In the fire - Film (2023)

Psichiatra vedova viene chiamata a occuparsi di un giovane autistico che secondo molti è posseduto dal demonio. Interessante pellicola che si assesta sul più che sufficiente e che sin dall'inizio ha un'atmosfera sinistra. Probabilmente, il pubblico si sarebbe aspettato qualcosa di più eclatante, ma nel complesso va bene cosi: la prova del cast è accettabile (forse il meno convincente è il ragazzino dall'espressione imbambolata), l'ambientazione nel mondo rurale accattivante, il trucco e i costumi decorosi. La fotografia invece ha pessimi colori e il finale non risulta incisivo.

Fine '800, ambientazione simile a certi spaghetti western a sfondo messicano, ma siamo in Colombia. Una psichiatra deve occuparsi di un ragazzino figlio del possidente locale, ritenuto un anticristo dai popolani e dal frate. Malattia psichiatrica o poteri mentali? Demone o perseguitato? Il tema è l'oscurantismo religioso, che si scontra con i limiti della scienza. Pellicola ben realizzata e bilingue, offre scorci e spunti interessanti, con una confezione dignitosa ma con una sceneggiatura piuttosto canonica, per certe tematiche. Si apprezza il non-uso dei soliti spfx da videogame.

Colombia, ultimi anni del XIX secolo; la psichiatria muove i primi passi e una dottoressa viene incaricata di studiare il caso di un ragazzino emarginato e additato da tutti come l'incarnazione del diavolo. L'equilibrio del film è ammirevole, nel contrapporre la logica e la scienza alle superstizioni e al bigottismo del piccolo villaggio. La messa in scena è semplice ma efficace, epico Noriega che salva la Heard mentre viene frustata come strega, di grande impatto l'incendio in notturna, trovata perfetta l'eterocromia iridea del bambino. Un piccolo film che però smuove una montagna.