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La nostra recensione di Killers of the Flower Moon

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Poderosa ricostruzione d'epoca nella terra degli indiani Osage, che in Oklahoma scoprirono il petrolio arricchendosi e permettendosi lussi altrimenti impensabili. Siamo agli inizi degli Anni Venti e finita la guerra Ernst Buckhart (DiCaprio), che vi ha partecipato nei ranghi di cuoco, raggiunge lo zio William Hale (De Niro) proprio a Fairfax, dove questi si è stabilito mantenendo ottimi rapporti con gli Osage e contribuendo allo sviluppo industriale della zona. Ernst, che lo ammira da sempre, ne ascolta i consigli su come si vive e soprattutto si guadagna; senza farsi troppi problemi, se capita, a bazzicare nell'illegalità.

Ciò che in quel momento servirebbe alla...Leggi tutto famiglia per accrescerne potenza e denari sarebbe stabilire uno stretto legame con una delle ricche famiglie indiane, e per questo William propone al nipote di frequentare e sposare Molli (Gladstone), una dolce Osage un po' in carne come piace a lui. Ernst, che già aveva cominciato ad accompagnare la donna in auto dalla città a casa in qualità di "tassista", non chiede di meglio e si fa avanti. Gli va bene, perché Molli - sulle prime un po' restia - si lascia conquistare da quel buffo tipo un po' superficiale ma simpatico e le nozze sono cosa di pochi mesi.

Molli diventerà l'erede, insieme alle tre sorelle, di un grande patrimonio, e quando una di loro muore per deperimento fisico, l'avido zio William progetta di far confluire in direzione del nipote l'intera eredità. Per farlo, però, è necessario che qualcuno elimini i "parenti scomodi", a cominciare dalle sorelle e magari anche da quello strano tipo che dice di conoscere Molli fin troppo bene... I killer del titolo agiscono e gli Osage muoiono in gran quantità, fino a quando qualcuno sarà costretto a chiamare prima un investigatore privato e poi addirittura l'FBI!

Ma questo avverrà molto più avanti, perché intanto Scorsese, che parte da un saggio di David Grann del 2017 ("Gli assassini della terra rossa") e lo adatta per il cinema aiutato da Eric Roth, si preoccupa di riportare indietro il tempo quanto meglio possibile allestendo una ricostruzione esemplare che mostra quanto ancora il suo cinema abbia da dire. Magari non più troppo a livello tecnico (i virtuosismi - si veda la straordinaria danza della pioggia al ralenti sotto il petrolio - resistono in numero minore rispetto al passato), ma certamente a livello contenutistico. Perché la vicenda è interessante, denuncia apertamente il bieco sfruttamento degli indiani e delle loro ricchezze e una giustizia tutta da rivedere portando in scena con grande grazia le abitudini e la vita di una comunità a prevalenza indiana.

Lily Gladstone - col suo accennato, irridente sorriso da Monna Lisa - diventa il mite, riflessivo contraltrare da contrapporre alla spontanea vivacità di DiCaprio, succube dello zio e dei suoi loschi piani ma nello stesso tempo ancora innamorato della moglie. La sceneggiatura è tuttavia uno dei punti deboli: solo di rado azzecca dialoghi ficcanti perdendosi anzi spesso in infinite divagazioni, pause estenuanti che di fronte a una durata monstre di tre ore e mezza non possono che rallentare inevitabilmente il film. Grande il lavoro sulle musiche (con il suono dei tamburi in evidenza), impeccabili le interpretazioni di De Niro e DiCaprio, il cui magnetismo resiste negli anni e che concede sfumature importanti al suo Ernest Burkhart, perennemente titubante e mai del tutto convinto sulla strada da intraprendere.

Un'opera importante, che punta ad approfondire la psicologia dei personaggi ed è articolata in diverse fasi in grado di abbracciare l'intera storia senza trascurarne alcun aspetto, anche se forse proprio a causa di questo perdendo in incisività. Un'ora in meno non avrebbe infatti probabilmente nuociuto e questa nuova epopea scorsesiana troppo forse indulge nel melodrammatico ritratto della Gladstone senza trovare, nell'ultima parte, la capacità di colpire nel segno durante il processo, fallendo quella svolta decisiva nella forma e nella scrittura che avrebbe permesso di fissare meglio nella memoria le conclusioni. Mancano lungo l'arco del film le impennate in grado di trasmettergli la necessaria vitalità, lasciandolo talora a stagnare nelle paludi della transizione.

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Tutti i commenti e le recensioni di Killers of the Flower Moon

TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/10/23 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 30/10/23
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Torsolo 25/10/23 22:00 - 68 commenti

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E' molto difficile fare un film allineato ai dettami di ciò che si può definire "cattivo" (l'uomo bianco malvagio, la violenza alle donne, lo sfruttamento rapace del territorio...), nell'intrattenimento di oggi e farne lo stesso una pellicola emozionante, molto interessante. Scorsese ci riesce, perché la qualità registica e di scrittura sono indiscutibili, così come tutto il comparto di collaboratori di prim'ordine. Di Caprio è una garanzia, più "prevedibile" la Gladstone. De Niro aggiunge un altro gran personaggio diabolico.
MEMORABILE: La gran sequenza del ballo al matrimonio indiano; Lithgow un ritorno per un attore di prima grandezza; Lo splendido montaggio della seconda parte.

Cotola 22/10/23 19:19 - 9512 commenti

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La scoperta del petrolio nel territorio degli Osage scatena prevedibili appetiti che avranno esiziali conseguenze. Lunga, lunghissima discesa negli Inferi dell'anima nera - qui statunitense ma il discorso potrebbe essere allargato al genere umano - che inizia sin dai primissimi fotogrammi dal sapore ossimorico, nonché definitivamente funereo e profetico. Scorsese si prende i suoi tempi, dilatati, ma lo fa magistralmente senza lungaggini, carburando nei giusti tempi e avvincendo inesorabilmente lo spettatore. Duecento minuti di grande cinema puramente scorsesiano. Un film importante.
MEMORABILE: "L'allucinata danza spettrale", tra le fiamme; Le originalissime "didascalie" finali.

Gabigol 23/10/23 23:55 - 639 commenti

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L'ultima fatica di Scorsese è un film di ricostruzione storica dell'Oklahoma di inizi Novecento, con gli indiani Osage depositari di una ricchezza inusitata e il prevedibile ginepraio immorale che si erige laddove scorrono i soldi. Scorsese non fa prigionieri e il film diventa un monumento alla memoria perduta nel tempo. Se la confezione tecnica risulta gargantuesca, a impressionare di più è l'implacabilità di un ritmo narrativo egualmente sostenuto da un montaggio serrato e una direzione attoriale superba (il trio di protagonisti buca lo schermo). Epilogo importante, molto sentito.
MEMORABILE: La danza sotto al petrolio; La madre va oltre; De niro e le sculacciate; Il furto della macchina; "Sarà solo un'Altra tragedia".

Xamini 24/10/23 12:38 - 1294 commenti

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Un racconto di meschinità e potere in cui a farne le spese è il popolo degli Osage, ma diventa facilmente universale. Scorsese si prende tutto il tempo di cui abbisogna (3h 26min), lo utilizza mettendo in campo tutta la sua maestria registica, aiutato dal talento indiscusso di due pezzi da novanta; ma, per quanto il montaggio renda parecchie scene addirittura snelle, la lunghezza si sente, in particolare a causa della prima ora un po' fiacca. Ne risulta un'epopea tra vertici di qualità assoluta, punte di grottesco (pur nel dramma, il racconto lo è, in parte) e qualche sbadiglio.
MEMORABILE: La danza nella pioggia di petrolio; Le epiche silhoutte nelle fiamme; Il gufo; L'originale chiusura del racconto, con un cammeo commosso.

Rambo90 25/10/23 19:30 - 7995 commenti

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Un film fiume, per il quale la prima cosa che viene in mente a fine visione è proprio che sia durato troppo. Scorsese riesce a descrivere bene l'avidità e l'assenza di scrupoli dei suoi personaggi ma manca di empatia e così l'odissea della Gladstone (brava) non colpisce mai e il tutto si svolge senza impennate, in un ritmo piatto ingiustificato, per tale durata. De Niro monumentale, DiCaprio clamorosamente fuori parte e con un ghigno posticcio quasi irritante. Un passo falso.

Sonoalcine 25/10/23 22:00 - 208 commenti

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Il ritorno in pompa magna di un regista che sembra non aver ancora esaurito il proprio registro cinematografico, nonostante gli ottant'anni d'età. Il film mescola innumerevoli generi in cui si alternano in concomitanza e collegano l'alienazione del veterano di guerra di Taxi driver fino al racconto simbolico della nascita degli Stati Uniti come in Gangs of New York. In mezzo alle ravvicinate esperienze di vita quotidiana che richiamano gli usi e costumi dei nativi americani, viene lasciato anche spazio per sequenze di grande profondità spirituale.
MEMORABILE: "La nuca è la nuca e la fronte è la fronte"; L'incontro nella loggia massonica; La testimonianza; Il faccia a faccia finale tra Di Caprio e la moglie.

Il ferrini 29/10/23 01:08 - 2674 commenti

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Monumentale per messa in scena, straordinario per la ricostruzione storica degli affascinanti riti Osage, Di Caprio a dir poco gigantesco in un ruolo di grande complessità, De Niro perfetto nella sua aridità, praticamente il nuovo Padrino, la Gladstone imprime sulla pellicola sguardi che son coltellate. Un film senza eroi, senza gangster simpatici, solo uomini bianchi senza scrupoli, responsabili di un vero genocidio troppo taciuto, spesso dimenticato. Meraviglioso da ascoltare l'ultimo lascito di Robbie Robertson. Tre ore e mezzo e ne vorresti ancora. Capolavoro.

Thedude94 29/10/23 23:19 - 1174 commenti

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Scorsese ritorna sul grande schermo con una storia molto interessante di nativi americani arricchiti e bianchi assetati di soldi e potere, tutta costruita su dialoghi incessanti e momenti di puro cinema pregno del suo stile inconfondibile. La durata, forse eccessiva, non scalfisce la bellezza di un'opera che rimane comunque importante per la natura del soggetto della sceneggiatura e imponente nella messa in scena, con paesaggi maestosi che fanno da sfondo a un'America in pieno cambiamento. Meravigliosi Di Caprio e la Gladstone, con un De Niro ancora in forma che fa il suo.

Rebis 6/11/23 12:22 - 2470 commenti

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Tra mandante ed esecutore, il Male gioca la sua partita, eludendo il senso di responsabilità, negando alla coscienza il peso di una strage familiare che anela il genocidio. Il mondo è un nido, dove il benefattore parassita depone le sue uova venefiche e le lascia covare a chi crede di amare mentre sta uccidendo. Un film possente che brucia oltre tre ore di narrazione senza lasciare residui, trascinante e sardonico nel seguire l'iperbole della violenza, ma sempre aderente alla realtà storica e quindi profondamente morale. De Niro e DiCaprio, due colossi che amerete odiare.

Silvestro 6/11/23 08:19 - 379 commenti

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Un imponente affresco di una pagina della storia americana che ha per tema principale l'avidità umana. Scorsese dirige con mano sicura, potendo contare su un grande cast e una fotografia ottimi. Tuttavia, la pellicola manca un po' di epicità e certe volte si arriva col fiato corto. Insomma, un film importante che merita di essere visto, ma non un capolavoro.

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Magi94 9/12/23 17:28 - 1021 commenti

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Alte aspettative, perché il tema trattato è una grande novità per Scorsese e poteva scaturirne un'opera importante. Purtroppo dobbiamo invece constatare che il Nostro non ha recuperato la grazia degli inizi e ormai pare non metterci più l'anima: il film è ben fatto, ben girato, interessante, ma è pregno di un perenne senso di freddezza, certo non aiutato da una durata oceanica difficilmente giustificabile. La protagonista e i personaggi secondari son ben caratterizzati, mentre De Niro va col pilota automatico, DiCaprio si sforza di fare il grande attore esagerando.
MEMORABILE: La danza di fuoco mentre imperversa la violenza e il veleno.

Capannelle 13/12/23 20:38 - 4560 commenti

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Un buon film, non scorsesiano fino al midolo ma nel quale il regista lascia comunque la sua impronta e dirige da par suo tre figure complementari. De Niro viscido quanto basta, DiCaprio bravo a calarsi nell'insolito ruolo del villico brutto e di personalità schiacciata dagli eventi, la Gladstone riuscita maschera allo stesso tempo di soavità e dolore. Con accenni storici interessanti e poca accondiscendenza ma non proprio riuscito nello sviluppo delle tre ore e nel coinvolgimento di chi guarda. Epico a modo suo e coraggioso nel non voler accelerare ma con poco di memorabile.

Enzus79 26/01/24 23:12 - 3223 commenti

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Tratto dal saggio di David Grann. Tre ore e mezza per raccontare come nei primi anni del Novecento negli States (in questo caso nell'Oklahoma) siano stati trattati i nativi: espropriati dei loro averi sommati ai diritti cancellati. Interessante. Meno drammatico di quello che ci si potrebbe aspettare. Leonardo DiCaprio sopra le righe. Apprezzabile la colonna sonora. Tendenza a salire.

Rocchiola 30/01/24 10:56 - 1023 commenti

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Gli indiani Osage trovano il petrolio sulle loro terre e diventano ricchi, ma l'uomo bianco è disposto a tutto pur di impossessarsi dei lori averi. Scorsese ha da anni perso il suo tocco d'autore (l'ultimo film veramente scorsesiano è forse Al di là della vita), dedicandosi ormai a mega-produzioni tanto ambiziose quanto poco stimolanti. Come per il precedente The Irishman un film molto lungo e piuttosto noioso, confezionato come un lussuossimo sceneggiato TV. E poi l'insistenza su Di Caprio che si aggira per tutta la durata con quel ghigno posticcio da emoticon triste... De Niro ok.
MEMORABILE: La danza dei nativi bagnati dal petrolio che fuoriesce dal terreno.

Puppigallo 30/01/24 11:46 - 5478 commenti

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Nonostante una lunghezza ai limiti del criminale, il film merita di essere visto, perché riesce a far entrare lo spettatore in una vecchia realtà, tanto incredibile quanto tragicamente vera (il sistematico sterminio degli Osage, per la terra e ciò che contiene, da parte di lupi mal travestiti da agnelli). De Niro (un serpente velenoso) e Di Caprio (il nipote, un debole piegato fisicamente e psicologicamente dalla guerra) offrono una buona performance; e anche il resto del parco attorico contribuisce alla riuscita di questo quadro dipinto col sangue e l'altrui sofferenza.
MEMORABILE: Il primo faccia a faccia con lo zio; "In ginocchio"; Il consiglio dei nativi dopo l'uccisione della donna; "La Terra gira e loro devono morire".

Piero68 30/01/24 12:56 - 2995 commenti

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Forse uno dei peggiori film di Scorsese. Sia perché snatura completamente il suo stile registico con cui aveva realizzato tanti capolavori, sia perché l'eccessivo (quanto inutile) minutaggio porta lo spettatore a uno stato di noia pura. Anche le prestazioni attoriali sono molto al di sotto delle aspettative. De Niro continua a riproporre gestualità viste e riviste in altri contesti filmici.

Galbo 10/02/24 19:38 - 12641 commenti

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Giù il cappello per un regista come Scorsese che, pur potendo riposare sugli allori per il suo venerabile passato, ha ancora la forza di dirigere una potente opera di denuncia politica e sociale e fa una meritoria opera di informazione sui nativi americani, vessati e sfruttati oltremodo dai bianchi. Un film molto lungo, che non perde mai di interesse per la forza della narrazione, interpretato da un eccellente trio di attori, con la notevole "scoperta" della Gladstone e che si conclude in modo sorprendente.

Jandileida 13/02/24 13:47 - 1679 commenti

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Un implacabile Martin riesce nell'impresa di durare tre ore e mezza andando a ripescare nel pozzo nero della storia americana uno tra gli ultimi casi (forse) di pura sopraffazione dei bianchi sui nativi americani. Dall'alto dei suoi gagliardi ottanta, Scorsese imbastisce un racconto teso, che non perde quasi mai colpi, riuscendo miracolosamente a trasformare il rischio prolissità in compattezza narrativa e necessità testimoniale. De Niro fa De Niro, la Gladstone, tra remissione e combattività, è perfetta. Peccato per il solito corrugato Di Caprio, qui con tanto di brandiana ovatta.

Paulaster 21/02/24 18:01 - 4874 commenti

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Reduce di guerra torna nella terra Osage e sposa un'indiana. Soggetto che spiega il modo sottile in cui vennero eliminati un largo numero di indiani, quando la legge non indagava granché. Scorsese si limita nei tecnicismi e gira un film classico, che nella fase giudiziaria non ha grandi spunti. Eccellente la chiusura al posto dei soliti cartelli con sunto finale. De Niro sembra un regista luciferino nel suo piano omicida e Di Caprio incarna un personaggio non troppo intelligente ma posseduto dall'avidità, vera protagonista del film.
MEMORABILE: L'esplosione della casa; Lo sparo alla nuca; Lo spettacolo alla radio.

Nicola81 25/02/24 23:30 - 2974 commenti

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Dopo quello che sembrava il suo film testamento, Scorsese ha il coraggio di rimettersi in pista per raccontare una storia meritevole di essere conosciuta, relativa all'ennesimo sopruso compiuto nei confronti dei nativi dai paladini della democrazia. La messa in scena è perfetta, però mancano quei guizzi che ci si aspettano da un regista di quel calibro e che avrebbero aiutato a sostenere una durata abnorme. Ottimo cast, in cui la sorprendente Gladstone prevale su un DiCaprio un po' imbolsito e su un De Niro che non aggiunge nulla ai suoi fasti. Buono, ma si poteva volare più alto.

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Gottardi 3/03/24 14:05 - 398 commenti

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Primi del 900, nella riserva indiana nell’Oklahoma si scopre il petrolio, la tribù arricchisce ma speculatori bianchi per impadronirsene non esitano ad arrivare anche agli omicidi. Il maestro Scorsese centra l’obiettivo con un film tanto greve di sentimenti quanto lieve nel mostrare lo squallore dell’avidità nascosta da perbenismo e omertà. De Niro e DiCaprio donano il plus ultra della loro eccezionale recitazione, con il secondo in particolare superlativo nel disegnare un personaggio imbevuto dell'ambiguità dell’autoassoluzione, che è un altro dei temi di questo splendido film.

Giùan 3/04/24 10:00 - 4925 commenti

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Dopo aver ritrovato e compendiato il cuore puro del suo cinema "gangsteristico", Scorsese torna alla razionale decantazione estetico (qui mai estetizzante) "storiografica" dell'ultimo suo magistero. Stupiscono il montaggio e la dialettica ambigua tra l' "infiltrato" Osange Di Caprio, servo sciocco ma non senza cuore, e un De Niro emissario/mandante banalmente luciferino ma mai platealmente "mostruoso". Nel mezzo una cultura, quella dei nativi americani incarnata dalla (in)sofferente Gladstone, vittima predestinata di un capitalismo razzista e sopraffattorio. Gran finale brechtiano.

Deepred89 26/07/24 10:56 - 3864 commenti

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Film ambiziosissimo e mastodontico, che gode di una prima ora bellissima, che amalgama con perfetta armonia la descrizione del particolare contesto del villaggio di nativi americani e il mystery in odor di mafia. Poi il lato noir prende il sopravvento e il film perde un po' di magia, registrando però un sensibile calo soltanto nell'ultima parte, con trafile giudiziarie che potevano benissimo essere riassunte nel teatrino finale. Regia classica e impeccabile, Di Caprio costantemente sopra le righe, De Niro perfetto in un ruolo ormai collaudato negli anni, espressiva Lily Gladstone.

Marmotta 10/11/24 10:58 - 177 commenti

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Affresco di ampissimo respiro sull'Oklahoma degli anni Venti nella vicenda della tribù Osage fagocitata dall'avidità. Scorsese qui regista e sceneggiatore, montaggio eccelso di Thelma Schoonmaker, fotografia splendida di Rodrigo Prieto, colonna sonora commovente di Robbie Robertson qui al canto del cigno, grandi come sempre Di Caprio, De Niro (si fa odiare parecchio) ma anche la giovane Lily Gladstone, Jesse Plemons, Fraser, Lithgow. Almeno una sequenza da capolavoro assoluto, la notte dell'incendio nei campi tra le ombre e i bisbigli, ennesimo monumento al Cinema di Scorsese.

Schramm 4/01/25 13:41 - 3991 commenti

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Che il grande cinema di Martin sia finito dopo Casinò non è una novità e tutto quel che più si può paventare spacca il minuto: una maniera ai limiti dell'asettico, l'epos che fu rincorso annaspando e del voler essere sanguigno tutto lo sforzo sotto il vuoto di una durata monstre innecessaria e a rischio narcolessia (un massimo di 140' e impatto densità dinamismo ne avrebbero riguadagnato). Così è il bel tema senz'anima da primo della classe svolto per dover dimostrare di essere ancora primo. Si può render grazie per aver rianimato il titanismo performativo della golden age di Bob.
MEMORABILE: La mdp che girotondeggia a spirale di camera in camera dentro l’appartamento: la parola maestria non va per certo sprecata.

Anthonyvm 9/03/25 00:32 - 6492 commenti

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Non la pietra miliare che forse ambiva a essere, ma un solidissimo noir storico che lo slancio freddamente epico di Scorsese, forte di una ricostruzione d'epoca eccellente e di un cast rimarchevole (in risalto De Niro in uno dei suoi ruoli più detestabili e Lily Gladstone), eleva allo status di vero e proprio kolossal di denuncia. Un costante clima funereo, repentinamente inasprito da sussulti di violenza ripresi con spiazzante distacco, inquadra una vicenda emblematica, paradossale e sconcertante quanto una commedia nera, che ottenebra i fondamenti dell'American Dream. Da vedere.
MEMORABILE: Le vittime "suicidate"; La punizione massonica; L'inesorabile peggioramento della malattia della Gladstone, iniezione dopo iniezione; La casa esplosa.
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  • Discussione Torsolo • 28/10/23 13:32
    Galoppino - 35 interventi
    "....E di tutto quello che non si può dire".
    Per adesso e aspettando il kolossal di Ridley Scott (che si cimenta con l"approdo storico della sua carriera, che proprio tra '700 e '800 iniziò, e laddove dopo Bondarciuk, neppure Kubrick riuscì), il miglior film del davvero sul fondo cinematografico, anno 2023, lo fa come nel 2019, Scorsese.
    Non che ci volesse poi troppo, dato il livello medio delle produzioni sfoggiato in questi undici mesi. A costo di attirare strali, non voglio infierire parlando del cinema italiano. Al secondo posto del 2023 "The Old Oak" di un altro ottantenne, Ken Loach.
    Non voglio fare incaxxare nessuno quindi tralascerei volutamente ''Ferrari" di Michael Mann, che vale solo per la lunga sequenza della Mille Miglia, e davvero non molto altro.
  • Discussione Capannelle • 13/12/23 20:16
    Scrivano - 3885 interventi
    Torsolo ebbe a dire:
    il miglior film del davvero sul fondo cinematografico, anno 2023, lo fa come nel 2019, Scorsese.
    Non che ci volesse poi troppo, dato il livello medio delle produzioni sfoggiato in questi undici mesi. A costo di attirare strali, non voglio infierire parlando del cinema italiano. 
    Vero che nel 2023 non abbiamo assistito a grandi cose ma lo hai visto "L'ultima notte di Amore"? Potresti cambiare idea.
    Secondo me sia Irishmen che questo sono due Scorsese in linea col suo stile, con attori ben diretti ma che rimangono indietro rispetto al suo passato. Due produzioni di piattaforme di streaming (Netflix e Apple) che, forse è un mio pregiudizio, valuto spesso come uno svantaggio per la qualità dei film realizzati. Flower moon arriva a tre pallini ma non pieni.

    Ultima modifica: 13/12/23 20:18 da Capannelle
  • Homevideo Caesars • 16/12/23 16:46
    Scrivano - 16993 interventi
    Il 25 Gennaio uscirà in bluray e dvd
    https://www.dvd-store.it/Video/Blu-Ray/ID-81496/Killers-of-the-Flower-Moon
  • Discussione Torsolo • 18/12/23 22:54
    Galoppino - 35 interventi
    Capannelle ebbe a dire:
    Torsolo ebbe a dire:
    il miglior film del davvero sul fondo cinematografico, anno 2023, lo fa come nel 2019, Scorsese.
    Non che ci volesse poi troppo, dato il livello medio delle produzioni sfoggiato in questi undici mesi. A costo di attirare strali, non voglio infierire parlando del cinema italiano. 
    Vero che nel 2023 non abbiamo assistito a grandi cose ma lo hai visto "L'ultima notte di Amore"? Potresti cambiare idea.
    Secondo me sia Irishmen che questo sono due Scorsese in linea col suo stile, con attori ben diretti ma che rimangono indietro rispetto al suo passato. Due produzioni di piattaforme di streaming (Netflix e Apple) che, forse è un mio pregiudizio, valuto spesso come uno svantaggio per la qualità dei film realizzati. Flower moon arriva a tre pallini ma non pieni.


    Lo ho visto. Molto bella la colonna sonora di Santi Pulvirenti. Buona l'interpretazione di Favino, bella e curata la fotografia soprattutto su Milano nei titoli dall'alto, come una città cinese illuminata a giorno dall'energia nucleare nei suoi grattacieli.  Ma non di più di **1/2 complessivi. I creatori del film hanno poi abbastanza dilapidato il loro credito già con quella scemenza di "Bang Bang Baby", impossibile da perderci pure tempo come ho anche fatto, purtroppo. Sono esperimenti isolati il genere non risorgerà mai come produzione di numero, in Italia, nonostante quello che sostengano chi magari ci mangia su, o dei buoni successi per singolo titolo, più che altro grazie al passaparola. Si certo anche Scorsese ormai è su buoni livelli medi generali di "comfort'' senza fortunatamente sbracare e scadere alla Ridley Scott con i suoi film "italiani", ma niente più. "Irishman" era superiore e anche molto più polemico e ",scomodo" sull'America e una sua certa narrazione storica, come arte e cinema a parer mio, dovrebbero sempre cercare di essere. I livelli però già di "Shutter Island" seppure sempre all'interno di un cinema ''di confezione all'americana" e non oltre, erano ben altri.
    Grazie Capannelle, di avermi interpellato
    Ultima modifica: 18/12/23 22:55 da Torsolo