Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Puppigallo: Nemici-"amici" in guerra non è certo una novità come impostazione di una pellicola bellica; e qui la cosa sembra un po' forzata, visto che poco prima i protagonisti si prendevano a fucilate (va bene la necessità, ma c'è un limite). A salvare però in parte la pellicola ci pensano dialoghi orecchiabili e personaggi abbastanza piacevoli grazie alle loro differenze, spesso profonde. Non ci sono particolari guizzi registici e i ricordi tendono all'Hollywodiano, ma il tutto ha una sua dignità e il finale riporta alla cruda realtà. Nel complesso non male.
MEMORABILE: L'assalto alla barca e le conseguenze; La preparazione all'amputazione; Il monsone; L'attacco dello squalo tigre al povero pescatore.
B. Legnani: Vezzosa pellicola di ambientazione luinese (in realtà girato ad Orta San Giulio: si vede anche l’isoletta in mezzo al Cùsio), con gradevolissimi caratteristi. Accanto ad un ottimo Maccione, ruotano l’Agostina ;-))), Gora, Diogene, Leontini, Maffioli, Vargas, Pellegrino… In più ci sono due assi come Bernard Blier (che ha la faccia di uno che è nato per fare l’attore) e Macario (non proprio eccelso, ma lo si guarda sempre con affetto). Film non grande, ma legittimamente di piccolo culto.
Ultimo: Un film di Jerry Calà discreto, senza una trama ben definita ma con una perfetta resa della vita dei "vip" in Sardegna durante le vacanze estive. A questo aspirano le tre ragazze protagoniste e, in un primo momento, si ritrovano spaesate, poi... Nulla di eccelso, ma Calà quando si vede fa ancora ridere e Nicheli come capitano dello yacth è azzeccatissimo. Un film con un suo perché...
G.Godardi: Ultimo capitolo della saga di Piedone e diretta filiazione ed ampiamento del film precedente. Soliti fondali esotici e molta più avventura. Bodo bambino zulu parla napoletano! Cannavale sempre più istrionico. Degna conclusione della serie. Quasi dispiace che non vi siano stati più seguiti, tanto era valida la bontà dei film prodotti (seppur scivolati in un ambito quasi esclusivamente infantile). Ma sfido a trovare un trentenne d'oggi a cui non piacciono ancora!
Markus: Pellicola che ho visto "a rate" in circa quindici anni "sorbendomelo" dieci minuti ogni tanto. Sembra uno strano esperimento di un folle, invece sono state le circostanze a far sì che questo supplizio "una tantum" si sia avverato, ma il film è davvero insostenibile come una scossa di corrente sulla lingua. All'epoca si parlò molto di questo Silenzio dei prosciutti e si esaltò Greggio come uomo-chiave tra il cinema italiano e hollywoodiano ma - a parte qualche amicizia e soldi - servono risultati (comici ovviamente) e qui non si ride mai. Greggio farà di peggio!
Giùan: Laddove in Lasciami entrare l'austero governo della mdp trovava la sua compensazione nell'abbeverarsi allo sconvolgimento di giovane, vampiresco sangue caldo, qui lo stile ieratico di Alfredson par fare tutt'uno col "controllo" d'una materia cinematografica, quella del film di spie, per sua natura tetragona a emozioni e sentimentalismi. Il risultato è spiazzante, nel metterci di fronte a uno spettacolo mistericamente magnetico dal punto di vista visivo quanto complesso, adulto e a tratti insostenibile sul piano narrativo. Inafferrabili Oldman e Hurt.
Rambo90: Scontro culturale e occasione di rinascita in un film semplice ma interessante, soprattutto perché il tutto è presentato con simpatica ironia, anche le situazioni potenzialmente più drammatiche. Hanks ricopre alla perfezione il suo ruolo ed è il fulcro della vicenda, tenendo in piedi anche una seconda parte un po' più prevedibile del previsto. Ritmo svelto, regia buona.
Rambo90: Commedia a sfondo sociale, con i classici messaggi che ci si aspetta dal personaggio Celentano. La storia però è davvero esile, ravvivata solo dalla grande simpatia del protagonista, dalla bellissima Bouquet e dalla colonna sonora davvero incisiva. Un'occhiata quindi gliela si può dare, senza però aspettarsi nulla di che, perché spesso ci si annoia.
Rambo90: Film bizzarro, un po' comico e un po' fantastico, mai veramente appassionante né convincente ma vedibile proprio per la sua unicità. Mario Bava realizza buoni effetti speciali (soprattutto quello del gigante) e la fotografia dai colori sgargianti è d'impatto; O'Connor è un Aladino un po' stagionato ma simpatico, De Sica un genio sui generis, mentre Fabrizi sultano non convince affatto (né il giovane Terence Hill, particolarmente legnoso). Nonostante i difetti, non male.
Daniela: Quando un commissario alle soglie delle pensione viene trovato morto nel suo appartamento, il collega Joss non crede che si sia trattato di un incidente o un suicidio... Polar laconico e tagliente al pari del protagonista, interpretato da Gabin come un Maigret incattivito e disilluso, pronto a passare dai metodi spicci alla giustizia-fai-da-te per sfiducia in quella ordinaria. La trama è piuttosto lineare e senza elementi di rilievo, a parte il notevole tasso di violenza, ma la prestazione di Gabin e la colonna sonora martellante di Gainsbourg rendono il film meritevole di visione.
Puppigallo: Davvero niente di che questa commedia in cui vivacchiano i Gatti meno uno. Qua e là scoppiettante più o meno come una coda alle Poste, finisce per far sentire troppo il minutaggio, con pochi simpatici scambi verbali intervallati da gag mediocri. Proprio non decolla, faticando persino a restare in linea di galleggiamento. Per i fan del quartetto (qui trio) di comici può essere un motivo per rivederli insieme, anche se in ruoli che li limitano (a parte Calà, che infatti risulta il migliore), ma resta mediocre.
MEMORABILE: Calà, con un escamotage, riesce a permettere a Smaila di avere ancora una casa per dieci anni. E lui "Eh sì, ma tra dieci anni?".
Matalo!: Sfruttando il successo de Il mio nome è nessuno, compresa la confezione di lusso e la valle dei monumenti in Utah, questo film di Damiani si rivela ancor più debole del precedente. Se nel western di Valerii la presenza di Terence Hill inficia non poco la riuscita di un film che avrebbe potuto essere una deliziosa commedia malinconica e invece risulta verboso e ridicolo specie quando Hill fa i suoi numeri, in questo resta solo il ridicolo. Vale la sequenza iniziale, girata da Leone (e si vede).
Rebis: Discontinuo e umorale, Alan Parker, quando si accorda alla sceneggiatura, dà vita ad un cinema dall'impianto classico e coinvolgente; altrimenti ripiega nelle secche di uno stile calligrafico e pedante. Qui, pur adattando assieme all'acuta Laura Jones il romanzo autobiografico di McCourt, non riesce mai a centrarne quel distacco ironico che è la forza e la salvezza di un calvario familiare altrimenti asfittico. Ne emerge nulla più di una monotona oleografia del proletariato con qualche buon momento nel lungo finale. Retorica e insopportabile la solita sfibratissima Emily Watson.
Galbo: Un poveraccio finge di essere il padre di un giovane ricco e si installa nella sua villa. Commedia diretta da Enrico Oldoini di livello assai mediocre a causa di una sceneggiatura davvero scadente (le situazioni comiche e i dialoghi sono molto forzati), interpretata da un Paolo Villaggio che evidentemente ci recita per ragioni "alimentari".
Lythops: Ambientato in piena guerra fredda e strutturato come da norma con una rigida divisione tra buoni e cattivi. Ispirato alla fuga di Donald Duart Maclean e Guy Francis De Moncy Burgess, spie inglesi passate in URSS, il film, il cui manifesto può trarre in inganno, possiede un buon livello di tesnione soprattutto dalla seconda metà in poi e apprezzabili trovate di scena non sempre verosimili. Ottime prove le danno i "comprimari", meno Newman e la Andrews. Pregevole.
Matalo!: Spag israeliano di Parolini, girato su insistenza di Van Cleef, che voleva lavorare ancora con lui. Curiosa la presenza del teatro dei burattini. Alla fine il teatrino incornicia Van Cleef che esce (metaforicamente) dal west. Però è un filmino per ragazzi (quasi), con il divetto Garrett che sarà noto anche in Italia. Imbarazzante scena del saloon e Palance che improvvisamente è felice di esser padre. La Danning grazie a Dio mostra almeno una tetta. Il flashback del passato di Lobo è però puro Sabata.
Rocchiola: Affermata stella del cinema ricorda il suo incontro da semplice cameriera con la contessa Sanziani, attempata nobildonna sul viale del tramonto che gli fu amica e mentore. L’ultimo film di Minnelli è una produzione italo-americana snobbata da pubblico e purtroppo martoriata dai produttori. Un film malinconico sempre in bilico tra ricordi, sogno e realtà in cui l’anziana Bergman passa il testimone alla giovane Liza. Da confrontare con il quasi coevo Fedora, altra amara e anacronistica riflessione sul cinema di un grande regista a fine carriera.
MEMORABILE: "Se non sei originale non sei nessuno"; "E' già finita la mia vita"; "La vita non restituisce mai nulla"; Lo specchio della contessa.
Jcvd: Per commentare é necessario aver visto il film per intero, ma in questo caso sarebbe davvero pretendere troppo. Inguardabile, di rara bruttezza. Boldi ha toccato il fondo e si prova pena/vergogna per lui, nel vederlo alle prese con le solite gag stupide come non mai. I personaggi di contorno sono assolutamente vomitevoli. Simona Ventura non è un'attrice e si vede!
Saintgifts: Burt Lancaster è Massai, un apache che non vuole arrendersi quando Geronimo è sconfitto. Si muove come un vero indiano e sfrutta le sue doti atletiche. Uno dei primi film dalla parte degli indiani ed ha diverse trovate molto originali come la scoperta di Massai del mondo dei bianchi e della possibilità di lavorare la terra suggeritagli da un indiano Cherokee già integrato. Il finale non è quello che Aldrich avrebbe voluto, ma quello imposto dalla produzione. Brava anche la compagna di Massai (Jean Peters), anche lei bianca.
MEMORABILE: Massai si aggira incuriosito e meravigliato nella città dei bianchi.
Daniela: Buon cast e ambientazione affascinante fanno di questo episodio uno dei migliori di sempre. La concentrazione di tempo e spazio (Colombo deve risolvere il caso nel corso di una crociera, scagionando un presunto colpevole incastrato da un omicida in possesso di un alibi apparentemente di ferro) impongono una stringatezza particolare, che contribuisce a rendere l'intreccio avvincente. Fra i passeggeri a bordo figura anche la moglie del tenente, naturalmente invisibile.
MEMORABILE: La costruzione dell'alibi e il delitto.
Cloack 77: Il problema fondamentale è che lo sviluppo delle vicende non serve a scoprire se il protagonista ha giocato o meno la schedina (la ricevitoria era chiusa), ma ad attendere che si ricordi di non aver giocato. Questa scelta priva la vicenda di qualsiasi interesse, sgonfia una sceneggiatura già povera di suo (le corna della moglie, il capo paraculo, i debiti in banca), non delinea personaggi secondari come i colleghi, ridotti a quadretti sciocchi ed inutili, ma soprattutto non fa ridere.
Paulaster: Spostamento verso Sorrento del maresciallo rubacuori. Canovaccio un po' ripetitivo con le continue proroghe dello sfratto e ammiccamenti vari; la verve di un vetusto De Sica si sposa con l’avvenenza della Loren. Esigua attenzione alla componente istituzionale passando dai Carabinieri ai Vigili e sfruttando invece le bellezze sorrentine. Comprimari come la Pica e Carotenuto sono il valore aggiunto, meno bene il personaggio della Padovani.
MEMORABILE: La presentazione della giunta comunale; Il bikino; Il mambo della Loren; La lavanda Cannavale.
Galbo: Tratto da un popolarissimo videogioco, un film dal pubblico potenzialmente trasversale, sebbene destinato per lo più ai bambini. Molto ben animato, caratterizza adeguatamente i personaggi e le relative motivazioni. Il sentimento della rabbia è centrale, ma è significativo che questa venga ribaltata come motivazione costruttiva. Apparentemente sociopatico, il buffo protagonista è in realtà pennuto fuori dal coro, in grado di cambiare in meglio il destino della sua comunità. Gradevole.
Kinodrop: Una brillante interpretazione della genesi della celebre commedia e dell'esordio di un successo planetario. Mischiando e sovrapponendo vicende personali dell'autore con l'invenzione e la febbrile stesura del capolavoro, Michalik rende appassionante e curiosa l'elaborazione e la frenetica messa in scena della celeberrima pièce, con sobrietà e padronanza tecnica di livello. Attori efficaci sia nella parte "filmica" che in quella "teatrale", in una ricostruzione funzionale di una Parigi essenzializzata nei luoghi più tradizionali. Fresco e divertente.
MEMORABILE: Le forti parole di Monsieur Honoré; I due impresari; Cechov nella casa di piacere; Roxanne e la botola; Sarah Bernhardt alla prima.
Saintgifts: Non bastano i peti del professore "cecato", i fugaci nudi della Fenech (bella fin che vuoi, ma sempre sopravvalutata) o le trovate di Vitali (che in questo caso finalmente arrivano a conclusione) per far crescere il punteggio di un film che non riesce a raggiungere il suo unico scopo, quello di divertire. Film da vedere in compagnia dove forse le risate possono venire da qualche battuta sagace di uno spettatore in vena.
Rullo: Ultima opera di Kubrick, uscita postuma, dove l'autore approfondisce la sessualità e le perversioni umane. Cruise e la Kidman trovano una complicità edentificabile solamente in un marito e in una moglie (lo erano realmente), ma ciò che stupisce è il senso di inadeguatezza che si prova guardando il film, come se Stanley fosse riuscito a colpire nel segno. Moltissime scene esplicite ed altrettante inquietanti (come suggerisce l'ottima colonna sonora) rendono importante anche quest'ultimo film.
Magnetti: Dopo Once were warriors Tamahori ha cambiato registro, puntando sul blockbuster (più soldi). Ne escono film come questo Next, prototipo di pellicole fatte per raggiungere la fetta più larga possibile dei frequentatori delle sale cinematografiche. Inizio interessante, svolgimento schematico, finale a fuochi di artificio. E non lascia proprio nulla. Si raggiunge il comico con la moltiplicazione del protagonista all'epilogo, sebbene proprio in questa fase le sparatorie siano ben fatte.
Jandileida: Di trasformazioni è pieno il cinema: questa volta tocca al cattivo miliardario Spacey tramutarsi in un bellissimo felino (quello in CGI è invece pietoso, una specie di brutto Garfield grigio). Il gatto è purtroppo la cosa migliore del film. Per il resto si barcolla tra prestazioni attoriali modestissime, gag che non fanno ridere nemmeno con il solletico sotto i piedi, una morale banalotta, raccontata senza troppa verve e già vista in altri miliardi di pellicole. Davvero impossibile trovare qualcosa da salvare.
Galbo: Ad Amsterdam nel 1600, la giovane orfana Sophie sposa un ricco ed anziano mercante e cerca di dargli un figlio. Dramma in costume ambientato durante il commercio dei ricercati fiori di tulipano (da qui il titolo originale), il film di Justin Chadwick eccelle nella ricostruzione ambientale, con scene e costumi impeccabili. Lo stile oscilla tra quello della commedia nella prima parte e il dramma sentimentale nella seconda: le due componenti sono ben equilibrate e la vicenda, peraltro interpretata da ottimi attori, si segue con piacere. Buon film
Faggi: Soggetto pretestuoso, sceneggiatura inconsistente, dialoghi da fotoromanzo, finale tragico spropositato. Buona la fotografia, interessanti certi tagli di inquadratura e l'ambientazione. In fondo il prodotto è tutta una scusa per mostrare le grazie della birichina Gloria Guida e il fascino multiforme della Lassander. La pellicola è tutta qui, niente di più e niente di meno.
Pesten: Dalla storia del massacro di Cielo Drive ci si aspettava di più. Purtroppo così non è stato e il regista ci consegna una pellicola fin troppo nella norma, dove si ripercorre la storia realmente accaduta ma riducendo la visualizzazione della vera e propria violenza, fissando la camera principalmente sul gioco "gatto col topo" tra le vittime e gli assalitori. Ne esce una versione forse leggerina della storia, una sorta di The strangers meno cattivo, diciamo sbiadito, con una buona fotografia.
Viccrowley: Terzo giro sull'adrenalinico ottovolante scritto dalla vecchia volpe Besson con protagonista l'indistruttibile Liam Neeson. Stavolta Mills deve difendersi dall'accusa dell'omicidio della moglie e trovare i veri colpevoli. Prima parte che richiama la prima mezzora del Fuggitivo, poi tra un inseguimento, una sparatoria e una miriade di ossa rotte la vicenda torna sui consueti binari con un Neeson castigamatti quasi soprannaturale. Persa però la freschezza degli albori, anche questo franchise ha ormai raggiunto il suo capolinea. Comunque divertente.
Siska80: Il film ha il pregio di risvegliare le coscienze portando alla luce un tremendo caso di femminicidio avvenuto in Sicilia qualche anno fa, e lo fa avvalendosi di una coppia di protagonisti all'altezza della situazione (soprattutto l'appassionata e un po' malinconica Vanessa Incontrada). Per il resto, nulla di nuovo: immancabili i problemi di inserimento all'interno della nuova famiglia da parte dei piccoli orfani, le difficoltà economiche degli zii tutori, la lotta per avere giustizia. Merita comunque la visione.
MEMORABILE: I dipinti dei bimbi; L'apparizione della defunta sulla scia di "Dono d'amore" con la Bacall; Il canto corale in auto.
Rambo90: Action thriller niente male, che riesce nell'impresa di costruire una trama adeguatamente misteriosa attorno al solito personaggio traumatizzato dal suo passato (c'è molto dell'ultimo Rambo in lui). C'è una certa ironia, Eastwood è in parte, i duetti telefonici con Gibson sono piacevoli e la regia sa valorizzare gli scenari. D'altro canto le ristrettezze del budget si notano in alcune sequenze action che si vorrebbero over the top ma a conti fatti evidenziano i limiti produttivi. Comunque non male.
Enzus79: Tratto da un romanzo. Classico film dalle buone intenzioni nel quale i buoni propositi (ambientali) cozzano con i bisogni industriali. Purtroppo sembra quasi tutto forzato, facendo scemare l'interesse verso la fine. Matt Damon e John Krasinski (qui anche sceneggiatori) risultano piuttosto convincenti. Discreta la fotografia, così come la colonna sonora firmata Danny Elfman.
B. Legnani: Mediocre commediola scolastica-scolacciata-scoreggiona. Rizzoli bellissima, ma il suo personaggio (Angela, come legioni di liceali del cinema dell'epoca) non è particolarmente simpatico, né ben delineato, come peraltro quasi tutti gli altri. I pochi descritti oltre la superficie o funzionano grazie al talento (Banfi è grande, come sempre, qualunque copione abbia), o non funzionano per eccesso di tono (la De Simone e Vitali). Avram (padre della Rizzoli) fa in realtà un Agnelli, come si deduce dalla citazione del libro "Vestivamo all'aviatora"...
MEMORABILE: Banfi, guardando il petto della Rizzoli, le dice di averla convocata per un motivo, anzi due.
Almicione: Sequel migliore del primo film, ma questo solo perché alla regia abbiamo del Toro, capace di realizzare notevoli sequenze. Il nemico del mio nemico è mio amico o mio nemico? Una trama semplice, ma che riesce a regalare qualche sorpresa. Per i fan del genere c'è tanta azione, tanti buoni effetti speciali e anche i giusti colpi di scena, ma purtroppo per chi come me il genere lo tollera poco e i vampiri ancora meno (ma come hanno fatto a proliferare in questa maniera nel mondo del cinema?) non si raggiunge la sufficienza.
Caesars: Forman non delude cimentandosi con la trasposizione di un romanzo, già portato su grande schermo da Vadim e, solamente un anno prima, da Frears. Il regista si avvale di un'ottima ricostruzione storica della Francia del '700, di una bella fotografia dai toni caldi e di un ottimo cast attoriale (molto bella la performance della Bening, ma anche Firth fa la sua buona figura). Lo svolgimento della trama è intrigante, sorretto da un buon ritmo (anche se qualche lungaggine di troppo si sarebbe potuta evitare). Un buon film che, forse, pagò lo scotto del confronto con quello del 1988.
Pessoa: Revenge movie in cui il vendicatore è questa volta un'agente delle forze speciali cui dei malviventi hanno ucciso il marito mentre erano in vacanza. La vicenda, scontatissima, procede senza sorprese verso un finale più che prevedibile, allungato ad arte per fare minutaggio. I caratteri non sono approfonditi e si apprezzano solo le scene d'azione, peraltro inficiate da almeno un paio di snodi narrativi che fanno a pugni con la logica. La protagonista ha la faccia giusta e si sa muovere quando si tratta di menare le mani, ma il livello del cast è nel complesso mediocre. Evitabilissimo.
Scarlett: Pellicola molto originale e ben fatta, una commedia dark molto divertente che non annoia, neanche a molteplici visioni. Un cast eccezionale e molto preparato con una splendida Streep, eccezionale nella sua parte, e con un divertente Willis nei panni del marito, alcolizzato ed impotente. Effetti speciali assolutamente ben riusciti per il 1992.
MEMORABILE: La visita della Streep al pronto soccorso, dopo la caduta.
Galbo: Il ritorno di Kechiche dopo La vita di Adele è all’insegna della continuità stilistica con il film precedente. Un inno alla giovinezza, colta nel momento di massimo splendore, quello vacanziero dei corpi al sole, della spensieratezza e della luce. Tecnicamente impeccabile e interpretato in modo assai realistico da un ottimo gruppo di attori, è limitato tuttavia dalla lunghezza spropositata e da una storia poco interessante limitandosi alla fotografia di un momento e senza alcun sottotesto che lo renda narrativamente intrigante.
Puppigallo: Dopo 30 minuti si è già assuefatti ai vari robot e alle loro trasformazioni; in poche parole, non fanno più né caldo né freddo. A quel punto, ci si dovrebbe aggrappare alla storia, che però si rivela di rara pochezza, più che altro, una scusa per far muovere sullo schermo transformeroni, transformerini e persino un modello umanoide saccheggiato direttamente da Terminator 2. Poi, non contenti, gli autori hanno inserito anche il cattivo maestro con apprendista in stile Guerre Stellari. Al tutto aggiungete, dialoghi mediocri, attori logorroici (il protagonista) e la transformattonata è servita.
MEMORABILE: Il vecchio, obsoleto transformer che scoreggia paracadute; Turturro che dà la posizione: "Mi trovo sotto lo scroto del nemico"; La piramide distrutta.
Anthonyvm: Giallo giudiziario non molto interessante, ma che si lascia seguire con scioltezza grazie pure a un cast ben assemblato. Il plot è linearissimo e i colpi di scena tranquillamente intuibili, tuttavia lo script (in parte opera di Raymond De Felitta, figlio di Frank) controbilancia la semplicità strutturale con qualche dialogo godibile. Peccato che i pochi accenni morbosetti (il rapporto fra la Griffith e Craig Sheffer, i gusti particolari della ragazza uccisa) rimangano in superficie, contribuendo al senso di anonimia che si avverte di scena in scena. Dimenticabile, ma c’è di peggio.
MEMORABILE: L'inizio con la ragazza nuda uccisa in piscina; Le foto con cefalopodi di Sheffer; Risveglio con cadavere; La rivincita del dobermann preso a calci.
Redeyes: Grande, grossa delusione. Denzel gigioneggia per la pellicola arrancando tra un buco della sceneggiatura e l'altro spalleggiato da un Kilmer bolso. La trama? Nell'oceano di banalità si carpiscono piccoli frammenti che, tuttavia, non assumono mai i contorni della storia. La regia? Mediocre e fortemente debitrice dei videoclip, che hanno, però, il vantaggio di durare appena 5 minuti; il che non li rende fastidiosi. Salvo poco di questa pellicola dai dialoghi (pietoso quello finale) al plot alla fotografia. Evitabilissimo!
Galbo: La storia di un doloroso percorso di vita che parte da un evento luttuoso che segna irrimediabilmente il destino del protagonista. Un romanzo di successo che ha ispirato un film sfortunato commercialmente ma di grande intensità. Curato nella messa in scena e molto riuscito tecnicamente (fotografia, ambientazione e colonna sonora di buon livello) e segnato da un casting felice, con le ottime performance degli attori che interpretano (in età diverse) il protagonista. Da recuperare per i molti che non l'hanno visto.
Markus: L'esordio registico della Chiarello si traduce in una messinscena alquanto banale sull'età della menopausa (vista in chiave comica/surreale). Il cast è ricco, non c'è dubbio, ma il meccanismo del divertimento latita per colpa di una sceneggiatura poco avvezza ai ritmi: ogni tentativo nel film di creare una situazione ridanciana si squaglia come neve al sole strappando al massimo un velato ghigno. La Finocchiaro (nell'eterna parte della cinquantenne del cinema italiano) dimostra sempre grande espressività, ma qui non basta.
Uboz: L'unico interesse dovrebbe essere la presenza di Edwige Fenech e bisogna aspettare 30 minuti per l'entrata in scena. Poco sfruttata, funziona di più il cast secondario, composto da ottimi caratteristi, Carotenuto e Cannavale su tutti, che strappano qualche isolata risata. I siparietti di Vitali sono spesso deprimenti. Fotografia poco impegnata, con cambi di luce e scene sovraesposte. Colonna sonora composta da un'unica melodia riproposta, il resto sono ritornelli.
MEMORABILE: I ragazzi che spiano le ragazze al bagno della scuola; Caprioli al ristorante racconta al figlio le sue avventure amorose; Gli ambienti messinesi.
Paulaster: Sebbene lo svolgimento degli accadimenti porti al sorriso e a una piega morbida, Chaplin utilizza la sceneggiatura per dire la sua su argomenti piuttosto scomodi: l’uso sconsiderato della bomba atomica, l'influenza del maccartismo, dell’uso controverso della televisione (che obbliga a cambiare i connotati). Malinconico come un addio, viene riproposto a volte il vecchio stile del muto (i comici sul palco, il dualismo col bambino, mimare quando c’è rumore).
MEMORABILE: Il discorso del bambino a scuola; Il guardare dalla serratura la ragazza con la spugna come censura; L’imitazione della tartaruga con le dita.
Markus: Da un divorzio di un quarantenne per corna ricevute a uno strampalato club per persone affette da tale destino. Una commedia spensierata e scorrevolissima, dettata però da un perenne pressapochismo e da messe in scena che hanno tutte il sapore del già visto. Un film che ha il suo fondamento nella sola leggerezza, nel non facile valore del disimpegno che non scade nel volgare, ma dal cinema francese è sempre lecito attendere un guizzo di creatività che in questo racconto manca del tutto.
Giùan: Parafelliniano (viene a mente subito Amarcord), lacunoso e lacustre, il film di Nuzzi non disattende lo spirito "provinciale" del romanzo di Piero Chiara pur risultando talora particolarmente etereo al di là della sua intrinseca episodicità. Ne esce fuori una trasposizione di discreta fattura che, dal punto di vista narrativo e cinematografico, ha il merito di non far calare l'attenzione dello spettatore, calandolo nelle attutite, lievemente appiccicose atmosfere della Luino anni '30. Merito anche di un cast di caratteristi che incarna con piglio disincantato l'humus strapaesano.
MEMORABILE: Il bordello di Mamma Rosa/Beluzzi; Maccione e la Belli; Brovelli/Macario piglia a calci il fascista; Maffioli/Venezia; L'accanimento omofobo.
Rebis: Discontinuo e umorale, Alan Parker, quando si accorda alla sceneggiatura, dà vita ad un cinema dall'impianto classico e coinvolgente; altrimenti ripiega nelle secche di uno stile calligrafico e pedante. Qui, pur adattando assieme all'acuta Laura Jones il romanzo autobiografico di McCourt, non riesce mai a centrarne quel distacco ironico che è la forza e la salvezza di un calvario familiare altrimenti asfittico. Ne emerge nulla più di una monotona oleografia del proletariato con qualche buon momento nel lungo finale. Retorica e insopportabile la solita sfibratissima Emily Watson.
Daniela: Gestore di un'agenzia che si occupa di fornire alibi a coniugi fedifraghi si trova lui stesso ad averne bisogno quando rischia di rimanere incastrato nell'omicidio di una ragazza di buona famiglia... Commedia di quelle a scatole cinesi bidoniste che può contare su un lussuoso cast di contorno, ma risulta piuttosto scialba per via di una sceneggiatura confusa ed una coppia di protagonisti di scarsa brillantezza. Attore valido in altre occasioni, qui Coogan appare fuori ruolo come disinvolto affabulatore, mentre Romijn, quando non è squamosa e dipinta di blu, è di bella figura e poco altro.
Pinhead80: Diciamo la verità: la vera curiosità è quella di vedere all'opera in un film erotico Alba Parietti. Il film è francamente inguardabile, più di una volta si sfiora involontariamente il ridicolo. Anche la scelta degli interpreti è a dir poco oscena. Questo film rappresenta tutto ciò che non dovrebbe essere l'erotismo: noia.
Daniela: Il regista Carl Denham (interpretato sempre da Armstrong), in rovina dopo il fallimentare esito della precedente spedizione, torna sull'isola del Teschio alla ricerca di un tesoro e si imbatte nell'orfanello... Girato a tambur battente, con un budget ridotto e con un target più familiare rispetto al precedessore, è un film ingenuo, ovviamente derivativo e molto meno affascinante in cui gli aspetti erotici a "la bella e la bestia" sono sostituiti dalla tenerezza materna ispirata dagli occhioni del buffo cucciolone. Trama puerile che culmina in un finale patetico proprio in tutti i sensi.
MEMORABILE: L'esibizione della ragazza (stonatissima); La scazzottata fra un orso e il cucciolo che poi si succhia il ditino ferito; Il terremoto a orologeria
Cangaceiro: Diciamolo francamente: l'intero film non è che una lunga fase preparatoria alla tirata celentanesca finale intrisa di africanismo, animalismo ed ecologismo. L'atteggiamento di Celentano è ingenuo ma radicale: quale altro attore ai tempi ci avrebbe messo la faccia come ha fatto lui? Per il resto è inutile parlare di sceneggiatura perché più che altro si assiste ad un collage di scenette che, quando va bene (di rado) strappano il sorriso, balli e canzoni. Festa Campanile firma forse la sua regia più insulsa e incolore. Strampalate le musiche di Pirazzoli.
Cotola: Gran bel film questo di Malle: duro ed efficace tanto da far respirare appieno l'aria greve e pesante che si respirava in quel periodo, ma anche scomodo e sconcertante per come fa maturare, del tutto casualmente, la scelta politica di Lucien. Al solito il regista si interessa all'adolescenza e sa descriverla in tutta la sua complessità e, a tratti, ambiguità. Ottima la confezione (occhio in particolare alla fotografia di Delli Colli) che ricostruisce perfettamente la Francia dell'epoca. Bella prova di un po' tutto il cast. Splendidi gli ultimi minuti. Va visto.
Markus: In seguito alla perdita del posto di lavoro, una signora e suo marito si trasferiscono in un casa fuori città. La donna, una volta conosciuto il nuovo vicino di casa, sospetta che egli tenga nascosto qualcuno nella cantina... Thriller dal taglio televisivo, composto da momenti di apprensione mai supportati da una vicenda ficcante. Anche sotto il profilo delle interpretazioni siamo su livelli non molto elevati. Resta in ogni caso un film che riesce a coinvolgere in un ambito di basse aspettative.