Non mi ha convinto più di tanto. Divertente l'inizio (che premette e promette più di quanto poi arriva), ma poi si fa lento, molla la presa sullo spettatore, fino al prevedibile finale, nonostante l’ennesima grande prova di Giancarlo Giannini e di una regìa di mestiere.
Incapace di sfuggire al bozzettismo (Flaiano, riferendosi ad altro, lo chiamava lo "Scarfoglismo") sempre in agguato in un film "napoletano", "Mi manda Picone" spara spesso a salve. Un peccato, perché Giannini è in eccellente vena, la storia ha un suo perché, e alcune gag sono indovinate. Resta però, alla fine, un senso di irrisolto, di abborracciato. Nanni Loy non è mai stato un grande regista. Volendo, si può anche perdere.
Il film di Nanni Loy è abbastanza divertente ma ha il limite di non riuscire ad uscire da una visione macchiettistica e "bozzettistica" della Napoli contemporanea. Tutti gli enormi (ed attualissimi) problemi della metropoli partenopea vengono descritti con toni farseschi, sicuramente divertenti ma altrettanto evidentemente superficiali. Il film ha i suoi aspetti pregevoli nelle belle prove di Giannini e sopratutto della Sastri e nelle buone musiche.
Si fatica ad uscire fuori dagli streotipi, ma continuo a non capire se alcuni film vengano scritti "ad usum neapolitani" (mi si passi il latino maccheronico); perché alla fine alcune opere non soddisfano nessuno, né noi napoletani, tantomeno il resto del mondo. La cara città incassa l'ennesimo sputo in faccia. Purtroppo Loy vede Napoli come una splendida cartolina magari consegnata dal Peppiniello di turno, piena di macchie d'unto e molto spiegazzata.
Loy troverà sempre nella "napoletanità" e nella sua comicità involontaria una fonte inesauribile di ispirazione. Secondo film di un trilogia incentrata sull'arte di arrangiarsi. Iniziata con Cafè express e terminata con Pacco, doppio pacco... il film parte bene. La storia promette e Giannini e la Sastri sono perfetti nel ruolo. Ma pian piano il film perde di intensità con scene secondarie inutilmente lunghe e noiose. Sceneggiatura e comicità lentamente svaniscono nel nulla lasciando allo spettatore un finale tanto scontato quanto deludente.
Più volenteroso che riuscito, un film che poteva essere una bella favola nera metropolitana, un viaggio alla ricerca di un "forse morto", che è anche la ricerca di un'identità, di un ruolo, da parte dello sradicato Salvatore. In fondo, usare i meccanismi del giallo per raccontare i mali una città, di una società, non è cosa nuova, ma qui si capisce subito dove si va a parare, e specie nella seconda parte si snocciola un rosario di luoghi comuni, per quanto non manchino alcuni momenti suggestivi. Ottimo Giannini, prevedibile la Sastri.
Dopo un inizio buono ed interessante, il film inizia a perdersi per strada col passare dei minuti. L'impasto di "giallo" e commedia non è certo nuovo ma stavolta
Loy spinge molto sul pedale del grottesco. La scelta poteva anche essere giusta, ma
alla fine non paga più di tanto. Non mancano i momenti divertenti, ma troppi sono
anche quelli un pò inutili e non riusciti. Ciononostante, grande prova di Giannini.
Colonna sonora, non particolarmente ragguardevole, ad opera del duo partenopeo De Piscopo-Daniele.
Commedia macchiettistica ambientata a Napoli, in cui emerge la vera arte di arrangiarsi e il perdurare del pagamento del pizzo in ogni sua sfaccettatura. Il discreto inizio si perde lievemente nel proseguio della narrazione ma il risultato è comunque accettabile, anche dovuto alla bella interpretazione del duo Giannini-Sastri.
Una storia difficile da capire a una prima e unica visione. Il film va visto e rivisto più volte per cogliere l'escalation dei traffici del Picone. Pare cominciare con il semplice contrabbando di sigarette, quello dei posti di lavoro, quello della carne... per poi arrivare al gioco clandestino, alla prostituzione e infine al traffico di droga. Il tutto raccontato con una sottilissima ironia, con grande maestria da un Giannini e una Sastri inarrivabili.
MEMORABILE: Incontro sulla barca; Accettazione della giocata di Chimoffafà.
Un operaio minacciato di licenziamento si dà fuoco per protesta prima di scomparire misteriosamente. In accordo con la moglie di questi, un poveraccio disoccupato si mette sulle tracce dei suoi numerosi debitori per riscuoterne i crediti ma... Lo spunto originale fornisce un pretesto per un viaggio tragicomico negli inferi della napoletanità, certo non esente da macchiettismo e luoghi comuni né privo di lungaggini e tempi morti ma nel complesso gustoso ed ottimamente interpretato non solo dal mimetico Giannini ma anche dai grandi caratteristi di cui è ricco il cast.
Storia che ruota intorno alla scomparsa di un operaio dell'Italsider, Pasquale Picone, in realtà uno dei tanti impiegati della camorra. Alla sua ricerca, la moglie (Lina Sastri, brava e sensuale) e uno strano personaggio (Giannini) che vorrebbe prendere il posto di Picone. Il film, pur con toni fortemente surreali e senza mostrare la vera violenza camorristica, alterna macchiette a momenti di riflessione seria (e malinconica) su una Napoli dai mille problemi (tutti sempre irrisolti). Notevoli il commento musicale di De Piscopo e la title-track "Assaje" cantata dalla Sastri.
MEMORABILE: Il finale; I dialoghi tra Cocò e Giannini; Le reazioni della Sastri ai vari palpeggiamenti.
Nanni Loy racconta gli inferi della criminalità napoletana attraverso gli occhi di un ottimo Giannini, in una commedia un po' gialla che cerca in chiave umoristica di raccontare piaghe che ci sono ancora oggi. Il film funziona, nonostante alcune lungaggini, e si lascia seguire anche per l'apporto fondamentale dei vari caratteristi coinvolti (Giuffrè, Gullotta, Croccolo) e di una magnetica Lina Sastri. Il finale forse poteva essere meno frettoloso, e si potevano asciugare alcuni momenti, ma rimane un bello spaccato di napoletanità in salsa ironica. Buone le musiche.
Operaio dell'Italsider si dà fuoco per protesta. Commedia dagli spunti abbastanza seri, riguardo alla camorra, che spazia anche nel grottesco. Prima parte incentrata sulla Sastri, con i migliori spunti sul fare ruspante di chi si arrangia a Napoli. Quando Giannini prende la scena, il film si allunga in sottotrame non tutte necessarie (tipo Giuffrè). Il concetto di napoletanità viene spiegato abbastanza bene e non scade nel folcloristico.
MEMORABILE: La visita all'obitorio; L'amianto nella tuta; Il finto sfregio.
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Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv ( martedì 1° ottobre 1985) di Mi manda Picone: