Il massacro del Circeo è stato uno dei fatti di cronaca nera più feroci degli anni '70. Questa fiction ha il merito non indugiare sui suoi aspetti più brutali e scabrosi, focalizzandosi soprattutto sulla vicenda processuale, sull'impatto sull'opinione pubblica e anche sulla giurisprudenza (all'epoca lo stupro era ancora qualificato tra i delitti contro la moralità). Impeccabile ricostruzione d'epoca, interpreti perfetti (sorprendente la giovane Caldarelli nel ruolo della povera Donatella Colasanti); c'è anche la retorica, ma alimentata dal dolore, dalla lucidità e dall'indignazione.
MEMORABILE: Il ritrovamento delle due vittime; L'interrogatorio in ospedale; Le insostenibili argomentazioni delle difese; La requisitoria del PM (Camerini).
Una serie TV che rievoca (non senza lungaggini e sottotrame) il massacro del Circeo, che al di là della tragedia e della sofferenza per le vittime contribuì a un salto di qualità nella legislazione nei confronti dello stupro. Più che l'orrore del fatto in sé, il regista fa risaltare prevalentemente l'iter legale e la figura dell'avvocatessa coi suoi casi personali, rendendo un po' manierato e didascalico l'impegno femminista. Il target influisce negativamente con punte di retorica e di sentimentalismo, con una recitazione standard e poca cura per la dizione. Credibile Caldarelli.
Andrea Molaioli dirige una serie che racconta uno degli eventi più torbidi e tragici della recente storia italiana, concentrandosi non tanto sul fatto in sé (e meritoriamente non si indugia sugli aspetti più morbosi del crimine), quanto sull'iter legale e processuale dello stesso, sottolineando l'importanza del fatto come input per la legislazione sullo stupro. Un prodotto curato per sceneggiatura, ambientazione e prova degli attori, il cui limite è rappresentato dall'inserimento delle vicende private dei personaggi coinvolti, poco interessanti ai fini della storia.
Chi non è più giovanissimo ben avrà in mente lo scalpore che suscitò la tragica vicenda svoltasi al Circeo. La fiction ha il merito di far conoscere i fatti anche a chi non li conoscesse ancora e lo fa senza soffermarsi troppo sui dettagli più morbosi dei fatti accaduti. Purtroppo la scelta di diluire il racconto in sei puntate (di quasi un'ora ciascuna) costringe la sceneggiatura a condire il tutto con storie parallele poco interessanti; meglio sarebbe stato concentrarsi di più sui processi e le relative vicende giudiziarie. Realizzazione tipica di un prodotto per la TV italiana.
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Le ragazze hanno appuntamento, con quelli che saranno i loro aguzzini, per andare al cinema a vedere Profondo rosso in un fantomatico cinema Roadway (in realtà cinema Broadway, che esisteva già negli anni '70). Qui un articolo riguardante la "comparsa" el set cinematografico.