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Tomastich: Rappresentazione di tutto ciò che hanno (non) regalato gli anni '90 nel panorama cinematografico italiano: tempi lunghi, scenate da post-yuppismo rinnegato, vestiti comprati alla Standa, nessuna eleganza, nessuna raffinatezza, tutta sciatteria.
Samuel1979: Film "cult" di evidente derivazione monicelliana in cui Abatantuono riprende il personaggio del terrunciello calandosi nel ruolo di un improbabile capo barbaro. La commedia, pur avvalendosi di uno splendido Angelo Infanti (unica nota lieta del film), manca di un buon ritmo ed è caratterizzata da una comicità grossolana e da una verbosità irrefrenabile che la rende insopportabile.
Harrys: Mi ha ricordato in più riprese Forrest Gump, anche se alla fin fine risulta meno riuscito. Partiamo dall'eccessiva lunghezza: alcune sequenze a mio avviso sono esasperanti; procediamo con una vena poetica che non sempre mi ha convinto, l'ho trovata un po' artificiosa, non mi ha coinvolto emotivamente; ed infine la sceneggiatura: credo che non sia stata sviluppata a dovere, il problema di Benjamin rimane superficiale, non viene approfondito. La regia al contrario è ottima; bellissime la sequenza della "guerra" e quella dell'incidente. ***
Anthonyvm: Terzo capitolo altalenante sia sul versante comico (dalle battute banali, o neutralizzate da inutili puntualizzazioni post-punchline, si passa a simpatici quadretti, come la partita a scopone con Pertini) sia su quello visivo (ricostruzioni rispettabili si susseguono a fastidiosi poverismi da cinema indie, fra abusi di color-correction e scarse coreografie corali), ma nel complesso digeribile, a patto di adeguarsi alla leggerezza con cui si trattano fatti storici così tragici e delicati, meritevoli di ben più fine umorismo. Qualche variazione nel cast non incide troppo sul risultato.
MEMORABILE: Incontro con nonna e mamma di Giallini; Il ponte fatto saltare; Il nascondiglio del Duce; I civili preparati per la fucilazione; La sparatoria finale.
Herrkinski: Thriller come ne uscivano a bizzeffe in quegli anni, diretto senza particolare personalità e con una trama abbastanza scontata; i lati positivi sono una certa scorrevolezza e una buona prova di Cusack come cattivo, oltre a una parte finale risaputa - comunque piuttosto coinvolgente - e le lussureggianti location portoricane, ben fotografate. Lo script presenta delle situazioni implausibili, come quando i membri della gang compiono errori da principianti sbloccando il meccanismo narrativo, altrimenti destinato a esaurirsi in fretta; volendo accettarne i limiti, può intrattenere.
Beffardo57: È di uso abbastanza comune riferirsi, con tono dispregiativo, ai film inglesi. Però in questo caso il plot è interessante (il soggetto è tratto da un romanzo di Ian McEwan) e la realizzazione molto professionale. La ritirata di Dunkerque non è mai stata rappresentata in precedenza e il cameo finale di Vanessa Redgrave è emozionante. Perchè essere schizzinosi? Certo, non resterà come una pietra miliare nella storia del cinema, ma si lascia vedere e con piacere. Un onesto prodotto, insomma.
Motorship: Simpatico e godibile "Abatantuono movie", con il nostro nei panni del terruncello di turno, stavolta uno strampalato agente di polizia. Il ritmo regge grazie soprattutto alla comicità straripante fatta di storpiature dei vocaboli tipiche dell'Abatantuono prima maniera. In contrasto (ma brava appunto per questo) la splendida Laura Antonelli nella parte della truffatrice che "Diegone" deve catturare e portare in Italia. De Sica convincente ma non troppo in versione gay-ispanica; tra i tanti caratteristi Jimmy il fenomeno e Roberto Della Casa.
Giulio01: Agghiacciante film sulla “normalità del male”, sospeso in delicato equilibrio tra thriller e ricostruzione storica, “The german doctor” è un film di grande potenza espressiva, che suscita praticamente a ogni sequenza una serie di inquietanti interrogativi sul tema della scienza utilizzata in modo distorto per raggiungere scopi deliranti. Benissimo fotografato e altrettanto benissimo interpretato, è un film che difficilmente si dimentica.
Cotola: Il tono, per lunga parte del film scanzonato e divertente (ma non mancano i momenti di profondo dramma), non inganni: è un film molto critico nei confronti del modo di vivere e pensare americano. Sotto certi aspetti un vero e proprio attacco frontale (non così lontano come sembrerebbe da Soldato blu) e quindi, soprattutto per l'epoca, coraggioso. Un grande esempio di cinema, anche grazie ad una sceneggiatura che distilla sapientemente dramma, violenza, divertimento, satira. Il personaggio principale è molto interessante così come pure quelli secondari. Gran ritmo, tante emozioni: da vedere.
MEMORABILE: Hoffman all'intervistatore: "Loro con fucili e pistole; gli indiani con arco e frecce. Non capisco perché si vantassero tanto delle loro vittorie".
Balbi: Un film che pare realizzato da un'intelligenza artificiale. Le scene di combattimento con le armi sono sintetizzate dai videogiochi sparatutto. La logica con cui si muove il protagonista è andare avanti sparando, senza neanche considerare di avere un piano o di improvvisarlo. Gli antagonisti ugualmente avanzano a ondate senza nessuna precauzione. I corpo a corpo a loro volta sono sintetizzati sui combattimenti di wrestling, per essere spettacolari e non funzionali a vincere. La storia ha una sua intelligenza (artificiale), ma prevale la sensazione di una totale mancanza di umanità.
Cangaceiro: Qualche saccheggio risiano (almeno negli spunti) più un autoplagio (il vecchio abbandonato): ecco fatto. Lo sforzo quindi non pare sia stato immane per imbastire una commediaccia a episodi figlia dei nostri tempi, lontana anni luce dal caustico cinismo d'autore dei prime due Mostri. Con tutta la volgarità del caso Anni 90 fu una pellicola dal forte (e senza pretese) contenuto comico, proprio quello che qui manca di più. Gli hits del periodo fanno molto cinepanettone e non c'entrano niente. Mai visti tanti parrucchini e posticci vari in un solo film.
Puppigallo: Nulla di nuovo, o semplicemente originale, sul fronte western, se si esclude una donna in grado di reggere meglio il doposbornia di un uomo. Per il resto, c'è il buono e solo all'apparenza distaccato, il vecchio saggio, che fa da coscienza e, naturalmente, il cattivo, che vuole che il mondo (la cittadina) sia totalmente al suo servizio. Il ritmo è troppo altalenante; e gli scontri, scazzottata col bestione e al saloon compresi, non sono certo epocali. Il risultato quindi non può che essere un mediocre western, velocemente dimenticabile ma vedibile, abbassando però le pretese.
MEMORABILE: Lui, sbronzo, prende lei, sbronza e la porta di peso sulle scale, tentando di baciarla; Il vecchio non vuole che gli si ricordi l'età davanti a lei.
B. Legnani: Quasi incredibile contaminazione fra zorresco e western, in virtù di un saloon appena al di là del confine fra Messico e Stati Uniti (ma lo sceriffo non interviene mai? Esiste?). Ricco di "tòpoi" banali (candele tagliate dalle lame nei duelli e frasi come "Non può essere andato molto lontano!"), girato alla buona la prima (anche se i figuranti guardavano in macchina), recitato male quasi da tutti (si salva Dominici), con errori palesi (sentono musica e canti, ma manca ancora mezzora di strada all'arrivo) e con una protagonista che dimostra dieci anni in più del dovuto. Con generosità: *½
Puppigallo: Discreta pellicola, soprattutto per l'interpretazione dei protagonisti (Hudson ma soprattutto Taylor). Interessante il susseguirsi di eventi, che porta il protagonista, pur agendo nel giusto, a farsi inizialmente terra bruciata attorno, rischiando di perdere anche gli affetti più cari, oltre a un amico e a un formidabile meccanico. La datazione si sente, soprattutto in alcuni dialoghi nell'ambito familiare; e verranno fumate ottocento sigarette. Ma questo danneggia solo parzialmente l'insieme, che riesce a interessare sufficientemente lo spettatore fino all'intuibile epilogo.
MEMORABILE: "Ce l'hanno fatta tutti, quei bastardi".
Belfagor: Santo cielo, quanta aria fritta! Questo emulo di Ocean's eleven parte male con una narrazione tanto compiaciuta quanto fiacca, per poi procedere con una storia di truffe e controtruffe che più derivativa non si può. Burns cerca di sfruttare la sua somiglianza con Affleck, mentre il buon gruppo di comprimari cerca di lavorare con quello che c'è (godibili le caratterizzazioni colorite di Hoffman e Garcia, sempre professionale Giamatti), ma il film risulta spesso fatuo e irritante. Che il film abbia riposto troppa "confidence" in sé stesso?
Siska80: Evviva lo spirito creativo delle commedie sentimentali moderne! In barba al titolo originale, infatti, di moderno c'è ben poco: riecco quindi la solita bellona in carriera (una frana nelle faccende private) che si ritrova faccia a faccia con un ex (qui proprio in ambito lavorativo)... Ritorno di fiamma in vista? Prevedibile da capo a piedi, ha dalla sua una modesta durata e una coppia di interpreti dalla buona intesa che aiutano ad arrivare al finale (facilmente intuibile) senza annoiarsi troppo, ma la visione resta comunque a discrezione dell'eventuale spettatore.
Daniela: Per indagare sul furto di un carico d'oro in cui sono stati uccisi due soldati, un tenente dell'esercito si finge un avventuriero con pochi scrupoli... L'interesse del film non va cercato nella trama piuttosto usuale quanto nel fatto che si tratta di un noir travestito da western: il carattere del protagonista, dai modi spicci e dalla lingua tagliente, ricorda quello di un detective privato, con Powell che sembra replicare il Marlowe in Un'ombra del passato e questa impressione è confermata dalla presenza della dark lady Jane Greer e dall'epilogo in chiave romanticamente struggente.
Enzus79: Gabriele Salvatores attraverso le vicissitudini di un gruppo di soldati italiani su un'isola greca ci fa capire come siamo noi del bel paese: pasticcioni, amanti della bella vita e delle donne, romantici ed ingenui. Il regista si doveva rivolgere ad altro tipo di attori, dato che i vari Bisio, Abatantuono e compagnia sono al limite del sopportabile. Troppo mielose le scene da "love story" con la prostituta. Bella la musica. Sopravvalutato.
Capannelle: Cronaca dell'assassinio di Kennedy e dei giorni seguenti. Ci si attiene ai fatti e ai pseudo-fatti (il che evita eccessi retorici) rivelando qualche particolare interessante ma al contempo si limita sensibilmente il coinvolgimento. Attori e regia non girano male e questo permette di non scadere ai livelli di certi film tv, ma si ha anche la sensazione di un'occasione sprecata o, peggio, dell'ennesimo film sul tema di cui non si sentiva il bisogno.
Domino86: Siamo nel pieno della commedia italiana e lo spettatore sa già cosa aspettarsi leggendo il cast della pellicola; anzi, a un occhio più esperto basterà leggere il titolo. Nel complesso lo svolgimento è fortunatamente scorrevole e grazie ai tanti comici presenti ci si diverte (prima fra tutti Anna Maria Barbera). Storia per nulla originale en nonostante le risate, si tratta del classico film che una volta visto si dimentica quasi subito.
Xamini: Un revenge movie che vede un Jackie Chan ormai non più giovane ma sempre estremamente agile e pieno di risorse action contrapposto a un Pierce Brosnan in versione vice ministro. Il Rambo di Hong Kong darà parecchio filo da torcere all'ex 007 e ai suoi palafrenieri per un film in grado di dosare bene questo elemento e il thriller politico (si parla di Irlanda e UK) senza smarrire mai il corretto livello di tensione. Quel che ci si porta a casa è un film senza troppi approfondimenti in grado di far passare agevolmente la serata.
Daniela: Un'agente dell'FBI viene coinvolta più o meno consapevolmente in un'operazione della CIA mirante ad eliminare un grosso boss messicano della droga... Ulteriore conferma delle virtù registiche di Villeneuve che firma un poliziesco teso, con stile simil-documentario e poche concessioni spettacolari per buona parte della sua durata, salvo assestare negli ultimi minuti un paio di colpi bassi che implicano interrogativi di carattere morale. Brava Blunt, efficace Brolin, ma è soprattutto Benicio Del Toro destinato a restare impresso col suo personaggio dolente e spietato.
MEMORABILE: Le riprese prima di entrare nel tunnel; Il confronto con il boss a tavola; l'ultimo colloquio "Lo faremo passare per suicidio"
Paulaster: Sicario si fa guidare da un tassista in una notte di lavoro. Noir che nella prima parte sa equilibrare la tensione criminale con l'introspezione dei personaggi, poi diviene iperbolico nell'ultimo salvataggio. Mann propone inquadrature notturne suggestive, una notevole scena in discoteca e non abusa con l'action. Il versante poliziesco, la parentesi con la madre e l'incontro sentimentale potevano essere ridotte o studiate meglio. Anche l'incontro con Bardem sembra fantascienza; almeno fa sorridere.
MEMORABILE: Il cadavere sul tettuccio; La borsa distrutta; L'accelerazione del taxi.
Rigoletto: Sequel non troppo brillante di quel gioiellino che fu il primo film, questo risente di un'impostazione troppo televisiva. Pesante la perdita di Kevin Bacon e la trasformazione del personaggio di Michael Gross, ridotto a macchietta. Più sottotono anche il pur bravo Fred Ward. Divertente solo a tratti. Una volta lo si può vedere.
MEMORABILE: Il furgone trascinato dal Graboid con Grady che dice a Earl "Giraaaaa!" ed Earl che risponde "Io giro, è lui che va dritto!".
Caesars: Commedia francese che narra di una chef che si ritrova a fare la cuoca per una comunità di giovani immigrati; ovviamente agli inizi la cosa non le è gradita, ma poi ci sarà una svolta. La trama è quella di una favoletta con implicazioni morali, ma lo svolgimento è gradevole anche grazie alla buona interpretazione di tutto il cast. Il regista evita facili cadute nel "patetico" e ci consegna così un prodotto discreto che, pur con tutti i limiti di una confezione un po' troppo buonista, conferma l'abilità dei transalpini nella creazione di pellicole di questo tipo.
Lupus73: Un sequel dopo trent'anni dà un bel daffare, però è apprezzabile lo sforzo di Eddie nel "tentare" di ricreare l'atmosfera del primo - ritrovando quasi tutti gli attori - e di riproporre i personaggi caricaturali interpretati da lui stesso e Hall (a volte forzatamente come per il barbiere e soci, che dovrebbero essere all'ospizio o scomparsi); è proprio questo il fulcro sfruttato dal film, la caricaturalità degli elementi del predecessore, dato che il suo canovaccio è ripreso a grandi linee (in maniera grossolana e meno interessante). CGI come segno dei tempi, meno divertente ma vedibile.
MEMORABILE: La geniale citazione dei Duke da una [f=2095]Poltrona per due[/f] (ricitata con lo spolvera spalle mentre Eddie parla al figlio nella savana).
Belfagor: Armato di infinito candore e di un caschetto biondo da far invidia alla Carrà, il piccolo Cedric riesce a far breccia nel cuore del ricco e misantropo nonno. La sontuosa messa in scena contribuisce senza dubbio a ricreare l'atmosfera vittoriana, ma nel complesso il film è ai limiti del coma glicemico. A tenere in piedi la baracca pensa il caro vecchio Guinness, la cui interpretazione è così piacevole da far sperare (seppur invano) che un po' del suo rigido cinismo passi al nipote.
Redeyes: Difficile rendere la complessità dell'eccellente libro. Complesso e per questo apprezzo comunque lo sforzo, pur ammettendo che senza aver letto il romanzo difficilmente se ne rimane affascinati. Bana è bravo, ma la sceneggiatura non riesce a racchiudere il messaggio e finisce per evidenziare la storia d'amore, donandoci quasi unicamente le lacrime senza andare a cercare la magia. La pecca a mio giudizio sta proprio nel non esser stati capaci di donare i sogni che il bestseller, al contrario, regala.
Rambo90: Per girare questo film Boldi ha saltato il giro del film natalizio e ha fatto malissimo, perché è molto al di sotto degli standard dei suoi ultimi film (soprattutto di Olè): le battute non fanno mai ridere, il cast è poco in parte (se si eccettua il sempre simpatico Catania) e la noia regna invincibile. Il finale poi è talmente assurdo da risultare solo patetico e ridicolo.
Faggi: La bella protagonista ha lo stesso taglio di capelli della Valentina di Crepax; sarebbe stata adatta più della Hampton nel ruolo della serie tv omonima e coeva. Lei si accoppia plasticamente con tutto il resto del cast (uomini e donne) in ambienti di lusso e ameni giardini; sfoggia un bel guardaroba e preziosa lingerie. Il film è tutto qui, non c'è altro (ed è tutto sprecato); il retrogusto è da filmino di Playboy da salotto, sonorizzato da musichette da piano bar ora suadenti ora snervanti.
Furetto60: Se si cerca qualcosa di nuovo sotto al sole, merce di per sé già rarissima, questo film è la meta meno adatta, ma nel solco delle commedie sull'attrazione tra opposte diversità, sul quale poggia il mondo, si può affermare che la presente è cosa ben riuscita. Buona parte del merito va ai due protagonisti, con momenti ameni assai, oltre che alla valida sceneggiatura. Piacevole e intelligente.
Taxius: La coppia che scoppia del film precedente si riunisce in questo sequel tutto sommato potabile, per quanto mediocre. La formula è ovviamente la stessa: action fracassone col cognato pasticcione e imbranato che alla fine finisce per fare l'eroe di turno. Alla coppia si unisce Ken Jeong, il mr Chow di Una notte da leoni e il suo personaggio si rivela essere il più simpatico. Visto e dimenticato.
Mutaforme: Uno dei migliori film sui supereroi. Decisamente in questo secondo episodio Raimi riesce a spiegare l'essenza del successo del fumetto dell'Uomo Ragno: non tanto le acrobazie e le sfide contro i cattivi (ottimo Molina come Octopus), quanto la lotta quotidiana con se stesso e con i problemi della vita. Un supereroe che poi tanto super non è. Ben fatto anche tecnicamente e ben confezionato.
Kekkomereq: Con "Cyborg" Pyun ha fatto la sua fortuna, e poi Jean-Claude Van Damme e ambientazioni discrete sono il binomio perfetto per un B-movie di successo. La regia è mediocre e alcuni attori (tra cui il cattivone con gli occhi di ghiaccio) recitano da cani. Questo miscuglio di fantascienza e cyberpunk diventerà il marchio di fabbrica del regista, che in futuro girerà solamente film sui cyborg o simili. "Cyborg" non è niente di speciale, alcuni momenti sono pesanti e altri invece vorrebbero essere drammatici ma proprio non ci riescono.
Rambo90: Un noir d'altri tempi che non ci si aspetterebbe da Del Toro, con una fotografia curatissima e una regia che cerca quanto più possibile di ricreare l'atmosfera della Hollywood classica. Il tutto funziona, anche grazie a una sceneggiatura avvolgente che presto fa capire dove andrà a parare ma senza guastare il gusto del vedere in che modo. Cast di lusso, con un ottimo Cooper e la sempre ammaliante Blanchett (che quando può fare personaggi fumosi mette a frutto tutto il suo charme). Un po' prolisso, ma buono.
Galbo: La declinazione comica del genere spionistico è assai praticata dal cinema americano e non, ormai da parecchi anni. Anche in questo film si prendono due attori assai diversi tra loro e si gioca sui contrasti. La novità è in questo caso rappresentata dal tema del bullismo su cui si insiste parecchio, a volte in modo incisivo (la parte iniziale), altre meno. L’intesa tra i due attori è buona ma le gag e la trama sono abbastanza scontate e prevedibili. Mediocre ma con un suo perchè.
Homesick: Un capolavoro assoluto. Spietato nel mettere a nudo i sentimenti dell'uomo coinvolto nella guerra, epico nel mettere in scena le manovre militari scandite dalle musiche di Wagner. Stupenda la fotografia di Storaro; strastraordinari Brando e Sheen; beffardi Duvall e Hopper. Colossale e imprescindibile.
Rambo90: Un bel film, che intreccia più elementi (elaborazione del lutto, rancore, riabilitazione, razzismo) in modo del tutto naturale, grazie a una sceneggiatura ben calibrata e che sa evitare facili patetismi. Dura forse un po' troppo ma si fa seguire con attenzione, anche grazie alla bella prova di Costner, molto realistico nel suo ruolo senza eccedere. Brava pure la Spencer, anche se ripete un personaggio che ormai conosce a memoria. Buono.
Gestarsh99: Bloccata in ascensore per ficcanasàggine acuta, l'autoeletta detective Butler ne avrà di tempo a disposizione per pensare al genere di film in cui s'è andata a cacciare. Thriller californiano da viaggio in autobus e pènnica pomeridiana, imprevedibile, stravagante e originale quanto un posacenere pieno di mozziconi: i cattivi hanno il marchio da colpevoli stampigliato addosso già due secondi dopo i titoli di testa, mentre tutti gli altri personaggi frignano e fanno le vittime ancor prima di ricevere le minacce. La morte del villain e le scenette conclusive si classificano al di là del cringe...
MEMORABILE: Il sicario "frenchtoastato" nella tromba degli ascensori...
Reeves: Daniele Vargas e Giorgio Ardisson avevano dato il loro meglio nei film in costume d'avventura, in cui spesso Baldanello era aiuto regista. Qui i tre cercano di riciclarsi nella commedia erotica tutta in veneto, con risultati disastrosi che nemmeno una giovanissima Ilona Staller, protagonista assoluta, riesce a mitigare. Non si ride mai, invece ci si irrita vedendo e ascoltando la pochezza del tutto.
Galbo: Film realizzato in famiglia per la regista Simona Izzo; partendo da una discreta sceneggiatura, un film in cui varie storie si intrecciano con una discreta capacità della regista di destreggiarsi tra i vari episodi, aiutata da un cast "in palla" in cui spiccano i simpatici Abatantuono e Covatta. Non un capolavoro, ma gradevole per una serata disimpegnata con spunti di riflessione.
Beffardo57: È di uso abbastanza comune riferirsi, con tono dispregiativo, ai film inglesi. Però in questo caso il plot è interessante (il soggetto è tratto da un romanzo di Ian McEwan) e la realizzazione molto professionale. La ritirata di Dunkerque non è mai stata rappresentata in precedenza e il cameo finale di Vanessa Redgrave è emozionante. Perchè essere schizzinosi? Certo, non resterà come una pietra miliare nella storia del cinema, ma si lascia vedere e con piacere. Un onesto prodotto, insomma.
Il Dandi: Tognazzi è perfetto nei panni del borghese perbenista e arrapato, che partecipa ai comitati contro la legge sul divorzio ma cerca di convincere la moglie a provare lo scambismo, che ama dipingersi uomo evoluto e di mentalità aperta ammantando i suoi pruriti di vacui intellettualismi, ma in realtà è solo un conservatore ossessionato dalla voglia di un brivido senza rischio. L'occhio che guarda però non sembra più progredito e il film appare forse solo involontariamente istruttivo. Più interessante che buono comunque, anzi la noia spadroneggia.
MEMORABILE: Tognazzi canta "Je t'aime moi non plus" di Serge Gainsbourg spiegandone alla moglie il significato e facendo l'esegesi della sua censura.
Saintgifts: Sordi senz'altro domina la scena con momenti molto buoni, in cui la sua comicità è piacevole e soprattutto sopportabile e altri in cui gli eccessi della sua espressività mal si digeriscono anche in una commedia dai toni farseschi come questa. Benissimo invece tutti i comprimari, con una Tina Pica che colpisce, seppur in piccole apparizioni e un Caprioli degna spalla. Sordi si affinerà qualche anno dopo sotto la direzione di Risi ne Il vedovo, commedia di altro spessore.
Samuel1979: Un film a metà strada fra realtà e immaginazione, una storia fiabesca in cui tre ragazzini, con stupore e innocenza, intraprendono un viaggio simbolico verso lande sconfinate. Il regista affronta con discreti risultati il tema della purezza infantile come antidoto contro i veri pericoli della società moderna affidandosi alla buona prova dei giovani attori. Bene Somma nelle vesti di un simpatico giullare.
Silenzio: Il serpentino, capriccioso, impertinente Alvise e l'annoiata, sensuosa, protettiva Lea reagiscono alla fissità borghese che li circonda, instaurando un rapporto ludico-erotico che non può che consumarsi sotto l'ala di Thanatos. Dotato di una genuina carica politica, il film di Samperi funziona a tutt'oggi come ritratto impietoso e sentito di due "vittime" della noia e del malessere sociale. Castel ricalca il suo Alessandro de I pugni in tasca. Funzionali le neniose e bambinesche note di Morricone.
Capannelle: Jake (Burns) è un truffatore abituale che per ripagare un debito verso un potente boss (Hoffman) prepara una truffa finanziaria ai danni di un suo nemico. Alla finestra anche un paio di poliziotti corrotti e l'FBI (Garcia). Personaggi, musiche e atmosfera richiamano Ocean's eleven, il film non è altrettanto brillante come regia ma si lascia vedere. Burns (espressivo come Affleck ma meno irritante) e la sua banda agiscono senza infamia e senza lode, Hoffman e Garcia sono curiosi nei loro personaggi, Guzman (purtroppo) rimane in disparte.
Nando: Pretenziosa parabola sulla passione amorosa maschile impersonata da un doppio Rubini. Tra fedeltà paranoica e libertinismo sfacciato si snoda una narrazione lievemente monocorde ma che mostra un briciolo d'interesse. Il protagonista catalizza la scena mentre tra le sue partner femminili ci sono da segnalare l'angelica Buy e la tormentata Bruni Tedeschi. Ancora acerba l'Argento.
Siska80: Un giovane capitano si imbosca tra i Pirati per sgominare un'intera organizzazione, ma ad un certo punto viene scoperto. Normale amministrazione, per dirla in poche parole: abbiamo il baldo protagonista, la bella fanciulla dal passato turbolento (dato che l'elemento sentimentale non può mai mancare, in questo caso anche per rimpolpare una trama decisamente esigua) e lo scontatissimo happy end: la differenza la fanno tuttavia i raffinati costumi, gli esterni accattivanti, la buona fotografia, il ritmo sostenuto, l'azione concitata e non ultimo un cast dalla recitazione misurata.