Nell'Inghilterra vittoriana, un medico specializzato nella cura dell'isteria femminile adotta una tecnica "manuale" efficace ma anche affaticante per l'"operatore". Nel frattempo, un lord appassionato di scienza sta mettendo a punto un innovativo spolverino elettrico... Commedia ispirata all'invenzione del vibratore, paradossalmente partorita in un ambiente che faceva della pruderie il proprio emblema, gustosa nelle parti ambientate nello studio medico, più convenzionale sul coté sentimentale ed assai conciliante nel finale, ma nel complesso amabilmente old british
MEMORABILE: La prima dimostrazione della "cura" data da Pryce al suo nuovo assistente - L'entusiasmo di Everett per la prima telefonata
Potenzialmente un interessante bozzetto d'epoca, fra moti sociali in via di introiezione (le donne) e un clima di fervida creatività (lo scialbo dandy di Everett); di fatto solo un divertissement sempliciotto, fradicio di buoni sentimenti per famiglie nonostante il tema pruriginoso - si fa per dire. Tutto prevedibile e non consolano nemmeno la confezione e il comparto attoriale, entrambi piatti, all'acqua di rose. Munirsi d'insulina per i postumi del finale. Di buon cuore una sufficienza alla Jones, a quelle labbra non so dir di no.
Commediola che punta tutto sull'idea e, gironzolando attorno a questo rimasuglio di tabù, riesce anche a far sorridere. Niente altro, però, dato che storia e personaggi soffrono preoccupanti eccessi di piattume e banalità. Gli unici due tentativi di eccezione sono la sorellina di Donnie Darko, decisamente più invecchiata di quel che ci si sarebbe potuto aspettare ma piuttosto vispa, e la meravigliosa Jones, sventuratamente annichilita dal proprio personaggio. Ce lo dimenticheremo.
Difficile voler male a questo film, grazioso e armonioso, con gli attori bravi e al posto giusto e che presenta una efficace ricostruzione ambientale. Però la prima vera risata arriva dopo 27 minuti e le tonalità del copione assumono spesso le sembianze del didascalico e della prevedibilità. Non male una certa eleganza di ripresa, ma per lunghi tratti sembra destinato alle proiezioni oratoriali.
Ispirato, non si sa fino a che punto, a fatti veri, il film è lontanissimo da qualsiasi tipo di pruderie o battuta greve pur raccontando la storia dell'invenzione del vibratore. Probabilmente poichè l'oggetto in questione è solo tangenziale al narrato, mentre ampio spazio viene dato al costume ed all'amore. Ricostruzione e confezione sono di grande professionalità, ma il film, certamente dignitoso, manca di quella scintilla che lo faccia accendere. Così il divertimento non è ad alti livelli e le risate latitano.
Niente di eccezionale questo film, che pur trattando un argomento divertente (l'invenzione del vibratore!) lo fa con poco spirito suscitando risatine ben poco memorabili. Gli attori principali non sono niente di eccezionale (anche la Gyllenhaal se la cavava meglio ai tempi di Mona Lisa smile, e in effetti il suo personaggio non è molto dissimile nel suo femminismo libertario), eccezion fatta per uno sgargiante Everett che, con la faccia che fa quando la paziente "in carne" apre le gambe, fa guadagnare la mia approvazione a tutto il film.
Solo gli inglesi sono capaci di fare film come questo (**½), vale a dire con un'eleganza impeccabile pur trattando di tali argomenti. Ne consegue che chi ama la risata grassa si può astenere dalla visione, invece consigliabile a chi ama sorridere per intere mezzore. Recitato (talora sotto-recitato, ma fa parte del compito) benissimo, ambientato benissimo, si fa perdonare un finale tanto sdolcinato quanto difficilmente evitabile e facilmente prevedibile (Regina Vittoria esclusa...). In ogni senso discreto, insomma.
Nascita e miracoli del vibratore, la cura ideale per l'isteria delle pudiche signore vittoriane. L'idea è sviluppata in modo tipicamente britannico, senza mai scadere nel volgare; d'altra parte la sua leggerezza è anche il suo limite principale. Il contesto storico e sociale è poco più che abbozzato, anche se l'indecisione del giovane protagonista fra le due sorelle, una frenologa conservatrice e l'altra suffragetta socialista, è una metafora azzeccata. Anche se costretti a ruoli secondari, Pryce ed Everett sono i migliori.
MEMORABILE: La dimostrazione della cura "manuale".
Il tema è scottante (l'invenzione del vibratore), anche se viene trattato solo marginalmente. Probabilmente solo una commedia inglese avrebbe potuto accostarsi a questo soggetto senza dover ricorrere a inutili volgarità. Di questo va dato merito alla pellicola. Altro punto a suo favore le interpretazioni, tutte azzeccate. Peccato invece che la trama manchi di quel qualcosa in più per risultare maggiormente gustosa e che l'epilogo sia scontato e un po' troppo sdolcinato. Comunque un prodotto più che sufficiente.
Possibile che un tempo non si pensasse che lavarsi le mani evita infezioni? E che una buona sessualità rende tutti più sereni? Tra questi due interrogativi si dipana una graziosa commedia che rievoca l’invenzione del vibratore come dispositivo per il trattamento dell’isteria femminile. Allusioni e ammiccamenti si tengono, nonostante l’oggetto, su un livello maliziosamente garbato, anche perché la regista è più interessata a mostrare le condizioni sociali dell’epoca vittoriana, in particolare quelle femminili. Senza colpi d’ala, ma godibile.
Gradevole commediola in pieno stile british, Hysteria possiede eleganza e raffinatezza nella scrittura e una mano ferma nella regia. Le vicende del giovane dottore, nonostante qualche tessuto narrativo elementare, si seguono con piacere e l'amicizia con Everett regala momenti comici molto brillanti. Ottima la costruzione scenografica e di gusto la scelta dei costumi. Purtroppo manca quel pizzico di sale (e non di pepe) che avrebbe potuto donare alla pellicola un po' di brillantezza in più. Nel complesso, non male.
MEMORABILE: La prima prova del vibratore; La sequenza in tribunale.
Commedia divertente e leggera che gioca sull'invenzione del vibratore per mostrare uno spaccato dell'epoca. Nonostante l'argomento, i toni non scadono quasi mai nella volgarità anche per il taglio scientifico dato agli aspetti più pruriginosi. Non è un film da grasse risate ma piuttosto un'opera intelligentemente calibrata che mostra gli apetti sociali legati al genere. Un film dall'indubbio valore artistico che può scontentare però chi si aspettava elementi più piccanti suggeriti dalla trama.
Con ambientazione in una Londra del 1880 ben riportata sullo schermo viene narrata la vera storia dell’invenzione del vibratore e dei suoi benefici effetti sulla sfera psico-fisica femminile. Con una trama sviluppata in modo simpatico, la regista sfrutta l’abilità tipicamente britannica di intrattenere con dialoghi disinvolti, ma il tutto rimane in un ambito di semplicistica normalità.
Fondamentalmente una commedia in costume, ma l'idea è originale e solletica facilmente fantasie maliziose che fanno spesso sorridere. Le interpretazioni sono nella norma, più gustosi i dialoghi e le situazioni in stile molto british. Gradevole e misurato, anche se non consiglio di vederlo con i propri pargoli...
Nonostante il tema sulla carta "delicato", Hysteria è tutto fuorché un film scabroso. Si tratta infatti di una commedia britannica in costume il cui pregio principale è quello di rappresentare con sufficiente credibilità la società inglese che mostra tuttavia un po' edulcorata ed in versione sottilmente ironica. Pregevole la prova degli interpreti con un cast che annovera attori di gran classe come Jonathan Pryce e Rupert Everett. Buono il doppiaggio italiano. Gradevole anche se non troppo incisivo.
Sembra che la nascita del vibratore corrisponda all'emancipazione femminile, ma anche sociale, in un'Inghilterra vittoriana dove era meglio non ammalarsi visto i dottori in circolazione. Anche se nel film ci sono alcune battute a doppio senso e si fa finta di credere che la masturbazione fatta in ambulatorio sia una seria cura contro l'isteria femminile, il tutto viene trattato con molto garbo e ironia (ci si spinge fino a Buckingham Palace), lasciando anche un certo spazio alla critica della situazione sociale dei meno abbienti.
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Non so se come modo di dire è molto italiano, ma "uscire dalla qualunque" = venire fuori dal nulla, cinematograficamente parlando senza un background in pianta abbastanza stabile...
Nancy ebbe a dire: Non so se come modo di dire è molto italiano, ma "uscire dalla qualunque" = venire fuori dal nulla, cinematograficamente parlando senza un background in pianta abbastanza stabile...
Confesso: mai sentita questa locuzione (Google da tre soli risultati in tutto il web).
In questo caso non tocco nulla e avverto Zender che conosce meglio di me il gergo giovanilistico e che deciderà nel modo migliore.
Anche a mio parere è una locuzione abbastanza adoperata
DiscussioneZender • 8/04/13 07:57 Capo scrivano - 47807 interventi
Sì, esiste ma è molto colloquiale e nei commenti (a diferenza che nel forum) sarebbe bene evitare. Sarebbe bene sostiturlo appunto con cose tipo "Gli attori principali sono sbucati dal nulla". Altrimenti scegli te come preferisci Nancy.
Nancy ebbe a dire: Non so se come modo di dire è molto italiano, ma "uscire dalla qualunque" = venire fuori dal nulla, cinematograficamente parlando senza un background in pianta abbastanza stabile...
"molto italiano" non direi proprio. Anzi, non è italiano per niente. Probabilmente è molto televisivo (cabaret?) o molto gergale.
Siccome sono curioso di novità linguistiche, ho provato a fare una ricerca su Google. Con "uscito dalla qualunque" non compare nessun risultato. Con "uscire dalla qualunque" ne compaiono solo due (!): un intervento in un forum di cinema horror scritto nel 2006 e un commento di una critica musicale scritto nel 2008. E basta. Mi sembra un po' poco per considerarla un'espressione comune...
Quindi, premesso che non è italiano e che perfino in internet è praticamente inesistente (2 link su non so quanti miliardi di pagine), decisamente consiglierei di correggere, se Nancy è d'accordo, almeno nei commenti, come dice giustamente Zender, mentre si può tenere nei post sul forum.
Pigro ebbe a dire: Nancy ebbe a dire: Non so se come modo di dire è molto italiano, ma "uscire dalla qualunque" = venire fuori dal nulla, cinematograficamente parlando senza un background in pianta abbastanza stabile...
"molto italiano" non direi proprio. Anzi, non è italiano per niente. Probabilmente è molto televisivo (cabaret?) o molto gergale.
Siccome sono curioso di novità linguistiche, ho provato a fare una ricerca su Google. Con "uscito dalla qualunque" non compare nessun risultato. Con "uscire dalla qualunque" ne compaiono solo due (!): un intervento in un forum di cinema horror scritto nel 2006 e un commento di una critica musicale scritto nel 2008. E basta. Mi sembra un po' poco per considerarla un'espressione comune...
Quindi, premesso che non è italiano e che perfino in internet è praticamente inesistente (2 link su non so quanti miliardi di pagine), decisamente consiglierei di correggere, se Nancy è d'accordo, almeno nei commenti, come dice giustamente Zender, mentre si può tenere nei post sul forum.
Non so, e' un espressione che a me capita di sentire piuttosto frequentemente...
Io, al pari del Legnani, non ne ho mai riscontrato riferimento alcuno vuoi nel colloquiale, vuoi nella forma scritta, potrebbe essere espressione maggiormente ascritta a fenomenologia linguistica regionale.