Una donna si incontra con una vecchia fiamma che ha ripreso a farle la corte dopo molti anni. Il marito li sorprende e si scatena il dramma. Buon melodramma dal notevole successo al botteghino. Ben scritto e diretto con polso robusto, si avvale di un buon ritmo e di due interpreti in stato di grazia.
Capostipite di tutti i lacrima movies, non si risparmia nessun trucco "cipolla", compreso il sottofondo della canzone "Mamma" in una celebre scena... Gli interpreti si adeguano, ed è impossibile rimanere a ciglio asciutto, bisogna avere non il cuore di pietra, bensì non possederlo proprio. Affettuosamente omaggiato da Tornatore in Nuovo Cinema Paradiso.
MEMORABILE: Lei vorrebbe rivedere i figli, ma la suocera ha giurato...; l'accento di Nazzari.
Imprescindibile melodramma a tinte forti in cui forti, profonde passioni sono responsabili prima del disfacimento, e poi della ricostituzione del nucleo familiare: il sacrificio della donna gioca un ruolo definitivo. Bravissimi tutti gli attori (bambini compresi) che circondano il più che collaudato Nazzari e la nuova promessa Sanson. Il brano "Lacrime napulitane", cantato da Roberto Murolo, ispirerà il buon remake di Ciro Ippolito.
Il meccanico Piero e la moglie Rosa vivrebbero felici e contenti con i loro due figlioletti se non ricomparisse l'ex fidanzato fellone della donna, che ricatta lei e scatena l'ira funesta di lui. Patatrac! Il Sirk nostrano al top per questo melodramma strappalacrime di grande successo popolare, turgido e carnoso come i suoi protagonisti. L'eccesso può far sorridere, ma poi, quando si sentono le note di "Mamma", si affaccia la commozione... c'è poco da fare, i figli so' pezzi 'e core
Mostruoso incasso nella stagione 1949/50. Si può ironizzare fin che si vuole sul noto melodrammone, ma resta il fatto che i tre interpreti principali sono perfetti come facce e come voci (sì, anche la voce di Nazzari con la nota, secca cadenza: Nazzari non può parlare che con quella voce lì), gli altri interpreti girano bene (bimbetti compresi!), la semplice trama fila via che un piacere, le scene cruciali sono semplici ma impeccabili. Matarazzo conduce con piglio sicurissimo. Apologo (involontario?) del delitto d'onore.
MEMORABILE: Al ristorante, sul terrazzo. Lei che esce dall'aula del Tribunale.
Esemplare "Che bello, ho pianto tanto!" - movie dall'indiscusso maestro del genere, padrone ineguagliato della messa in scena e delle dinamiche. Per la verità non è neppure il più elaborato (o il più sadico verso la sciagurata coppia), ma funziona alla perfezione. Onore al merito anche alla grande voce di Dhia Cristiani, perfetta per la Sanson e per il tipo di film, sublime nei suoi "T'ammazzo... canaglia!" o i "Vigliacco! Vigliacco! Vigliacco!".
Il melodramma italiano di quegli anni al suo massimo splendore. Ambientato in una Napoli decisamente oleografica, presenta molti degli snodi narrativi classici (l'uomo che ritorna dal passato, la donna che si sacrifica per colpe non sue) ed un gruppo di interpreti decisamente in palla, su tutti Nazzari con la sua voce stentorea. Il meccanismo del bambino che sa ma non può dire funziona ancora come un orologio svizzero, anche dopo 60 anni. Comunque, non mi era dispiaciuto nemmeno il remake di Ciro Ippolito.
MEMORABILE: Lo sguardo commosso di Nazzari mentre Murolo, chitarra in mano, intona "Lacrime napulitane" al dormitorio nell'Ohio più finto mai visto in vita mia.
Primo frutto, affatto acerbo, della collaborazione Matarazzo/Nazzari/Sanson. Vituperati criticamente all'uscita ma amatissimi dal pubblico, che vi proiettava morbosità che oggi inteneriscono, i Matamelò si prestan ad analisi multiple. Rispettando, ma azzerrando, i canoni neorealisti, Catene crea un pathos primigenio procedendo per accumulo inesorabile di situazioni. La recitazione quasi straniata dei due mattatori raggela il testo. Confezione pulitissima: script De Benedetti, fotografia Montuori, montaggio Serandrei. Nessuno tocchi Catene: è il film di mamma mia!
Il capostipite di tutti i melodrammi italici, dotato di una forte carica emotiva frammista a una notevole forma di maschilismo imperante nell'epoca. La narrazione suscita commozione toccando il filo giusto nelle scene più importanti. La coppia Nazzari (monumentale)/Sanson (vittima a prescindere) fa parte della storia del cinema italiano. Ispiratore di molti altri drammoni.
“Così piangevano negli anni ‘50”. Con questo film, Matarazzo lancia un filone di grande successo (anche grazie alla coppia simbolo Nazzari-Sanson), basato su sentimenti forti e avversità assortite attorno alla triade “Isso, Essa e ‘o Malamente”, con i bambini come testimoni innocenti. Una ricetta semplice e tradizionalista, a tratti ingenua, ma di sicura presa per un pubblico che aveva bisogno di sognare dopo l’incubo della guerra. Incuriosisce la presenza di Roberto Murolo in un piccolo ruolo.
Il Matarazzo più noto ma non il migliore, penalizzato da un personaggio femminile tanto succube e inerme da far scivolare il film verso un'ineluttabilità tremendamente prevedibile. Poi avvenuto l'ineluttabile la situazione migliora, tra drammaticità spesso sconfinanti nella risata involontaria (e l'incompreso di turno travalica sovente la soglia), ritmo inarrestabile, un Nazzari di inarrivabile carisma (anche quando a mano armata) e una regia tutto sommato senza sbavature. Da segnalare l'involontario politically incorrect dell'ultima svolta.
La quintessenza del melodramma italiano. Falsi tradimenti, fughe, bimbi traumatizzati, arringhe, in una Napoli troncata della lingua; si parla in dizione anche se il contesto è semiproletario. Pur appesantito dal gravame del cinema anni 40 di genere, il regista si muove agile con attori versatili (i diversi registri del divo Nazzari e di Nicodemi; meno soluzioni per la Sanson). Troppo architettato per essere pienamente neorealismo rosa. Libero Bovio (soggetto) paga una piccola tassa sulle lacrime napulitane ma riesce a condire pathos e sentimento. A suo modo pietra miliare.
MEMORABILE: Un operaio intona alla chitarra "Lacrime napulitane" tra gli emigranti negli Usa.
Un drammone di tale portata poteva essere ambientato solamente a Napoli, regno della sceneggiata per eccellenza. La gelosia acceca Guglielmo portandolo all'omicidio e a ripudiare la moglie; per fortuna il film non sconfina nella tragedia e la trama, per quanto spinta alle estreme conseguenze, ha una sua logica (all'epoca i delitti d'onore erano in voga in tutto il mondo) e ispirerà Ciro Ippolito per il suo Lacrime napulitane. Lode speciale all'accoppiata Nazzari/Sanson, che ancora oggi fa un certo effetto.
Nella vita della moglie di un meccanico riappare un vecchio amore. Melodramma celebre quando uscì, resiste abbastanza alla prova del tempo. La trama ha un incedere preciso e ogni tanto viene ravvivata da accelerate emotive. Napoli si presta, tra una canzonetta e l’altra, a essere teatro di delitti d’onore, pianti assortiti e famiglia patriarcale. Riguardo a quest’ultima, la figura della Sanson (troppo giovane rispetto al primo figlio) è sminuita a ogni scena, pure dall’ex amante. Nazzari ha presenza, soprattutto col suo caratteristico tono di voce. Finale strappalacrime.
MEMORABILE: Il figlio che supplica di non uscire; La canzone di Murolo; La suocera che perdona.
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B. Legnani ebbe a dire: Scrive Il Gobbo:
Onore al merito anche alla grande voce di Dhia Cristiani, perfetta per la Sanson...
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La trovo dolcissima nel ruolo della prostituta di buon cuore di OSSESSIONE...
Il prezioso sito Il mondo dei doppiatori afferma che la voce della Sanson in catene sarebbe della Proclemer, a me sembra la Cristiani senz'ombra di dubbio.