Ancor più sadico e sanguinario di TOTÒ DIABOLICUS (presente nelle foto segnaletiche distribuite dalla polizia per rintracciare Totò Baby insieme ai soliti travestimenti di TOTÒTRUFFA ‘62), il film di Ottavio Alessi dà a Pietro De Vico, vittima preferita di Totò anche nei due film sopracitati, la parte che fu di Joan Crawford nel classico di Aldrich qui vagamente parodiato: quella del fratello angariato dalla perfidia di Totò (aumentata a dismisura dall'assunzione...Leggi tutto di enormi quantitativi di marijuana scambiata per lattuga). Tutto il finale è un esilarante rimando al rapporto tesissimo tra la Davis e la Crawford, con un Totò che arriva persino a utilizzare le braccia di cadaveri murati come applique: un delirio di follia orchestrato dal grande attore napoletano, con occhi e capelli spiritati. Ma è fin dall'inizio che il povero De Vico viene martirizzato in ogni modo dal fratello, ed è questo uno dei motivi di maggior riuscita del film. Come spalla a tutti gli effetti, De Vico funziona benissimo (lo si era già visto nei vari sketch presenti in altre pellicole) e rappresentava la vittima ideale per una sceneggiatura tanto sadicamente "spinta". Totò Baby va oltre il “Diabolicus” proprio per la perfidia allucinata che lo anima, e resta il più compiuto esempio di humour nero nella carriera del Nostro. Non mancano, certo, le scene superflue dovute spesso allo spazio lasciato a Mischa Auer e ai suoi amici (e amiche) nella villa teatro di tutta la seconda parte, ma un Totò in forma ed evidentemente a suo agio in un personaggio che pare realmente "posseduto" vale da solo il prezzo del biglietto. Tra i suoi ultimi film, CHE FINE HA FATTO TOTÒ BABY ricopre un ruolo particolare e va senz'altro visto.
Parodia dell'americano Che fine ha fatto Baby Jane?, il quasi omonimo film firmato da Ottavio Alessi è la storia di due fratelli (uno dei quali violento, appunto Totò Baby) alle prese con un inaspettato cadavere e un'insalata drogata. La trama è come spesso accade poco più di un pretesto per dare modo a Totò (che stavolta non pare avere spalle comiche degne di nota) di dare vita alla sua comicità estrema, anche qui come in Totò diabolicus con venature noir, veramente irresistibile. Il resto è poca cosa.
Esilarante parodia del celebre Che fine ha fatto Baby Jane? con un Totò in grandissima forma e un buon cast di contorno (De Vico, Auer). Ottimi anche il tema musicale, la cena con la marijuana, i delitti (una vera e propria overdose di humor nero). Per chi ama Totò, ma non solo, questa commedia è così divertente che piacerà a tutti. Altri momenti memorabili: la morte della moglie di Auer, il bagno "acido", la testa nel piatto, le braccia usate come applique. Memorabile.
MEMORABILE: Le braccia del postino che diventano un elegante applique.
Parodia di Che fine ha fatto Baby Jane? con un Totò in grande forma. Da quando esce di testa e diventa cattivo, dà il meglio di sè, con espressioni diaboliche, occhi sgranati e una perfidia fuori dal comune. Ne farà di cotte e di crude (i candelabri a muro con braccia vere), dando allo spettatore la giusta soddisfazione nel gustare le sue malefatte. E a farne le spese sarà soprattutto il povero fratello, insultato e terrorizzato di continuo (basta vedere cosa gli cucina). Certo, qui ruota tutto intorno all'estro di Totò, ma può bastare.
MEMORABILE: Totò, fuori di testa, che canta in spiaggia : "Non ho l'età per amarti".
Divertente presa per i fondelli del genere horror, con un Totò superlativo. Buone la sceneggiatura e la regia di Alessi, che conferisce alla pellicola un bel ritmo. Ma è chiaro che la pellicola vive sopratutto della divertita e scatenata performance di un Totò inarrestabile. Memorabile quando serve la cena al fratello e il finale sulla spiaggia. Eccellente anche De Vico.
Forse l'ultimo film dove Totò è letteralmente scatenato: la storia non è granchè e fa il verso a Che fine ha fatto Baby Jane, ma le sue improvvisazioni e i duetti con Pietro De Vico (ottima spalla in sostituzione di Peppino) strappano generose risate. Da antologia la seconda parte del film, in cui Totò impazzisce e si trasforma in assassino. Da vedere.
Titolo anomalo nella filmografia di Totò. Qui si va ben oltre i ruoli di umanissimo mariuolo. Il suo personaggio è davvero cattivo, anche prima di impazzire a causa della marijuana, da quando lancia addosso al fratello piedi di porco e altri utensili per aprire la valigia rubata a quando colpisce una povera vecchina per depredarla della pensione. Con l'inizio della dieta "vegetariana", si evolve in uno spietato e sadico assassino. Prova di alto livello per Totò e De Vico, ma è il cast tutto a funzionare alla perfezione.
MEMORABILE: L'inglese derubato: "Ma non c'è Polizia in questo Paese?"; i vaneggimenti prima dell'arresto.
Più film in un uno: la storia del camaleontico e abilissimo ladro con fratello scemo, gli intrighi con cadavere da far sparire nella villa dei drogati (con tanto di pasto a base di marijuana-maggiorana) e solo alla fine la parodia vera e propria di Baby Jane. Mettere insieme i diversi percorsi narrativi non aiuta la riuscita del film (soprattutto la prima parte è depressa rispetto alle potenzialità), ma consente comunque a Totò di lanciarsi in buone performance coadiuvato da caratteristi non sempre all'altezza. Carino ma altalenante.
Parodia col fiato corto del grande capolavoro con Bette Davis. Se nella prima parte il film marcia a tutto vapore senza concedere una tregua allo spettatore (la recita a scuola, la vecchina della stazione, il trucco per rubare le pensioni), la seconda parte è di una rara sciatteria, con interpretazioni squallide a dir poco (la Holzer e la Brandet avrebbero fatto meglio a cambiare mestiere, ed anche Auer ha conosciuto momenti migliori). Unica nota positiva in tale marasma: Gina Mascetti, che disgraziatamente rimane in scena pochi minuti.
Stravagante, confusionario e divertente Totò, con addirittura una cover in italiano della canzone cantata dalla Davis nel film di cui è (in piccola parte) una parodia. Ovviamente un veicolo per le gag dell'immenso Totò e poco più. Ma intriso di sana cattiveria e momenti memorabili per cui alla fine alla consistenza del film non si fa affatto caso. De Vico è solo una spalla e nient'altro, ma è buffo. Totò domina, concedendosi un respiro più nero del solito.
MEMORABILE: La cena alla "maggiorana"; lo spettacolino all'inizio. I marijuana addicted, giovani ricchi e stravaganti e la di "lei" semina con Auer che canta.
Ci son film che vivono di vita propria, teoricamente non avrebbero capo né coda e invece ecco i frame impazziti sprigionarsi dalla pellicola come splendidi zombi accellerati: ne è un fulgido esempio questo remake totoesco del cupo film di Aldrich. Il vecchio Principe al tamonto in un Alessi's movie, senza nessuno dei suoi fidi al fianco (se non il grande De Vico), poteva rischiare il tracollo e invece no: si butta delirante dentro ogni scena e ghigna, folleggia, strabuzza gli occhi, pasteggia marijuana. Qualche pausa di troppo ma è un Totò trip ragazzi!
MEMORABILE: "...Questa è carne di vitella"; tutti gli ammazzamenti; gli applique di carne umana; la "sabbiatura" di Pietro De Vico; Totò che canta "Non ho l'età".
Un film che senza la presenza di Totò sarebbe insignificante e privo d’interesse. La pellicola di Ottavio Alessi rimane uno spettacolo dozzinale e piatto, caotico e confuso, abborracciato nella storia e privo di qualsiasi dignità artistica ma la semplice presenza di Totò riesce a innalzarne la capacità di divertimento. Mai come in questo film il grande comico napoletano riesce a tirare fuori la sua vis comica nera, sovversiva, anarchica e devastatrice, sempre presente in altri film ma qui elevata a ghigno folle e maligno. Mediocri gli altri attori.
Un Totò insolitamente cattivo e sadico è il protagonista di questa commedia nera dove si ride (a volte macabramente) a volontà. Bravo come spalla l'ottimo Pietro De Vico. Parodia del capolavoro Che fine ha fatto Baby Jane? e nonostante la povertà di mezzi può definirsi un'operazione riuscita.
Divertente. Ovvio che la sceneggiatura (poca cosa e non peraltro originalissima) dia molto spazio alle irresistibili gag di Totò che qui sono davvero molte. Spalla del protagonista questa volta il poco ricordato ma molto bravo Pietro De Vico, che interpreta il fratello più tonto e più buono. Regia tranquilla e semplice, ma tutto sommato non fa rimpiangere persone del calibro Steno, Fulci o addirittura Monicelli. Davvero suggestive le location nella seconda parte. La fattura finale è ok, ci si diverte spensieratamente.
MEMORABILE: Il mordimano di Totò; Il pranzo a base di "lattughina"; Lo sballo di Totò.
Ancora una volta Totò dimostra il suo grande talento senza bisogno di grandi sceneggiature, dominando la scena in ogni situazione, passando in rassegna ogni tipo di comicità, imprimendo il suo unico e originale marchio di fabbrica. Il soggetto, una parodia come andava di moda in quegli anni, non è male, abbastanza ricco di battute e piuttosto strutturato, costruito ad hoc sulle grandi spalle del principe che tutto nobilita con la sua indiscutibile arte, affiancato da caratteristi che, trascinati dalla sua vitalità, danno, pure loro, il meglio.
Singolare parodia che vede Totò coinvolto negli insoliti panni del cattivo, come mai più gli succederà in carriera. La prima parte regge bene, poi il ritmo si abbassa leggermente e si trascina stancamente verso la fine, ma la sua performance è assolutamente ineccepibile e camaleontica, specie quando diventa uno psicopatico assassino dopo aver mangiato foglie di marijuana come fosse comune lattuga. Ancora una volta una grande prova attoriale. Bravo anche De Vico.
Prodotto splendidamente e insospettabilmente fuori di testa, con ritmo incessante e gag a ripetizione, non privo di passaggi sconfinanti nel non-sense e nel macabro, dallo stacchetto musicale sulla marijuana ad angherie degne di Annie Wilks perpetrate dal Totò più folle e sopra le righe mai visto al cinema. E il tutto, nonostante nel primi minuti nessuno l'avrebbe sospettato, va a confluire proprio dalle parti dell'Aldrich parodizzato nel titolo. Uno di quei prodotti eccentrici, eccessivi e incatalogabili che resero unico il nostro cinema.
MEMORABILE: La canzone sulla Marijuana; Il rimedio per la gamba.
Film a due velocità, con la prima parte più convenzionale e piuttosto scontata, dove Totò ripropone se stesso mentre il bravo caratterista De Vico non sempre regge il confronto con il protagonista e spesso di limita a fargli da "specchio". La situazione cambia quando Mischa Auer porta sulla scena il suo talento e trascina il Principe in gustosi duetti. Bella e originale la trama, con momenti horror e sexy piuttosto audaci, per l'epoca. Tutto sommato un buon film, che poteva però, con una regia meglio curata, essere un piccolo capolavoro.
Parodia (in parte, più nel titolo che nella sostanza) e, soprattutto, commedia nera all'italiana, con uno strepitoso Totò (strepitoso per tutto il film; super quando esce di cervello e ne combina di tutti i colori); affiancato da caratteristi di valore (Pietro De Vico gli fornisce assists perfetti). Il film è uno spasso e lo si segue tutto d'un fiato; la trama non è pretestuosa e le trovate (numerose) hanno vero mordente e spirito folle. Colpisce certa maestria artigianale d'insieme; e ci si inchina al genio di Totò (lo scarto dalla norma).
Totò Baby è un ladruncolo inafferrabile e spesso maltratta suo fratello (Pietro De Vico), fino a quando comincia a mangiare insalata alla marijuana diventando totalmente psicopatico. Parodia del capolavoro di Robert Aldrich, non sembra certamente una pellicola girata con grandi pretese, ma ci sono picchi di crudeltà inediti per un film comico e in più è veramente imperdibile vedere il principe De Curtis prodursi in espressioni da criminale folle che solo un volto/maschera come il suo poteva elargire.
Totò che si cimenta tra humour nero e horror è da incorniciare. La trama è nel complesso semplice ma efficace. Sarà pure l'effetto della "maria" ma il Principe così cattivo non lo si era mai visto (vedi la fine delle due povere donzelle!). Ottimo Pietro De Vico come spalla e ingenua vittima, in forma il resto del cast. Il ritmo è sempre sostenuto e la location decisamente suggestiva.
Strabordante parodia talvolta più inquietante persino del film con la Davis: Totò è talmente calato nella parte da risultare odioso per la crudeltà che usa nei riguardi del fratello ancor prima di diventare un omicida (e la causa scatenante è un vero colpo di genio). Professionale la regia, il plot e l'atmosfera cupa ricordano molto quelli di Totò Diabolicus (non a caso Giovanni Grimaldi ha curato la sceneggiatura di entrambe le pellicole), buono il cast di contorno (soprattutto la "vittima" De Vico), innumerevoli scene cult, finale magistrale.
MEMORABILE: "Che, s'è sentito?" (Totò che si affaccia dall'uscio con una mannaia in mano e la faccia da pazzo dopo aver compiuto l'ennesimo crimine).
Prodotto strambo e disuguale. Folle rivisitazione (ma solo qua e là) di Baby Jane, con un Totò scatenato, prima nel vessare De Vico e poi nel massacrare chiunque gli càpiti, a destra e a manca. Se il Principe riesce a strappare molti sorrisi, purtroppo a non funzionare è il cast di contorno, ad esclusione del russo Auer. De Vico, infatti, è troppo passivo, le due bionde non brillano per estro (anche se la Brandet è carina), mentre gli altri sono in scena poco e non incidono. Fra gli ospiti alla festa si notano Stelvio Rosi e Paolo Giusti.
MEMORABILE: Toto equivoca e crede che la marijuana sia la maggiorana.
Il film in cui la crudeltà di De Curtis esplode in tutto il suo splendore. Non tanto per le geniali trovate di un Totò ormai stravolto dalla "maggiorana" che ammazza due affascinanti ragazze (che peraltro volevano ammazzare lui!) e amputa arti per farne applique, ma per le angherie con cui già "da sobrio" vessa suo fratello Pietro De Vico. Ma se qui la cattiveria è portata al parossismo c'è da dire che Totò ha sempre maltrattato volontariamente o involontariamente i suoi partner cinematografici (oltre alle dita nel cassetto di Peppino a farne le spese è spesso il povero Macario).
Più che una parodia del capolavoro aldrichiano (in quel senso ci si limita solo ad alcune sequenze iconiche, ricostruite con encomiabile precisione), si tratta di una deliziosa black comedy che, fra cadaveri da occultare, equivoci disparati e delitti su commissione, prende in giro una buona fetta del thriller e del noir, culminando in un atto finale così cupo da rasentare l'horror grottesco (fra decorazioni necrofile alla Ed Gein e suggestioni cannibaliche pre-Hooper, c'è poco spazio per le risate). Totò e De Vico, spesso improvvisando, conducono diverse gag ben riuscite. Notevole.
MEMORABILE: Il cadavere nella valigia; La gamba spezzata à la Misery; L'omicidio con l'acido ante-Jolly killer; I cadaveri reggi-lampada; Finale in manicomio.
Tra gli ultimi film di Totò decisamente uno dei migliori, perché l'attore napoletano è lasciato libero di sviluppare la sua comicità addirittura affrontando il tema della droga! Paradossalmente, giova al Principe il non avere nel film alcuna delle sue spalle abituali, perché Castellani appare assai di rado e Totò gestisce da solo le scene madri. Scatenata parodia di Aldrich, in certi punti superiore anche al già ottimo originale.
Guardare Totò diventare così estremamente crudele nella parte clou del film può lasciare un po' turbati. Fino alla parte in cui viene messo in atto il ''do ut des'' con Micha, il film è godibile, in particolare il prologo con Castellani, i tentativi di borseggio alla stazione e quelli per mascherare il cadavere ritrovato nella valigia. La passività del povero De Vico, che a dire il vero un po' se le cerca proprio per la sua estrema stoltezza, è uno dei punti di forza del film. Avrebbe potuto essere diretto da Fulci...
MEMORABILE: ''Lei è un prosseneta!''; La manganellata al tizio corpulento; La barba al cadavere; Il suggerimento di Pietro per spaventare la moglie di Micha.
Coppia di fratelli ruba una valigia con dentro un cadavere. La prima parte, di comicità ordinaria, spazia dalle truffe ai furti. Il cambio arriva quando entra in gioco la marijuana e con il personaggio di Totò che esce dai suoi soliti canoni "buonisti". Scarso aiuto da De Vico che serve solo come vittima designata e nessun apporto dai comprimari. In brevi momenti si inseriscono situazioni slapstick che hanno poco a che fare con la vena pungente conclusiva.
MEMORABILE: Le lampade con le braccia; La semina della droga; Lo schedario gigante.
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HomevideoZender • 21/07/11 14:34 Capo scrivano - 48264 interventi
Non dei migliori. Per quanto il video sia anamorfico 1.85:1 la definizione è molto bassa. Nessun restauro insomma, e qualità che ne risente, per quanto si sia visto di peggio in giro. Audio ok.
Pietro de Vico tenta di aggredire un pensionato alto e grosso ma lo sfollagente non ha effetto su di lui. Si tratta dell'ex atleta di lancio del disco Giuseppe Tosi era alto quasi due metri altezza che gli consentì di entrare tra i corazzieri.
Ho presente quella scena spassosa, Squash che però non era stata girata in una posta ma nella Stazione Ostiense di Roma che all'uopo fungeva da ufficio postale come Mauro ha documentato nel settore Location verificate; però Wikipedia riporta che il "gigante" Giuseppe Tosi, molto popolare cinquant'anni fa, partecipò anche ad un altro film di Totò.....
Chissà se potresti scovare quale....
Io il discobolo Giuseppe Tosi lo ricordo nel film di Bolognini "La Viaccia" se la memoria non mi tradisce.
Al decimo minuto circa, un ispettore mostra ai giornalisti 5 foto che immortalano altrettanti travestimenti di Totò Baby (!). Trattasi in realtà di scatti estrapolati da film del Principe della risata e quindi, in ordine di apparizione:
[img size=424]https://i.postimg.cc/NjHKWzm4/capture4.png[/img]
Questo è il travestimento da facchino che utilizza al min 17:30 del film.
Le immagine mettile in formato jpeg e non in png.
Grazie, ecco cosa mi ricordava la numero 4, la più ovvia, anzi no, è un blooper, un anacronismo forse (ci mostrano una scena che deve anora avvenire) . Grazie per la prima foto, proverò a convertire, non sono pratica :)
Va ricordato che in un ruolo significativo quello del commissario recitava l'attore bolognese Alvaro Alvisi il quale ebbe poca vita cinematografica ma in compenso ne sviluppò una teatrale portando diverse operette nei teatri italiani, ricordo da giovane una sua "Il paese dei campanelli" portata al Politeama di Napoli!