"I racconti della cripta" episodio per episodio
20 Aprile 2016
LA PAGINA DEGLI ESPERTIIn questa pagina sono raccolti i commenti pervenuti sui singoli episodi di "I racconti della cripta" (aka "Racconti di mezzanotte"). Per cercarne uno in particolare è sufficiente selezionare tutto il testo e cercare il titolo (italiano o inglese). Chi volesse contribuire commentando un unico e preciso episodio non ha che da CLICCARE QUI e farlo, scrivendo nel forum il proprio commento e facendolo anticipare dal numero dell'episodio, dal titolo e dal relativo pallinaggio. Il commento verrà prelevato “automaticamente” (per via umana, cioè da me) dal forum e trasferito in questa pagina nel punto esatto.
A QUESTO LINK LA STORIA DEI FUMETTI, DELLE USCITE CINEMATOGRAFICHE E DELLE EDIZIONI IN VHS DEI RACCONTI DELLA CRIPTA.
PRIMA STAGIONE (1989)
01. L'UOMO CHE ERA LA MORTE (The Man Who Was Death)
Contenuto nella vhs "I racconti dalla cripta" (Cic video)
*** L'apertura della serie è per Walter Hill e un episodio in cui Bill Sadler interpreta colui che nella prigione abbassa la leva delle esecuzioni sulla sedia elettrica. Non un mestiere allegro, che il nostro compie rivolgendosi nei suoi pensieri direttamente allo spettatore, spiegando chiaramente perché condivide e anzi trova assolutamente necessaria la pena di morte. Poi però capita che la stessa nel suo Stato venga abolita e lui perda il lavoro, decidendo di continuare l'opera da solo e fulminando in diversi modi colui che la giustizia assolve ma che lui è certo siano colpevoli. Sadler, col suo fare cinico e spregevole, è l'uomo giusto per interpretare un episodio che non arretra di fronte a nulla: esecuzioni senza censure e l'elettricità killer come letmotiv, con uno dei più crudi omicidi in vasca che si ricordi, in cui la vittima frigge a lungo tra le bolle. Ambienti bui come quasi sempre in Hill, una regia solida e un copione ben scritto sono le componenti di un valido esordio, con un finale a sorpresa un po' prevedibile ma coerente (e prolungato dal Creepy, che gioca sadicamente sulla sedia elettrica di casa fulminandosi a ripetizione). (Marcel MJ Davinotti jr.)
** Il tema del contrappasso è un classico dell'horror punitivo o beffardo: applicato al tema del giustiziere fai-da-te e della pena di morte risulta vieppiù prevedibile. A far salire di grado l'episodio è l'interpretazione di Sadler (che vanta i giusti tratti cinici) e una certa spigliatezza nel mostrare i lati più crudi delle esecuzioni (la testa fumante, gli amanti cotti a mollo). (Rufus68)
*** La serie di racconti inizia con un tema davvero caldo: la giustizia capitale; è più crudele quella di stato o quella fai da te? C'è una sottile linea di demarcazione che viene oltrepassata da Sadler, appropriato per il ruolo. Clima urbano buio e angusto, con una simpatica narrazione rivolta direttamente allo spettatore. Cruento il bagno folgorante. In questo episodio si ha un assaggio di cosa saranno i racconti della Cripta, ovvero una riproposizione alternativa di quanto al cinema era stato inaugurato con i racconti di Creepshow; e c'è da dire che il presentatore di questo e degli altri episodi della stagione è assai più creepy... (Fabbiu)
02. È ATTRAVERSO TUTTA LA CASA (And All Through the House)
Contenuto nella vhs "I racconti dalla cripta" (Cic video)
*! Zemeckis riprende un episodio che Freddie Francis aveva già portato su schermo nel suo "Racconti dalla tomba" del 1972, il primo film tratto dai fumetti della E.C. Ad essere braccata in casa da un Babbo Natale assassino allora era Joan Collins, qui è Mary Ellen Trainor (il killer mascherato è invece un irriconoscibile Larry Drake), che ha nel prologo ammazzato il suo secondo marito e decide di approfittare della presenza in zona del Babbo Natale assassino per addossargli la responsabilità del delitto. Un breve assedio che Zemeckis gira in bello stile ma senza grinta, in attesa del colpo di scena finale beffardo sì ma non abbastanza forte da giustificare venti minuti piuttosto vuoti e interpretati senza il dovuto trasporto. Ottima la fotografia, ma non basta. Più simpatico e folle l'ultimo episodio. (Marcel MJ Davinotti jr.)
* Che sia la cover di un vecchio episodio con Joan Collins lo rende un reperto indispensabile per conoscere le differenze fra lo ieri e l'oggi. Se l'episodio dei Settanta era interessante per l'originalità beffarda questo attuale rimane indeciso fra il tono grottesco (l'omicidio iniziale) e l'esagerazione del macabro. Se la fedifraga protagonista è sotto le righe (tanto da risultarci indifferente), il "mostro" Santa Claus è fastidiosamente caricaturale. Alla fine di tutta la storia, al di là del labile intreccio, poco o nulla ci resta. (Rufus68)
***! Nella semplicità del soggetto (psicopatico a piede libero) non si contano le trovate di buon gusto, anche qualcuna che rimane nel mistero. Alcuni momenti hanno una notevole efficacia (intrappolata nello sgabuzzino) e il tutto è permeato da un tradizionale umorismo di fondo qui centrato sul contrasto notte magica/notte macabra. E' interessante il riproporre un soggetto già sperimentato ma allo stesso tempo l'episodio consolida un filone: quello dei babbi natali assassini (Un minuto a mezzanotte, la saga dei Silent Night e vari altri titoli). (Fabbiu)
03. SOTTERRA QUEL GATTO, È DAVVERO MORTO... (Dig That Cat... He's Real Gone)
Contenuto nella vhs "I racconti dalla cripta" (Cic video)
*** Episodio simpatico e folle, con un Richard Donner in forma che si diverte a giocare con primi piani improvvisi e un montaggio veloce sfruttando il clima grottesco del luna park. Joe Pantoliano è un barbone al quale, nello studio del solito scienziato pazzo, vengono regalate le nove vite di un gatto attraverso un'operazione chirurgica appena abbozzata. L'idea del protagonista è di sfruttarle per farsi assumere al luna park come Ulric “il semprevivo”, con prove impossibili di resistenza che lo porteranno alla morte e poco dopo alla resurrezione tra lo stupore degli astanti. Un bell'esempio di creatività a cui si aggiunge il black humour tipico della serie, con personaggi volutamente sopra le righe a rendere il tutto quasi surreale. Toni hooperiani filtrati dal dinamismo tipico di Donner per un episodio gustoso e divertente. Per nulla sanguinario, nonostante si potesse facilmente approfittare delle molteplici morti per darci dentro in questo senso, poco spaventevole come prevedibile per il cinema di Donner ma simpatico, con un finale a sorpresa che convince abbastanza. (Marcel MJ Davinotti jr.)
**! L'ambientazione circense regala sempre qualche freccia in più all'arco del grottesco. Stavolta il freak è nientemeno che un immortale (con precisi limiti ...). Donner adotta un ritmo frenetico spingendo i propri protagonisti sin alla soglia della caricatura: ma ne vale la pena. La sarabanda vanta un proprio garbo ballerino e il finale è coerente con lo humor nero dell'intero episodio. (Rufus68)
**! Il componente più interessante dell'episodio è senz'altro il climax circense rappresentato con primi piani rocamboleschi e un montaggio frenetico. La storia del freak immortale è interessante, ma lo sviluppo è un po' tirato per le lunghe, il finale piuttosto sbrigativo. Comunque è un episodio ben diretto e interpretato. (Fabbiu)
Contenuto nella vhs "I racconti della Tomba vol. 2" (Warner video)
*** Lo specialista in commedie sentimentali Howard Deutch recupera Lea Thompson dal suo UN MERAVIGLIOSO BATTICUORE e le fa infilare i panni di una prostituta dal “bel faccino” piuttosto ambiziosa. Dopo aver ucciso il suo protettore cerca di venderne i gioielli, ma il ricettatore non accetta e contropropone qualcosa di insolito: per 10.000 dollari dovrà farsi fare il calco del viso! Lei accetta, naturalmente, ma ben presto scoprirà che la cosa causerà il precoce, tragico invecchiamento della pelle. Deutch gioca bene tra ambienti che conosce, porta la sua protagonista dal marciapiedi agli ambienti di classe, la fa cambiar d'abito e truccare non perdendo però di vista la storia, che procede bene e tende a deludere solo nel finale. Ma la breve parabola che la Thompson è abile a interpretare (sexy, ammiccante, espressiva) e l'articolazione non banale della storia permettono di passarci sopra. (Marcel MJ Davinotti jr.)
*! Superficiale come i peccati in questione. La maschera che sugge la bellezza è un topos antico, riattualizzato da Wilde e Poe ("Il ritratto ovale"). Qui viene declinato con fare assai prosaico (i soldi) e senza alcun riferimento fantastico. Solo la Thompson riesce, pur debolmente, a condensare il bruciante apologo con una certa forza di caratterizzazione. (Rufus68)
** Lea Thompson è la protagonista di questa storia, interpreta (molto bene) una donna fin troppo convinta della sua bellezza e grazie alla quale passa dai marciapiedi ai party mondani. Ci sono belle musiche che accompagnano le atmosfere tipiche dei film di quel periodo; il soggetto però è piuttosto insipido e anche il risvolto, se così si può chiamare, non lascia molto il segno. (Fabbiu)
05. AMORE A PEZZETTI (Lover Come Hack to Me)
Contenuto nella vhs "I racconti della Tomba vol. 2" (Warner video)
**! Diretto da Tom Holland, vede una strana coppia in luna di miele. Lui (Stephen Shellen) è il classico playboy che ha sposato lei (Amanda Plummer) per denaro, ma quando se la ritrova in posa sexy e lingerie pronta a concedersi resta di stucco. Ancora più di stucco resta però quando, dopo aver ”consumato”, la vede dalla finestra che saluta e fa entrare in casa un tizio mai visto, col quale si lancia in un focoso amplesso sul divano! Cosa sta succedendo? Holland ce lo spiegherà in un finale che effettivamente, almeno all'inizio, sorprende. Poi invece, quando si passa allo splatter, tutto rientra nei canoni e dal punto di vista registico si è senz'altro visto di meglio (gli omicidi sono veramente mal realizzati). Peccato, perché l'atmosfera era quella giusta: luci soffuse in un castello, candele e cambi di prospettiva. Narrazione apprezzabile, la Plummer notevole nelle due vesti e scene di sesso insolitamente “calienti”. (Marcel MJ Davinotti jr.)
*! Una storiella con il colpo di scena già in canna: quando si legge nel titolo "a pezzetti" e si inquadra una sorta di alabarda nei primi minuti... Sbiaditi (è un complimento) gli interpreti maschili, a salvare la baracca è la metamorfosi della "bruttina" Amanda Plummer: qui capace di mutarsi da vittima verginella a bomba sexy sino a qualcosa d'altro. Finalino prevedibile e stinto (gli sceneggiatori forse s'erano già spremuti in altri episodi). Poca roba. (Rufus68)
*** Nella semplicità di un soggetto che non tarda affatto a rilevarsi come ghost story, si percepisce subito la regia abile di Tom Holland. Le atmosfere sono ben realizzate e anche il ritmo della narrazione è ben dosato. Si gioca con elementi piuttosto classici della narrazione horror, ma con stile attento e raffinato. Il momento splatter è spassoso e degno del black humor che caratterizza i momenti migliori di questa serie. (Fabbiu)
Contenuto nella vhs "I racconti della Tomba vol. 2" (Warner video)
**! Dietro la macchina da presa Mary Lambert, lo stesso anno autrice dell'ottimo CIMITERO VIVENTE. Il suo è un episodio davvero poco spaventevole, con il bravo M. Emmet Walsh nei panni di un lavoratore costretto alla pensione che a casa ritrova una moglie (Audra Lindley) frequentata fin lì quasi incidentalmente, consolatasi nel frattempo con cani, gatti, pesci, scoiattoli ai quali dedica infinite attenzioni. Col ritorno a casa del marito pensa di poter cambiar vita, ma finisce quasi per trattarlo come uno dei suoi animali domestici, causandone l'irritazione. Un quadretto di tranquilla vita familiare che Walsh e la Lindley interpretano al meglio. E sono loro, assieme a una regia comunque di qualità, a sostenere una sceneggiatura a dire il vero non troppo interessante, nonostante qualche spunto divertente. Ci si riscatta però nel finale con un colpo di scena tra i più inattesi della serie, che spinge forte sul pedale del black humour e si chiude prevedibilmente ma in modo spassoso. La dimostrazione che se dietro alla macchina da presa c'è chi sa il fatto suo si può salvare qualsiasi cosa. (Marcel MJ Davinotti jr.)
**! Si rinuncia all'horror classico per una simpatica incursione nel grottesco nero. M. Emmet Walsh è il re incontrastato del segmento. La sua irritazione misantropa per il serraglio apprestato dalla moglie (gatti, scoiattoli e quant'altro) ha punte brillanti non banali (specie quando il protagonista si sfoga sulle incolpevoli siepi o trova pesci nella vasca). Il prosieguo è più telefonato, ma egualmente godibile nella sua logica da contrappasso atrabiliare. Merita la visione. (Rufus68)
***! L'episodio di chiusura della prima stagione è il più divertente. Un uomo finalmente in pensione si trova alle prese con la moglie, che ha scoperto essere diventata fin troppo amante degli animali. Lo sviluppo segue ritmi e toni umoristici che incuriosiscono lo spettatore, sebbene l'arma del delitto (scontato) venga rivelata già nelle prima scene. La concezione più autentica dell'elemento "creepy" è racchiusa con classe nel risvolto finale (che sarebbe stato del tutto inatteso se non fosse stato per la solita introduzione iniziale), tanto spassoso quanto grottesco. Il bulldog radiocomandato è una vera chicca. (Fabbiu)
SECONDA STAGIONE (1990)
01. DIRITTO DI MORTE (Dead Right)
Contenuto nella vhs "I racconti della Tomba vol. 3" (Warner video)
**! Episodio diretto dallo specializzato in commedie giovanili a protagonista femminile Howard Deutch, che non si smentisce e porta al centro della storia una splendida Demi Moore in perfetto look eighties. Una fattucchiera molto brava le predice che in giornata verrà licenziata e troverà un nuovo lavoro. Lei non ci crede ma è quanto accadrà, così quando la donna le annuncia che conoscerà e sposerà un uomo spiantato destinato a ereditare e subito dopo a morire lasciando un immenso patrimonio la ragazza, che dalla vita non aspetta altro che accasarsi bene, gioisce. Una volta scoperto però che l'uomo in questione (Jeffrey Tambor) è un laido ciccione incontrato in un night ci pensa più di un attimo. Che fare? Un episodio tutto sommato piacevole, con una Demi Moore perfida e cinica, perfetta per il ruolo così come Jeffrey Tambor, enorme quanto repellente. Si lascia seguire ma è chiaramente costruito per il simpatico colpo di scena finale, prevedibile solo da un certo punto in avanti. (Marcel MJ Davinotti jr.)
** Come già ne "L'avvoltoio" si ravvisano echi classici nella sceneggiatura (ognuno pesca dove può, evidentemente). Stavolta è il turno degli inganni oracolari basati sull'errata interpretazione delle parole (dovuta anche alla malizia dell'oracolo): tema famoso ripreso dalla disfatta di Creso, re di Lidia. La superstar Moore è già graziosa e l'antitesi col bombardone Tambor suscita qualche friccico di curiosità. Niente di che, ma nel complesso abbastanza piacevole. Pesa in negativo, e questo vale per tutta la serie, anche l'ambientazione poverella causa budget ridotto. (Rufus68)
*** Di creepy abbiamo il destino della protagonista, niente di meno che Demi Moore, con un ruolo che le sembra cucito addosso: giovane ragazza americana degli anni 80 disposta a tutto pur di sistemarsi. Partner è Jeffrey Tambor. Il finale si intuisce non appena succede una svolta della trama, ma nel mezzo ci sono diverse situazioni gustose ben interpretate dai due, come i vari siparietti coniugali, dirette con un buon senso del ritmo. Buon inizio di stagione. (Fabbiu)
*** Una Demi Moore, tanto carina quanto infingarda, catalizza l'attenzione di questa ouverture della cripta. Chi troppo vuole nulla stringe, potrebbe sintetizzarsi, in venticinque minuti d'estenunate ricerca di compagno facoltoso da spennare. Climax ascendente di buona presa scenica. Davvero impressionante il trucco di Jeffrey Tambor. (Mco)
02. LO SCAMBIO (The Switch)
Contenuto nella vhs "I racconti della Tomba vol. 3" (Warner video)
**! Il regista è Arnold Schwarzenegger, che fa una brillante comparsata a fianco del creepy nella presentazione rubandogli il... lavoro e confermando le sue qualità di attore brillante. Anche come regista non è comunque disprezzabile e questa rivisitazione del tema della giovinezza perduta, con un anziano (William Hickey) che per guadagnarsi l'amore della ragazza che ama non esita a sottoporsi a operazioni chirurgiche avanguardiste ripetute lentamente acquisendo la prestanza fisica di un bel giovanottone (Rick Rossovich, il Matt Buchanan di TERMINATOR). Una storia piuttosto elementare, dal finale azzeccato ma telefonato eppure piacevole nel complesso sia per la sceneggiatura, relativamente valida, che per la sadica figura del chirurgo con accento tedesco. Il protagonista sa essere convincente quanto è necessario e la storia fila che è un piacere. (Marcel MJ Davinotti jr.)
*! Episodio alquanto deludente nonostante le godibili premesse. Dopo pochi minuti si sa già dove si andrà a parare con "lo scambio" tanto che il finale arriva con le polveri bagnate e senza nessun botto da petardo. Gli unici esigui pregi sono ricercarsi nella satira sul mondo dell'apparire e in alcune deboli bizzarie (il mad doctor, il corpo bello a metà). Attori trascurabili. (Rufus68)
*** La vecchiaia come ostacolo per la realizzazione della felicità su questa Terra. William Hickey si ritaglia una parte di rilievo soprattutto nel beffardo finale, con il suo ghigno che conclude una specie di aporia dalla morale ficcante. La recitazione è di ottimo livello e Kelly Preston risulta davvero graziosa nella sua petulante pars detrsunes. Resta impresso in memoria. (Mco)
Contenuto nella vhs "I racconti della Tomba vol. 3" (Warner video)
** Walter Hill dirige Lance Henriksen e Kevin Tighe in un episodio in cui i due si fronteggiano a Las Vegas nei panni di giocatori incalliti: si odiano ma nessuno accetta di essere ritenuto un perdente, dando il via a una serie di sfide che citano apertamente film come IL CACCIATORE o classici della tv come l'hitchcockiano UOMO DEL SUD. Esercizio di stile con poco stile, recitato sufficientemente bene ma abbastanza insignificante. La suspence è forzata, mai ricercata con la necessaria raffinatezza, la fotografia buia cerca di rifarsi con l'atmosfera ma non basta. Deludente, considerando il regista, anche se l'ultima scena propone un epilogo divertente e meno prevedibile del consueto, che fa rivalutare in parte il tutto. (Marcel MJ Davinotti jr.)
**! In fondo si tratta di una disfida. E i protagonisti funzionano grazie alle diverse caratterizzazioni: mellifluo e irridente Tighe, livido e vendicativo Henriksen. Il bello dello scontro risiede proprio nei continui rilanci del rischio e della posta (loro stessi) che porterà i Nostri all'autodistruzione. L'ultima scena è gustosa come una del più surreale Grand Guignol: farsa, crudeltà e folle ostinazione si miscelano divenendo metafora stringente delle pulsioni indotte dal demone del gioco. (Rufus68)
*** Tra due giocatori incalliti parte una sfida stile Uomo del Sud, sviluppata in crescendo, che porta i due protagonisti ad oltrepassare decisamente i limiti. I due attori se la cavano ma per questo soggetto era necessario puntare alto, sul lato delle interpretazioni. L'esito in realtà è abbastanza umoristico, ma di quell'umorismo creepy che a volte è tipico della serie e per questo si lascia amare. (Fabbiu)
**! Una sfida all'ultimo... arto! Questa disputa tra Henriksen e Tighe assume sin da subito i caratteri propri della farsa da cartoon, con duelli pseudo western e puntate sempre più pericolose. Momenti da ricordare sono sia la sequenza della roulette russa che l'epilogo nella casa di cura. Godibile e più breve della media, con i suoi diciannove minuti. (Mco)
04. 'TIL DEATH
*! L'anno dopo aver diretto LA MOSCA 2, l'effettista Chris Walas torna dietro la macchina da presa per questo scialbo episodio a tema voodoo. Siamo su un'isola sperduta (Haiti?) dove il bel Logan Andrews (D.W. Moffett) ha ereditato un terreno sul quale vuole far costruire un albergo di lusso. Ma il terreno è paludoso, ci sono le sabbie mobili e lui ben presto devia le proprie attenzioni sulla ricca e fascinosa Margaret (Pamela Gien), in visita nella zona. Per farla innamorare di sé senza perder tempo decide di ricorrere a una pozione magica della streghetta voodoo di turno (Janet Hubert), la quale però lo ammonisce: "Una goccia e ti sposerà, due e sarà tua per sempre". Lui tanto per cambiare esagera con le dosi e alla povera Margaret capita un po' di tutto, con tragiche conseguenze. "Finché morti non vi separi", recita la formula a cui fa riferimento il titolo, ma qui si va oltre, prevedibilmente. Effetti speciali ragguardevoli (dovuti, vista la firma), un clima da avventura d'altri tempi ma di ciccia ce n'è poca: una sola idea (riciclatisisma) tirata per le lunghe, un pizzico di sesso televisivo (cioè non si vede nulla) e due personaggi accettabili. Walas con una sceneggiatura così non poteva far miracoli e non li ha fatti. Tipico episodio-riempitivo, che rimescola gli ingredienti tipici della serie e ne tira fuori un'insulsaggine. Dimenticabile. (Zender)
**! Cosa non si farebbe per denaro. Qui, infatti, un affarista con tante idee e poca grana si mescola al voodoo per ottenere le grazie (soprattutto economiche) di una bella donna. Le conseguenze consegnano alla vicenda un topos beffardo, con la strenua resistenza alla morte ed un attaccamento al talamo nuziale davvero encomiabile! Chris Walas dirige una Pamela Gien che sprizza sensualità anche... post mortem! (Mco)
*** Episodio che esprime molto dello stile Creepshow, anche per via di quella palude che ingloba la gente ma in particolare per il tema del partner zombie che "non molla". Affascinante il contesto africano (del resto la tradizione degli zombi nasce lì) e tutta la parte finale è ben girata, molto piacevole. (Fabbiu)
05. THREE'S A CROWD
*! E' il loro anniversario di matrimonio ma non sembrano esattamente una coppia felice: Richard (Gavan O'Herlihy) ha sempre il bicchiere di whisky in mano in preda a una tristezza ineludibile, Della (Ruth De Sosa) prova a conosolarlo ma intanto passa un po' troppo tempo col suo ricco ex (Paul Lieber), che le regala i cappotti e invita entrambi per una vacanza nel suo cottage in mezzo alla foresta. I due ci vanno ma la situazione non migliora e la situazione tende ad andare avanti così per tutto l'episodio, con Richard sempre più convinto che tra Della e il suo ex ci sia qualcosa e loro che si preoccupano di dirgli di smettere di bere. O'Herlihy fa la faccia imbambolata per tutto il tempo, poche parole e tanto alcol, la De Sosa è una bella donna dall'aria comprensiva e dolce, ma possibile che l'unica idea sia quella del finale (peraltro già ampiamente vista), tirato peraltro in lungo oltre il lecito? Va bene il buon clima di "mistero" che aleggia (merito soprattutto delle muiche di Jan Hammer), ma la regia di David Burton Morris è fiacca quanto i protagonisti. Interminabile, in attesa di sapere se ci toccherà mai di osservare che... è morta Della. (Zender)
*** Si comincia familiarizzando con il dramma del protagonista Richard (Gavan O'Herlihy), vittima di alcolismo e quasi rassegnato a vedere la sua compagna (Ruth De Sosa) umiliarlo mentre flirta con il ricco amico (Paul Lieber). Dentro Richard sembra alimentarsi un mostro di rabbia che quando raggiunge l'apice della sopportazione ha modo di manifestarsi, con un epilogo ben riuscito e raggelante. (Fabbiu)
**! Alzi la mano chi non sogna di festeggiare il proprio anniversario di nozze in presenza di un uomo che sbava dietro alla propria consorte? Gavan O'Herlihy si spreca in faccette, boccacce e sarcastici ghigni per tutti i venticinque minuti, proprio mentre la bella De Sosa lo umilia flirtando con il suo ex fidanzato. Prevedibile dunque l'epilogo, ma non per questo meno ficcante, anche se è la sorpresa prima dei titoli di coda a valere tutto l'episodio. Alla faccia del tre quale numero perfetto! (Mco)
06. THE THING FROM THE GRAVE
** La storia comincia con un fatale rendez-vous. In scena un uomo con pistola (Miguel Ferrer) e uno senza (Kyle Secor). Uno dei due soccombe e non è impossibile capire chi... Viene colpito e spedito in una fossa nel bosco. Da qui parte il lungo flashback che ricostruisce la vicenda: una splendida modella (Teri Hatcher) vive con quello che si rivelerà un assassino subendone le violenze. La futura vittima è invece un fotografo che capisce la situazione e suggerisce alla ragazza di trovare conforto da lui. Le lascia le chiavi dello studio e lei non tarderà ad approfittarne, mandando su tutte le furie l'altro. Un triangolo facile facile che conduce a quello che sarà uno dei finali più ovvi della serie. Evidentemente Fred Dekker, autore unico di sceneggiatura e regia, non era in vena di grandi invenzioni e si è limitato a usare il mestiere per confezionare il classico episodio/riempitivo. Nemmeno fatto male perché ben recitato e diretto con discreta abilità, ma davvero povero. Può giusto contare su un valido make-up orrorifico per il suo scontatissimo epilogo. Velo pietoso sulla collanina Maya e conseguenti maledizioni. Complimenti anche a chi ha scelto il titolo, ampiamente rivelatore. (Zender)
** Inizialmente sembra premettere bene l'episodio di Fred Dekker, partendo subito con un'omicidio e il flashback che introduce i personaggi. Teri Hatcher interpreta la modella costretta a subire le angherie del suo spavaldo manager, un tizio che si atteggia alla Nicolas Cage. In mezzo c'è il fotografo, che si prende cura della malcapitata donna. Non vi è davvero altro, ecco perché era necessario partire con un flashback; tutto porta al finale che da un lato si attiene allo spunto più tradizionale di questo filone (zombi), dall'altro fa domandare allo spettatore se davvero è tutto qui. Episodio palesemente riempitivo. (Fabbiu)
**! Essere belli ha sempre lati sia positivi che negativi. E tra questi ultimi la gelosia che può scatenare la propria avvenenza. Miguel Ferrer ne impersona nell'incipit l'esasperazione feroce contro il pacato Kyle Secor. Teri Hatcher, spesso mezzo nuda, è sensualmente incontenibile e anche dopo morti i bollori non si placano. La svolta zombi è gradevole, quanto gli effetti che visivamente la sostengono. (Mco)
07. THE SACRIFICE
**! Immersa nei toni soffusi della bella fotografia di John Leonetti e da un clima noir di un certo livello, una semplice storia di truffe e controtruffe caratterizzata da colpi di scena in sequenza nell'ultima parte che finiscono sempre per portare alla soluzione che chi bazzica il genere si aspetta. Protagonista tale James (Kevin Kilner), abile venditore di assicurazioni convocato nell'attico di un ricco signore sposato alla solita fatalona che lancia occhiate killer (Kim Delaney): l'uomo vuole cambiare il destinatario della sua assicurazione sulla vita ma Gloria, la fatalona, raggiunge il giorno dopo James sulla sua barca e attraverso un chiarificante amplesso gli fa capire come si possono mettere d'accordo per far fuori il riccastro e tenersi i soldi dell'assicurazione: sarà sufficiente spingerlo dal balcone del grattacielo e lasciare che si spiaccichi a terra. La cosa avviene, ma a questo punto entra in scena il boss della ditta d'assicurazioni (Michael Ironside), che dalla finestra di fronte ha scattato qualche foto... E' proprio Ironside, con la sua espressione perfida e glaciale, il punto di svolta, il personaggio più intrigante di un episodio fin lì svolto seguendo i canoni classici dei film alla "Masquerade": girato discretamente, piacevole da seguirsi, sceneggiato pure con cura superiore alla media. Poi però si ricade nella solita voglia di strafare, di stupire ad ogni costo e resta solo da seguire inerti la sfilza di pretestuosi colpi di scena. Ad ogni modo piacevole, per quanto poco abbia a che fare con lo spirito dela serie e di sangue non se ne veda proprio. (Zender)
**! Buone le interpretazioni di tutti, in particolare di Michael Ironside, il testimone di un delitto compiuto da un balcone. L'episodio è ben diretto, con uno stile anche raffinato in alcuni momenti come quello del sogno; anche la fotografia metropolitana è interessante: la stessa scena del delitto si lascia gustare. Nessun vero momento macabro o "creepy": per questo è un episodio che non ti aspetti dai Racconti della cripta, sia per lo sviluppo che per il finale. (Fabbiu)
*** Quant'è pericoloso essere ricchi. Qui se ne accorge un uomo intenzionato a modificare la propria polizza assicurativa sulla vita. Omicidi, loschi affari e doppi giochi si inseguono come bolidi in un'autodromo per quasi mezz'ora. Senza necessità di spargere sangue o usare mezzucci per irretire chi guarda. La paura è in re ipsa. Kim Delaney sfodera un erotismo coi controfiocchi e Michael Ironside il sorriso beffrado delle migliori occasioni. Molto gradevole. (Mco)
08. FOR CRYIN' OUT LOUD
** Con la presenza di Iggy Pop nel ruolo di se stesso, membro del gruppo rock di cui il protagonista (Lee Arenberg) è lo stage manager, un episodio che si apre con quest'ultimo che frigge sulla sedia elettrica già nei titoli di testa. Si parte quindi da due anni prima, dal momento in cui l'uomo, durante una visita medica, scopre di "sentire delle voci". Lo vediamo poi progettare di intascarsi i soldi di un concerto da devolvere in beneficenza ma... ahilui, scopre che è la sua coscienza a parlargli nelle orecchie, una vocina che lo tortura senza sosta; e non basta certo ficcarsi due cotton fioc nei timpani per farla smettere. Alla disgrazia s'aggiunge pure una segretaria sexy (Katey Sagal) che pensa di ricattarlo... La presenza di Iggy Pop (naturalmente a petto nudo) è puramente esornativa e la rockstar ben poco partecipa all'azione. L'idea alla base dell'episodio non è nemmeno così male, ma a ben vedere esaurisce presto le cartucce e poco c'è da scoprire nel prosieguo (anche perché il finale l'abbiam già visto all'inizio). Arenberg troppo grottesco nella recitazione, Sagal sventolona che fa bella presenza senza che ve ne sia alcuna necessità. (Zender)
***! Episodio grottesco anche per via delle varie interpretazioni, su tutte quella del protagonista Arenberg; lo stile è particolarmente slapstick e il soggetto interessante: l'orrore questa volta è nelle orecchie di un manager musicale, un male che è una via di mezzo tra un forte acufene e le "voci interiori" della follia, davvero sgradevoli i tentativi di sbarazzarsene. Cult la presenza di Iggy Pop. (Fabbiu)
** L'idea di una coscienza - grillo parlante non sarebbe nemmeno così malvagia. Ma è il cambio di ritmo, l'innovatività e la capacità di sorprendere che difettano in questo segmento diretto da Jeffrey Price. I crediti gridano Iggy Pop, ma lui nemmeno ricorderà di aver girato questo frammento della cripta. Restano una mise sexy di Katey Sagal e l'incipit con la corsa forsennata a farsi abbrustolire. (Mco)
09. FOUR-SIDED TRIANGLE
** Quando si legge il nome di Tom Holland in sceneggiatura e in regia ci si aspetta qualcosa di un po' meglio del solito. Purtroppo l'unica cosa che il regista di AMMAZZAVAMPIRI centra, nell'episodio, è l'atmosfera sudaticcia da vita di campagna sotto il sole, con una coppia di contadini piuttosto spregevole (Chelcie Ross e Susan Blommaert) che maltratta una povera ragazza che ha trovato rifugio lì dopo un furto (Patricia Arquette). In particolare lui spia la bella Mary Jo mentre lavora in stalla con la sua canottierina sexy ma lei, disgustata da certe attenzioni, s'innamora di uno spaventapasseri vestito da pagliaccio, che è certa un giorno prenderà vita per fare l'amore con lei! Non esiste una vera storia, più che altro una situazione che si portrae a lungo in cui Holland mostra il contadino sbavare mentre osserva le morbide forme della Arquette muoversi sotto gli abitini succinti. La moglie dell'uomo capisce e comincia a minacciarlo fino alla castrazione se mai oserà tradirla! C'è una buona fotografia che permette di azzeccare un bel clima tra il morboso e il misterioso (lo spaventapasseri), ma oltre a questo poco altro. La Arquette è sensuale e dolce, Ross disgustoso come deve e fortunatamente mai sopra le righe. Manca il sangue, concentrato in un'ultima parte altamente prevedibile. (Zender)
***! Tom Holland dipinge un'ottima ambientazione angusta per questo episodio: una fattoria sudicia governata da una coppia inquietante che maltratta una bella e giovane ragazza costretta a lavorare quasi in schiavitù (non si sa bene perché si trovi lì, ed è in un certo senso anche il bello dell'episodio, quello di presentare una situazione senza troppe spiegazioni). La giovane evade dalla sua condizione, fantasticando su uno spaventapasseri. Il finale si intuisce, ma lo sviluppo è interessante e sostenuto da un ritmo piacevole. (Fabbiu)
*** Avere tra le mura domestiche una figliola come Patricia Arquette di certo non aiuta la liaison tra marito e moglie. Se poi la deliziosa ospite pare interessata soltanto ad uno spaventapasseri, allora le cose si fanno ancora più complicate. Tom Holland sa sempre come dirigere, dimostrando che per creare tensione non servono mirabolanti effetti ma buone idee e bravi attori. Sembra di essere all'interno di un racconto di Stephen King, grazie anche ad un'ambientazione (i filari) suggestiva. Finale ad alto tasso di cattiveria. (Mco)
10. THE VENTRILOQUIST'S DUMMY
*** Se alla regia c'è Richard Donner (tra i produttori esecutivi della serie) ci si può aspettare qualcosa di buono. E infatti la storia del solito ventriloquo con pupazzo (un vero classico, in ambito horror) viene qui articolata in modo simpatico. Anzi, i ventriloqui a dire il vero sono due: il primo, l'originale (Don Rickles), artista di successo, e Billy (Bobcat Goldthwait), un ragazzino che s'innamora di quella particolare professione e decide di intraprenderla a sua volta. Per questo quindici anni dopo l'incendio a cui Billy assistette dalla finestra di casa e durante il quale il ventriloquo perse la mano destra, decide di andarlo a trovare per chiedergli di assistere al proprio esordio sul palco. L'esibizione è un disastro, ma l'incontro tra i due dopo lo show si prolungherà... Impostato lavorando sul rapporto tra i due fin dall'inizio, l'episodio si segnala per una confezione di tutto rispetto e una recitazione all'altezza. Ma è nell'ultima parte che si scatena, agganciandosi a tematiche prettamente henenlotteriane e sfruttando il bel lavoro degli effettisti, con un mostriciattolo repellente che scorrazza per la casa come lo storico feticcio animato di Trilogia del terrore. Un'ultima parte sanguinaria e fortemente grottesca ci introduce a un divertente epilogo sul palco. Godibile. (Zender)
***! Un aspirante ventriloquo contatta un famoso professionista del passato, che non pratica più il mestiere per via di un incidente alla mano, invitandolo al suo spettacolo di esordio. Nella prima parte l'episodio è incentrato sul rapporto tra i due, ben diretto e interpretato, non lascia intendere bene come andrà a finire. Per questo motivo, infatti, la seconda parte è spassosa sia per la trovata che per la resa estetica della creatura che prenderà il sopravvento. Si conclude in salsa splatter e con la solita commistione horror-umoristica irriverente. (Fabbiu)
**! Quanta passione e quanta foga anima il giovane Billy Goldman. Vuole imparare dal suo maestro l'arte di "far parlare" i pupazzi. Ma non sa a quale prezzo. La letteratura e la cinematografia amano flirtare con gli esseri inanimati e soprattutto con quelli che sussultano motu proprio. Se nella prima parte si pensa ad un pupazzetto diabolico, successivamente si devia verso l'universo della metafisica. Il prolungamento mostruoso del braccio ha una carica orrorifica piuttosto alta, sebbene si spenga ben presto tra esagerazioni e parossismi. Ma Donner dirige comunque un episodio più che godibile. (Mco)
11. JUDY, YOU'RE NOT YOURSELF TODAY
**! Dalla regista di Figli di un Dio minore Randa Haines un episodio che evidenzia più di altri i toni grotteschi della serie, a partire dalle musiche particolarmente "disimpegnate" di Michael Convertino. Judy (Carol Kane) e Donald (Brian Kerwin) sono una coppia in apparenza sufficientemente felice: lei si preoccupa di mantenere giovane il fisico, lui è un fanatico delle armi (anche se, come vedremo, solo a parole). Quando se ne va al "gun-club" qualcuno suona alla porta di casa: è una vecchina (Frances Bay) che vende prodotti cosmetici. Judy la fa entrare e la donna - in realtà una strega - le ruba il bel corpo sostituendola. Ad accogliere Donald al ritorno è la vera Judy, ma ahiloro nel corpo della vecchia! Donald pare non volerci credere, ma se fin lì pareva uno scemo totale, non si perderà invece d'animo escogitando un paio di espedienti in cui si rivelerà essere più furbo del previsto. E sono questi piccoli colpi di scena a dare un senso all'episodio, recitato sopra le righe ma in fondo piacevole, scritto meglio del solito e con un finale zombesco a sorpresa. Il registro grottesco si addice alla direzione della Haines e la confezione è di tutto rispetto. Qualche buffa gag non stona. (Zender)
** Episodio abbastanza sottotono. Soggetto principale è lo scambio del corpo di una giovane donna con quello di una anziana venditrice porta a porta. Il compagno è un idiota che ama le armi, si troverà nella difficoltà di dover scegliere a chi delle due dare retta. Non c'è davvero altro a parte qualche musica del tutto fuori contesto che vorrebbe aggiungere delle note alternative a qualcosa che di base è già molto povero. (Fabbiu)
*! Marito e moglie strampalati affrontano lo scambio di corpo della donna, da sempre ossessionata dalla carta d'identità che ingiallisce. Randa Haines si presta ad una fatica della cripta consegnando un frammento fiacco, che perde di brio dopo pochi minuti e si assesta ben presto nell'area del già visto e stravisto, con scene che non sanno se far ridere o spaventare. Peccato... (Mco)
12. FITTING PUNISHMENT
*! Chiamare Jack Sholder, regista di un certo nome, per un episodio tanto insignificante non si spiega. E' la storia di un giovane che, dopo aver perso i genitori, cerca rifugio a casa dello zio (Moses Gunn) che lavora alle pompe funebri. Questi, fratello della madre, lo prende a malavoglia a lavorare con sé e tratta il nipote davvero male. Al punto che, al primo errore (nella scelta del legno per una bara) si accanisce su di lui fino a fargli perdere l'uso delle gambe. E nemmeno si accontenterà... Al di là di una bella fotografia e di una recitazione corretta da parte dei due protagonisti, ben poco c'è da ricordare. Non certo l'ennesimo finale zombesco della serie. Il sangue fluisce dai corpi dei defunti, altrimenti non si vedrebbe neppure quello. (Zender)
***! Episodio abbastanza cupo. Un giovane orfano si trova a vivere con lo zio, taccagno impresario di pompe funebri con evidenti problemi di irascibilità. Subisce angherie a non finire fino a quando non avrà modo di riscattarsi. Un paio di momenti sono ben riusciti, come il ragazzo che deve salire le scale della cantina con le stampelle ed il makeup zombesco che ha una bella resa. In particolare si gode il clima di marciume e povertà tra cadaveri trattati con procedure al risparmio e tanta dose di moralità decisamente compromessa. (Fabbiu)
*** Episodio nerissimo, che ha l'abilità di calare lo spettatore in un mondo altro, dove tutto è possibile (come quello dei fumetti, appunto). Moses Gunn è icastico nella sua cattiveria esemplare e la vendetta, che si subodora sin dalle prime angherie propinate al nipote, giunge come una sorta di catarsi. E c'è anche una palla che scende dalle scale, giusto per non farsi mancare le citazioni. (Mco)
13. KORMAN'S KALAMITY
*! Episodio autoreferenziale di scarsissima resa, vede Harry Anderson nei panni di Jim Korman, il solito disegnatore frustrato e preso in giro dai colleghi e pure dalla moglie (Colleen Camp). Scrive per "Tales from the Crypt", naturalmente, e un bel giorno i mostri con cui riempie le pagine prendono improvvisamente vita in qualche parte della città (che novità!) ammazzando a più non posso. Una bella poliziotta (Cynthia Gibb) indaga sulle misteriose morti e scopre presto che gli assurdi mostri di cui parlano i testimoni sono esattamente identici a quelli che Korman disegna per "Tales from the Crypt". Inevitabile contattarlo... Simpatica qualche creatura nella sua realizzazione (lo zombi del frigorifero per esempio), ma Colleen Camp che strepita contro il marito buono a nulla che non riesce nemmeno a metterla in cinta è insopportabile e, quando entra in scena la melensaggine con tanto di fugace love story con la poliziotta, il tutto si fa davvero insopportabile. Chissà perché l'episodio con i disegni "animati" non manca mai, in serie così (ma anche al cinema ce n'è da riempirci interi approfondimenti). Sono tendenzialmente tutti uguali, e questo non fa certo eccezione... (Zender)
*! Si presenta come un episodio "speciale" poiché ambientato nello studio di redazione di Tales Of Crypt (la serie di fumetti della EC comics da cui la serie è tratta) ma si capisce presto che è il solito e purtroppo frequente episodio riempitivo. Non è interessante e in realtà nemmeno divertente, salvo per la realizzazione estetica dei mostri nella seconda parte. (Fabbiu)
**! Un disegnatore di storie dell'orrore è talmente bravo e realistico che le sue creature trascendono i limiti ed arrivano nel mondo reale. Quando il cinema parla di se stesso o si travalicano i limiti del ridicolo o si confezionano prodotti divertenti. Qui siamo nel mezzo, con una prima parte (la caratterizzazione nerd del personaggio principale) molto gustosa e un prosieguo un po' tirato via. Ma va visto anche soltanto per la scena della lavanderia: merita! (Mco)
14. LOWER BERTH
** Da uno script di Fred Dekker e per la regia di Kevin Yagher (noto effettista occasionalmente passato dietro la macchina da presa) una storia ambientata nel passato, quando ai luna park si esibivano mostri come attrazioni di show aberranti. In uno di questi la star è Enoch (Jeff Yagher, fratello del regista), l'uomo dai due volti (ricorda non poco la creatura che troneggia nella locandina della Cosa carpenteriana), ma il nuovo acquisto di chi di lui si occupa è invece un'autentica mumma egizia, che diventa presto la main attraction. In una fumosa cornice ocra un episodio gradevole, dal sapore antico da vecchio horror d'altri tempi, recitato senza inutili sovreccitazioni e con un colpo di scena finale che (udite udite) coinvolge nientemeno che il guardiano della cripta in persona, solitamente abituato a chiudere senza agganci (se non verbali) all'episodio. Realizzazione pregevole, storia che sembrava promettere meglio ma che invece tiene ai margini la creatura dalla doppia faccia per concentrarsi su chi la gestisce. (Zender)
**! L'ambientazione circense è piuttosto classica nelle storie orrorifiche (vista peraltro anche nella prima stagione) quanto lo sono i freaks. In questo caso la creatura spregevole è un uomo dalla doppia faccia ma invero suscita più inquietudine la mummia egiziana trafugata. Nonostante la bella fotografia e la valida interpretazione degli attori, l'episodio è tirato piuttosto per le lunghe, per quanto ugualmente piacevole. (Fabbiu)
*** Che bella l'atmosfera delle fiere circensi, con la gente curiosa dinnanzi a baracconi che promettono l'inimmaginabile. L'uomo con due facce mette tristezza più che raccapriccio, ricordando la fenomenologia filmica sui freak. Yagher dirige bene e regala al guardiano della cripta la possibilità di spiegare le sue origini in un frammento che avrebbe certamente trovato posto tra gli scaffali della Full Moon di Band. Graziosamente rétro. (Mco)
15. MUTE WITNESS TO MURDER
** L'inizio da perfetta Finestra sul cortile, con Suzy (Patricia Clarkson) che vede dal suo balcone il vicino (Richard Thomas, il John-Boy di Una famiglia americana) uccidere la propria moglie sembrava promettere bene: alla vista dell'omicidio lei perde la voce e suo marito (Reed Birney) chiama per i primi soccorsi un vicino medico. Indovinate chi è... Il dr. Tusk capisce presto che Suzy l'ha visto e la trascina in ospedale psichiatrico sparandole in vena un siringone da paura per tramortirla. Chiusa nella camera imbottita colla camicia di forza, impossibilitata a parlare, come può Suzy riferire al marito che il dr. Tusk è un assassino? Oddio, a pensarci bene ci sarebbero mille modi (il labiale, un foglio e una penna...), ma siamo in tv e tocca far finta di credere a una situazione che di plausibile non ha molto... La tensione a tratti c'è, ma il volto glaciale e inespressivo di Richard Thomas non sembra il massimo per il suo personaggio, così come non convincono granché neppure la Clarkson e Birney. Si prosegue con svolte ampiamente prevedibili e un finale decisamente deludente, perdendo quindi per strada quanto di buono s'era immaginato fin lì. Piuttosto insulso e diretto da Jim Simpson senza la necessaria grinta. (Zender)
** La regia piuttosto tecnica sopperisce, con inquadrature strette, primi piani e contrasti tra luci e ombre, ad alcune forzature di sceneggiature che lo spettatore non tarda ad avvertire: la protagonista, divenuta muta non appena assistito a un omicidio, non trova davvero nessun modo di comunicare? Richard Thomas è un convincente psicopatico, ma l'episodio non regala nemmeno uno sviluppo o un finale interessante, pertanto si dimentica in fretta. (Fabbiu)
** Dopo aver assistito a ciò che non avrebbe mai dovuto vedere Suzy perde l'uso della favella. A prendersi cura di lei proprio l'uomo che ha visto nel suo intento criminale. Si deve far ricorso ad un largo uso di sospensione d'incredulità per farsi andar giù questa deriva hitchcockiana, pregna di déjà vu e dozzinalità. Tensione ai minimi ed è un peccato, in quanto la confezione, così come la direzione registica, sono più che discrete. (Mco)
16. TELEVISION TERROR
** Solita diretta del presentatore d'assalto di turno (Morton Downey jr.) che introduce la sua puntata spiegando come entrerà nel pensionato dove la padrona serial-killer faceva fuori i suoi ospiti prima che la polizia l'arrestasse chiudendo l'abitazione per cinque anni. Convinto di fare ascolti record, il nostro Horton Rivers accede seguito dall'inseparabile cameraman accorgendosi ben presto che - come gli suggeriva un medium poco prima - c'è ancora molta negatività, lì dentro... Dapprima solo qualche disturbo nella trasmissione video, poi qualcosa di più concreto... Che poi è quello che tutti ci si aspetta. Il regista Charlie Picerni segue l'avventura senza gran virtuosismi e tocca a Downey jr. (molto in parte) e alla spregevolezza del suo personaggio tener su la baracca. Che non offre nulla di nuovo, risparmia sul sangue e concentra l'effetto horror nello scontato finale zombesco. Episodio nella media, non spregevole, dalla buona fotografia ma sostanzialmente inutile. (Zender)
***! Idea semplice e di certo non originale, quella del presentatore d'assalto che esplora la scena del delitto; e non lo è nemmeno il concetto alla base dei media che vendono la paura, apprezzata secondo quanto dimostrato dagl indici di ascolto. Ma la fotografia è molto buona e l'atmosfera è rappresentata in modo pulito e convincente. Buona la resa del finale (piuttosto secco ma girato con ritmo) e anche il momento in cui il presentatore (Morton Downey jr.) e il suo cameraman sono costretti a cambiare atteggiamento. (Fabbiu)
**! Gli ascolti televisivi spingono l'esperto giornalista di cronaca Horton Rivers a sfidare ogni rischio. Pertanto il passo più significativo è quello di entrare con le telecamere in una casa teatro di sanguinosi omicidi. La struttura è lineare, tesa a infondere inquietudine con espedienti basici. Il risultato è discreto, con tutta la parte finale degna di nota, tra corpi appesi e volti stupiti (e spaventati). Insomma, quel che si dice tv verità! (Mco)
17. MY BROTHER'S KEEPER
**! A volte anche senza i grandi nomi si riescono a fare buoni episodi. Ne è un esempio questo "My Brother's Keeper", storia di due gemelli siamesi attaccati per i fianchi ovviamente tra loro diversissimi: tanto dolce, comprensivo ed educato Frank (Timothy Stack) quanto eccessivo, fastidioso e invadente Eddie (Jonathan Stark), quasi una copia del Jim Carrey più macchiettistico. Non sopportano più di vivere insieme, ma l'operazione per separarli dice che c'è il 50% di possibilità di morire: Frank se ne fregherebbe, Eddie vuol pensarci. Persino quando arriva nella sua (loro) vita Marie (la Jessica Harper di Suspiria) non saràfacile prendere una decisione... Frank spinge in ogni modo, Eddie tentenna. Tutto giocato sul difficile rapporto tra i due gemelli - trattato in modo chiaramente grottesco - l'episodio non delude né per gli effetti speciali (il "link" di carne è piuttosto impressionante) né per le situazioni in cui si trovano i due di volta in volta. Bravi i due attori a rendere credibile la loro "vicinanza forzata", abili i due sceneggiatori a trovare qualche fulminante botta e risposta che mantenga alti i ritmi. Un po' di sangue per gradire e anche purtroppo un finale deludente e altamente prevedibile con cui si chiude male un episodio che comunque ben rappresenta lo spirito della serie. (Zender)
**! Soggetto originale, quello di due fratelli siamesi collegati tra loro da una spessa cartilagine sui fianchi. Lo spunto è piuttosto coerente alla serie, anche nell'umorismo con cui è rappresentato, ma non vi è un finale a sorpresa né - sul versante sanguinolento - l'episodio spicca particolarmente. Resta il buono spunto iniziale, ma lo sviluppo resta piuttosto sottotono. (Fabbiu)
**! Due fratelli uniti per la pelle! Ma talmente differenti che la necessità di un po' di riservatezza diventa, con il passare degli anni, sempre più impellente. L'episodio esemplifica al meglio la natura del contesto.. L'umorismo nerissimo e le varie trovate (il più birichino dei due siamesi si dà al sesso mentre l'altro chiacchiera amorevolmente con la fidanzata) conferiscono alla perfezione il senso di tavole da fumetto. Il finale delude un po', peccato. (Mco)
18. THE SECRET
** Storia dell'ennesimo orfanello irrequieto, Theodore (Mike Simmrin), non così benvisto dalla direttrice dell'orfanotrofio e nemmeno troppo dalla sua aiutante (Stella Hall, la "Marisao" di Un sacco bello!). Se lo porta in casa la tipica coppia di riccastri pronti a viziarlo, che però lo affida subito al maggiordomo, Tobias (Larry Drake), lasciandolo vivere giornate ancor più solitarie di prima. Tutto bello, certo: giocattoli a non finire, dolci, lusso ma... i genitori? Son sempre fuori. Manca il colore umano e tocca affezionarsi al buon Tobias tirando avanti. Naturalmente non è tutto qui e l'ultima parte riserverà una grossa sorpresa, un po' alla... Twilight ma che sa tanto di male appiccicata giusto per dare un senso horror al tutto. Molto meglio - per quanto assai banale - la fase che riguarda la nuova vita di Theodore col maggiordomo (anche perché Larry Drake è uno splendido caratterista). Curioso il cappello da Davy Crockett dal quale il piccolo non si separa nemmeno quando va a letto. Favoletta nera che se non altro nei primi minuti dà un indizio (durante la fuga di Thoedore) per intuire la sorpresa finale. (Zender)
**! Che i genitori del povero orfano Theodore nascondano qualcosa è chiaro in poco tempo (oltre che dal titolo dell'episodio); lo spettatore dovrà quindi cercare di capire cosa sia. Storia di vampiri senza sorprese per chiudere la seconda stagione. Suggestive le scene in notturna, il finale è tutto sommato piacevole. (Fabbiu)
*** Oliver Twist in versione horror. J. Michael Riva tratteggia una favola che si potrebbe tranquillamente raccontare ai più piccini, con un finalone a tutto mostri di grande impatto. Spicca la figura di Larry Drake, qui in una delle poche parti buone della sua carriera, oltre all'ottima interpretazione dell'allora undicenne Mike Simmrin. Episodio che chiude in maniera gradevolissima la seconda stagione della serie. (Mco)
TERZA STAGIONE (1991)
01. LOVED TO DEATH
*! Da un parterre de roi simile nel cast c'era da aspettarsi decisamente di meglio: la coppia Andrew McCarthy/Mariel Hemingway (trentenne e ancora in possesso di un fisico perfetto, in una scena mostra persino un seno) recita nei panni dei vicini di casa. Lui è uno sceneggiatore di scarse prospettive (un topos del qui regista nonché co-autore del copione Tom Mankiewicz), lei una bella donna che punta a trovarsi qualcuno coi soldi. Lui la sogna, lei lo respinge e così finisce che il poveretto, disperato, chiede l'aiuto dello strano portiere dello stabile, un David Hammings gigionissimo perennemente coperto dalle volute di fumo della sua sigaretta, gratificato con primissimi piani che ne tratteggiano l'apparenza demoniaca. Ma funge invece da Cupido, regalando al giovane il tipico filtro d'amore... Una storia priva di fantasia, con McCarthy nel solito ruolo del teen innamorato e la Hemingway spesso seminuda con biancheria intima provocante e parrucche platinate, dea del sesso prima nei sogni di lui poi... anche peggio! Recitato sopra le righe da tutti, ripetitivo, ematicamente nullo, scadente fin nei dialoghi (e dire che Mankiewicz è prima di tutto sceneggiatore), fa sorridere giusto per l'epilogo nell'aldilà, ma per il resto... (Zender)
*! Aspirante sceneggiatore si innamora di una vicina dell'hotel che fa la diva, con lei non ha speranze finché non ricorre all'aiuto del misterioso direttore dell'albergo, e tutto precipita. Episodio che non brilla come altri della serie e la cui scrittura pare quasi abbozzata; ci sono infatti alcuni spunti interessanti (lo sceneggiatore, appassionato di Frank Capra idealizza un suo personaggio nella vicina da cui si sente attratto, il direttore dell'albergo vive nascosto in una stanza da cui osserva gli altri con le videocamere) ma che non trovano nessun reale sviluppo. Lo si guarda solo incuriositi dal finale, che se non altro è simpatico. (Fabbiu)
02. L'AVVOLTOIO (Carrion Death)
Contenuto nella vhs "I racconti della cripta 3" (Deltavideo)
**! Kyle MacLaghlan, condannato a morte appena evaso e in fuga nei deserti ai confini col Messico, si ritrova inseguito da un poliziotto piuttosto cocciuto. Arrivati in una catapecchia abbandonata fa fuori l'agente ma questi, prima di morire, lo ammanetta ingoiandosi la chiave. La fuga nel deserto dovrà proseguire quindi con carogna al seguito (da cui il titolo originale DEATH CARRION), mentre un avvoltoio fa capolino di tanto in tanto come in attesa del suo momento. Niente più che una caccia all'uomo prima e una passeggiata col morto in spalla poi, con MacLaghlan a monologare senza sosta per dare un senso al tutto. Nulla di eccezionale ma il clima torbido e disperato è centrato e il finale molto sanguinoso soddisferà in pieno gli amanti della serie, risultando di gran lunga il momento migliore dell'episodio. (Marcel MJ Davinotti jr.)
*** Un giovane Kyle MacLaghlan nei panni di un criminale fugge a petto scoperto nel deserto, inseguito da un poliziotto di cui non si vede mai il volto (perché indossa sempre un casco da motociclista) e un avvoltoio inquietante che non vede l'ora di nutrirsi. Sono sufficienti queste premesse per considerare l'episodio interessante, nonostante la sua semplicità (due personaggi e il deserto), ma lo sviluppo è ancora meglio, la lotta alla sopravvivenza è coinvolgente, il finale (purtroppo anticipato dalla splendida cover del finto comics d'apertura) è nel perfetto stile della serie. (Fabbiu)
03. LA TRAPPOLA (The Trap)
Contenuto nella vhs "I racconti della cripta 2" (Deltavideo)
**! Diretto da un Michael J. Fox che punta deciso al grottesco: un uomo per riscattare i soldi dell'assicurazione inscena la propria morte d'accordo con la moglie e il fratello medico legale. Basato sugli eccessi burini del protagonista Lou Paloma, l'episodio è piuttosto spassoso e intrigante, per quanto ben poco (anzi nulla) abbia a che spartire con l'horror e il sangue. (Marcel MJ Davinotti jr.)
** Un giovane e verboso MacLachlan al centro d'una storiella esigua seppur spiccatamente macabra. Dapprima l'inseguimento (assai telefonato), quindi la svolta (l'uomo costretto a trascinare il cadavere, l'avvoltoio deus ex machina). Siamo nell'ordinarietà spinta sennonché De Souza cita quasi alla lettera due miti greci: quello platonico (l'anima è costretta al corpo come il vivo al morto) e quello di Prometeo (condannato da Zeus a essere dilaniato da un avvoltoio per l'eternità). Lettura forzata e gratuita? Forse. Il tutto però merita una mezza pallina in più. (Rufus68)
**! Marito, moglie e cognato organizzano una truffa assicurativa. Non proprio un horror ma più una frizzante commedia a tinte nere, diretta con buon ritmo da Micheal J.Fox che a gran sorpresa compare nei panni (piuttosto insoliti) di avvocato. Il protagonista Bruce MacGill nai panni di Paloma è efficacemente odioso, ma anche gli altri personaggi sono interessanti e caratterizzati con una certa profondità (la moglie soggiogata, il fratello corroso dal rancore di un mancato amore materno), compreso il polizotto interpretato da James Tolkan (il preside calvo di "Ritorno al futuro"). (Fabbiu)
04. UN FRATELLO PER NEMICO (Abra Cadaver)
Contenuto nella vhs "I racconti della cripta 3" (Deltavideo)
**! Beau Bridges è nei panni del fratello d'un medico che ha fatto carriera dopo avergli combinato un perfido scherzo all'obitorio dove lavorava (un party con finti zombi che vediamo nel prologo in bianco e nero). Passato del tempo, Bridges ha deciso di vendicarsi a modo suo, facendo bere al fratellino (a tradimento, nel whisky) un siero di sua invenzione, che mantiene vivo il cervello anche dopo la morte. La situazione che si viene a creare non può non ricordare il celeberrimo CROLLO NERVOSO, episodio storico con Joseph Cotten della serie ALFRED HITCHCOCK PRESENTA: il fratello sfortunato, infatti, nonostante sia rigido come un baccalà, pensa e capisce perfettamente quel che gli stan facendo (e noi con lui). L'effetto, con voce che rimbomba nel silenzio, è lo stesso di allora e persino il finale, con la mano in primo piano che muove un dito, è un chiaro omaggio a quell'episodio. Questa ne è la versione splatter, con un Bridges divertito e non poco sadico e qualche schizzo di sangue non previsto. Il finale è a sorpresa e non delude per un episodio che, grazie anche alla buona recitazione, lascia il segno. (Marcel MJ Davinotti jr.)
**! Un'apprezzabile coppia di attori (in particolar modo Beau Bridges) per una storia di vendetta che, seppur non originale, riesce a ritagliarsi un posticino in centesima fila nell'Olimpo horror grazie alla profusione di sangue e all'esplicito sadismo. Siamo dalle parti de "Le esequie premature" (per il tema); ad alzare il tiro è la forza grottesca della vicenda che, dopo l'iniziale spunto goliardico, inclina a uno humor nero anch'esso assai poesco. (Rufus68)
05. TOP BILLING
**! Siamo nel mondo feroce degli attori alla disperata ricerca di un lavoro. Barry Blye (Jon Lovitz) le prova tutte, è convinto di avere un grande talento ma ai provini viene regolarmente scartato. Non ha l'aspetto giusto, al contrario del collega Winton (Bruce Boxleitner), attore scadente ma sufficientemente belloccio da attirare l'interesse di produttori e registi. Raccolto l'invito di recarsi in un caseggiato per provare la parte d Amleto, Barry vi incontra lì il tipico regista teatrale borioso e spiritato (John Astin), il quale ancora una volta gli preferisce Winton, presentatosi lì quasi per caso. E' la goccia che fa traboccare il vaso, e Barry strangola il collega uccidendolo per sottrargli la parte. Ma non è tutto oro quel che luce, come si sa... Costruito su di un finale sufficientemente spiazzante e divertente, l'episodio regge anche per l'apprezzabile performance del depresso Lovitz, chiamato a protestare furiosamente ogni volta che ai provini non viene scelto; ma è sicuramente un folle John Astin a fornire qualche risatina in più in un episodio molto parlato, non particolarmente riuscito ma almeno indovinato nella sua ultima parte, beffarda al punto giusto. Di orrore comunque se ne vede poco (e di sangue anche)... (Zender)
06. VANA ATTESA (Dead Wait)
Contenuto nella vhs "I racconti della cripta 1" (Deltavideo)
**! Tobe Hooper dirige il bravo James Remar e ambienta la storia in un'isola dei Caraibi, presumibilmente Haiti. Remar si fa assumere in una piantagione ma è in realtà alla ricerca di una preziosissima perla nera, che ha scoperto essere nascosta nella casa del suo nuovo padrone (John Rhys-Davies). Proprio lì conoscerà la bella moglie (Vanity) di questi e una lavorante (Woopy Goldberg) che ha certamente qualche relazione con il voodoo. Spunti confusi (che c'entrano gli scacchi? E i ribelli in guerra?) ma anche un clima cupo immerso tra i colori tipici delle storie girate nella zona. L'ultima parte particolarmente truce (apertura di torace con vermi in pancia) classifica l'episodio tra i più sanguinari della serie (d'altronde Hooper è sempre stata una garanzia, in questo senso), con una scena di sesso tra Vanity e Remar ben poco "televisiva", per i tempi. Questo però, e al di là di una Woopy Goldberg protagonista nei titoli ma in realtà presente solo in due o tre scene, non basta a risollevare granché un episodio in cui soggetto e sceneggiatura sono assai poveri, da avventuroso grossolano. (Marcel MJ Davinotti jr.)
07. THE RELUCTANT VAMPIRE
** Ennesima variazione vampirica per Elliott Silverstein, regista di "Un uomo chiamato cavallo" ma pure dell'horror "La macchina nera". Gli forniscono un gran bel cast, a dire il vero, perché il vampiro della situazione (che di cognome fa beffardamente Longtooth) è l'ex drugo Malcolm McDowell, guardia notturna in una banca del sangue dove sottrae sì dei contenitori per berli ma per poi sostituirli con altri riempiti dal sangue delle vittime che uccide per strada. Un tran tran interrotto da un possibile licenziamento di metà del personale da parte del principale (George Wendt), mentre i troppi omicidi finiscono per allertare un detective (Paul Gleason) e soprattutto il bislacco Van Helsing di turno, che ha le fattezze del sinistro Michael Berryman delle "Colline hanno gli occhi". In più c'è pure una tardona che trova il nostro Longtooth molto sexy. Un bel gruppo di personaggi per un episodio grottesco: McDowell si finge codardo, parla con un topino suo amico, ogni tanto gli spuntano i canini, si lascia attrarre dalle avance della signora attempata e gli sparano a colpi di pistola ad acqua (santa). Ce n'è abbastanza per sorridere, un po' meno per divertirsi davvero (anche se Longtooth che salta sulle pance delle sue vittime per fargli uscire il sangue dalla "flebo" a cui li attacca non è male). Qualche azzannamento al collo... le solite cose. (Zender)
08. EASEL KILL YA
** Un episodio che sa molto di Herschell Gordon Lewis, con un Tim Roth che nell'anno prima delle Iene di Tarantino si trova nel ruolo di un pittore disgraziato in perenne bolletta, che prova a ritrovare l'ispirazione utilizzando come modella una seducente amica (Roya Megnot). Ma è altro ciò che gli serve per agganciare uno spunto buono, e lo trova quando una sera fa fare un volo dalle scale di sicurezza a un vicino che teneva la musica troppo alta e si rifiutava di abbassarla. Dipingendo il momento di poco successivo all'impatto sul selciato ecco che salta fuori l'opera di valore, subito riconosciuta come tale. Ma ovviamente il gallerista che paga ne vuole altre, e indovinate come procederà l'episodio. In realtà il vero senso lo si trova nel colpo di scena finale, a suo modo geniale e spizzante. Fin lì "Easel kill ya" (easel è il termine inglese che indica il cavalletto per le tele) aveva detto poco o niente e nemmeno il pur bravo Roth, ennesima incarnazione di pittore maledetto, aveva potuto far molto per salvare la debolissima sceneggiatura che solo una confezione di un certo livello in parte salva. Un po' di sesso a buon mercato, un paio di momenti sanguinosi del tutto gratuiti. Superfluo. (Zender)
09. UNDERTAKING PALOR
*! Ragazzini col pallino del cinema in casa se ne vanno a filmare di nascosto l'imbalsamatore dell'obitorio (John Glover) che a quanto pare si sollazza giocando coi suoi cadaveri (a partire da quello d'una bibliotecaria). Ci fa cose parecchio schifose: gli sgonfia la pancia, li svuota, li ribalta unendo se così si può dire l'utile al dilettevole. Anche perché, in combutta col farmacista locale (Graham Jarvis), ci fa affari coi loro funerali. Saranno proprio i giovanotti a scoprire l'orrenda macchinazione dei due filmandoli con le loro telecamere... Michael Thau (più noto come montatore) dirige divertendosi con le finte riprese amatoriali: i ragazzini fanno andare anche tre telecamere insieme (con quel che costavano al tempo...) e la sgranatura sull'immagine ci comunica la differenza tra ripresa "reale" e "falsificata" utilizzando una tecnica all'epoca non certo inflazionata come oggi. Non è sufficiente però a rendere interessante un episodio che si può ricordare forse solo per gli effettivi orrori dati dallo scempio dei cadaveri ad opera del becchino imbalsamatore e per il finale beffardo. Per il resto, considerata pure la scarsa performance del cast, è addirittura più spassoso vedere Creepy con look da regista fare i suoi soliti scadenti giochi di parole... (Zender)
10. MOURNIN' MESS
** C'è in giro un killer di senzatetto e un giornalista trasandato da quattro soldi (Steven Weber) se ne sta occupando, andando nel frattempo a rompere le scatole a chi si occupa di finanziare un cimitero, per i senzatetto; è una bella donna donna in carriera (Rita Wilson) che il nostro - indubbiamente uno che ci sa fare (e che si presenta discretamente, giacchetta con improbabili spalline a parte) - non impiega molto a invitare a casa per una cena (a base di hamburger!) e a letto per il dopocena. Ma per carpirle una'informazione attacca il registratore proprio a fine amplesso, con risultati imbarazzanti... Tutta l'ultima parte, con effetti speciali al cimitero, è quella in cui la bella fotografia di Robert Draper si esalta, aiutata dalla regia di Manny Coto (anche sceneggiatore unico) e da un make-up piuttosto singolare, rispetto ai tanti cliché cui va incontro abitualmente la serie. Punto di forza anche la recitazione trasognata di Weber, anch'essa piuttosto lontana dagli standard. Non è molto, ma ce lo si può quasi far bastare... Certo il finale appare del tutto pretestuoso, ma tant'è... (Zender)
11. ALL'ULTIMO SECONDO (Split Second)
Contenuto nella vhs "I racconti dalla cripta 2" (Deltavideo)
**! L'episodio vede in regia il Russell Mulcahy del primo Highlander e racconta una torbida storia di sesso e gelosia ambientata in un paese di montagna, dove un boscaiolo sposa una giovane molto attraente e dal passato burrascoso pretendendo che nessuno dei suoi colleghi la avvicini. Tutto sembra poggiare sul buon finale splatter, ma i personaggi sono comunque convincenti e il clima ben "fotografato" da Mulcahy non dispiace. (Marcel MJ Davinotti jr.)
12. DEADLINE
**! Charles McKenzie (Richard Jordan) è un giornalista preda dell'alcol e di tutto ciò che ne consegue. Finito il periodo di gloria s'è trovato a combattere per trovare ancora un posto lì dove lavora, ma sempre più spesso è seduto al bancone del bar aspettando un nuovo drink. Un giorno però conosce proprio lì una splendida donna, Vicki (Helgenberger), con la quale fila a letto e accetta un rapporto fatto di incontri fugaci. E' la spinta giusta per riprendere con il lavoro, ma non c'è verso di trovare un caso che attiri il direttore, assetato di omicidi e cronaca nera. Inutile dire che l'occasione capiterà, ma con risvolti inattesi. Diretto da Walter Hill in persona, l'episodio fluisce molto bene nella prima parte, correttamente interpretata da un Jordan bravo a rendere l'idea dell'uomo preda di ansie e "ricadute"; ma se l'entrata in scena di Vicki riserva qualche sorpresa per un ruolo diverso da quanto ci si aspetterebbe, l'ultima parte viene al contrario facilmente indovinata e riporta l'episodio nella media della serie. Siamo in ogni caso in ambito thriller e di horror non c'è proprio niente. Hill sa comunque come salvare la baracca. (Zender)
13. SPOILED
*! Janet (Faye Grant) è sposata con un medico fissato con la sperimentazione che non le dedica un solo attimo delle sue ore di riposo. Così lei, insieme all'amica, sogna sulle immagini di una soap dominata dal personaggio di Fuchsia (Anita Morris), donna spregiudicata che appena il suo uomo si nega se ne va col giovane prestante del suo ufficio. Quando in casa di Janet arriva l'uomo della tv via cavo (Anthony LaPaglia) per l'installazione, tra i due comincia una serie di doppi sensi a sfondo sessuale con lei che cita e ricita frasi della soap per portarsi a letto il tecnico. Una storia assai banale, con il marito di Janet a farneticare su esperimenti medici di cui nulla si comprende (e che coinvolgono un coniglio/cavia) e lei a smaniare per un po' di attenzioni da chiunque. LaPaglia regge bene la parte lasciando un po' di ambiguità sul suo ruolo, ma presto il continuo gioco di doppi sensi stanca e sappiamo bene tutti dove si andrà a parare. C'è il colpo di scena finale, pateticamente grottesco, che si esaurisce in un'immagine e un effetto speciale ma che lascia proprio con l'amaro in bocca. Si salvano giusto gli attori... (Zender)
4. IL VIGLIACCO (YELLOW)
Contenuto nel filmtv, uscito in Italia al cinema, "Incubi" (Penta/Cecchi Gori)
***! Prima Guerra Mondiale, Fronte Francese, Kirk Douglas: Zemeckis cita apertamente ORIZZONTI DI GLORIA ma lo fa solo per preparare il terreno a una storia tesissima che ha nel rapporto tra il padre generale (Kirk Douglas) e il figlio soldato riluttante (Eric Douglas, figlio di Kirk anche nella realtà) il suo fulcro: la reputazione del giovane al fronte è quella di comportarsi da vigliacco e la cosa non può che far infuriare il generale, che gli affida così il comando di un'operazione ad alto rischio promettendogli la seconda linea se si comporterà degnamente. L'attacco improvviso dei tedeschi si risolverà in una strage, col figlio che ritorna ma accusato ancora una volta di vigliaccheria da un compagno (la guest star Lance Henriksen con barba, semi irriconoscibile). Se le accuse son vere gli toccherà la Corte Marziale. Ottima la regia di Zemeckis, che farà salire la tensione fino al magistrale epilogo, perfetti i due Douglas, corretto Dan Aykroyd nella parte di un ufficiale. Un cast di lusso per un episodio che mira dichiaratamente alto con la consapevolezza di mezzi e talento superiori. Eccellente ricostruzione, nel suo piccolo e un messaggio forte che lascia il segno. (Marcel MJ Davinotti jr.)
01. RENDEZ VOUS CON LA MORTE (None But the Lonely Heart)
Contenuto nella vhs "I racconti dalla cripta 3" (Deltavideo)
** Treat Williams, in questo episodio la cui regia è di Tom Hanks, si diletta a sposare vecchine danarose per estorcer loro i dollari e ammazzarle. Un monsieur Verodux particolarmente feroce, che nell'episodio avrà modo di accoppare un gran numero di persone. Cerca le sue vittime in tv guardandosi “Forever Yours”, una sorta di Cuori Solitari in vhs gestito a quanto pare dal giovane Tom Hanks (anche attore quindi, ma è una piccola parte). Trovata la nuova vittima, anzianissima, si presenta come impotente per rendere credibile la sua scelta, ma troverà pane per i suoi denti. Williams è piuttosto azzeccato e l'episodio è dotato di un discreto black humour. Tuttavia sconta un finale prevedibile e abusato, con make up zombeschi infilati dentro un po' a forza per ricacciare in zona horror un episodio che altrimenti faticherebbe a meritare l'inclusione nella serie. Il pugile Sugar Ray Leonard fa un cameo come becchino al cimitero. (Marcel MJ Davinotti jr.)
* Episodio assolutamente insulso. Lo sfruttatore di anziane signore che viene punito da una vendetta sovrannaturale, nientemeno. Hanks gira con trita banalità una vicenda di sfruttamento che solo nel finale baracconesco trova una ragion d'essere fantastica; siamo, però, al trionfo della gomma e del lattice carnevaleschi più che all'inveramento d'un redde rationem moral-oltremondano. Di horror c'è quasi nulla. (Rufus68)
02. THIS'LL KILL YA
* Ennesimo confronto tra medici sull'orlo di una crisi di nervi, con il fin troppo giovanile George Gatlin (Dylan McDermott) che stipendia a quanto pare la sua caliente collega Sophie (Sonia Braga) e il più pacioso Pack (Cleavon Little) per continuare le sue ricerche sulle misteriose "cellule H", che non si capisce bene a quali benefici dovrebbero portare. Di certo si sa che come sempre il passo decisivo è testarle sull'uomo, unico modo per ottenere i finanziamenti necessari a continuare. Lui lo pretende, gli altri due nicchiano e quando Sophie per "errore" gli spara nel braccio una siringata di cellule H invece della solita insulina la situazione precipita... McDermott - spesso con gomma americana - proprio non si riesce a immaginare come ricercatore, la Braga sta lì per aggiungerci l'immancabile amplesso focoso tette al vento, Cleavon Little lo si ricordava molto più spiritoso come sceriffo nero in "Mezzogiorno e mezzo di fuoco" e la regia di Michael Longo è da dimenticare. Di rado ci si sposta dall'ufficio medico, poco o nulla si vede a livello di sangue, d'ironia neanche l'ombra e la storia non sembra proprio avere le qualità per interessare alcuni (tranne forse i fan della Braga, che non si vede in giro poi così spesso). Televisivo fino al midollo, povero nella messa in scena, sostanzialmente inutile. (Zender)
03. SEGNO DI MORTE (On a Deadman's Chest)
Contenuto nella vhs "I racconti dalla cripta 2" (Deltavideo)
** William Friedkin, il padre dell'horror moderno (suo L'esorcista), fa tatuare sul corpo di un rocker di successo l'immagine della ragazza (Tia Carrere) del suo chitarrista. Un tatuaggio assai singolare, che pare incancellabile. Regia di livello ma soggetto modesto. Friedkin pare più interessato a descrivere l'isteria del protagonista piuttosto che l'orrore, rientrando in tema solo nel finale baracconesco. (Marcel MJ Davinotti jr.)
04. SEANCE
** Al centro della storia due truffatori da mezza tacca, Alison (Cathy Moriarty) e Benny (Ben Cross), che studiano come truffare un ricco signore (John Vernon) attraverso una presunta eredità che questi dovrebbe percepire insieme ad Alison, spacciatasi per la cugina di lui nonché figlia legittima dello stesso padre, che l'uomo credeva morto da lungo tempo. Naturalmente questi capisce ben presto che lo si vuole raggirare, ma l'avvenenza di Alison (e Cathy Morarty sa bene come interpretare il ruolo di sexy fatalona) lo espone a un facile ritratto "fotografico". La storia comincia con una seduta spiritica per spiegare poco dopo come ci si è arrivati (e la cosa è piuttosto ingegnosa), ma la soluzione - col solito intervento splatter del tutto gratuito e una soluzione forzatamente grottesca - rovina quanto di buono la storia - a livello se non altro di raffinatezza visiva (la fotografia rossastra è di Rick Bota) aveva fatto. Ma sono sicuramente la voce sensuale della Moriarty e i suoi sguardi seducenti a guidare l'episodio, che offre una discreta sorpresa nel pre-finale (con l'entrata in scena della moglie del defunto) e poco altro. Trascurabile. (Zender)
05. BEAUTY REST
**! Mimi Rogers, all'epoca già ex moglie di Tom Cruise, è la protagonista di questo episodio centrato sui raptus non tanto segreti di Helen, aspirante attrice che però, fallendo ripetutamente i provini (arriva sempre seconda), se la prende con la compagna di stanza, la bellissima Joyce (Kathy Ireland), da lei accusata di fregarla solo perché "sa aprire bene le gambe". Si capisce presto che quest'ultima farà una brutta fine, addormentata a morte da una Helen che sbaglia le dosi del sonnifero con cui voleva temporaneamente toglierla di mezzo per presentarsi al suo posto a un concorso di bellezza già organizzato per farla vincere. Al concorso naturalmente ci andrà lo stesso, sostituendosi a Joyce e approfittando del fatto che la raccomandazione per lei era scritta e senza nominativi. Ma ci sarà un'altra concorrente molto furba a sbarrarle la strada, tale Druscilla (Jennifer Rubin). Tris di bellezze per un episodio che trova la via del grottesco solo in chiusura, con un colpo di scena a dir poco bizzarro ("sarà importante far vedere quello che hai dentro", le consigliava il presentatore). Storia di vendette acide, di crisi di nervi e di sarcasmo tutto femminile che Stephen Hopkins dirige piuttosto bene pur muovendosi in ambiti altamente banali. Punta sulle sue attrici e fa bene: due di loro non fanno altro che acccusarsi di "mignottismo" per buona parte del tempo ma tant'è... Peccato per il finale, un bel po' tirato per i capelli... (Zender)
06. BUONA DA MORIRE (What's Cookin')
Contenuto nella vhs "I racconti dalla cripta 4" (Deltavideo)
**! Christopher Reeve ha aperto un ristorante dove prepara solo calamari in tutte le varianti possibili. Naturale che gli affari non vadano per il meglio e così, quando arriva il momento di pagare l'affitto al proprietario (Meat Loaf), son dolori. Qualcuno però sa come risolvere il problema, a quanto pare, col risultato che Meat Loaf finisce col fare la fine che il suo nome d'arte suggerisce. L'ennesima storia di cannibalismo involontario insomma, in cui ancora una volta ci si fa credere - chissà perché - che la carne umana è deliziosa e profumatissima. Se non altro i toni da commedia nera sono molto presenti e alcuni effetti di bassa macelleria in cella frigorifera lasciano il segno. Reeve è piuttosto convincente nella sua garbata timidezza e anche i personaggi secondari (il poliziotto) si sposano bene al contesto. L'episodio migliore, senza dubbio, nonostante la scontatezza dell'assunto. (Marcel MJ Davinotti jr.)
07. THE NEW ARRIVAL
**! Questa volta dietro la macchina da presa c'è l'abile Peter Medak, che memore del suo classico Changeling cerca di ricreare in parte le stesse atmosfere che si respiravano nella casa del film. Ad arrivare lì sono lo psicologo infantile (David Warner) che in radio conduce "Buona psicologia", una trasmissione in tema, la sua regista radiofonica (Twiggy) e la seducente proprietaria della radio (Joan Severance). A convocarli è stata una madre (Zelda Rubinstein, quella di Poltergeist) che ha seri problemi con la figlioletta Felicity, irrequieta e dai comportamenti imprevedibili; la piccola gira per la casa con una maschera bianca e ama nascondersi... L'appartamento, tipicamente in legno massiccio come in Changeling, diventa il set perfetto per i movimenti sinuosi e avvolgenti della mdp di un Medak che pare interessato soprattutto a creare tensione con gli ambienti e la presenza inquietante di Felicity. La Rubinstein è ottima per il ruolo, Warner un po' meno ma il clima è quello giusto, grazie anche a una fotografia accurata e alle buone nusiche del celebre Michael Kamen. L'appartamento è fitto di trappole (gomma da masticare sulle pareti e i pavimenti, maniglie delle porte elettrificate...), Felicity spunta con la sua maschera tra i corridoi e le porte prima di un finale nel quale però si nota l'assenza di un'idea forte che possa chiudere degnamente. Peccato, perché Medak si conferma dotato per il genere. Tra le... mummie anche quella del dottor Kassir (injoke che cita il doppiatore del Creepy). (Zender)
08. SHOWDOWN (Showdown)
Contenuto nel filmtv, uscito in Italia al cinema, "Incubi" (Penta/Cecchi Gori)
** Un western surreale diretto da Richard Donner che punta tutto sull'atmosfera sospesa e sulle musiche di Michael Kamen (belli i tocchi di piano), con il protagonista che, in un saloon, si trova davanti i fantasmi degli uomini che ha ucciso. L'idea (di Frank Darabont, autore anche della sceneggiatura) poteva essere intrigante, ma la regia scarna e volta più all'azione di Donner ne svilisce in parte la poesia lasciando comunque intuirne qua e là le potenzialità, con un finale che volge quasi al zombesco e vicino ad altri già visti nella serie. Lento, in ogni caso, e debole. (Marcel MJ Davinotti jr.)
09. RE DELLA STRADA (King of the Road)
Contenuto nel filmtv, uscito in Italia al cinema, "Incubi" (Penta/Cecchi Gori)
** Tom Holland dirige RE DELLA STRADA, in cui un giovane appassionato di corse in auto (Brad Pitt) avvicina un ex campione, chiamato Iceman (Raymond J. Barry), con l'intenzione di sfidarlo. Questi però, poliziotto di mestiere, non ci pensa nemmeno a raccogliere la provocazione e si muoverà solo quando il ragazzetto, facendo leva sul suo indubbio fascino, gli avvicinerà la figlia fino a portargliela via. Siamo lontani dall'orrore (recuperato in extremis e solo di striscio), con Holland che sfrutta il fascino dell'emergente Pitt e prova a sposarlo a qualche discreta ripresa di auto in corsa. Il risultato è francamente stucchevole e di scarso interesse, anche se permette di intravedere sprazzi del promettente talento del protagonista. (Marcel MJ Davinotti jr.)
10. MANIAC AT LARGE
** Nientemeno che John Frankenheimer a dirigere un episodio che odora molto di Alfred Hitchcock (non solo per il finale) e si rivela piuttosto lontano dai canoni della serie: per nulla grottesco e anzi assolutamente serioso dal primo all'ultimo minuto, l'episodio è tutto girato all'interno di una biblioteca dove una timida caposala (Blythe Danner) ha a che fare con una superiore piuttosto acida (Salome Jens) e un sorvegliante mezzo alcolizzato (Clarence Williams III, nel film si chiama Grady come il barista di Shining, non a caso) che tuttavia essendo lavoratore pubblico non si può licenziare. Non bastasse, bazzica lì pure un ragazzetto colla fissa dei serial killer e sembra che nelle sale sotterranee si aggiri un losco individuo... Una bella atmosfera e a dire il vero poco altro, una volta di più. E' vero che la sceneggiatura non sbraca, che c'è un rigore formale ineccepibile e che la mano di un professionista si sente, ma la storia sa proprio di riciclato, di episodio svuotato di veri contenuti che procede semplicemente soffermandosi sui personaggi in attesa del colpo di scena finale, che avevan già capito un po' tutti e che arriva pure senza l'enfasi necessaria... (Zender)
11. DOPPIA PERSONALITA' (Split Personality)
Contenuto nella vhs "I racconti della cripta 1" (Deltavideo)
**! Joel Silver, noto a tutti come produttore di enorme successo (non a caso coproduce la serie stessa), passa dietro la macchina da presa per dirigere uno scatenato Joe Pesci. Si apre in un casinò, dove Burt Young gioca e vince proprio con l'aiuto del truffatore interpretato da Pesci in un prologo che però, a dire il vero, non c'entra assolutamente niente col resto. La vera storia comincia quando Pesci fora con l'auto e chiede aiuto in una casa dove l'accolgono due ricchissime gemelle ereditiere (le gemelle Citron, Jacqueline Alexandra e Kristen Amber). Fanno conoscenza, si piacciono, ma lui decide che per sposarle entrambe e gestire l'intero patrimonio è il caso di fingere di avere a sua volta un gemello, che dice vivere in Sudafrica e il quale dovrà dargli il cambio al fianco della relativa moglie. Tutto sembra andare per il meglio finché... Poco orrore tranne nel simpatico finale ironico-splatter, con un colpo di scena che da solo giustifica l'inclusione nella serie. Il resto è un imperversare del protagonista che straparla in dialetto come nei film di Scorsese e comunque con la sua performance dà il senso a un episodio altrimenti poco significativo. (Marcel MJ Davinotti jr.)
*** Episodio che riceve vita da un bravo Joe Pesci, perfetto nella sua debordante qualità di imbonitore e prendingiro. L'italoamericano domina tutto e tutti col suo scilinguagnolo (esilarante quando improvvisa l'elogio d'una architettura bislacca che poco prima aveva denigrato) che solo il breve imperio del caso riesce a sopraffare (un'abbronzatura mal riuscita ...). Niente male neppure il finale che vira nel macabro senza perdere il tono da commedia nera. (Rufus68)
** Povero Joseph (Donald O'Connor), tutto il giorno chiuso in casa a ricordare i bei tempi in cui era burattinaio di grido e muoveva abilmente i fili del suo clown Koko... Quando una trasmissione lo chiama per celebrarlo si monta la testa, ma ci pensa la sexy mogliettina (Patricia Charbonneau) a riportarlo sulla terra. In ogni caso lui chiama uno specialista in animatronics (Zach Galligan) per aiutarlo a preparare uno spettacolino per l'occasione scoprendo che questi è davvero bravo, anche se la bella moglie pare non sopportarlo. Un conflitto in casa che l'anziano Jospeh, malato di cuore, fatica a ricomporre... Tra gli episodi più prevedibili di sempre, tocca argomenti inflazionatissimi per il genere ma se non altro lo fa con una certa grazia. La regia di Kevin Yagher è solida, O'Connor in parte e la dolcezza di mr. Gremlins Zach Galligan affianca bene la provocante sensualità della Charbonneau. D'accordo, sulla validità della storia è meglio sorvolare, sul finale che indovinerebbe un bambino pure, ma almeno la storia si segue senza troppa noia. Un po' di sangue in più comunque non avrebbe certo guastato... Simpatica la scenetta tra burattini in spiaggia: "Quando sali sul surf dovresti urlare Cowabunga, non Aiuto mamma" "Ok, grazie Koko, e cosa dovrei gridare quando poi mi ritrovo sotto la tavola?" "E' lì che devi gridare Aiuto mamma!". (Zender)
13. IL CONCERTO DEL LUPO MANNARO (Werewolf Concerto)
Contenuto nella vhs "I racconti dalla cripta 4" (Deltavideo)
** Vi si racconta di un luogo di montagna infestato dalla minaccia licantropesca. I protagonisti alloggiano in un albergo il cui proprietario (Dennis Farina) tranquillizza gli ospiti dicendo che tra loro c'è un esperto cacciatore di lupi mannari. Questi (Timothy Dalton) è un personaggio curioso, scherzoso e guascone che si fa attrarre da una provocante bionda (Beverly D'Angelo) che lo invita in camera... Rielaborazione di un tema horror classico che fa leva su un buon attore come Dalton e una Beverly D'Angelo in sorprendente versione sexy. Trasformazione licantropesca nel buio, un reduce nazista che non c'entra nulla col resto, accenni vampirici con un pianoforte usato come bara per un episodio tutto sommato accettabile, godibile nonostante la banalità. (Marcel MJ Davinotti jr.)
14. CURIOSITY KILLED
* Più che la curiosità a uccidere è quest'episodio, davvero tremendo e da annoverare tra i peggiori della serie. Comincia già mostrando i suoi due protagonisti (Kevin McCarthy e Margot Kidder) artificialmente invecchiati con rughe posticce ridicole e degne di una brutta mascherata. Stan lì nel boschetto a rinfacciarsi ogni sorta di difetto nei pressi di un gigantesco camper che ospita anche due loro amici (J.A. Preston e Madge Sinclair) e più li guardi più capisci che in qualche modo dovran ringiovanire (altrimenti che senso avrebbero quelle mascherate, che coinvolgono con evidenza pure i loro amici?). C'è di mezzo il cadavere della prima moglie dell'amico, nascosto tra gli alberi per un motivo ben preciso... Non si capisce come ci si dovrebbe divertire nell'ascoltare gli inutili discorsi di questi vecchi inaciditi o i propositi di riscatto di qualcuno di loro. Tutto girato tra quattro frasche, l'episodio, firmato da un Elliott Silverstein che non poteva far molto per migliorare le cose, si tira avanti senza gloria fino a un epilogo che tenta di riprendersi con qualche effettaccio splatter buttato lì. Ma non c'è trippa per gatti. Per cani sì, invece... (Zender)
QUINTA STAGIONE (1993)
01. DEATH OF SOME SALESMEN
*** Judd Cambell (Ed Begley jr.) è un commesso viaggiatore che gira l'America rurale imbrogliando i poveri vecchietti: va nelle famiglie dove sa esser morto qualcuno per proporrre al conuige rimasto in vita sepolture meravigliose a prezzi modici previo piccolo acconto che chi paga non vedrà più. Ma un giorno gli capita la famiglia sbagliata, in cui una coppia (Tim Curry, che interpreta padre, madre e pure figlia!) si diletta ad ammazzare proprio i commessi viaggiatori, colpevoli di aver fatto loro comprare ogni sorta di inutilità. L'episodio nasce per sfruttare le abilità trasformistiche di Tim Curry, seppellito dal lattice degli effettisti e istrionico come sempre. L'ex Frank-N-Furter del Rocky Horror domina la scena, ma va sottolineata anche l'ottima performance di Ed Begley jr, perfetto nel ruolo del venditore mellifluo e adulatore. Gli va male, visto che gli tocca in sorte l'orrenda Winona Brackett, con cui dovrà consumare pure un disgustoso amplesso. Gilbert Adler (anche cosceneggiatore) spinge sul pedale del grottesco raggiungendo eccessi da non sottovalutare (notevole la "tv a colori" con la faccia del cadavere schiacciata contro lo schermo). Storia un po' monocorde ma tutto sommato godibile, ravvivata dall'estro degli attori; un circo degli orrori ben orchestrato e spassoso. (Zender)
02. AS YE SOW
**! Convinto che la moglie (Patsy Kensit) lo tradisca, Leo Burns (Hector Elizondo) si rivolge a un detective specializzato (Sam Waterston) per sapere se è davvero così, anche se uno studio precedente aveva già detto che la donna era proprio una tipa tutta "casa e chiesa". Certo, casa e chiesa lo è, gli dice il detective, ma proprio perché l'amante è il prete (John Shea)! Leo si ritiene soddisfatto e medita come punire il religioso, già con un passato burrascoso alle spalle. Dietro la direzione del lynchiano Kyle MacLaghlan un episodio semplice ma di buona tensione, valorizzato soprattutto dalla eccellente performance di Waterston (subdolo, perfido, insinuante fino in fondo), da quella comunque buona di Elizondo e dall'eterea bellezza di una dolcissima Patsy Kensit al top della forma (che le torride scene di sesso purtroppo coprono). Ad ogni modo siamo in ambito thriller perché di orrore proprio non se ne parla e il finale (che prevede l'entrata in scena di Miguel Ferrer, non accreditato) è l'unico vero scossone (relativo) di un episodio piacevole e maturo. (Zender)
03. FOREVER AMBERGRIS
***! Dalton (Roger Daltrey) è il vecchio fotografo di guerra ormai privo dell'ispirazione che lo aveva portato a vincere numerosi premi, Ike Forte (Steve Buscemi) il nuovo talento che guarda a Dalton come a un mito. Si ritrovano durante i viaggi, scherzano, ma presto si capisce che l'allievo ha superato il maestro, ormai in piena crisi. Glielo dice in faccia il suo editore e sale l'invidia per Ike, oltretutto sposato a una bomba sexy mica da ridere (Lysette Anthony), che Dalton conosce a una cena da loro. Così, partiti per una nuova missione, al grande fotografo vengono in mente pensieri strani... Gary Fleder è un regista solido e si vede: la storia procede bene, aiutata anche dalla faccia vissuta del buon Daltrey (noto al mondo come cantante degli Who) e dalla bonaria ingenuità del simpatico Buscemi. Per quanto inevitabilmente un po' risaputa la vicenda coinvolge, ha qualche snodo sorprendente (la città contaminata) ed è sufficientemente ben studiata, con qualche punta splatter che non dispiacerà ai fan della serie (c'è anche una sigaretta spenta su di un bulbo ocularo scivolato fuori dall'orbita). Tutti gli ingredienti migliori della serie ci sono e l'episodio può essere catalogato come uno dei migliori, comprensivo pure di un colpo di scena piuttosto inatteso. Se si considera che la Anthony mostra pure il suo seno perfetto... (Zender)
04. FOOD FOR THOUGHT
* Storia d'ambientazione circense. Zambini (Ernie Hudson), un presunto veggente, ha uno spettacolo di lettura del pensiero assieme alla sua compagna, Connie (Joan Chen); che però nell'intimità maltratta, tanto che lei finisce col cedere alle avance dell'uomo mangiafuoco. Zambini li scopre e naturalmente se la prende col "rivale" mandandolo... a fuoco. Il come andrà a finire la "vendetta" rappresenta una delle soluzioni meno riuscite e banali dell'intera serie. Un po' come l'intero episodio, diretto svogliatamente da Rodman Flender con un occhio volto quasi esclusivamente a valorizzare la bellezza e la dolcezza della Chen. Tremendamente scontata la descrizione dei soliti freaks che circolano (anche se non è male la scena sotto la doccia delle gemelle siamesi agganciate per il seno), insipidi i dialoghi e i personaggi, con Hudson all'epoca celebre più che altro per esser stato il ghostbuster di colore nove anni prima. Brutta la fotografia dai toni rossastri, ridicolo il finale che ironizza sul titolo. Da dimenticare. (Zender)
05. DOLCE VENDETTA (People Who Live in Brass Hearses)
Contenuto nella vhs "I racconti della cripta 1" (Deltavideo)
**! In regia il Russell Mulcahy di HIGHLANDER e la qualità nelle riprese e nelle inquadrature si nota subito. Protagonisti sono i due fratelli che hanno le facce di Bill Paxton e Brad Dourif: il primo uscito da poco di prigione, il secondo un mezzo ritardato. Hanno intenzione di derubare il fornitore di gelati dove Dourif lavora, ma il personaggio chiave è un gelataio che gira col suo furgoncino, tale mr. Byrds (Michael Lerner): prima di vendere diletta i bimbi con uno spettacolo in cui fa il ventriloquo, ma custodisce un inquietante segreto che conosceremo solo alla fine. I continui battibecchi tra fratelli stancano presto, ma il finale sorprende non poco e fa rivalutare un episodio che - grazie anche alla regia di Mulcahy - evidenzia una caratura tecnica superiore. Si gioca tutto negli ultimi cinque minuti, comunque... (Marcel MJ Davinotti jr.)
**! La svolta arriva quasi alla fine ed è inaspettata quanto urtante: la trovata fa risalire ulteriormente l'episodio che gode di interpretazioni sopra il livello medio del genere. Vero è che Paxton rimane sempre oltre le righe (sino a un maledettismo ampiamente prevedibile), ma Dourif tiene fede con bel mestiere al proprio personaggio di disadattato mentre l'ambiguo Lerner ammicca con fare quieto e ingannevole celando la rivelazione fatale. Anche la coda si segnala per un suo intrinseco tono weird. (Rufus68)
***! Apre già bene Creepy, in un teatro a esibirsi come stand-up comedian, ma il meglio viene dalla storia, congegnata ottimamente e ben resa da un cast decisamente azzeccato. Si apre con un marito (David Paymer) cui tocca subire i rimbrotti di una moglie giovane e insoddisfatta (Traci Lords, e non è che la soddisfi facile...). Gli annuncia che lo molla e che ha già un altro; lui la prende male e la soffoca, ma un vicino sente le grida e le forze dell'ordine arrivano lì in un attimo. Si presenta un poliziotto sornione (Vincent Spano), deciso a capire cosa sia successo. Benché l'uomo riesca a far credere che la moglie è partita per Chicago, il poliziotto lo segue e lo ritrova in stazione, dove questi ha nella valigia proprio la donna, fatta debitamente a pezzettini e pronta per essere sbolognata il prima possibile. Comincia un bel gioco al gatto col topo con una tensione che sarebbe potuta piacere a Hitchcock. E infatti, se non fosse per i particolari sanguinosi relativi agli smembramenti, l'episodio potrebbe benissimo appartenere a quelli del Maestro: magistrale uso della suspence, finale a sorpresa soddisfacente (per quanto inevitabilmente un po' forzato), un Vincent Spano sottilmente sadico in gran forma e un Paymer che fa il suo convincendo. Kevin Hooks dirige con bel gusto ma è lo script di Gilbert Adler e A L Katz il vero punto di forza di uno degli episodi forse meno orrorifici (è chiaramente un thriller) ma più appassionanti dell'intera serie. (Zender)
07. HOUSE OF HORROR
** Scritto e diretto da Bob Gale, un episodio che si rifà alle classiche iniziazioni da college, con la fratellanza Gamma Delta gestita dal perfido Les Wilton (Kevin Dillon). La prova che ha scelto per permettere di accedervi ai soliti ragazzetti maltrattati in ogni modo (li vediamo aggirarsi per la stanza con la scritta "calciami" stampata sulle mutande) prevede di entrare in quella che è la più tipica delle case stregate, persa nelle campagne e ovviamente occupata da fantasmi. Chiaro che Les e i suoi compari hanno pensato ad effetti speciali ben piazzati che possano spaventare a puntino i poveretti... Diviso in più fasi, dotato di ripetuti colpi di scena che ribaltano il finale fino all'eccesso, l'episodio può contare su una discreta messa in scena nella "house of horror" e su un Dillon piuttosto credibile nel ruolo. Importante la presenza della bella Mona (che pare un'espressione veneziana ma è invece solo il nome della seducente Meredith Salenger), leader della vicina sorellanza che decide di assistere alla prova facendo promesse hot ai partecipanti. Povero nel soggetto, decente nella realizzazione. (Zender)
08. WELL COOKED HAMS
** Un illusionista fallito (Billy Zane) ha ucciso il suo maestro inutilmente: gli spettacoli non decollano e quando un vecchio mago tedesco (Martin Sheen, irriconoscibile sotto chili di trucco) lo invita a un suo show da tutto esaurito il collega accetta: scoprirà il numero della "cabina della morte" (box of death), in cui l'uomo s'infila in una cassa che verrà perforata da spade. A fine numero si apre la cassa e l'uomo pare uscirne infilzato. Ovviamente c'è il trucco e il pubblico si spella le mani, compreso il collega, che andrà nel camerino del tedesco e... Elliott Silverstein non è un fenomeno e il suo episodio (ambientato ai primi del Novecento) resta piuttosto nella media della serie, nonostante la presenza carismatica di un Sheen ottimo in duplice veste (fa anche il videoamatore che riprenderà lo spettacolo finale). Zane, il vero protagonista, offre una performance piuttosto anonima e l'interesse punta soprattutto verso il numero conclusivo. L'orrore traspare più che altro nelle intenzioni, per il resto si resta nel thriller, appesantito da costumi e una fotografia impolverata che non entusiasma. Finale ampiamente prevedibile. (Zender)
09. CREEP COURSE
**! Reggie (Anthony Michael Hall), che frequenta il corso di egittologia al college, ha seri problemi con lo studio e pensa di farsi dare una mano dalla secchiona della classe, Stella (Nina Siemaszko): progetta di mandarla a casa del professore (Jeffrey Jones) con una scusa e, mentre lo distrae, di entrare a sua volta in casa e di sbirciare le domande per il compito fondamentale per non finir bocciato. Ma il professore è un tipo strano... Tra i tanti cimeli egiziani può accedere in casa addirittura a un'intera camera funeraria, con tanto di mummia di Ramsete conservata all'interno! Da qui si svilupperà una serie di colpi di scena che potrebbero affondare il colpo con lo splatter (si parla di imbalsamazione) ma restano invece sul soft. Jeffrey Boam, notissimo sceneggiatore (Arma Letale, Indiana Jones e l'ultima crociata tra i suoi titoli top), punta così sullo script e la cosa gli riesce abbastanza (c'è anche una curiosa morale su chi sta attento in classe e chi no). Peccato che la regia non sia nelle sue corde e il tutto risulti poco efficace. Se non altro comunque non ci si annoia, a dispetto di un cast non certo esaltante. (Zender)
10. CAME THE DAWN
**! Il tedesco Uli Edel, che ha raggiunto la notorietà dirigendo il cult Christiana F., firma un episodio d'impostazione piuttosto classica. Dopo un intro particolarmente sanguinario, con un delitto nelle toilette d'un ristorante a colpi di scure, si vede una giovane (Brooke Shields) che ferma la Porsche del ricco Roger (Perry King) sotto la pioggia chiedendo aiuto perché ha il furgoncino in panne. Si capisce subito che Norma (ma il nome l'ha improvvisato leggendo sullo stereo di Roger il nome dell'opera che stavano ascoltando) non è completamente a posto, ma Roger la accompagna comunque al proprio chalet offrendole ospitalità per la notte. Lei mostra intraprendenza, sicurezza e l'uomo la asseconda con grande correttezza. Che intenzioni ha, la bella Norma? Non lo sappiamo ancora; quel che sappiamo è che Norma è bella davvero. Con una Brooke Shields magnetica e dal gran carisma (nonostante la gomma americana sempre in bocca) Edel ha gioco facile nel mantenere viva l'attenzione. King le tiene testa con bravura e l'episodio, virato più al thrilling hitchcockiano che all'horror, non delude le attese (tranne per un finale che sfocia purtroppo nel ridicolo). L'atmosfera di perversione e mistero funziona e - senza poter certo gridare al miracolo - ci si può accontentare. Un bel testa a testa. (Zender)
11. AMICI PER LA PELLE (Oil's Well That Ends Well)
Contenuto nella vhs "I racconti dalla cripta 4" (Deltavideo)
*! La coppia Lou Diamond Phillips/Priscilla Presley organizza una truffa ai danni di alcuni imprenditori d'un paese facendo loro credere che nel sottosuolo del cimitero locale si trovi il petrolio. L'affare si complica e mentre la Presley sfoggia senza gran successo le armi della seduzione (una dimenticabilissima performance, la sua), la trama prova a innestare qualche colpo di scena col risultato di rendere faticoso seguire la storia e far presto capire che la stessa con l'horror non ha proprio nulla a che fare (se escludiamo una "resurrezione" infilata dentro a forza). Una regia scadente completa il tutto. (Marcel MJ Davinotti jr.)
12. HALF-WAY HORRIBLE
** Il boss (Clancy Brown) di una compagnia chimica che sta per immettere sul mercato un potentissimo conservante, capace di mantenere intatta per anni la freschezza di abiti, prodotti alimentari e mille altre cose, si trova perseguitato da qualcuno che lo minaccia di morte. Ma chi può essere? Il suo unico nemico è forse tale Alex, morto però sei anni prima durante un rituale voodoo in Brasile legato alla scoperta del conservante (che se inoculato negli esseri umani li trasforma, inutile dirlo, in zombi). Ma se Alex allora morì, chi è il colpevole? Se lo chiede anche il detective (Martin Kove) che superficialmente indaga suilla cosa, e per quanto l'episodio sia se non altro vario non ci vuol molto per arrivare alla soluzione. Scritto e diretto da un quotato sceneggiatore come Gregory Widen (suoi i copioni di Highlander e L'ultima profezia, che è anche l'unica sua altra regia oltre a questo episodio), non trova nel cast un gran aiuto e i flashback in Brasile sono davvero pietosi. Il colpo di scena finale aveva anche lo stile grottesco della serie, ma il resto dice poco: tra gli zombi e i maneggi per far passare al conservante la trafila burocratica per essere lanciato nulla di davvero interessante da segnalare. Si segue, comunque. (Zender)
13. TILL DEATH DO WE PART
**! Lo scagnozzo (Frank Stallone, il fratello cantante di Sylvester) di un boss in gonnella (Eileen Brennan) sta facendo a pezzi un cadavere in piena foresta. Al suo compare (Robert Picardo) tocca di far fuori con un colpo di pistola la bella Lucy (Kate Vernon) a pochi passi. Si avvicina... ma è grazie ai ricordi della donna se cominciamo a rivedere quel che è successo, fin dal momento in cui "la" boss sorprese lei e il bel Canaparo (John Stamos) insieme: Canaparo è il fidanzato della grassa gangster, da cui l'ovvia vendetta. Anche perchè lui fa gli occhi dolci e lei lo perdona prendendosela con la poveretta. Ritorniamo nel bosco e da un'auto esce proprio Canaparo, che si incarica di far fuori Lucy. Parte un altro flashback in un'alternanza tra passato e presente che diventa il leit motiv dell'episodio, scritto bene da Peter Iliff (lo sceneggiatore di classici come Point Break o Giochi di potere) che lo dirige senza demeritare e inventandosi un simpatico colpo di scena. Molto più noir che horror, con concessioni al genere giusto nell'insistito e pretestuoso spappolamento a colpi d'ascia del cadavere da parte di Stallone, una discreta chiusura di stagione e un episodio da seguire fino in fondo con gusto. Chissà se per il nome italiano "Canaparo" Iliff ha pensato al Luc Merenda di Milano trema... (Zender)
SESTA STAGIONE (1994)
01. Let the Punishment Fit the Crime
02. Only Skin Deep
03. Whirlpool
04. Operation Friendship
05. Revenge Is the Nuts
06. The Bribe
07. The Pit
08. The Assassin
09. Staired in Horror
10. In the Groove
11. SURPRISE PARTY
***! Classico episodio con giustizia dall'oltretomba sul protagonista che la fa alla giustizia umana (ma non a quella dei morti). L'avido Ray uccide il padre moribondo quando scopre che questi non vuol fargli ereditare un terreno. Scoprirà a sue spese i motivi per i quali sarebbe stato meglio seguire i consigli paterni... L'episodio, che si apre sotto un'evocativa pioggia incessante, presenta una prima parte molto efficace dal punto di vista tecnico (il flashback dell'omicidio riflesso nel vetro dell'auto coperto dalla pioggia), rischia poi a metà di cadere nel ridicolo ma fortunatamente si salva e anzi presenta una chiusa molto inquietante e soddisfacente per lo spettatore avido di vendetta nei confronti del protagonista. Adam Storke, nei panni dell'omicida, ha la faccia da bastardo perfetta e va segnalata la presenza dell'assiduo caratterista Jake Busey (l'albino di Contact). Nota di colore: il nostro caro guardiano questa volta presenta l'episodio da un resort montano, vestito da sciatore! (Ciavazzaro)
12. Doctor of Horror
13. Comes the Dawn
14. 99 & 44/100 Pure Horror
15. You, Murderer
SETTIMA STAGIONE (1996)
01. Fatal Caper
02. Last Respects
03. A Slight Case of Murder
04. Escape
05. Horror in the Night
06. Cold War
07. The Kidnapper
08. Report from the Grave
09. Smoke Wrings
10. About Face
11. Confession
12. EAR TODAY... GONE TOMORROW
** Un ladro, che dispera di poter salvare la propria vita a causa del debito con un boss, decide il tutto per tutto e si sottopone a uno strano intervento di un ancor più strano dottore, che gli impianta i padiglioni di un pipistrello! Ma poiché la moglie del boss ha subito un'operazione simile (pur se con un diverso animale come donatore), il disastro è annunciato. Tra le poche cose buone dell'episodio la presenza del mitico e compianto Richard Johnson (Zombi 2), mentre il resto del cast è piuttosto insulso (anche se la sexy Gretchen Palmer merita la visione). Episodio a sfondo sessuale, con un pre-finale simpatico ma che alla fine non convince molto. La storia su carta dalla quale è tratto è molto meglio. (Ciavazzaro)
13. The Third Pig