Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Pessoa: Già dal titolo si capisce che l'attendibilità storica andrà a farsi benedire e allora tanto vale mettersi l'anima in pace e godersi lo spettacolo (si fa per dire). Il veterano Paolella ci conduce fra lotte con rettili feroci di gommapiuma, spettacoli da circo, sbarre d'acciaio che si piegano che manco Totò e altre amenità del genere. Il budget è imbarazzante ma le scenografie, pur poverissime, mantengono una loro dignità mentre la sceneggiatura per non sbagliare si muove fra i soliti luoghi comuni e la storia resta prevedibile dall'inizio allo scontatissimo finale. Davvero poca roba.
Myvincent: Insolita trasposizione da Euripide, con Baccanti in Technicolor, Dioniso effeminato (quando nella tragedia il vero episodio di travestitismo toccava a Penteo!), costumi e monili alla Moira Orfei. La tragedia così si trasforma in peplum, con la ricamatura di una storia d'amore che dimentica la furia devastatrice delle Baccanti sulla natura circostante e sul Re di Tebe. Fuorviante, ma alla fine spettacolare per l'inventiva profusa allo scopo di farne un prodotto "cinematografaro".
Vstringer: Buone le intenzioni di partenza, una critica alle ipocrisie della nuova società borghese riemergente negli anni '80, ma mediocre il risultato: perché Dorelli è al minimo sindacale, la Giorgi ampiamente sotto, la sceneggiatura è povera e l'insieme finisce per essere scialbino. Occasione sprecata: anche se visto il cast, non era semplice chiedere a Salce (tornato a dirigere dopo l'ictus di due anni prima) qualcosa di migliore.
Il Gobbo: Terribile western comicarolo con Vianello e Chiari nei panni dei fratelli Bullivan, due emeriti idioti che grazie a un pollo miracoloso (è così) sgominano il feroce Fats Missouri (Aroldo Tieri!). Trovate e battute ("ho le carte da poker. Poker ma buoner"; "El Paso da quando siamo andati via è raddoppiata: El paso doble") al grado zero. Però siamo in Almeria, e nel cast si aggirano molte facce che rivedremo in Per un pugno di dollari. Firmato dallo spagnolo Antonio Momplet per ragioni produttive, ma diretto dal nostro De Martino.
Von Leppe: Bella l'ambientazione nel vecchio palazzo napoletano, che fa sperare in ottimi sviluppi, i quali purtroppo faticano ad arrivare. I momenti interessanti e macabri comunque non mancano, come quando il protagonista crede di vedere i fantasmi (tipo all'arrivo delle monache). Vittorio Gassman è un attore versatile e se la cava pure parlando con accento campano, malgrado ogni tanto affiori il desiderio di veder interpretare la parte a qualche altro attore più calzante; stessa cosa Mario Adorf. I migliori alla fine sono Aldo Giuffrè e l'inglese Francis de Wolff.
Mandrakex: Una guardia di diligenze, tradita e ingannata, viene scambiata per un fuorilegge di una banda di razziatori. Routinario western di serie B, insolitamente girato perlopiù in città, che ha dalla sua un ritmo sostenuto, un buon cast di contorno e più di un colpo di scena. Scott è una garanzia come sempre mentre tra le seconde file compare un giovane Bronson. Sorprendente per un film di questo livello il gioco di ombre e luci del finale. Nonostante una prevedibilità di fondo si lascia vedere volentieri. Può piacere anche ai non esperti del genere.
MEMORABILE: La voce narrante di Scott che introduce la vicenda; Lo stratagemma delle selle slacciate; La resa dei conti nel buio del saloon.
Bubobubo: Non è l'implosione della coppia di Marie (Bejo) e Boris (Kahn) ad imprimere sul corpo-famiglia le cicatrici più fresche: il vero banco di prova inizia subito dopo, in un vortice di accuse reciproche, piccoli dispetti, scenate plateali, velenose ripicche e momentanee riconciliazioni, sino ad arrivare ad un passo dalla tragedia... L'occhio clinico di Lafosse, bergmaniano senza autorialità, rappresenta senza giudicare: ci pensano d'altronde gli stessi protagonisti a fornire una caratterizzazione accurata di sé, un saggio umorale che copre tutto il diapason delle piccinerie umane. Buono.
Il ferrini: Il più debole della trilogia ma comunque godibile e sempre ben recitato. Stavolta la folle coppia viene catapultata, suo malgrado, nientemeno che in un'operazione di spionaggio. La fuga per mettersi in salvo dai cattivi spingerà Albin e Renato in Italia, per cercare rifugio dalla madre di quest'ultimo. L'immagine del nostro paese non è delle più lusinghiere, ma probabilmente non è che meritassimo molto di meglio. Caratteristi all'altezza, dialoghi brillanti e un finale coraggiosamente romantico.
Cotola: Raccontare la storia della relazione tra Henry Miller e Anais Nin poteva essere un'idea vincente. Invece ne è venuto fuori un pessimo film pieno di castronerie biografiche e dall'erotismo assolutamente nullo. Privo del più piccolo briciolo di sensualità non riesce minimamente ad intrigare ed interessare lo spettatore a causa di una regia inesistente e di una sceneggiatura pedestre dai ritmi catatonici. Scotto e quindi non edibile.
Daniela: Anche se mi scoccia ammetterlo, essere comprata come moglie da Holden non è la cosa peggiore che possa capitare ad una donna, né essere contesa fra lui e Mitchum: è quel che capita a Young, schiava per debiti, acquistata da un vedovo perché gli tenga in ordine la casa e gli allevi il figlioletto, che dopo le difficoltà iniziali saprà conquistare l'affetto di entrambi, oltre all'amore di un bel cacciatore vagabondo. Amabile western rurale declinato in chiave sentimentale in modo brillante, a parte l'epilogo in cui gli indiani fanno una comparsata per movimentare la storia fino ad allora placida
MEMORABILE: "Sei molto magra, non va bene, dovrai ingrassare un pò" (frase che mio marito non avrà mai bisogno di pronunciare); "Manchi molto anche ai cani"
Puppigallo: Parte bene, con qualche buona battuta e piacevoli duetti dei due protagonisti, ma più si va avanti e più la grana s'ingrossa, diventando macigno nella parte finale (l'orango partoriente). Simpatica la presenza di Leroy, in formato Janez. Troppo poco però per salvare una pellicola tirata come una gomma da masticare. Nota di merito per la Arcuri che, alla fine, farà una bella sorpresa a noi maschietti. Per il resto il film è quasi totalmente perdibile.
Jena: Ovvio il confronto col bellissimo film del 1974 e purtroppo è tutto in perdita. Innanzitutto fallimentare il Poirot di Branagh, lontanissimo dal personaggio originale, con risvolti action perfino imbarazzanti per il petulante investigatore belga (qui più simile al Sherlock Holmes manesco di Ritchie). Manca poi completamente il "sapore" di giallo, tantoché l'aspetto investigativo è quasi marginale (!). Rimangono le interpretazioni attoriali, inferiori comunque a quelle del sublime cast del 74: il migliore è il cattivo Depp, Dafoe ridicolo. Molto buone fotografia e scenografie.
Max renn: Wyler è riuscito a sorprendermi con questo western che, nonostante un'impostazione classica, affronta tematiche decisamente inedite rispetto ai prodotti coevi. Splendido il confronto tra la cultura reazionaria di stampo pionieristico-istintuale (rappresentata dalle due famiglie in lotta - identiche nonostante le apparenze) e il pensiero positivista di Peck, simbolo di una nuova era incipiente. In questo senso risulta assai funzionale il personaggio della Baker, il quale si rivelerà incapace di ribellarsi alla mentalità superata che lo circonda.
Dusso: Non credevo, sicuramente la miglior cosa fatta dai Vanzina negli ultimi anni, anche se è un prodotto televisivo. Molto bellino, tutti bravi, ottima sopresa Martina Stella, la Falchi che adoravo da bambino e che ora non sopporto è la peggiore; bravo Ghini... insomma bravi quasi tutti, un bel prodotto! Ben fatta tra l'altro la ricostruzione d'epoca; tra i Vanzina anni 60 mi manca ancora Il cielo in una stanza. Spero di rimediare presto
Belfagor: Già portata sullo schermo da Max Ophüls in Amanti folli, la pièce teatrale "Liebelei" di Schintzler viene declinata in questo sfarzoso melodramma ambientato nella Vienna del primo '800. La storia di amore e morte risente di un manierismo eccessivo e si congela in una rappresentazione visivamente appagante (le interpretazioni dei protagonisti e la fotografia sono comunque suggestive) ma ben poco coinvolgente.
Saintgifts: Ultimo film diretto da Roger Hanin, più noto come attore e per la serie tv del commissario Navarro. Film autobiografico che parla della sua infanzia e giovinezza ad Algeri negli anni della Seconda Guerra Mondiale. Nonostante il soggetto interessante e la presenza di attori come la Loren e Noiret, il film non è memorabile, la direzione è fin troppo pulita e non riesce a lasciare nessun segno particolare. Prodotto adatto per la tv, ne ha tutte le caratteristiche. Molto casta la parte che riguarda l'iniziazione al sesso dei bambini.
Piero68: Se non fosse per la presenza della Vukotic e della sua interpretazione sarebbe un film da mezzo pallino. Perché come al solito le idee non ci sono, le battute non fanno più ridere da un pezzo e alcune volgarità sono veramente insopportabili. Una parvenza di storia c'è pure, ma è solo un pretesto perché come al solito le gag sono quasi sempre fini a se stesse. L'unico vero divertissement è come detto il ruolo della Vukotic, che dà un senso a tutto il resto. Bandiera sotto i minimi storici, anche se non è tutta colpa sua viste le gag affidategli.
Jdelarge: Discreto spaghetti western ricco di sparatorie, esplosioni e divertenti stratagemmi. La forma, come spesso accade nei film di Parolini, è di gran lunga superiore al contenuto, scontato ma anche molto ironico. Purtroppo in questa pellicola il divario fra la trama e tutto quello che è il contorno risulta essere eccessivo e il rischio è quello di non rimanere coinvolti nella vicenda. Da segnalare una bellissima colonna sonora.
Il Dandi: Insomma, non male... Per Pozzetto non è certo il primo ruolo in quota lombarda affiancato ad un romano, ma stavolta la coppia protagonista risulta meglio amalgamata di quelle con Milian e Verdone; anche perché con un Montesano così godibilmente cialtronesco, l'altro incarna ciò gli viene meglio: il milanese "square", ingenuo e sprovveduto (non mi ha mai convinto Pozzetto nei ruoli da furbo). Ma la comicità di accopiate regionali aveva il fiato corto, e il successivo tentativo di riproporre lo stesso duo lo conferma. **!
MEMORABILE: La trippa, e ovviamente il "ponte tibetano".
Gugly: Sbiaditissima e stupefacente trasposizione della fortunata commedia di G & G, qui affidata alla coppia più bella del mondo: se la Mori, bella e trasteverina doc, se la cava, non altrettanto si può dire del consorte, munito di un improbabile accento romano-milanese. La sceneggiatura elimina la spalle fondamentali di Eusebia e Mastro Titta (Stoppa compare poco) e lascia solo i viscidi nobili romani Garrone e Ucci (dritto dalle tavole teatrali). Resta una blanda commedia che non restituisce il vero Rugantino.
MEMORABILE: La canzone "Roma nun fa la stupida stasera", con scene girate... di giorno!
Nick franc: Niente di speciale questa commedia a episodi di livello altalenante: il migliore è l'ultimo con Sordi che riesuma Nando Moriconi nei panni del gorilla pasticcione, seguito da quello con Pozzetto, capace di ravvivare anche i copioni più mediocri. Fiacco e tirato per le lunghe quello con la coppia Celentano-Melato (bravi ma sprecati), pleonastico e scontato il primo con Villaggio. Tipica produzione che punta tutto sui nomi di richiamo del cast ma priva di idee originali, diretta da Corbucci con il pilota automatico: anche la messa in scena pare sciatta e tirata via.
Tomastich: Originale e ben diretto, Bronson Vs. Plesance. Una bella sfida direi, nel nome della madre russia o nel nome della distensione anni '70? Spy-thriller un po' naif ma che funziona e sa divertire e intrattenere. Debole la scelta della partner femminile.
Satyricon: Fantastico! Del Toro è quanto di meglio il genere dark/fantasy possa avere come regista e Co. Inventiva da vendere, regia strepitosa, sceneggiatura non da buttare, personaggi originalissimi, questo secondo capitolo è migliore del primo, più dinamico e vivo! Il biondino zompettino è ottimo! Insomma, Del Toro lascia stupefatti, portatore sano di una genuinità che pochi registi riescono a mantenere in questa cine-globalizzazione hollywoodiana.
Nando: Il fronte cinematografico russo si compatta per questa pellicola dalle valide ricostruzioni scenografiche che, in maniera romanzata ma non per questo avvincente, narra un frangente di una delle battaglie più cruente di tutti i tempi. Due ufficiali nemici si fronteggiano e al tempo stesso si scoprono deboli a livello sentimentale tra combattimenti sanguinari e voglia di normalità. Sicuramente un'operazione commerciale ma dignitosa. Forse non troppo convincenti il prologo e l'epilogo in terra nipponica.
Disorder: L'ironia è l'unico motivo per cui alcuni dei film di Schwarzenegger sono perlomeno salvabili: questo è uno di quelli. Schwarzy riesce ad essere persino credibile come maestro elementare, anzi addirittura simpatico; certo poi non è un gran film, una commedia piuttosto fiacca venata di prevedibile action, ma si lascia vedere.
Lou: La Redgrave tiene in piedi con classe e mestiere una storia per molti versi melensa e scontata, fatta apposta per mostrare al pubblico americano le bellezze paesaggistiche toscane (con immagini da cartolina) in un tripudio di italianità stereotipata. Alla fine l'amore trionfa, secondo il più classico dei lieti fini possibili già lampante fin dall'inizio.
Nando: Action di infima lega in cui si narrano le vicende di una tempesta elettromagnetica che mette a repentaglio l'Air Force One con un volo di linea. Tutto appare posticcio e le carenze son tantissime. Situazioni scadenti e prive di qualsiasi interesse con interpreti anonimi. Effetti speciali ridicoli.
Rambo90: Satira ficcante e divertente, che esaspera le situazioni della politica e del malcostume italiano rimanendo comunque in alcuni casi pericolosamente vicino alla realtà. La comicità di Ficarra e Picone è questa volta perfettamente valida, scatenando risate grasse senza rinunciare alla riflessione e dotando la regia di quel giusto ritmo che serve per far scivolare via bene la storia. Bene il cast di contorno con un ottimo Gullotta e figure indovinate come i vigili Catania e Friscia. E alla fine il popolo torna a scegliere Barabba.
Siska80: Ennesima pellicola che attesta la supremazia affettiva (ed effettiva) di un animale sull'essere umano. Qui un pastore tedesco si troverà a dover scegliere tra il nuovo padrone (un ufficiale nazista) e il vecchio (un bimbo ebreo). Al di là della prevedibile decisione del saggio cane, lo spettatore rimane comunque con l'amaro in bocca per la sorte ignota cui va incontro il giovane protagonista (un convincente Maturo) separato dalla famiglia (della quale non ci è dato sapere più nulla). Produzione nel complesso meritevole, per quanto edulcorata nei toni e dai risvolti improbabili.
MEMORABILE: Il gioco del nascondino; Il morso; La "notizia spiacevole".
Giacomovie: Una wedding planner per coppie facoltose non pensa a sposarsi ma provvede il "caso" a darle un aiutino. Questo accenno di trama basta a far capire la prevedibilità di questa pellicola che intrattiene simpaticamente ma anche ingenuamente. Rispetta l'ambito della commedia sentimentale da romanzo ma lo fa con poca convinzione, facendo sembrare il tutto come già visto a causa della buona idea di partenza mal sfruttata.
Rambo90: Garbata commedia teatraleggiante, diretta da Donen con il suo stile raffinato e un'attenzione particolare alle differenze tra inglesi e americani. La trama non sorprende più di tanto ma i dialoghi sono ben scritti e si sorride spesso per le battute sferzanti offerte dalla sceneggiatura. Lo spettacolo inoltre è garantito dai quattro interpreti di gran classe radunati, con i rivali Grant e Mitchum particolarmente in palla. Buono.
Pigro: Figlio del comandante di un lager fa amicizia con un bambino ebreo coetaneo internato: una storia struggente e spietata, che sconvolge l'ordine incomprensibile disegnato dagli adulti. Raccontare lo sterminio degli ebrei e le camere a gas ai ragazzi è dura, ma Herman sceglie la prospettiva giusta, quella ingenua e perciò "vera" (oltre ogni verosimiglianza, in effetti poco rispettata) dei bambini stessi. La commozione nasce dalla loro "anormale" normalità in un mondo che ha perso il senso del normale, ed esplode potente in un finale catartico.
Daniela: Un poliziotto indaga sull'omicidio di un suo ex collega scoprendo una vasta macchinazione a livello internazionale attorno ad una misteriosa formula, scoperta dai tedeschi sul finire della seconda guerra mondiale, in grado di rivoluzionare il mercato petrolifero... Thriller complottistico che, nonostante i colpi di scena e i numerosi cadaveri che punteggiano la trama, fatica a tener desta l'attenzione, risultando più astruso che complesso. Nel cast, Scott se la cava, Brando e Gielgud si limitano alla comparsata mentre Keller riveste un ruolo simile a quello nel bel Il maratoneta.
Simdek: Commedia divertente col bravo Ben Stiller nel ruolo del solito sfigato alle prese con le solite pene d'amore. Mentre la Aniston si guadagna solo una stentata sufficienza, un Hoffman non protagonista nel ruolo del goffo, presuntuoso e rivoltante fa fare un salto di qualità all'intero film, con alcune scene davvero esilaranti. Trama facile facile con finale un po' scontato ma, nonostante tutto, con Ben Stiller il divertimento è sempre assicurato.
MEMORABILE: La partita a basket con la faccia di Stiller sul petto sudato dell'avversario...
Gestarsh99: L'unico modo per sopravvivere all'era post-apocalittica di Krasinski e agli iperacùsici "xenomorfi" che la flagellano è transennarsi nel mutismo e nell'isolamento insonoro. Dapprima guardingo e perlustrante, il film sale di ritmo concatenando e comprimendo nel minutaggio una situazione di pericolo dietro l'altra, ma presta il fianco a leggerezze di copione che nell'economia frugale del racconto divengono purtroppo pesanti ruzzoloni (il chiodo nello scalino comparso dal nulla; le "granaglie mobili"; i rischi irragionevoli di una gravidanza fuori contesto). Minor approssimazione avrebbe giovato.
MEMORABILE: La "fortunata" combinazione di parto imminente + chiodo nel piede + ricerca di un nascondiglio + impossibilità fantozziana di urlare dal dolore...
Alexpi94: Storia di una giovane moglie (diciannovenne per l'esattezza) alle prese con turbamenti, delusioni e difficoltà al principio della sua vita coniugale (accanto a un uomo di cui non è innamorata). In realtà si tratta del solito erotico (di bassa macelleria) infarcito di amplessi (ci sono persino dei brevi inserti hard), ricco di nudi e con al centro una (pessima) storiellina su un amore impossibile (tra mogliettina e ubriacone del bar). Noioso, misero e avvilente!
MEMORABILE: I manifesti di [f=7246]Quello strano desiderio[/f] e [f=26985]Sole sesso e... pastorizia![/f] esposti fuori dal cinema.
Cotola: Il solito film pseudo-erotico con al centro un triangolo (che novità!) destinato a finire nel risaputo tragico modo. Nessuna novità da segnalare né alcun elemento di rilievo da annoverare. Cage non è adatto al ruolo mentre la protagonista mostra una bellezza invidiabile che non basta però a salvare il salvabile.
Daniela: L'aspetto non deve trarre in inganno: il baldo protagonista è l'equivalente thailandese di Fantozzi quanto ad accumulo di disgrazie. Si viene infatti a trovare sul fondo asciutto di una piscina profonda sei metri in compagnia della sua ragazza incinta ferita e di un coccodrillo dall'occhietto vispo. Ah, è pure diabetico, ha la tendenza ad addormentarsi nei momenti meno opportuni ed anche il suo cane è poco furbo. Come tutte le saghe della sfiga, il troppo stroppia e induce al riso ma, se è difficile provare empatia, per lo meno non ci si annoia. Imperdibile per i croc-completisti.
Luchi78: Forse il migliore e anche il più televisivamente proposto della serie. Il capitano Harris tiene banco e sembra sostenere le gag migliori grazie alla partecipazione strampalata del suo assistente Proctor; per il resto il cast è ormai assestato, eccezion fatta per l'aggiunta di una rampante Sharon Stone d'annata. Finale con effetti speciali di tipo "aereo" e scene action su coloratissime mongolfiere. Leggero e spensierato.
B. Legnani: Azzeccato film di Verdone (***), che forse non piacerà ai più giovani, essendo tarato sui suoi coetanei. Si rinuncia quasi completamente alla risata (ma l'equivoco fumatori o amanti è ben giocato) e si punta o al tocco di classe o al numero estemporaneo (esemplare la trovata sul maestro di tennis e quello di sci). La Morante calca troppo il ruolo, ma gli altri del cast sono encomiabili e contribuiscono al buon risultato. Eccessivo nello sviluppo, ma interessante come concetto, l'episodio nizzardo.
MEMORABILE: "Me dici con quanto te sei laureata in Psicologia?"
Il Dandi: Uno dei migliori tra i classici thriller spionistici americani, per me secondo solo a La conversazione (di cui non raggiunge, pur cercandole, le atmosfere iperrealiste). Tutti bravi (la Dunaway, Von Sydow) ma Redford, in stato di grazia, è il più credibile. L'inizio e la fine sono tanto forti da non farci accorgere che incorniciano una parte centrale un po' scricchiolante nei suoi snodi romanzeschi. Il Pollack regista è ancora troppo sottovalutato.
MEMORABILE: "Pensa quando finirà il petrolio, quando milioni di persone che hanno sempre avuto tutto avranno fame!"
Pinhead80: Indonesia, anni '60. Un reporter arriva a documentare la movimentata situazione del paese che è nelle mani di Sukarno. Incontrerà un fotografo in grado di cambiargli la vita. L'interpretazione di Linda Hunt vale da sola tutta la visione, soprattutto per chi come me non sapeva nulla della fantastica trasformazione. E' proprio il suo ruolo (giustamente premiato) a dare linfa al film, che altrimenti sarebbe particolarmente noioso.
Herrkinski: Il merito principale del documentario è di esaminare e far conoscere la lunga carriera della band prima dell'exploit di La febbre del sabato sera e del periodo disco-music; i fratelli Gibb infatti erano (solo Brian è vivo oggi) musicisti completi, in grado di passare dalla psichedelia al beat fino all'orchestrale e al folk, con un senso per la composizione e gli arrangiamenti vocali notevole. Peccato manchino testimonianze esterne che non siano immagini di repertorio; gli unici intervistati sono i tre fratelli, quindi il materiale è limitato.
Nando: Film abbastanza consueto in cui si denuncia il terrorismo integralista islamico e si evidenzia la collaborazione arabo americana. Scene d'azione efficaci e discrete ambientazioni per un prodotto medio che si avvale di un sempre preparato Foxx e di una non memorabile Garner.
Alexpi94: Lei, lui, l'altro e... gli altri! Questa volta la bella protagonista ha per marito un marito "voyeur" che farebbe di tutto per poter ammirare la sua dolce consorte scatenarsi in variegati amplessi. Perlomeno questa volta c'è un minimo di trama a rendere più interessante la solita vicenda erotica (ambientata all'epoca del fascio) e inoltre le recitazioni sono (quasi) accettabili (bene la Tamburi, insopportabile Somma, misurato Masè). Mediocre, ma guardabile!
Mco: Ci sono film che, nella loro semplicità, riescono a trasmettere il buonumore per tutta una giornata. Facciamo fiesta è uno di questi, immerso com'è nella splendida cornice di Cuba, con mare e cielo che si baciano e la cultura che si erge dalle mura dell'Havana vecchia. La coppia dei figli d'arte se la cava abbastanza bene, tentando di sollevare un plot basico con qualche guizzo sparso qua e là. Le bellezze d'ordinanza non mancano e quindi il piatto è servito! Senza pretese, sia chiaro...
Teopanda: Film che prova ad unire il Decameron di Boccaccio con le moderne “commedie sporcaccione”. Si divide in due parti: la prima è un po' più solida, con il protagonista che si deve rifugiare in un convento di suore per sfuggire a Gerbino Della Ratta, promesso sposo della sua amata (Poppea). L’altra parte del film è costituita dai ragazzi che si devono recare al matrimonio di Poppea: una storia sconclusionata e diretta male. I costumi, sorprendentemente, rasentano una certa accuratezza storica, mentre le musiche scelte sono anacronistiche (a dir poco) ma funzionano bene in un film simile.
Pigro: Poliziotto entra in incognito negli ambienti leather per scoprire un serial killer. Livida la città, livida la scena gay sadomaso (ben rappresentata), lividi i rapporti sessuali e pure quelli interpersonali, livido il protagonista stesso (ottimo Pacino) in una progressione distruttiva che non riesce a dominare: un duro colpo alla sua sessualità ma soprattutto alla sua integrità morale. E' un film cupo e ossessivo nel rappresentare un universo senza umanità, che assomma tutti senza più distinzione tra il bene e il male. Un buon film.
Luchi78: Infinito rigirare attorno alle passioni erotiche di una donna che finiscono per influenzare la vita personale e lavorativa di uno scrittore non ancora realizzato. Mettici in mezzo un rapporto lesbo, tradimenti coniugali alla luce del sole e qualche orgetta e il gioco è fatto. Film troppo lungo e a tratti sconclusionato, dove alcuni personaggi entrano ed escono senza un perché. Lato erotico accettabile, peccato che la Thurman non si sprechi più di tanto.
Harden1980: Curioso ritrovare una star come Tony Curtis in un film comico erotico in cui un Casanova ormai impotente trova per combinazione un popolano identico a lui che può mantenere alta la sua leggendaria fama di amatore. Le scenografia e i costumi sono sontuosi, ma la presenza della bellissima Marisa Berenson e della generosa Marisa Mell non bastano a risollevare le sorti di un film che si basa su equivoci triti e ritriti e scambi di persona tra ignari cortigiani imbecilli. Forse il punto più basso della carriera di Curtis.
Enzus79: Per cercare di risolvere il loro problema con il sesso una coppia di amici finirà in una serie di disavventure. Film decisamente brtutto: non diverte affatto e soprattutto non coinvolge. Poco o niente di originale in una storia che fa acqua da tutte le parti, con l'immancabile finale ultrascontato. Cast mediocre (da salvare solo Troiano)e film sconsigliabile.
Pessoa: Dramma storico di Jaque che rivisita a suo modo una delle figure piú controverse del Rinascimento italiano. Cercare attendibilità storica è quasi superfluo, visto che le vicende sono costruite sulla protagonista (allora compagna del regista) Carol, che offre una buona interpretazione e un paio di fugaci quanto inaspettati nudi integrali. Buona prova anche di Armendáriz, mentre Serato pare un po' ingessato. Molto buone scenografie e costumi, con un cast tecnico che nel complesso realizza un ottimo lavoro. Sceneggiatura poco originale, ma in film del genere non è una novità. Passabile.
MEMORABILE: Il combattimento nella parte finale; I tanti nudi anche integrali sparsi per il film, decisamente audaci per l'epoca (siamo nel 1953...).
Homesick: Per il suo terzo film, Piscicelli elegge a modello la coralità dell’Altman di Nashville, adattandola alla realtà sociale della grande metropoli del Mezzogiorno: tanti frammenti di storie di miseria, droga, sesso e frustrazioni che, con il coagulante del neorock partenopeo, delineano l’immagine di una Napoli anni Ottanta frenetica, vulcanica e nottambula. Non è all’altezza di Immacolata e Concetta e di Rosa, ma sa avvincere con il suo taglio naturalistico e naif e, appunto, con la musica, profusa da artisti del calibro di Pino Daniele, Tony Esposito, Tullio De Piscopo ed altri meno noti.
Pigro: Le memorie del ragazzo ebreo nell’Algeria della seconda guerra mondiale si polverizzano in un’atmosfera da rassicurante telefilm per famigliole, sostenuto da una Loren tutt’altro che carismatica e da una musichetta melensa da pubblicità. Tutto è scialbo e prevedibile, con una sceneggiatura cioccolatinosa e una regia disattenta e mediocre. Gran dispendio di energia per una narrazione autobiografica che punta sull’emozione senza riuscirci, inanellando scene da romanzetto.
Saintgifts: Il deserto, disseminato di pericoli naturali e trappole mortali messe dall'uomo (World War II), non è la sola difficoltà per tre uomini e due donne che lo devono attraversare protetti unicamente da una croce dipinta sulla fiancata del mezzo che li trasporta. Ci sono nervi logorati, sospetti e anche sentimenti che nascono a complicare le cose. La sceneggiatura mette bene in rilievo i caratteri dei personaggi (ottimo cast) e la vicenda invita a riflettere sulla solidarietà umana, in netto contrasto con gli scopi della guerra, che invece divide.
MEMORABILE: Il salvataggio dalle sabbie mobili; Il finale.