Adrian Lyne aveva già dimostrato di cosa era capace in FLASHDANCE, quando aveva trasformato un innocuo filmetto giovanile in una travolgente esperienza visivo-musicale. Al tempo non erano in molti i registi in grado di mettere a frutto altrettanto bene l'esperienza maturata nel mondo della pubblicità. 9 ½ WEEKS, ancor prima che il manifesto dell’eros finto-trasgressivo degli Anni Ottanta, è un film in cui non esiste una sola scena affidata al caso. Vi si notano uno studio nell’uso delle luci, nella fotografia, nella ricchezza della messa in scena, assolutamente straordinari. L'edonismo ottantiano si...Leggi tutto rispecchia nel film di Lynch trovando in Mickey Rourke (barba non fatta, aspetto trasandato, un sorriso seducente perennemente stampato in volto) un'autentica icona. Lei, la bionda iperfisicata Kim Basinger, ne è la controparte ideale, vittima dell'inventiva vulcanica di lui pronta ad accettare ogni tipo di imposizione (o quasi) in nome di una sessualità da vivere senza alcuna inibizione. E allora via alle scene storiche: dall'epocale strip della Basinger sulle note di “You Can Leave Your Hat On” cantata da Joe Cocker allo scivolare dei cubetti di ghiaccio sul corpo, dalle fragole (e non solo) mangiate e spezzettate ad occhi bendati alla masturbazione di lei mentre guarda le diapositive al proiettore. Certo, visto oggi il film ha inevitabilmente perso gran parte del suo impatto. Resta però come fondamentale testimonianza di un'epoca e non dispiace riascoltarne i dialoghi freddi e iperstudiati come non può non non stuzzicare la curiosità immaginare quale potrà essere la nuova mossa escogitata di volta in volta da Rourke per continuare il gioco. Colonna sonora di rara raffinatezza.
Rivisto oggi è un film mediocre ma, alla sua uscita, oltre a fare successo e scalpore a me non dispiacque affatto. Certo, oggi non ha più nulla da offrire se non un Mickey Rourke ancora normale (fisicamente) ed una bellissima Kim Basinger. Benché la storia sia molto povera, diciamoci la verità: chi non vorrebbe vivere una situazione del genere?
Non è un film. È un lungo spot colorato, nel quale funzionano bene alcune parti (appunto, e non a caso, dalla durata massima di uno spot lungo), mentre altrove, se non ci fosse una preziosità formale costante, dominerebbe la noia. Rourke quasi insopportabile, con quel sorriso ebete che però piaceva alle donne, lei molto sensuale. Il successo stava nel fatto che poneva il pubblico nella situazione di invidia/vicinanza con quanto accadeva sullo schermo. Grande trovata di marketing per un film di livello solo medio. Ma "pecunia non olet".
Patinata love story diretta con mestiere da Adrian Lyne e sceneggiata dall'attore/scrittore Zalman King. Piuttosto noiosa, rivista ai nostri giorni, resta pellicola celebre per la raffinata esposizione di un corpo perfetto (Kim Basinger) preso di mira dai desideri deviati di un morboso Mickey Rourke. Reso accattivante dalla bella colonna sonora, a suo tempo ispirerà diversi titoli, tra i quali (l'inevitabile) 11 Giorni, 11 Notti, apocrifo italiano realizzato dall'incontenibile Joe D'Amato. Opera circoscritta ai televisivi anni '80.
Film che ben si colloca nel clima dell'edonismo imperante degli anni '80 ma che rivisto oggi appare solo come un lungo spot pubblicitario (come se ne vedono tanti), ricco di immagini patinate, buona fotografia, musiche accattivanti e poco altro. Alcuni dialoghi sono (involontariamente) ridicoli e gli stessi protagonisti (presi allora ad esempio di glamour ed erotismo) appaiono assolutamente demodè.
Rispetto agli 80's si è combattuti fra nostalgia e repulsione; qui si propende verso la repulsione - e il dilemma: cosa ci hanno trovato migliaia di persone, al di là del materiale per qualche esercitazione solitaria à la "Onan il barbaro"? Incomprensibile. Come manuale del regista di spot, opera esemplare. Come manufatto cinematografico, una cagata pazzesca. Si conoscono personalmente almeno un paio di imbecilli che si sono cimentati con cartoni di latte (devastando la cucina di mammà) e coi cubetti di ghiaccio, rimediando ceffoni.
Al tempo fu uno strepitoso successo al botteghino e sollevò un autentico polverone una volta trasmesso su Canale 5. Resta comunque il fatto che rimane una pellicola mediocre, di basso profilo, che non meritava assolutamente il successo avuto. Tolta la scena dello spogliarello sulle note della canzone di Joe Cocker, non c'è altro. E quanto a recitare, Rourke e la Basinger fanno a gara a chi recita peggio. E vincono entrambi!
Un film non eccelso, anzi inconsistente, ma che ha fatto epoca utilizzando il sex appeal della Basinger e le sonorità di Joe Cocker per dare sfogo alle fregole tipiche degli anni 80. Mickey Rourke, in effetti, non farà molta strada. Dialoghi imbarazzanti ed emozioni a intermittenza; rimangono solo quelle scene perfette per i talk show sul sesso.
Erotico, confezionato con classe. Sensuale la Basinger, ma a parte le scene di sesso patinato c'è davvero poco. Da citare scene come quella dello spogliarello, ma come giustamente detto, del film funzionano solamente alcune parti singole e non tutto l'insieme.
All'epoca film scandalo, oggi ha perso tutta la sua forza anticonformista che già alla sua uscita era davvero ben poca cosa per non dire assolutamente fasulla. Lo stile è quello da spot pubblicitario tanto caro al regista (uno dei più sopravvalutati degli ultimi 25 anni). Non si capisce quindi come un filmetto del genere abbia potuto avere tanto successo. Per fortuna ci ha pensato il tempo a mostrarne gli enormi limiti, primo fra tutti la furbizia dell'insieme, e a farlo cadere nel dimenticatoio.
Videoclip extralarge sulla trasgressione, girato impeccabilmente da Adrian Lyne, che racconta l'incontro tra una gallerista inquieta e uno yuppie con parecchia fantasia. Con l'aiuto di una colonna sonora azzeccata, il film è entrato nell'immaginario collettivo, soprattutto per il celeberrimo strip di Kim Basinger, che con questo film entra di filato nel Pantheon delle sex-symbol di ogni epoca. Enorme scalpore all'uscita e, forse di più, alla prima tv su Canale 5. A suo modo, mitico.
Cos'ha contribuito al successo di questo film? Il (solo) merito di aver immortalato ed impresso nell'immaginario maschile la splendida Basinger? O lo strip con in sottofondo la famosa canzone di Joe Cocker? Oltre a questo il film risulta inconsistente e con lunghi momenti banali. I giochi erotici hanno un po' di fantasia, ma a dispetto del “calore” che dovrebbero assicurare c’è un costante sottofondo glaciale, attenuato da qualche variante che spezza il ritmo. Per il suo stile soft e per alcune piacevoli canzoni risulta comunque rilassante. **
Film manifesto di una certa attitudine nei confronti della sessualità tipica dell'epoca. Il sesso si svuota della carica liberatoria e contestataria degli anni settanta, si semplifica in un edonismo che neppure ha la fastosità del vero libertinismo (già il fatto che la cosa duri oltre due mesi!), si separa artificiosamente dai sentimenti e dal quotidiano, si relega in uno spazio chiuso, forse più uno spazio vuoto che uno spazio libero. A parte lo spunto di riflessione, il film mi è parso edulcorato come uno spot, e certi eccessi "atletici" mi hanno fatto venir voglia di una seduta di yoga.
Pellicola erotica di gran classe, dove il regista - e lo sceneggiatore King, poi autore di ottimi erotici per conto proprio - con un piccolo colpo di genio, prendono il canovaccio ipocritamente politicizzato del sopravvalutato Ultimo tango a Parigi e, spogliandolo di pleonastiche problematiche leftist, ne ricavano un film raffinato ed elegante che, contrariamente a quanto spesso scritto, sorprendentemente funziona benissimo tuttora. La Basinger divina. La colonna sonora ha fatto epoca.
Classico dell'erotismo per eccellenza, è un film che si fa apprezzare non solo per le scene d'eros (entrate nell'immaginario collettivo di ogni appassionato), ma anche per una trama abbastanza buona. La Basinger (che rappresenta il vero punto di forza del film), sprigiona una carica erotica incredibile (su tutte la scena dello spogliarello, ma anche l'amplesso sotto l'acqua). Cult.
Anche se visto per la prima volta a 24 anni dalla sua uscita, è innegabile che questo film abbia azzeccato parecchie mosse: la carica erotica funziona ancora se non altro per la bellezza senza tempo della Basinger; la storia è semplice e banale, ma allo stesso tempo un desiderio recondito in molti di noi, uomini o donne; lo spogliarello epocale e le musiche sono azzeccatissime. Forse appare a tratti un film maschilista, dove è la donna che si piega ai desideri dell'uomo, ma tutto sommato trattasi di appena 9 settimane e mezzo...
Da questo film, dato il genere, non mi aspettavo grandi cose e infatti così è stato. Tuttavia se lo si considera, come dev'essere fatto, nel suo filone va ammesso che la carica erotica vi è e anche tanta. Una Kim Basinger straordinaria, che trasuda erotismo in tutta la sua bellezza e un Mickey Rourke affascinante, bello e maledetto.
Epocale per il periodo, con il sensuale spogliarello della fascinosa Basinger e per altre scabrose situazioni. Attualmente mostra immagini patinate e lievemente datate ma ancora capaci di provacare qualche prurito. Colonna sonora appropriata e quel senso di piacioneria che aleggia in tutta la narrazione.
Confezione di lusso, belle canzoni (in particolare "Slave to Love" di Bryan Ferry e "You Can Leave Your Hat On" di Joe Cocker), la sensualità di Kim Basinger e nulla più. La trama è un pretesto. Sembra un video musicale degli anni '80. All'epoca fece scandalo, oggi fa sorridere.
Film che all'epoca fece scandalo: ovviamente lo scalpore fu suscitato dalle tette di una sublime Basinger e non dal patinatissimo nulla cinematografico proposto da Lyne: segno che ci piace, in ogni tempo e luogo, guardare il dito piuttosto che la luna. Reganiana riproposizione del per me già insopportabile Ultimo tango del quale non possiede nemmeno l'afflato antiborghese finendo per proporre una serie varia di spot (il frigo, il lettone, il ristorante etc...) in cui la storia è solo un pretesto per mostrare non ho capito cosa. Rourke improponibile.
Ambiente rampante anni 80 che si distingue per rappresentare una relazione con qualche devianza, cupa e distruttiva. Se si fosse giocato solo sul dramma poteva ambire a risultati migliori, invece viene infarcito di scenette dove regna la fotografia abbagliante, il giochino erotico e i dialoghi alla Flashdance (dello stesso regista). Qualche stereotipo e sorrisino in meno avrebbero giovato. Rourke meglio quando fa il duro, la Basinger se la cava col corpo. Musiche non banali, per il periodo.
Incredibile come un film di così scarsa fattura sia diventato uno dei simboli dei cosiddetti anni del disimpegno. O, per dirla come qualcuno, il simbolo degli anni dell'edonismo reaganiano. Loro erano gli 80 e lui Adrian Lyne, un regista che su un certo cinema erotico/sensuale (escludendo Allucinazione perversa) ci ha costruito tutta la carriera. Ma a parte la colonna sonora e la famosa scena dello spogliarello sulle note di Joe Cocker, di questo film non rimane proprio nulla. E' stato solo un trampolino per la Basinger e Rourke.
L'impressione è che il contenuto - la storia di un rapporto perverso senza futuro, di per sé potenzialmente interessante - si perda in una confezione troppo leccata, alla moda, compiaciuta. Gallerie d'arte, loft, soldi (tanti ed esibiti con noncuranza), un gusto della provocazione che talvolta cade nel ridicolo, l'uso smodato di una fotografia livida e opaca, tutto è molto anni 80. Comunque rimane un simbolo di quel decennio.
Un film come un lungo videoclip patinato, adatto all'epoca in cui è stato girato e che oggi apparirebbe fuori contesto. Sensualità che trasuda a ogni scena erotica grazie ai due sexy attori che mai più avrebbero raggiunto livelli simili di notorietà. La pochezza della trama e il finale banale tolgono quel poco di buono che c'è, anche perché sono proprio le scene da bollino rosso il perno della storia, al di fuori delle quali c'è il nulla. La Basinger da sturbo.
MEMORABILE: Lo spogliarello sulle note di Joe Cocker, autentica scena cult.
A dispetto della sua fama si tratta di una pellicola tutt'altro che indispensabile, della quale a distanza di anni si ricorda solo - e giustamente - la colonna sonora. La Basinger è brava e soprattutto molto bella, ma Lyne ha creato personaggi femminili decisamente più intriganti (basti pensare alla Demi Moore di Proposta indecente e soprattutto alla Close di Attrazione fatale). Rourke è piuttosto inutile ma non è una novità e la tensione erotica del film è circoscritta a un paio di scene. Fotografia anni '80. Lasciate perdere.
Rivisto 30 anni dopo, il film appare molto più light e commerciale rispetto al 1986. Non si può ignorare, però, che fu il trampolino di lancio di Rourke e della Basinger e che tutti (o quasi) lo guardarono e ne parlarono fino a farlo divenire un cult (colonna sonora inclusa). Dunque, operazione marketing riuscita. Ma a parte questo la scrittrice da cui è tratto il film ha descritto se stessa e la sua reale esperienza ad alto tasso erotico con un uomo misterioso e seducente. Esperienza qui proposta scorrevolmente e a tinte forti senza essere mai volgare.
Film che è diventato immeritatamente un cult grazie alla celeberrima scena dello spogliarello al ritmo di Joe Cocker. Scena peraltro che stanca subito, come tutto il film, un lungo vortice di giochi erotici e di sesso che vorrebbe procurare pruriti ma che finisce per provocare solo sbadigli, almeno oggi. Non c'è trama, i due protagonisti sono poco interessanti e la coppia Rourke-Basinger recita mediocremente. Si salvano il breve dialogo tra la protagonista e il pittore e qualche interessante gioco di luci.
Film alquanto brutto e sopravvalutato, pseudo-erotismo per le masse nemmeno troppo osé in tempi (belli) nei quali si poteva osare eccome. E' un gran peccato poiché Lyne è un buon regista, Rourke uno dei più grandi e sottovalutati attori di sempre e Kim Basinger non era una "bellona inespressiva" ma una vera attrice. Da premesse così grandi il risultato non può che deludere: fiacco all'epoca d'uscita, anacronistico e risibile oggi. Una pubblicità troppo lunga e nemmeno bella salvata da alcune canzoni che resteranno nella storia della musica.
Al di là della componente erotica, castissima allora come oggi, ciò che più colpisce è come lo sguardo di Lyne abbia influenzato il cinema successivo, dai giochi sessual-culinari (quanto opera di Zalman King?) marchio di fabbrica di quasi tutto l'erotithriller paratelevisivo anni Novanta e non solo, al rapporto basato sul mistero e sul dominio di lui su di lei, escamotage ancora oggi dai milleproseliti. Molto ben diretto (e non banali le scene in esterni), ma sceneggiatura vuota e ripetitiva, con finale risibile. Involontariamente spassosi i sorrisetti seducenti di Rourke.
Da romanzo di trascurabile rilevanza, un film che invece ha fatto epoca, anche se più per l'alone scandalistico che per i contenuti: al tempo Basinger era uno splendore e Rourke nel pieno della forma fisica, ma i loro rendez-vous troppo patinati e le loro pose troppo plastiche per trasmettere erotismo e piacere, così che la sequenza più ricordata non è di sesso ma uno spogliarello/balletto accompagnato dall'inconfondibile voce roca di Joe Cocker. Rivisto recentemente, stupisce ancor più il successo di allora, dato che non solo si tratta di un lungo spot ma è anche piuttosto noioso.
MEMORABILE: Mezzo pallino in più per il sempreverde "You Can Leave Your Hat On".
Sesso patinato come non mai, una storia scontata e noiosa, due interpreti che sono tecnicamente bellissimi ma non riescono a suscitare il minimo interesse proprio perché la fotografia leccata e le luci troppo studiate li rendono quasi immateriali. Stupisce pensare che all'epoca abbia fatto scandalo e suscisato interessi anche morbosi, ma nei fantastici anni Ottanta poteva succedere anche questo. Si salva solo Joe Cocker.
Tratto dal romanzo omonimo di Ingeborg Day. Cult degli anni Ottanta ricordato più per lo spogliarello di Kim Basinger (con in sottofondo la canzone celeberrima di Joe Cocker) che per la storia in sé, che dice poco o niente: la durata di quasi due ore sembra davvero eccessiva. La regia di Adrian Lyne e la fotografia non convincono granché. Apprezzabile la colonna sonora.
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DiscussioneZender • 12/12/13 17:39 Capo scrivano - 48841 interventi
Mah, veramente il titolo sulle locandine Usa ha sempre il numero...
CuriositàZender • 19/05/14 20:32 Capo scrivano - 48841 interventi
Dalla collezione "I flanetti di Legnani" (con contributo di Zender al restauro), il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della prima tv di 9 settimane e mezza (anno 1989):
Se ne andato uno dei grandi del rock mondiale il mitico Joe Cocker :( un mio mito e un mito per quanti amano il rock dalle sue radici più profonde, un "woodstockkiano" doc, amavo la sua voce roca e forte, questo film alla fin fine e ricodato solo per lo spogliarello della Basinger con il sottofondo di Cocker. Ciao grande Joe!
DiscussioneZender • 23/12/14 08:09 Capo scrivano - 48841 interventi
Già, ho sentito. A me non ha mai fatto impazzire (e "You can leave your hat on" non se ne poteva più di sentirla, in quegli anni) ma la sua bella statura d'artista ce l'aveva. Ci è rimasto il suo clone italiano...
Zender ebbe a dire: Ci è rimasto il suo clone italiano... Che tristezza!! :-(
CuriositàPaulaster • 28/06/15 23:35 Controllo di gestione - 99 interventi
Cameo di Ron Wood, chitarrista dei Rolling Stones. Durante il film la Basinger, che lavora in una galleria, sta organizzando una personale. Il fotogramma è preso durante il vernissage.
Lo vidi parecchie volte in vhs. Insomma, lo script non mi ha mai convinto e non lo trovato nemmeno così eccitante (a me piace il sesso ruspante della Chiave o Miranda, per dire, un pò meno le "patinature" videoclippare/spottistiche)
Eppure ha un suo fascino, così come lo aveva Flashdance , un fascino quasi ipnotico e estetico
Merito di un ispiratissimo Lyne (che giudico uno dei più grandi registi al mondo), che avrà la sua apoteosi nei capolavori Attrazione Fatale,Allucinazione Perversa e Lolita
Ma già dal suo primo film, A Donne con gli Amici (che trovo delizioso, e la ragazza molestata in auto resta dentro a vita) si intravedeva già la stoffa del grande regista (non per nulla "cresciuto" insieme ai fratelli Scott-di cui condivide il gusto estetico- e Alan Parker)