Secondo il mio parere la migliore versione mai realizzata del capolavoro letterario di Oscar Wilde. Hurd Hatfield si dimostra un perfetto Dorian Gray e nel cast si fa notare anche la giovanissima Angela Lansbury (che canta pure) nominata all'Oscar per questo ruolo.
Curiosa e azzeccata l'idea degli inserti a colori nelle scene in cui il dipinto viene inquadrato.
Versione decorosa ma terribilmente invecchiata del celebre romanzo di Wilde, parzialmente rovinata da un fiacchissimo protagonista (Dorian Gray ce lo si aspetterebbe diverso da un Tyrone Power dei poveri), e che, dovendo rinunciare a parte del fuoco di fila stilistico (tranne quando è in scena Lord Henry/Sanders, perfetto, e doppiato da Cigoli) mette a nudo l'impalcatura da feuilleton della discesa di Gray in "abissi" che paiono risibili già per i vittoriani. Qualche bel taglio espressionista, ma il film si vede con fatica.
Notevole quell'alter-ego di Dorian recluso nella soffitta, quel ritratto mostruoso, policromo di sangue e di peccati, variopinto memento di colpe irreparabili tra i polverosi giocattoli dell'infanzia, retaggio di un'innocenza dimenticata. Scintilla, quel ritratto, nel grigiore di un film, tutto sommato, pedante, come la vita di Dorian, condannato all'ergastolo dell'eterna giovinezza. Un film fedele al romanzo di Wilde, versione vittoriana del mito di Faust, con un protagonista che, più che bello, dannato e scapigliato, è damerino ingessato.
MEMORABILE: L'incontro nella bettola tra Dorian e il fratello di Sybil.
Trasposizione elegante dell'opera di Wilde, impreziosita da due presenze notevoli: Sanders risulta perfetto nella parte del lord cinico ed altero amico di Dorian Gray, e Landbury, che l'anno prima aveva interpretato con tanta efficacia la parte di una servetta sfacciata, qui è una fanciulla dolce e compassionevole. Meno felice invece la scelta di Hatfield, che dà l'impressione di essere stato intinto nell'amido. Accettabile quanto è immobile, ma goffo in movimento, privo di fascino, compromette la riuscita del film comunque interessante, per quanto piuttosto datato.
Quello che di meglio si può chiedere ad un bel vecchio classico: storia solida (il capolavoro di Oscar Wilde), regia misurata (il sottovalutato Albert Lewin), attori in parte (bravo il mentore Georges Sand, credibile la soubrettina interpretata dalla giovanissima Angela Lansbury, perfetto Hurd Hatfield nella sua bellezza inerte e per questo raccapricciante). Certo la voce fuori campo può risultar fastidiosa e lo stile manierato ma avercene. Riusciti i momenti espressionisti (l'assasinio del pittore Basil, il rendez vous in taverna).
Un'esistenza imprigionata in un limbo di eterna giovinezza, una sorta di ibernazione esistenziale che porta alla noia di vivere e, come si sa, per vincere la noia si possono commettere anche inenarrabili "sciocchezze". Una trasposizione dell'opera di Wilde caratterizzata da una raffinata eleganza formale e da un cast ispirato (discutibile la scelta del protagonista effeminato, comunque in grado di far trasparire la tristezza e il travaglio interiore di aver espresso un desiderio divenuto suo malgrado realtà). Una maledizione che diventa reale. Muori!
La mancanza d'eccessi lo ha preservato intatto. Lewin attinge con parsimonia da Wilde confezionando un'opera elegante, con dialoghi perfetti, capace di accumulare tensione e "orrore" proprio per ciò che tace o rivela in filigrana (il punto debole è proprio la visione esplicita del ritratto). Grandiosa l'accoppiata Sanders-Cigoli nella prima parte; col passare dei minuti s'impone, però, il sottovalutato Hatfield la cui fissità, insidiata da un ghigno che mai appare, ha il pregio di alludere a qualcosa che solo la "nostra" immoralità può creare.
Come spesso accade nei film, vengono inseriti personaggi femminili e storie d'amore assenti nelle opere letterarie da cui sono tratti. Malgrado questo la pellicola è riuscita. Tra gli attori c'è George Sanders, nel ruolo di Lord Henry, sempre ottimo nelle parti da uomo cinico. Notevoli poi certi effetti visivi (le inquadrature del ritratto riprese a colori, mentre il resto del film è in bianco e nero) e le scenografie, che nei sobborghi di Londra assumono caratteri spiccatamente espressionisti.
Ottima trasposizione del classico di Wilde, complessivamente fedele alla fonte (dialoghi compresi), salvo un paio di invenzioni in sede di script che, oltre a non ledere il nocciolo del testo, rendono la traduzione cinematografica più fluida. Fra le eccellenti scenografie, valorizzate da tutte le sfumature espressive dello splendido bianco e nero, si muove un cast molto ben selezionato: Hatfield è esteticamente calzante, ma Sanders nei panni di Lord Henry gli ruba la scena; intensa Lansbury, adorabile Donna Reed. Narrazione un po' datata (la romanzesca voce fuori campo) ma fascinosa.
MEMORABILE: La corruzione della delicata Angela Lansbury; Il ritratto zombescamente trasformato; Giochicchiando col pugnale prima dell'omicidio; La scena finale.
Questa versione del capolavoro di Wilde si fa ancora apprezzare, nonostante gli anni trascorsi per la cura formale e il raffinatissimo b/n che dà corpo al famoso racconto di cui conserva l'inquieto spirito, tra mistero e documento di un certo clima tardoromantico, nonché per la verve dissacratoria dell'autore per bocca dello scettico ed elegante Lord Wotton. Qualche riserva sulla didascalica voce off e su un certo manierismo diffuso, ma la grande prova di tutto il cast, da Sanders ad Hatfield, da Landsbury a Reed, mantiene il livello qualitativo e dà coerenza a tutta la narrazione.
L’eleganza stilistica è la prima cosa che colpisce l’occhio; la bellezza delle scenografie e la compostezza delle interpretazioni rappresentano un valore aggiunto che plasma in modo determinante le fattezze dell’opera. Il ribobolaio e tentatore Lord Wotton di Sanders quasi monopolizza la scena per l’eloquenza capace di abbindolare chiunque. Si può dire riuscito anche il Gray di Hatfield dal silente tormento interiore che traspare dagli occhi. Alcune sequenze risultano ben riuscite per la capacità di creare atmosfere oscure e malvagie che ben si amalgamano con la natura del romanzo.
MEMORABILE: La fedeltà è solo pigrizia.
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In alcune versioni le scene colorate nelle quali viene inquadrato il dipinto sono misteriosamente tagliate.
Aspettiamo il dvd usa (se non e' gia' uscito),per verificare se finalmente ci sono.
La versione in vhs italiana pero' a quanto ricordo non ha queste scene tagliate.