"Il commissario Maigret" episodio per episodio

13 Dicembre 2012

LA PAGINA DEGLI ESPERTI
 
In questa pagina sono raccolti i commenti pervenuti sui singoli episodi di "Le inchieste del commissario Maigret". Chi volesse contribuire commentando un unico e preciso episodio non ha che da CLICCARE QUI e farlo, scrivendo nel forum il proprio commento e facendolo anticipare dal titolo dell'episodio e dal relativo pallinaggio (cercando di stare più o meno, a occhio, nei caratteri di un commento standard). Il commento verrà prelevato “automaticamente” (per via umana, cioè da me) dal forum e trasferito in questa pagina nel punto esatto. Se non è indicato il numero delle puntate a fianco del titolo significa che si tratta di puntata unica.


1. UN'OMBRA SU MAIGRET (3 puntate)
Aka Cécile è morta (Cécile est morte)
***! Episodio in tre puntate. Una giovane donna che vive con la zia si rivolge più volte al Commissario Maigret per ottenere protezione, convinta che persone sconosciute si introducano nella loro casa durante la notte. Maigret pare disposto ad archiviare la faccenda, dopo che la sorveglianza del palazzo da lui disposta non ha dato alcun risultato. Quando nel giro di poche ore le due donne vengono trovate strangolate in due luoghi diversi, il Commissario - punto sul vivo - mette in campo tutto il suo intuito e la sua abilità per risolvere il caso... Prima apparizione del Maigret interpretato da Cervi, già perfettamente definito nei suoi caratteri fondamentali e nei suoi metodi d'indagine. Facciano la conoscenza, oltre che con la signora Maigret interpretata dalla dolcissima Andreina Pagnani, con alcuni collaboratori abituali, presenze fisse della serie, come Mario Maranzana (Lucas), Manlio Busoni (Torrence), Daniele Tedeschi (Janvier), Franco Volpi (Il giudice Comeliau). Nel cast dell'episodio spiccano Ennio Balbo nel ruolo di un avvocato poco raccomandabile e Orazio Orlando, sospetto maldestro. Piccolo ruolo anche per Marcello Tusco, "baffo" per la birra Moretti e soprattutto doppiatore dalla splendida voce. (Daniela)

***! Buona la prima. Cervi si mostra fin da subito perfettamente a suo agio nel personaggio, impersonando un Maigret ruvido ma anche umano, e ovviamente molto perspicace. I tempi sono dilatati, e l’impostazione ancora decisamente teatrale, ma le atmosfere e il ritratto degli ambienti e dei caratteri ricalcano fedelmente Simenon e la soluzione dell’enigma regala almeno una sorpresa. Tra gli attori ricorrenti emerge Edoardo Toniolo direttore della polizia, ma a spiccare sono soprattutto Mila Vannucci nei panni di Cécile, Ennio Balbo losco ex avvocato, Giusi Raspani Dandolo arcigna portinaia, e Orazio Orlando principale sospettato la cui moglie (in dolce attesa) è Gabriella Andreini, che rivedremo ancora nella serie. (Nicola81) 


2. L'AFFARE PICPUS (3 puntate) 
Aka Maigret e la chiromanteaka Maigret e l'affare Picpus, Firmato Picpus (Signé Picpus)
***! Racconto in tre puntate. In un caldo pomeriggio estivo, un uomo in preda al panico si reca da Maigret per confessare un furto e nello stesso tempo per avvisare la polizia che sta per essere commesso un delitto - l'omicidio di una chiromante - di cui però non sa dare alcuna indicazione se non il nome del presunto assassino, un certo Picpus... E' l'esordio di una indagine molto complessa, in quanto si intrecciano tre diversi filoni connessi fra loro in modo poco evidente: quello più interessante vede protagonista Sergio Tofano nel ruolo di un povero vecchio tiranneggiato dalla moglie arpia (Evi Maltagliati). Maigret riesce a unire l'utile al dilettevole: fa contenta la moglie con una breve vacanza, che utilizza in effetti per proseguire le indagini seguendo il suo fiuto. Una piccola astuzia coniugale, ma a fin di bene. (Daniela)

***! Sono davvero tante le quasi sei ore dello svolgimento complessivo, ma si reggono per vari motivi: 1) una trama articolatissima (ma affascinante) che non poteva essere sbrigata in fretta e furia; 2) la capacità di rendere bene la complessità e i tempi di attesa necessari per lo sviluppo di una indagine così intricata; 3) un cast superiore alla media di molte puntate, nel quale spiccano - oltre al solito Franco Volpi - la arcigna Maltagliati e un irresistibile Sergio Tofano; 4) qualche bella sopresa disseminata qua e là; 5) il piacere di vedere Cervi praticare piccoli gesti, come stappare e ritappare una bottiglia di birra.
Forse si poteva limare qualcosa nella trasferta pseudo-vacanziera con la signora Maigret. (B. Legnani)

***! Il ritmo è sempre molto compassato, ma sul versante giallo siamo in presenza di una delle trame più articolate della serie, con tanti personaggi dai legami oscuri a dividersi la scena. Lo scioglimento finale è soddisfacente, anche se non tutti pagano il giusto prezzo. La Pagnani e Volpi acquisiscono maggior rilievo rispetto al primo episodio, mentre nel cast non abituale si distinguono, ovviamente, il derelitto Tofano e la dispotica Malatagliati, senza però dimenticare le gradite presenze di Nino Pavese, Gabriella Giacobbe e Mariolina Bovo riluttante testimone. Il minutaggio è considerevole, ma vista la complessità dell’intreccio era difficile fare altrimenti; al limite si sarebbe potuta accorciare la parentesi vacanziera, ma è gustoso il momento in cui la moglie annuncia a Maigret che Simenon ha scritto un nuovo libro sui di lui… (Nicola81) 



3. UN NATALE DI MAIGRET
(orig. Un Noël de Maigret)
***! La mattina del 25 dicembre Maigret si appresta a passare una tranquilla giornata di riposo con la sua signora quando riceve la visita di due vicine che gli riferiscono di uno strano fatto: una bimba inferma afferma di aver visto nottetempo Babbo Natale, impegnato a rovistare sotto il pavimento della sua camera... Originale indagine casalinga, ma non in solitaria, dato che Maigret si avvale dei suoi uomini in servizio per acquisire le informazioni necessarie, facendosi inoltre condurre tutti i possibili testimoni presso la propria abitazione o quella della zia della bambina, orfana di madre e con un padre alcolizzato incapace di provvedere a lei. Ed è proprio il coinvolgimento di questa bimba a far emergere un dolore segreto della signora Maigret, quello di non avere figli. Nel cast il volto più noto è quello di Andrea Checchi, nel ruolo del padre che, datosi al bere dopo la morte della moglie di cui si sente responsabile, non è più capace di liberarsi del vizio. (Daniela)

**! Un episodio che fa un po' d'acqua qua e là ma per il resto con un piacevole sottofondo natalizio (anche se piuttosto malinconico) e interpretato impeccabilmente. Maigret (Cervi) da casa praticamente risolve il caso con l'aiuto dei suoi fidi collaboratori e facendosi portare a casa gli indiziati e i testimoni. (Dusso)

*** Unica puntata di 100 minuti che, pur raccontando una delle vicende meno gialle della serie, intrattiene piacevolmente anche grazie a una discreta scorrevolezza. Tutto si svolge nella giornata di Natale, con Maigret che non si muove da casa ma può contare ugualmente sui fidati Lucas e Torrence. Aleggia una certa malinconia, a causa della presenza di questa bambina (Letizia Frezza) affidata alla zia (una spigolosa Elena De Merik) perché la madre è morta e il padre (Andrea Checchi), oppresso dall’alcol e dai sensi di colpa, non è più in grado di occuparsene; circostanza che rinnova il grande rimpianto della signora Maigret di non aver avuto figli. Da segnalare anche l’ottima prova di Lia Angeleri, dirimpettaia impicciona ma in fondo di buon cuore. (Nicola81) 


4. UNA VITA IN GIOCO (3 puntate)
Aka Maigret e la vita di un uomo, aka Maigret e una vita in gioco, aka Una testa in gioco (La tête d'un homme)
**** Episodio in tre puntate. Un giovane fioraio è stato ritenuto colpevole dell'omicidio di una ricca signora e della sua domestica. Alla vigilia dell'esecuzione, Maigret, dopo aver ottenuto il riluttante consenso del giudice Comeliau, organizza la fuga dal carcere del condannato, in quanto ritiene che ciò possa portare alla scoperta del vero colpevole. Ma il giovane riesce a sfuggire alla sorveglianza della polizia e Maigret deve promettere a Comeliau di risolvere il caso entro 10 giorni, pena le proprie dimissioni... L'indagine più complessa del Maigret di Cervi, per la difficoltà, che lo spettatore condivide con il commissario, di comprendere i legami intercorrenti fra i tre personaggi chiave: il fioraio (Pier Luigi Zollo), il nipote erede dell'uccisa (Walter Maestosi) e infine Radek, un ex studente di medicina cecoslovacco che vive ai margini della società.
E' proprio la personalità di Radek, impegnato in un duello d'intelligenza con Maigret che sfida apertamente, a risultare affascinante nella sua devianza. Volonté lo impersona anticipando alcuni gesti ed espressioni che si ritroveranno poi in altre sue interpretazioni, riuscendo ad essere ad un tempo sprezzante e fragile, odioso e degno di compassione. Nel resto del cast, piccolissimo ruolo per Ugo Pagliai. (Daniela)

***! Parigi, 1938. Un cecoslovacco (viste le vicende di quell'anno, difficile pensare che sia un caso) che vive ai margini, è reso brilantemente da Volonté, i cui duetti con Cervi sono impagabili. E se è vero che Cervi spesso tace, dialoga con il suo silenzio, con la sua pazienza, con la sua espressione. Esilaranti le sue arrabbiature con il personale dell'alberghetto donde osserva la scena cruciale.Trama complessa, con risvolti quasi psicanalitici. A proposito: da notare come la RAI degli Anni Sessanta sia riuscita a non tacere l'omosessualità del personaggio (caratteristica, pealtro, non fondamentale nella trama), pur dovendo usare un complesso giro di parole, pronunciato da Moers (Oreste Lionello), qui particolarmente in spolvero. Nel cast di contorno spicca, come di  consueto, l'incantevole Franco Volpi. Si nota Bucceri, che fa l'agente Dufour della squadra di Maigret, nella sua unica presenza nella serie della RAI. (B. Legnani)

**** Uno dei punti più alti della serie. L’incipit è superbo, crea un’atmosfera poliziesca e tensiva mostrandoci un Maigret che per assecondare una sua intuizione è disposto a giocarsi la carriera e a mettersi in urto con il giudice Comeliau (e il magistrato proprio tutti i torti non li avrebbe). Qualche lungaggine nella terza puntata, ma anche l’epilogo è notevole. Buone prove di Pier Luigi Zollo (il condannato), Walter Maestosi (il nipote erede dell’uccisa) e Luisa Rivelli (sua moglie), ottime quelle dei soliti Volpi e Maranzana, ma la ribalta è tutta per Volontè, che anticipa certe sue interpretazioni cinematografiche successive incarnando un personaggio degno della penna di Dostoevskij, che con il commissario instaura un vero e proprio duello psicologico che è anche un confronto tra due generazioni di grandi attori. (Nicola81)


5. NON SI UCCIDONO I POVERI DIAVOLI (2 puntate)
(On ne tue pas les pauvres types)
 ***! 
Un assassinio apparentemente inspiegabile quello del Sig.Tremblet, modesto impiegato afflitto da una moglie santippesca. Ma Maigret scopre ben presto che il tizio aveva una doppia vita: licenziatosi da anni dalla Ditta in cui lavorava, tutte le mattina usciva regolarmente di casa per recarsi... dove? Episodio classico, dall'andamento particolarmente lento e riflessivo, adeguato al soggetto incentrato sul "lusso" del tempo libero. Nel cast non abituale, una giovanissima ed impacciata Loretta Goggi. (Daniela)

 ***! Se si esclude il particolare della mediocre perquisizione, è un episodio quasi esemplare, sia in àmbito Simenon, sia in àmbito serie RAI. Trama non inverosimile ma curiosa, personaggi non di spicco ma stimolanti, andamento non veloce ma realistico, quadretti umoristici spesso azzeccati (fa eccezione il costante raffreddore). Difficile immaginare qualcosa di più distante dalle trame alla Christie o alla Ellery Queen: ma si possono amare tutt'e tre. Nel cast non consueto spicca Girola, il collega che indaga per primo, composto ed efficace. Non a caso sarà poi persino re (Il delitto Matteotti). Da non dimenticare una divertita esposizione, in modo quasi sherlockiano, di Oreste Lionello. (B. Legnani)

*** Incorniciata da “Un giorno dopo l’altro” di Luigi Tenco (versione francese sui titoli di tesa, italiana su quelli di coda), la seconda stagione si apre con un episodio in due puntate che crea un bel clima di mistero dovuto alla scoperta che il morto, un tranquillo impiegato dalla famiglia numerosa, conduceva una doppia vita anche piuttosto dispendiosa. Lo sviluppo delle indagini è ben strutturato, e c’è spazio anche per un’arguta esposizione di Oreste Lionello; la risoluzione può invece apparire in tono minore, anche se coerente con quella borghesizzazione del racconto giallo tanto cara a Simenon. Da ricordare anche le interpretazioni di Stefano Sibaldi testimone prezioso, Giulio Girola commissario del quartiere e di una sedicenne Loretta Goggi figlia maggiore della vittima. (Nicola81)


6. L'OMBRA CINESE (4 puntate)
(L'ombre chinoise)
***!Un ricco uomo d'affari viene rinvenuto assassinato nel suo ufficio, accanto ad una cassaforte svuotata. Nel corso delle indagini, Maigret si concentra sulla situazione familiare del morto, abbastanza complicata per la presenza di tre donne: l'ex moglie, la moglie attuale e l'amante in carica. C'è anche un figlio, in rapporti conflittuali col padre... Giallo complesso che - come spesso accade nei romanzi di Simenon - vede ancora una volta il nostro Commissario alla prese con un vero e proprio "nido di vipere" borghese, dominato da ipocrisia, egoismo, avidità. Fra le tre donne, tutte variamente sospettabili, spicca il volto risentito di Anna Miserocchi, nota soprattutto per l'inconfondibile voce. (Daniela) 

***! L’unico episodio articolato in quattro puntate, non presenta una soluzione del giallo di quelle che lasciano stupefatti, ma risulta esemplare nel tratteggio dell’ambiente piccolo borghese, in cui anche i legami familiari soccombono di fronte all’avidità e alla grettezza. Un quadro psicologico molto cupo, benché alleggerito dai gustosi duetti di Cervi con la Pagnani e il nipote poliziotto Gino Pernice. Emergono le interpretazioni sopra le righe di una rancorosa Anna Miserocchi e di un Antonio Battistella perennemente sull’orlo di una crisi di nervi, e quella misurata di una splendida Marina Malfatti, ma si fanno notare anche Gianni Garko, Lidia Alfonsi, Gabriella Andreini e Dora Calindri, che nel finale rende una testimonianza da antologia. (Nicola81) 




7. LA VECCHIA SIGNORA DI BAYEUX
Aka Il caso della vecchia signora, aka Maigret e la vecchia signora di Bayeux (La vieille dame de Bayeux)
**** Una ricca signora muore improvvisamente mentre si trova in visita dal nipote squattrinato, unico erede della sua fortuna. Sospettare è lecito, ma i referti medici affermano senza ombra di dubbio che si è trattato di un attacco di cuore... Ancora una volta Maigret indaga fuori dal suo abituale ambiente parigino (qui si trova ad operare nella provincia normanna), senza i collaboratori abituali ed anche senza la presenza affettuosa della sua signora, presente solo come "coscienza" telefonica. Per contro, l'intrigo giallo è particolarmente avvincente e ben costruito. Nel cast figurano Ugo Pagliai nel ruolo di un giovane medico e Anna Mazzamauro, futura signorina Silvani fantozziana. (Daniela)

***! Unica puntata, di un'ora e mezza, per un delitto in provincia, ove Maigret è stato spedito per "risistemare" un commissariato che aveva in precedenza avuto una cattiva conduzione. Ambiente "provinciale", pertanto, ove i metodi del protagonista si scontrano con "chi conta". La trovata risolutiva è sorprendente. Il merito va ovviamente ascritto innanzi tutto a Simenon, ma qui la sceneggiatura ci permette di godere del colpo di scena quando Maigret, subìta la ramanzina dal procuratore (Feliciani) ribalta con una domanda retorica l'intera situazione. Nel cast molti attori attivissimi, taluni con fama di culto, taluni con normale notorietà, nel cinema italiano degli Anni Settanta. (B. Legnani)

**** Incaricato di riorganizzare il commissariato di una piccola città, Maigret finisce con l’occuparsi dell’improvvisa morte di una ricca e anziana signora. La dama di compagnia (una bravissima Carmen Scarpitta) è convinta che ci abbia messo lo zampino il nipote unico erede (Franco Silva), ma i medici non hanno dubbi sulla crisi cardiaca. Puntata unica di 90 minuti da annoverare tra le migliori del lotto: niente tempi morti, buona rappresentazione dell’ambiente provinciale e soprattutto uno scioglimento dell’intreccio davvero da manuale. Mancano i collaboratori abituali di Maigret e (per la prima e unica volta) anche la Pagnani, ma visti i tanti volti noti nel cast (da ricordare anche Mario Feliciani procuratore, Ugo Pagliai medico di condotta e Anna Mazzamauro ancora lontana dai fasti fantozziani) quasi non ci se ne accorge. (Nicola81) 


8. L'INNAMORATO DELLA SIGNORA MAIGRET
Aka L'ammiratore di Madame Maigret (L'amoureux de madame Maigret)
***! La signora Maigret attira l'attenzione del marito sullo strano comportamento di un anziano signore che da settimane frequenta il giardino sotto la loro casa, alle stesse ore, sedendosi sempre alla stessa panchina e senza scambiare una parola con nessuno. Poco tempo dopo il tizio viene assassinato e si scopre che era molto più giovane di quel che voleva apparire... Indagine particolare in quanto coinvolge la signora Maigret come parte attiva nel raccogliere le chiacchere di quartiere, ruolo che si rivelerà decisivo per lo scioglimento del caso. Larga parte quindi ai battibecchi coniugali, con l'ottima Pagnani che tiene testa con dolcezza e pazienza infinita al marito, burbero ma anche affettuoso. Nel cast di contorno Carlo Hinterman, in un ruolo elegante ed infido come spesso gli accadeva di interpretare, e Didi Perego esuberante portinaia. (Daniela)

*** Interessante episodio, reso tale dal forte coinvolgimento della signora Maigret (una Pagnani che, impeccabile come sempre, qui diviene anche una semi-protagonista) e dall'enigma, assai intrigante, costituito dal personaggio che è la vittima. Curioso l'interrogatorio che Cervi fa alla moglie, persino maltrattandola... Da ricordare anche i contatti con Oreste Lionello, che risolve l'enigma del lavoro a maglia. Hinterman intenso e interessante come sempre. Davvero un buon episodio. (B. Legnani)

***! Puntata unica di 100 minuti caratterizzata dal ruolo insolitamente centrale della Pagnani, che per l’occasione collabora alle indagini raccogliendo le chiacchiere del quartiere, ma deve anche subire un interrogatorio piuttosto brusco dal marito (sicuramente il momento più divertente). L’andamento piuttosto lento viene riscattato dall’imprevedibilità della soluzione, in cui trovano posto anche alcuni particolari che apparentemente potevano sembrare insignificanti. Ultima apparizione nella serie per alcuni interpreti abituali come Volpi, Tedeschi, Toniolo, Pernice e Lionello, che si congeda sfornando le sue deduzioni più brillanti. Tra gli altri si mettono in luce soprattutto Carlo Hintermann e Didi Perego; più defilati Antonio Guidi, medico legale con la passione dell’opera, Franca Parisi e Silvano Tranquilli. (Nicola81) 


9. MAIGRET E I DIAMANTI (3 puntate)
(La patience de Maigret)
***! Episodio in tre puntate. Manuel Palmari è un malavitoso di vecchia scuola che, anche dopo essere stato costretto su una sedie a rotelle a causa di un attentato, continua ad organizzare furti in gioiellerie con la complicità dell'amante, una ex prostituta a cui è molto legato e della quale si fida ciecamente. I rapporti con Maigret, che da anni lo tampina per incastrarlo, sono improntati al rispetto reciproco, per cui, quanto Palmari viene assassinato, il Commissario si impegna particolarmente nel risolvere il caso, giocando l'astuzia per incastrare i colpevoli. Nel cast Mario Feliciani nel ruolo della vittima, Mila Vannucci in quello della sua amante, Adriano Micantoni e Mariolina Bovo la coppia di vicini di casa. La presenza più gustosa è quella di Leopoldo Trieste, un giudice che una volta tanto non mette i bastoni fra le ruote di Maigret ma lo ammira senza riserve. Da ricordare la scenetta in cui li vediamo in un ristorante italiano, alle prese con spaghetti al pomodoro che risultano assai ostici da ingerire. (Daniela)

** Una delle vicende più deboli dell'intera serie. Quattro i motivi principali. 1) Riempitivi di vario tipo (persino un'intera canzone al night) per arrivare a tre puntate (per di più corte) anziché ottenerne solo due, come sarebbe stato più logico. 2) Una narrazione che commette il grave errore di far capire allo spettatore una cosa che Maigret scopre solo dopo, e per caso. 3) La sballata interpretazione di Leopoldo Trieste, incredibile con la sua marcata cadenza dell'Italia meridionale mentre fa un giudice francese: la sua presenza sul set deve essere stata molto frettolosa, perché più di una volta sbaglia la battuta e si corregge, senza che il regista faccia ripetere la scena (clamoroso l'errore al ristorante italiano, quando dice "Jacquel[ine]" - personaggio non ancora entrato nella vicenda - che corregge con "Josephine"). 4) I momenti umoristici non funzionano quasi mai. A salvare la baracca c'è uno straordinario Gino Cervi, che ha l'opportunità di svariare su più registri, compreso quello non privo di brutalità. (B. Legnani) 

*** La terza stagione prova a scrollarsi di dosso un po' di polvere, spostando l’ambientazione dagli anni ‘30 a quelli della messa in onda. L’episodio di apertura racconta una storia magari non così complessa da giustificare tre puntate (sia pure brevi), ma che dimostra di avere tutte le carte in regola specialmente nell’ultima parte, in cui assistiamo anche a un incontenibile scatto d’ira di Cervi. Nei panni di un accomodante giudice istruttore, Leopoldo Trieste alterna momenti riusciti ad altri in cui sembra capitato sul set per caso; buone invece le interpretazioni di Mario Feliciani (per quel poco che resta in scena), Adriano Micantoni e Mariolina Bovo, ottima quella di Mila Vannucci, vittima in "Un’ombra su Maigret" ma qui impegnata in un ruolo molto più rilevante e ambiguo. Debutta Gianni Musy nel ruolo dell’ispettore Lapointe. (Nicola81) 


10. IL CADAVERE SCOMPARSO
Aka Non sculacciate i chierichetti (Le temoinage de l'enfant de choeur)
***! Mentre si sta recando in chiesa per servire alla messa mattutina, un ragazzino si imbatte in un cadavere di cui però la polizia non trova traccia. L'unico a credere nel bambino è Maigret che - pur dovendo condurre l'indagine in condizioni difficili (senza i collaboratori abituali e costretto a letto dall'influenza) - saprà far luce sul mistero. Episodio assai piacevole, soprattutto nel lungo intermezzo coniugale in cui si vede la signora Maigret assistere il marito che, oltre ad essere una vera piaga come tutti i mariti quando si ammalano, cerca in tutti i modi di potersi fare una fumatina di pipa clandestina ed anche un cicchetto di rum. Gustoso anche l'interrogatorio al vecchio giudice infermo ad astioso, interpretato da Sergio Tofano. (Daniela)

** Non irresistibile. Puntata unica, di quasi ottanta minuti, ma la vicenda poteva tranquillamente stare anche in metà tempo. Trama molto diluita, che viene da un racconto di Simenon e non da un romanzo. Anche le interpretazioni non sono articolarmente brillanti. Manca tutta la "squadra", cui siamo affezionati, perché Maigret è in trasferta lavorativa fuori Parigi. (B. Legnani) 

*** Essendo l’episodio più breve in assoluto (non arriva a 80 minuti), non può offrire una trama molto articolata, ma risulta comunque piacevole. Il merito è soprattutto di un Cervi, qui mattatore assoluto: impegnato in provincia e quindi privato dei suoi collaboratori abituali, addirittura costretto a letto dall’influenza, affligge la povera Pagnani ma, tra una fumata e una bevuta (rigorosamente di nascosto) viene comunque a capo del mistero. Il chierichetto testimone oculare è interpretato, in maniera discretamente simpatica, dal piccolo Loris Loddi, ma le presenze più altisonanti sono quelle di Sergio Tofano, giudice in pensione infermo e spigoloso, e Lino Troisi ispettore di polizia. Epilogo che a sorpresa riserva una sparatoria. (Nicola81) 

***! Tratto, come altri episodi, da un racconto e non da un romanzo, è l'episodio più breve dell'intera serie. Il titolo italiano è piuttosto anonimo, sarebbe stato meglio tradurlo letteralmente: "La testimonianza del chierichetto", chierichetto interpretato abbastanza bene da un Loris Loddi che fa a gara di dispetti e boccacce con Sergio Tofano, il giudice in pensione sempre chiuso in casa che fa quasi soffocare dal caldo Maigret e gli parla di Voltaire che come lui dormiva pochissimo. La parte meno memorabile dell'episodio è quella quasi conclusiva con la sparatoria, confermando il fatto che la serie ha i suoi punti di forza nel ritmo lento teatrale e nell'ambientazione, non nell'azione. (Kami)


11. MAIGRET E L'ISPETTORE SFORTUNATO
Aka Maigret e l'ispettore scontroso, aka Questa notte a Parigi, aka L'ispettore bilioso, aka L'ispettore sgarbato (Maigret et l'inspecteur malchanceux, aka Maigret et l'inspecteur malgracieux)
***! Mentre sta cercando di incastrare un banale truffatore, Maigret si imbatte in un caso ben più interessante: quello di un presunto suicidio in diretta telefonica con la polizia, che presenta molte analogie con un caso simile avvenuto mesi prima. Il caso è affidato ad un ispettore soprannominato "Muro del Pianto" per le disgrazie che lo affliggono. Per non demoralizzare ulteriormente il poveretto, Maigret si affianca al collega, lasciandogli il merito della soluzione del caso. Episodio in cui la parte gialla - piuttosto debole - è riscattata dal lato umano, con molti deliziosi scambi di battute fra Maigret e i colleghi. Ad esempio, Maigret al bar offre la colazione al collega, che, sempre sofferente di qualche cosa, si limita ad un bicchiere di latte. La volta seguente è questi ad offrire la colazione a Maigret, consistente in: 2 cappuccini, tre brioches, due bicchieri di vino e quattro uova sode. Ma poco dopo, alla moglie che gli chiede se vuol mangiare qualcosa, ha la faccia tosta di replicare: "ma lo sai che non mangio mai nulla di mattina...". (Daniela)

***! Bellissimo episodio di una sola puntata. Trama lineare che scorre via, con logica e verosimiglianza, impreziosita dalla presenza della grande Ileana Ghione, qui quanto mai altéra ed efficace. Altra cosa positiva è che molti dei tocchi umoristici stavolta funzionano (le bugìe di Maigret alla moglie, Lapointe "all'americana"...). Da notare - come curiosità - le presenze sia di Scarcella (impegnato in quattro diverse puntate della serie), sia della Andreini (anche lei quattro volte), che qui fornisce la sua prestazione migliore, reggendo anche un duetto con il mostro sacro che, nella finzione, è sua sorella. Bel ruolo per Battistella. Di Cervi è inutile parlare... (B. Legnani) 

**! Una delle vicende meno coinvolgenti della serie. Dopo un inizio promettente (il presunto suicido di un mediatore di diamanti avvenuto in diretta telefonica con la polizia), l’intreccio giallo mostra la corda e la soluzione finale sembra piovere dal cielo. Come sempre l’interesse è garantito dai personaggi, in particolare quello del titolo, reso in maniera eccellente da Antonio Battistella: un poliziotto cui il soprannome “muro del pianto” calza a pennello, perennemente afflitto e dimesso, e in preda a malanni veri o presunti, insomma l’antitesi umana di Maigret. Molto brave anche Ileana Ghione e Gabriella Andreini, nei rispettivi panni di moglie e cognata della vittima, le cui opposte reazioni fanno già capire molte cose allo spettatore… (Nicola81) 


12. LA CHIUSA (3 puntate)
(L'écluse n.1)
**** Episodio in tre puntate. Ducrau è il padrone di una flotta di chiatte impiegate nei trasporti fluviali, temuto da tutti per il suo carattere iroso e sprezzante. Tratta la moglie come una serva, trascura il figlio debole e malaticcio, disprezza la figlia ed il genero. Un giorno viene soccorso mentre è sul punto di affogare dopo aver ricevuto una coltellata nella schiena. Poco tempo dopo, il figlio si suicida lasciando un biglietto in cui si accusa del tentato omicidio... In questo episodio non c'è quasi spazio per gli intermezzi coniugali del Commissario ed anche i suoi collaboratori abituali hanno un ruolo assai defilato: tutta l'indagine è incentrata sul confronto fra Ducrau e Maigret, che non nasconde la sua umana simpatia per quest'uomo dal carattere duro e per molti versi esecrabile che però ha una virtù che lo stesso Maigret ha dimostrato in altre occasioni di apprezzare molto: la mancanza di ipocrisia. Ed il confronto fra i due personaggi è naturalmente esaltato dal confronto fra due grandi attori: Vittorio Foà è il più grande fra gli antagonisti di Cervi, forse il solo Volonté di Una vita in gioco gli può stare alla pari per intensità e ricchezza di sfumature. Nel resto del cast, va menzionato almeno Andrea Checchi, curiosamente impegnato nel ruolo di un vedovo alcolizzato, come già era successo ne Un Natale di Maigret, anche se qui il suo personaggio ha un rilievo drammatico ben maggiore. (Daniela) 

*** Troppe le tre puntate per uno sviluppo di circa due ore e mezza (con finale parzialmente modificato rispetto al testo di Simenon). Ciò che resta impresso è il fatto - del tutto eccezionale - che il protagonista della vicenda non è il personaggio di Gino Cervi, bensì quello di un Arnoldo Foà semplicemente perfetto per il rude ruolo - ma non privo di attrattiva - che ricopre. La vicenda non è particolarmente complessa, il che corrobora quanto detto in apertura. Cervi, sornione, fa onore alla tavola. Strepitoso - come scritto - Foà, ma si ricorda anche il ruolo, reso con verosimile delicatezza, di Antonella Della Porta. La giovane Corbella, dal bel volto, ha lavorato pochissimo, oltre che qui. Episodio buono, ci mancherebbe, ma con difetti non piccoli. (B. Legnani) 

*** Alla base c’è uno dei romanzi più cupi tra quelli che hanno per protagonista Maigret; persino troppo per la Rai dell’epoca, che infatti ne ha smorzato la drammaticità dell’epilogo. Mai come stavolta, però, contano più i personaggi della storia: Arnoldo Foà contende al Volonté di Una vita in gioco la palma di miglior antagonista di Cervi, impersonando un uomo che si è fatto da sé, dispotico con i familiari, che a tratti mette persino in ombra il commissario, con cui riesce tuttavia ad instaurare un rapporto basato sulla franchezza e (perché no?) anche sulla stima. Gli altri ruoli di rilievo sono quelli di Andrea Checchi, che curiosamente interpreta un padre alcolizzato come in Un Natale di Maigret, e di Antonella Della Porta in libera uscita da Sheridan, ma resta impresso anche il volto giovane e triste di Maria Bianca Corbella. (Nicola81) 


13. MAIGRET SOTTO INCHIESTA (3 puntate)
Aka Maigret si difende (Maigret se defend)
***! Episodio in tre puntate. Mentre sta indagando su un traffico di banconote false, nel quale è convinto sia implicato un anziano falsario invalido, Maigret viene "incastrato" da una studentessa, nipote di un pezzo grosso, che sostiene di essere stata oggetto di molestie sessuali da parte sua. Costretto ad un congedo per motivi di salute, Maigret ovviamente non molla la presa... Un Maigret molto amareggiato ed inedito, in quanto per far luce sul complotto ai suoi danni è costretto a non obbedire agli ordini dei propri superiori, a ricorrere a sotterfugi con i propri sottoposti per non comprometterli, addirittura a seminare la polizia che lo pedina. Riesce comunque a far luce grazie al suo fiuto, all'aiuto dei propri fedeli collaboratori e anche alla sua signora, per l'occasione "cavia" dentistica. Nel cast spicca Cesco Baseggio nel ruolo del falsario invalido, personaggio con cui - analogamente a quanto avviene in altre occasioni con pregiudicati sue vecchie conoscenze - Maigret ha un rapporto complesso, un intreccio di diffidenza ed umana simpatia, che Cervi, con il suo fare brusco, sa rendere splendidamente. (Daniela)

***! In tutte le saghe poliziesche arriva il momento in cui il protagonista finisce sull’altro lato della graticola. Non fa eccezione Maigret, accusato di molestie dalla nipote di un consigliere di Stato. Brillante chiusura di una terza stagione comunque leggermente sottotono rispetto alle due precedenti; trama intrigante, scorrevole e non priva di risvolti sorprendenti in cui Maigret mette in campo tutta la sua tenacia per discolparsi e al tempo stesso portare a termine un’indagine su un traffico di banconote false, utilizzando persino la moglie come cavia dentistica. Bella squadra di attori guidata dal grande Cesco Baseggio, anziano falsario il cui antagonismo di lunga data con il commissario non è privo di risvolti amichevoli; a seguire Jole Fierro nei panni di sua nuora, Pier Paola Bucchi giovane accusatrice, Carlo Alighiero direttore della polizia, Nino Dal Fabbro prefetto, Antonio Pierfederici e Vittorio Sanipoli completano il quadro. (Nicola81) 




14. IL PAZZO DI BERGERAC (2 puntate)
(Le fou de Bergerac)
 ****
Episodio in due puntate. Mentre sta recandosi in Borgogna per una vacanza presso un collega ora pensionato, Maigret vede un tizio saltare giù dal treno, prova ad inseguirlo ma quello gli spara, ferendolo ad una spalla. Costretto a trascorrere la convalescenza a Bergerac, indaga sul misterioso individuo, probabilmente responsabile dell'omicidio di due giovani donne e dell'aggressione ad una terza... Come ne Il cadavere scomparso, Maigret, costretto all'immobilità, deve svolgere le sue indagini a distanza, avvalendosi come "longa manus" della moglie e dell'ex collega e, come ne La vecchia Signora di Bayeux, l'ambiente non è quello abituale parigino ma quello di una piccola città di provincia, gelosa dei suoi segreti. Un bell'episodio, dalla trama assai complessa e con l'epilogo più drammatico di tutta la serie, nel cui cast spicca Paolo Carlini, già protagonista di alcuni sceneggiati tv di grande successo.  (Daniela)

**** Nonostante qualche frettolosità qui e qualche lentezza là, si tratta del miglior episodio dell'ultima annata e uno dei migliori in assoluto. Merito non solo di una trama interessante e curiosa, ma anche di una ottima messa in scena, nonché di prestazioni attoriali molto buone, senza quegli eccessi teatrali (qui praticati solo dalla Luce) che a volte si trovano nella serie. Notevoli, infatti, oltre ai due deliziosi protagonisti, Girola, Scandurra e Carlini. Colpisce la grintosa bellezza di Kara Donati. (B. Legnani)

**** L’episodio migliore tra quelli delle ultime due stagioni. L’indagine sui delitti compiuti da un maniaco (oggi lo definiremmo un serial killer) scoperchia il vaso di Pandora della provincia francese, con i suoi segreti inconfessabili che possono essere scardinati soltanto da un elemento esterno. Come già accaduto in Il cadavere scomparso, Maigret dirige le operazioni dal letto della convalescenza (si è beccato una pallottola), ma qui i toni sono molto più cupi, e il finale degno di una tragedia greca ne è la logica conseguenza. Ottimo ancora una volta il cast: Giulio Girola è l’ex collega in pensione, Franco Scandurra e Diego Michelotti il procuratore e il commissario di Bergerac, Paolo Carlini il medico che ha in cura Cervi, mentre sul versante femminile risaltano la bellezza provocante di Angela Luce e quella più discreta di Kara Donati; piccola parte anche per Marisa Merlini. (Nicola81) 


15. IL LADRO SOLITARIO (2 puntate) 
Aka Maigret e il ladro indolente (Maigret et le voleur paresseux)
***! Honoré Cuendet è un ladro d'appartamenti con un preciso modus operandi: non fa mai ricorso alla violenza o allo scasso, rapina solo case di ricchi, non lascia mai tracce. Da molti anni Maigret sta cercando di incastrarlo, senza riuscirvi. Quando il suo cadavere viene ritrovato in un parco, col volto sfigurato, il Commissario si mette in testa a tutti i costi di scoprirne l'assassino, anche se i capi lo vorrebbero interamente impegnato in un caso di ben maggiore rilievo mediatico, quello che riguarda una serie di sanguinose rapine.... Nella penultima avventura della serie, articolata in 2 puntate, Maigret si mostra sempre più insofferente verso le nuove procedure d'indagine e medita seriamente il pre-pensionamento. Anche la fine è molto più amara del solito, in quanto, se la verità viene a galla, la giustizia non è certo uguale per tutti. Il ladro gentiluomo, verso cui Maigret non nasconde una sorta di ruvido affetto, è interpretato da Giulio Platone, la madre da Giovanna Galletti. (Daniela)

**! Penultimo episodio, quasi un passaggio qualitativo dall'ottimo episodio precedente verso quello conclusivo, il peggiore di tutti. Maigret, vicino alla pensione, segue due casi che mai, in realtà  si intrecciano, per cui la trama finisce col venire esposta in maniera un po' confusa. I garbugli burocratici che Maigret deve combattere sono esposti in modo un po' troppo manicheo (eccessivo il personaggio di Lastretti come lo è, per altro verso, quello di Olmi, che si innamora di tutte le donne che incontra). Altro punto debole è costituito da alcune prestazioni attoriali davvero imbarazzanti. Cervi giganteggia, come di consueto, fornendo un pezzo di bravura nella parte finale del dialogo con la sensibile ed efficace Antonella Della Porta. (B. Legnani)

***! Trama parecchio intricata con alcuni ricorsi al flashback (le indagini sull’omicidio del personaggio del titolo si intrecciano con la caccia alla banda di rapinatori che sta terrorizzando Parigi) in quello che è l’episodio più marcatamente poliziesco dell’intera saga: Maigret si trova coinvolto anche in un conflitto a fuoco, ma soprattutto si mostra sempre più insofferente nei confronti di una magistratura che considera ormai superati lui e i suoi metodi investigativi, e nell’amaro finale è anche costretto a toccare con mano la timidezza da parte della giustizia nel colpire certi ambienti. Efficace Giulio Platone ladro gentiluomo, ben calibrati i personaggi femminili, ma visto il contesto assumono inevitabilmente maggior rilievo i ruoli istituzionali: Franco Silva direttore della polizia, Dario De Grassi procuratore, Adolfo Lastretti suo sostituto, Mico Cundari e Corrado Olmi completano l’elenco dei colleghi di Cervi. (Nicola81) 


16. MAIGRET IN PENSIONE (2 puntate)
Aka Maigret e il nipote ingenuo, aka Il nipote ingenuo (Maigret)
**! Episodio in due puntate, forse il più debole dell'intera serie. Pensionato dedito all'orticoltura in una tranquilla villetta di campagna, Maigret deve fiondarsi in piena notte a Parigi perché il nipote poliziotto si è cacciato in un bel guaio. Quando il pollo viene arrestato per un delitto che non ha commesso, l'ex commissario deve tornare sul campo, conducendo in prima persona indagini che mettono a rischio la sua stessa vita... Un Maigret diverso dal solito, più brusco, nonostante la malinconia addolcisca certi scambi con i suoi vecchi collaboratori, per cui è e resterà sempre "il capo". Ad essere debole è l'intreccio giallo, mentre risulta troppo poco credibile l'atteggiamento del nipote: difficile credere che un poliziotto, per quanto inesperto ed imbranato, possa commettere una tale serie di errori. Il ruolo è ricoperto da Giuseppe Pambieri, futuro protagonista di sceneggiati di successo. Questo è l'ultimo episodio della serie dedicata alle inchieste del commissario Maigret, una chiusura in tono minore per una delle serie più gloriose ed amate della tv italiana, magari ricoperta dalla polvere degli anni ma tuttora godibile, grazie soprattutto alle indimenticabili interpretazioni di Cervi, Pagnani ed altri grandi attori che li hanno affiancati di puntata in puntata. (Daniela)

*! Fu difficile all'epoca (ed è ancor oggi difficile, rivedendolo) prendere atto di una chiusura che definire "in tono minore" è quasi eufemistico. Forse incide anche il fatto che non ci si rassegna a pensare a un Maigret in pensione, ma tutto suona falso. Dal nipote, troppo ingenuo per essere vero, all'entraîneuse (la Andreini, presenza frequente in queste serie con Cervi) che sparge sentimenti (e baci) su tutti. Dalle frequentazioni di un nightclub ben poco attraente ad un gruppo di delinquenti che pare preso da un fumetto. Dobbiamo molto a Cervi e a Landi, per le quindici puntate precedenti, per cui il perdono è assicurato. (B. Legnani) 

**! Una chiusura senz’altro inferiore al livello medio della serie, ma non certo da denigrare. Certo i difetti non mancano: il nipote (interpretato da Giuseppe Pambieri) può ambire al premio di poliziotto più sprovveduto della nostra televisione (d’accordo essere giovani e inesperti, ma a tutto c’è un limite), il night-club tutto sembra fuorché un locale di grido, e anche il finale risulta un po' semplicistico. Però è gustoso vedere Maigret lasciare il suo “buen retiro” in campagna per rimettersi in pista, tra criminali dediti a traffici sempre più sporchi e a cui non dispiacerebbe vederlo stecchito, una magistratura sempre diffidente, e la consueta disponibilità degli ex colleghi. Cervi e la Pagnani si congedano ottimamente, al pari di un Maranzana qui insolitamente pensoso ma anche sgrammaticato; c'è anche Corrado Gaipa che impersona uno dei suoi tipici personaggi loschi dall’aria ambiguamente rispettabile. (Nicola81) 

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