un benché minimo senso in tutto ciò che è appena successo. Discreto come al solito Banderas, tutti gli altri attori, invece, sembrano imbalsamati (Meyers in primis).
Redeyes: Un Reno svogliato trascorre le sue giornate fra le foreste ghiacciate del Canada e qui incappa in una ragazza ferita. Caso? Sicuramente segue un'ora buona di poco o niente e l'action delle primissime scene cala vertiginosamente. Il guaio di questo film è che non si sa bene dove si voglia andare a parare: vendetta, redenzione, passato che ritorna. Tutto appare approssimativo, così come una fotografia scialba (nonostante le belle location innevate). Forse è il momento di ritirarsi davvero, per il nostro Reno?
Lupus73: Dopo tre capitoli di buon livello arriva il prequel: un terzo partito (NFFA) prevale sia su repubblicani che democratici e sperimenta per la prima volta la notte dello "sfogo". Diciamo che tra tutti è proprio questo il capitolo più sottotono, nonostante sia il più esplicativo sull'origine di questa barbarie futuribile. Il problema sta nel fatto che vengono ripetute le stesse formule e le stesse soluzioni dei precedenti senza troppe sorprese, e si continua con il discorso politico (iniziato col tre) basato su banali luoghi comuni tendenzialmente da sistema globale.
Taxius: Stallone torna a vestire i panni di Rocky in quello che è una specie di remake/spin off. In questo caso non è lui il protagonista ma il figlio dell'amico Apollo Creed, a cui fa da allenatore. Il film funziona bene e mescola tematiche sportive a tematiche sulla vecchiaia e la malattia mostrando un lato ancora più umano di Rocky. Pur non essendo protagonista, Stallone è il vero perno del film mettendo in mostra una delle sue performance migliori in carriera. Non un capolavoro, ma superiore alle aspettative.
Galbo: Commedia francese con qualche ambizione, il cui elemento portante è il desiderio di genitorialità; il risultato non è all’altezza: la trama è troppo basica e povera di spunti e sul versante della commedia pura occorre affidarsi all’indubbia professionalità dei due protagonisti, Christian Clavier e Catherine Frot, che lavorano “di mestiere” nonostante la sceneggiatura li agevoli pochissimo, aiutati da una durata della pellicola non considerevole. Evitabile.
Saintgifts: America paese delle opportunità e della libertà. Le opportunità nel campo del lavoro che vanno e vengono alla velocità della luce; la libertà di una diciottenne con il cuore di un ventiseienne rampante che gioca con la testa di maturi impiegati. Sembra ci sia sinergia, altra parola magica vista come ancora di salvataggio per compagnie che affondano, tra il lavoro e la famiglia. Tutto questo in una commedia che fa un grande loop per disfare e rimettere a posto, cercando di convincere di non cedere alla disperazione; basta aspettare...
Donarfio: Terza prova in regia per Colizzi, il quale non deve avere faticato troppo per mettere insieme questa storiella simpatica ma anche abbastanza "facilona" e sconclusionata. Tantissimi minuti spesi per mostrare i giocolieri all'inizio e un finale liquidato con una sparatoria e una carovana che parte non rendono un buon servizio; a tutto ciò aggiungiamo la coppia di protagonisti che non interagisce quasi mai, con Bud lasciato in disparte. Funzionano invece la colonna sonora e la prova di Stander.
Rambo90: Idea vincente che nella prima parte regala non pochi sorrisi, quando si prende ancora poco sul serio, per poi sfociare in una prevedibile seconda parte in cui si cerca di creare qualche spunto di riflessione con punte di romanticismo melò. Funziona quindi a metà questo film, che può comunque contare su un ottimo Dujardin (penalizzato da effetti non sempre riuscitissimi) che trova nella simpatica Efira il giusto contraltare. Non male, ma si poteva fare di più con una sceneggiatura meno pigra.
Mco: Si parte con alcune passeggere scalze in attesa dei controlli in aeroporto, si odono gli altoparlanti gracchiare di un ritardo dei voli a causa del maltempo e poi... bamm, ecco che tutti impazziscono. Dal Maestro Stephen King una riduzione che ha un incipit dinamico, spaventevole ma che, dal momento in cui Cusack esce dall'aerostazione di Boston, perde di ritmo. Non che risulti noioso, ma che mostri una minor dose di inventiva, quello sì. Cell è uno zombi-movie con qualche eco fantascientifica e una critica al sistema tecnologico. Only fan.
MEMORABILE: La schiera di "camminanti" in marcia, compatti e rumorosi.
Galbo: "Orfano" del sodale Terence Hill, Bud Spencer è il protagonista di questo western nel quale interpreta il protettore di un bambino rimasto orfano. Il rapporto tra i due è il nucleo principale di un film che ha chiaramente un target familiare. Personaggi volutamente caricaturali (come quello interpretato dal grande Jack Palance) e azione di tipo chiassoso ma assenza di autentica violenza per un'opera che si può vedere ma si dimentica in fretta.
Magnetti: Un film originale, che porta qualcosa di nuovo nel mondo horror/thriller. A partire dal ben realizzato incidente aereo la Morte si metterà strisciante e subdola sulle tracce di coloro che non dovevano sopravvivere. Si riprenderà le loro vite attraverso incidenti di vario genere, molto ben realizzati e che impressionano parecchio per le modalità. La riuscita del film è tutta nelle idee di chi l'ha scritto, anche perchè gli attori non fanno nulla di memorabile. Da vedere.
Ciavazzaro: Certo, riuscire a portare al cinema la mitica famiglia non è cosa da poco (vedi la brutta serie tv sfornata negli stessi anni, remake a colori di quella storica in bianco e nero), ma invece il film riesce ad essere più che discreto. Bella la Houston, inadatto Julia come Gomez Addams.
Rambo90: Commediola senile non troppo divertente, che sciupa il potenzialmente effervescente duetto tra Jones e Freeman con una serie di gag troppo vecchie per poter davvero divertire. La confezione almeno è dignitosa e i due ovviamente sanno cavarsela con il mestiere, da un cast simile e da un regista come Shelton era lecito aspettarsi di più. La Russo aggiunge ben poco al quadro generale, mentre l'ambientazione natalizia aggiunge un minimo di calore al tutto. Mediocre.
Saintgifts: Ben presto e quasi senza accorgersene, si accetta l'esagerata saccenza di Mark (Brad Renfro) che all'inizio, prima di essere coinvolti nel buon ritmo del thriller, si giudica poco credibile. Ci si abbandona quindi, più che alle emozioni della vicenda, al divertimento che il carattere dei personaggi provoca. Prevale un tono da commedia, aiutato anche da una caratterizzazione da operetta dei cattivi e dello staff FBI che segue il reverendo (Tommy Lee Jones). Tutto però rimane sotto un controllo professionale che sa dove fermarsi.
Rambo90: Un action thriller interessante secondo me, per quanto assurdo nel suo spunto di partenza. Ci sono molta azione, un po' di fantascienza e un serial killer imprendibile: un mix che mantiene sempre alto il ritmo, anche grazie all'esperta regia di Lam nel genere. Van Damme si sdoppia bene (è forse una delle sue interpretazioni migliori) ma si fa rubare la scena da un Rooker, in gran forma. Belle scene action con scontro finale emozionante e interminabile. Da vedere.
Puppigallo: E' incredibile come tutti si prendano maledettamente sul serio in questa pagliacciata, che può essere inserita tranquillamente nelle parodie involontarie dei polizieschi duri. Stallone è un poliziotto di ferro battuto, con qua e là frasone a effetto e una gran voglia di eliminare la feccia dell'umanità, che gli si presenta sotto forma di psicopatici da supermarket e invasati di sette piene di asce e coltelli. Naturalmente, in un simile piatto ricco, Cobra ci si ficca, usando anche il poco tempo libero per dare lezioni a portoricani strafottenti. Talmente assurdo che un'occhiata...
MEMORABILE: Lo psicopatico al supermarket con ostaggio: "Ho una bomba, ammazzo lei e faccio saltare tutto!". E Cobra: "Cosa aspetti, mica devo fare la spesa".
Siska80: Una wedding planner si reca a Parigi per lavoro e incontra un vecchio amico di penna... Amore in vista? Prevedibile come il lunedì dopo la domenica, questa insipida commedia può contare unicamente sulla bellezza delle lussuose location e su quella dei due giovani protagonisti, mentre il resto è ben poca cosa, a partire dalla trama improbabile, proseguendo con l'intreccio non originale e concludendo con il più classico dei baci durante un ballo. Insomma, una produzione indirizzata in special modo alle anime sognatrici che rientra nei canoni tradizionali (e mediocri) del genere.
B. Legnani: Più una festa per gli occhi che per la mente. E dire che l'apparizione del protagonista è fenomenale, con aulico linguaggio e miriadi di parole che iniziano per V. Regge benissimo per circa 45', poi comincia a cedere, pur restando interessante e risollevandosi nell'immaginifico finale. A farsi ricordare è Stephen Rea, che ha il terzo ruolo del film. Orgia di citazioni e rimandi. Una facile e una sofisticata, pescando nel mucchio: "V" ha molto di Zorro, persino con l'iniziale sul manifesto, come in Disney, mentre la rapatura porta direttamente a Dreyer!
Enzus79: La famiglia Addams ritrova dopo tanti anni di assenza lo zio Fester; sarà quello vero? La storia, pur avendo brio, verve e buone gag non convince granché. I personaggi sono ben interpretati, su tutti lo zio pelato cui dà il volto un ottimo e istrionico Christopher Lloyd (anche ben doppiato). Efficace la regia di Sonnenfeld (qui alla sua prima direzione). Discreta la colonna sonora.
Ryo: Il film è tutto centrato sulle vicende professionali del protagonista, anima e cuore a lavoro, pochissime concessioni alla vita privata. Seppure costruito con maestria, non è un film che cattura per brio e se non interessa l'argomento "mondo degli avvocati" risulta di scarso interesse. Non si può non notare però la performance attoriale straordinaria di Danzel Washington, in formissima, completamente trasformato al punto che è difficile riconoscerlo, mai una sbavatura (arricchito nel doppiaggio italiano dal grande Francesco Pannofino).
Gabrius79: Un Totò insolitamente cattivo e sadico è il protagonista di questa commedia nera dove si ride (a volte macabramente) a volontà. Bravo come spalla l'ottimo Pietro De Vico. Parodia del capolavoro Che fine ha fatto Baby Jane? e nonostante la povertà di mezzi può definirsi un'operazione riuscita.
Herrkinski: Film "di recupero" di un D'Amato che evidentemente doveva essere proprio a corto d'idee; rispetto anche ad altri suoi erotici del periodo qui lo script è inesistente, una sorta di tentativo d'accodarsi a Flashdance e Dirty dancing riempiendo il film di interminabili sequenze di ballo (che sembrano del tutto improvvisate), allenamenti della Demy e riprese "rubate" a caso (gli spogliarellisti maschili) nei sobborghi di Richmond. La location tutta USA e la ost italo-disco restano le uniche cose accettabili di un film chiaramente basato sul nulla.
Daniela: Irlanda 1916. In un villaggio sulla costa, la figlia del locandiere, sposata ad un maestro, lo tradisce con un ufficiale inglese, attirandosi il disprezzo dei compaesani. Melodramma sentimentale di lunghezza eccessiva, con un trio di protagonisti non molto convincente: Mitchum fuori ruolo nella parte dell'uomo mite e comprensivo, Miles corretta ma un po' imbambolata, Jones anonimo. Risultano indimenticabili invece alcune figure di contorno (il prete Howard, il matto Mills) e soprattutto gli splendidi paesaggi, fotografati magistralmente.
MEMORABILE: Il recupero delle casse di armi sulla spiaggia, mentre infuria la tempesta: sequenza di grande forza, che merita da sola la visione.
Homesick: Lo rovina un finale frustrante che nella vendetta non restituisce il compiaciuto sadismo ostentato nell’offesa, ma sino a quel punto Fulci si comporta benissimo e con somma professionalità nelle riprese si allinea al filone del western più feroce arricchendolo di sottotesti biblico-psicanalitici (il rapporto amore-odio per il padre, i due fratelli come Caino e Abele) e spunti faceti. Ottimi la tenuta del ritmo, Hilton pistolero ubriacone ma infallibile e Castelnuovo, una rivelazione nelle bianche vesti di pazzo sanguinario; Nero invece "djangheggia" malamente. Grande la canzone di Endrigo.
MEMORABILE: Le massime confuciane citate dall’esoso becchino cinese.
Pessoa: Il ritratto della provincia lombarda durante il Ventennio non sarà una novità ma è ricostruito molto bene, con gran cura nei dettagli e si avvale di uno script di lusso che non perde il suo fascino letterario nemmeno sullo schermo. Nell'assurdo quotidiano di un paese sempre uguale a se stesso si intravedono le contraddizioni di una dittatura che si faceva più consistente e si riesce anche a riderne, benché amaramente. Il cast è di quelli importanti, con un Maccione ottimo protagonista e la confezione non lascia nulla al caso, per un film che dispensa risate per niente facili. Buono.
Daniela: La vita di J. D. Salinger dagli anni inquieti della giovinezza fino alla decisione di isolarsi dal mondo, attraverso i tentativi letterari, l'amore infelice per Oona O'Neill, l'esperienza traumatizzante della guerra... Biografico "ripulito" dagli aspetti caratteriali meno gradevoli in cui lo scrittore è rappresentato come un bel giovane inquieto e talentuoso. Ridondante in alcuni passaggi (il rapporto con l'insegnante interpretato dal gigione Spacey), sbrigativo in altri, un film non brutto ma piuttosto banale.
Myvincent: Sulla scia dei film sul Vietnam, Margheriti si cimenta, coi pochi mezzi a disposizione, realizzando un prodotto artigianale non privo di veridicità. Peccato per il protagonista, David Werbeck, attore tanto prestante quanto totalmente fuori dal personaggio. Tra la vegetazione lussureggiante, pantani e soprattutto insidie di tutti i tipi, si muove un racconto avventuroso, crivellato dalle centinaia di proiettili che stenderanno vittime a non finire. Palatabile.
Rambo90: Doppio Van Damme, quindi combattimenti doppi... il ritmo non è sempre fluido, ma per gli appassionati c'è davvero di che divertirsi. In particolare lo scontro con Bolo Yueng è molto convincente; i rispettivi duelli con i due cattivoni finali e la recitazione del protagonista è inoltre abbastanza riuscita per entrambi i ruoli. Poi c'è Geoffrey Lewis che è sempre una presenza simpatica. La trama è banale, ma il film si segue e ci si diverte.
Siska80: Ancora una volta sulle note della meravigliosa musica degli Oliver Onions, Sandokan ritorna dall'oblio in cui si era volutamente confinato per riconquistare Mompracem. Messe da parte le vicende sentimentali del protagonista, il film si concentra esclusivamente sulla lotta contro i nemici: buoni ritmo e cast (con alcune new entry), azione, avvincenti scontri di massa ma, sostanzialmente, niente di nuovo da segnalare; capitolo utile solo a chiudere la saga in maniera degna (anche se sono stati girati due sequel).
MEMORABILE: Yanez travestito da generale prussiano.
Rigoletto: Notevole dramma acrobatico che va a snidare tutta una serie di sentimenti e cose non dette, trasudanti malizia (si notino i discorsi fra la famiglia ospitante e i paracadutisti). In questo scenario si stagliano, monumentali, due figure: Lancaster, che predica bene e razzola malissimo e la Kerr, al solito algida, incastrata in un abito di contenutezza emotiva ma che - e qui sta la sua vera grandezza -riesce sempre e comunque a comunicare tutto il turbinio del suo cuore. Il resto (regia, riprese aeree, cast) daranno il tocco vincente.
Homesick: Il melodramma matarazziano, capace di raggiungere esiti brillanti in Catene, qui è declinato nella sua forma più stereotipata: nonostante gli argomenti trattati - si inizia con un tentato suicidio, si prosegue con un grave incidente automobilistico, un omicidio preterintenzionale, false accuse e nuovamente con un tentato suicidio - al posto del nobile pathos regna sovrano lo sfibrante patetismo. Il mestiere del regista e la classe degli attori di prima linea - l'addolorata Pampanini, il crudele Santuccio, il composto Girotti - salvano la baracca.