Note: La sceneggiatura scritta da Billy Wilder e I.A.L. Diamond è basata su un racconto dello statunitense Tom Tryon ispirato alla figura di Greta Garbo.
Uno sceneggiatore disoccupato di Hollywood cerca di convincere una star al tramonto (che sembra non essere invecchiata), da anni ritirata nell'isola di Corfù, a tornare al cinema... Opera sulla scia di Viale del Tramonto, che risulta però molto meno riuscita. L'atmosfera inquietante è la medesima del già citato film, ma lo "spiegone" finale (senza senso direi, non narrativo, ma in quanto tale) rovina il tutto, cadendo nel didascalico; lo spettatore rischia di annoiarsi oltremodo.
Complementare a Viale del tramonto, aggiorna il divismo hollywoodiano ai tempi della riproducibilità tecnica - e organica - immergendosi nei meandri della chirurgia estetica e del feticismo necrofilo attraverso un intreccio mistificatorio di inganni prospettici, creazionismo, gaslighting hitchcockiano e suggestioni gotiche. La relazione tra madre e figlia è il correlativo della manipolazione identitaria operata dall'industria cinematografica - i cui esiti schizofrenici sono documentati. Anticipa, ispira e supera The substance per profondità di analisi e messa in scena magistrale.
Epitaffio crudele e senza appelli dello star system, citazione autoironica ma amarissima del vecchio cinema hoolywoodiano, con i suoi clichées (la parte greca con Adorf greco da barzelletta), lo sfarzo decorativo (la sala funebre, ennesimo capolavoro di Trauner). I protagonisti, tutti europei un po' apolidi, come il regista. Il narratore, americano come Wilder sentiva di essere. E l'omaggio all'amica di sempre Marlene Dietrich ("a fighter" la definisce Fedora), lo sberleffo al new cinema. Un film sbagliato di cui ci può innamorare.
Horror, film sul cinema, testamento d'autore, problematico e affascinante, il film maledetto di Wilder; Sunset Boulevard alla rovescia che, nonostante piccoli difetti e inverosimiglianze, non può non stregare con la sua aura di morte e i suoi pensieri sul cinema chi ama quest'arte. Fedora è anche la Garbo e un compendio del divismo femminile del cinema d'oro, re; ma anche Norma Desmond che deve cedere la parte per restare viva. Come in Sunset, attori fittizi e veri si mescolano in un raggelante valzer di fantasmi falsi, effettivi e prossimi. Imperdibile.
MEMORABILE: "Recitare? Roba per l'Old Vic. Ma quando una cinepresa si innamora di un volto...". L'ultimo dialogo tra Holden e la Knef.
Bellissimo film, completamento ed evoluzione in chiave moderna di Viale del tramonto (non a caso il protagonista è anche qui il bravissimo Holden). Di nuovo Wilder ci sconvolge con questo ulteriore ritratto di depravazione della celebrità, che arriva a mettere in gioco per la sua immagine anche i suoi affetti più intimi. Più complesso di Viale del tramonto ma ugualmente godibile, dall'ambientazione ai colpi di scena. Si resta estasiati dalla maestrìa di Wilder nel ricomporre tutti i pezzi e ci si chiede dove son finiti questi geni a Hollywood...
MEMORABILE: Il quaderno con scritto "I am Fedora"...
Un film cupo, angosciante, interpretato in maniera mirabile da William Holden e dalla Knef (una sorta di Norma Desmond polacca) ma soprattutto da Marthe Keller (la "manager" di Joan Lui) che interpreta un personaggio memorabile, raccontandone l'impietoso declino mentale. Wilder dirige con sapienza, ambientando la vicenda su un'isola, utile ad amplificare la sensazione di prigionia provata da "Fedora". Adorf, nei panni del direttore d'albergo greco, ricorda Clive Revill in Cos'è successo tra mio padre e tua madre? Senz'altro da vedere.
Un produttore va alla ricerca della vecchia diva Fedora per proporle un film. Nel suo penultimo film Wilder esplora le diverse facce della nostalgia, approfondendo i temi di Viale del tramonto con toni drammatici più cupi e più introspettivi. Senza il suo solito humour stemperante, la sua analisi si fa cruda e amara, le illusioni del divismo e quelle della giovinezza perdono ogni speranza. La struttura a brevi flashback rende la seconda parte meno incisiva ma si tratta di un Wilder da riconsiderare.
In quest'opera splendida il grande Wilder narra la fine di un'epoca cinematografica attraverso le vicende dei una star del cinema, ormai decadente, che vive isolata con pochi intimi. Il regista non manca di mandare una serie di frecciatine alla nuova Hollywood, che è molto lontana dal pensiero di un certo cinema di un tempo legato allo star system. Ottimi anche gli attori, in particolare Holden e la Keller; molto belle le riprese sulla cittadina greca e la fotografia. Grande esempio di un cinema passato che riesce ancora a emozionare.
Come un assassino che torna sul luogo del delitto, Wilder torna a parlare della fabbrica dei sogni e, anche se questa volta non ci dona un capolavoro assoluto, il suo ritratto di questa diva che si rifiuta di tramontare è comunque memorabile: Fedora è più spietata di Norma perché, costretta a riflettersi in uno specchio non appannato dalla follia, ha deciso lucidamente di auto-alimentare il suo mito vampirizzando un'altra persona fino a ridurla ad un guscio vuoto. Qualche scelta nella messa in scena o nel cast può lasciare perplessi, ma il vecchio leone non ha perso le sue unghie.
Wilder nel 1978, con la New Hollywood ormai matura e pronta a crollare, decide di farsi beffe dello spirito del tempo e gira un film classicissimo, con echi delle sue opere degli anni '50 e de Il dottor Zivago. Ancora una volta il tema della star di Hollywood, vittima della sua apparenza, che non riesce ad accettare il declino del corpo. Attori meravigliosi e una cornice ionica che regala la giusta atmosfera per un film della trama ancora potente. Le sue svolte non vengono inaspettate e lo spiegone finale è eccessivo, ma ha anche il merito di far volare l'opera verso l'epico finale.
Produttore indipendente cerca di scritturare una vecchia star del cinema. Soggetto già visto che tira le somme sul mondo fatato solo in apparenza di Hollywood. La prima parte sarebbe stata ideale per Hitchcock: niente è ciò che sembra e la storia si presta ai colpi di scena. Tutto il séguito è dedicato allo svelamento del mistero e solo qualche flashback ravviva il racconto. Adorf smorza i toni e poteva essere tagliato del tutto; grande prova dell'intero comparto femminile. Contrapposizione tra la cupezza funeraria e i piccoli grandi momenti di cinema (il ballo, l'Oscar da Fonda).
MEMORABILE: I guanti bianchi; York al funerale; Appollaiati in chiesa; In spiaggia in auto.
Il torpore spirituale del divismo tossico descritto né come dramma né come thriller, bensì come horror. L’orrore di Fedora, simbolo del disfacimento femminile, morta vivente in un mausoleo di vecchi ricordi, vedova nera infettata dal suo stesso veleno. Wilder nell’ennesimo stato di grazia spinge sull’acceleratore del disincanto, mentre Marthe Keller e Hildegard Knef appaiono eccessive, deliranti e fiere di esercitare sulla macchina da presa una seduzione avvolgente quanto tristemente conclusiva. Mortuario.
Buona pellicola diretta da Wilder che rimanda in modo evidente a un suo film precedente, pur senza riuscire a raggiungerne le stesse vette artistiche. Anche stavolta abbiamo a che fare con una ex diva del cinema e, anche se lo svolgimento della storia prende pieghe assai diverse, la critica al "mondo dorato" di Hollywood permane. Non tutto convince al 100%, a cominciare dalla protagonista (Marthe Keller, altrove assai più aderente al suo personaggio), ma Wilder è sempre Wilder e ben sa come raccontare una storia.
Qual'era la direzione? Giallo? Drammatico? Black-comedy? Grottesco? Satirico? Mistery? Fantamedico? Si accennano e abbandonano molteplici registri, ognuno dei quali forzato e inverosimile. Si rimbalza dalla bella faccia da commedia di Adorf, allo scienziato pazzo; dalle crudeli leggi dello show business, alla bizzarra recitazione fuori giri della pseudo-Fedora (per fortuna era sotto sedativi). Ma il peggio s'innesca con il prolisso spiegone che parte incredibilmente a metà film, trasformandolo in un pedante resoconto in flashback del quale si può salvare solo la cura estetica.
MEMORABILE: Gli incredibili necrofori che ricostruiscono il volto di una donna finita sotto al treno; Il ritratto: una versione taroccata di "Sogni" di Corcos.
Il tema del viale del tramonto vissuto dai protagonisti dello spettacolo è evidentemente un tema che affascina da sempre il cinema classico e in particolare Billy Wilder, che ben conosceva all'epoca della lavorazione di questo film cosa volesse dire l'isolamento e l'essere messo da parte. Un'interpretazione straordinaria di Marthe Keller e di William Holden impreziosisce un film mai banale.
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Già già, nonché autore di un eccezionale e imprescindibile romanzo horror: La Festa del Raccolto... Dopotutto pure il retroscena di Fedora non scherza quanto a larve e vampirismo...
Sì, certo. Io ho vari romanzi di Tryon: Lady (Oscar Mondadori), L'altro (Mondadori, trovato in una bancarella, molto raro) da cui fu tratto il film di Robert Mulligan Chi è l'altro? (che ho in versione vhs) e La festa del raccolto (Club degli Editori).
A Faye Dunaway fu offerto il ruolo di fedora
A Marlene Dietrich fu offerto il ruolo della contessa.
Fonte:Imdb
CuriositàDaniela • 25/10/20 04:31 Gran Burattinaio - 5945 interventi
La sceneggiatura scritta da Billy Wilder e I.A.L. Diamond è basata su un racconto dello statunitense Tom Tryon ispirato alla figura di Greta Garbo inserito nella raccolta dal titolo "Crowned Heads" pubblicata nel 1976. Prima di dedicarsi a tempo pieno alla letteratura, scrivendo soprattutto romanzi di fantascienza e horror, Tom Tryon era stato un attore di una certa notorietà. In particolare, gli appassionati di fantascienza lo ricorderanno come l'alieno ne Ho sposato un mostro venuto dallo spazio.
Il dipinto che viene mostrato dalla contessa Sobryanski a Berry non è altro che una versione modificata di "Sogni", opera del pittore livornese Vittorio Matteo Corcos datata 1896. All'originale è stato aggiunto un ragazzino in piedi dietro la panchina.
DiscussioneZender • 11/08/24 07:55 Capo scrivano - 48949 interventi
Ci vorrebbe il fotogramma originale del film che mostra il quadro.
Ho provato a inserire un fotogramma mio che ho su pc, ma il percorso locale non me lo accetta. Allora ho provato a trascinarla semplicemente dentro il riquadro. Sembra caricarla e infatti compare anche dopo che ho inviato il messaggio, ma se faccio refresh sparisce. Devo essere l'unico che non è capace. Riprovo....
DiscussioneZender • 11/08/24 08:39 Capo scrivano - 48949 interventi
Le istruzioni su come fare le trovi scritte a fianco della locandina qui in alto. Se clicchi istruzioni tra le varie c'è anche come inserire una foto. Se non riesci dimmi pure, questa non si vede.