il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

L'ORA DI HITCHCOCK
episodio per episodio
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358368 commenti | 68028 titoli | 26810 Location | 14098 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Picciridda - Con i piedi nella sabbia (2020)
  • Luogo del film: La casa in cui abita la zia Pina (Riganò), moglie di Saro (Collovà)
  • Luogo reale: Via Case Canini, Favignana, Trapani
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  • Film: Maladolescenza (1977)
  • Luogo del film: La casa di Silvia (Ionesco)
  • Luogo reale: Velden am Woerthersee: Hotel Seeschlossl Velden, Klagenfurter Strasse 34, Austria, Estero
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Francesco Mancini

    Francesco Mancini

  • Dino Zoff

    Dino Zoff

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Anthonyvm
Figura secondaria ma inequivocabilmente iconica della tradizione stokeriana, Renfield si prende finalmente la rivincita sul suo tenebroso padrone in un'ironica parabola sulle relazioni tossiche e sulla necessità da parte delle vittime di riprendere in mano la propria vita. Idea acuta nel contesto vampirico, anche per l'inevitabile universalizzazione della natura (non sempre eterosessuale) di simili rapporti, ma l'umorismo caciarone e fortemente action-packed banalizza l'insieme, sottraendo charme a favore del puerile intrattenimento videoludico. Lo splatter consistente si fa gradire.
Commento di: Harden1980
Come in ogni famiglia, di fronte alla malattia di un genitore c'è chi si accolla tutto l'onere di assisterlo e chi se ne lava le mani. Questo film affronta l'argomento con leggerezza ma non senza una dose di malinconia che lo rende interessante. Ottime le protagoniste, la Posey, la superficiale ragazza di città e la povera Moore casalinga disperata rimasta al capezzale del padre. Il film fallisce però proprio negli aspetti più leggeri, funzionando meglio nel descrivere il complesso rapporto tra le due sorelle e quello col padre. Non riuscissimo ma dolce, nel complesso.
Commento di: Pigro
L’impresa impossibile della resa filmica del romanzo di Burroughs è vinta non solo grazie a una sceneggiatura che recupera la biografia stessa dello scrittore drogato in una narrazione (in)coerente, ma anche grazie all’atmosfera costantemente immersa in una condizione allucinata, delirante, algidamente folle, grottescamente lisergica, mai tutta reale e mai tutta visionaria, sorretta da una bella fotografia calda tra il vintage anni 50 e il febbrile e dal jazz ipnotico di Coleman. Consigliabile la visione in uno stato di dormiveglia o di trip.
Commento di: Rebis
Incursione onirica, cupa e rovente, dalla ritmica febbrile, in cui Lynch è finalmente libero di alludere senza riserve all’ordine oscuro che trascende il narrato. Non ricostruisce solo il retroscena di Twin Peaks, ma lo rinnova, lo perfeziona e anticipa gli sviluppi della terza stagione, mentre rielabora le coordinate della sua poetica a venire. I tagli imposti per ridurre il girato al personaggio di Laura Palmer, amplificano l'ermetismo dei rimandi simbolici, la cui decodifica è appannaggio dei soli cultori. Sound design magistrale. Possente prova attoriale di Sheryl Lee.
Commento di: Nicola81
Da un soggetto del figlio Danilo, Massi rende omaggio a Civitanova Marche, sua città natale, girandovi un poliziesco suddiviso in due parti del tutto autonome. La prima è più serrata e ricca di azione e con qualche ampliamento avrebbe potuto reggere anche da sola la durata del lungometraggio; la seconda è più votata all'introspezione e all'investigazione, ma riserva comunque qualche buona trovata. Merli sempre in gran forma; accanto a lui la bella Karlatos, i cattivi Serato e Palmara, il prudente questore Feliciani e Duse simpatico brigadiere veneto. Cipriani in vena di riciclo.
Commento di: Schramm
Se si patteggia con scavalcamenti logici e slealtà veriste e si accetta che le onde cinenarrative debbano schiantarsi sulla scogliera dell‘incredibile, non è difficile andare d’accordo o quanto meno simpatizzare col cyberthriller a base di paranoia digitale/mondo liquido (dating, geolocalizzazione, schiavitù da dispositivo) e cene a sadico lume di schermata di Landon. Dark-romance storybook e sbarazzino thriller technoir, un‘unica location trasformata in psychotrap, un ending a tutto sbrocco adrenalinico: opporre snobistica resistenza posh è fallimentare, il suo sporco gioco lo fa.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Giallo di poche pretese, ha almeno il merito di evitarci la solitamente immancabile scena che nell'incipit - senza aggiungere nulla - ci catapulta in avanti per poi tornare indietro. Più lineare nello svolgimento, la storia comincia in famiglia, con Helen Parker (Holden), architetto piuttosto in gamba, che sta preparando una cenetta per festeggiare un premio conferito a suo figlio Taylor (James), sedicenne ottimo scolaro fissato coi videogiochi e tendenzialmente asociale. Insieme a loro l'altra figlia Gia (Christie) e Judy (Isack), una vicina di casa amica di Helen, insieme al proprio...Leggi tutto figlio Miles (Williams). Mancano i padri, presenze di norma assenti o marginali in questo tipo di film, ma il gruppo è affiatato e tutto sembra andare per il meglio. Anzi, Taylor pare abbia finalmente conosciuto una ragazza, anche se solo via chat, con cui scambia dolci messaggini. Parlano della festa per i sedici anni di Sophia (Rowe), a cui andranno tutti (madri escluse), senza sapere che quella sarà una serata maledetta: Sophia, infatti, verrà trovata qualche ora dopo cadavere in un parco e Taylor incriminato del delitto.

Quando la polizia bussa alla porta per arrestare suo figlio, Helen trasecola: sa che Taylor non può essere il vero omicida, ma spunta la registrazione da una telecamera della zona che mostra proprio Taylor uscire quella notte di casa e tornare poco dopo. Lui nega recisamente di aver ucciso Sophia e sua madre gli crede, mentre intanto compare in scena un collega (Cermak) di quest'ultima, che con lei si dimostra gentile e servizievole. Un tipo piuttosto ambiguo però: è in buona fede o nasconde qualcosa?

Ci sarà ancora tempo per aggrovigliare ulteriormente una matassa assai intricata, studiata con una certa abilità soprattutto con il chiaro intento di celare la soluzione. Ciò non toglie che una regia (di Soran Mardookhi) troppo fiacca non riesca mai a far decollare il film. Un po' per i personaggi inconsistenti interpretati senza grande convinzione (fa eccezione Gina Holden, professionale e non a caso scelta per il ruolo centrale), un po' per le debolissime scene in famiglia che li vedono interagire in modo piuttosto artificioso, è proprio difficile appassionarsi alla storia. Che invece, nella seconda parte, qualche buona sorpresa la riserverebbe, spiazzando (relativamente) e riuscendo a incuriosire.

Bandita ogni traccia di azione, è assente del tutto pure la suspense, al punto che indicare come thriller il genere questa volta riesce piuttosto difficile. Tutto scorre piatto senza che CATFISH MURDER (il titolo fa riferimento alle false identità che si creano online ed è buffo che il tema sia molto meno centrale di quanto possa si possa immaginare all'inizio) riesca ad emergere rispetto alla bassa media di questo tipo di film. Si apprezza la volontà di rimanere nei ranghi senza voler strafare, offrendo nel contempo una confezione decente, ma soprattutto i giovani - peraltro tutti apparentemente molto più adulti dell'età dichiarata nella finzione - non riescono a far presa, rendendo il tutto più anonimo e inconsistente di quanto meriterebbe...

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Torna alla regia il toscano Andrea Muzzi, attore in un buon numero di film tipicamente legati alla sua regione. Una commedia che lo vede come protagonista nei panni del solito bamboccione perditempo (vive col padre, Marco Messeri) che si suppone abbia grandi idee ma non i mezzi per realizzarle. Lo vediamo infatti fin da piccolo armeggiare con un razzo al quale ha agganciato una gabbia con un gatto, convinto di poter spedire la povera bestiola sulla Luna. Lo assiste l'inseparabile amico Fulvio, poco convinto di un'operazione spazio che finirà infatti col micio schiantato al piano...Leggi tutto di sotto del palazzo.

Cresciuto, Sergio non ha perso l'iniziativa, ma i soldi proprio non arrivano e vive alle spalle del padre (la madre è morta). Ogni tanto vede il figlio avuto da Clara (Cecchi), da cui si è separato, e l'ha convinto (dal momento che il ragazzino gioca a calcio in porta) di aver conosciuto e di frequentare ancora il grande Dino Zoff. Ma intanto c'è da sbarcare il lunario. Mentre Fulvio (Galligani) qualche soldo lo tira su con piccoli lavori da meccanico, lui cerca ancora la grande idea che mai riesce a concretizzare. Finché, sfruttando lì a Chiusi (Siena) un piccolo spazio malandato di cui è proprietario, si mette in testa di aprire con Fulvio un'agenzia che aiuti il prossimo a ritrovare il sorriso e che chiamano “Felici e contenti”.

Inaspettatamente i clienti arrivano: chi perché ha un nuovo telefonino spettacolare ma nessuno che lo chiami (Handel), chi perché si sente grassa (Morozzi) e non sopporta di vedere la collega di lavoro “secca e allampanata” ammirata da tutti... Sergio e Fulvio hanno una soluzione per tutti. Magari alla buona, a volte scarsamente funzionante (come quando vengono assunti per comunicare a un padre di famiglia che il loro figlio è gay) ma che un po' di soldi comincia a fruttare. Tanto che il nuovo compagno (Bruschetta) di Clara, un macellaio abituato a considerare l'ex di lei un fallito e da questo rinfrancato, inizia a innervosirsi. La trama non dice molto di più, aggiungendovi l'amicizia (interessata) del padre (Messeri) di Sergio con la bella vicina di casa (Poggi).

Il cast conta molti volti noti (c'è anche un cameo – in ospedale - del veterano Sergio Forconi) e qualche personaggio spassoso, come l'autistico ragazzone del bar (Mancini) che sciorina dati inutili in sequenza. Si seguono le vicissitudini dei clienti dell'agenzia (Daniela Morozzi è la migliore, davvero brava), la vita rassegnata di Sergio e nel complesso non ci si annoia, il che è indice di una regia comunque discreta (con Muzzi, dietro la macchina da presa, c'è Riccardo Paoletti). Hendel, che viene appositamente chiamato su richiesta al cellulare dal protagonista nei momenti meno indicati (un po' come il Raniero di Verdone), si vede poco ma è piuttosto divertente, Bruschetta e Messeri garantiscono una recitazione di livello, la Poggi è ancora splendida e luminosa e c'è pure Dino Zoff nei panni di se stesso che compare nell'ultima scena per dare qualche amorevole consiglio al figlio di Sergio.

La sceneggiatura (alla quale ha collaborato anche Ugo Chiti) non offre chissà quali dialoghi ed è chiaro come si punti soprattutto sulla simpatia e l'affiatamento del cast, quindi sul consueto clima amichevole e brillante comune alle tante produzioni toscane low budget. Una commedia con qualche buon momento, moderatamente divertente, nel complesso superiore a tanti prodotti analoghi ma ancora carente nella messa in scena e poco strutturata.

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Nella corsa a ficcare gli squali in qualsiasi zero budget movie che possa anche solo sfruttarne il nome nel titolo e nel disegno della locandina, si iscrive abusivamente anche questo SHARK GIRL, che lambisce il tema per trasformare in squalo (“bianco”, non si sa in virtù di cosa) un'avvenente biondona influencer, Heidi (Johnston). “Trasformare” poi è una parola grossa: ci si limita a piazzarle in bocca una dentatura simile a quelle draculesche utilizzate a Carnevale per farle poi fare esattamente quello che Dracula (e nessuno squalo) fa.

Dopo un'introduzione...Leggi tutto caotica in cui si capisce solo che dev'essere esploso qualcosa in qualche centrale sul mare, vediamo Heidi posare in spiaggia per il suo fidanzato fotografo (Bertroche), intenzionata a moltiplicare i suoi follower. E' lui a spingerla a tuffarsi dove nessuno fa il bagno causa inquinamento delle acque. Lei, pur riluttante, lo fa e... scompare, mentre il fidanzato alza le spalle e non vedendola più se ne va pensando ok, l'aspetterò a casa. La sera stessa, a Venice Beach (California), una coppia di innamorati viene sbranata sulla sabbia proprio da Heidi, che sfoggia la suddetta dentatura draculesca (senza canini, ma cambia poco) e attacca al collo le sue vittime. Tornata dal fotografo, poserà per lui insieme a un'altra influencer (Hogan) chiamata dallo stesso prima di divorarsi entrambi senza che nessuno si chieda che fine abbiano fatto. Sienna (Ameerah), l'amica del cuore di Heidi, ignara di tutto, è solo contenta che lei sia tornata single e progetta grandi vacanze, ma quella pensa solo a mangiarsi chi le capita a tiro.

Di squali nemmeno l'ombra, e la cosa non cambierà fino alla fine: presenze nominali richiamate esclusivamente dalla supposta natura di Heidi e dalla sua dentatura. Si parla insomma di una semplice ragazza da curare, alla quale penserà un professore (Guest) di Sienna ormai in pensione, ormai datosi all'alcol ma che conserva un siero creato – ma guarda un po' – proprio per far rientrare gli istinti omicidi di chi si è trasformato in squalo bianco (evidentemente fatto piuttosto comune, in zona). Ora basterà rintracciare Heidi e spararglielo in vena come da istruzioni, cosa tuttavia non semplice.

Cercando vanamente di dare spessore alla protagonista, i due registi (e sceneggiatori) provano a farle venire qualche scrupolo quando sulle prime vorrebbe mordere a sorpresa la povera Sierra “demordendo” subito dopo, ma sono spunti davvero miseri. I personaggi sono sbozzati male, in modo quasi primitivo come nei peggiori shark-movie, e la confezione (al di là di una fotografia quasi accettabile, rispetto alla media) è classicamente povera, da produzione ultra-indipendente che non ha nemmeno voglia di abbozzare una trama che vada al di là del contagio vampiro-zombesco tirato avanti da un unico portatore.

Effetti speciali che si riducono a un po' di sangue al momento del morso. L'unico personaggio di vaga importanza, al di là delle due ragazze (quella buona e quella cattiva), è un sedicente giornalista youtubbaro che affianca Sienna in tutta l'avventura, convinto di fare lo scoop della vita. Qua e là riempitivi di prolungate danze a ritmo di musica moderna e un po' di ragazze in bikini. Il finale si apre con chiarezza a un temibile sequel. Associabile al filone animali assassini solo se si vuol considerare Heidi uno squalo bianco come ci viene detto nel film...

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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