"L'ora di Hitchcock" episodio per episodio

29 Novembre 2017

LA PAGINA DEGLI ESPERTI

In questa pagina sono raccolti i commenti pervenuti sui singoli episodi di L'ora di Hitchcock (The Hitchcock hour). Chi volesse contribuire commentando un unico e preciso episodio non ha che da CLICCARE QUI  e farlo, scrivendo nel forum il proprio commento e facendolo anticipare dal titolo dell'episodio e dal relativo pallinaggio (cercando di stare più o meno, a occhio, nei caratteri di un commento standard). Il commento verrà prelevato “automaticamente” (per via umana, cioè da me) dal forum e trasferito in questa pagina nel punto esatto.


• PRIMA STAGIONE (1962-1963)
 
 01. LEZIONE DI GIOCO (A Piece of the Action)
**! Hitchcock compare in scena con una grossa chiave accanto e (ri)parla del club della chiave (che in realtà conosceremo solo nell'episodio 4), di cui lui è unico socio maschile. L'episodio affronta il vizio del gioco, che attanaglia l'abile Duke Marsden (Gig Young). Abilissimo giocatore di carte nonché consulente commerciale, ha qualche problema con la moglie (Martha Hyer) e attende l'arrivo in città dell'amato fratellino Chuck (Robert Redford!), studente modello. Quest'ultimo, si scopre però, è a sua volta abile e incallito giocatore e la sfida a poker diventa un probabile terreno di scontro. Con le carte al centro e il resto della storia a fare da debole contorno (a cominciare dalla moglie, figura piuttosto inutile nell'economia generale), il regista Bernard Girard sa di avere poco a disposizione, ma gli attori gli vengono in soccorso: l'irridente Gig Young è un buon protagonista, Redford mostra già qualità non comuni. Quando ci si siede attorno al tavolo comunque la tensione si alza fino all'ultima partita e anche gli altri partecipanti al gioco reggono bene la parte. Finale piuttosto telefonato, ma tutto sommato soddisfacente. Hitchcock in chiusura pensa a spiegarci le molteplici morali sottese al tutto. (Zender)
 
***! Episodio avvincente, con una grandissima trama, scritta bene e scorrevole nella regia. Robert Redford grandioso. Bella e interessante la morale finale (un po' drastica, ma apprezzata) sul giro intorno al gioco d'azzardo. La tensione che scaturisce dalla scena del poker è gestita in maniera molto profonda e realistica. Sicuramente uno degli episodi migliori della prima stagione. (Ryo)


02. L'ASSASSINO E DIETRO DI TE (Don't Look Behind You)
** Hitchcock è sul palco accanto a una bella ragazza che dice di aver estratto dal cilindro al posto del più classico leprotto e nel finale si esibirà chiudendosi in un baule. L'episodio tende molto più al thriller che al giallo (pur se è un dichiarato whodunit), con un misterioso killer che si aggira nel bosco di un campus universitario uccidendo le ragazze. Daphne (Vera Miles), che lì lavora, teme di essere la prossima vittima anche a causa dell'allarmismo del suo boyfriend (Jeffrey Hunter), convinto che il maniaco punti proprio a lei. Le suggerisce allora di fare da esca nel boschetto, con lei a sorvegliarla di lontano... Il regista John Brahm punta molto sull'atmosfera ma non gli riesce troppo bene: il bosco da Cappuccetto Rosso fa da cornice saltuaria a lunghi dialoghi con un Jeffrey Hunter decisamente verboso, che sfodera l'occhio chiaro ma un fascino molto relativo. Attori diretti con scarsa voglia, Vera Miles che la butta talvolta nel melodrammatico e un doppio finale ben lontano dall'essere psicologicamente plausibile come vorrebbe essere. Datato e povero di snodi che lo possano rendere interessante. (Zender)


03. LA NOTTE DELL'INCENDIO (Night of the Owl)
**! Hitchcock presenta una nuova invenzione: le cabine televisive, poste in strada come quelle telefoniche ma nelle quali si potrà per l'appunto seguire la TV. L'episodio riguarda invece una famiglia ricattata da un losco individuo che si spaccia per un reverendo, tale Locke (Philip Coolidge): minaccia il padre, Jim Mallory (Brian Keith), di dire che la loro figlia adottiva è in realtà figlia di un assassino, come l'uomo ovviamente già sa. Se non pagherà 6000 dollari la notizia diventerà di dominio pubblico, con conseguenti ovvi drammi per la quattordicenne Ann, già scossa da un carattere che non sempre riesce a dominare (saranno i geni?). Locke ha organizzato tutto con cura assieme a un socio e al povero Jim sembra non resti che pagare, nonostante l'opposizione della moglie (Patricia Breslin), che vorrebbe avvertire la polizia. Un'ottima parima parte, di grande tensione e dominata dalla figura del ricattatore, che Coolidge riesce a caricare di una spregevolezza unica. Ottima l'organizzazione del piano delittuoso e bravo Keith a rendere l'angoscia di un padre che non sa come reagire. L'incendio del titolo italiano (quello originale è meno incisivo) cambierà le carte in tavola banalizzando un po' la seconda parte, sicuramente meno interessante e non all'altezza della prima. Da un romanzo di Paul Winterton. (Zender)
 
**! Episodio dall'incipt intrigante: la recitazione dell'attore che interpreta il prete e la calma con cui esplica il suo ricatto è disturbante, ma che si dilunga spesso in scene che avrebbero potutto essere benissimo tagliate. Capisco la necessità di arrivare a confezionare un episodio di 50 minuti circa, ma qui si nota proprio cosa è superfluo e cosa no. Trama che prende pieghe inaspettate. Colpisce vedere dei valori e una morale che non appartengono ai giorni nostri. (Ryo)
 

04. I CINQUE TESTIMONI (I Saw the Whole Thing) di Alfred Hitchcock
**** Hitchcock compare in scena insieme a una chiave più alta di lui: ha organizzato per l'appunto un club della chiave di cui lui è unico socio maschile! L'episodio si apre con cinque testimoni che assistono a un incidente stradale, di cui vediamo solo la conclusione: un motociclista sbalzato dal cofano di un'auto sportiva. Chi guida l'auto scappa senza assistere la vittima. Qualche tempo dopo alla polizia si presenta un uomo (John Forsythe) che dice di essere stato alla guida, di essere innocente e di voler affrontare il processo per omissione di soccorso (la vittima ha una commozione cerebrale). E' uno scrittore di libri gialli e ha deciso di difendersi da solo, lasciando che il suo avvocato si limiti a consigliarlo. I testimoni dicono tutti che non si è fermato allo stop, lui al contrario afferma di averlo fatto. L'episodio è in buona parte centrato sulle cinque testimonianze al processo, durante le quali Hitchcock esibisce ancora una volta il suo gran gusto per l'ironia e la capacità di mantenere sempre alta l'attenzione di chi guarda. Non ci si perde una parola, tutto fila fino al colpo di scena finale, a suo modo geniale e indubbiamente spiazzante. A livello di tecnica Hitch stupisce solo nel momento in cui ognuno dei testimoni si blocca e si sente il crash, ma la logica stringente dell'episodio è ancora una volta testimonianza di un'abilità narrativa superiore. Qualche leziosità, ma impeccabile. (Zender)


05. PARTITA A SCACCHI (Captive Audience)
 **
Hitchcock è in piedi di fianco al modellino di un auto che presenta come il suo nuovo mezzo. L'episodio è ambientato nell'ufficio di un editore che ha ricevuto i nastri di un suo giallista (James Mason) di cui conosce solo lo pseudonimo e che in quelli annuncia d'esser sul punto di compiere un omicidio. Sarà solo l'idea per un prossimo romanzo o...? Chiamato un altro suo scrittore ad ascoltare i nastri, i due rivivono in flashback la storia del giallista, che conosce in Francia una bella donna (Angie Dickinson) e con lei passa la serata piantando in asso la moglie (che morirà di lì a breve in un incidente d'auto) e il marito di lei. La liaison tra i due s'interromperà per riprendere a San Francisco qualche anno dopo, quando i due si rivedono. Non si capisce se ciò che il giallista racconta sui nastri corrisponda a quanto "realmente" accaduto e i due piani si intersecano dando vita a un finale piuttosto telefonato altamente deludente, specie se consideriamo che l'episodio è scritto dai due futuri autori di Colombo (Levinson & Link) e diretto da quell'Alf Kjellin che del Tenente dirigerà un paio di episodi. Nemmeno la presenza di un ottimo attore come James Mason e di una splendida diva televisiva come Angie Dickinson riesce a risollevare le sorti di una sceneggiatura contorta solo in apparenza, in realtà debole e che non riesce mai a rendersi realmente interressante. Del tutto pretestuoso l'inserimento degli scacchi nel finale a testimonianza di un episodio di routine assemblato senza convinzione, pur se sommariamente passabile. (Zender)


06. LA STATUETTA PREZIOSA (Final Vow)
 ** 
Hitchcock in versione tatuatore si esercita su un pezzo di manzo che però preferisce non incidere: meglio mangiarselo! L'episodio racconta di una giovane suora (Carlo Lynley) non più convinta della sua fede che viene mandata per conto di un'altra suora malata nella casa di un vecchio amico di quest'ultima. L'uomo le consegna una statuetta di San Francesco scolpita dal Donatello da portare al convento, ma quando è in stazione un giovane (Clu Gulagher) gliela ruba. Chiamata dalla polizia per un confronto all'americana, riconoscerà il ladro ma non dirà nulla. Lo seguirà però e, dopo aver lasciato i voti ed esser tornata una bella bionda, lo approcerà sfruttando il fatto che lui, così trasformata, non la può riconoscere. Riuscirà a trovare la statuetta? Poco thrilling per un episodio che comincia a farsi interessante solo nell'ultima parte, al banco dei pegni. Prima è sostanzialmente la storia di un furto e di chi riconosce il colpevole e tace. Recitato con garbo, un episodio che non lascia il segno e fa numero, rientrando nella serie marginalmente. Stiracchiato per arrivare a un minutaggio accettabile, non ha nemmeno un colpo di scena che voglia spiazzare. Si conclude com'era iniziato: senza infamia e senza lode. (Zender)


07.  ANNABEL (Annabel)
** Hitchcock ci presenta in apertura il suo speciale abito da sera in sintetico, sul quale sproloquia un po' (parole sue) presentando poi un episodio che, tratto da un romanzo di Patricia Highsmith e sceneggiato da Robert Bloch, si sperava potesse essere decisamente meglio. E' la storia di David Kelsey (Dean Stockwell), giornalista di successo che lasciato dalla sua fidanzata Annabel (Susan Oliver) qualche tempo prima, non riesce a farsene una ragione. Così la stalkerizza, nonostante lei si sia nel frattempo risposata. Infischiandosene delle avance sempre più spudorate di una collega innamorata di lui e delle perentorie minacce del marito di Annabel, che non ne può più delle sue intrusioni, David continua per la sua strada. Finché... Tutto centrato sulla figura di un Dean Stockwell giovanissimo e dall'occhio che brilla di follia, l'episodio si diverte a illustrarne le ossessioni nemmeno fosse un novello Norman Bates: ogni weekend torna nella propria villa di campagna che è un santuario dedicato ad Annabel, chiama la poveretta, le si presenta sull'uscio di casa... Ma a dire il vero l'episodio non va molto oltre, in attesa di un finale che tutto è fuorché imprevedibile. Corretto nella messa in scena, sommariamente piuttosto godibile, per quanto assai fiacco nella direzione di Paul Henreid (più attore che regista), non lascia il segno in alcun modo. (Zender)
 
***! Un ottimo episodio, che soffre però di una troppo sintetica riduzione. Un soggetto molto interessante che portato al cinema e con uno sviluppo maggiore dei personaggi e delle vicende potrebbe generare un film molto prezioso (non a caso è stato scritto dallo stesso autore di Psycho). Superba la recitazione di Dean Stockwell, che riesce a rendere il suo personaggio morboso, malato e inquietante al punto giusto, senza scatti d'ira o cadute nell'overacting. (Ryo)


08. L'OSPITE (House Guest)
***! Hitchcock ci illustra un nuovo modello di roulotte "autonoma": è una carrozza a cui andranno aggiunti i cavalli! Per una volta una roulotte ci sarà anche nell'episodio, che comincia con un salvataggio in mare. Ray Roscoe (Robert Sterling) riporta a riva il figlioletto di Sally (Peggy McCay), che si era avventurato al largo senza saper nuotare. La donna è riconoscente e invita Ray a casa, dove questi conosce il marito (Macdonald Carey) e s'installa a fare il... bambinaio. Strano tipo Ray, e infatti non ci vorrà molto perché si comporti in modo sconveniente facendo nascere più di un dubbio sul suo conto. In un clima di sospetto crescente si sviluppa un ottimo episodio, scritto egregiamente dalla coppia Brandal/Slesar a partire da un romanzo di Andrew Garve. Anche gli interpreti si rivelano azzeccati e la trama è sufficientemente complessa da intrigare. I colpi di scena non mancano e non è facile capire cosa ci riserverà il finale. Nella roulotte ci vive la coppia che Ray speronerà con l'auto e che parte importante avrà nella storia. Non un'idea nuova ma scritta e dialogata in modo eccellente, sempre nel rispetto della credibilità. (Zender)  
 
** Geniale sotto molti punti di vista. Convincente la recitazione, il piano diabolico che viene messo in atto e il paragone al teatro, classico dei gialli. Purtroppo delude un po' la conclusione, che dà l'impressione di essere ingenua e abbozzata, come se lo sceneggiatore non avesse avuto lui stesso la capacità di srotolare il bandolo della matassa con un epilogo dignitoso. Perché se dei truffatori sono così geniali da pensare a tutto, mettere in atto delle strategie diabolicamente studiate, non si capisce come si auto-smascherino in maniera così plateale e inutile. Peccato perché fino a quel momento era tutto intrigante. (Ryo)


09. IL VELO NERO (The Black Curtain)
 *** 
In piedi tra gabbie di uccelli e altri animali, Hitchcock dice di volerli vendere e ne consiglia alcuni. L'episodio è uno dei più complessi - a livello di trama - della serie e prevede che il protagonista (Richard Basehart) venga subito colpito in testa da due malviventi che vogliono derubarlo. Ripresosi, Philip scopre che ha un buco di tre anni nella memoria. E' rimasto al momento in cui stava andando in municipio per sposarsi con una donna, che vedrà invece essersi nel frattempo sposata con un altro, incapace di capire che fine lui avesse fatto. Gli indizi trovati dicono che in quei tre anni Philip aveva avuto un altro nome e si era fidanzato con un'altra donna (Lola Albright), che ora si domanda cosa gli sia successo e come sia possibile che non ricordi nulla di lei. C'è di mezzo pure un omicidio... Joel Murcott adatta per lo schermo un romanzo di Cornell Woolrich e la regia viene affidata a Sydney Pollack, che si rifà al noir (con tanto di femme fatale e musiche in tema). Il tema classico hitchcockiano dell'uomo che d'improvviso si ritrova in un mondo che non riconosce viene riproposto attarverso un'intricata trama gialla che tuttavia, dopo una prima parte capace di incuriosire non poco, finisce col far capire che la soluzione non si occuperà di rispondere ad ogni interrogativo (anche per questioni di tempo). Basehart un po' troppo statico, regia di qualità che però fatica a rendere interessante la storia come potrebbe. Ad ogni modo un intreccio ben sviluppato. (Zender)  


10. LA RESA DEI CONTI (Day of Reckoning)
*** Uno degli episodi più inquietanti della serie, preceduto da una simpatica presentazione di Sir Alfred che ironizza sul motore (a braccia umane) del suo nuovo yacht. L'episodio inizia infatti su un'imbarcazione, dove avviene un omicidio, al contrario di ciò che ci si attenderebbe il protagonista tenterà in tutti i modi di dimostrare la propria colpevolezza. La regia è in mani esperte, Jerry Hopper in quegli anni girava grandi serie come Perry Mason o La famiglia Addams. Finale agghiacciante. (Il Ferrini) 

*** Hitchcock propone il suo modello di "battello postale": una galera con tanto di acceleratore (una frusta!) per risolvere il problema tra l'uomo e i motori a nafta, dice. L'episodio si apre su uno yacht (quindi in tema) dove un uomo (Barry Sullivan)  spinge fuori bordo la moglie che non sa nuotare e gli aveva appena annunciato di volere il divorzio. Tornato in cabina dove ritrova gli ospiti, finge di non sapere dove la donna sia e fa capire a tutti che dev'essere annegata. Lo sceriffo indaga, ma pare che tutto volga verso l'archiviazione per incidente, anche perché a quanto pare la donna era malata. A un certo punto però il colpevole, tormentato dal rimorso, ammette davanti agli amici di averla uccisa lui. Nessuno gli crede. Scritto da Levinson & Link un episodio inizialmente molto seducente, anche se la fissità di Sullivan tende un po' a limitarne l'impatto drammatico. La progressione degli eventi produce un'ottima tensione e tutto funziona. Almeno fino all'ultima parte, dove si ricade nella soluzione più ovvia pur rivelando finalmente il nome dell'uomo con cui la vittima tradiva il marito. Psicogiallo di qualità, nonostante una regia un po' statica. (Zender)


11. GLI AMICI RITORNANO (Ride the Nightmare)
 **
Hitchcock fa uscire la testa da un tombino stradale: pare lo abbiano fregato promettendogli un appartamento in pietra e così... L'episodio è tratto da un racconto lungo di Richard Matheson ("Cavalca l'incubo", in inglese "Ride the Nightmare"), il quale si è occupato anche di sceneggiarlo per la tv. Racconta la storia di un uomo (Hugh O'Brian) che un giorno, mentre è in casa con sua moglie (Gena Rowlands) riceve la visita di un tipo che gli ricorda un oscuro passato: parteciparono entrambi (con altre due persone) a una rapina finita nel sangue. Lui fuggì, gli altri tre si beccarono l'ergastolo e adesso, evasi, lo cercano per fargliela pagare o come minimo ricattarlo. Il primo riesce a debellarlo, ma gli altri due lo attendono al varco... Diretto con scarsa verve da Bernard Girard, l'episodio non riesce a far valere le qualità recitative della Rowlands (che resta in ombra rispetto al più presente O'Brian) e si sviluppi in modo piuttosto banale e prevedibile, con qualche buona scena di tensione hitchcockiana (in banca per ritirare i soldi con cui pagare il ricatto ad esempio) ma un finale fiacchissimo e senza alcun vero colpo di scena. Qualche buon momento c'è (tanto è vero che la stessa storia sarà poi alla base del film con Charles Bronson "L'uomo dalle due ombre"), ma un po' per l'interpretazione mediocre in generale, un po' per la mancanza di snodi interessanti tende a perdersi senza lasciar traccia di sé. (Zender)


12. PASSATA LA SBORNIA (Hangover)
 ** 
Dopo un'introduzione in cui Hitchcock (con una fionda in mano) promuove una nuova serie a carattere militare (che vuol chiamare Guerra Mondiale 2) perché pare che il genere vada molto, si passa  a un episodio il cui titolo originale fa subito pensare a tutto un filone di film in tema che troveranno il successo soprattutto con la trilogia di Una notte da leoni (intitolato in originale "The hangover", per l'appunto). L'idea è che il protagonista, qui tale Hadley Purvis (Tony Randel), si risveglia la mattina dopo una sbornia senza ricordare nulla o quasi del giorno prima. Per farsi tornare la memoria dovrà entrare in contatto con persone o oggetti che gli richiameranno alla mente (tramite flashback) cosa sia accaduto. Innanzitutto incontrerà una donna di dubbia moralità (Jayne Mansfield!) che gli farà venire in mente come venne abbordato in un bar dove beveva, poi il collega che l'avviserà di esser stato licenziato, quindi uno scontrino misterioso e così via. L'idea funziona, Randel sa essere simpatico come ubriacone soprattutto quando rievoca la presentazione di una campagna pubblicitaria da lui sostenuta (una scena lunghissima e spassosa) ma finita a scatafascio causa eccesso di alcool. Le altre situazioni sono più standard e poco interessanti, specialmente quelle che vedono co-protagonista la Mansfield (e sax in sottofondo). Anche il colpo di scena finale sembra messo lì giusto per aggregare con un perché l'episodio alla serie e a ben vedere, per quanto sia divertente l'idea di ricostruire un misterioso, recentissimo passato, servivano idee più brillanti per reggere i canonici 50 minuti. (Zender)


13. PIOGGIA INDISCRETA (Bonfire)
*! Hitchcock apre visitando una città fantasma dei tempi dei cercatori d'oro. L'episodio vede al centro un pastore alquanto equivoco, tale Robert Evans (Peter Falk), che vediamo trascorrere il tempo con un'anziana signora nella lussuosa villa di lei. La invita a ballare, le fa girare la testa e quando lei chiede le pillole per il cuore non gliele dà: morta. L'erede della casa non è però lui, come aveva sperato, ma l'attraente nipote (Dina Merrill) della donna, di cui Evans s'innamora. La segue, l'aiuta in casa ma capisce che lei è emancipata e volubile, nonostante sembri accettare le avance galanti... Un Peter Falk (doppiato da Oreste Lionello) che accenna quasi al sorriso solo quando deve fingere, lontanissimo dalla bonarietà di Colombo e anzi semmai più vicino a coloro che il tenente qualche anno dopo inseguirà. E' un pastore apparentemente invasato, che trasforma le sue prediche in invettive gridate, che si aggira intorno alle sue prede con protervia e invadenza da autentico stalker. Ma l'episodio proprio non ingrana, prigioniero di una storia minimale (da un racconto di V.S. Pritchett) che vorrebbe puntare all'indagine psicologica ma resta in superficie, penalizzato perdipiù da una regia stanca. E anche il finale, con la pioggia del titolo italiano, non fa certo gridare al miracolo... (Zender)
 
*! Episodio che inizia col botto creando attorno a se un'atmosfera inquietante e misteriosa. Dopo il "prologo" diventa però una sorta di telenovela fra i due protagonisti, con lunghissimi dialoghi di scarso interesse, prolissi. Ottima la recitazione di Peter Falk, ma non basta a ravvivare una sceneggiatura che ne rappresenta il problema alla base. (Ryo)
 

14. L'ASSASSINO INNAMORATO (The Tender Poisoner)
** Hitchcock, nel suo negozio, frantuma alcune bottiglie vuote in una gigantesca tazza con mortaio per produrre veleno. La cosa non è fuori luogo, perché Philip (Dan Dailey) ha deciso di uccidere la moglie avvelendandola dopo aver conosciuto un'altra donna di dieci anni più giovane. Il suo migliore amico, Peter (Howard Duff), non sa bene se reggergli il gioco o meno anche prima di aver capito le intenzioni omicide di quello. L'intreccio è pronto a intricarsi in un gioco di mariti, mogli e amanti in cui il colpo di scena è dietro l'angolo. Troppo facile però, anche perché la sceneggiatura di Lukas Heller (tratta da un romanzo di John Bingham) lascia qualche buco di troppo e fatica a rendersi credibile in più occasioni, specialmente nel finale. L'idea iniziale, pur non certo originale, aveva qualche buono spunto, Duff ha la faccia giusta dell'amico poco leale, ma la regia di Leonard Horn è fiacca e non ci si riesce granché ad appassionare. (Zender)


15. IL FIAMMIFERO SPENTO (The Thirty-First of February)
 **! 
Hitchcock ci guarda da dentro la buca del suggeritore al Teatro dell'Opera: ha la bacchetta in mano e dice di essere il direttore d'orchestra, che ha scelto un posto più "sicuro" da dove dirigere. Presenta l'episodio come "opera buffa" ma di buffo non c'è nulla: è la storia del signor Anderson (David Wayne) accusato da un sergente di polizia (William Conrad) di aver ucciso la moglie, precipitata giù dalle scale della cantina. In apparenza un incidente e tutti, all'agenzia pubblicitaria dove Anderson lavora, ne sono convinti e lo consolano. Ma l'uomo tende all'impazzimento, anche perché il calendario del suo ufficio segnala costantemente una data sbagliata fino a mostrare il 31 febbraio! Qual è la verità? Interpretato e scritto molto bene (a partire da un romanzo di Julian Symons), l'episodio procede riuscendo a intrigare non poco. Merito dell'attenzione (comune a buona parte dei lavori della serie) al verismo, alla credibilità della vicenda. Wayne centra la parte ma forse meglio di lui fa chi gli sta intorno, in agenzia. Una vita d'ufficio ottimamente resa e qualche bella sorpresa permettono quindi di immergerci nella storia che tuttavia, ahinoi, fallisce nel finale: troppo "facile" ed elusivo, rischia di lasciare motlo delusi gli appassionati del giallo. Peccato. (Zender)


16. TUTTO CONTRO EVA (What Really Happened)
**** Piccolo capolavoro con protagonista la bellissima Anna Francis col suo voluttuoso neo vicino al labbro. Si tratta di un legal thriller nel quale - come s'intuisce dal titolo italiano - tutto porta a indicare la colpevolezza della protagonista, qui apparentemente sposata per denaro. La scelta di raccontare gli stessi epidodi dai vari punti di vista è intrigante e va pian piano a comporre un mosaico dagli incastri perfetti. Monumentale la suocera, interpretata da Gladys Cooper in una delle sue ultime apparizioni. (Il Ferrini)

**! Hitchcock è in piedi accanto a due armature che dice appartenere a due cavalieri (padre e figlio) protagonisti di una prossima serie, di cui illustra la traccia ironicamente. L'episodio vede protagonista la Eva del titolo italiano (Anne Francis), sposata a un uomo ricco. Vive in una bella villa assieme alla governante (Gladys Cooper) e al di lei figlio, il classico roimpiscatole che infatti entra in contrasto col padrone di casa, deciso a cacciarlo assieme alla madre. La donna, vistasi perduta, avvelena l'uomo versando un linimento per cani nel latte che Eva gli porta a letto ogni sera. Sarà quest'ultima a venire accusata di omicidio e a subire il processo sul quale si basa buona parte dell'episodio e che vede gli stessi due flashback chiave (per stabilire il rapporto tra i coniugi) raccontati da due punti di vista contrapposti (della moglie e della madre della vittima). E' l'unica idea interessante di un episodio standard, recitato senza gran trasporto e penalizzato da un finale scontato lontanissimo dai migliori della serie. Da scoprire c'è poco o niente e ci si avvicina più al drammatico che al giallo (nonostante il colpo di scena che cambia il processo, non del tutto credibile). (Zender)


17. VOLO 110: SOSPESO (Forecast: Low Clouds and Coastal Fog)
 **! 
Prima di illustrarci i benefici apportati dalla tavola da surf (che nel finale trasformerà in asse da stiro), Hitchcock ci spiega che sarà legata incidentalmente all'episodio: è vero, perché tre giovani surfisti sono gli amici di Karen (Inger Stevens), la protagonista, che vive in una casa sulla spiaggia in attesa che il marito torni da San Francisco. Di notte un messicano suona alla sua porta chiedendo aiuto perché ha l'auto in panne. Lei lo lascia fuori ma poco dopo la ragazza con cui l'uomo stava urla: è stata colpita da qualcuno nella nebbia mentre il messicano stava recandosi alla vicina stazione di servizio. Ricoverata, è in coma. Karen è sconvolta e non basta il conforto del vicino di casa giallista (Dan O'Herlihy) a consolarla, mentre il marito torna ma subito dopo deve ripartire per concludere un affare. Il copione di Lee Erwin, per quanto penalizzato da alcune forzature nel finale, è sufficientemente articolato, ma la regia di Charles Haas non riesce a instillare nell'episodio la giusta tensione. Piace com'è disegnata la figura di Karen, moglie comprensiva e ragionevole, e pure quella del vicino, ambiguo al punto giusto. Meno centrata la caratterizzazione dei tre surfisti, peraltro ridicoli nei primi piani con il mare che sta su fondali evidentissimi. (Zender)


18. LA RAGNATELA (A Tangled Web)
 **! 
Hitchcock apre disteso sul pavimento e legato come Gulliver, con le scalette dei lillipuziani intorno a sé. Dice di essersi risvegliato così e di essere stato inserito nei loro depliant come un'attrazione. L'episodio racconta di un ladro (Robert Redford!) che per fare la bella vita non lesina i colpi nonostante sia figlio di una ricca signora. Innamorato (ricambiato) della governante (Zohra Lampert) di sua madre, sogna una vita con lei e per questo si appoggia al suo "ricettatore", amico di lunga data (Barry Morse) proprietario di un negozio di parrucche e ahilui a sua volta innamorato della giovane. Ci si prepara come sempre in questi casi a un probabile ultimo colpo risolutivo, ma l'imprevisto è ovviamente in agguato. Senza una trama particolarmente intricata, un episodio che si basa sulla buona recitazione di Redford, protagonista assoluto, e sull'ambiguità di Morse. Entrambi sembran nascondere un lato oscuro, ma l'escalation drammatica non dà un'immediata soluzione al dubbio per poter arrivare a un buon finale, livido e che lascia un po' interdetti. Poco thriller e più (melo)dramma. (Zender)


19. UN VICINO PERICOLOSO (To Catch a Butterfly)
 **! 
In piedi tra due alberi di tè ai quali ha agganciato due rubinetti e appeso due secchi, Hitchcock svela di aver inventato la possibilità di far uscire da loro del tè già liquido. Scopriremo nel finale che da lì sgorga però "solo" petrolio. L'episodio è uno dei tanti che riguardano i rapporti di "buon" vicinato, ideali per sviluppare caratterizzazioni che fanno dell'ambiguità il piatto forte. Appena trasferitisi, Bill (Bradford Dillman) e la moglie Janet (Diana Hyland) capiscono come il loro vicino (Edward Asner) e soprattutto suo figlio Eddie (Mickey Sholdar) non siano del tutto a posto. L'odioso bimbetto è infatti una piccola peste dal sorriso enigmatico e da subito si comporta in modo equivoco col cane della coppia e ruba dalla loro auto. Quando proprio il cane ci andrà di mezzo parte la prima denuncia, ma la polizia al solito poco può fare. Si proseguirà in una lotta sotterranea che genererà una tensione costante. Si alterneranno scuse, ripensamenti, drammatici faccia a faccia familiari secondo uno schema ben noto. David Lowell Rich non fa che seguirlo diligentemente pur in presenza di un cast non proprio esaltante: troppo remissivo Dillman e invadente Asner, mentre il piccolo Sholdar non sembra mostrare le giuste sfumature nel carattere. Il finale è semplice conseguenza di quanto visto senza particolari colpi di scena. L'immagine del piccolo col trapano acceso in mano non riesce ad essere inquietante come vorrebbe. (Zender)


20. FINO ALLA NAUSEA (The Paragon)
 *! 
Hitchcock apre affermando che gli sponsor lo vorrebbero morto per il modo in cui presenta, così impugna la pistola e spara (a non si sa chi) e ci spiega che l'episodio riguarderà una moglie saggia e intelligente, il sogno di ogni marito. E' l'esatto contrario, ovviamente. Alice Pemberton (Joan Fontaine) è il prototipo della donna insopportabile, che sottolinea senza pietà i difetti altrui rendendosi invisa a chiunque entri in contatto con lei. La sorella non riesce più a sostenerla, gli amici nemmeno, suo marito (Gary Merrill, il Tognazzi d'America) cerca di consigliarle il silenzio ma quando riceve a casa un cliente quest'ultimo ne esce distrutto. L'intero episodio procede allo stesso modo, senza un vero soggetto ma seguendo una sceneggiatura che punta tutto sul disegno psicologico della donna, la cui apparente perfidia pare in realtà solo figlia di una candida ingenuità. E' in questa bizzarra ambiguità che la storia trova la sua linfa, anche se poi ben presto ci si stanca e si assiste perdipiù a uno dei finali più scontati e deludenti della serie. Certo, disporre di una diva come la Fontaine poteva suggerire di lasciarle tutta la scena, ma così è troppo, e la nausea arriva davvero... (Zender)


21. DELITTO OLTRE CONFINE (I'll Be Judge, I'll Be Jury)
*! Breve introduzione con Hitchcock che pontifica sui barbieri e la loro sopita passione per l'uso sconsiderato del rasoio. Niente a che vedere con l'episodio, ambientato in Messico, dove arriva una coppia americana. Il tempo di finire quasi investiti da un tizio in auto che la donna, poi allontanatasi, viene strangolata. Il marito (Peter Graves) si rivolge alla polizia locale e ottiene una risposta incredibile: loro sanno chi è probabilmente il responsabile e gli dicono di andare in un determinato porto a cercarlo e che anzi, sarà quello a riconoscerlo. Nessuna ricerca del colpevole questa volta insomma, il punto è come condannarlo perché prove non ne esistono. Episodio piuttosto sconcertante per la scarsa accuratezza della sceneggiatura, che trascura di spiegare molte cose e mostra un protagonista legnoso che pare oltretutto per niente affranto per la morte della moglie. Molto meglio di lui Albert Salmi nel ruolo dello strangolatore: laido, timido, terrorizzato, è una bella figura di serial killer e l'unico vero motivo per vedersi un episodio senza nulla di memorabile, con un finale che lascia abbastanza freddi e risolto con le stesse incertezze viste fin lì. (Zender)


22. PERICOLO INVISIBILE (Diagnosis: Danger)
 *** 
Hitchcock ha uno stetoscopio al collo che presenta però come radio a transistor illustrandone i vantaggi. L'episodio si apre con un ragazzo febbricitante che cade da un auto in corsa in piena autostrada. Quando viene ritrovato, il dipartimento sanitario stabilisce che è morto di antrace! In breve scopriremo che non sarà l'unico caso e che il morbo si sta diffondendo. Un giovane medico (Michael Parks) s'incarica di capire chi o cosa ci sia all'origine (un tamburo contaminato, noi lo sappiamo fin dalle prime scene). Diretto con grande qualità da Sydney Pollack (all'epoca solo regista di episodi televisivi), ne mostra già la predisposizione a gestire con competenza e senso della tensione scenari di crisi che coinvolgono più settori governativi. Ottimo infatti anche il disegno dei caratteri secondari ed eccellente il ritmo. Con un soggetto tutto sommato scarno (scritto da Roland Kibbee) è proprio la regia a fare la differenza, con una buona direzione del cast. L'interesse non cala fino all'ultima scena, mentre sapidi tocchi ironici valorizzano i dialoghi a conferma di un episodio che poco ha a che fare col giallo e molto col thriller. (Zender)


23. TRAGICA ILLUSIONE (The Lonely Hours)
 *! 
Hitchcock concierge all'Hotel Hitchcock - dove si verificano misteriosi omicidi - improvvisa qualche battuta per introdurci a un episodio tutto al femminile davvero modesto, con Gena Rowlands nei panni della madre che (in perenne assenza del marito) deve badare ai tre figli: le due ragazze son già cresciutelle, il piccolo viene invece preso di mira da una signora (Nancy Kelly) che s'installa in casa prendendo in affitto una camera. Episodio hitchcockianamente in bilico sui dubbi ossessionanti della Rowlands, che non sa se ciò che pensa della donna siano suoi stupidi sospetti o realtà. Capisce che non è il caso di lasciare il figlio da solo con lei troppo tardi, quando cioè i due scompaiono d'improvviso. L'affittuaria, si scopre, ha perso il figlio durante il parto e l'ha sostituito con un bambolotto. Naturale che quando ha la possibilità di poter abbracciare un bimbo vero il godimento per lei raddoppi. Ai danni della Rowlands, che inevitabilmente finirà con l'accorgersi delle paranoie della sua ospite. La regia di Jack Smight tuttavia non riesce mai a farci respirare la suspense che vorrebbe e la bravura (nonché la bellezza) della Rowlands non basta: l'episodio scorre anonimo fino al prevedibile twist finale tra dialoghi infantili (non solo quelli tra bambini), una Kelly che prova a mostrarsi maternamente perfida e situazioni che si ripetono stancamente. Tra i meno interessanti della serie. (Zender)


24. LE DUE VERITA' (The Star Juror)
 *** 
Hitchcock è alle prese con la muratura di una porta e nella pietra d'angolo ha deciso di inserire significativi oggetti della nostra epoca per farli trovare un giorno ai nostri posteri. Il finale a storia conclusa riserverà un simpatico colpo di scena. L'episodio comincia con l'omicidio di una bella giovane in un parco. L'assassino è George Davies (Dean Jagger), il farmacista da cui la donna lavorava come commessa, ma ad essere incolpato è il ragazzo di lei, J.J. Fenton (Will Hutchins), un ex carcerato che in quel momento stava poco lontano con la barca. Il caso per lo sceriffo sembra chiuso, ma il vero colpevole non riesce a darsi pace. Per colmo di beffa viene addirittura scelto come giurato al processo e comincerà a sostuituirsi all'incapace avvocato della difesa nel tentativo di dimostrare che non è Fenton l'assassino. Un'ottima idea, tratta da un romanzo di Francis Didelot, che non ha avuto il trattamento che meritava. Sia per la poca incisività del cast (Jagger è costantemente stranito, Hutchins un bullo poco convincente) che per la scarsa credibilità delle situazioni: l'omicidio avviene attraverso forzature ridicole, le reazioni di Fenton in carcere (e dopo il processo) sono eccessive e se non fosse per la qualità di un soggetto originale e che incuriosisce non poco (potrebbe in parte far pensare al nostro Indagine su un cittadino) il risultato sarebbe deludente. Fortunatamente il teleplay è buono, le sorprese non mancano e non ci si annoia. (Zender)


25. IL LUNGO SILENZIO (The Long Silence)
 *** 
Hitchcock si presenta in scena dicendo di essere suo fratello. Ci vuol convincere che l'Hitchcock "vero" sia quello che arriva poco dopo travestito da donna, di ritorno da una convention di trasformisti! L'episodio racconta di un dramma vissuto da una famiglia altolocata. Sembra che il figlio abbia rubato nella sua stessa banca duecentomila dollari e sia scappato, ma presto scopriamo che il vero responsabile è il patrigno (Michael Rennie), il quale appena il figlio torna ha un diverbio che lo porta ad ammazzarlo, seppur involontariamente. La moglie e madre (Phyllis Thaxter) capisce cos'è accaduto ma precipita dalle scale di casa e finisce in coma. Lentamente, in ospedale, riacquisisce la memoria ma non è in grado di parlare... Ci si rifà al celebre episodio "Crollo nervoso" della serie breve di Hitchcock, che usava un espediente identico per alzare la tensione, al quale si aggiunge l'intreccio giallo lì mancante. Per quanto la regia non abbia la stessa forza e la durata lunga nuoccia (soprattutto nella seconda parte), il tutto riesce a intrigare il necessario. Resta impressa l'ombra del figlio impiccato sul muro e mai inquadrato direttamente, mentre rapiscono gli occhi di Natalie Trundy nel ruolo dell'infermiera di buon cuore! (Zender)


26. IL DELITTO PERFETTO (An Out for Oscar)
 ***
Hitchcock si presenta in scena con un martello e il pupazzo di un panda, appena vinto evidentemente al gioco da luna park che gli sta alle spalle. Presenta la storia senza, dice, svelare troppo. Si apre con Linda Christian ed Henry Silva ad amoreggiare in casa: lei sta tradendo il suo uomo ma quello lo viene a sapere, la minaccia e si becca una coppa in testa. Morto. Lei riesce a far passare il delitto per legittima difesa e comincia a sedurre un fessacchiotto (Larry Storch) che lavora in banca e le casca tra le braccia, sposandola. Dopo un po' però ricompare sulla scena Silva e capiamo che la donna ha in testa un bel ricatto. Una trama che appare inizialmente piuttosto semplice si complica e capiamo presto che il delitto perfetto del titolo italiano non è quello in apertura (di cui nessuno parla più dopo i primi minuti) ma un altro. La Christian è bella e spietata, poi mezza alcolizzata e innamorata di un solo uomo, quello sbagliato; che ha la faccia di un Silva giovane e già imperscrutabile, terzo ingranaggio di un meccanismo ben studiato e discretamente diretto da Bernard Girard, debole tuttavia nella suspense e in qualche passaggio non chiarissimo. Ad ogni modo un buon esempio di telefilm giallo. (Zender)


27. LA MOGLIE GIOIOSA (Death and the Joyful Woman)
** Hitchcock è in scena assieme a un cane e un gatto invisibili che abbaiano e miagolano: l'unico modo, dice, per impedire che si azzuffino. L'episodio comincia a una grande festa nella villa del ricco produttore di vini Luis Aguilar (Gilbert Roland), dove questi chiama nella stanza degli assaggi il figlio "degenere" Al (Don Galloway): non ha sposato la donna che suo padre aveva scelto per lui e per ripicca l'uomo l'ha lasciato sul lastrico. Per dargli i 5000 dollari che al giovane servirebbero, Luis lo sfida a chi beve di più (si comincia con una bottiglia di "Joyful woman", per l'appunto): chi rotola per primo giù dal tavolo ha perso. Ma è solo l'inizio di un episodio che si evolverà in modo del tutto diverso, con l'entrata in scena della promessa moglie (Laraine Day) di Luis e un delitto inatteso. Purtroppo non è sufficiente la varietà di spunti a dare consistenza all'episodio. Recitato con convinzione soprattutto da Roland e con una seconda parte molto meno tesa e interessante. Manca il ritmo ed è un fatto, ma è come il finale viene mal gestito a dare la misura della scarsa incisività del quadro generale. Con un epilogo tremendamente fiacco e deludente che smonta quanto di buono s'era visto fin lì. (Zender)
 
*! La cosa più interessante dell'episodio è l'introduzione dello stesso Hitchcock che (non) ci mostra un gatto e un cane che sono stati resi invisibili per non litigare, promettendo la stessa sperimentazione anche fra gli umani, gli abitanti di un condominio per esempio. L'episodio invece è di scarso interesse; una virata nella trama è l'unico colpo di scena degno di nota. Per il resto, pur essendo sfarzoso nelle scenografie ben costruite, la trama manca di profondità e di un degno svolgimento che riesca a tenere fede a una tensione alla Hitchcock. (Ryo)


28. LA RAGAZZA IN BLUE JEANS (Last Seen Wearing Blue Jeans)
 **! 
Hitchcock si presenta a fianco di una finta dogana e anticipa abbondantemente la storia che andremo a vedere (cosa che non gli capita certo spesso). L'episodio vede al centro un'allegra famigliola inglese in vacanza negli States, al confine col Messico. Papà (Michael Wilding) e mamma (Anna Lee) entrano in un bar sulla strada assieme alla figlia diciassettenne, Loren (Katherine Crawford), la quale dopo una limonata va a dormire in auto. Peccato che entri in quella (uguale) di altri, lì parcheggiata, e i genitori in quella giusta senza accorgersi di non averla a bordo (!). Si risveglierà in un garage dove dei criminali si azzuffano fino a uccidere uno di loro. Fuggirà di soppiatto ma quelli capiranno di avere a che fare con una potenziale testimone e la inseguiranno. Papà e mamma cominceranno le ricerche. Si ritroveranno tutti in un paesino messicano, oltre frontiera. C'è da ritrovare la figlia scomparsa, in poche parole, col problema che i criminali hanno conoscenze anche nell'ufficio dello sceriffo... Avventura simil-thriller organizzata con coscienza e sufficientemente ben condotta (a partire da un romanzo di Amber Dean) dal regista Alan Crosland Jr. Inseguimenti per i vicoli, zuffe e un salvatore colla faccia del bel ragazzo per un episodio che non offre nulla di particolarmente interessante ma sa intrattenere. La Crawford piangiucchia un po' troppo ad ogni modo... (Zender)


29. IL SEGRETO DI DIANNE (The Dark Pool)
 **! 
Hitchcock è alle prese con un gigantesco fuoco artificiale, suo sogno da bambino. Non riesce però nemmeno ad accenderlo, da tanto è alto... L'episodio racconta di Dianne Castillejo (Lois Nettleton), moglie di un uomo d'affari sempre fuori per lavoro, Victor (Anthony George). Datasi all'alcool, ha smesso dopo l'adozione di un bimbo, che però finisce affogato nella piscina di casa proprio mentre lei è al telefono col marito e ha un bicchiere di Vodka in mano. La tata si prende le colpe e l'uomo la caccia, ma un giorno si fa avanti la vera madre (Madlyn Ruhe) del piccolo dicendo che sa chi è il vero colpevole e minacciando di dirlo a Victor. Dianne cede al ricatto e ospita in casa la donna, che intanto la spinge di nuovo verso l'alcool. Un soggetto piuttosto abusato, quello del ricattatore che s'installa nella casa della vittima, svolto però diligentemente e puntando molto sulla Nettleton, piuttosto brava a rendere i molteplici problemi della protagonista e convincente come alcolizzata repressa (soprattutto nella scena madre del ricevimento in villa). L'impostazione è da melodramma, con un finale quasi strappalacrime molto intenso quanto azzeccato e una Ruhe perfetta come perfida e maliziosa ricattatrice. Molte pause, ritmi blandi ma s'è visto di molto peggio, nella serie. (Zender)


30. LETTERE A ZIO GEORGE (Dear Uncle George)
 ***! Hithcock esibisce lo scheletro di un ombrello e inventa una serie di assurdità in tema definendole tali prima di avvisare che l'episodio nulla c'entra. E infatti... E' però uno dei più importanti della serie, esattamente l'anello mancante tra Hitchcock e la serie tv di Colombo! Non a caso scritto e sceneggiato dagli autori di Colombo Levinson & Link. Racconta di zio George (Gene Barry), un uomo che con questo pseudonimo risponde alle lettere inviate a un giornale elargendo consigli di ogni genere. Quando scopre che sua moglie se la fa con un altro (proprio grazie a una lettera in cui una donna ficcanaso che si scopre abitare nel suo stesso edificio dice che la signora che le abita di fronte ha un amante), John Chambers alias zio George la fa fuori colpendola alla testa con una statuetta di bronzo lasciando ricadere la colpa su quello che lui crede essere l'amante di lei (Dabney Coleman). Un tenente (Robert Sampson) che tira fuori la moglie, gira in impermeabile e ha l'aria bonaria indagherà. Non è Colombo ma quasi e la trama ricorda da vicino Prescrizione: assassinio, il filmtv che diede l'avvio poi alla serie di Colombo: stesso tipo di arma contundente, un appartamento con finestrata e bar che pare identico, lo stesso protagonista naturalmente (Gene Barry), un accusato che tornerà in ben due puntate di Colombo ma anche molti topoi legati ancora a Hitchcock: i più evidenti richiamano "La finestra sul cortile" e soprattutto "Il delitto perfetto" (le chiavi, la telefonata...). Insomma, se qualcuno volesse capire come Hitchcock verrà traghettato nella serie con Peter Falk non potrà mancare di vedere questo eccellente episodio, costruito come un giallo purissimo e dai ripetuti colpi di scena, chiuso beffardamente e con grande stile. (Zender)


31. ATTENTO DOTTORE (Run for Doom)
 *!
Hitchcock dice di essere alla stazione ferroviaria ma dietro di lui si vedon solo degli armadietti, nei quali pare abbia nascosto dei corpi per istituire una macabra lotteria... L'episodio racconta le avventure sentimentali di una femme fatale platinata (Diana Dors) che canta in un locale e una sera ammalia un giovane dottore (John Gavin). Lui le offre un anello, lei sulle prime dice di no e di lì a poco salta fuori l'uomo che accompagna la donna suonando: avverte il dottore che Nickie ha già avuto molti uomini ma che alla fine torna sempre da lui (la chiama "la mia boomerang baby"). Il giovane se la sposa comunque ma già in crociera, durante il viaggio di nozze, Nickie flirta con un altro, che finirà in mare durante una colluttazione col medico. Assassinio, un'accusa che la polizia mai potrà provare ma che la perfida donna usa per ricattare il marito, destinato quindi a una vita grama; finché... Ben poco interessante, l'episodio piazza due o tre cantatine della maliziosissima Dors, che gioca a fare la bionda dissoluta. Gavin interpreta quello con la testa sulle spalle che però per lei la perde e finisce immancabilmente nella rete. L'unica cosa da segnalare, in cinquanta minuti deludenti e diretti senza gran voglia, è il finale, che ofre un colpo di scena assolutamente brillante e beffardo. Peccato arrivi dopo un minestrone dalle vaghe tinte noir che mai riesce a convincere (anche per colpa di una storia troppo povera ed elementare). (Zender)


32. A PESCA CON PHILIP (Death of a Cop)
 *** 
Hitchcock in scena vicino a una grossa colonna di sale e due cartelli che indicano Sodoma e Gomorra. Non che le due cose siano associate, ma del sale parlerà prima e delle due città nel finale. L'episodio si apre su due poliziotti in auto, padre (Victor Jory) e figlio (Peter Brown), pronti a sventare una rapina in negozio. Sembrano molto affiatati, ma fin troppo zelanti; tanto che il figlio, poco tempo dopo, ci lascerà le penne. Suo padre, che da quel momento non avrà altro in testa che vendicarlo, indaga sulla band del quartiere cercando di combattere l'ostilità di chi vi abita (che naturalmente dice di non aver visto né sentito nulla). Episodio particolarmente rigoroso e ottimamente interpretato da un Victor Jory freddo quanto convincente nonostante un'età non più verde (o forse proprio per quello). Ma era stata costruita bene anche la scena del sequiestro e conseguente uccisione del figlio, a dimostrazione di una regia che insiste con bravura sul sadismo dei criminali (perfetto Richard Jaeckel nel ruolo del killer) e gestisce coerentemente anche le transazioni con l'avvocato difensore. Senza dire nulla di nuovo un episodio godibile, nonostante un finale non del tutto all'altezza (si sperava in un colpo di scena più geniale). (Zender)


• SECONDA STAGIONE (1963-1964)
 
 01. TI STO ASPETTANDO PICCOLA MIA (A Home Away from Home)
 
 02. LUNGA NOTTE (A Nice Touch)
 
 03. L'ODORE DELLA PREDA (Terror at Northfield)
 
 04. You'll Be the Death of Me
 
 05. L'ASSASSINO E LA SIGNORA (Blood Bargain)
 
 06. NIENTE DI NUOVO A LINVALE (Nothing Ever Happens in Linvale)
 **!
Hitchcock sta preparando il letto per il fratello che, dice, quando torna a casa la sera tardi fa un gran baccano: è il letto d'un fachiro! Poi spiega che a Linvale non succede mai nulla, ma forse invece... chi è l'uomo (Gary Merrill) che se ne sta tutto il giorno a far niente in giardino bevendo alcolici? La vicina (Phyllis Thaxter) è preoccupata, anche perché la moglie di questi pare scomparsa da almeno tre giorni e non si capisce che fine abbia fatto. Chiama così la polizia e lo sceriffo di Linvale (Fess Parker) decide che è il caso di indagare, anche perché della donna pare si sian davvero perse le tracce... Ennesima variante hitchcockiana della "Finestra sul cortile", poteva sinceramente far parte degli episodi brevi della serie "Hitchcock presenta". La storia basa infatti tutto sul finale a sorpresa (risolto molto bene, va detto, per quanto telefonato) mentre il resto riguarda quasi esclusivamente gli interrogatori dello sceriffo a chi conosce lo strano tipo, con qualche ovvia intrusione della petulante vicina, mai soddisfatta. Buona ad ogni modo la performance di Parker, che sa dare credibilità al suo sceriffo. Regia al contrario un po' sonnacchiosa... (Zender)

07. IL PADRE DI TOD (Starring the Defense)
 *** 
Hitchcock, con una retina a fianco di un camioncino, lo presenta come la sua prima preda, catturata sull'autostrada! Incipit surreale per un episodio d'impostazione giudiziaria, dove il padre (Richard Basehart) di Tod (Teno Pollick), ex attore di Hollywood ora avvocato, decide di difendere in prima persona suo figlio, accusato di aver ucciso un amico durante una lite. Benché il penale non sia il suo campo, chiede aiuto a un collega per i... testi e si presenta in aula con piglio sicuro, certo di poter convincere la giuria della preterintenzionalità del delitto. Joseph Pevney, una vita a dirigere serie tv, mostra altrettanta decisione nella regia dell'episodio, serrato e convincente, in buona parte girato nell'aula del tribunale. Il colpo di scena finale è inatteso e a suo modo geniale, anche se poi non si concretizza in una sorpresa funambolica. Tutta farina del sacco di Henry Slesar comunque, autore unico del copione. Ottimo Basehart, teatrale al punto giusto l'arringa in chiusura, valido anche il resto del cast. Poco da eccepire se non forse l'assenza di brillantezza nella conduzione. (Zender)

08. IL CADAVERE (The Cadaver)
 
 09. LA CAPSULA DI COBALTO (The Dividing Wall)
 
 10. CIAO, GEORGE (Good-Bye, George)
 
 11. LA TRAPPOLA (How to Get Rid of Your Wife)
 
 12. Three Wives Too Many
 
 13. The Magic Shop
 
 14. OLTRE IL MARE DELLA MORTE (Beyond the Sea of Death)
 
 15. LA VOCE MISTERIOSA (Night Caller)
 
 16. TERZA DIMENSIONE (The Evil of Adelaide Winters)
 ** 
Hitchcock si presenta sui trampoli, che dice frutto delle sue nuove scarpe ad ascensore. Una scenografia pazza per un'intro originale, che ci conduce a un episodio in cui la protagonista, Adelaide Winters (Kim Hunter), truffa i genitori dei giovani soldati morti durante la guerra in Europa facendo loro credere di poterli mettere in contatto col figlio scomparso. Attraverso microfoni installati in casa fa parlare il suo assistente (Gene Lyons) con voce stentorea ed evoca le battaglie attraverso filmati e registrazioni audio fingendo di andare in trance. Finché un giorno le si presenta un padre particolarmente disperato (John Larkin) che sembra il cliente perfetto, tanto che chiederà alla donna di continuare le sedute spiritiche da lui invitandola a stabilirsi in villa con l'assistente. Tutto bene? Solo sulle prime... Il finale si riesce a intuire facilmente già dalla metà in poi e l'episodio vive sulla recitazione volutamente melodrammatica della Hunter, senza che esista traccia di giallo. Si va più sul thriller semmai, con atmosfere quasi gotiche nel finale. Ma è solo la reiterazione della stessa idea che viene portata avanti fino all'atteso colpo di scena. Nulla di memorabile e anche l'idea non è certo nuova... (Zender)

17. IL VASO (The Jar)
 
 18. FUGA FINALE (Final Escape)
 **! 
Hitchcock è a bagno in una tinozza per pigiare l'uva e dice che lì dentro c'è annegato pure un suo amico, morto... col sorriso sulle labbra. L'episodio è ambientato in un campo di lavori forzati dal quale è appena evaso un rapinatore (Edd Byrnes), subito ripreso. Il capitano del posto (Stephen McNally) ce l'ha in odio e il giovane non ce la fa davvero più. Così si mette d'accordo con il "dottore" (Robert Keith), un semialcolizzato cui spetta di gestire il cimitero, per evadere in cambio dei 5000 dollari della rapina, di cui è ancora possessore. Un piano semplice: infilarsi nella bara del primo defunto che capita e farsi portare fino al cimitero, dove poi il dottore lo disseppellirà. Una discreta tensione (soprattutto nel finale) per un episodio diretto senza troppo brillare ma che può contare su un solido script. Simpatico il colpo di scena finale, ben condotta la sfida a distanza tra capitano e prigioniero, con qualche interessante riflessione sulla morale dei personaggi. Un po' troppo tirato per le lunghe, poteva anche essere abbreviato per un "Hitchcock presenta". (Zender)

19. LA MACCHINA IN PEZZI (Murder Case)
 
 20. CASELLA 2618 (Anyone for Murder?)
 
 21. METAMORFOSI (Beast in View)
 
 22. DIETRO UNA PORTA CHIUSA (Behind the Locked Door)
 ** 
Dopo un'introduzione nella quale Hitchcock è ripreso mentre appiccica le targhette "Ladies" e "Tigers" su due porte chiuse spiegando che un uomo doveva scegliere quale aprire, comincia un melodrammone con sorpresa che in realtà poco ha a che fare con le porte. Certo, una porta chiusa c'è, nella villa di famiglia di Bonnie (Lynn Loring) che lei e il suo fresco sposo (James MacArthur) esplorano di notte, ma la si rivedrà solo alla fine. Di mezzo c'è la madre (Gloria Swanson, con la sua inconfondibile palpebra semiaperta) di lei, convinta che l'uomo voglia sposare sua figlia solo per sfruttarne l'eredità; per questo ostacola la loro unione in ogni modo e spietatamente. Una trovata francamente abusata, nella serie, che qui produce lagne prolungate dovute a un'unione vissuta nell'indigenza e il sospetto legittimo che forse lo sposo non cerchi solo l'amore. La madre fa di tutto per rendersi odiosa (ma si vede meno di quanto si sperava, visto chi la interpreta), i due giovani non brillano per simpatia e brillantezza. Il finale si riscatta un minimo, ma è poca roba e Hitchcock torna come d'abitudine per spiegarci come la giustizia metterà poi tutto a posto. (Zender)

23. UN COLPO TROPPO GROSSO (A Matter of Murder)
 
 24. LA CARA MISS EMMY (The Gentleman Caller)
 
 25. SENZA FIATO (The Ordeal of Mrs. Snow)
 
 26. GLI ULTIMI DIECI MINUTI (Ten Minutes from Now)
 
 27. LA VENDETTA DI SATANA (The Sign of Satan)
 
 28. LA SERPE IN SENO (Who Needs an Enemy?)
 
 29. UN LETTO DI ROSE (Bed of Roses)
 
 30. LA CONFESSIONE (The Second Verdict)
 
 31. IN ALTO MARE (Isabel)
 
 32. IL CORPO NEL FIENILE (Body in the Barn)
 
 
 
 • TERZA STAGIONE (1964-1965)
 
 01. LA VENDETTA (Return of Verge Likens)
 
 02. DOPPIO FONDO (Change of Address)
 
 03. SULLA RIVA DEL LAGO (Water's Edge)
 
 04. IL LAVORO PIU' RIUSCITO DI JUAN DIAZ (The Life Work of Juan Diaz)
 
 05. LA SCIMMIA CHE BALLA (See the Monkey Dance)
 
 06. TRE DOLLARI AL GIORNO (Lonely Place)
 
 07. IL MISTERO DELLA CASSA (The McGregor Affair)
 
 08. Misadventure
 
 09. Triumph
 
 10. RAPPORTO DALL'INFERNO (Memo from Purgatory)
 
 11. LE FORMICHE DEL FUTURO (Consider Her Ways)
 
 12. Crimson Witness
 
 13. GLI AMICI INVISIBILI (Where the Woodbine Twineth)
 
 14. L'ULTIMA REPLICA (Final Performance)
 
 15. LA MORTE IN VACANZA (Thanatos Palace Hotel)
 
 16. One of the Family
 
 17. An Unlocked Window
 
 18. TRAPPOLA (The Trap)
 
 19. Wally the Beard
 
 20. Death Scene
 
 21. The Photographer and the Undertaker
 
 22. Thou Still Unravished Bride
 
 23. SICURO AL CENTO PER CENTO (Completely Foolproof)
 
 24. Power of Attorney
 
 25. The World's Oldest Motive
 
 26. The Monkey's Paw - A Retelling
 
 27. The Second Wife
 
 28. Night Fever
 
 29. Off Season

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