Il figlio di King Kong - Film (1933)

Il regista Carl Denham (interpretato sempre da Armstrong), in rovina dopo il fallimentare esito della precedente spedizione, torna sull'isola del Teschio alla ricerca di un tesoro e si imbatte nell'orfanello... Girato a tambur battente, con un budget ridotto e con un target più familiare rispetto al precedessore, è un film ingenuo, ovviamente derivativo e molto meno affascinante in cui gli aspetti erotici a "la bella e la bestia" sono sostituiti dalla tenerezza materna ispirata dagli occhioni del buffo cucciolone. Trama puerile che culmina in un finale patetico proprio in tutti i sensi.

Nel giro di meno di un anno, Schedsack replica il film che lo ha portato al successo. Ma il seguito perde completamente la carica erotico-sovversiva che portò King Kong al successo e a farsi apprezzare dai surrealisti, perché questo seguito sembra un'anticipazione dei film giapponesi con i mostri buoni, teneri e paciocconi. Per chi ha amato il primo film, una brodaglia dolciastra.

Difficile se non impossibile dare un perché a questa pellicola, soprattutto dopo il suo illustre predecessore. Ne resta solo una piccola traccia appena visibile nel baby Kong, che però non vale un dito (ci si fa anche la bua...) del babbo. Il resto è cinesciacquettio di basso livello audiovisivo; una sorta di riempipellicola con i due protagonisti e l'equipaggio al risparmio di questa seconda spedizione con tanto di scimmiette suonanti e protagonista "cantante". Si può tranquillamente evitare, visto che anche la stop motion è limitata e l'ambientazione è davvero poca cosa.