Fondamentale nella storia del cinema italiano. Felicissima trasposizione padana di storia statunitense, che entusiasmò pure i migliori cervelli del Regime ("è un film di avanguardia, segna l'inizio di un'epoca", scrisse Alessandro Pavolini, forse più capace di vedere il futuro cinematografico che quello storico-politico). Indimenticabili i due, con Clara Calamai (che prese il posto della Magnani, incinta) fantastica, i cui occhi lanciano barbagli, e Girotti a lei succubo. Visconti è pure riuscito a ripetersi a questo livello, almeno con Senso. Capolavoro.
MEMORABILE: Gli amanti che rientrano allo spaccio a festa finita, ma camminando discosti, non fianco a fianco. E, prima, la Calamai: "Sùbito... capisci? Sùbito!".
Prima delle tasse pagate all'ideologia e del ritorno alle radici culturali fra decadentismo e melò, Visconti all'esordio (!) infila il colpaccio con questa versione de "Il postino suona sempre due volte" in salsa padana, che in un sol colpo spazza via i telefoni bianchi e anticipa il neorealismo senza le sue impalcature. Germi (per dirne uno solo) viene da qui. Grande resa d'atmosfera, enorme la Calamai, forse chi funziona poco è l'inespressivissimo Girotti. Ad ogni modo giù il cappello.
La prima opera di Visconti, oggi acclamata dalla critica perché anticipava lo stile neorealista e rompeva con gli schemi più patinati e in linea con la tradizione che erano in voga nell'Italia fascista. La storia è un dramma senza troppi fronzoli, con accenni passionali e di tanto in tanto venature noir non proprio azzeccate. Girotti solo discreto, meglio la Calamai e il personaggio dello Spagnolo. Buoni i paesaggi di sfondo, ridotto al lumicino il commento sonoro. Ma per l'epoca era un bel salto avanti.
Per giudicare correttamente il film bisogna dargli la giusta collocazione temporale. Quando infatti fu girato fu una vera e propria "rottura" con tutta la cinematografia italiana dell'epoca (era l'epoca dei telefoni bianchi). Buonissima la trasposizione del romanzo americano nella pianura padana. Certo visto oggi risulta leggermente pesante, soprattutto nella seconda parte, ma non si può negargli l'importanza "storica" che esso ha. Buoni gli interpreti: credo che la sostituzione della Magnani (incinta all'epoca) con la Calamai sia positiva.
Film che ha portato Visconti ad essere veramente conosciuto e apprezzato. Un bianco e nero azzeccatissimo per una storia dove il noir è alla base di una trama coinvolgente. Un vero capolavoro che si inserisce alla perfezione nel periodo storico e nell'àmbito sociale dell'epoca, rappresentato senza fronzoli, diretto. Clara Calamai ha fatto un grande salto con questa pellicola; in precedenza aveva interpretato qualche commedia tipica del Ventennio, ma la sua interpretazione nel ruolo di moglie fedifraga, e pazza di Massimo Girotti, è perfetta.
MEMORABILE: Si percepisce quasi l'emozione, quando la Calamai incontra per la prima volta Girotti come cliente squattrinato della sua trattoria.
Ottima prova cinematografica, moderna, fin troppo realista, anzi neorealista; un po' prolisso o forse lungo (perché si sa bene che la coppia finirà male), ma ogni scena è preziosa, essenziale. Con Visconti non si ride né si piange: si è messi davanti ai fatti nudi e crudi, ma senza indulgere nelle crudità nelle quali, molti anni più tardi, il cinema si sarebbe rotolato volentieri: erotismo e violenza esplicita. Chissà perché, mi ricorda il Woyzech letterario-teatrale. Da vedere una volta.
Esordio cinematografico di Visconti con il film ritenuto il capostipite del neorealismo (nonostante di neorealista ci siano solamente certe ambientazioni e la rottura con i canoni classici). Molto moderno nella regia e ottimamente strutturato dal punto di vista della sceneggiatura, il film riesce a coinvolgere e ad appassionare nonostante l'ampia durata e nonostante i 65 anni di età. Ottima interpretazione di Clara Calamai, bravo Girotti. Ottimo.
Una coppia di amanti, incontratisi in un'osteria, fanno fuori il marito di lei. La storia sentimentale è calata da Visconti in un torrido clima padano in cui una febbrile sensualità erotica guida gli amanti perversi. Antesignano del neorealismo, il film sembra piuttosto un'opera devota a una sorta di maledettismo romantico, in cui i panni di un'umanità derelitta servono a vestire le morbose dinamiche di un desiderio universale. Storicamente un film epocale, tuttora discretamente affascinante.
È una delle tante trasposizioni cinematografiche de "Il postino suona sempre due volte" di James Cain. Visconti riesce benissimo nel suo noir ambientato in pianura padana. La storia non risente affatto del cambio di location e la storia d'amore e morte del triangolo Gino-Giovanna-Giuseppe è ottimamente rappresentato dai tre attori principali Massimo Girotti, Clara Calamai e Juan de Landa. Girato davvero bene, con un magistrale uso del piano-sequenza e della profondità di campo.
"Il postino suona sempre due volte" di James Cain è alla base di questo moderno dramma diretto da Luchino Visconti ed ambientato nella Bassa Padana. Ne deriva un noir, in cui il regista milanese fa il suo esordio nel cinema con la prima pellicola di marca tipicamente neorealista. Benché esagerata nei toni, l'opera è apprezzabile per la sua ottima fattura, caratterizzata da una regia personale e un'ottima prova degli interpreti.
Al di là dell'importanza nella storia del cinema italiano, uno dei film migliori di Visconti, per l'equilibrio quasi perfetto fra rappresentazione realistica (non neorealistica) e melodramma. La trama ideata da Cain fornisce un canovaccio per una storia di amore e morte, narrata soprattutto per ellissi, in cui hanno molto peso i connotati d'ambiente socio-culturali. Accanto all'intensa Clara Calamai, Massimo Girotti, corpo giovane e desiderabile, funziona come fulcro erotico della vicenda, attorno al quale ruotano anche gli altri personaggi.
Le bianche strade come argini verso un'orizzonte sgombero tra valli e mare della bassa ferrarese, sono l'ambientazione perfetta per questo film dalle forti emozioni e passioni. È il vero film, costruito esemplarmente, dove la realtà è più vera e sconfina senza che ce ne si accorga e si vuole che sia così, verso un irreale che tiene in sospeso. Tutte le figure che danno vita alla storia (sulla base de "Il postino suona sempre due volte" di Cain), sono perfette, ma succede sempre così quando la mano che dirige è felice e sa dove portare. Capolavoro.
Massimo Girotti nei panni di vagabondo apparentemente in via di rivalsa viene concupito da un'affascinante Clara Calamai (futura madre nel celebre Profondo rosso), eccitante moglie di un oste conosciuta in una locanda sulle rive del Po. Ovvio che il titolo affronta temi concreti e, anzi, è considerato precursore di pellicole neorealiste tipo quelle siglate da De Sica e Rossellini. Però resta pure impresso un erotismo sotteso, fatto di sguardi e umide labbra, riprese da un B&N che valorizza la sensualità latente dell'attrice principale: motivo della passione che si tramuta in ossessione.
Quantunque lontanissimo dalla perfezione estetizzante e dal lucore decadente dei suoi capolavori dei decenni a venire e reso sdrucciolevole dagli squilibri di una sceneggiatura dispersiva, l’esordio di Visconti è l’ubi consistam del cinema neorealista, cui detta la raffigurazione concreta di un mondo degradato e freddo - colto nella spietatezza dei suoi rapporti sociali e passionali - e i minuziosi dettagli del suo paesaggio naturale ed umano. Apice della carriera di Clara Calamai, seducente e carnale dietro la sua aria popolana e dimessa.
La genesi del Neorealismo si manifesta con questo film in cui l'inquieta passione tra un viandante ed una locandiera raggiunge tinte melodrammatiche. Le campagne del Delta del Po sono il palcoscenico, insieme alla città di Ferrara ed Ancona, del triangolo amoroso e dell'affermazione della solitudine e dell'insoddisfazione dell'uomo. Cast efficacissimo.
Giovin signore, regista esordiente, porta sullo schermo, insieme ai suoi collaboratori (i non allineati autori della rivista Cinema), un ambiguo romanzo americano ambientandolo, quasi "en plein air", nelle paludi ferraresi tra strade impolverate e un sole abbacinante. La breve sinossi basterebbe a far comprender lo scandalo "storico" di Ossessione nell'Italia fascista. Resta ancor oggi fulgida la messa in scena di Visconti, che raggela la bollente materia col suo occhio da torbido eppure lucido esteta. Bellissimo Girotti, attrice modernissima Clara Calamai.
Pochi mezzi, postproduzione al minimo, eppure... un'opera immensa, studiata nei minimi dettagli con un'indagine sul linguaggio, le posture, gli atteggiamenti veramente unica. Il lavoro che fa Visconti sui due personaggi è totale, presentando i loro corpi in modo da farli brillare quasi di luce propria: dominano gli interni e gli esterni, la fotografia ti lascia immergere in quelle atmosfere. Film rivoluzionario, con una sensualità che al cinema non si sarebbe mai più vista. Sicuramente con la Magnani il film avrebbe perso molto.
Primo adattamento de "Il postino suona sempre due volte", ambientato nella periferia ferrarese e girato con uno stile che, seppur non classificabile come neorealista, ha chiaramente influenzato il cinema italiano del dopoguerra. Visconti attacca il cinema dei telefoni bianchi e la concezione borghese della famiglia esaltata dal regime fascista con una storia carica di sensualità, suggestioni erotiche, tradimenti e omicidi. Opera tesa e vibrante, ben strutturata eppure naturalissima. Perfetta la complicità fra Girotti e la Calamai.
MEMORABILE: Gino entra nella trattoria per sedurre Giovanna.
E' un Luchino Visconti che tenta la strada dell'estremizzazione, quasi dello scandalo, probabilmente in risposta all'area culturale che in quegli anni opprimeva gli artisti italiani. Fulcro dell'attenzione è la sensualità virile del prestante corpo del protagonista, Massimo Girotti, oggetto del desiderio di tutte le figure femminili del film e non solo. Un accenno all'omosessualità dello "spagnolo" è stata oggetto di censure e contestazioni; un'altra epoca, ma che la dice lunga sul coraggio artistico di Visconti. Da vedere.
Coppia di amanti elimina il marito di lei per un futuro insieme. Nonostante le censure del periodo, il film mantiene un pathos che trasuda erotismo fino a divenire malato con l’aggravarsi della cronaca nera. Girotti è il bello e possibile, la Calamai esprime il malessere di un quotidiano oppressivo; nota per De Landa vittima dei fatti. Regìa con poco interesse agli sviluppi narrativi, ma che sa rappresentare al meglio il rapporto di calda fisicità dei protagonisti.
MEMORABILE: Il primo sguardo della Calamai a Girotti.
Il primo film per cui si spese la parola neorealismo. Può suonare curioso, in fondo si tratta di una storia romanzesca. Nuovo e diverso è il modo, la forma detta legge sul contenuto. Nel '43 Visconti esibisce senza risparmio la sensualità dei corpi come atto politico e sfida il fascismo vicino al tracollo; mettici in più la cortina omosex di alcuni passaggi. Il ben assortito trio Girotti/Calamai con Marcuzzo (lo spagnolo) per i canoni del tempo perfora lo schermo; la borsa emozionale chiude per eccesso di rialzo. Molto lungo ma d'estetica rivoluzionaria.
MEMORABILE: Lo spagnolo illumina col fiammifero il corpo disteso di Gino; Il primo zoom sul vagabondo in canotta.
Cristallina nascita del neorealismo. Certo, c'è molto di melodramma viscontiano in quest'opera prima in cui il regista dimostra già un'abilità sopraffina; forse questa è anche la parte più debole, con personaggi i cui sentimenti sono rappresentati in un modo eccessivo o comunque non approfondito, lasciandoli un po' "sottili" (si veda il rapporto con l'artista di strada). Eppure la descrizione della campagna ferrarese rimane modernissima, coniugando grande verismo sociale e virtuosismo registico fin dall'incipit. Immortale il personaggio del Bragana, ancor più dei protagonisti.
MEMORABILE: L'incipit; La scena alla gara di bel canto.
Da molti ritenuto uno dei primi film neorealisti, in realtà "Ossessione" è probabilmente il primo vero noir italiano, tratto da un romanzo di quel Cain che tanto ha dato al genere, soprattutto oltreoceano. Dal cinema americano vengono direttamente anche le atmosfere malsane che circondano i due amanti, mentre lo script risente ancora dei toni melò dei telefoni bianchi e in alcuni momenti smorza il pathos della vicenda. Di livello la prova dei protagonisti, con De Landa assolutamente perfetto nel ruolo. Un piccolo capolavoro di lucidità narrativa che merita sicuramente una visione.
L’ossessione prima erotica, poi per senso di colpa, conduce un uomo senza passato a fare i conti con un futuro incerto. Visconti racconta una storia tratta da un romanzo americano in pieno regime fascista mettendo in risalto la sessualità femminile, ma anche quella maschile omoerotica (seppure in maniera velata). Coraggiosamente e preconizzando il futuro. Il tutto in un modo che emoziona ancora oggi, a distanza di tanto tempo. Perfetta simbiosi nella coppia Calamai/Girotti.
Uno dei film che ha dato il via al neorealismo italiano, sebbene girato con un cast di professionisti, alla cui bravura peraltro si deve gran parte della riuscita del film. Clara Calamai e Massimo Girotti fanno a gare per bravura e intensità. La storia è nota e consente una riflessione su concetti quali senso di colpa, tradimento e, appunto, l'ossessione amorosa. Il film è probabilmente eccessivamente lungo, e in questo sappiamo che Luchino Visconti non si risparmia. Da vedere non solo per la straordinaria intensità ma anche per il suo contributo fornito alla storia del cinema.
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io ho quello uscito precedentemente sempre per la RHV e allegato al Corriere della Sera: non so se ora hanno apportato qualche miglioria ma ce n'era davvero bisogno visto che in quello in mio possesso non si sono sbattuti per rigenerare il master di partenza... L'immagine è davvero piena di graffi e spuntinature...
Avevo anche io l'edizione da edicola ed era una ciofeca (tra l'altro è tagliato).
La RHV per quell'edizione aveva solo ceduto i diritti e non i materiali.
No, scusa mi sono confuso.
C'era un'edizione uscita prima in edicola per De Agostini (non ricordo il nome della collana) che era tagliata, quella del Corriere della Sera era integrale.
L'edizione ufficiale della Ripley's usa lo stesso master.Evidentemente i materiali originari dovevano versare in uno stato pietoso.
Il libretto allegato riporta:
"Il master digitale utilizzato per questa versione DVD è stato ottenuto a partire da due controtipi:uno infiammabile, stampato negli anni 50 da Visconti a preservazione delle copie positive che lo stesso regista era riuscito a ricostruire dopo la scomparsa del negativo originale del film;l'altro safety,stampato dalla Cineteca Nazionale.
Di questi materiali è stato realizzato un telecinema HD. Successivamente è stato rinvenuto un duplicato positivo del secondo tempo,la cui qualità fotografica è di gran lunga migliore rispetto ai materiali precedentemente indicati.Di questo ultimo materiale è stata fatta una scansione a 2 k. Il master digitale è stato ottenuto dalla collazione di queste diverse matrici.Le lavorazioni sono state eseguite presso Digital Film Lab di Copenaghen e RBC di Roma"
Quindi un lavoro di recupero a quanto pare è stato fatto, la scarsa qualità penso sia dovuta soprattutto alla scomparsa del negativo originale.Completano l'edizione il libretto sopra indicato (Documenti, immagini, testimonianze) e un documentario di circa 20 min. "Un film che apriva la strada"
Noir ebbe a dire: No, scusa mi sono confuso.
C'era un'edizione uscita prima in edicola per De Agostini (non ricordo il nome della collana) che era tagliata, quella del Corriere della Sera era integrale.
L'edizione ufficiale della Ripley's usa lo stesso master.Evidentemente i materiali originari dovevano versare in uno stato pietoso.
Il libretto allegato riporta:
"Il master digitale utilizzato per questa versione DVD è stato ottenuto a partire da due controtipi:uno infiammabile, stampato negli anni 50 da Visconti a preservazione delle copie positive che lo stesso regista era riuscito a ricostruire dopo la scomparsa del negativo originale del film;l'altro safety,stampato dalla Cineteca Nazionale.
Di questi materiali è stato realizzato un telecinema HD. Successivamente è stato rinvenuto un duplicato positivo del secondo tempo,la cui qualità fotografica è di gran lunga migliore rispetto ai materiali precedentemente indicati.Di questo ultimo materiale è stata fatta una scansione a 2 k. Il master digitale è stato ottenuto dalla collazione di queste diverse matrici.Le lavorazioni sono state eseguite presso Digital Film Lab di Copenaghen e RBC di Roma"
Quindi un lavoro di recupero a quanto pare è stato fatto, la scarsa qualità penso sia dovuta soprattutto alla scomparsa del negativo originale.Completano l'edizione il libretto sopra indicato (Documenti, immagini, testimonianze) e un documentario di circa 20 min. "Un film che apriva la strada"
ah, ok, quindi la versione del Corriere e quest'ultima, a parte gli extra e il librino, coincidono... e tocca pure tenercelo con tutti i graffi... Pace! Almeno è integro! Hanno fatto un lavorone, altro che...
Doveva essere Anna Magnani l'interprete, ma con il protrarsi dell'inizio delle riprese la sua gravidanza diventava sempre più visibile.Così fu scelta al suo posto Clara Calamai.
HomevideoXtron • 3/05/15 11:16 Servizio caffè - 2100 interventi
DVD uscito in edicola per HOBBY & WORK Durata 1h58m30s (immagine a 13:35)
Come riporta Wikipedia, nella scena in cui Gino e "lo spagnolo" si siedono sul parapetto di piazza del Duomo ad Ancona, alle loro spalle si vedono due uomini sul tetto della cattedrale: l'uomo vestito di bianco è l'allora soprintendente Riccardo Pacini, che fu proprio nel 1942 richiamato ad Ancona per guidare la protezione e salvaguardia degli edifici monumentali dorici dal rischio dei bombardamenti: