Versioni casereccia e “romantica” del’hitchcockiano DELITTO PER DELITTO, confezionata bene, recitata ottimamente ma un po' priva di mordente. La coppia di “scambisti” (l’idea di DELITTO PER DELITTO è: noi ci conosciamo poco; tu uccidi qualcuno per me, io per te e nessuno collegherà i due delitti) è composta da un molto misurato Tomas Milian (non doppiato, si nota la sua caratteristica cadenza cubana) e da Pierre Clementi, che rappresenta la parte “romantica” del film (non per niente la città del primo incontro è Venezia) e che in...Leggi tutto fondo è organizzatore unico e manovratore di tutto un po' come il Ray Milland di DELITTO PERFETTO. L’idea dei vari soggettisti (tra loro proprio il veneziano Aldo Lado, Augusto Caminito e lo stesso regista Maurizio Lucidi) concentra la propria originalità nel finale, ma il film dimostra comunque di essere costruito bene e che avrebbe meritato una sceneggiatura migliore (pur se alcuni dialoghi, in special modo quelli che vedono protagonista Matteo Tiepolo/Pierre Clementi, sono piuttosto ricercati). La regia di Lucidi non è particolarmente brillante mentre la musica di Luis Bacalov, aiutato nell'esecuzione dai New Trolls (Milian canta il soave motivo d'apertura) centrano l'obiettivo con partiture pianistiche non esaltanti ma calzanti. LA VITTIMA DESIGNATA è nel complesso un buon film (melo)drammatico, che tocca il “giallo” e il “poliziesco” solo marginalmente. Tomas Milian, che è il vero protagonista, pur molto contenuto è davvero bravo, Clementi regge debolmente (ma forse è giusto così) la sua parte “decadente”. Si lavora molto sulla psicologia dei personaggi trascurando un po' la linearità della vicenda. Un po' datato ma di un certo fascino..
Notevole giallo, che brilla anche per una sagace messa in scena, intriganti movimenti della macchina da presa, grande colonna sonora. Milian, misurato, dai gesti magari ampi, ma lenti, è adorabile; la Christine, dalla fronte arcaicamente spaziosa, affascinante; Pierre Clémenti è spettrale, flessuoso, splendidamente decadente (la scena nel suo studio è pittoricamente vividissima). Uno dei migliori gialli italiani dell'epoca, senza dubbio, e, senza dubbio, da vedere.
Il più sottovalutato thriller italiano: un grandissimo film. La storia coinvolge fin dall'inizio e la tensione regge benissimo per tutta la durata fino all'ottimo finale, nonostante non venga versata una sola goccia di sangue. Ottima l'atmosfera, malinconica e crepuscolare, esaltata da un'ottima fotografia e da alcune intelligenti scelte registiche; straordinari i due attori protagonisti; memorabili le musiche di Bacalov. Davvero imperdibile.
Tomas Milian (pre-Monnezza) è in grado di infondere credibilità (e malinconia) al personaggio grazie anche alla possibilità di doppiarsi da solo. L'attore cubano, qua canta anche la canzone - sui titoli di coda - "My Shadow in the Dark", composta da un ritmo decadente e "crepuscolare", perfettamente in sintonia con i personaggi, tra i quali spicca - non va dimenticato - lo sfortunato Pierre Clementi nei panni del Conte Tiepolo.
Una perla della cinematografia italiana, in grado di fare rimpiangere il fatto che Maurizio Lucidi abbia poi abbandonato il genere.
Il film colpisce per le convincenti interpretazioni degli attori; in particolare quelle di Milian, insolitamente sobria e intensa, e di Clementi nel ruolo di questo personaggio etereo, di una sensualità quasi diabolica che segna ineluttabilmente il destino della propria vittima. Ben scritto e ottimamente diretto, deve moltissimo alle splendide musiche di Bacalov, che sposano perfettamente le suggestive panoramiche e gli intensi primi piani di Milian. Da riscoprire.
Lo spunto di base è quello de L'altro uomo, ma subito il film si svincola dal modello hitchcockiano per prendere una strada personalissima: sospeso, onirico, romantico, malinconico, crepuscolare, con un'atmosfera particolarissima. Tra i thriller italiani più originali dell'epoca. Straordinariamente bravo Tomas Milian, in una delle sue interpretazioni più misurate, sottili, introspettive. Pierre Clementi, ambiguo e inquietante, è una presenza spettrale. Finale che mozza il fiato. Meravigliose le musiche di Bacalov. Bello.
Giallo rarefatto e d'atmosfera, quasi un remake psicologico di Delitto per delitto. È uno di quella manciata di film in cui Milian si doppia egregiamente da solo: questo già merita la visione. Se si aggiunge poi che il film non è affatto male e vanta una fotografia d'eccezione come quella di Aldo Tonti (Ossessione) si capirà allora che è imperdibile. Clementi, mefistofelico e ambiguo, pare una diretta emanazione del personaggio di "Partner" di Bertolucci, e spesso ruba la scena a Milian, il quale comunque ci dà una bella prova sotto le righe. Da riscoprire.
MEMORABILE: C'è chi uccide per vocazione, è il mio caso;
e chi uccide per necessità, ed è il tuo caso.
Nell'anno del massimo sviluppo del giallo italico, Lucidi abiura al sangue e agli altri stilemi argentiani guardando alla Highsmith via Hitchcock come spunto narrativo per poi tessere atmosfere di sospensione e attesa con i fili di dialoghi spesso sofferti - cui fanno eco le delicate musiche di Bacalov - e del fascino elegante e decadente di Venezia. Analoga cura è riservata alle interpretazioni: Milian è insicuro e ricattato, Clementi, enfatico, ambiguo e demoniaco, la Bartoli moglie in preda all'uggia e allo sconforto come in un dramma sulla crisi di coppia. Nudi fotografici della Christine.
MEMORABILE: I desolati dialoghi tra moglie e marito in crisi; I ricatti di Tiepolo; La messa a punto del delitto.
Il film prende da Hitchcock l’idea e la rielabora, la sceneggiatura non è priva di buchi, ma Lucidi maschera il tutto immergendo la storia e i personaggi in una riuscita atmosfera onirica e decadente, grazie anche all’incisivo uso delle location e della splendida colonna sonora. Interessante e ambiguo il personaggio di Clementi, ottima l’interpretazione (non doppiata) di Milian. Il finale sinceramente è la parte più telefonata e meno interessante. Originale e riuscito film giallo.
All'epoca si sarebbe dovuta istituire una tassa che sanzionasse l'abuso delle atmosfere alla "com'è triste Venezia", che generavano paccottiglia. Anche qui, in un film pure non privo di spunti, il kitsch viene a galla (è il caso di dire) assai spesso. Se poi ci mettiamo Clementi ridicolissimo che rifà eternamente il suo personaggio... Meno male che c'è Milian con la sua voce e le sue nuances, e una regia non svaccata.
Un film che non fa certo del ritmo la sua arma vincente: a tratti si rischia di perdere un po' d'interesse per la vicenda. Ma nonostante ciò, questa pellicola ha un fascino tutto suo e si respira quell'aria malsana, quell'atmosfera gradevolmente pesante (al destino non si sfugge) che non molti film del genere riescono a ricreare. Milian è convincente, ma il conte Tiepolo gli ruba la scena. È un personaggio talmente unico (sembra che la vita, ma anche il solo respirare, gli pesi enormemente), che non può non colpire. Davvero niente male.
Discreto thriller che, pur essendo il rifacimento non dichiarato dell'hitchcockiano Delitto per delitto, risulta molto gradevole e abbastanza avvincente anche per chi già conosce le vicende del primo. L'assunto di fondo, infatti, è lo stesso, mentre sono diverse le ambientazioni (riuscite) e il finale che è bello, teso, poco previdibile e tutto sommato logico e plausibile. Notevole il personaggio del conte Tiepolo. Straordinaria lo colonna sonora composta da Bacalov ed eseguita dai New Trolls. Insomma, una lieta sorpresa che merita di essere vista.
MEMORABILE: I minuti finali sono davvero tesi e avvincenti.
Un giallo da incorniciare, quasi un remake non dichiarato de L'altro Uomo, può contare sull'ottima interpretazione di Milian (che si doppia da solo), di Clementi (il personaggio più interessante), della moglie arpia Bartoli e della regale Christine. Colonna sonora classica molto adatta all'atmosfera, tensione costante con numerosi colpi di scena e un finale tesissimo. Sottovalutato, a mio avviso.
MEMORABILE: Il bel nudo della Christine a inizio film.
La pellicola si segnala per due elementi caratteristici: la bella colonna sonora di Bacalov e l'ambiguo personaggio del conte Tiepolo. Il resto onestamente non è all'altezza, ritmo e regia lasciano infatti a desiderare. L'intreccio tra i personaggi risulta abbastanza scontato anche se la sceneggiatura non demerita.
Buon giallo dal passo lento ma deciso. Con un cast all'altezza e un commento musicale adeguato. I riferimenti ad Hitchcock sono evidenti ma il film ha il coraggio di andare poi per la sua strada. Tra gli autori troviamo anche Aldo Lado e la sua mano si vede: il dramma si svolge in una bellissima ed indifferente Venezia, inquadrata in qualche suo fugace squarcio. Interessante.
Per me che son veneziano è un tuffo nel mio passato; Venezia cambia anche se non sembra. Il film è più che vedibile specie col senno di poi e la passione per il glamour degli Anni Settanta. Spesso stroncato all'epoca, gode di una piccola rivalutazione, anche se è ben più superficiale dell'originale di Hitchcock. Milian recita molto bene, ma la scena è invasa da Clémenti, eccessivo, sopra le righe e affettato ed è così che lo vogliamo vedere. Il finale è un po' cazzone. Da questo film il celebre "Concerto grosso" dei New Trolls, primo disco prog italiano.
MEMORABILE: Cameo dei New Trolls; "Non esistono domande indiscrete, solo risposte indiscrete" (Clémenti a Milian: citazione da Leone). Collaborazione di Malerba.
L'aristocratico Matteo (un Clémenti di inquietante bellezza) incrocia i suoi passi con quelli dell'"uomo in grigio" Stefano, stanco della moglie che, tra l'altro, lo tiene a corto di soldi... La dinamica tra i due personaggi è l'elemento più interessante del film e meritava di essere sviluppata e approfondita con qualche scena in più. Regia un po' anonima, ma l'atmosfera, grazie anche alle musiche e alle scenografie, è sicuramente fascinosa. Finale concitato, ma non del tutto imprevedibile, coerente con la psicologia del diabolico antagonista...
MEMORABILE: La visita di Matteo a Stefano, nel suo ufficio, è una scena-chiave, ma è così ben scritta che non ci si accorge subito di quanto sia rivelatrice...
Ineccepibile dal punto di vista fotografico e degli scenari. Fa molta acqua la scelta degli interpreti, in particolare di Tomas Milian, che non ha assolutamente la vocazione per i film introspettivi. Pierre Clémenti, nonostante l'originalità delle sue intenzioni, tarda troppo prima di catturare veramente l'empatia dello spettatore. Sono molto più azzeccati i personaggi secondari, ma nell'insieme il film è molto inferiore alle attese.
MEMORABILE: La strana amicizia di Pierre Clémenti e soprattutto la scena nel motoscafo in cui la moglie arguisce alla perfezione i desideri di Tomas Milian.
Pellicola che lascia spazio a chiavi di lettura molteplici, forte di un linguaggio complesso e disturbante. Chi è veramente il Conte Tiepolo? Un aristocratico stanco di essere "coccolato" dalla realtà che lo circonda, o l'incarnazione della metà oscura di ognuno di noi? Il finale, come lo si giri e come lo si volti, può coincidere con entrambe le interpretazioni. Più delicato, ma non meno interessante di Hanno cambiato faccia di Corrado Farina (per citare un titolo della stessa caratura).
Particolare remake italiano di Delitto per delitto, girato con indubbio gusto estetico tra Milano, il Lago di Como (Moltrasio) e Venezia. Ben interpretato da Milian (non doppiato e anche cantante) e Clémenti su di un buon soggetto di Aldo Lado, il film riesce a distinguersi dall'originale, spingendo sull'eccentricità ed ambiguità anche sessuale del Conte Tiepolo e per l'intuizione che ne caratterizza il folle disegno criminale. Rispetto alla coeva produzione di genere, è certamente su di un altro livello quanto ad ispirazione artistica.
I film vivono una vita propria, a volte restano su uno scaffale, abbandonati in una cantina, ma appena si evoca il loro ricordo tornano nelle nostre menti per quello che hanno saputo trasmettere. Se un film come questo è caduto nel dimenticatoio è come al solito colpa di molti, visto che non gli manca niente per essere definito "cult" e non solo per l'epoca. La coppia Clement-Milian è l'esempio che l'alchimia in una pellicola dipende sopratutto dalle "facce". La storia è debole ma il tutto è perfetto; musica in primo piano, Venezia se la ride.
Sontuoso thriller di pregevole fattura. Lo spunto della storia non è certo originale, ma lo sviluppo è sensato ed i personaggi sono caratterizzati in modo superbo (gli uomini ovviamente: le donne sono corpi da inquadrare in modo elegante e poco più). Bel lavoro anche sulle location milanesi e veneziane, con una puntata sul lago di Como, ed una volta di più un monumentale Milian, che si doppia magnificamente da solo e canta pure la splendida canzone di Bacalov, main theme di una colonna sonora che verrà ripresa -com'è noto- in Milano calibro 9.
A torto considerato un remake non dichiarato di un film di Hitchcock, ne prende invece solo l'assunto iniziale per svilupparne una personalissima riflessione sul tema del "doppio" (non è casuale la scelta di Clementi, appena reduce da Partner di Bertolucci). Di notevole impatto pittorico, in cui colpisce il contrasto (ben supportato dalla musica) tra il modernismo della Milano degli uffici pubblicitari e la decadenza di una Venezia senza tempo. Finale fenomenale, che getta una luce diversa sull'intero film e invoglia alla seconda visione.
MEMORABILE: Milian che rompe lo specchio per non vedersi più accanto Clementi.
Non troppo bello questo thriller di Lucidi, che però si lascia apprezzare nel vedere la bastardaggine del personaggio interpretato dall'esile Pierre Clementi. Tomas Milian insolitamente non doppiato (sono troppo abituato a Amendola) dà un ottima interpretazione, la storia c'è... ma un po' di noia si fa comunque sentire. Non male.
Romantico, elegante, crepuscolare, decadente... Un ottimo giallo diretto da Maurizio Lucidi (peccato che non abbia insistito nel genere) che si avvale di una sceneggiatura perfetta e delle superbe prove di Tomas Milian e Pierre Clementi, belli e dannatamente bravi: l'incontro tra i 2 genererà conflitti e complicità che sfoceranno nell'omicidio... il tutto sullo sfondo di una Venezia ambigua e affascinante quanto loro. Musica divina di Bacalov eseguita dai New Trolls ("Concerto Grosso" non vi dice niente?). Un chicca da riscoprire.
Affascinante, per i personaggi (anche se Matteo Tiepolo quasi sovrasta il più blasonato protagonista), per il clima greve in cui è incorporato, per il finale (tanto drammatico quanto intuibile). La storia è risaputamente poco originale, ma tale disvalore viene ampiamente compensato da tutti gli altri componenti del film. Il curioso personaggio con i capelli lunghi, è la vera icona. Grazie a lui l'atmosfera, dapprima romantica e amica, si trasforma in feroce, quando mette alle strette la vittima designata. Non c'è davvero scampo dalla furia della pazzia.
Un thriller rarefatto in cui le ambientazioni veneziane infondono un clima di mistero ed inquietudine. Milian e Clementi sono complementari e dimostrano di avere le facce giuste. Musiche appropriate. Trama forse un po' scontata ma tutto l'apparato sembra funzionare bene.
A lavorazione conclusa Clementi finì in gattabuia per una storia di droga, il che non stupisce considerate le movenze tossiche e disfatte del suo personaggio (e che sicuramente non faticava a incarnare). Ennesimo capitolo della saga Venezia-amore-morte-decadenza che accompagna indefessamente il cinema italiano (e non) nei decenni, il film maschera abilmente molte debolezze di sceneggiatura grazie a un'ottima confezione, alla fotografia patinata, alla musica strepitosa e soprattutto alla sfolgorante bellezza della incantevole Katia Christine.
MEMORABILE: I titoli di testa con le foto della Christine nuda e la canzone cantata da Milian.
Chiaramente ispirato a Delitto per delitto di Hitchcock, si traduce in un bel giallo d'atmosfera incorniciato da una Venezia bella come mai. Due uomini si incontrano e si rincontrano, un apparente legame sembra unirli, ma non tutto è quel che sembra e nasce uno strano patto di morte tra i due. Pellicola dignitosa e di mestiere in cui la follia emerge nella sua livida natura.
Film che si eleva moltissimo dalla media del genere e dell'epoca in virtù di una buona regia, di una fotografia ricercata, di una sceneggiatura azzeccata (a volte anche colta) e di interpretazioni da veri professionisti (Milian, ottimo l'auto-doppiaggio, è perfetto). La storia non sarà originalissima, ma è ben ambientata e sviluppata in modo non troppo scontato e questo salva l'eccessiva lentezza di qualche passaggio che potrebbe arrivare a creare un certo disinteresse. Presente qualche incongruenza, perdonabile anche questa. Ottime musiche.
Il cinema noir ci insegna a riconoscere il legame tra Stefano e il Conte Tiepolo come la complicità che avvince la femme fatale alla sua preda. Vagamente ispirato a un romanzo di Patricia Highsmith, condotto dalle rapinose musiche di Bacalov verso un finale che riapre allo sguardo l'intero narrato denudandolo di pregiudizi e apparenze, è un thriller dal clima decadente sullo sfondo di una Venezia che cospira e uccide. Alcune suggestioni rischiano di rimanere sulla carta a causa della letterarietà di alcuni dialoghi. Fuori dalla voga argentiana che imperversò in quegli anni, un film ardito.
Delitto per delitto italiano? No, un melodramma un po' lento ma interessante con due icone degli anni 70: l'etereo Clementi e un fascinoso Milian lontano anni luce da Monnezza e Giraldi, addirittura con la propria voce (dal leggero accento esotico). La storia non scava molto nella psicologia dei personaggi, ma va vista e vissuta insieme a loro e soprattutto insieme a Venezia, cornice ideale delle stranezze (per non dir di peggio) del Conte Tiepolo. Colonna sonora indimenticabile. Da rivalutare.
MEMORABILE: Alcuni dialoghi del Conte sul fratello: col senno di poi...
Il conte Metteo Tiepolo è il diavolo in persona e gioca con la vita degli uomini. In una delle sue trappole resterà impigliato il dottor Stefano Argenti, un uomo d'affari avido e pavido. Avrà quel che merita. La vittima designata è un thriller malinconico, decadente, "maledetto", diretto da un Maurizio Lucidi in stato di grazia, magnificamente recitato (Miliam è, come sempre, bravo ma qui Pierre Clémenti è superlativo) e per nulla banale come piccolo saggio sulla natura umana. Il finale è da antologia del genere.
Discreto thriller melò di Lucidi, che riesce nella difficile impresa di restar in equilibrio sul filo teso tra romantiscismo decadente e venature da giallo esistenzialista. Merito di un elaborato lavoro di scrittura, al quale han dato il loro apporto anche Lado, Carpi e Luigi Malerba. Curioso il tentativo di declinar la tematica alta del "doppio" (trattata da Despair e Partner ad esempio) in un contesto di genere dalla buona fattura. Coerente al contesto la musicale cadenza cubana di Milian e bravo Clementi a non far cader nel ridicolo il suo Tiepolo.
MEMORABILE: Gli sguardi di riconoscimento tra i "fratelli" Milian e Clementi; La musica di Bacalov e Tomas che canta "My shadows in the dark".
Ambiziosissima rilettura dello scambio di omicidio de L'altro uomo per un giallo italiano fuori dagli schemi e con nucleo drammatico. Fluido nello sviluppo narrativo, fra accenni di tensione e pathos, prepara fin da subito lo spettatore ad un finale rivelatore. Musiche di Bacalov e ambientazioni suggestive fra Milano e Venezia aiutano. Bello e insolito (anche se un po' troppo controllato) il ruolo di Milian, intrappolato in una ritrosia che traspare come autentica.
Memorabile gioiello di fusione armonica tra irrazionalismo e logica. Tali due componenti si ritrovano a convivere e ad esprimersi nell'animo dei due protagonisti della vicenda, che, partendo da presupposti diversi, saranno fatalmente costretti ad agire reciprocamente in base a queste due opposte mentalità. Fino alle estreme conseguenze. Questo dualismo si riflette in modo emblematico anche nella riuscita contrapposizione tra la romantica, impalpabile Venezia e la prosaica, inquieta Milano. Portentosi Milian e Clementi. Un finale da Oscar...
MEMORABILE: Clementi a Milian: "Tu non devi uccidere per odio, ma per amicizia..."
Maurizio Lucidi, pur evidente debitore nei confronti di Hitchcock, confeziona un discreto giallo, aiutato in questo dalla buona colonna sonora di Bacalov (eseguita dai New Trolls) e dall'interpretazione di Tomas Milian (mi ha convinto molto meno, invece, Pierre Clémenti). La storia funziona ed è ben messa in scena, l'unica cosa che mi pare un po' sopra le righe è il personaggio del conte Tiepolo (col suo abbigliamento) e i dialoghi che lo riguardano. Per il resto un prodotto più che dignitoso che merita sicuramente la visione. **!
Opera di discreto livello. Il ritmo è parecchio blando e la trama non è delle più originali; tuttavia il film è avvolto in un'affascinante atmosfera, onirica e al tempo stesso drammatica, anche grazie al sapiente uso delle location e alle (come sempre) ottime musiche di Bacalov. Buona la prova del cast, con Clementi splendidamente cinico e malsano.
Uno dei migliori film che abbia visto. Straordinari Milian e Clementi. Da ricordare anche la musica di Bacalov eseguita da orchestra e... New Trolls. L'atmosfera sospesa, poetica e intrigante di una Venezia crepuscolare e meravigliosa è la cornice ideale di un film indimenticabile e da ricordare. L'ho rivisto a distanza di anni e la sua magia è intatta. Anzi, più lo vedi e più lo gusti.
MEMORABILE: Adoro il melodramma, ma detesto l'opera buffa.
Avevo visto questo film nel 1973. Per decenni si era insinuata in me una vocina che, insistentemente, richiedeva di tornare a vederlo. Stasera l'ho rivisto e l'ho trovato eccezionale, sia come atmosfere che come trama, e con un grande Milian. Non esito a dire che, forse, è il miglior thriller del periodo che va dalla fine anni '60 agli inzi anni '70. Da vedere e da avere!
Tomas Milian non doppiato, con leggera cadenza spagnola, lascerà un po' choccati quanti sono cresciuti nel mito del Monnezza. Ottima prova canterina nella versione vocal della colonna sonora di Bacalov, il famoso "Concerto Grosso" dei New Trolls. La trama mi è parsa a volte un po' forzata ma il personaggio del Conte Tiepolo è assai affascinante.
Milian in una delle rare volte in cui non viene doppiato (e al quale attribuiscono natali sudamericani per giustificarne l'accento esotico) è il bravo interprete di questo thriller drammatico in cui il protagonista è avviluppato nella tela di un tessitore abile e ambiguo. Pellicola più che gradevole, impreziosita da una superba colonna sonora, ha nel colpo di scena finale il punto debole, sia perché un po' telefonato, sia perché irrisolto razionalmente.
Mi ci è voluta una seconda visione per farmelo apprezzare pienamente e considerare uno dei migliori gialli italiani di ispirazione non argentiana. Immerso in location che ne esaltano il fascino crepuscolare e decadente, vanta una sceneggiatura intrigante e un'ottima prova degli interpreti, con Milian (autodoppiato) efficace anche in un ruolo apparentemente non nelle sue corde. Forse il finale è meno sorprendente di quanto vorrebbe, ma resta un prodotto di classe. Splendida fotografia di Aldo Tonti; bacalov anticipa lo score di Milano calibro 9.
Nel complesso il film funziona e ha anche qualche trovata originale: su tutte la bellissima atmosfera romantica, valorizzata da Venezia e dalle musiche di Bacalov. Se si analizza in maniera approfondita, però, questo giallo ha troppe cose in comune con Delitto per delitto e almeno con altri due o tre film di Hitchcock. Milian non doppiato se la cava egregiamente, mentre Pierre Clémenti è leggermente eccessivo e a tratti fastidioso, come la sceneggiatura. Il risultato finale è discreto, con qualche tocco di classe.
Maurizio Lucidi dirige un film che, negli anni in cui fioriva una produzione di più o meno valenti imitatori di Dario Argento, si distacca moltissimo proponendo, in fondo, un solo omicidio con assassino senza colpa. Ben strutturato, si gioca tutto sull'imprevedibilità del crescendo, con il perfetto commento musicale di Bakalov teso a interpretare in chiave rock l'orchestra d'archi del 1700 veneziano. Milian lievemente sottotono, forse per la presenza misteriosa e catalizzatrice di Clementi nei panni del conte Tiepolo. Piacevole.
Una Venezia nebbiosa aggiunge fascino e mistero a qualsiasi trama gialla. Se si aggiunge il fatto che (almeno ai miei occhi) l'ambientazione anni '70 dà un punto in più arriviamo a dare un giudizio positivo a prescindere. In ogni caso, fuori di questo, la trama non è originale ma avvince, le interpretazioni (Millian e Clementi bravi) convincono molto, le musiche sono bellissime e si sposano perfettamente con le immagini.
MEMORABILE: Cercando i monili con il sottofondo di "My shadow in the dark" e imbattendosi nel conte con la berretta rossa; Il finale.
Quasi un remake di Delitto per delitto ambientato a Venezia, con le musiche di Bacalov eseguite dai New Trolls. Pierre Clementi ruba la scena a Tomas Milian nel ruolo del misterioso conte Tiepolo, una parte che sembra scritta per lui. L’attore cubano recita con la sua vera voce e canta “My shadow in the dark” presente nel film. Lucidi realizza un buon thriller, aiutato dal suggestivo score, con un notevole finale.
Un buon giallo dei primi 70 che avrebbe meritato un voto ben più alto se solo fosse stato costruito in modo più dinamico e con una regia più convincente. La prova del cast è ottima: Milian (non doppiato) è il vero protagonista e sembra rubarsi la scena con Pierre Clèmenti (il Conte Tiepolo). Un film consigliato per gli amanti del genere.
L'ho rivisto varie volte e mi tocca sciogliere il giudizio. A valutare i singoli momenti il film è solo di buon livello; a ripensarlo dopo la visione (anche dopo alcuni giorni) scopro verso di esso una affettuosa condiscendenza. È l'insieme a convincere: l'afflato decadente sottolineato dalle musiche di Bacalov, il fatalismo melanconico, Pierre Clementi che si aggira languido come un Dorian Gray esausto e sul punto di esalare il verso di Mallarmé: "La carne è triste, ahimé! E ho letto tutti i libri". Un piccolo cult?
Bellissima pellicola, ben diretta e con due interpreti straordinari che riescono da soli a catturare l'attenzione dello spettatore per tutta la durata della storia. Un imprenditore milanese con difficoltà economiche (un torbido, algido, Milian), nonostante la ricca moglie, incontra (casualmente?) un nobile veneziano (un brumoso e folle Clementi), depresso e con un complesso di inferiorità nei confronti del fratello. Sullo sfondo, solo morte e Venezia. Finale choc.
Un doppio delitto è lo scellerato patto che un misterioso, mefistofelico giovane propone con insistenza a un uomo dalla esistenza grigia. Una storia che prende, tracciata dall'indubbio carisma dei protagonisti: un Tomas Milian che desta simpatia, così dubbiosamente privo di scrupoli e un Pierre Clémenti asessuato e fuori dal tempo. Sicuramente più di un buon film, con un finale che lascia sbigottiti sia positivamente che no.
MEMORABILE: Finalmente la vera voce di Tomas Milian dal delicato accento spagnolo.
Angosciante ripresa italiana del Delitto per delitto hichcockiano, con atmosfere più cupe e un'ottima colonna sonora avvolgente. La spirale di impotenza che avvolge il protagonista (un Milian perfetto) coinvolge fin da subito anche lo spettatore, così come fin da subito si odia Clementi, ambiguo ed enfatico quanto serve. Pur con qualche lentezza il film si fa apprezzare sotto ogni aspetto, dalle location curate (in particolare belle le scene a Venezia) alla fotografia. Ultimi venti minuti di grande tensione.
Risibile la pretesa di originalità del soggetto vantata nei titoli di testa, tuttavia questa riproposizione in salsa italica del patto highsmithiano, già brillantemente portato sugli schermi da Hitchcock, trova altrove i suoi titoli di merito: nelle belle ambientazioni, in un finale suggestivo e soprattutto nel glamour della coppia protagonista: se Milian, che per l'occasione si doppia da sé, è ombrosamente efficace, Clementi, bellissimo angelo decaduto dai tratti androgini, dona al suo conte Tiepolo sfumature di torbida e seducente ambiguità.
Dopo pochi minuti un personaggio sentenzia: "Le idee sono sempre le stesse, è lo stile che conta". Sembra una dichiarazione di poetica dell'autore (il debito a Delitto per delitto e al romanzo da cui il Maestro trasse le sue visioni mefistofeliche). L'oggetto non è di inesorabile eccellenza ma ha fascino: ambiguità, belle atmosfere, personaggi magnetici. Un moderno romanticismo tragico aleggia; poi avvolge e confonde con nebbie psichiche di presagio e decadenza che, sulle note languide di Bacalov, inducono a supporre, ipotizzare, sospettare.
Affascinante noir italiano Anni 70 dal ritmo piuttosto lento ma capace comunque di non annoiare grazie alla sua trama originale e piuttosto intricata. Molto bella l'ambientazione, soprattutto la parte ambientata in una Venezia decadente e malinconica. Il punto forte però sono i due protagonisti, con un Tomas Milian che mantiene la sua voce originale e un ambiguo e misterioso Clémenti. Forse è invecchiato male, ma nonostante questo resta un buon film. Consigliato.
La trama non brilla per originalità e - a tratti - il ritmo arranca. Ma. Tutto il resto funziona. Funziona l’ambientazione che va a esaltare, grazie alla malinconica Venezia, la persona bella, dannata e decadente a cui Clémenti offre una spontanea, naturale, notevole interpretazione, aiutato anche da abiti molto bohemienne. Funziona Milian, coinvolto in una spirale di eventi vittima/carnefice, i cui ritmi sono scanditi da una nostalgica ed efficace colonna sonora. Curati anche i dialoghi, in particolare le poetiche e talvolta ciniche sferzate del conte Tiepolo.
Lucidi, già montatore per Dino Risi, si mette in proprio per questo "remake" hitchcockiano in chiave seventies. Il buon risultato ottenuto è soprattutto merito di Pierre Clementi, l'enigmatico e misterioso Conte Tiepolo, che fornisce una delle sue prove migliori e più intense. Deliziose le musiche eseguite dai New Trolls, che saranno utilizzate anche da Di Leo l'anno dopo.
MEMORABILE: Clementi che parafrasa Mortimer/Lee Van Cleef: "Non esistono domande indiscrete, ma solo risposte indiscrete".
Al di là dei debiti (evidenti) della storia nei confronti del maestro Hitch, il film di Lucidi riesce sin dall'incipit, grazie a una regia solida, a ritagliarsi un suo personalissimo carattere che ne impreziosisce la vicenda, piuttosto contorta. Bravissimi i due protagonisti che elevano la sceneggiatura con una recitazione da manuale piena di silenzi e sguardi molto eloquenti. Un po' in ombra i personaggi femminili, poco approfonditi e caratterizzati in modo banale. Più che buona la confezione, ai migliori livelli del nostro cinema di genere. Vale senz'altro una visione attenta.
Sempre considerato un remake italico di un noto film di Hitchcock: in realtà quella trama è solo uno spunto, la storia è completamente diversa e punta su altro. Bella tensione, interpreti davvero in stato di grazia, pop art sciorinata negli arredamenti e nei vestiti, colonna sonora prog da antologia. Uno dei film che vale veramente la pena di riscoprire, una piacevole sorpresa.
MEMORABILE: Milian cantante, davvero bravo; L'autocitazione della pubblicità Perugina.
Quando intuiamo di viaggiare in incognito sugli stessi binari del celebre L'altro uomo, nasce in noi il timore che ci si possa andare a schiantare nel confronto, ma così non è. La rilettura riesce ad affrancarsi in modo moderno e personale creando una viscida aura mentale e una cura estetica cupa e decadente nella quale fiammeggia solo la criniera leonina della Christine. Non sempre convincente il remissivo Milian autodoppiato, mentre l’ambiguo Clémenti gioca facile con la voce di Giannini, al netto dell’ampollosa deformità del viscido personaggio aforismatico molto Lord Wotton.
MEMORABILE: Stefano che, come Fantozzi, viene colto da un leggerissimo sospetto: “Matteo, ho come l'impressione che tu mi stia seguendo”.
Film magnifico, improntato su uno schema classico del giallo. Ambientato a Venezia, spicca la prova di un giovane Tomas Milian, non doppiato, che mostra la sua solida formazione agli Actor's Studios. Lo schema "delitto per delitto" trova un corollario inusuale e affascinante nel contesto lagunare, con la colonna sonora del Concerto Grosso dei New Trolls che dà il tocco in più alla pellicola, in cui si è ricercata la cura dei dettagli. Spettrale, quasi androgino, il personaggio di Pierre Clementi, direttore d'orchestra di tutta la vicenda, che culmina nello splendido finale avvincente.
MEMORABILE: "My Shadow in the Dark" e il "Concerto Grosso"; La buona prova attoriale del commissario; Tomas Milian con la sua inflessione cubana.
NELLO STESSO GENERE PUOI TROVARE ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Amarcord ebbe a dire: considerate le premesse, la domanda sembra impropria...
dunque: separiamo il livello artistico da quello legale.
artisticamente siamo abituati a considerare per ogni singolo film la corrispondente colonna sonora ma, chi ha detto che debba essere così? .......
Per favore, usa le maiuscole.
Sul Davinotti rispettiamo, nel limite del possibile, le convenzioni formali di scrittura anche nel forum.
Grazie.
Me ne approfitto per aggiungere qualcosa a quanto scritto da Zender. La città sconvolta e Madness riciclano il tema di Milano calibro 9 non nella versione presente nel film, bensì in quella contenuta nell'album omonimo degli Osanna. Le differenze sono minime, ma si avvertono.
Riguardo al riciclare per decine di volte colonne sonore, c'è da dire che ciò avveniva non di rado negli hard nostrani dei primi anni 80. Ho in mente un brano di Continiello (sax e piano, non conosco il titolo) che compariva un po' ovunque.
Deepred89 ebbe a dire: Allora, le scene assenti da tutti i dvd, e presenti solo nella GVR e nel dvd tedesco come extra sono le seguenti:
-Parte di dialogo Milian-Clementi sul battello
-Clementi che dice una battuta in francese a Milian appena scende dal battello
-Altra breve parte di dialogo tra Milian e Clementi ("Ieri eri un sicario gratuito però...)
-Milian e Clementi che bevono una bottiglia di Vodka, e la scena successiva con Milian e scende dalla macchina, tutto quello che viene dopo.
-Parte di dialogo tra Milian e il banchiere
-La scena dell'abbordaggio della ragazza alla cabina, molto più lunga.
-Telefonata di Milian a letto, con vicino la ragazza che si sveste, di cui ne rimane solo una parte.
-Milian che mette la chiave nella busta
-Scena delle valigie
A parte le due scene con la ragazza, nulla di fondamentale.
Per sicurezza elenco anche le scene mancanti dal dvd italiano ma presenti nel dvd tedesco
-Primi 10 secondi, con vari scatti, che anticipano i titoli di testa
-Macchina che sale la scalinata, nei titoli di testa, si faccia caso alla continuità nella colonna sonora
-Parte del dialogo sul battello
-Milian e la moglie che escono di casa
-Nella sequenza finale, l'ultima inquadratura della Christine, terzultima inquadratura di tutto il film: taglio breve ma disastroso che compromette la geometria di una sequenza a mio parere straordinaria.
ottimo lavoro deep, mi stavo giustappunto domandando che diamine ci fosse da tagliare. l'avrò visto dozzine di volte su euro tv e non lo ricordavo minimamente violento...
La dama in nero che accompagna Pierre Clementi durante il primo incontro fra lui e Tomas Milian a Venezia (attrice non accreditata e mai identificata prima d'ora) è la francese Cathy Marchand, esponente del living theatre:
...in seguito di nuovo presente sugli schermi italiani come compagna di Carlo Croccolo in Casotto:
La circostanza mi è stata confermata da lei stessa di recente.
Il Dandi ebbe a dire: La dama in nero che accompagna Pierre Clementi durante il primo incontro fra lui e Tomas Milian a Venezia (attrice non accreditata e mai identificata prima d'ora) è la francese Cathy Marchand, esponente del living theatre:
...in seguito di nuovo presente sugli schermi italiani come compagna di Carlo Croccolo in Casotto:
La circostanza mi è stata confermata da lei stessa di recente.
Per chi fosse interessato: Il 12/8 uscirà per Mondomacabro il bluray (USA) del film. Sulla pagina facebook dell'editore https://www.facebook.com/mondomacabrodvd
si legge che avrà la scelta fra audio italiano ed inglese, e sub inglesi opzionali. E cosa importantissima: è Region free. "Choice of English or Italian audio with optional English subtitles"