Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Magnetti: Attenzione: astenersi pseudointellettuali e cinefili incalliti con la puzza sotto il naso. Sono invece benvenuti i nostalgici di quelle macchiette di personaggi che ha sfornato in passato il Drive In. Film dalla trama nulla, dalle battute ripetitive ma che tanto mi piace rivedere (con passaggi notturni improponibili: evviva l'insonnia!). Vastano, Braschi e Pistarino ottengono carta bianca dal regista, ripagandolo con il meglio del loro repertorio. Innocuo e simpatico.
Furetto60: Il sogno di quella parte della popolazione maschile che considera il matrimonio come un cappio al collo, da contrarre ma rimanendo libera di continuare a passare di fiore in fiore. Lo sdoppiamento del protagonista potrebbe indurre a pensare a uno sviluppo "leggero", invece si vira verso il drammatico, purtroppo appesantito da scene allungate oltre il necessario con ritmi, quindi, di difficile commestibilità. Il finale banale acuisce la sensazione di tempo perso, nonostante la prova di un mal utilizzato Rubini, autore di una performance intensa.
Wupa Wump: Storia non certo originale d'una tipica famiglia americana: difficoltà sentimentali tra coniugi, figlia alle prese con problemi adolescenziali... Una mattina papà viene rapito e la polizia con l'aiuto di un hacker cerca di capire se il fatto è legato al coinvolgimento dell'uomo in transazioni illegali legate a un cartello della droga. Tra moglie spaventata e detective s'instaura un rapporto di fiducia e non solo. Soluzione prevedibile. Attori discreti ma sceneggiatura e regia scadenti con situazioni ingenue e poco credibili. Basso il coinvolgimento, nonostante non ci si annoi troppo.
MEMORABILE: Il bacio galeotto ripreso a tradimento dal socio e spedito un po' a chiunque.
Rambo90: Classica commedia della recente ondata italiana che si ferma al puramente carino. La confezione è buona ma la trama avrebbe potuto osare un pochino di più invece di mettere in fila la solita serie di luoghi comuni e storielle già viste. Comunque, grazie al cast ricchissimo, ogni tanto si sorride: Solfrizzi e Rubini i migliori, la Solari solo bella, Bova migliora, Marcorè il più divertente, puramente esornativi gli altri. Durata eccessiva ma il ritmo scorre e così non ci si annoia, ma nemmeno si grida al miracolo. Finale da diabete.
Giùan: Se in Roma c'era ancora drammatizzazione della realtà e in Paisà il racconto si rarefaceva mantenendo pero sempre una inesplicabile tensione morale, con il conclusivo episodio della trilogia della guerra il contesto si allarga (la Germania post nazista, l'altrove, il mondo costretto a cicatrizzar le sue ferite), parallelamente ad una realtà filmica che invece chiude sempre più il cerchio (il minutaggio, la piattezza narrativa, la concentrazione sulla tragedia di un bambino). Stile didascalico che si apre a un pedinamento finale di insostenibile pathos.
Daniela: Soldato nero accusato di aver violentato ed ucciso una giovane bianca subisce un processo nel corso del quale emergerà una verità molto diversa. Film minore nella filmografia di Ford, risulta comunque interessante come ibrido fra un western di ambientazione militare e il classico film giudiziario, con una struttura a flashbacks che via via chiariscono i contorni della vicenda. Il monumentale e nobile Strode resta sullo sfondo rispetto a Hunter, l'ufficiale avvocato che deve fronteggiare non tanto prove quanto pregiudizi razziali
Vitgar: Stereotipi dell'italianità portati agli estremi. Si va dal nord produttivo e un po' "coglione" alla Sicilia passionale e mafiosa. Il tutto visto con le gesta di un caliente picciotto che vuole libertà ma non vuole darne a nessuno. Buon film della Wertmuller che forse dà il meglio di sé dando anche un titolo un po' meno chilometrico del suo standard. Ottimo cast, con Giannini bravissimo a modificare le caratterizzazioni e una dolce Melato.
MEMORABILE: Le inquadrature senza voce sonora in cui si leggono le parole della Melato sulle labbra.
Redeyes: Mi sentirei di commentare il tutto riassumendo in un: ben fatto. Sarebbe riduttivo ma non va molto oltre questa pellicola, che ha buoni momenti ma anche passaggi a vuoto. Cage appare abbastanza fresco e riesce a dare quel qualcosa in più a un cast piuttosto piatto, su tutti un monoespressivo Sinise. La sceneggiatura è ben scritta e non scade quasi mai nel cinema a buon mercato se non in quel bacio evitabile sul finale. Non, di certo, il miglior De Palma, ma nemmeno terribile.
Anthonyvm: Peckinpah dirige una cruda parabola sulla violenza che risiede nell'indole umana, esasperando le sequenze sanguinarie (classico l'effetto ralenti durante le sparatorie, con schizzi di rossissima emoglobina in gran copia) e gettando un'occhiata amara sul futuro (che vuol dire sul presente), col vecchio West che sfuma nell'era moderna, tra automobili e macchine volanti, mentre sui sorrisi dei bimbi che torturano scorpioni in teatrini sadici si riflettono coloriture serradoriane. Non tutto funziona (i flashback mal montati, il ritmo zoppicante nella tranche centrale), ma l'insieme vale.
MEMORABILE: Gli scorpioni nel formicaio; La sparatoria iniziale; I messicani non sanno manovrare la mitragliatrice; Il messicano torturato; Il massacro finale.
Galbo: Discreta commedia italiana diretta da un regista del quale si sono perse le tracce. E' piuttosto efficace la rappresentazione dell'ambiente provinciale, romagnolo in questo caso, che fa del ballo liscio un vero caposaldo della cultura popolare (e l'apparizione del mitico Casadei è giustificata in questo senso); funziona anche la coppia di protagonisti (specie la Dazzi) mentre la regia ha un impianto un po' troppo televisivo. Gradevole.
Galbo: Tra i più celebrati film di Lina Wertmuller, parte da un'idea vincente ed originale e funziona soprattutto in alcuni momenti nei quali la regista compie una meritoria opera di ritratto sociale e sociologico. Il film si perde tuttavia in una sceneggiatura diluita all'eccesso e sulla quale non è stato compiuto il necessario lavoro di rifinitura di scrittura. Funziona, come sempre, la coppia Giannini-Melato.
Daniela: Dopo una rapina messa a segno, tre rapinatori sono morti ed un quarto si è dato alla fuga. In attesa del ritorno del superstite, la loro madre si è asserragliata in una fattoria insieme alle quattro nuore, ma nessun fortino muliebre può resistere al fascino marpione dell'avventuriero Gable, a suo agio nel ruolo del gallo in un pollaio in cui, se la vecchia non ha intenzione di far buon brodo, le altre galline si accapigliano per accaparrarselo. Originale western in chiave di commedia con un cast in gran spolvero. Qualche momento di stanca ma nel complesso brioso e assai godibile.
MEMORABILE: Chi sarà l'unica che non è restata vedova nell'esplosione?
Pinhead80: Un legionario fugge dai suoi superiori per tornare negli States a fianco del fratello gravemente ferito. Per aiutare la propria famiglia si lancerà negli incontri di lotta clandestina. Film muscolare fatto di combattimenti all'ultimo sangue che non riescono a impressionare. Van Damme accompagna ogni colpo con la solita mimica facciale e i contendenti non sono per niente credibili. Tutto sommato la cosa migliore è la parte sentimentale e questo, per un film di arti marziali, la dice lunga sulla sua qualità.
Taxius: Come il primo, peggio del primo; sembra che a far ridere gli italiani siano i film che mettono in riga una serie infinita di volgarità (basta pensare alla serie infinita di cinepanettoni). Noioso, stanca dopo i primi cinque minuti di visione. Difficile anche commentarlo, perché non c'è assolutamente niente su cui poter far un minimo di critica.
Rigoletto: Complessivamente non siamo molto lontani dal primo film, ma in questo il territorio nel quale ci si muove sembra indugiare più nella commedia dalle forti tinte fantasy; basti pensare al personaggio di Luthor (diventato quasi macchietta di se stesso) o ai duetti fra il protagonista e la Kidder. Si può anche notare come, del capostipite, si porti dietro anche i vari pregi e difetti (compresa una certa lunghezza nella durata) che non disturbano né arricchiscono il risultato generale.
Homesick: Autocritica di un paese ove la difesa dei diritti (felicità, proprietà, lavoro, famiglia, associazionismo) convive pericolosamente con gli atti predatori del capitalismo e del progresso, sul lato filmico “Jesse James” si presenta in un elegante Technicolor dalle tinte acquerellate ed offre un ritratto composito del bandito, seguendolo nella dimensione diacronica e rilevandone le diverse sfaccettature nei differenti ruoli sociali da lui ricoperti. Tuttora assai moderni il primo scontro con gli agenti della Società ferroviaria, le colorite invettive di Hull e l’epitaffio contro i traditori.
MEMORABILE: Le invettive del giornalista (Henry Hull) contro avvocati, treni, dentisti, governo, etc.: «…e ammazzarli tutti come cani rognosi!!!».
Il Dandi: Chissà perché il tema dei poteri paranormali in quel periodo veniva infilato con disinvolta leggerezza un po' ovunque (l'altro fratello Corbucci ne fece una versione spenceriana nel quasi coevo Superfantagenio): qui la variante sordiana, che passa da scettico imperturbato a stregone vittima di sé stesso. Spiace stroncare il regista e il protagonista, ma questo è un cinema che nasceva già vecchio, nemmeno capace di diventare documento involontario del suo tempo. Da segnalare solo l'ultima apparizione della pasoliniana Ines Pellegrini.
MEMORABILE: L'intervista alla trasmissione di Pippo Baudo.
Mco: Sordi si diletta in un ruolo che si aliena dalle solite macchiette di costume per rivestire quello di un "magistrato dalla lunga criniera". Tal Salvemini si adopera per ripulire il sistema da certi intrallazzi di alto bordo che coinvolgono un po' tutti gli strati dell'alta società. Tra cenette a bordo piscina, assegni e telefonate, si dipana un plot più affine ai film di denuncia che a quelli di timbro commediale. Il protagonista recita da par suo e, come lo spettatore, si lascia sedurre dai giochi di una splendida Di Lazzaro. Gradevole.
MEMORABILE: I misunderstanding tra Sordi e la Di Lazzaro nell'incontro marocchino.
Daniela: Dopo aver partorito una bimba nata morta, una giovane donna non si rassegna al fatto che, non potendo essere battezzata, debba restare per sempre nel limbo... Esordio registico in chiave autoriale con un film "difficile" in quanto spoglio nella messa in scena per l'ambientazione storico/geografica appena accennata ed ostico nella comprensione per il ricorso al dialetto veneto. Durante la visione, può lasciare perplessi per il mix tra l'approccio semi-documentario e il realismo magico che guida il viaggio della protagonista ma ripaga con un epilogo di grande poesia e bellezza.
Markus: Anno 2057. L'Europa è distrutta da una guerra atomica, ma Napoli resta l'unica città immune dalla catastrofe. Il capoluogo campano è diviso in due parti, ciascuna delle quali contese da due "personaggi" sui generis. Esordio da regista per Enrico Caria, che per l'occasione sceglie la via del grottesco per un fanta-film che vira verso una certa propensione al fumettistico con qualche ambizione autoriale. I limiti dati dal low budget si vedono, ma restano una certa idea di fondo e qualche frangente qua e là decisamente originale, nonostante la parodia.
Wupa Wump: Storia non certo originale d'una tipica famiglia americana: difficoltà sentimentali tra coniugi, figlia alle prese con problemi adolescenziali... Una mattina papà viene rapito e la polizia con l'aiuto di un hacker cerca di capire se il fatto è legato al coinvolgimento dell'uomo in transazioni illegali legate a un cartello della droga. Tra moglie spaventata e detective s'instaura un rapporto di fiducia e non solo. Soluzione prevedibile. Attori discreti ma sceneggiatura e regia scadenti con situazioni ingenue e poco credibili. Basso il coinvolgimento, nonostante non ci si annoi troppo.
MEMORABILE: Il bacio galeotto ripreso a tradimento dal socio e spedito un po' a chiunque.
Galbo: Gradevole ma sopravvalutata commedia dei fratelli Coen che compiono un'operazione filologica: ricostruire stile e temi narrativi della grande commedia americana degli anni '30. L'operazione appare stilisticamente riuscita: il film è piuttosto divertente (anche se non tutte le gag sono altrettanto riuscite) e formalmente impeccabile, anche grazie alla presenza di un valido cast (specie Newman). Permane però una certa "freddezza" di fondo che fa pensare ad un'operazione troppo costruita a tavolino.
Siska80: Il suo motto è "Uno per tutti, tutti per uno!", ma lui non è un Moschettiere, è un uomo e un medico fuori dal comune, che ha fatto dello sport una ragione di vita altrui. Antonio Maglio non poteva non avere il volto e la voce profonda di Insinna (incredibilmente somigliante al vero dottore anche grazie a un trucco accurato), perfetto in ruoli di tale spessore (gli fa da spalla un'altrettanto brava Minaccioni); la storia è toccante e ricca di messaggi positivi, raccontata in maniera delicata ma efficace e con dialoghi ben scritti. Ha il valore aggiunto di non cedere al pietismo.
MEMORABILE: I vecchi filmati; La "consapevolezza". "Arrendersi non è una possibilità" (cit.).
Rebis: Twohy dimostra che il cinema di genere è questione di regia, che le grandi idee di sceneggiatura vengono dopo una messa in scena ad hoc. In un periodo di stanca e disorientamento per il cinema fantastico Pitch Black rimette mano ad una concezione vecchio stampo aggiornata, nell’estetica, al cyberpunk; in effetti non si può dire che abbia inventato alcunché, ma il tutto funziona come dio comanda: dalla tipizzazione dei personaggi alle situazioni d’assedio canonizzate, fino alla tensione, orchestrata con rigorosa efficacia per un solido, sostenuto intrattenimento. Un piccolo cult.
Myvincent: Riflettori questa volta su Santa Chiara, mentre Francesco resta una figura un po’ in disparte e meno coraggiosa di quello che ci si aspetterebbe. La ricostruzione, rigorosa, si avvale dello splendido scenario di San Pietro a Tuscania, ma tutta l’operazione, per quanto sincera, si offre troppo studiata per non rivelarsi anche autocompiaciuta. I giovani visi delle attrici e degli attori, per quanto espressivi, mancano di quella profondità che l’esperienza avrebbe potuto garantire. Il finale rock è una scossa che scuote il torpore generale.
Schramm: Cosa regalare a un uomo che ha tutto? Una spietata spoliazione che gli faccia capire cosa sia davvero il tutto o l'essere uomo. Parola di Conrad (cuore di tenebra/agente segreto). Fincher studia Jodorowsky ed è subito flashmob psicomagico. Un thriller che incarna una barra al plutonio, cavalcato da un impeccabilissimo Douglas e una Unger foriera di sensualità sibillina. Il finale apre al fare tanto di sofistiche pulci (come avranno previsto il punto esatto della caduta?) ma in virtù del calappio tensivo dei 100' precedenti, meglio non permettere alla pedanteria di guastarci la festa.
Galbo: Ancora un film dedicato al rapporto tra due figure femminili per la regista Ganatra. Dopo quello televisivo del film precedente, questo è ambientato nel mondo della musica pop, con una star in declino e la sua giovane assistente. Film gradevole e ben fatto, nel quale le personalità dei protagonisti sono ben descritte, cosi come le loro relazioni. Peccato che nella seconda parte si indugi troppo nei toni patetici, e il finale sia francamente banale. Bravi gli attori, ottima la colonna sonora, fondamentale ovviamente in un film del genere.
Caesars: Anche se il tema sulla carta non poteva essere più distante dalle mie corde (la passione di un bambino per la danza), la sua messa in scena è degna di menzione. Ci troviamo davanti ad un buon film: ben scritto, ben diretto e ben recitato. Sogni e dolori del piccolo protagonista e di chi gli sta accanto sono resi molto bene, senza cadere mai nel patetico. Consigliato.
Siska80: La giovane e bella protagonista dalle capacità soprannaturali deve salvare la famiglia da un grave pericolo con l'aiuto di uno strambo personaggio. Ci riuscirà? Nonostante sia recente, questo film danese si avvale di effetti speciali e digitali appena sufficienti e di una trama piuttosto prevedibile (principalmente per quel che concerne il conflittuale rapporto padre-figlia ed il suo conseguente sviluppo), ma ha comunque un buon ritmo, un cast in parte (azzeccata l'accoppiata Sattrup/Cukic) e stupende e inquietanti location.
MEMORABILE: Il potere magico di Dina di costringere la gente a rivelarle i segreti più intimi.
Teddy : Un film che provoca per saturazione, creando un’amalgama di generi scombussolata, grottesca e d’intrattenimento, ma poco acuta, dal cast anonimo e che rischia in ogni sequenza di essere solo una passerella citazionista. Finite le cartucce del parossismo, escogita poi una sequela di furibonde scene splatter senza la minima fluidità di montaggio. Davvero troppo per troppo poco.
Minitina80: Ogni opera di Cimino è caratterizzata da un’intensità emotiva e da una convinzione davvero fuori dal comune. Lo si nota dalla descrizione della metamorfosi interiore dei protagonisti e dalla maggiore attenzione che dedica al significato della storia più che ai fatti in sé. Ancora una volta molte sequenze assumono un valore simbolico che acquisiscono una forza maggiore per gli scorci maestosi della Monument Valley. Per entrare in sintonia e goderne di rimando è necessario lasciarsi coinvolgere e con Cimino non è difficile.
Daniela: Inizio da fiaba classica con una principessa prigioniera in una torre ma svolgimento da ascriversi alla recente moda delle donne menanti: la fanciulla picchia più di un fabbro, maneggia l'arco e la spada come Robin Hood, è abile nelle arti marziali quanto Bruce Lee, per cui i bulli patetici che deve fronteggiare non hanno alcuna possibilità di cavarsela, e la prevedibilità aggrava i problemi di una messa in scena mediocre. E' questo il modello di donna forte e coraggiosa che la Disney vuol proporre al suo pubblico? Non ci sono vie di mezzo tra Raperonzolo e una killer spietata?
MEMORABILE: Il soldato in fiamme, uno degli effetti speciali più brutti e fatti male visti negli ultimi anni.
Taxius: Film biografico sulla figura del mitico James Brown che riporta vari eventi della vita dell'artista non in ordine cronologico ma sparso (la storia è infatti un susseguirsi di flashback). Come spesso capita nei biopic di cantanti e musicisti i momenti migliori sono quelli riservati alle canzoni, che in questo caso sono davvero notevoli. Boseman rende molto bene e assomiglia al vero Brown, ma a rendere bene è anche il resto del cast. Nel complesso è un buon film ma non ha quella forza e carisma che invece hanno altri biopic musicali.
Ronax: Come Annie Belle in La fine dell'innocenza, la bella Vanessa esce da un collegio di monache e viene catapultata nella dissoluta - così la dipingevano al cinema - upper class occidentale di stanza a Hong Kong dove ne vedrà di cotte e di crude. Erotico-esotico patinato e cartolinesco figlio del suo tempo, girato con discreto mestiere dallo specialista Hubert Frank che riesce a evitare cadute nella grossolanità nonostante nudi e amplessi di varia tipologia affollino soprattutto la versione integrale. Deliziosa la Pascal, divenuta in seguito una star delle soap opera made in Germany.
MEMORABILE: La punizione a cui le brave monache sottopongono le allieve disobbedienti.
Yamagong: Dire chicca è dir poco: se l'idea stessa di un simile mashup rasenta l'assoluta genialità, d'altra parte lo svolgimento presenta un'invidiabile cura, pur trattandosi di un prodotto dall'evidente taglio televisivo. Ottimo l'incastro narrativo dei due gruppi di personaggi, la cui interazione dà adito a spassose invenzioni registiche (Conan che narcotizza Zenigata per sbaglio!). Certo, manca il sentore di capolavoro, visto e considerato qualche cliché ("Il principe e il povero" vi dice niente?). Ma ci si appassiona e non ci si annoia mai!
MEMORABILE: Goemon: "ho tagliato troppa robaccia!"; Il duetto Lupin-Conan mentre impersonano Goro; La fuga di Jigen e Lupin dalla miniera.
124c: Torna Hellboy, il demone cacciatore protagonista del fumetto di Mike Mignola, ma prende le distanza dai due capitoli firmati da Guillermo del Toro in un reboot che la butta sull'horror splatter caciarone, pieno di battute scorrette e riferimenti anche alla saga di re Artù, per via della strega Milla Yovovich, che intera, o fatta a pezzi in cinque parti, resta la cosa più sexy del film. Bravino il nuovo interprete di Hellboy, anche se fa rimpiangere non poco Ron Perlman, che deve persino combattere contro un uomo cinghiale stile Ninja turtles. Medio.
Capannelle: Commedia all'americana ma scorrevole e abbastanza piacevole. Non bisogna aspettarsi chissà quali trovate e l'impianto appare decisamente favolistico, ma riesce a intrattenere con personaggi empatici e una regia in grado di assecondare il tono generale della pellicola. Efficace il cast di contorno, con un paio di vecchie conoscenze.
Domino86: Un buon film che affronta con leggerezza (ma non superficialità) un tema molto delicato quale quello dell’Alzhaimer. Sicuramente toccante ma anche divertente. Lo spettatore accompagna i protagonisti durante il loro viaggio anche se, a volte, risulta un po’ inverosimile. La malattia, vista attraverso occhi di una bambina, viene forse semplificata ma al tempo stesso si vede un impegno incondizionato che un adulto purtroppo non sa dare.
G.enriquez: Pensavo molto peggio, invece la confezione di questo quinto capitolo è più che decente. Non capisco dunque perché non farlo uscire al cinema, dove trovano programmazione prodotti molto meno curati di questo. Certo, volgare è volgare, ma le situazioni sono simpatiche, ci sono idee carine e ogni tanto si ride di gusto. Nonostante non si raggiungano i livelli di ilarità del primo e del terzo capitolo (soprattutto a causa del cast, perfetto nei primi 3 capitoli), c'è dunque da rimanere più che soddisfatti!
Galbo: Sorta di collocatore di aziende per conto terzi, il personaggio interpretato da Mastandrea in questo film di Gianni Zanasi vive un sottile malessere esistenziale. Il film ha delle premesse interessanti e originali ma spreca in parte il proprio potenziale. La storia è troppo diluita e spesso la direzione è incerta con vezzi autoriali sterili. Rimane tra l'altro l'ottima prova di un protagonista sempre più bravo e un ottima colonna sonora.
Alexpi94: Un buon documentario sulla Beccarie, che non si sofferma (solamente) nel raccontare la Claudine "diva dell'hard", ma scava nel profondo, raccontando gioie e dolori di una giovane donna, realizzatasi solamente con la svolta nell'hardcore (che la rese finalmente una donna felice). Si parla molto di sesso, ma in una maniera felice e libera, inoltre il documentario è ben girato (scene hard incluse) e l'ho trovato assai gradevole.
Scarlett: Dopo gli esordi di Verdone, Sordi confeziona questo piccolo tributo per il suo personaggio affrontandolo astutamente come un passaggio di consegne e di fatto il duo tra il mostro sacro in azione e la stella nascente funziona talmente bene che si lasciano perdonare i tanti cliché. Esilaranti alcune scene, altre piuttosto scontate e forse un po' pretestuose, ma ciò non toglie che si ha davanti un ottimo prodotto.
Simdek: Horror col fiato (molto) corto che cerca (invano) di sfuggire al consueto canovaccio della casa infestata da cui i malcapitati scelgono chissà perché di non scappare mai. Qui, invece, i giovani sventurati non possono risolvere la questione con una semplice fuga perché il maligno non alberga nella casa ma ce l'ha a morte proprio con loro, seguendoli in ogni luogo e in ogni angolo. Trama che vorrebbe uscire dagli schemi ma con un plot abbastanza inconsistente e stucchevole. Scena finale bella.
Cotola: Zuccherosa, come nella tradizione di questa regista, commedia culinaria, il cui piatto forte sono l'amore per il cibo e la loro preparazione (sebbene noi italiani che siamo ben abiutati potremmo storcere il naso dinanzi a certi "manicaretti") nonché l'ennesima strepitosa interpretazione della Streep per la quale si parla almeno di nomination all'oscar. Si mantiene garbato e piacevole nonostante un tono troppo "paziente" che caratterizza la vita delle due protagoniste. Tratto da una storia vera.
Galbo: Conclusione della saga dedicata alla bambola assassinia che avviene all'insegna del trash più assoluto con la generazione di una progenie altrettanto inquietante e per di più dalla sessualità incerta rispetto al terribile genitore. Film in cui la trama non ha più alcuna importanza e si privilegia l'effettaccio truculento ad uso e consumo dello spettatore appassionato al genere. Gli altri possono tranquillamente astenersi.
Minitina80: L’evoluzione del personaggio continua imperterrita e il copione si arricchisce di nuovi elementi che non permettono all’appassionato di annoiarsi. La componente fantasy rimane predominante, ma qualche influenza da altri generi, commedia in primis, palesa la volontà di strizzare l’occhio a un pubblico più ampio. La presenza di antagonisti ben definiti e meno macchiettistici del Luthor di Hackman, invece, gli permette di avere una quadratura migliore, impedendogli di perdersi in sequenze troppo rumorose e confusionarie.
Rambo90: Io di questi "magnifici" registi avevo visto solo un film. Stasera, trascinato da amici, ho visto questa parodia della già terribile saga di Twilight. Si tratta (come già per Epic Movie) di un pessimo guazzabuglio senza storia che mette insieme alla rinfusa quante più citazioni possibili e scene di dubbia comicità. I vari riferimenti ai Jonas, ad Hannah Montana, a Lindsay Loahn non possono che far ridere lo stesso scialbo pubblico che li trova anche dei miti. Io ho SORriso solo a una gag; se ci fosse zero come giudizio sarebbe il più giusto.
MEMORABILE: La rivelazione riguardo l'effettivo finale della saga di Twilight (lì ho sorriso), dove lei rimane incinta di lui e diventa vampira.
Maxx g: Mi è piaciuto, anche se non è che strappi risate eclatanti. Però mette di fronte (anche se esagerandola) la realtà delle diverse mentalità politiche. Quello che magari dispiace è che Ponti non centri totalmente il tema della satira politica, che rimane latente, appena tratteggiata: la abbandona presto per dedicarsi all'aspetto puramente sentimentale della storia. Per una serata spensierata e divertente.
Ronax: I copia e incolla di Terence Hill e Bud Spencer chiudono la loro carriera (quella in coppia) con un filmetto leggermente superiore ai precedenti. La trama è più articolata, qualche sorriso riesce a fare capolino e i due interpreti mostrano una maggiore duttilità. Ovviamente, il cliché di base resta lo stesso e il buon Carnimeo non fa nulla per discostarsene, soprattutto perché non ne ha alcun motivo: se il tandem è giunto alla sua quinta prova vuol dire che una fetta di pubblico ha gradito. Da notare la quasi totale assenza di ruoli femminili.
MEMORABILE: La scazzottata in chiesa durante il matrimonio con fuga di sposi e invitati.
Jurgen77: Il cast del celebre "Drive in" al cinema. Tutte le macchiette dello show televisivo fanno la loro parte. Risultato finale non eccelso, ma comunque gradevole. Presenti in gruppo i clichè degli anni 80. Per chi ha vissuto quegli anni, questa pellicola sa molto di "nostalgia"...
Saintgifts: Storia di vendetta basata sulla leggenda dei Fortyseven Ronin. L'azione che riempie tutta la seconda parte spettacolarizza combattimenti che mediano tra una visione orientale e occidentale, come pure i costumi e i personaggi, collocati in una dimensione spazio-temporale non ben definita. L'impronta del regista giapponese è fortemente sentita anche nella serietà dei protagonisti privi di sfumature, con alto senso dell'onore e di rispetto verso il comando supremo, accettato senza obiezioni. Notturno e cupo, discretamente interpretato.
Markus: Ancora una volta un "lui, lei e l'altro", con i consueti drammi e scaramucce amorose che il nostro bel cinema anni Cinquanta ha saputo spremere fino all'ultima goccia. Il ruolo del "reuccio" è poi il medesimo di sempre, ovverosia il giovane cantante che grazie al suo talento troverà la gloria. Tra dramma sentimentale, un certo neorealismo di grana grossa e qualche momento di italica sagacia si consuma uno dei molti film per appagare un pubblico di non molte pretese.
Motorship: Commedia sexy piuttosto simpatica e alquanto dignitosa diretta abbastanza bene da Luigi Russo. Un film che non aggiunge nulla di nuovo rispetto al genere in voga a quei tempi ma che comunque si lascia vedere sia per l'erotismo presente che per una certa frizzantezza; merito del duo Montagnani-Carotenuto, che sorregge benissimo il reparto comico (entrambi molto in forma). Un po' sottotono Leroy, anche se comunque non demerita, mentre la Stefanelli è sempre bellissima. Non male.
Daniela: Nuovo direttore di una grande azienda decide di finanziare l'invenzione di un ingenuo fattorino, convinto che l'insuccesso causerà il tracollo delle azioni consentendogli una grossa speculazione... Scoppiettante commedia, una delle più divertenti dei fratelli Coen, piena zeppa di citazioni al cinema degli anni d'oro, da Capra e Hawks, e di personaggi tratteggiati con ironia pungente. Favola lieve sull'improbabile vittoria di un imbecille di buon cuore ai danni di un capitalista lupo cattivo, con un finale celestiale che fa quadrare il cerchio del buonumore nonostante il sottofondo sia amaro.
MEMORABILE: I due commentatori che funzionano da coro greco; Il ragazzino che inizia a far girare il cerchio per la strada; La pubblicità del nuovo prodotto
Siska80: Sembra un episodio di X-Files, ma qui il finale è diverso, per fortuna: si narra delle disavventure di una ragazzina determinata che si rivolge a un'associazione UFO per ritrovare il padre misteriosamente scomparso. A dire il vero la vicenda è un po' tirata per le lunghe, ma il film risulta comunque godibile per la trama accattivante, le location buie ma convincenti, l'atmosfera spesso carica di suspense, gli effetti speciali buoni e quel mix di dramma e azione che fa sempre un certo effetto. Bravi gli interpreti (in special modo la protagonista). Nel complesso niente male.