(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Parodia “rigorosa” di CINQUE DITA DI VIOLENZA, il film del bravo Nando Cicero non sempre è scorrevole e anzi in molti momenti annoia non poco. Ma la presenza nel cast di Gianni Agus (nella parte del maestro di kung-fu Con-chi-lai) vale veramente il prezzo del biglietto. In un ruolo che esalta urla e gesti violenti Agus si trova ovviamente a meraviglia e ogni suo intervento è quasi sempre spassosissimo. Tra i caratteristi di secondo piano poi c'è Jimmy il fenomeno, autore di un incredibile siparietto con Franchi all'insegna dei tic nervosi in un presunto ristorante...Leggi tutto cinese: un duetto schizofrenico che ricorda il finale di MA CHI T'HA DATO LA PATENTE? girato con l'altro specialista in tic Alfonso Tomas, tra l'altro presente anche qui nella parte di uno dei tre samurai; e la sua partita a carte con i "colleghi" (Nino Terzo e Gino Pagnani) è un'altra sequenza da antologia. Insomma, disseminate all'interno di un film non sempre all'altezza ci sono una serie di gag veramente comiche, esaltate da una squadra di caratteristi di prim'ordine. A questo punto l'assenza dell'ex-inseparabile Ciccio Ingrassia non si fa sentire troppo, sostituito volta per volta da spalle in gran forma. E Franchi? Lui è lo stesso di sempre, anche se non più sguaiato e confusionario come un tempo; ottimo nell'adeguarsi a un ruolo che richiede più "self-control" e "concentrazione" in onore alle antiche tradizioni marziali d'Oriente. La parodia del kung-fu mancava, nel "ritaccio tutto” di Franchi, e non poteva essere studiata meglio. Franchi era proprio il comico adatto alla bisogna!
Parodia spesso di grana grossa dei film di arti marziali, ma che se la si guarda senza troppe pretese diverte non poco. Franco è in grande forma e anche il suo maestro Gianni Agus non è da meno. Ci sono scene che non si scordano, come Franco che trasloca i mobili del maestro per “allenamento” o lo scontro con i samurai. Da segnalare la palestra di Kon Chi Lay e quella di Lho kon te, ma anche la "mano di Travertino" e il proprietario della trattoria cinese che tira mostruose testate (Kecorn, di nome Nuto). Divertente.
Il terrorista Cicero si applica con filologica compunzione alla traccia dell'originale e la devasta con la stessa virulenza delle testate di Giancarlo Fusco, straordinario giornalista, scrittore e viveur che interpreta l'oste cinese, in una delle sue apparizioni cnematografiche più deliranti. Franco e Gianni Agus, secondo abitudine, esemplari. Irresistibile.
Ci sono cose riuscite, ma pure forti cadute che lo piazzano lontano dal sublime Zagarol. Bella l’ironia sui film orientali, buono il trio, perfetti Agus e Andronico, gira il miscuglio arti marziali-western. Ma troppo cose, specie negli ultimi 30’, massacrano la media. Altra cosa da notare: c’è la capacità di parodiare, ma spesso la scena non ha un finale soddisfacente. Pensiamo a quella della birra: viene eseguita una bellissima fase di preparazione, ma la soluzione finale è tremendamente inferiore alla creazione dell’attesa.
Vi sono almeno tre grandi motivi per vedere questo film: le scenografie e i costumi, che pur essendo molto limitate riescono a creare l'llusione di un decor da kung fu movie; le straordinarie espressioni di Franchi che rifà alla perfezione il volto di Bruce Lee; l'ottima scrittura registica di Cicero, il quale con gag e trovate da slapstick preannuncia di molto analoghe soluzioni di Neri Parenti. Purtroppo, per il resto il film è afflitto da una sceneggiatura raffazzonata che fatica ad arrivare alla fine. Comunque, nel complesso, è un film più che godibile.
MEMORABILE: I tre sicari cinesi, davvero esilaranti.
In una speciale classifica dei film con Franchi solitario protagonista, questo sarebbe secondo solo al mitico Ultimo tango a Zagarol. Diretta dallo specialista Cicero (il regista che seppe cavare il meglio da Franchi), è una pellicola divenuta col tempo un vero classico nel suo genere, grazie a battute e sequenze fulminanti e a personaggi indovinati. Grande cast. Oltre a quella di Franchi, da ricordare le belle prove di Agus, Andronico, Terzo, Thomas e Pagnani.
MEMORABILE: La mano di Tiburtino. I tre sicari. Il confronto finale.
Ogni tanto ci provo, ma difficilmente riesco a trovare dei Franco&Ciccio movies che siano almeno discreti. Questa volta è il solo Franco, senza il fido Ciccio, a cimentarsi con la parodia del Kung Fu; lui è sempre bravo e anche i caratteristi di contorno lascerebbero sperare bene, ma il risultato finale è davvero poca cosa; poche gag che occupano un tempo eccessivamente dilatato (si pensi alla scena della birra) e sceneggiatura ridotta all'osso. Siamo insomma davanti al solito film costruito in tutta fretta per sfruttare il filone del momento.
"La mano di Travertino colpisce ancora", perché no? A giudicare dall'interesse postumo suscitato da questo appena accettabile film, la domanda sorge spontanea. A conti fatti un Franchi è buono per tutte le stagioni, ma c'è sempre un limite. Al siculo-cinese fa da spalla Gianni Agus, molto bravo, forse non ben sfruttato nel cinema. La atavica mancanza di capitali in un cinema (quello di Nando Cicero) non influisce sul risultato finale che, a parte le solite battute, non brilla per bellezza.
Sbarazziamoci subito dei difetti: volti come Nino Terzo e Alfonso Tomas sono stati sfruttati al minimo, specialmente Tomas che rosicchia appena un paio di pernacchie. Il resto è pura commedia parodistica anni '70, con Agus in totale sintonia con il proprio ruolo, tanto che la mancanza della spalla per eccellenza (Ciccio) non rappresenta il minimo problema. Franchi la fa da padrone fin dall'esilarante gag iniziale con il furbastro maestro siculo-cinese. Immortali uscite come "Roma! la capitale della Cina!" alzano la media. Ingenuamente geniale.
MEMORABILE: La gag con il "cameriere" Jimmy Il Fenomeno. I nomi dei personaggi: Kon Ki Lai, Lo Kon Te, Kekor Nuto ecc. La "mano di travertino".
Inferiore per complessità a Zagarol e più puerile, eppure abile parodia (proprio perché "stracciata") dell'allora imperante filone kung fu. Inevitabile come contrappasso a tanta enfasi e urla enfatizzare pedissequamente i clichè del genere. E così farsi cadere le braccia è il modo più efficace e memorabile per parodiare. Incredibili storpiamenti di nomi e termini cinesi subito memorabili. Vabbè, non è un capolavoro, però come Zagarol è un toccasana. Imperdibili Fusco con testa d'acciaio e ovviamente i tre killers.
È l'unico titolo di Franco Franchi, senza Ciccio Ingrassia, che m'abbia detto qualche cosa. Diventato di culto fra chi ama i film cinesi sulle arti marziali, pieno di nomi impossibili che son giochi di parole (Con Ki Lai e Lo Con Te) e colpi improbabili (la mano di travertino), a me fa ridere moderatamente. Franchi non è certo un'artista marziale (né tantomeno lo è Gianni Agus, che impersona il suo maestro), però si salva grazie alla sua mimimica da pupo siciliano. Avrebbe detto di più con Ciccio Ingrassia al posto di di Agus. Da due.
MEMORABILE: I tre killer-samurai che arrivano in città e, recandosi in un chiosco, chiedono un panino con la porchetta.
Forse alcune parti sono inutili, ma indubbiamente questa parodia di Cinque dita di violenza funziona molto bene. Franchi è aiutato da una sceneggiatura solida, firmata anche dal maestro Cicero. I comprimari sono assolutamente a loro agio: Agus, Pagnani, Terzo, Tomas, Bertolini, ecc. Le alchimie del cast funzionano ed è una delle poche prove importanti e comunque degne di nota con Franchi solista: merito anche del regista, che ha messo a propio agio il Nostro. A tratti il film potrà risultare allo spettatore molto acuto. Divertente.
Sfruttando il successo del genere arti marziali ecco una discutibile parodia. Film che naviga tra alti e bassi. Alcune gag e scene sono divertenti, altre sono decisamente poco riuscite e snervanti. Il cast è buono ma mi aspettavo qualcosa di più. Direi che un mediocre ci sta più che bene.
Una commedia/parodia di Nando Cicero sul mondo delle arti marziali con uno scatenato e divertente Franco Franchi (senza Ciccio Ingrassia, stavolta) che ci regala gag a volontà. Bene anche il cast di contorno, che non sfigura affatto e tende a ravvivare le scene più flebili. Schiaffi, sganassoni e quant'altro per 90 minuti quasi sempre godibili.
Franco deve vincere una gara di arti marziali. Puntuale parodia in chiave farsesca dei mirabolanti ed enfatici film-karate che ebbero all'inizio degli anni ’70 un clamoroso ma breve successo al botteghino. La burla è pienamente riuscita a partire dal titolo geniale e per tutto il film si snoda divertente attraverso gag beffarde, giochi linguistici assurdi, sketch spassosi che colpiscono il bersaglio. Sicura la regia di Cicero, narrazione spigliata e senza fiacchezze, Franchi, Agus e Andronico in forma smagliante.
Tra le parodie di Franchi questa è senza dubbio una delle migliori. Il comico siciliano, affiancato qui dal grande Agus, tenta qualcosa di più della solita commediaccia del periodo. Le risate ovviamente non mancano, ma si nota lo sforzo dei due nel non proporre il solito canovaccio (qualche precetto orientale non manca). Da antologia la scena della palestra.
La simpatica idea di partenza si esaurisce definitivamente dopo una mezz'ora piuttosto scoppiettante. Col procedere della vicenda, piuttosto esile in verità, le battute simpatiche cominciano a scarseggiare e gli attori si rifugiano sempre più in urla e altre onomatopee più o meno volgari. In fondo è difficile recitare il nulla e i più avvantaggiati sono quelli che, come il protagonista e Agus, hanno calcato gli spietati palcoscenici dell'avanspettacolo. Bel ruolo di Fusco, poeta della vita, che fa l'oste con la sua solita autoironia. Anche no.
MEMORABILE: La mimica facciale di Franco Franchi; Le testate di Fusco.
Scialba parodia dei film di arti marziali, con Franco Franchi come protagonista. Il soggetto di partenza potrebbe pure risultare simpatico ma lo svolgimento è all'insegna dell'improvvisazione: con tale povertà di sceneggiatura si poteva ricavarne al massimo un mediometraggio oppure sketch a episodi di pochi minuti per la tv, ma un'ora e mezzo di mugugni, versacci e slapstick diventa estenuante da condurre fino in fondo in un lungometraggio. Consigliato agli amanti del trash portato alle sue estreme conseguenze.
Simpatica parodia del genere arti marziali con un Franchi in stato di grazia. E' sopratutto per merito dell'attore siciliano che, con le sua comicità basata molto sul fisico, la pellicola diventa più che digeribile perché - in quanto a dialoghi e narrazione - lascia spesso a desiderare. Un'opera che vive spesso di brevi momenti (alquanto ridanciani) sopra la media anche grazie al soccorso di maschere di assoluto livello (il cameriere di Jimmy il fenomeno è oltremodo spassoso). Un film sopra la media del genere con un finale davvero niente male.
MEMORABILE: "Le gustose prelibatezze" del ristorante cinese; Il trasloco; La mano di Travertino.
Franchi dimostra di non aver bisogno di una spalla per ottenere consensi. Parodia surreale dei film di arti marziali che fa ridere, oltre che per le numerose gag e il fatto che nessuno dei rivali esperti in karate si renda conto che Franco è un imbranato (al contrario lo temono!), principalmente per il motivo a causa del quale si scatenano le risse (si veda il finale). Buono il cast, memorabile la scena in cui il protagonista esce da un negozio rivestito di cianfrusaglie.
La manifesta volontà di distruggere le arti marziali su celluloide sfugge un po’ troppo di mano, lasciandosi andare troppo a un clima bonario da osteria. Non male alcuni frangenti in cui le buone intenzioni sortiscono l’effetto desiderato, salvo registrare qualche battuta d’arresto di troppo in cui viene meno la sostanza. Spesso la si butta in caciara, dimenticando di tessere un filo che consenta di mantenere un minimo di coerenza filmica. Meno strilli, mugugni e mazzate incontrollate avrebbero permesso di non perdere connessione con le immagini e strappare qualche risata in più.
La parodia dei film di kung-fu non poteva mancare; qui Franco Franchi da solo ce la mette tutta ma il copione è talmente scarso da non risultare quasi mai divertente, nonostante gli sforzi del cattivissimo Enzo Andronico. Il film si degnala soprattutto per la grande presenza di Jimmy il fenomeno, qui nella parte di un cameriere cinese nevrotico che risulta essere memorabile, ma c'è poco di più.
Spassosa parodia con Franchi mattatore, senza Ingrassia ma coi fidi Andronico, Terzo, Agus, Tomas. Con mano di travertino ti rompo, con arma proibita ti metto in fuga. Addestramento siculo ma con trasferta capitolina per vincere il concorso da vigile urbano! Passati in rassegna i topoi del wuxiapan con le scuole rivali dei maestri Kon Ki Lay e Lho Kon Te, il traditore Aldo Marama, la mossa segreta di Nuto Checcor, i tre invincibili campioni Ki Kaka Mai, Tutti Li Tui e Va A Fan, la sfida finale.
MEMORABILE: La ricetta del saggio maestro ultracentenario per vivere a lungo; Spreco di pomodori e birra; Le urla di combattimento e le espressioni di Franchi.
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DiscussioneNeapolis • 27/10/10 15:54 Call center Davinotti - 3261 interventi
La location della pedana del vigile a Piazza Venezia è anche quella di Alberto Sordi ne "Il Vigile" e anche nel film "I motorizzati"
Su Wiki il nome nel film di Irina Maleeva, è Unci Vuncia, il cui significato in palermitano, ( a seconda di come venga pronuciato), è "non ce le gonfia" ossia "Un ci vuncia"
ossia non ci rompe le scatole (per dirla pulita).
Per concludere Una cosa è certa: Vunciare dalle nostre parti significa gonfiare, in qualsiasi contesto, e penso che nel film venga usato in maniera ironica.
DiscussioneZender • 28/09/15 07:13 Capo scrivano - 48842 interventi
Significa non ci rompe le scatole o non ci rompeRE le scatole?
Dipende come viene pronunciata la frase; ad esempio nel film io non l'ho mai sentito pronunciare il suo nome. Comunque il significato più plausibile sarebbe
Non c'è le gonfia.
P.s. Ma il mio fotogramma di Jimmy il Fenomeno, che fine ha fatto???? Pure il post saltò
Significa non ci rompe le scatole o non ci rompeRE le scatole?
E' un avvertimento. (letteralmente "non fare gonfiare il...", ossia "non rompere il...")
P.S. : Non ci avevo fatto caso, sto ancora ridendo.
DiscussioneReeves • 26/04/24 19:34 Contratto a progetto - 789 interventi
Il fatto che il film sia datato è testimoniato da un dettaglio: quando Gianni Agus rivela a Franco il segreto per "la mano di Travertino", gli dice che diventerà forte "come Flash, come Batman, come Nembo Kid". Nembo Kid era il nome italiano di Batman, poi sostituito da quello originale proprio negli anni Settanta
Il fatto che il film sia datato è testimoniato da un dettaglio: quando Gianni Agus rivela a Franco il segreto per "la mano di Travertino", gli dice che diventerà forte "come Flash, come Batman, come Nembo Kid". Nembo Kid era il nome italiano di Batman, poi sostituito da quello originale proprio negli anni Settanta