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Myvincent: Una specie di film apocrifo del "Richiamo della foresta", essenzialmente rivolto a un pubblico infantile soprattutto per la sceneggiatura imbastita a mo' di raccontino perfetto. Ci sono un cattivone irriducibile che fa il bello e cattivo tempo (Jack Palance) e altri che conoscono l'onestà e le buone maniere. Il cane Buck appare subito nel suo splendore, mentre per ammirare Joan Collins bisogna attendere non poco.
Rigoletto: Tempi duri alla corte di Erode il grande, in pericolo mortale per aver schierato le sue truppe al fianco di Antonio nella contesa con Ottaviano e per gli intrighi di palazzo orditi dal figlio Antipatro. Chi pensa che le vicende qui narrate siano incastonate in un contesto biblico farà bene a tenersi alla larga, sebbene, pur nella sua lentezza, non la si possa definire una pellicola noiosa. Purdom ci mette cuore e anima, ma il film (non senza difetti, come nel finale) finisce nel dimenticatoio.
Graf: Franco deve vincere una gara di arti marziali. Puntuale parodia in chiave farsesca dei mirabolanti ed enfatici film-karate che ebbero all'inizio degli anni ’70 un clamoroso ma breve successo al botteghino. La burla è pienamente riuscita a partire dal titolo geniale e per tutto il film si snoda divertente attraverso gag beffarde, giochi linguistici assurdi, sketch spassosi che colpiscono il bersaglio. Sicura la regia di Cicero, narrazione spigliata e senza fiacchezze, Franchi, Agus e Andronico in forma smagliante.
B. Legnani: Commediola sciocchina, affidata alla simpatia della Pica (zia d'America che s'è rovinata, che va al Terminillo per cercare di accasare con ricconi le due nipoti), che deve rimediare ad una sceneggiatura raffazzonata in alcune parti, assai sbrigativa in altre. Spesso noioso, strappa a malapena un paio di sorrisi, ma più per la simpatia "storica" di alcuni interpreti che per quanto essi qui fanno. Navarrini, in vita sposatosi quattro volte, qui non impalma la bionda preferita. Il suo titolo di capitano onorario in una milizia della RSI si sposa con le citazioni mussoliniane della Pica.
MEMORABILE: La perenne teatralità di Nuto Navarrini; Mirko Baiocchi (il celebre [f=1277]Maestro Canello[/f]) qui al pianoforte.
Piero68: Loy troverà sempre nella "napoletanità" e nella sua comicità involontaria una fonte inesauribile di ispirazione. Secondo film di un trilogia incentrata sull'arte di arrangiarsi. Iniziata con Cafè express e terminata con Pacco, doppio pacco... il film parte bene. La storia promette e Giannini e la Sastri sono perfetti nel ruolo. Ma pian piano il film perde di intensità con scene secondarie inutilmente lunghe e noiose. Sceneggiatura e comicità lentamente svaniscono nel nulla lasciando allo spettatore un finale tanto scontato quanto deludente.
Gabrius79: Deliziosa pellicola diretta da Festa Campanile con un Dorelli simpatico e divertente spalleggiato da una godibilissima Villoresi. Non è da meno il resto del cast in cui forse l’unico un po' spaesato rimane Dufilho. Il ritmo non scende mai nonostante si passi da una prima parte che tende alla commedia a una seconda che diventa un piacevole giallo. Finale a sorpresa.
Pinhead80: Johnny Depp è l'anima di questo film, ma da solo non riesce a reggere tutta la pellicola, che dopo un buon inizio diventa alquanto noiosetta e scontata. L'ascesa e il declino del protagonista nel mondo della droga rispecchia anche lo stato d'animo dello spettatore durante la fruizione del film. Ricordo anche l'ilarità che si era creata in sala alla fine del film per la presentazione del vero volto del protagonista (nella vita reale)... e dire che da ridere, in fondo, c'era ben poco, visto l'epilogo.
Giacomovie: Una donna matura e separata desidera trovare l'amore vero ma trova solo qualche relazione anaffettiva. Film introspettivo sulla psicologia del sentimento, nel quale i personaggi analizzano le loro vite dal lato delle loro relazioni e reazioni amorose. C'è un'amarezza di fondo che lascia percecipire solo come mera speranza il "bel sole interiore" del titolo originale. Le buone intenzioni analitiche non vengono sostenute dallo svilippo, spesso spezzettato. La 53enne Juliette Binoche mostra uno charme invidiabile.
B. Legnani: La sua caratteristica principale (un cast ricco di volti celebri) è di sovente anche il suo limite, perché scatta la gara al riconoscimento, il che distrae dalla trama. Non è un caso, forse, che quando il film si compone di duetti (Chiari-Lollo o Chiari-Mangano) esso prenda quota, fino al pensoso (e probabilmente autobiografico) finale, uno dei momenti migliori del film, insieme alla gestione del necrologio. Funziona meglio la seconda parte rispetto alla prima, troppo spezzettata in quadri spesso molto brevi e non sempre riuscitissimi.
Enzus79: Mediocre film d'azione di Terence Young. Peccato perché con un cast di tutto rispetto (Bronson, Pistilli, Mason e la Ullmann) ci si aspettava di più. Non bastano le belle scene dell'inseguimento tra la polizia e la super macchina di Bronson. Si è visto di meglio.
Galbo: Qualche anno prima de Il giustiziere della notte, il granitico Charles Bronson (sempre diretto da Michael Winner) interpreta un altro "revenge movie" sebbene in un contesto nettamente differente come un western. Siamo tuttavia lontani dall'epicità del western classico e Chato è un film "sporco", carico di violenza e di rabbia derivante dalla frustrazione del protagonista, ingiustamente braccato. Molto godibile, è un film che lascia il segno grazie anche alla brillante prova del suo protagonista.
Saintgifts: Non è stato sostituito lo squalo con un coccodrillo; il film, nonostante non sia paragonabile a quello della famosa musichetta che annunciava l'arrivo del divoratore, offre qualcosa in più: la guerra civile in Burundi, luogo dove il grande coccodrillo Gustave ha divorato, fra l'altro, un'antropologa che aveva scoperto una fossa comune. La tragedia della guerra si unisce quindi alla paura di Gustave, furbo e crudele come l'altro Gustave, più piccolo, che però fa parte della categoria umana. Film di una buona mediocrità, se così si può dire.
MEMORABILE: Lo sciamano che sbuffa fumo sui visi; La tremenda mistura per attirare il coccodrillo.
Mco: Immerso in una realtà difficile, si dipana un plot che unisce crudezza e tristezza, senza giammai indulgere nel pietismo. Grande prova di tutto il cast (Platt sempre immenso) che si muove armomico pur affrontando temi alquanto delicati quali l'autismo, l'alcolismo e il cancro. Trattato sulle "unioni spontanee di anime", frutto di quella spinta invisibile che porta soggetti coi problemi più disparati ad avvicinarsi creando un legame unico e insostituibile. Zig Zag è onomatopea perfetta del percorso personale e della diegesi stessa del film.
MEMORABILE: "Due zeta maiuscole e due g minuscole".
Homesick: Si potrebbe suddividere in tre fasi: una partenza giocosa e frizzante con una sorta di Vacanze romane verdoniana – ma la Hovey è certo più Brooke Shields che Audrey Hepburn -, un calo precipitoso quando subentrano sdolcinati risvolti rosa e una tardiva ripresa con l’inaspettata amarezza finale. Verdone attore si sceglie un personaggio di bambinone, convincente soprattutto nei suoi dialoghi timidi e goffi e, come regista, equilibra i comprimari più esagitati (Fabrizi, Bracconeri) con quelli più impettiti (Bolkan, Saxson).
MEMORABILE: Verdone che racconta alla Bolkan le sue improbabili origini italo-inglesi.
Cotola: Il più atipico dei film di Peckinpah, che in questo caso dà vita ad un film rilassato ed allegro il cui messaggio politico anticapitalista è assolutamente chiaro. Cable Hogue (interpretato da un grande Jason Robards), infatti, è un onesto personaggio che verrà letteralmente schiacciato dal “progresso” e dalle sue spietate leggi. Splendido finale che conferma l’anticonformismo di questo grandissimo regista.
Daniela: Per vendicare il brutale omicidio dei genitori, un giovane uomo, all'inizio molto ingenuo ed inesperto, si mette alla ricerca dei tre responsabili, rischiando di diventare egli stesso un malvivente simile a loro... Western classico su un tema ancora più classico, diretto con mano sicura da un esperto del genere, con splendidi paesaggi esaltati dalla fotografia di Lucien Ballard ed un cast lussuoso anche nei ruoli secondari, mentre il tallone d'Achille è costituito da una sceneggiatura non priva di smagliature e troppo costipata di personaggi e situazioni.
Pigro: La storia non è gran che: un commerciante francese si reca in Giappone dove si innamora di una donna misteriosa. La realizzazione è peggio: lenta, sfibrante, illustrativa, didascalica, con una musica che vorrebbe essere languida ed è solo indisponente. La ricostruzione storica del primo 800 è ben fatta, ma la sceneggiatura non ha mordente (come gli attori) e la regia preferisce concentrarsi sulla calligrafia anziché sulla necessità. Mancano completamente il senso del fascino e del mistero che teoricamente dovrebbero sostenere il tutto. Melenso.
Gabrius79: Film giovanilistico decisamente poco riuscito con una trama che si trascina stancamente e che lascia spazio a rari momenti godibili. Bene Pisani nel ruolo del prof che vuol cambiare le regole, sprecati invece Preziosi e Catania in ruoli minori. Il resto del cast studentesco non risulta ben delineato e non riesce a catalizzare più di tanto lo spettatore. Trascurabile.
Didda23: Molly è una giovane imprenditrice e ha creato una app che permette alle persone di trovare un partner per presenziare ad appuntamenti lavorativi, nei quali presentarsi in "coppia" dà più chance di successo e carriera. Per convincere una facoltosa investitrice sperimenterà il potenziale della sua creazione. Un sentimentale dal clima natalizio non eccessivamente zuccheroso, gradevole nella messa in scena e nell'interpretazione di un cast oltremodo delizioso. Nulla di particolarmente innovativo, ma i dialoghi non sono affatto male e il ritmo garantisce un'ora e mezza di spensieratezza.
MEMORABILE: Il regalo al padre di Molly; Il collega di Jeff che svela, con cattiveria, il segreto di Molly; La passione di Jeff per il Natale
B. Legnani: Western iberico-italiano che porta avanti due trame che poco si intrecciano, quasi da far pensare che siano nate in modo indipendente. Una vede una serie di vendette trasversali che manco la mafia, l'altra un rapimento ed un ritrovamento d'infante non proprio lineari. Dialoghi così così, con qualche momento un po' surreale. Qualche faccia cara, qualche faccia che non convince (in primis il giovane Romero Marchent), qualche snodo assai carente di logica. Chi vuole la violenza la trova: ma molto, troppo, di tutto il resto manca, e in modo crepitante. Se vi contentate...
Pigro: Il ragioniere più sfigato d'Italia viene sfrattato dalla figlia e dal genero scimmiesco, prima di scoprire di essere malato terminale. La maschera inventata da Villaggio doveva prima o poi incontrarsi con la morte, e lo fa naturalmente alla sua maniera, da perdente. La risata approda a lidi meno pirotecnici, riservando qua e là gag divertenti, ma sempre più basate su effetti di pura comicità stereotipata anziché su una reale capacità originale di descrizione (sia pure grottesca) della realtà.
Rambo90: Divertente commedia tipica di Doris Day, dove Cary Grant sostituisce l'abituale Rock Hudson con bravura e classe. La storia non è originale ma ci sono molti momenti divertenti e battute simpatiche; ottima ovviamente la prova del cast compresi i comprimari tra cui John Astin e Gig Young. In particolare spassosi i duetti fra quest'ultimo e Cary Grant in alcune parti del film.
Rambo90: Con una trama di fatto inesistente, Neri Parenti assembla una squadra di cuochi pasticcioni dando vita a una serie di gag talmente vecchie e nosense da avere dell'incredibile. Eppure si ride ogni tanto, al punto che se solo la regia fosse stata meno sciatta e la sceneggiatura più compatta forse avrei gridato al miracolo. Il merito è del cast: se Boldi è ormai pallido ricordo di ciò che fu, i suoi compagni sono in palla tra un ottimo Casagrande, la brava Chillemi, la Vukotic e un Bandiera scatenato. Imponderabile come film, ma simpatico.
Mandrakex: Una guardia di diligenze, tradita e ingannata, viene scambiata per un fuorilegge di una banda di razziatori. Routinario western di serie B, insolitamente girato perlopiù in città, che ha dalla sua un ritmo sostenuto, un buon cast di contorno e più di un colpo di scena. Scott è una garanzia come sempre mentre tra le seconde file compare un giovane Bronson. Sorprendente per un film di questo livello il gioco di ombre e luci del finale. Nonostante una prevedibilità di fondo si lascia vedere volentieri. Può piacere anche ai non esperti del genere.
MEMORABILE: La voce narrante di Scott che introduce la vicenda; Lo stratagemma delle selle slacciate; La resa dei conti nel buio del saloon.
Luchi78: Non convincente. L'azione c'è ma a tratti; regna sovrana, invece, una sorta di nazionalismo arabo-americano dove la collaborazione tra le due task-force viene esaltata per suggellare l'amicizia tra USA e Arabia Saudita contro il nemico integralista musulmano. A parte l'incipit iniziale e poche altre scene, tipo quella dell'inseguimento in autostrada, il ritmo impresso dal regista non coinvolge sufficientemente lo spettatore. Due pallini.
Piero68: Classico action-movie di un Woo sempre fedele a se stesso. Adrenalina profusa a piene mani e un cast azzeccatissimo ne fanno una pellicola godibile fino in fondo nonostane l'eccessiva durata. Il soggetto molto arguto porta immancabilmente a dei risvolti filosofici che lo rendono più intrigante di altri suoi simili. Come dice il titolo ll bene ed il male, interscambiabili comunque, diventano facce di una stessa medaglia che arrivano finanche a confondersi tra loro. Per dirla tutta è raro vedere un action di questo tipo con un cuore ed un cervello.
Enzus79: Commedia divertente ma mediocre. Purtroppo la storia nella seconda parte cade in un sentimentalismo banale e soprattutto poco credibile. Nonostante ciò il cast è di discreto livello: Hoffman risulta il migliore e Jennifer Aniston non dispiace.
Xamini: Commediola che punta tutto sull'idea e, gironzolando attorno a questo rimasuglio di tabù, riesce anche a far sorridere. Niente altro, però, dato che storia e personaggi soffrono preoccupanti eccessi di piattume e banalità. Gli unici due tentativi di eccezione sono la sorellina di Donnie Darko, decisamente più invecchiata di quel che ci si sarebbe potuto aspettare ma piuttosto vispa, e la meravigliosa Jones, sventuratamente annichilita dal proprio personaggio. Ce lo dimenticheremo.
Tomastich: Il cittadino è in guardia... e lo spettatore? Gli aficionados possono continuare imperterriti a tifare per Mahoney e soci (c'è anche una giovane e affascinante Sharon Stone). Proctor & Harris sono i pasticcioni di turno e questa volta rischiano anche la pelle.
Nick franc: Non convince questo nuovo adattamento del classico di Agatha Christie: Branagh cerca di modernizzare il racconto ma se da una parte la cura della messa in scena è ottima e il film risulta visivamente appagante, dall'altra il risultato appare freddo e piuttosto superficiale, con un cast stellare che, tolti regista e Pfeiffer, non va molto oltre il compitino (anche perché alcuni personaggi sono a malapena abbozzati). Interessante Poirot che alla fine perde le sue certezze, ma l'epilogo è girato in maniera moscia e anche la ricostruzione del delitto è tutt'altro che memorabile.
Saintgifts: "Io odio Hitler!" è il grido liberatorio dei due piccoli ragazzi nella solitudine di un paesaggio colorato dall'incanto dell'autunno. Un modo diverso per raccontare gli orrori e i dolori della guerra; non dal fronte, dove ci sono i protagonisti, ma da una tranquilla cittadina della Germania, dove ci sono invece spettatori costretti a subire tutte le nefaste conseguenze di una guerra non voluta. Liesel (un'intensa Sophie Nélisse) trova nella nuova famiglia tutto ciò che le servirà per esprimere i suoi talenti; libri, ma anche pagine bianche da riempire.
Capannelle: Inizio magistrale: i primi 20-30 minuti sono condotti con gran ritmo e sapienza registica. Poi il film si rimette su binari normali e svacca un po' con l'arrivo della Lopez a cui affidano un personaggio con venature semiserie che non sempre risulta intonato. Per fortuna che c'è il combattimento sul grattacielo a ricordarci di che pasta Statham sia fatto e un finale senza infamia e senza lode.
Leandrino: Un gruppo di violenti fuorilegge alle prese con l'ultimo "lavoro" in un'epoca che volge alla fine. Non esiste pensione per chi assalta treni o per chi caccia taglie; resistono solo alcuni valori da banditi, e la volontà di finire con chi si comincia: ecco che la lunga cavalcata di Peckinpah ci porta al parossistico, iconico, finale intriso di sangue. Film che setta nuovi standard per il genere e per l'industria, a partire da un montaggio frenetico che nelle sparatorie arriva all'inserto subliminale.
Il Gobbo: Terribile western comicarolo con Vianello e Chiari nei panni dei fratelli Bullivan, due emeriti idioti che grazie a un pollo miracoloso (è così) sgominano il feroce Fats Missouri (Aroldo Tieri!). Trovate e battute ("ho le carte da poker. Poker ma buoner"; "El Paso da quando siamo andati via è raddoppiata: El paso doble") al grado zero. Però siamo in Almeria, e nel cast si aggirano molte facce che rivedremo in Per un pugno di dollari. Firmato dallo spagnolo Antonio Momplet per ragioni produttive, ma diretto dal nostro De Martino.
Galbo: Giunta al terzo episodio, la serie Meet the parents non ha ormai molto da dire e nemmeno l'innesto dei nuovi personaggi interpretati da Laura Dern e Jessica Alba riesce nell'intento. I coprotagonisti del secondo episodio, la Streisand e Hoffman vengono relegati in piccole parti e il "peso" del film è tutto sulle spalle di Stiller e De Niro che pur impegnandosi sono mal serviti da una sceneggiatura che utilizza gag forzate, mai realmente divertenti.
Maurizio98: Ultimo Tango a Roma. Esclusivamente al femminile e riservato al fare l'amore, occasionale ma intenso, tra due donne diverse tra loro: una statuaria russa e una minuta ragazza spagnola, sensualissima e più bella e attraente, anche nei tratti del viso, rispetto alla stereotipata modella bionda. Le protagoniste rimangono integralmente nude per la maggior parte del film ma sono suggestive anche le inquadrature dei loro volti in primo piano durante i dialoghi e dei dettagli dell'appartamento al centro del loro incontro. L'unico maschio, Enrico Lo Verso, è superfluo e inutile.
MEMORABILE: Le due ragazze abbracciate nella vasca da bagno in un'unione che va oltre i corpi.
Modo: A volte i film strampalati hanno un loro fascino, ma questo è veramente privo di ogni senso. Sarà un B-movie ma non ha né capo né coda. Storia la cui logica si fa fatica a capire. Non bastano sparatorie al fulmicotone con sesso incorporato o esplosioni pazzesche per catturare l'attenzione. Difficile pensare anche sia un film per spensierati ragazzini che tirano a far notte con film pulp...
Piero68: In un periodo in cui la black-comedy va di gran moda non è detto che tutti siano capaci di farla. E Winnick ne è la prova. Perché dopo un inizio anche interessante la pellicola finisce con l'attorcigliarsi su se stessa finendo con l'essere ripetitiva e noiosa. I tanti personaggi che si susseguono alla fine saranno solo una difficoltà in più per seguire lo svolgimento del plot. Cast discreto ma non sempre incisivo. Curioso come per Slater sia la seconda volta che in un film impersona un rapinatore mascherato da sosia di Elvis (vedi La rapina).
Puppigallo: In una cittadina della Louisiana succedono cose a dir poco singolari… Dignitoso horror, ben recitato, con pochi, discreti effetti (la palude, il barbecue, le mucche, le rane, il ragazzino, le cavallette). Bella la prima scena con prete viscoso. Qualche rumore da salto sulla poltroncina. Non sarà originalissimo (sul demonio ormai c’è un archivio cinematografico infinito), ma qui si rimane un po’ interdetti, perché sembra che Dio punisca anche chi sbaglia in buona fede (vedi il prete). Deliziosa la spiegazione scientifica alle piaghe d’Egitto.
Il Gobbo: La saga di Howard è terreno fertile per le visioni neopagan-machiste di Milius. Ne viene fuori un fumettone turgido e anabolizzato che se preso dal lato giusto è piuttosto divertente. Ed è difficile negare a Schwarzy d'essere l'armadio giusto al posto giusto. Girato in Almeria negli splendidi scenari che furono del nostro western, uno (tardo) dei quali ha ripreso l'incipit, col vecchio Bonelli in una scena ultra-kitsch. Particina per Franco Columbu da Ollollai, celebre body-builder sardo e fraterno amico di Schwarzenegger
Giordani: Altro grande noir per Ferdinando Di Leo, che ancora una volta si avvale dell'interpretazione, in questo caso davvero eccezionale, di Mario Adorf. La trama non è al livello di Milano Calibro 9 ma il ritmo è sempre altissimo e il film risulta davvero coinvolgente, grazie anche a quel tocco di drammatico e crudo realismo tipico del regista; ancora una volta da segnalare diverse scene assolutamente memorabili.
Puppigallo: Per certi versi è un inno alla vita, che dovrebbe essere vissuta sempre, anche nei momenti più bui. Ovviamente, è facile dirlo (c'è infatti chi non potrà comunque salvarsi dopo una tale esperienza). Siamo al cospetto di una delle più infamanti pagine di storia Francese, che testimoniano quanto l'Europa fosse in realtà complice del genocidio. La regia è semplice ma professionale e gli attori se la cavano piuttosto bene, soprattutto la Thomas, convincente interprete di una giornalista che metterà addirittura in secondo piano la sua vita pur di ricostruire quella della bambina. Riuscito.
MEMORABILE: Un collega, sui fatti del Velodrome: "Strano che non ci siano immagini; i tedeschi documentavano tutto". "Ma non erano tedeschi...erano francesi".
Rambo90: La costruzione stavolta è on the road e, sebbene non manchi qualche momento divertente, tutto sommato molto meno convincente del primo episodio. Tognazzi è quasi ombra di Serrault, qui troppo sopra le righe e particolarmente insopportabile. La prima parte è migliore, con Serrault che si improvvisa lavavetri e gli agenti segreti che si travestono tra i momenti più riusciti. Nella seconda regna la noia.
Lucius: Saranno i nudi integrali della Arcuri e di Liotta a renderlo ricercato, fatto sta che il film osa un erotismo patinato, si prende troppe libertà sui fatti storici ma vanta una ricostruzione pregevole. La coppia protagonista si fa notare con interpretazioni di rango (inaspettata quella di Liotta, che qui risulta realmente bravo). Gemma, sottotono, fa da spalla a due attori televisivi con una parte irrilevante. La Arcuri fa sognare con la sua presenza scenica. Un'attrazione fatale alla Gleen Close. Bramoso.
Mark: Da eccellente artigiano del cinema qual è stato, Fuller scrive la sua pagina di storia bellica, coinvolto in prima persona nella narrazione, costruisce una summa comprendente le principali campagne americane nel secondo conflitto vissute da un gruppo di soldati del grande uno rosso. L'azione non manca, il ritmo è gradevole, purtroppo i mezzi sono quelli che sono ma li si sfrutta al massimo, creando scene audaci quanto basta. I momenti riflessivi più intensi coincidono con l'inizio e la fine del film.
MEMORABILE: "Noi non siamo qui per assassinare ma per uccidere".
Mco: Immerso in una realtà difficile, si dipana un plot che unisce crudezza e tristezza, senza giammai indulgere nel pietismo. Grande prova di tutto il cast (Platt sempre immenso) che si muove armomico pur affrontando temi alquanto delicati quali l'autismo, l'alcolismo e il cancro. Trattato sulle "unioni spontanee di anime", frutto di quella spinta invisibile che porta soggetti coi problemi più disparati ad avvicinarsi creando un legame unico e insostituibile. Zig Zag è onomatopea perfetta del percorso personale e della diegesi stessa del film.
MEMORABILE: "Due zeta maiuscole e due g minuscole".
Panza: Buon film che passa dal genere avventuroso al western potendo avvalersi di un cattivo e signorile Jack Palance. Grazie a una suggestiva colonna sonora e a bei paesaggi innevati, Baldanello, che ha a disposizione qualche soldo in più del solito, oltre a creare un dignitoso intrattenimento, rende anche visivamente affascinanti alcune fasi in esterni. La sceneggiatura procede senza tempi morti riuscendo perfino a farci affezionare alla dolcezza del cane Buck e del suo piccolo padrone, prelevato da un romanzo di London.
Saintgifts: La professione, la famiglia, la vita privata, la malattia, l'amore, la passione. Tutti questi temi e forse altri, messi al centro del palcoscenico di fronte a spettatori pronti ad applaudire. Si può eseguire una suonata seguendo in modo ferreo uno spartito, perseguendo e imponendo una propria perfezione e poi cedere a passioni irrazionali nella vita, oppure si può interpretare a spartito chiuso, creando nuove suggestioni e sfumature, ed essere più tradizionalisti fuori dal palcoscenico. Essere onesti con se stessi non ha alternative.
Il Gobbo: Breve e amaro tour asiatico per un grigio travet che scopre un campionario di miserie materiali (orientali) e morali (per lo più dei nostri), in un difficile ma conseguito equilibrio, grazie a Sonego che evita tutte le trappole possibili (dall'indignazione tribunizia al macchiettismo) e a un poderoso Moschin. Anche molto curato nelle ambientazioni, un film dimenticato che merita la proverbiale riscoperta. Nella copia vista (ottima, da Iris) il titolo ha l'indeterminativo e il punto di domanda.
Nicola81: Uno dei tanti film d'azione interpretati da Charles Bronson, qui attorniato da un cast notevole in cui spiccano Mason e la Ullmann. E sono proprio gli attori a tenere in piedi la pellicola, non certo una storia (quella dell'ex detenuto rintracciato dai vecchi complici che hanno ancora bisogno di lui) che il cinema ci ha proposto innumerevoli volte. Ordinaria la regia di Young, che trova qualche guizzo nel lungo inseguimento e nella resa dei conti finale, discretamente efficace benché scontata nel suo epilogo.
Pinhead80: In un piccolo villaggio turco cinque sorelle subiscono le violenze e le imposizioni di un sistema culturale che non lascia alcun tipo di libertà alla donna. Di film di denuncia come questi ce ne sono molti ma tutte le volte si rimane colpiti dal triste contenuto. L'opera mostra come ogni donna viva questa situazione in maniera differente (chi è felice, chi rinuncia, chi cede, chi lotta) offrendo al pubblico un ampio ventaglio di riflessioni. La speranza risiede sempre nell'altrove, luogo lontano da ciò che soffoca e fa morire.
Didda23: Simpatica parodia del genere arti marziali con un Franchi in stato di grazia. E' sopratutto per merito dell'attore siciliano che, con le sua comicità basata molto sul fisico, la pellicola diventa più che digeribile perché - in quanto a dialoghi e narrazione - lascia spesso a desiderare. Un'opera che vive spesso di brevi momenti (alquanto ridanciani) sopra la media anche grazie al soccorso di maschere di assoluto livello (il cameriere di Jimmy il fenomeno è oltremodo spassoso). Un film sopra la media del genere con un finale davvero niente male.
MEMORABILE: "Le gustose prelibatezze" del ristorante cinese; Il trasloco; La mano di Travertino.
Tarabas: Un tecnico in una stazione satellitare sulle Alpi capta un segnale video, tramite il quale assiste a un delitto. Con l'aiuto di un ragazzino americano appassionato di radio, si intromette in un intrigo spionistico. Inizia non male, con qualche suggestione sul potere (e sull'impotenza) della visione che sembra citare Antonioni e Blow up. Poi diventa più ovvio man mano che la scena si allarga dai monitor e dai microfoni radio al mondo reale. Curioso e poco più. Messa in scena molto televisiva.
Galbo: Trasposizione americana del capolavoro di Kurosawa I sette samurai, il film del grande John Sturges è un capolavoro del genere western, degno epigono dell'originale giapponese. Merito sicuramente del regista, ma anche di una sceneggiatura che compie una mirabile caratterizzazione dei personaggi, del serrato montaggio valorizzato da una colonna sonora bella e funzionale ed infine di un cast praticamente perfetto con un gruppo di attori dal carisma cristallino.