Da una sceneggiatura di Franco Ferrini e Vincenzo Cerami, nasce questo spy-thriller "innevato" girato da Falerio Rosati (il regista del documentario "L'addio a Berlinguer" e "Cronaca Nera"). È la storia di un responsabile di parabole-tv che lavora sulle alpi svizzere che si mette in contatto con un ragazzino americano; per colpa di un fulmine una parabola inizia a trasmettere immagini a circuito chiuso di una casa e in questa casa avviene un omicidio. Sta alla loro arguzia capire cosa c'è dietro. Film godibile, direi anche "familiare".
MEMORABILE: I bellissimi paesaggi montani; Peter che suona la batteria sulle nevi; La casa sul lago di Danny.
Un tecnico in una stazione satellitare sulle Alpi capta un segnale video, tramite il quale assiste a un delitto. Con l'aiuto di un ragazzino americano appassionato di radio, si intromette in un intrigo spionistico. Inizia non male, con qualche suggestione sul potere (e sull'impotenza) della visione che sembra citare Antonioni e Blow up. Poi diventa più ovvio man mano che la scena si allarga dai monitor e dai microfoni radio al mondo reale. Curioso e poco più. Messa in scena molto televisiva.
Pochi mezzi ma grandi risultati per questo thriller spionistico dalla trama affascinante (richiami a La finestra sul cortile, Blow-up, Videodrome, Wargame) che distribuisce tensione continua e crescente, facendo leva sul progresso tecnologico come arma a doppio taglio e su una scena circoscritta a un triangolo di locations: la stazione satellitare tra le nevi delle Alpi svizzere, la casa nel Maine e l’appartamento con la coppia di spie. Attori giusti al posto giusto, con nota particolare per lo sveglio ragazzino, interpretato da Oliver Benny.
MEMORABILE: Il radioamatore di Odessa che gioca a scacchi via radio; Spano che dà istruzioni a Berry attraverso il video; Il blackout.
Una sceneggiattura compiacente annacqua un plot incalzante, facendolo slittare verso la storiella, comunque intrigante. Perché l’idea di partenza non è male, con la ridefinizione dei confini tecnologici dell’intercettazione casuale, inaugurati da Hitchcock e Antonioni, e qui declinati con l’intrusione imprevista in una spy-cam da parte di un tecnico sulle Alpi, che coinvolge nell’intrigo un ragazzino americano. Il film riserva alcuni momenti intensi, ma poi l’aria un po’ bonacciona da pellicola per ragazzi prende il sopravvento.
Il merito del film, del resto comune a pochi (ma in quegli anni ce n'erano), è di lasciare un messaqgio secondo cui fino a quando non lasci spazio alla curiosità di sapere, andare oltre l'apparente, non potrà mai succederti nulla. L'apertura del velo è lì, casuale e in quanto tale sempre possibile, ma devi tenertene lontano. Un tempo c'era il tempo (!) per pensare a queste cose, ma oggi, invasi da una libertà falsa, distratti dal gossip, ciò non può/deve accadere, pena conseguenze spiacevoli. Didattico, ben congegnato, anche per famiglie.
Interessante e particolare thriller italiano che ricorda vagamente anche WarGames - Giochi di guerra. Si ritrovano nel film un po' di dramma, di azione, di spionaggio e una spruzzata di tecnologia per una volta con i computer incredibilmente quasi assenti. Il film è molto teso fino alla sua conclusione. Buona la prova di tutto il cast, in particolare dei due attori principali. Un film sicuramente da riscoprire.
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Volevo segnalare questa bellissima e suggestiva colonna sonora del maestro Pino Donaggio.
Alcune suites ricordano quelle di "Sotto il vestito niente", altro suo lavoro inedito.
Da non perdere.