ALAN PARKER SUL FILMAVVERTENZA: Il post non contiene spoiler ma chi deve ancora vedere il film potrebbe non gradire la lettura dell'ultima domanda della giornalista.
Nel corso dell'intervista rilasciata da New York al
Corriere della Sera in occasione dell'uscita del film in Italia,
Alan Parker disse, tra l'altro, "di credere in Dio e, soprattutto, nel Diavolo, nonostante le mie idee di ultrasinistra".
Il regista aggiunse che per tutto il periodo della lavorazione del film c'erano state
coincidenze che "
avrebbero fatto rizzare i capelli al più incallito degli scettici". Alcune
scene con il
Diavolo caddero, non volutamente, di
venerdì 13. Quella della
danza vodoo era la numero
666.
Parker disse che aveva deciso di adattare per lo schermo il libro di Hjortsberg perché gli permetteva di attaccare la religione "commerciale" all'americana che nel film appare in tutti i modi.
Il regista precisò che
inizialmente aveva scelto
Marlon Brando per il ruolo del
Diavolo, mentre per quello del
detective aveva in mente quattro attori:
De Niro, Nicholson, Al Pacino e Rourke.
Si incontrò con tutti e quattro. De Niro gli disse che avrebbe preso in considerazione soltanto il ruolo del Diavolo, mentre Rourke era quello che sembrava più interessato al ruolo di Harry Angel e si capiva che ne aveva bisogno molto più degli altri, che "giocavano a fare i preziosi".
Alla domanda su come fossero i
rapporti tra De Niro e Rourke la risposta fu: "
Non erano certo amici ma neppure nemici". Non avevano avuto alcun contatto tra di loro oltre a quello professionale che aveva "prodotto scintille e fuochi d'artificio veramente straordinari".
"Mickey aveva un grande rispetto per De Niro e nella prima scena con lui era talmente nervoso da essersi portato dietro una fiaschetta d'acqua per schiarirsi spesso la gola".
"
De Niro al contrario era sempre calmissimo e controllato. (...)
Si è creato ex-novo il personaggio". Parker si era limitato ad approvarglielo e fornirgli, prima dell'inizio delle riprese,
materiale sui cattivi della storia: Hitler, Rasputin, Goebbels e Jack lo squartatore. De Niro ne aveva tratto ispirazioni di tipo fisico: lo sguardo obliquo di un occhio, un certo abito o una mano di insolita conformazione.
Alla domanda su come mai nel film una morte imminente venisse sempre preannunciata dall'ombra dei ventilatori, il regista rispose: "Si tratta di un simbolismo personalissimo: quando ero a New Orleans per scrivere la sceneggiatura (...) era estate e in quella città quasi nessuno usa l'aria condizionata".
Alessandra Farkas,
"Il mio diavolo è farina del sacco di De Niro", in
Corriere della Sera,
16 dicembre 1987,
pag.25.