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Lercio: Il film risente un po' del budget ultralimitato, ma la sperimentazione visiva, a tratti psicadelica e una colonna sonora atipica ma ad effetto, rendono il film molto particolare e interessante. La prima parte è forse un po' lenta ma il finale risveglia l'interesse.
Da vedere.
Galbo: Titolo alquanto atipico nella filmografia di Francesco Maselli, questa pellicola è una commedia giallo-rosa incentrata attorno ad un furto di gioielli. Il regista non è avvezzo al genere; il tono leggero è parecchio forzato, nonostante la bravura di interpreti ben scelti, come Hudson e la Cardinale. Davvero indovinata, invece, l'ambientazione.
Rambo90: Quando i Vanzina tentano di fare gli internazionali falliscono spesso miseramente. Lontani dall'italietta che conoscono bene si abbandonano all'alta finanza cercando di mettere in piedi un gioco di individui senza scrupoli che subito scivola nella soap opera alla Beautiful, essendo prevedibile e anche soporifera nel ritmo. Nonostante il cast nutrito inoltre nessuno brilla, colpiti da una sceneggiatura deludente che parla di miliardi come fossero nulla e ribalta le situazioni più facilmente che nel Monopoli. Un disastro.
Il Gobbo: Era nell'aria (e del resto il personaggio vi si prestava fin dal nomignolo), ma con questo film la deriva bambinesca di Piedone si compie, dando spago all'insopportabile (ora. Quando lo vidi all'epoca mi divertii un sacco!) negretto che consente di triturare stereotipi buonist-sudist-terzomondisti potenzialmente insiti nel personaggio. Pazienza, in fondo quando si faceva parte del target il film funzionava... Tempus fugit...
Myvincent: Una specie di film apocrifo del "Richiamo della foresta", essenzialmente rivolto a un pubblico infantile soprattutto per la sceneggiatura imbastita a mo' di raccontino perfetto. Ci sono un cattivone irriducibile che fa il bello e cattivo tempo (Jack Palance) e altri che conoscono l'onestà e le buone maniere. Il cane Buck appare subito nel suo splendore, mentre per ammirare Joan Collins bisogna attendere non poco.
Rambo90: Thriller spionistico molto intrigante, che all'inizio sembra un puro esercizio di routine nel ricostruire una storia di cui sappiamo già la fine; poi però arriva il colpo di scena e l'interesse (già presente) aumenta. La regia è buona e sa alternare momenti riflessivi ad altri action, senza mai indugiare troppo in tempi morti (ma qualche piccolo rallentamento c'è). Bene il cast, sia la parte "giovane" che quella "adulta" con una Chastain in palla e una Mirren adatta. Buono.
Tomastich: Tom Berenger come il Viandante di Caspar Friederich (a metà film è presente infatti una scena similare al dipinto del pittore romantico). Un buon thriller psicologico, un po’ di “nebbia” ai bordi della storia, ma quando tutti i pezzi del puzzle tornano al loro posto si può dire che l’obiettivo è centrato. Finale shock degno dei classici dePalmiani. Presente anche il fu Eddie Valiant alias Bob Hoskins.
Il Gobbo: La battuta finale certifica la piena adesione di Calà al milieu che non vuole giudicare, ma descrivere. Quindi nessun tentativo di aggiornare al ventunesimo secolo la satira sulla Costa Smeralda (cfr. Renzo Barbieri, Quelli del Mao-set, 1971) ma un filmetto scialbo anche se orrorifico nella rappresentazione di un mondo che, pure, a molti piace. Peccato che s'illumini solo quando è in scena il DoGui, per il resto, avrebbe detto il medesimo, enneciesse. Non ci siamo.
Galbo: Ambientato durante la seconda guerra mondiale, il film ha come elemento centrale la prigionia dei giapponesi negli stati uniti negli anni del conflitto bellico anche se è ambientato nel periodo immediatamente successivo. Costruito attraverso una serie di flash-back, il film appare visivamente suggestivo (anche se la sceneggiatura presenta alcuni elementi di pausa ed insiste forse un po’ troppo sull’elemento sentimentale) e recitato da un gruppo di attori eccellenti come Von Sydow, Ethan Hawke e Sam Shepard.
Reeves: Ovviamente le maschere non nascondono niente e lo svolgimento è abbastanza scontato. Ma i film sulle società segrete affascinano il regista Pino Mercanti fin dal dopoguerra, quando ha raccontato la vicenda dei Beati Paoli, e la storia che dirige qualche emozione comunque riesce a suscitarla, soprattutto grazie a un cattivissimo Gastone Moschin e a una gelosa Lisa Gastoni.
MEMORABILE: Il rapporto malato all'interno della famiglia Badoer.
Enzus79: Uno degli ultimi film di Franco e Ciccio e sicuramente il migliore. Qui tutte e due sono bravissimi nelle gag e nessuno sembra sovrapponersi all'altro, al contrario degli altri che segnarono la fine del duo. Da vedere e rivedere, perché le risate non mancano.
Puppigallo: Terence Hill è bravo e simpatico (un lord in mezzo a burini, ladri e pistoleri; e questi sono solo i suoi parenti). Come anche il capo della scalcinata banda. Ma questa farsa camuffata da western è troppo grossolana e, alla lunga, diventa ripetitiva e piuttosto scontata. Ciò non toglie che, in mezzo, ci siano momenti divertenti, ma non sono abbastanza (uno dei parenti di Terence Hill dice che lo Yorkshire che ha in braccio l'ha trovato nel bosco e che ce ne sono tanti). Vedibile e nulla più.
MEMORABILE: Il volo d'angelo del direttore del carcere; "Attento, è un visconte!"
Vstringer: Ivory fa rileggere Tanizaki a Ishiguro: ne esce fuori una sorta di Casablanca con i giapponesi al posto dei tedeschi, nella Shangai del '36. Di suo il regista ci mette le consuete immagini levigate dal notevole gusto pittorico: le buone interpretazioni della famiglia Redgrave (le sorelle Vanessa e Lynn, insieme alla compianta Richardson nel ruolo dell'eroina eponima), come di Fiennes nel ruolo dell'ex diplomatico cieco, aiutano un film bello da vedere che però non lascia il segno.
Katullo: Citare gli anni '80 attraverso quelli 2.0 può essere operazione delicatissima. Brizzi lo sa bene e apparecchia giusto due stuzzichini sfruttando il titolo melò dei teutonici Alphaville, stelle synthpop, e i Buggles di Trevor Horn, lasciando in bella vista un paio di Ray Ban sulla locandina. Per il resto le storie sono tutte attuali e più o meno plausibili: toy boys, crisi di mezza età, sindromi di Peter Pan e lo spauracchio del pensionamento degli stimoli e delle passioni. Introspezioni sdrammatizzate alla meglio, che si alternano tra il sottotono della regia e quello del cast.
MEMORABILE: Lillo che atterra il giovane dj e ci si tuffa sopra; Rossi, vicino di casa tanto petulante quanto corruttibile.
Siska80: L'incontro tra i due simpatici interpreti principali avviene a pochi minuti dal film (ottima strategia per privare lo spettatore del gusto dell'attesa!) e lo svolgimento della banalissima e stravista trama avviene senza alcun scossone, mentre la bella protagonista si divide tra famiglia e musica country (i brani eseguiti sono in fondo l'unica cosa in grado di spezzare la monotonia dell'insieme). Il ritmo non è sempre costante, i dialoghi non brillano, il cast non sarebbe neanche male, sebbene a volte si abbia l'impressione che reciti il proprio copione più che altro per inerzia.
Homesick: Nel suo genere non delude affatto. Tra lentezze, inverosimiglianze e baracconate varie, il quarto western di Brescia si fa onore per l’aria scanzonata – a dispetto di talune crudezze: vedasi l’impiccagione di Maran all’albero della cuccagna – e per il progressivo rivelarsi della multidimensionalità di Saxson e soprattutto del “Mulo” (così chiamato per i micidiali calci che tira) plasmato da un Mitchell cadaverico e ghignante. Scritto con sottolineature gialle da Aldo Lado e Augusto Finocchi; musiche di seconda mano fornite da Lallo Gori.
MEMORABILE: L'entrata in scena di Mitchell nel saloon; l'impiccagione; la resa dei conti contro Baldini e Pazzafini.
Lucius: Per due terzi una commedia brillante dai tempi perfetti a metà strada tra Colazione da Tiffany e Vacanze romane, poi lo sfarzo viene meno e il film ricade nell'ordinario, quasi anonimo incedere. Una giovane e quasi anonima (per l'età) Elsa Martinelli, novella pretty woman, si trova catapultata, grazie alla sua onestà, in un mondo che neppure avrebbe mai immaginato di frequentare. Un romanticismo da cartolina per una tappa minore ma non disprezzabile della filmografia di Monicelli.
Ryo: Simpatica commedia on the road tutta italiana con Gassman alla regia che sino alla fine non mi ha fatto capire dove volesse andare a parare. Il regista infatti confeziona una storia riflessiva molto interessante, con un cast anche di un certo livello con figure come Proietti, Papaleo e lui stesso fra i protagonisti, per poi passare dalla comicità becera con scene degne di un vacanze di Natale qualsiasi al colpo di scena grottesco alla francese. Il messaggio di fondo è un po' confusionario: è una critica all'alta società? Un cinico ritratto sulla menzogna?
MEMORABILE: La scoperta del fratello alla cena dei nobel; Il monologo finale di Proietti.
Paulaster: Ex militante dell’IRA esce di galera e torna nel suo quartiere. Tema caldo soprattutto a Belfast; alla disputa cattolici/protestanti viene accostato il sentimento di redenzione verso la pace. Il clima sul versante politico è grave il giusto e pecca invece nella relazione tra i protagonisti, che si rincontrano dopo 14 anni ma ne hanno poco più di 30. Day-Lewis è credibile sul ring mentre la Watson si limita a qualche sguardo amorevole, anche se non sembra coinvolta granché nella vicenda. Epilogo non banale ed emotivamente carico.
MEMORABILE: I passaggi tra i tornelli; Le armi buttate a fiume; La macchina esplosa; L’incontro di boxe durante la cena.
Ronax: Uno dei numerosi Zorro sfornati in quegli anni dalla prolifica fabbrica del B-movie italico, vede l'invincibile difensore dei poveri impegnato a sventare le losche trame del perfido capo della guarnigione e dei suoi complici. A vestire i panni dell'eroe questa volta è il biondo Giorgio Ardisson che fa strage di nemici e di cuori, a partire da quello di una candida e vestitissima Femi Benussi. Zurli fa di necessità virtù, riuscendo con pochi mezzi a disposizione ad allestire un potabile divertimento domenicale per famiglie destinato alle lontane e gloriose sale di terza visione.
MEMORABILE: Il prototipo di macchina da scrivere utilizzata dal giornalista.
Ale56: Ottimamente interpretato da tutti gli attori ("La vita è una cosa meravigliosa" è la frase pronunciata da Salemme al termine della pellicola). Carlo Vanzina dimostra ancora una volta la qualità della sua regia spigliata, Brignano si re-interpreta imitando più volte i propri sketch Zelighiani, Salemme è bravissimo, Proietti lo eguaglia. Di contorno ci sono i bravi Laganà, Mattioli e la Brilly. La trama è un pretesto per portare sul grande schermo l'Italia al giorno d'oggi tutta mazzette, raccomandazioni e intercettazioni. Sufficenza meritata.
Ciavazzaro: Decisamente un ottimo episodio, probabilmente uno dei migliori dell'ultima stagione (prima viene a mio avviso Prova A Prendermi), con una convincente Trish Van Devere e un azzecatissimo tema musicale di Patrick Williams. Ingegnosa la costruzione del "delitto perfetto", che però comincia a presentare numerosi inceppi ed errori, dopo che Colombo comincia ad indagare. Buon finale, con dissolvenze di ogni tipo, sul viso del nostro tenente.
MEMORABILE: Il finale in cabina di preparazione; l'omicidio con la voce registrata che indica il tempo rimasto.
Pessoa: Sequel obbligatorio dopo gli straordinari incassi precedenti, riprende le vicende da dove si erano interrotte, dando continuità alla storia garantita anche dallo script dello stesso (alto) livello. Il cast conferma la prova eccellente, con la Lollobrigida che riesce addirittura a migliorarsi, cantando e danzando in una scena memorabile. I residui neorealistici lasciano spazio a un tono più da commedia degli equivoci, con frequenti cambi di scena che donano ritmo alla vicenda, ma nel finale ci scappa anche qualche lacrimuccia. Visione molto gratificante.
MEMORABILE: Il ballo della Lollo; Il teatro improvvisato per strada con tralicci e panni; I duetti fra la Pica e De Sica; I carabinieri che si passano Tina Pica.
Nando: La breve e vincente parabola sportiva del golfista Jones, rimasto dilettante perché amava lo sport. Una pellicola dignitosa con qualche picco emozionante che descrive cronologicamente le imprese del giovane prodigio. Ricche immagini sportive e buona terminologia tecnica; Caviezel se la cava abbastanza bene con capello biondo. Lievemente prolisso ma per intrattenere svolge appieno il compito previsto.
Plauto: Una ragazza (la figlia di Angela) ha un figlio di colore, ma è sicura di aver avuto il figlio dal suo attuale ragazzo (il figlio di Boldi, nel film). Equivoci, malintesi... Oldoini ritorna e dimostra di aver dirozzato i difetti che affliggevano i suoi precedenti film. I diversi attori comici sono usati sapientemente, senza eccessi... assenti le solite gag fantozziane alla Neri Parenti. Qualche volta Boldi esagera (che c'entra la lettera di Totò e Peppino?). Simona Ventura molto brava. Però manca qualcuno... Christian De Sica!
MEMORABILE: Mi son fatto male qui qui qui qui qui... oh... non mi sarò fratturato il dito?
Taxius: Film carcerario pieno dei soliti luoghi comuni sul genere: il direttore tiranno, le guardie sadiche e il cattivone che non vede l'ora di farti la pelle. La storia è comunque godibile e il buon Stallone è a suo agio nella parte, così come Sutherland. Ok, non siamo davanti a una perla del cinema d'azione, ma l'ambientazione è suggestiva e molte scene sono davvero notevoli, come la partita a rugby nel fango. Adatto soprattutto ai fan di Sly, ma posso consigliarlo a tutti.
Siregon: Immondizia. Roboante giocattolone per bambini con militari pompati al ralenti ogni 10 minuti, esplosioni e un montaggio adrenalinico che fa perdere tutti i particolari dei fantastici effetti speciali. Bay non è capace di girare altro e fa soldi a palate quindi ha ragione ma il prodotto è davvero scarso, colpa anche di attori meno convinti rispetto all'originale e di una durata davvero eccessiva. Produce Spielberg e si vede: questo è il cinema che piace a lui.
Siska80: Vano tentativo di suscitare ilarità con una commedia all'insegna dell'assurdo (interpretata da un cast mediocre), la cui protagonista è antipatica sia nel ruolo della paladina della giustizia, sia in quelli del designer che veste e parla palesemente frou frou. L'idea del travestitismo è qui utilizzata in maniera esagerata (come solo gli americani sanno fare) generando equivoci sciocchi e uno svolgimento prevedibile dell'intreccio (con immancabile love story inclusa).
Piero68: Non credo sia un caso che nel titolo ci sia la parola "sfida". Sicuramente una sorta di memo per ricordare il più quotato film di Mann che vedeva contrapposti, per la prima volta, i due mosti sacri De Niro/Pacino. Quanto a questa pellicola non c'è tanto da dire. Anche se può contare su una buona confezione e un ottimo cast, la storia si incanala su binari noti e non offre molti spunti. Qualche buon momento e nulla più. Anche perché è abbastanza evidente che non poteva certo essere Avnet il regista che il film richiedeva.
Alex75: Apologo sull’aspirazione alla vita e alla giovinezza eterna e sulle sue indesiderate conseguenze che fonde non del tutto felicemente commedia nera e fantasy sconfinando nel cartoonesco e nel grottesco. Nonostante la tendenza di Zemeckis all’eccesso di spettacolarizzazione rischi di annacquare il messaggio della storia, questo arriva a destinazione, anche grazie ad attori (Streep, Hawn, Willis) che si cimentano con convinzione e ironia in ruoli per loro inconsueti e ben calati in una sceneggiatura zeppa di battute perfide che tengono viva l’attenzione anche nei momenti di stanca.
MEMORABILE: Il piano per eliminare Madeleine; La colluttazione sulle scale tra Ernest e Madeleine; Il dialogo tra Ernest e Lisle (“E se poi mi annoio?”).
Rambo90: Un poliziotto, in pensione per problemi di salute, viene ingaggiato da un suo vecchio amico per fare da guardia del corpo alla figlia. Finalmente un personaggio sfaccettato per Steven Seagal: non è il solito eroe invincibile visto negli ultimi film per i dvd (era dal 2006 che non lo si vedeva così in forma) e anche la regia di Waxman riesce a dare un ritmo notevole ad un film gradevole e con qualche bel momento action.
Galbo: Con l'arrivo in cabina di regia del talentuoso Guillermo Del Toro, la saga di Blade acquisisce elementi fantascientifici che si mescolano alla componente horror-avventurosa del primo capitolo. Il risultato è un action non sgradevole con alcuni buoni momenti dovuti principalmente ad una regia attenta e un buon coinvolgimento del cast. Intrattenimento gradevole.
Brainiac: Bello questo film di Risi, che descrive la tragica immutabilità delle reticenze italiane. Gli schiavi ed i vili complici delle organizzazioni criminali vivono rintanati nelle anguste sale del comune (dove smerciano mazzette non solo metaforicamente "grondanti" sangue), nelle strette sale giochi da sottoproletariato, nelle statiche cortine di fumo di sigaretta della redazione giornalistica, nei barocchi appartamenti del Boss. Il realismo non è quello da Reportage di Gomorra, ma le buone interpretazioni di De Rienzo e Pecci lo rendono agile e credibile.
MEMORABILE: "Siamo l'unico paese in cui si arriva sempre tardi".
124c: Tornano le indagini esotiche di miss Phryne Fisher, emancipata detective privata australiana degli anni 20 fra beduini, assassini, tombe e pietre verdi, accompagnata, come sempre, dal geloso ispettore Jack Robinson (che la ama). L'alchimia fra Essie Davis e Nathan Page è perfetta e si rinnova anche in questo film tv che è il seguito di Miss Fisher - Delitti e misteri; la ricostruzione d'epoca è sublime e il mix fra thriller e commedia romantica funziona anche qui. E' incredibile vedere quest'eroina in azione che mostra gambe perfette e che corre coi tacchi alti. Divertente.
MEMORABILE: L'inizio a Gerusalemme in stile Indiana Jones; L'elogio funebre interrotto dall'arrivo del biplano di miss Fisher; Miss Fisher provetta spadaccina.
R.f.e.: Mio cult-movie assoluto e uno degli ultimi film che ricordi che mi commosse davvero - in particolare nella sequenza in cui Artù chiede al suo nobile avversario, sir Uryens (Keith Buckley), di farlo cavaliere e questi, riconoscendo la sua regalità, esegue l'investitura. Senz'altro la migliore versione cinematografica del ciclo arturiano a tutt'oggi, pur con tutti i suoi difetti: le armature 'sbagliatè, le scopiazzature da Kagemusha e così via. Il miglior uso della musica di Wagner e dei Carmina Burana di Carl Orff in ambito cinematografico.
Piero68: Ottimo film di fanta-politica, cult e capo-stipite di un genere per gli anni in cui uscì. La regia viene affidata ad un Maestro. E questo ne fa guadagnare in spettacolarità nelle immagini delle partite/scontri. La sceneggiatura a volte balbetta e qualche scena può risultare noiosa. Ma nel complesso, visti anche i mezzi a disposizione ad inizio anni 70, è sicuramente una pellicola più che riuscita. Buona prova di Caan e bravissimo Beck che, grazie alla sua perizia sui pattini, rinunciò alla controfigura per quasi tutto il film.
Panza: Grazie all'aria rassicurante che con la vecchiaia ha assunto nel corso negli anni perdendo il volto comico dei primi tempi, Villaggio funziona anche in questa interpretazione dove rinuncia alla maschera fantozziana (salvo, purtroppo, rindossarla nel brutto Fantozzi 2000). Il lato prettamente comico del film funziona poca o niente mentre l'aspetto più sentimentale legato al rapporto con Insinna è quello più curato, con tutti i limiti di una sceneggiatura poco grintosa. Decisamente anonimo, lo si guarda e lo si dimentica poco dopo.
Rambo90: La Goldberg all'apice della carriera ovvero un'ora e mezza di divertimento assicurato: trama abbastanza originale e ritmo veloce con un personaggio costruito su misura per l'esuberante protagonista. Riuscite anche le caratterizzazioni di contorno dalla simpatica Wiest al formidabile Wallach. La seconda parte (con l'incarnazione fisica del mago della finanza) è semplicemente irresistibile. Buono.
Mascherato: Il thailandese Kaosayananda, temendo che il suo nome sia difficile da pronunciare, si fa chiamare (e si firma) Kaos. E non poteva fare scelta migliore, visto che la confusione regna sovrana in questo action fantaspionistico, un po' melò un po' woo-movie. Non ci crede nessuno (Banderas e la Liu lo danno esplicitamente a vedere). Io stesso non potevo credere ai miei occhi quando ho visto il frutto dello stupro di una balena ad un delfino (sic!) nuotare in un acquario.
Cotola: Non ci sono volgarità assortite e già questo è qualcosa. Per il resto però poco o nulla
da segnalare. Il tema affrontato è interessate ma è trattato con grande superficialità
e con grande e pietoso conformismo (si veda il finale) che mal si addice all'assunto di base. Ritmi accettabili ma regia anonima così come gli attori.
Zardoz35: Nella Francia Anni Venti pugile-damerino si arruola nella Legione dopo uno sgarbo al boss locale (ovviamente italiano). Gradevole film, con un Van Damme meno inespressivo del solito, tra ufficiali spietati, sergenti carogne, feroci combattimenti e singole storie degli arruolati per necessità: il nero emarginato, il tedesco spaccone, l'italiano respinto dalla famiglia della fidanzata, l'ex ufficiale inglese rovinato dal gioco. Ognuno a modo suo dimostrerà coraggio da vendere. Finale troppo scontato.
MEMORABILE: Il boss costringe due suoi scagnozzi ad arruolarsi nella Legione per dare la caccia a Van Damme!
Mutaforme: Film tutto sommato ben realizzato ma che inevitabilmente finisce per strizzare l’occhio ai soli fan dello scrittore, mossi dalla curiosità di conoscere la vita del giovane autore del Signore degli Anelli e l’incontro con la moglie, musa ispiratrice. Pochi i contenuti degni di nota, probabilmente solo le scene dal fronte che mostrano quanto ci possa essere di autobiografico nella nota opera fantasy. Da vedere, ma non più di una volta.
Siska80: Giovane coppia in viaggio su un aeroplano si vede morire davanti agli occhi il pilota e deve sbrigarsela da sola. Incredibile come si possano portare avanti per più di un'ora assurdità come quelle alle quali assiste l'attonito spettatore, che si trova di fronte a un film con un cast mediocre e (cosa peggiore) assolutamente privo di trama, nel quale il ritmo elevato non è un valore aggiunto, anzi; l'ansia aumenta progressivamente e non si vede l'ora di arrivare allo scontato lieto fine. Un vero flop.
MEMORABILE: I due protagonisti che, a turno e per ragioni diverse, si ritrovano fuori dal velivolo ad alta quota con notevole nonchalance.
Noodles: L'abusato tema della coppia in crisi che vuole risolvere le cose con un viaggio viene trasposto da Bertolucci in pieno deserto del Sahara. Bella location, ma non basta. Al tema già usato il regista aggiunge poco di nuovo e il film risulta lento, noioso (uno strazio gli ultimi venti minuti) e stanca presto. I lati positivi sono rappresentati dai bravi protagonisti, dalla fotografia e dalla splendida musica. C'è anche qualche bello scorcio. Troppo lungo, per quello che ha da dire.
Belfagor: Seguendo la scia di Una pallottola spuntata, Greggio tenta di riproporre lo stile ZAZ mettendo alla berlina Psyco e Il silenzio degli innocenti insieme a molti altri thriller. Nonostante il ritmo e lo stile siano tagliati con l'accetta, il susseguirsi di gag non delude e l'atmosfera un po' demenziale e un po' trash, unita alla durata contenuta, rende il film potabile. Il cast americano offre una notevole quantità di cameo, incluso Astin, il Gomez dell'originale famiglia Addams.
MEMORABILE: Il lupo che sostituisce il leone della MGM; L'autobus; Pavarotti a pezzi dopo la tournée.
Galbo: Film sportivo che “rinverdisce” alcune vecchie glorie del cinema americano come Helen Hunt e William Hurt, che per la verità (il secondo sopratutto) non incidono più di tanto, laddove le vere star sono le interpreti delle pallavoliste. Si tratta di un film per famiglie che veicola un messaggio che è in fondo lo stesso di quasi tutte le pellicole dedicate allo sport: redenzione, riscatto e spirito di squadra. Il film può coinvolgere perché racconta una storia autentica, ma è anche ampiamente prevedibile. Belle le riprese sportive.
Pigro: Un giapponese è processato per omicidio. Film raffinato che vuole reinventare le forme del classico cinema giudiziario. La storia (piuttosto esile) è continuamente frantumata da una miriade di immagini e rapidi flashback che ci riportano ad altre storie: l’amore di un giornalista per la moglie dell’imputato e la vergognosa deportazione (vera) di migliaia di americani con occhi a mandorla in campi di concentramento Usa. La cura dell’immagine e la fotografia sono ricercate e preziose fino a rasentare l’autocompiacimento estetizzante.
Herrkinski: Girato per contratto da Seagal, che aveva ottenuto dalla Warner i fondi per il suo Sfida tra i ghiacci, è un film che non era nemmeno originariamente stato concepito come sequel di Trappola in alto mare; in effetti si nota che lo script è stato adattato alla bell'e meglio e che la ripresa del personaggio è del tutto esornativa, anche se di base la sostanza rimane all'incirca la stessa con la variante di essere su un treno in corsa per le montagne. Qualche bel momento di lotta corpo a corpo e i soliti terroristi improbabili per un action decoroso ma che pare già uno straight to video.
Homesick: Bizzarro, poliederico e unico. Si segnala per la sperimentazione registica, che crea un clima torrido, irreale, allucinato, con frequenti virtuosismi della macchina da presa. Dialoghi ridotti al minimo, sostituiti da musiche onnipresenti e variegate e, nelle rare occasioni in cui queste tacciono, dal rumore del vento. Pani gigioneggia divertito, Castel (che recita con la sua vera voce) è il solito antieroe rivoluzionario.
Homesick: Alla vigilia dell'indipendenza del Marocco, la città di Tangeri è il caldo, multietnico e decadente scenario per un dramma noir il cui ordinario tessuto diegetico - scontri tra clan, intrighi, amori e vendette - è rinforzato dalle prove di un gruppo di attori vigoroso e compatto: dal disilluso detective marlowiano Lhermitte all'onnipotente boss Hanin, dalla "figlia in nero" Golino - con immancabili nudi integrali in serbo - alla patita chanteuse Karina; contornano Guiomar, commissario ottuso e corrotto, e Lindon, figlio sottomesso e timoroso. Non guastano le stille di ironia sparse qua e là.
MEMORABILE: La strage iniziale; Il discorso del commissario sulle "ipotesi"; L'aiuto degli ebrei; Il faccia a faccia nella villa abbandonata.
Alex1988: Ancora un film in cui la boxe è vista come strumento di redenzione. In questo caso, però, è un ex terrorista uscito di prigione dopo quattrodici anni, a voler ricominciare da capo riallestendo una vecchia palestra; allo stesso tempo il protagonista ritrova una vecchia fiamma, figlia di un importante personaggio appartenente all'IRA; a quel punto le cose si complicheranno. Jim Sheridan e Daniel Day Lewis proseguono il discorso cominciato tre anni prima con Nel nome del padre; emotivamente si toccano le corde giuste, ma c'è ben poco coinvolgimento.
Capannelle: Di bello ci sono un paio di interpretazioni femminili (la Bolkan ma anche la Casares) e le musiche del bravo Piovani. Ma di orrido ci sono diverse cosette: il linguaggio anni '70 messo in bocca a delle suore del 1400; l'incontro tra Flavia e il bel moro invasore che sembra tratto dai romanzi Harmony; alcune crudeltà/stranezze messe lì solo per fare sensazione. Insomma, vorrebbe essere film colto ma un gliela fa.
Herrkinski: Discreto giallo di Bava, che aveva fatto di meglio con La casa con la scala nel buio. In questo caso il principale intoppo è dato dall'interpretazione degli attori, peggiorata dal doppiaggio; su tutti la Grandi, seppur in parte, non convince. L'elemento erotico si limita alle ripetute esibizioni d'epidermide della Serena nazionale e della Salerno, mentre è la parte gialla a prevalere, con qualche buon omicidio, alcuni momenti di tensione riusciti e un discreto finale. Location e modus operandi del killer ricordano Tenebre di Argento. Patinato.
Gestarsh99: Gli ovvi handicap dispersivi dell'ampia coproduzione italo-franco-ispanica si sentono eccome in questo poco noto revenge-movie d'azione. Il montaggio, difettoso ed approssimativo, tronca di netto e rovina anche scene ben costruite, rendendo lo svolgimento incostante e poco incisivo e la scoordinatezza del cast non aiuta: Mitchum monoespressivo, sempre con l'aria da bravo ragazzo pulitino e pensieroso; Malden inerte ed impagliato; Vallone alle prese con una pronuncia inglese a dir poco maccheronica. Salvano capra e cavoli la bella soundtrack "dileiana" ed il vivido splendore della Hussey.
MEMORABILE: Mitchum che si prodiga in acrobatici virtuosismi motociclistici.
Il Dandi: Dieci anni dopo la fine della guerra Paolo torna in Italia, dove ha modo di riincontrare tutte le donne della sua vita tranne Anna, per scoprire che morì di parto dando alla luce la loro unica figlia. Melodramma strappalacrime minore ma rappresentativo, modellato sull'esempio de I figli di nessuno da cui si saccheggiano situazioni (l'amore contrastato per differenze sociali) e personaggi stereotipati (la contessa cattiva, la sorella bigotta). Boccia non è Matarazzo e Fiorelli non è Nazzari, ma la struttura "indagatoria" a flashback ha un suo perché.
MEMORABILE: L'impresario di pompe funebri che si lamenta della crisi del settore.