Innanzitutto sgombriamo il campo dagli equivoci: la tanto vituperata versione italiana del film non dura 90 minuti come riporta la maggior parte delle fonti ma quasi due ore. Certo, non ci si avvicina alle tre ore dell'originale francese, da poco restaurato e che si divide nettamente in due parti (“Le boulevard du crime” e “L’homme blanc”), ma intanto... L'opera, risalente al 1945, è considerata uno dei momenti più alti del cinema francese. Per l'accuratezza della ricostruzione storica (è ambientato nella Parigi di metà Ottocento), per il disegno acuto dei personaggi, per le straordinarie performance del mimo Jean-Louis Barrault (è...Leggi tutto Battista, il vero amore della cortigiana protagonista) in gran parte eliminate dalla versione italiana. Tutte qualità innegabili, ma che ahinoi non sono sufficienti a rendere moderno un film decisamente datato, melodrammatico e zeppo di dialoghi sonnacchiosi. La storia è quella di Garance (Arletty), un’attraente ragazza le cui grazie sognano almeno in quattro. Li vediamo alternarsi a dichiarare il loro amore, i quattro pretendenti, chi puntando sulla propria influenza “monetaria” chi lasciandosi andare a parole dolci e ingenue. Lei non si nega recisamente a nessuno, finendo col lasciarsi scappare quello a cui più tiene e che rincontrerà nella seconda parte (un’epoca successiva). Altri tempi, altro modo di recitare e di intendere il cinema. Parlare di sopravvalutazione sarebbe errato, ma certo di film invecchiati meglio ce n'è molti.
Vista la versione originale di oltre 3 ore. L'amore per il teatro e l'amore per una donna: così si intrecciano personaggi reali e inventati in un vasto dramma dell'800, realizzato alla fine della guerra mondiale. Un potente canto d'amore per l'umanità e l'arte, struggente e implacabile. Straordinari la fluidità narrativa, la caratterizzazione ambigua dei personaggi (con alcuni tra gli attori più grandi del cinema europeo), l'ambientazione storica, i dialoghi poetici di Prévert, e il senso malinconico di una sottile disperata vitalità.
Possente opera diretta da Marcel Carné su sceneggiatura di Jacques Prévert, il film(il cui titolo originale è di gran lunga più efficace) è ispirato alla vita di un artista (un mimo) realmente esistito nell'Ottocento (Deburau). Proprio la rappresentazione della vita teatrale ottocentesca, insieme ad una amara riflessione sui rapporti umani sui rapporti umani e al rapporto tra realtà e finzione, è il punto di forza del film.
Questa commedia dal sapore antico merita almeno una visione per gli amanti della Parigi metà ottocento, con personaggi un po' irreali, ma evidentemente tipici nell'ambiente dello spettacolo di quel tempo. Dialoghi amorosi molto eleganti, storie di sfide tra amanti, ma sopra tutti si fa notare l'interpretazione di Jean Louis Barrault nei panni di un mimo stile Pierrot, molto emozionante.
Amori, gelosie e tradimenti in questo possente dramma di gusto ottocentesco diretto da Carné. Svariate influenze teatrali ed operistiche fanno del film un omaggio al palcoscenico e una riflessione sul contrasto fra la realtà e la finzione. La tragedia di base s'innalza così al livello di una considerazione sull'umanità intera (appena uscita, all'epoca della realizzazione del film, dalla Seconda Guerra Mondiale) e sul ruolo dell'arte e della storia. Notevole la prova del cast nel rendere le sfaccettature dei personaggi. Sceneggiatura di Prévert.
Un film non lo si giudica solo dalla sua durata. Amanti perduti scorre veloce e appunto non si "sente" la sua lunga durata; è questo il merito più grande di Marcel Carné e Prevert. Tutti i personaggi sono interpretati benissimo (spicca Brasseur).
Splendida, complessa ed emozionante opera di Carné che a quasi settant'anni dalla sua
realizzazione, continua a stupire sotto molti aspetti. Impossibile non notare la perfezione della ricostruzione d'epoca, la maestria tecnica del regista francese, la straordinaria bravura degli attori, la poeticità della scrittura di Prévert che dà vita ad alcuni dialoghi bellissimi e tanto altro ancora. Più di tre ore (nella versione originale) piena di "cose" belle, di emozioni e di variegata umanità. E che meraviglia le pantomime di Baptiste che la pedestre versione italiana ha malamente tagliato. Chapeau.
Mirabolante sinfonia sul cinema (come teatro) e il teatro (come cinema). Equazione indissolubile per questa commedia a sfondo drammatico che sublima gli assunti (la ricerca impossibile della felicità, la riflessione fra realtà e finzione, l’elegia all’arte) nel melò sussurrato. Sonnambuli e anime infrante per un’opera liberatoria e malinconica, vera e umanista, con vertici di sublime poesia (i dialoghi, le pantomime) e in cui la grandezza delle ricostruzioni è proporzionale alla forza di una nazione intera. Non sempre scorrevole, ma da ammirare.
Poche opere nella storia del cinema sono destinate a lasciare un solco incancellabile nella memoria storica. A questa stretta cerchia appartiene senza dubbio il film di Carnet, straordinario viaggio metalinguistico dove a una storia tutto sommato semplice fa da corollario l'inscindibile assioma cinema/teatro che tutto ammanta e avvolge. Circondati da sipari veri o metaforici, incanalati in un ricostruzione scenica da brividi, personaggi alla ricerca di quell'amore totalizzante (per una donna o per l'arte) in grado di dare un senso all'esistenza.
MEMORABILE: Il mimo Baptiste nelle sue eccezionali interpretazioni; Il magnifico carnevale sulla strada parigina nel finale del film.
Monumentale affresco del teatro popolare nella Parigi ottocentesca, il capolavoro della coppia Carné/Prevert è soprattutto una galleria di personaggi indimenticabili, resi vitali da un cast in stato di grazia: l'algida musa, il mimo innamorato triste, l'attore shakespeariano sanguigno e generoso, il ladro damerino raffinato, il conte odioso e sprezzante, la moglie disposta a tutto per conservare l'uomo che ama. Poesia fatta cinema, struggente elegia del teatro nel nome del legame fra vita e rappresentazione, una delle più belle storie d'amore mai raccontate.
MEMORABILE: Stupendo il finale: bianco vestito, un pierrot fra i tanti, perso fra la folla che gremisce il Boulevard du Crime, cerca di raggiungere la carrozza
Uno dei migliori film della storia del cinema. Monumentale, struggente e disincantato ritratto dei rapporti umani, sempre in balia fra passioni estreme (spesso insoddisfatte) e cinismo. Anche atto d'amore per il teatro e in particolare per la figura del mimo: l'attore sublime, puro. Da vedere e rivedere. In questo caso parlare di capolavoro è appropriato.
Sicuramente la versione italiana, più corta di oltre un'ora rispetto all'originale, non rende giustizia all'opera; la trama presenta infatti alcuni vuoti probabilmente assenti nella versione francese. Siamo comunque davanti a un dramma che risente pesantemente degli anni trascorsi e che, seppur interpretato da ottimi attori, fatica a tener desta l'attenzione dello spettatore. Sicuramente a suo tempo l'impatto sul pubblico doveva essere ben diverso. Merita comunque la visione.
Capolavoro assoluto del cinema francese e mondiale. Marcel Carné lo realizzò durante la guerra, tra grandi difficoltà (ne fu anche interrotta la lavorazione). Il titolo originale, "Les enfants du paradis", indica "I ragazzi del loggione del teatro" e il teatro costituisce appunto l'ambientazione del film. Splendidi attori, trama, emozioni. Magnifici dialoghi scritti da Jacques Prèvert. Il film più poetico mai realizzato.
Sopravvalutato. La messa in scena fin troppo teatrale e i dialoghi un po' pomposi di Prèvert non aiutano di certo. In alcuni momenti sono a dir poco opprimenti. Forse bisogna essere francesi per apprezzarli pienamente. Il film è invecchiato male, però scenografie e attori sono notevoli, a parte Brasseur. Comunque è lontano dal livello di Alba tragica, vero unico capolavoro del regista. Forse perché è un film più asciutto.
Una storia d'amore ottocentesca che vede la bella protagonista destreggiarsi tra vari spasimanti, passioni, slanci e malinconici riadattamenti a una realtà che purtroppo non si identifica quasi mai con quella del teatro e della finzione scenica. Un'opera di grande impegno nella ricostruzione di un immaginario mondo dello spettacolo parigino, in cui la trama ha un valore relativo rispetto alla fantasia e al ritmo della messa in scena, forse un po' troppo ridondante, mentre la raffinata tecnica di ripresa e una sceneggiatura poetica ne accentuano l'aspetto romanzesco.
MEMORABILE: La grande prova di Barrault; La scena finale di Baptiste perso tra la folla.
Ambiziosissimo melodramma francese in due atti dalla durata di oltre tre ore, che colpisce per la modernità di certe interpretazioni, per alcuni fulminei botta e risposta tra i personaggi e per l'efficacia delle sue parentesi sul palco, mai pesanti o stucchevoli. Unico prezzo da pagare è una certa difficoltà a ingranare all’inizio di entrambi gli atti, con qualche minuto di troppo per arrivare al sodo e una lieve overdose di personaggi. Bellissimi gli scorci di una Parigi lontanissima forse già all'epoca. Sentimentalmente strabordante, ma senza cadute di stile o gusto.
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Questione tecnica.
Succede una cosa stranissima: se io clicco sul nome del regista, mi compare la lista di tutti i suoi film, tranne...... Amanti perduti! Non riesco proprio a capire, anche perché il nome è scritto correttamente. Zender, fai una prova anche tu per vedere se è un problema solo mio o se è un qualche bug?
DiscussioneZender • 11/01/11 18:56 Capo scrivano - 48961 interventi
Ora va. Questione di codici, ho dovuto ricopiarlo e rincollarlo. Càpita con le schede stravecchie e i nomi accentati purtroppo.
Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita daDNA Srl su due dischi separati: IL BOULEVARD DEL DELITTO (1945) - New Widescreen Edition (Dvd) + L'UOMO IN BIANCO (1945) - New Widescreen Edition (Dvd). Lingue: Italiano, Francese Sottotitoli: Italiano (solo per le scene inedite non doppiate) Rapporto schermo: QUESTI DVD CONTENGONO I 2 FILM, SIA IN UNA NUOVA EDIZIONE ANAMORFICA 1.78:1 (APPOSITAMENTE ADATTATA PER TELEVISORI 16:9), CHE NELLA VERSIONE CLASSICA IN 1.33:1 (PILLARBOX) Extra: Trailers I film sono stati rieditati con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.