"Il commissario Montalbano" episodio per episodio

28 Marzo 2011

A grande richiesta riuniamo qui tutti gli episodi del Commissario Montalbano.

Chi voglia scrivere brevi pareri su qualcuno di questi (preceduti sempre dai pallini, ovvio) non ha che da scriverli nella DISCUSSIONE GENERALE di Montalbano specificando il numero progressivo dell'episodio, oltre al titolo (es. 3.1 LA GITA A TINDARI). Verranno da lì presi e copiati da noi al'interno di questo lungo elenco comprendente l'intera storia di Montalbano. Per cercare un episodio all'interno dell'elenco sarà sufficiente usare il CERCA del vostro computer dopo aver selezionato tutto il testo digitando il titolo o parte del titolo dell'episodio che interessa.
 
INTRODUZIONE (a cura di Galbo)

Il commissario Salvo Montalbano è un fortunatissimo personaggio letterario nato dalla penna dello scrittore e sceneggiatore televisivo Andrea Camilleri. L’esordio in libreria avviene nel 1994 con La forma dell’acqua (editore Sellerio) seguito da altri romanzi e raccolte di racconti, fino (a tutt’oggi) a Il sorriso di Angelica (2010). Il nome viene scelto da Camilleri in omaggio allo scrittore spagnolo Manuel Vázquez Montalbán, autore anch’egli di una serie di gialli con un detective protagonista, Pepe Carvalho. Nel 1999 il commissario esordisce in televisione con la trasposizione del romanzo Il ladro di merendine (trasmesso per la prima volta in RAI il 6 maggio 1999). Seguono fino ad oggi 26 episodi, tutti trasmessi dalla RAI con grande successo. Alla realizzazione degli episodi ha collaborato come sceneggiatore lo stesso Camilleri. Parte del successo della serie è decisamente dovuta alla scelta del protagonista (l’attore romano Luca Zingaretti) e di suggestive ambientazioni siciliane, scelte in genere nella provincia di Ragusa. La regia degli episodi è di Alberto Sironi e la durata è di circa 100 minuti per puntata.


STAGIONE 1 (1999)

[1.1] IL LADRO DI MERENDINE
***! Montalbano indaga sulla morte del ragioniere Lapecora e della sua amante, una donna tunisina. Il figlio di questa, Francois sarà un testimone importante. Si tratta di una delle trasposizioni più riuscite realizzate dai romanzi di Camilleri anche per l’ottimo lavoro letterario dell’autore siciliano. La regia di Sironi riesce a “districarsi” ottimamente tra i molti avvenimenti narrati e il protagonista Zingaretti a rendere bene l’animo del personaggio principale alle prese con un inedito sentimento paterno per il piccolo Francois.  (Galbo)

*** Primo capitolo televisivo della serie tratta dai bellissimi libri di Andrea Camilleri. Il commissario Montalbano qui è alle prese con un intricato caso che vede protagonista una giovane famiglia tunisina. Molto buono questo episodio che mescola bene quelli che sono i problemi del personaggio nella sua vita privata(il suo sentimento paterno a la difficoltà di accettare un possibile matrimonio con la fidanzata Livia) e quelli dovuti alla sua professione. Ben fatto e ben diretto. (Pinhead80)

***! Esordio col botto. Una vicenda raccontata con una sapiente miscela di giallo, di dramma e di umorismo (strepitoso il tizio che rivuole la bottiglia di vino), preso da uno dei migliori romanzi di Camilleri. Si resta quasi sorpresi dal livello recitativo dell'intero cast. Splendido il doppio finale, prima con l'impeccabile Guja Ielo, poi con l'adorabile Renato Scarpa. Decisamente notevole. (B. Legnani)
 
**** La serie inizia col botto, con quello che ad oggi resta l'episodio migliore. Ottimamente congegnata la trama, che mescola passioni fatali con gli intrighi del terrorismo internazionale, e cast perfetto. Zingaretti si impadronisce subito del suo personaggio, disegnando un Montalbano scontroso ma acuto e anche molto umano, quando le circostanze lo richiedono. Anche i personaggi secondari sono caratterizzati benissimo: l'eterna fidanzata Livia (inizialmente interpretata dall'austriaca Katharina Bohm), l'amico rivale Augello, l'efficiente Fazio e l'imbranato Catarella. Doppio finale più che soddisfacente.  (Nicola81)

***! Primo e fra i migliori episodi delle prime stagioni, con un Luca Zingaretti già perfetto nei panni di Montalbano. La vicenda è a sua volta parecchio intrigante e coinvolgerà François, un bambino figlio di una donna tunisina amante del ragioniere Lapecora, sulla cui morte indaga il commissario. Ottimo anche Peppino Mazzotta, mentre Cesare Bocci esordisce un po' in sordina: il suo personaggio avrà ruoli più importanti negli episodi successivi. (Ultimo)


[1.2] LA VOCE DEL VIOLINO
*** Per puro caso il commissario Montalbano scopre il cadavere di una donna affascinante il cui omicidio è collegato ad un misterioso violino. Un episodio decisamente di buon livello nel quale il protagonista si dibatte tra problemi professionali e quelli personali (la gelosia della storica fidanzata Livia e l’infatuazione per l’affascinante Anna). Intrigante la compente “gialla” della storia. Buona la regia di Sironi.  (Galbo)

**! Discreto episodio che non fila via perfettamente liscio a livello di narrazione, lasciando l'impressione che nel montaggio abbiano tagliato ampie parti. Inoltre in alcune scene Montalbano NON parla con la voce di Zingaretti, il che conferma la possibiità di un aggiustamento. La trovata migliore è la modalità con la quale si velocizza l'arrivo del lento pilota Tommaseo... (B. Legnani)

*** Uno dei primi episodi che vidi di Montalbano e, rivedendolo, devo dire che è davvero buono. Zingaretti è piuttosto ispirato e l'indagine (la morte di una giovane in una villa...) è piuttosto coinvolgente e lascia lo spettatore incollato sino alla fine. Oltre a Zingaretti segnalo il bravo Peppino Mazzotta. (Ultimo)

 
STAGIONE 2 (2000)

[2.1]  LA FORMA DELL'ACQUA
*** L'indagine del commissario Montalbano parte dal ritrovamento di un cadavere sulla spiaggia. Principale indiziata la svedese Ingrid Sjostrom che si sospetta essere l'amante del defunto. Storico personaggio dei romanzi di Montalbano, Ingrid ha un ruolo centrale in questo episodio che pur se un po' debole nel meccanismo giallo, appare di buon livello nella caratterizzazione dei personaggi e soprattutto nell'analizzare il rapporto tra i due protagonisti. (Galbo)

**! Discreto episodio di Montalbano, assai fedele al romanzo, interessante per la descrizione dei personaggi, un po' meno per la trama, nella quale l'episodio del padre pare estraneo sia alla narrazione sia alla caratterizzazione del protagonista. C'è Angelica Ippolito. Interessante la Sollman, qui al debutto nella serie. (B. Legnani)

*** Uno degli episodi che amo di più sia per ragioni personali (si vedono luoghi che conosco molto bene compreso il cimitero dove riposano i miei nonni) sia per la trama: non c'è un giallo, ci sono esplosioni di passioni che possono portare ad una vicenda misteriosa, ma non è detto; Montalbano in uno dei pochi momenti in cui ci regala squarci della sua vita e forse del suo passato (il padre). Grande piccola parte di Angelica Ippolito che spiega il titolo dell'episodio. (Gugly)


[2.2] IL CANE DI TERRACOTTA
**** Montalbano indaga in parallelo su un traffico d'armi e su una tribolata storia d'amore avvenuta negli anni'40.Da uno dei libri più belli di Andrea Camilleri, probabilmente il migliore degli episodi televisivi del celebre commissario.Merito della riuscita commistione tra componente poliziesca e sentimentale, con un'ottima caratterizzazione dei personaggi e un Luca Zingaretti davvero ispirato. Ottimo il cast dei comprimari tra cui si segnalano il grande Leopoldo Trieste e Pippo Pattavina. (Galbo)
 
*** Vicenda anomala, che lascia per strada la vicenda gialla dando spazio ad un mistero che risale a mezzo secolo prima. Magico il momento della nascita del mistero, finale in altalena: la traccia giusta arriva in modo un po' casuale (ma meno rispetto a quanto accade nel romanzo, del quale è il punto debole), poi è il commissario a ricreare mistero. A sorpresa non è indimenticabile l'intervento del grande Leopoldo Trieste. (B. Legnani)

**** Uno degli episodi migliori di Montalbano, grazie a due casi molto interessanti che permettono alla puntata di scorrere molto bene. Dal momento del ritrovamento di due corpi morti oltre cinquant'anni prima, la vicenda decolla e ci consegna uno Zingaretti magistrale contornato da un cast di livello. Ottima la parte finale, con un intervento decisivo di Leopoldo Trieste. (Ultimo)
 
STAGIONE 3 (2001)

[3.1] LA GITA A TINDARI
*** L'indagine di Montalbano è imperniata su una duplice scomparsa, quella di Nenè Sanfilippo e quella di una coppia di anziani, i coniugi Griffo. Tutti risiedono nella stessa palazzina. Questo episodio è segnato dalla comparsa della figura di un boss mafioso di vecchio stampo, Balduccio Sinagra ed è una tra le vicende del commissario più legata a usi e costumi di una Sicilia remota. Belle le ambientazioni. (Galbo)

*** Da un punto emotivo la parte finale va in calo rispetto a quanto di dinamico si era visto in precedenza, ma ciò non toglie che l'episodio sia particolarmente interessante. Gustosi i duetti fra i personaggi e, per certi versi, divertenti pure i messaggi in codice dell'anziano mafioso. Una buona puntata. (B. Legnani)
 
***! Il Commissario Montalbano questa volta indaga sull'omicidio di un giovane, un certo Nenè Sanfilippo e sulla misteriosa scomparsa dei coniugi Griffo, tutti e tre abitanti nello stesso palazzo… Episodio di alto livello, dalla trama avvincente e calibratissima, dalla regia ispirata, dall'incedere disteso ma senza indugi, con snodi narrativi totalmente chiari e convincenti, pervaso da un clima che si fa sempre più cupo con il passare dei minuti e con un Montalbano dalla recitazione vivace ma pensosa. I personaggi secondari sono abbozzati con tratti forti ed energici. La soluzione del mistero è veramente sconsolante, per chi confida nella bontà del genere umano… (Graf)
 
*** La scomparsa dei coniugi Griffo e di un certo Sanfilippo sono i due casi sui quali indaga Montalbano in questo buon episodio. Le vicende sono trattate con cura, e il tutto confluisce in un finale amaro e spietato. Prima apparizione per l'anziano Don Balduccio Sinagra, personaggio di spicco della mafia locale. Nella norma il cast, con Zingaretti e Mazzotta superiori a tutti gli altri. Mimì Augello incontra la futura moglie Beba proprio durante le indagini. (Ultimo)
 

[3.2]  TOCCO D'ARTISTA
*** L'indagine di Montalbano muove dall'apparente suicidio di un orafo e porta il commissario ad indagare del passato rapporto tra questi, il fratello e una donna misteriosa. Tratto non da un romanzo ma da un racconto contenuto nella raccolta Un mese con Montalbano, Tocco d'artista è stato adattato per la televisione ampliandolo grazie allo stesso Camilleri che ha firmato la sceneggiatura. Un episodio intrigante con rimandi al passato e la partecipazione di bravi caratteristi siciliani come Burruano. (Galbo)
 
***! Episodio di alto livello, grazie pure ad un'accuratezza cospicua (quando Montalbano va dalla Morpurgo - l'ex csc Rigàno - si sente "Sempre libera degg'io..."), ad un meccanismo improbabile ma affascinante, nonché ad un finale di rara perfezione, composto in successione dalla scena cruciale con lo svelamento dell'enigma, da un dolcissimo e melanconico momento d'amore e da una chiusa di leggerezza. Si vedono le maestrìe della costruzione drammatica, della regìa, delle soffuse interpretazioni. Grande prestazione di Burruano. (B. Legnani)

***! Gran bell'episodio, tra i migliori delle prime stagioni, grazie a una vicenda molto interessante ricostruita ottimamente passo dopo passo dal caro commissario. L'indagine si rivela più complessa del previsto e solo grazie all'acume investigativo di Montalbano si arriva alla soluzione. Grande prestazione di Zingaretti, molto attento a ogni dettaglio e a tratti malinconico. Ottima prova anche per Luigi Maria Burruano. (Ultimo)
 
*** Il suicidio del ricchissimo Alberto La Russa, orafo a tempo perso, e l'omicidio dell'elettricista Ignazio Cucchiara nella stessa notte segnano l'inizio di uno degli episodi più densi e concentrati della serie. La trama compone un mosaico di rapporti umani complessi e intossicati i cui tasselli cominciano a incastrarsi trentuno anni prima. Grande attenzione della regia allo studio minuzioso e commosso dei personaggi e alle segrete e intime motivazioni psicologiche delle loro azioni, ma il sospetto di alcuni forzati e artificiosi presupposti drammatici e il ritmo placido e quasi ipnotico dell’intera storia, sviliscono alquanto il valore artistico dell’episodio che rimane, comunque, di un buon livello. (Graf)
 
 
 
STAGIONE 4 (2002)
[4.1] IL SENSO DEL TATTO
*** Il commissario indaga sulla morte del sig. Piccolomini un cieco che viveva con il cane Orlando. Apparentemente accidentale, la morte del vecchio non convince però Montalbano. Ancora tratto da un racconto de Gli arancini di Montalbano, è un episodio decisamente "arricchito" rispetto alla controparte letteraria, attraverso un buon lavoro di sceneggiatura che sottolinea ancora la profonda umanità del commissario nel suo inedito rapporto con il cane Orlando. Buona la regia di Sironi. (Galbo)
 
**! Più uno spot (peraltro stupendo) sulle bellezze siciliane che una trama gialla, ma resta un episodio assai piacevole, anche per il sapiente uso dei caratteri. Molto azzeccato l'episodio laterale che vede come protagonista la moglie del venditore di bùmmoli... (B. Legnani)
 
*** Il cieco Enea Silvio Piccolomini viene trovato morto nella sua casupola di campagna perché pare abbia assunto per sbaglio una quantità eccessiva di barbiturici. Pare… Il commissario Montalbano viene chiamato a risolvere il caso che ha risvolti drammatici non scontati e una soluzione realmente geniale e imprevedibile. La vicenda si snoda in una Sicilia primitiva e selvaggia, baciata dal sole e carezzata dal mare e ha il suo punto di forza nel disegno di personaggi “antichi”, epigoni di consuetudini ed espressività che affondano nel passato più arcaico. La trama gialla si smarrisce nella fase centrale dell’episodio ma la storia consegna alla nostra ammirazione un inedito Montalbano cinofilo. (Graf)

**! La morte del cieco Enea Silvio Piccolomini è il punto di partenza per un'indagine molto particolare del nostro caro commissario, che andrà in vacanza con Livia con il pretesto di indagare. L'intreccio non è tra i migliori, ma la puntata ha il pregio di scorrere e per questo ne esce promossa. Sempre bravo e maturo Zingaretti, qui in compagnia del cane Orlano appartenente al defunto Piccolomini. (Ultimo)
 

[4.2] GLI ARANCINI DI MONTALBANO
**! Durante le festività natalizie, Montalbano indaga sulla strana morte (un apparente incidente d'auto) di una coppia. Il commissario deve inoltre districarsi tra gli inviti per la serata di capodanno. Ancora tratto da un racconto (quello della raccolta omonima), Gli arancini di Montalbano rivela un lato inedito del protagonista, quello dell'attaccamento alle tradizioni e insieme (questo aspetto molto conosciuto invece) alla cucina tradizionale. Meno interessante la parte poliziesca della storia. (Galbo)
 
**! Discreto episodio (con intuizione decisiva da parte di Augello, nell'incipit), che ha il difetto di uno snodo facilone (la testimonianza decisiva del ladro), ma una bella sorpresa, cui segue una ricostruzione fantasiosa ma piuttosto lineare e interessante. Galluzzo in edizione "Tackleberry". Non manca il momento con l'anziano mafioso don Balduccio Sinagra (della vecchia "scuola"), ancora una volta presentato non senza un pizzico (e forse un po' di più di un pizzico) di simpatìa... (B. Legnani)
 
*** Un episodio, a prima vista, di normale amministrazione con un Montalbano che procede nell’indagine senza molta sicurezza e convinzione quasi distratto dall’imminente festa di fine anno, con un dott. Augello e con un Fazio consolidati nei rispettivi cliché, l’uno di sciupafemmine e l’altro di poliziotto di indisponente precisione burocratica, con personaggi secondari che non possiedono l’abituale coloritura pittoresca. In seguito, però, la linearità della trama poliziesca, il suo snodarsi in maniera sicura e persuasiva affidandosi alla evidenze logiche delle congetture del commissario e il colpo di scena finale convincono fino in fondo e innalzano l’episodio a un livello di pregevolezza. (Graf)
 
*** Episodio riuscito e tra i più famosi delle prime stagioni. Montalbano si appresta a festeggiare il Capodanno (non sapendo come destreggiarsi tra i vari inviti...) ma la morte sospetta di una coppia lo porta ancora una volta a indagare. L'intreccio non è particolarmente complesso, ma l'indagine viene trattata con cura e lo spettatore risulterà soddisfatto. Il colpo di scena risolutore è abbastanza intuibile, ma ciò non inficia la riuscita dell'episodio. Bravi Zingaretti e Bocci. (Ultimo)
 

[4.3] L'ODORE DELLA NOTTE
*** Sorprendente il romanzo, sorpendente il film televisivo. L'indagine parte dalla sparizione di un truffatore che prometteva altissimi interessi. Per certi aspetti una "summa" delle capacità della serie, visto che si toccano con efficacia vari tasti: il drammatico, il bozzettistico, il sentimentale, il poliziesco, persino il macabro. Recitazioni di ottimo livello, pure nei ruoli ultra-secondari. (B. Legnani)
 
***! Emanuele Gargano, un finto promotore finanziario, scompare misteriosamente insieme a un collaboratore portando con sé diversi milioni di euro che gli abitanti di Vigata gli avevano affidato… Un episodio di grande compattezza stilistica e di alto impatto drammatico, nel quale l'azione, l'’intreccio, l'indagine poliziesca, il disegno bozzettistico di alcuni caratteri, insieme a certi particolari orrorifici della storia e all'immagine corrucciata di taluni scorci marini, si coniugano perfettamente con il commosso progredire dell'’esplorazione psicologica dei personaggi che il commissario Montalbano indirizza da par suo verso la sorprendente e dolente conclusione. (Graf)
 
*** Un finanziere truffatore scompare nel nulla, portando con sé parecchio denaro che i cittadini di Vigàta giustamente rivendicano. Buon episodio, con uno sviluppo omogeneo della indagini che confluiscono in un finale macabro ai limite del credibile. L'abilità di Zingaretti fa emergere un Montalbano con una grande sensibilità (vedere l'ultima parte per credere...), sempre accompagnato dai fidi Fazio ed Augello (qui prossimo alle nozze con Beba). (Ultimo)

*** Episodio tragicomico in cui il protagonista deve cavarsela tra una truffa che ha coinvolto tutta Vigata, le ubbie di Mimì Augello che sta per sposarsi e le meschinità per farlo cadere in fallo... La trama a prima vista appare arzigogolata ma a ben guardare la soluzione è intuibile tra le righe, mentre Montalbano si muove - come succede spesso - in equilibrio tra iniziative consentite e autonomia non regolare (la visita in casa della segretaria); consueto valore aggiunto il paesaggio con ritorno della "Mannara", alias la fornace in pietra in riva al mare della località Pisciotto. (Gugly)
 
 
[4.4] GATTO E CARDELLINO
** Episodio guardabilissimo, qua e là gustoso (la scippata atea...), ma senz'altro sotto la media. Curiosamente le location (solitamente belle) qui sono addirittura bellissime, mentre le interpretazioni secondarie (solitamente ottime) sono spesso mediocri. C'è una scena notevole, quella girata all'aeroporto di Catania. Appena sufficiente, in ogni caso. (B. Legnani)
 
**! La citazione dall' Amleto di Shakespeare “C’è della logica in questa follia” è la chiave per risolvere lo strano caso di un ladro misterioso che, in moto, scippa le vecchiette per pochi euro e poi spara contro di loro proiettili a salve… In realtà le indagini poliziesche che il commissario Montalbano dovrà risolvere sono due (l’altra è l'inspiegabile scomparsa di un ginecologo). Ambedue le trame sono fornite di situazioni enigmatiche e hanno scioglimenti ingegnosi ed inaspettati; però, nell’insieme, il meccanismo narrativo risulta sfocato e poco convincente e sembra quasi che le due piste gialle si elidano a vicenda stemperando sia il dramma che la tensione. (Graf)

**! Episodio nella media, in cui la vicenda degli scippi misteriosi a donne anziane risulta piuttosto interessante, andando a confluire in un finale piuttosto inaspettato fino a metà puntata. Zingaretti se la cava benissimo come sempre, invece i personaggi di contorno non rendono come dovrebbero (a parte la segretaria del ginecologo, il cui dialogo con Montalbano è uno spasso...). C'è anche qualche momento divertente (Augello ubriaco di notte qualche giorno prima del matrimonio...). Non male. (Ultimo)
 
**! Episodio costruito su due racconti che si può definire "gustosamente ordinario": nessun picco di eccellenza, trama complessa il giusto che invoglia lo spettatore ad aspettare la risoluzione di due indagini insolite e non collegate tra loro (soprattutto la prima con le povere signore oggetto di strani agguati); continua la sottotrama leggera di Mimì Augello alle prese con le nozze imminenti e spazio a una storia per il sempre compunto Fazio; menzione particolare per il personaggio dell'assistente del ginecologo, comica senza scadere nel grottesco. (Gugly)


STAGIONE 5 (2005)
[5.1] IL GIRO DI BOA
** Questa volta il commissario Montalbano s'imbatte in un traffico d'immigrati clandestini. Niente di particolarmente interessante e "coincidenze" un po' troppo forzate per un episodio anonimo ma non disprezzabile. Da notare che ad inizio episodio Montalbano vuole dare le dimissioni a causa degli avvenimenti del G8 a Genova... (Caesars)

** Il romanzo è, come è stato anche riconosciuto ad alti livelli, socialmente lodevole, ma la vicenda si basa su una serie di coincidenze che definire improbabili è eufemistico. L'episodio viene salvato dalle buone interpretazioni, ma si tratta veramente di una delle puntate più deboli dell'intera serie. (B. Legnani)

** Il commissario Montalbano, durante una della sue vigorose nuotate nel mare di Marinella, si imbatte nel cadavere di un uomo che galleggia. L’episodio segue le tracce di un ignobile traffico clandestino di minorenni e Montalbano dovrà impegnarsi al limite delle sue forze fisiche per venire a capo del misfatto, ma la vicenda, pur dallo stile limpido e pulito e arricchita di panorami selvaggi e ventosi, soffre di inasprimenti drammatici fuori misura e di alcune circostanze fortuite che denotano una scrittura poco logica e disciplinata. La scena finale, benché appiccicata alla storia come un francobollo, ci riconsegna un Montalbano intimistico e crepuscolare. (Graf)
 
**! Probabilmente la puntata più impegnata della serie. Disgustato dal comportamento della polizia durante il G8 di Genova, Montalbano inizialmente pensa addirittura alle dimissioni, poi indagando su un cadavere da lui stesso ritrovato in mare scopre un ignobile traffico di esseri umani. Purtroppo le lodevoli intenzioni devono fare i conti con un numero di coincidenze eccessivo: passi per Montalbano che assiste allo sbarco e per il giornalista che gli fornisce l'informazione giusta al momento giusto, ma l'intervento risolutivo di Ingrid è uno scivolone in piena regola. Belli gli scambi verbali con Augello e il finale decisamente tosto. (Nicola81)

** Montalbano trova un cadavere che galleggia mentre nuota: questo è il punto di partenza per un'indagine che coinvolge il traffico di migranti clandestini. Episodio piuttosto pessimista, nel quale il commissario svolge una delle indagini più delicate di sempre. A una prova del cast convincente non si accompagna purtroppo una vicenda solida, troppo tirata per i capelli in più di un'occasione. Si salva la parte finale. Non tra i migliori Montalbano, senza dubbio. (Ultimo)
  

[5.2] PAR CONDICIO
*** Duplice indagine per il commissario Montalbano, impegnato in una faida di sospetta matrice mafiosa e nella sparizione di una ragazza russa. Episodio godibile in cui la sceneggiatura riesce ad "intersecare" efficacemente le diverse parti dell'indagine, rispettando lo spirito del racconto da cui il film è tratto. Particolarmente curata la scelta dei caratteristi (bravissimo l'interprete di Balduccio Sinagra). Per apprezzare le location, adeguata la sequenza iniziale della fuga in motorino della ragazza russa. (Galbo)
 
** Tratto da un racconto, "rimpolpato", se non erro, da vicende secondarie prese da romanzi (come il cambio della guardia fra ristoranti). Episodio abbastanza debole, senza nessun guizzo, salvato (come spesso accade in questi casi) dalle caratterizzazioni (interessante quella di Balduccio Sinagra) e dalle location (stavolta principalmente paesaggistiche e non cittadine). Montlbano che convoca le due "famiglie" è assai poco credibile. (B. Legnani)
 
**! Una ragazza ucraina, scampata ad un tentativo di uccisione, fa perdere le sue tracce; un mafioso appartenente alla famiglia Cuffaro viene ritrovato morto, ucciso da un colpo di lupara. Tutti a Vigata pensano che sia ripresa la guerra mafiosa tra i Cuffaro e i Sinagra ma non il Commissario Montalbano… Episodio lineare e di chiarezza cristallina ma dall’andamento piuttosto freddo e uniforme con pochi slanci emozionali e privo di eventi inaspettati. L’assassino si indovina molto presto. Arricchisce il valore artistico della puntata l’utilizzo drammatico degli splendidi panorami siciliani e una sagace caratterizzazione dei personaggi. (Graf)

*** Buon episodio in cui Montalbano è intento ad indagare sulla sparizione di una ragazza dell'Est e sull'omicidio di un esponente della famiglia mafiosa dei Cuffaro. Le indagini sono trattate con cura e la seconda parte è la più riuscita (ci sarà anche uno scontro a fuoco in mezzo alle montagne...). Ben realizzata anche la scena dell'inseguimento alla ragazza in motorino. Per chi ama Montalbano un episodio da non perdere. (Ultimo)
 
STAGIONE 6 (2006)
[6.1] LA PAZIENZA DEL RAGNO
*! L'indagine del commissario Montalbano riguarda lo strano sequestro di una ragazza. Decisamente uno degli episodi meno riusciti della serie. Il limite principale è quello di una storia molto prevedibile e povera di colpi di scena, con presenza peraltro di qualche "falla" logica. Curati come al solito l'ambientazione (la necropoli, il vecchio frantoio) e la scelta degli attori. (Galbo)

** Pur non avendo visto molti episodi interpretati dal celebre commissario, questo non mi pare certamente uno dei migliori. A salvare la baracca ci pensano Zingaretti, ottimo come sempre nell'interpretare il personaggio principale, e le belle location, ma la trama non è certo entusiasmante né molto imprevedibile. Deludente. (Caesars)
 
** Il romanzo è fra i più deboli della saga, visto che il lettore capisce tutto ben prima degli investigtori... La resa in TV, per chi ha già letto la vicenda, ha il vantaggio di non deludere più di tanto, badando più a ciò che funziona rispetto a ciò che non funziona. È l'episodio in cui Biagio Pelligra (commissario Valente) si vede più a lungo. (B. Legnani)
 
** Una giovane universitaria viene sequestrata in una stradina di campagna mentre rincasava. Un rapimento singolare, in quanto la sua famiglia non è in grado di pagare il riscatto... Un episodio nel quale aleggia una sottile sensazione di mistero che viene sapientemente costruita nella prima parte dell’indagine attraverso un'impalpabile ragnatela di interrogativi, testimonianze, dubbi, sguardi, tutti segni che fanno intuire uno strato sotterraneo della vicenda ma, in seguito, l’ indagine si sgonfia rapidamente e inaspettatamente come una gomma bucata con un “finalino” assai deludente che genera negli spettatori la spiacevole sensazione di un’occasione mancata. (Graf)

** Il rapimento di una giovane studentessa è il punto di partenza per una delle indagini più deboli di tutta la serie. La prima parte è coinvolgente, con Zingaretti sempre ispirato nei panni del commissario, ma la sceneggiatura non è delle migliori e confluisce in una seconda parte troppo intuitiva e non memorabile. Buone le location, così come il cast, a parte Cesare Bocci che in questo episodio si vede poco.  (Ultimo)
 


[6.2] IL GIOCO DELLE TRE CARTE
*** Il punto debole è la lacunosa vicenda processuale avvenuta vent'anni prima dei fatti. Se la consideriamo come condizione necessaria per il bello che la vicenda narra ai nostri giorni, però, possiamo essere indulgenti sulla premessa e goderci una storia raccontata benissimo, con intrepretazioni di spicco e con tocchi espressivi che il regista ha sapientemente ottenuto grazie anche alla sensibilità degli ottimi interpreti. Un buon episodio, sulla riga dell'amore e morte. (B. Legnani)

*** Il facoltoso capomastro Cascio viene investito mortalmente sul ciglio della strada da un autista distratto. Ma si tratta realmente di una disgrazia? Un episodio atipico, con pochissima azione, dal ritmo quieto ma vibrante di una costante tensione sotterranea, incentrato su una storia complessa che si estende su un arco temporale di vent'anni. L’interesse dell'episodio risiede sulla perizia maieutica del commissario Montalbano che riesce, con grande sensibilità, a tirare fuori da ogni personaggio coinvolto nella vicenda poliziesca la verità più inaccessibile e inconfessabile. L’ultima dolorosa scena pone alla coscienza di Montalbano quesiti morali delicati e problematici. (Graf)
 
*** Un vecchio e ricco costruttore edile viene ucciso da un auto pirata. Montalbano indaga su un ex datore di lavoro della vittima, appena uscito dal carcere dopo aver scontato una lunga condanna per l'omicidio del socio in affari nonché marito della sua amante... Atmosfere e ritmi da giallo classico per un episodio di avvolgente lentezza che non manca di offrire interessanti riflessioni morali sul confine tra verità e giustizia. Buona storia, personaggi ben delineati e cast di comprimari (Stefano Dionisi, Simona Cavallari, Gilberto Idonea, Valeria Milillo) davvero notevole. (Nicola81)

**! La morte di un anziano capomastro e un caso di oltre vent'anni prima solo il punto di partenza di questo episodio, che si avvale di un cast di contorno più che valido (ci sono Dionisi, la Cavallari e la Milillo...) e riesce nell'intento di attirare lo spettatore, nonostante la vicenda principale sia piuttosto intuitiva. Zingaretti appare più serioso del solito e come sempre rimane il migliore del gruppo. Non tra gli episodi migliori, ma comunque non male. (Ultimo)
 
STAGIONE 7 (2008)
[7.1] LA VAMPA D'AGOSTO
*** In una torrida estate siciliana, la scomparsa del figlio dell'ispettore Augello (storico collaboratore e amico di Montalbano) consente di scoprire il cadavere di una ragazza scomparsa da anni. Episodio di buona qualità, rispettoso dell'opera letteraria originale. Buona la storia, il vero punto di forza è costituito dalla caratterizzazione psicologica del commissario, particolarmente immalinconito dalla consapevolezza del tempo che passa e dai turbamenti amorosi per un'affascinante ragazza, sorella della vittima. (Galbo)

*! Episodio sorprendentemente debole. Parte così così, con un casuale ritrovamento e prosegue con la costruzione di una trama assai vacillante, inserimenti psicanalitici di dubbia fondatezza, una scena pseudo-mafiosa di sconcertante imbarazzo, fino a un finale tirato per i capelli. Non arriva alla sufficienza. (B. Legnani)

** In questo episodio muove le sue pedine la Nemesi che, come giustizia compensatrice, si impegna a risolvere i delitti impuniti, commessi magari parecchi anni prima. Ma il gusto antico e remoto del mito si coagula solo venti minuti prima della fine dell'’episodio che incede, fin dall'’inizio, con passo stanco e svogliato, incerto se dare spazio all'’intrigo poliziesco o se, invece, indugiare sui contrattempi personali del commissario Montalbano in crisi con la sua fidanzata Livia. I personaggi sono poco interessanti, la storia viene messa a cucinare a fuoco lento, il ritmo è impaludato, il fascino ambientale non è sfruttato, Mimì Augello scompare dalla scena dopo dieci minuti e persino le bizzarre figurine del dott. Pasquano e di Catarella si mostrano scialbe e privi di effervescenza. Ibrido. (Graf)

**! Episodio altalenante che parte bene, con il ritrovamento di un cadavere nell'appartamento "sotterraneo", ma che si perde troppe volte per poter essere catalogato tra i migliori. L'indagine non viene condotta come dovrebbe e l'identità dell'assassino viene lasciata intendere troppo presto. Zingaretti rimane grandissimo e ci pensa quasi sempre lui a tener viva la concentrazione. Non molto divertenti i siparietti telefonici con Livia; meglio i consueti dialoghi con Catarella. Non male, ma in Montalbano si è visto di meglio. (Ultimo)


[7.2] LE ALI DELLA SFINGE
**! Episodio anomalo, perché la vicenda ha varie ramificazioni (una delle quali non viene completata) e parallelamente si svolge la storia di un possibile rapimento. I punti forti sono le caratterizzazioni ("cosa delicata è...") e le dinamiche fra i personaggi (gustosi i duetti Zingaretti-Bocci sul "caso Cuba"). Location straordinarie. (B. Legnani)

**! Le indagini del commissario Montalbano riguardano il misterioso omicidio di una ragazza russa con un tatuaggio sulla spalla e la scomparsa di un ragioniere di Vigata. Una puntata non particolarmente esaltante dal punto di vista narrativo. Buone le dinamiche tra i personaggi principali e ottima scelta dei caratteristi (vedi la moglie del ragioniere scomparso) e dell'ambientazione. (Galbo)

*** Episodio complesso e sfaccettato nel quale, tra rifrazioni e rispecchiamenti, il mondo reale si rompe in mille pezzi e ciascuno di esso abbaglia il commissario Montalbano che fa fatica a ritrovare la bussola e a riattaccare i cocci sia della sua vita privata sia dei suoi casi polizieschi. Percorsi d’'indagine che si moltiplicano, situazioni che si ripetono stranamente uguali, tanti coloriti personaggi che si affollano attorno alla trama poliziesca principale (Beniamino Gracetta, Costantino Morabito, Ciccina Picarella) e che sembrano usciti dal miglior repertorio della commedia all'’italiana e la netta sensazione che, nella vita, ci sia qualcosa di imprecisabile e di enigmatico e che la sua comprensione si sposti sempre in un altro posto come sottolinea il beffardo e spiazzante finale dentro il quale Montalbano casca come una pera cotta. (Graf)

**! Episodio nella norma, con un doppio caso interessante (l'omicidio di una giovane dell'Est Europa e la scomparsa di un ragioniere). Zingaretti è come sempre grande e lo stesso può dirsi per Bocci, qui più arzillo che in altri episodi. Il primo caso è piuttosto delicato, mentre il secondo è leggero e regalerà qualche siparietto divertente (i dialoghi con la moglie del ragioniere...). Non tra i migliori episodi, comunque non male. (Ultimo)


[7.3] LA PISTA DI SABBIA
**! Dopo il ritrovamento del cadavere di un cavallo, Montalbano avvia un indagine su un giro di corse clandestine. Romanzo gradevole, La pista di sabbia trova una degna trasposizione filmata. Narrativamente e dal punto di vista dell'ambientazione è abbastanza originale rispetto alle solite indagini del commissario e in più il protagonista si concede una divagazione sentimentale con il personaggio di Rachele Esterman, interpretata dall'attrice Mandala Tayde. (Galbo)

**! Non fra i migliori, ma decisamente interessante. Occorre superare un certo fastidio iniziale, ma poi prende quota, pur con qualche rallentamento (non brillantissima la lunga fase della gara ippica). Buone come quasi sempre le caratterizzazioni (c'è Galluzzo in edizione Tackleberry...) e le location. Non indimenticabile la prestazione attoriale della Tayde. (B. Legnani)

**! Un magnifico cavallo stramazzato sulla spiaggia a Marinella davanti alla villa del commissario Montalbano a sua volta visitata spesso da malintenzionati; corse ippiche clandestine; l'intervallo temporale di tre mesi che enigmaticamente si ripete nei diversi snodi dell’indagine poliziesca. Lento ma inesorabile l’'accumularsi sull’intrigo di un'atmosfera di mistero e di attesa che preannuncia l'accadere di qualcosa di grave; peccato per il finale piuttosto deludente e in sottotono che non risarcisce delle aspettative date. Montalbano, Augello e Fazio sono in forma, ispirato l'’uso drammatico degli scenari, ma rimane la netta sensazione di un’'occasione non colta pienamente. (Graf)

**! Episodio niente male, che parte con il ritrovamento di un cavallo morto e si avvia a un'indagine sulle corse clandestine. Bravo come da copione Zingaretti (vivrà anche un'avventura amorosa...), mentre pare più spento Bocci. Il caso, pur non memorabile, diviene interessante con il passare dei minuti. Fantastiche come sempre le location, in particolare la casa di Montalbano. (Ultimo)


[7.4] LA LUNA DI CARTA
*** L'indagine di Montalbano ruota intorno alla morte per omicidio dell'informatore farmaceutico Angelo Pardo. Contemporaneamente si svolge un'indagine su una partita di droga che coinvolge politici ed imprenditori locali. Episodio decisamente di buon livello che all'interesse per la componente "gialla" abbina una buona caratterizzazione dei personaggi (in particolare quelli di sesso femminile, molto diversi tra loro e dal carattere complesso) ed un'ottima scelta delle ambientazioni. (Galbo)

*** Buon episodio, che ha fra i punti di forza le riuscite interpretazioni di Pia Lanciotti e della spettacolare Antonia Liskova, che riescono a ben tracciare personaggi non facili, dotati di sensibilità di diversa torbidezza. Il nesso fra le due indagini è fin troppo ovvio, ma ciò non toglie che la vicenda sia ben congegnata. (B. Legnani)
 
***! La capacità di un'avvincente costruzione drammatica della trama gialla perfettamente amalgamata all'’abilità di un profondo scavo psicologico dei personaggi del racconto eleva questo episodio a un livello di eccellenza. Per risolvere il caso della morte di un informatore scientifico, il commissario Montalbano si trova a indagare su due donne dalle personalità differenti ma ugualmente all'altezza di tendere inganni e di stendere trappole. Attenzione all’'inquietante e scaltro finale, genialmente oscillante tra evidenza logica ed ermetismo: esso cumula due eventi diversi ma non è detto che la loro somma consegni il risultato giusto a Montalbano. (Graf)

**! Montalbano indaga sulla morte di un informatore farmaceutico scavando nella psicologia di due donne, rispettivamente sorella e amante della vittima. Episodio riuscito, che ha come unico lato negativo una certa lentezza nella parte centrale. Bravo come sempre Zingaretti, ispirato e attento a ogni dettaglio, simpatici i consueti siparietti con il dott. Pasquano (ad esempio quando Montalbano va a disturbarlo mentre gioca a carte...). (Ultimo)
 
 
STAGIONE 8 (2011)
[8.1] L'ETA' DEL DUBBIO
*! Trasmesso come ultimo episodio della serie, conferma che oramai siamo alla frutta. La trama fa acqua da tutte le parti e la fine melodrammatica, prevedibile assai, non convince per nulla. Come sempre c'è la simpatia del personaggio interpretato da Zingaretti, per cui si riesce a guardare, ma per il resto... nebbia in Valpadana (o meglio in Sicilia). (Caesars)

** L'indagine del commissario Montalbano verte sul ritrovamento al largo del porto di Vigata di un cadavere recuperato dall'imbarcazione "Vanna". Decisamente uno degli episodi più "deboli" della serie dedicata al personaggio di Camilleri. Vicenda poco interessante e povera di colpi di scena, tanto che la parte migliore è quella surreale iniziale con il commissario che sogna il proprio funerale. (Galbo)

** Classico esempio di romanzo non particolarmente riuscito che, anche (e specialmente) nella versione televisiva, si salva grazie all'eccellente caratterizzazione dei personaggi consueti. Qui Zingaretti, Bocci e Mazzotta danno il meglio di loro stessi e salvano la baracca. Delle tre donne, perfetta è la Vertova, ma decisamente deboli sono la Morariu e la Ragonese. (B. Legnani)

**! L'età avanza e il commissario Montalbano inizia a pensare alla morte: in un inizio sarcastico e mordace, egli sogna di assistere al suo funerale. Un segnale evidente di un episodio aspro, cupo e pessimista dove prevale un'’ambientazione notturna o autunnale e nel quale Montalbano manifesta improvvisi tremori, insicurezze o animosità svelando, nel rapporto con gli altri personaggi, un'inattesa vulnerabilità psicologica. La trama gialla, originale ma poco affinata, procede indugiando e sfocia in un finale amaro. Qualche snodo risulta oscuro o forzato ma lo studio quasi letterario dei moti intimi e nascosti del commissario salvano l'’episodio dalla modestia. (Graf)

**! Episodio piuttosto pessimista, con un Montalbano molto riflessivo e sempre più ossessionato dall'idea della vecchiaia e della morte. La trama in sé non è male, pur non essendo un episodio indimenticabile. L'indagine è svolta con accuratezza e consegna un finale riuscito e amaro. Perfettamente calato nella parte Zingaretti. Bravo anche Bocci, che avrà un ruolo di spicco nella vicenda. (Ultimo)


[8.2] LA DANZA DEL GABBIANO
*** L'indagine di Montalbano inizia con la misteriosa scomparsa dell'ispettore Fazio, collaboratore e amico del protagonista che si intreccia con un misterioso traffico coinvolgente alcuni pescherecci. Peculiare il clima cupo, quasi da noir che pervade la prima parte dell'episodio (nel quale si assiste alla morte di un gabbiano, da cui il titolo) segnato anche dalla presenza di alcuni ottimi caratteristi. Suggestive come sempre le ambientazioni (i pozzi "secchi" e la grotta del conflitto a fuoco). (Galbo)

**! Discreto episodio (ma ammetto che la serie la conosco pochissimo) che parte in modo molto intrigante ma che, quando i nodi devono venire al pettine, accusa qualche caduta a livello narrativo. Zingaretti ovviamente è molto bravo e le ambientazioni sono bellissime. Un prodotto televisivo che merita sicuramente la visione. (Caesars)

*** Gli anni passano: Montalbano, sempre più malinconico e lontano dalla storica fidanzata Livia, si trova ad indagare sulla scomparsa di uno dei suoi sottoposti; si imbatterà in una vicenda complessa che non trascura di lambire l'attualità (si parla della storia con un trans). La storia si fa prendere pur risultando complessa (molte piste coesistono sino allo scioglimento finale). Sempre efficaci Zingaretti e i comprimari. (Gugly)

**! Episodio discreto, con una buona vicenda madre, ma con qualche snodo non troppo convincente. Location ben diverse dal solito: laddove solitamente ci sono bellezze barocche e panorami mozzafiato, qui dominano pozzi secchi e case abbandonate. Ampio spazio a Bocci e a Lo Verde, anche perché Mazzotta recita la parte del ferito. (B. Legnani)

*** Una mattina, sulla spiaggia di Marinella, osservando un gabbiano in fin di vita, Montalbano si accorge che l'uccello, prima di morire, inizia una macabra danza... Una metafora visiva crudele che ben introduce un episodio dolente, asciutto e realistico che mobilita, a tratti, i lividi pessimismi di un noir alla Fernando Di Leo e le atmosfere riarse e gli ambienti aridi di tanti western all'italiana. Incisive e convincenti le psicologie dei personaggi, trama gialla ricca di attrattiva nella quale gli interrogativi si affollano copiosi prima di essere brillantemente chiariti dal fiuto poliziesco di Montalbano, ma un minutaggio sfoltito avrebbe giovato alla speditezza del ritmo. (Graf)

***! Ottimo episodio, particolarmente duro e crudele (a detta dello stesso Camilleri...), che comincia con la scomparsa di Fazio e ci porta in un viaggio denso di criminalità, dove nessuno pare avere via di scampo. Trovo l'episodio complessivamente notevole, con una seconda parte leggermente migliore della prima (ci sarà anche un piccolo colpo di scena che coinvolgerà direttamente il commissario). Zingaretti come sempre sopra tutti per bravura. (Ultimo)

***! Puntata da annoverare tra le migliori del lotto. Dalla misteriosa scomparsa dell'ispettore Fazio prende piede un'indagine complessa che conduce a sporchi traffici mafiosi e in cui affiorano risvolti sorprendentemente torbidi (un ruolo importante lo riveste il personaggio di una transessuale). Si respira a tratti un'aria molto cupa, accentuata dall'insolita asprezza delle ambientazioni, in cui però Montalbano (e qui Zingaretti è impeccabile) riesce a districarsi benissimo, non abboccando neppure di fronte all'improvvisa disponibilità di una bella ragazza, intuendo anzi che gatta ci cova e trovando i tasselli decisivi. (Nicola81)   


[8.3] IL CAMPO DEL VASAIO
**! L’indagine del commissario parte da un cadavere ritrovato nei pressi di Vigata, in un campo destinato alla produzione di creta per i vasai. Nella vicenda si inserisce una misteriosa femme fatale colombiana, Dolores. Episodio più che discreto, che patisce però di una sintesi un po’ eccessiva rispetto all’opera letteraria di origine. Zingaretti è come sempre bravissimo ed affiancato dall’affascinante Belen Rodriguez nei panni di Dolores; azzeccate come sempre le ambientazioni siciliane. (Galbo)

*** Buon episodio, che segna un po' il passo con la vacanzuccia del protagonista, ma la si colma con la presenza del grande Tuccio Musumeci, qui professore di filosofia. Non manca il duetto, per certi versi gustoso, con l'avvocato dell'anziano mafioso. Belen Rodriguez si dimostra molto più brava del previsto. (B. Legnani)

***! La vicenda poliziesca inizia con una scena sospesa tra allucinazione e mondo reale: il ritrovamento in un campo fangoso e argilloso, ricco di dossi scivolosi, di un cadavere fatto a pezzi. Un episodio considerevole dal quale erompe prepotente lo slancio drammatico della vita in tutte le sue manifestazioni negative: cieca brutalità, linguaggi cifrati malavitosi, plagi carnali, complotti familiari. La regia mette perfettamente a fuoco tutti i personaggi della complessa vicenda mentre il Commissario Montalbano merita un applauso a parte perché, con destrezza e senso altruista, tira fuori per i capelli da un'imbarazzante situazione personale il collega e amico Mimì Augello. (Graf)
 
*** In un campo in cui si produce creta per vasai, viene ritrovato un sacco contenente un cadavere fatto a pezzi. Perché Augello, che ultimamente è intrattabile, vuole l'indagine a tutti i costi? Quando entra in scena una femme fatale, i conti cominciano a tornare... Buon episodio in cui ritroviamo un pò tutti i pregi della serie (storia non banale, belle ambientazioni, interpretazioni convincenti), ma anche il solito difetto del rapporto fin troppo "amichevole" tra il commissario e la mafia. Bello comunque il modo in cui Montalbano risolve il caso, restando nell'ombra e togliendo dai guai il suo vice ed amico. Belen, nei cui confronti ero abbastanza prevenuto, se la cava meglio del previsto. (Nicola81)

***! Il ritrovamento di un cadavere in un campo pieno di fango (dove Catarella continua a scivolare...) è il punto di partenza per una bella indagine di Montalbano costruita su un'ottima sceneggiatura che riserva più di un colpo di scena. Il commissario mostra tutto il suo acume investigativo e ben presto capisce come stanno le cose, ma l'episodio resta ben condotto fino alla fine. Sempre impeccabile Zingaretti e lo stesso può dirsi per Peppino Mazzotta e Cesare Bocci, il quale avrà un ruolo di peso nella vicenda. (Ultimo)


[8.4] LA CACCIA AL TESORO
** Il commissario Montalbano viene suo malgrado coinvolto in una caccia al tesoro da alcune lettere anonime. L'indagine avrà risvolti macabri. Episodio piuttosto deludente in quanto molte delle implicazioni importanti della pagina letteraria vengono tralasciati, così che la vicenda presenta, a chi non ha letto il libro alcune importanti incongruenze. Non entusiasma nemmeno la scelta del coprotagonista, il giovane che affianca Montalbano nell'indagine. Buona la caratterizzazione ambientale.  (Galbo)

** La caccia al tesoro in cui viene coinvolto il nostro commissario non rappresenta certo una novità, nel campo del giallo. La cosa che sconcerta maggiormente però è che quando i nodi vengono al pettine molte cose rimangono del tutto inspiegate, lasciando lo spettatore con una sensazione di incompiutezza. Rimane la simpatia del personaggio principale, ma è un po' poco per un episodio piuttosto deludente. (Caesars)

** In questo episodio c'è un evidente rimando ai moderni noir americani (alla Seven, per intenderci); peccato che la trama soffra delle incongruenze davvero eccessive: la questione delle bambole gonfiabili si presta soltanto ad alcuni siparietti stile commedia degli equivoci, ma non viene chiarita assolutamente la soluzione del giallo. Sempre belle le ambientazioni, ma stavolta il prodotto appare non all'altezza della propria fama. (Gugly)

** Il romanzo d'origine non è impeccabile, presentando un colpevole fin troppo facile. Non era, inoltre, agevole portarlo in televisione. Nel trasporto si perdono alcuni passaggi importanti (perché due bambole identiche?), ma si rendono più naturali certi passaggi che sulla carta sono rigidi. Notevoli i due momenti, così diversi, in cui in primo piano c'è Marcello Perracchio (Pasquano). (B. Legnani)
 
** L'episodio prometteva bene con un commissario Montalbano che irrompeva atleticamente in un palazzo per mezzo di una scala allungabile dei Vigili del Fuoco per catturare un pensionato che si era messo a sparare sulla folla… Ansiosa, cupa, pessimista, con una tensione emotiva sempre elevata e un paio di scene per stomaci forti, questa vicenda commette lo sbaglio di intrecciare troppe linee investigative senza riuscire a dipanarle con chiarezza logica quando la trama approda alla soluzione finale. Alcuni passaggi fondamentali si perdono per strada e lo spettatore attento capisce chi è l’assassino appena questi entra in scena. (Graf)

**! Episodio che parte come un action salvo poi dirottare in una vicenda macabra ed amara. Il caro commissario è alle prese con strani indizi che lo invitano a una misteriosa "caccia al tesoro". La trama è senza dubbio avvincente, ma l'identità dell'assassino è talmente intuibile da non permettere alla puntata di andare molto oltre la sufficienza. Zingaretti è bravo come sempre e lo stesso può dirsi di Marcello Perracchio, che quando entra in scena lascia sempre il segno.  (Ultimo)
 
STAGIONE 9 (2013)
[9.1] IL SORRISO DI ANGELICA
** L'episodio prende le mosse da una serie di furti d'appartamento che avvengono a Vigata, Angelica, personaggio centrale, affascina Montalbano. Un bel libro a cui la riduzione televisiva non ha reso giustizia. La vicenda è stata eccessivamente diluita, con siparietti umoristici che nulla hanno a che fare con la storia. Poco ritmo. Rimangono le belle ambientazioni e la buona prova degli attori. (Galbo)

** Non particolarmente riuscito, nonostante le buone interpretazioni ed il tradizionale retaggio della serie. L'impressione è che si cada troppo nel manierismo, dando allo spettatore, più che un trama, una caratterizzazione talora esagerata dei personaggi. Molto buona, quasi magica, invece, la visita di Montalbano e Fazio nella casa con la refurtiva.  (B. Legnani)

**! Quale segreto si nasconde dietro una serie di furti a danno di alcuni cittadini altolocati di Vigata? E perché la bancaria di Trieste Angelica Cosulich, con il suo sorriso seduttivo, irrompe all'improvviso nella vita del Commissario Montalbano? L’investigatore siciliano, per sbrogliare la matassa criminale, dovrà scontrarsi con una pittoresca e variegata umanità che nasconde qualche scheletro nell'armadio. Qui la commedia prevale sul giallo e le sbrigative citazioni dell’Ariosto cercano di nobilitare un episodio che ha la tentazione di buttare in burla diverse soluzioni narrative. (Graf)

**! Interpretato da una splendida e magnetica Margareth Madè (che si concede anche un fugace nudo), quello di Angelica è uno dei personaggi femminili più affascinanti della serie. L'episodio nel suo complesso non è, però, così entusiasmante anche perché l'indagine su una serie di furti in appartamenti non può incuriosire quanto quella su un omicidio. Per lunghi tratti si percorre il binario della commedia brillante (anche con buoni risultati, come nel tormentone sul nome Carlo), ma l'impennata drammatica conclusiva avrebbe dovuto essere gestita in modo meno sbrigativo. Augello abbastanza in disparte, senza infamia e senza lode il debutto di Lina Perned nei panni di Livia. (Nicola81)


[9.2]  IL GIOCO DEGLI SPECCHI
** Sotto la media (arriva a ** perché *! sarebbe troppo poco...), con l'aggravante che la trama è confusa, non chiara anche a causa anche del rafforzamento delle caratterizzazioni che distraggono dal sentiero centrale, finendo col non essere facilmente seguibile. Dimenticabile.  (B. Legnani)

**! Una serie di misteriosi attentati dinamitardi innescano una nuova indagine di Montalbano. Episodio discreto, la cui trama ad "incastro" è ben congegnata, anche se la presenza di numerosi eventi tende a confondere lo spettatore che non conosce la trama del libro. Buono l'innesto del personaggio femminile, interpretato dalla brava Barbora Bobulova. Godibile. (Galbo)

**! La vicenda gialla inizia con l’esplosione di una bomba carta davanti a un magazzino di Vigata... Il commissario Montalbano si troverà, ben presto, al centro di un labirinto di specchi che riflettono false piste e dal quale faticherà non poco a venir fuori. Trama contorta e non perfettamente calibrata ma che getta furbescamente un po' di sabbia negli occhi degli spettatori, ritmo ristagnante, una regia che stenta a giungere a una sintesi drammatica, ma l’incanto dell’ambientazione e lo stato di grazia degli attori vengono riconfermati anche stavolta. (Graf)
 
**! Come nell'episodio precedente, anche stavolta Montalbano deve fare i conti con una donna intrigante, ma dalle intenzioni non proprio cristalline. Intanto, sulla sua indagine su alcuni strani attentati dinamitardi, si staglia minacciosa l'ombra della mafia... A tratti intricato a tratti ingenuo (e lo rimarca anche uno dei personaggi nell'agrodolce epilogo), ma il mix di crimini e passioni tanto caro alla serie in fondo non demerita neppure stavolta. Interpretazioni ancora una volta ottime, e la stessa Bobulova è un bel valore aggiunto. (Nicola81)

** Episodio riuscito ma senza dubbio lontano dai migliori Montalbano. La vicenda in un primo momento intriga, ma lo sviluppo è troppo tirato per le lunghe e confluisce in un finale corretto ma dal quale era lecito aspettarsi qualcosa di meglio. Meglio la prima parte, ove il duo Zingaretti-Bobulova pare intendersi bene. In forma come sempre Mazzotta, nella norma la prova di Bocci. Probabilmente l'episodio meno bello della nona stagione. (Ultimo)

**! Un'altra donna affascinante e una trama complessa nascondono interessi tristemente prosaici... Episodio che può generare qualche perplessità visto l'accavallarsi degli eventi che portano alla risoluzione del mistero (o meglio dei misteri), peraltro un po' forzata da un'alzata d'ingegno del protagonista non proprio realistica; rimangono come al solito le buone interpretazioni del cast e location suggestive. (Gugly)


[9.3] UNA VOCE DI NOTTE
*** Tolto il finale un po' troppo sbrigativo, si tratta di un buon episodio (forse anche perché ci si è abituati alla forzata caratterizzazione dei personaggi secondari, come Catarella). Strutturato, come accade spessissimo in Camilleri, in due indagini che si intrecciano, offre una trama interessante e maliziosa, inverosimile ma credibile. Incipit emotivamente coinvolgente: tutti vorremmo essere in Montalbano, armato al distributore di carburanti... (B. Legnani)

*** Per il commissario Montalbano un'indagine che si muove attraverso intrecci tra mafia e politica. Da una delle storie più riuscite di Camilleri (con ampi riferimenti alla storia italiana recente), una buona trasposizione. La trama è adeguatamente strutturata e molto fedele al libro; pochi (per fortuna) gli "innesti" comici, e preponderante la parte poliziesca. Molto ben scelti gli attori che interpretano i personaggi secondari. (Galbo)
 
***! Lo strano furto senza tracce di effrazione dell’incasso di 87mila euro a un supermercato e l’agitato e incomprensibile comportamento del suo direttore Guido Nicotra davanti alle domande indagatrici del Commissario Montalbano mettono in moto la potente macchina narrativa di questo episodio, che districando accortamente la trama poliziesca tra omicidi, collusioni mafia-politica, sopralluoghi notturni, interrogatori rivelatori, ragionamenti deduttivi, ricerca di prove decisive, è uno dei più densi e avvincenti della serie. Manca qui il consueto bozzetto di qualche personaggio bizzarro (a parte Catarella) ma il ritmo e il dinamismo del dramma se ne avvantaggiano. (Graf)

*** Buonissimo episodio, piuttosto lungo ma ben gestito, in cui Montalbano indaga su un furto di denaro in un supermercato e sull'omicidio di una giovane, trovata morta dal fidanzato (con il quale Montalbano ha un "delicato scambio di vedute" davanti ad un benzinaio ad inizio episodio...). La puntata scorre bene e le vicende si rivelano più complicate del previsto coinvolgendo mafia (i Cuffaro) e politica. Da una trama così era lecito aspettarsi qualcosa di più dal finale, ma resta un episodio di livello, guardabile più di una volta. (Ultimo).


[9.4] UNA LAMA DI LUCE
**** Bellissima puntata, nettamente la migliore dei quattro episodi del 2013. Tratta da un libro che è riconosciuto come fra i migliori di Camilleri, ne regge il confronto, a partire dallo stupefacente incipit latineggante con Catarella. Se si esclude l'interpretazione àlgida del personaggio di Livia (peraltro non troppo dissonante con quello cartaceo), è di elevatissimo livello la prestazione di tutto il cast, piccoli ruoli compresi. (B. Legnani)

***! Una degna trasposizione filmata di uno dei romanzi migliori di Camilleri. La sceneggiatura è "compatta" ed evita inutili digressioni comiche. Molto azzeccati l'incipit e il finale (peraltro un pò diverso da quello del libro). Particolarmente azzeccata la scelta degli attori che interpretano personaggi secondari ma fondamentali per il racconto. Ottimo. (Galbo)

**** La vicenda si apre questa volta in contrasto con l'abituale realtà quotidiana del commissario Montalbano: una scena onirica incendiata dalla luce accecante del giorno con un Catarella che parla in latino. Continua con due denunce strambe ricevute dal commissario e termina in campagna, dove l'investigatore siciliano consumerà una dramma privato di nuovo sotto un sole abbacinante. Un episodio notevolissimo e di commovente drammaticità, colmo di intrighi e di complotti ma nel quale si insinuano, un po’ alla volta, inquietudini inspiegabili e ansie oscure delle quali Livia, la fidanzata di Montalbano, fa da misteriosa calamita. (Graf)
 
***! Puntata di alto livello, in cui quella che sembra una banale rapina ai danni di una giovane moglie, nasconde un intrigo di ben altra matrice che il commissario (ottimamente supportato da Augello e Fazio) sbroglierà con intelligenza. Storia ben studiata, ritmo vivace, attori molto bravi anche nei ruoli secondari e un finale tragico in cui si ricongiungono il sogno premonitore di Montalbano e i brutti presentimenti di Livia. (Nicola81)

***! Ottima puntata, con una trama intrigante, costruita intorno a due figure femminili affascinanti che avranno un ruolo di peso nella vicenda principale. Zingaretti è ispiratissimo e tira fuori il meglio, ma a dirla tutta anche Bocci e Mazzotta se la cavano bene. La vicenda apparentemente secondaria (riguardante un traffico d'armi...) riserverà una brutta sorpresa al commissario (e a Livia...) nel raggelante finale. Notevole. (Ultimo)
 
 
STAGIONE 10 (2016)

[10.1] UNA FACCENDA DELICATA
** L'ottima prestazione degli interpreti fa perdonare una vicenda troppo arzigogolata, con troppi finali e con un pessimo (e previsto) "deus ex machina" catarelliano. Meno grave il fatto che venga fatto capire molto allo spettatore, prima che le cose le vengano a sapere gli investigatori. Qua e là ci si rifugia nel bozzetto, talora riuscendoci, come quando Montalbano scopre di essere seduto sopra una rivoltella... La Bergamasco, nuova Livia, se la cava. (B. Legnani)

*** Un commissario Montalbano molto concentrato e quasi livido indaga su un caso di due omicidi dagli incredibili retroscena umani che, nel passato, hanno inferto alle persone coinvolte ferite morali non cicatrizzate. Un'atmosfera pessimista e quasi esistenzialista aleggia sul film televisivo e persino i panorami e gli scorci della Sicilia più luminosa e scenografica sembrano privi di spazio e soffocati dalla mancanza di aria. Il dvd prestato da Catarella al Commissario Montalbano, gesto decisivo per la soluzione del complesso mistero criminale, contiene, in realtà, delle scene del film del 1972 “I due volti della paura” di Tulio Demicheli… (Graf)

**! Un Montalbano molto nervoso e una Livia finalmente più realistica (anche se sempre scocciata per la dedizione del compagno al lavoro) tengono le fila di una trama sin troppo arzigogolata (si parla persino di utero in affito!) Imperdonabile scivolata degli sceneggiatori che ci restituiscono un Augello femminaro senza i picchi comici de Il giovane Montalbano, peccato. (Gugly)

**! Montalbano è alle prese con l'omicidio di un'anziana prostituta e come sempre le sorprese saranno parecchie. Episodio abbastanza riuscito, nonostante la vicenda venga complicata più del dovuto (c'è da dire che fonde in sé due diversi racconti di Camilleri). Zingaretti è al solito un grande attore, così come lo sono Bocci e Mazzotta. Catarella si rivelerà, nell'ultima parte, piuttosto importante per la soluzione del mistero da parte del commissario. Non tra i migliori, ma comunque episodio non male. (Ultimo)

**! Montalbano è in Liguria dalla sua Livia, ma un omicidio piuttosto anomalo lo costringe a rientrare a Vigata: la vittima è un'anziana prostituta, che tuttavia era regolarmente sposata con prole. Con Augello diviso tra un'ipotesi strampalata e le grazie della disponibile vicina della vittima, sarà incredibilmente Catarella a lanciare l'assist decisivo al commissario prestandogli il dvd di un film (ho riconosciuto "I due volti della paura"). Il finale riserva molti colpi di scena e mette pura tanta carne al fuoco; forse sarebbe stato meglio optare per una scansione più equilibrata. Nei panni di Livia, discreto debutto della Bergamasco che in futuro sarà ancora più brava.  (Nicola81)


[10.2] LA PIRAMIDE DI FANGO
 *** 
Da un romanzo non brillantissimo, un buon episodio televisivo. Quando Camilleri affronta direttamente il tema "mafia" spesso non funziona al meglio. Ma l'episodio televisivo, tolto il punto debole del finale (sia perché troppo "poliziottesco", sia per la confessione non motivatissima) è decisamente buono per interpretazioni, montaggio, ritmo, eccetera. (B. Legnani)

*** Chi ha ucciso Gerlando Nicotra, il contabile di una ditta edile trovato cadavere all'interno di un cantiere? Mafia, malaffare, collusioni e, soprattutto, false piste e tentativi di depistaggio, ma il sempre più cupo e inflessibile commissario Montalbano, alle insidiose esche malavitose replica con un scaltro e rischioso bluff finale. Grande sfoggio di abilità tecniche, ottima tenuta drammatica e convincente prova attoriale di un Luca Zingaretti sempre più rigoroso e determinato. (Graf)

*** Un buon episodio. La vicenda è piuttosto delicata (la morte di un contabile di una ditta, trovato morto in un cantiere) e Montalbano sarà costretto a muoversi in un territorio piuttosto rischioso. La puntata scorre senza intoppi, con i consueti scambi di battute e le buone indagini condotte coi fidi colleghi. Forse si poteva fare qualcosa di più nel finale, ma in ogni caso l'episodio convince appieno. Sempre bravo e maturo Zingaretti. (Ultimo)

*** Rispetto agli standard cui ci ha abituato la serie quando affronta l'argomento mafia, questo episodio risulta abbastanza convincente. Le indagini sull'omicidio del contabile di un'impresa edile spalancano immediatamente le porte ad ulteriori interrogativi (che fine ha fatto la moglie della vittima? E chi era l'uomo che la coppia nascondeva in casa propria?), cui Montalbano, ben coadiuvato non solo da Augello e Fazio ma anche dal magistrato e da una giornalista, saprà dare le giuste risposte, sviando gli innumerevoli tentativi di depistaggio. Ma quante piramidi di fango sono comunque rimaste in piedi? Forse un po' forzata la confessione conclusiva: alla Derrick, tanto per capirci... (Nicola81)
 
STAGIONE 11 (2017)

[11.1] UN COVO DI VIPERE
*** Il rag. Cosimo Barletta, un attempato donnaiolo dedito ad affari non sempre puliti, viene trovato morto ammazzato... due volte, sia avvelenato che sparato. Il commissario Montalbano, per dipanare l’intricata matassa, deve infilare i piedi in un covo di vipere che nasconde un mostruoso segreto. Il racconto funziona sia a livello di visibilità narrativa e di logica poliziesca, sia nel suggerire, con cenni velati, con gesti appena visibili, con sguardi fugaci e modi schermati, lo strato eclissato e fangoso della storia in un clima continuo di tensione e all'interno di un' atmosfera che si fa sempre più cupa. Ottimo concerto degli attori. L’ultima riflessione del Commissario Montalbano sul caso appena risolto mi è parsa piuttosto ambigua... (Graf)

*** Due assassini per una sola vittima: Cosimo Barletta è stato avvelenato, ma poi qualcuno gli ha anche sparato. Questioni ereditarie, o c'entrano le tante giovanissime ragazze che l'uomo frequentava? Titolo quanto mai appropriato per una delle indagini più torbide di Montalbano, che oltre alla consueta sagacia dovrà fare sfoggio di tutta la sua umana comprensione di fronte ai tragici e morbosi segreti che ogni personaggio sembra nascondere. Ottimo cast di contorno con Marcello Mazzarella (la vittima), Valentina Lodovini (la sua provocante figlia) e Alessandro Haber nei panni di un personaggio secondario solo in apparenza; Sonia Bergamasco, secondo me, è la Livia migliore della serie. (Nicola81)

***! La nuova stagione di Montalbano inizia con un gran bell'episodio. Zingaretti è come sempre da applausi (basti vedere i soliti litigi con il medico legale, o quando fa il finto tonto con il magistrato...) e la stessa sceneggiatura è davvero ottima (la morte di uno sciupafemmine, bastardo fino al midollo). Segnalo l'ottima prova di Valentina Lodovini (grande fascino mediterraneo) e di Alessadro Haber, che lascia senza dubbio il segno. Si arriva quasi alle 2 ore, ma si resta incollati sino alla fine. (Ultimo)

**! Un Montalbano imbolsito e stanco si misura con un delitto che cela una tragedia greca. Fatto salvo (!!) il mestiere di Zingaretti, Bocci eccetera, della Bergamasco gradevolissima Livia, la storia si trascina stancamente e vedere il mitico patologo di Perracchio ridotto a macchietta in mezzo ai cannoli giganti mi ha dato fastidio; brava e bella la Lodovini, ma la soluzione del caso era intuibile abbastanza presto. Sempre splendida la Sicilia. (Gugly)

*** Un episodio il cui grave difetto sta nel fatto che lo spettatore svela l'enigma molto (ma molto!) prima degli investigatori. Un difetto non da poco, compensato da una recitazione davvero eccellente e dalla constatazione che con la Bergamasco si è trovata (finalmente) la Livia perfetta. Il manierismo delle figure di contorno talora piace, talora cade nell'eccesso fastidioso. Con generosità, arriva a ***. (B. Legnani)


[11.2] COME VOLEVA LA PRASSI
** Un episodio che mi è piaciuto poco e non solo per l’implicito assist per le “unioni civili”. L' assassinio bestiale di una povera prostituta, una storia lunghissima e macchinosa, colma di digressioni e di subordinate e che fa fatica a carburare con, sullo sfondo, un ferino intreccio di perversioni sessuali... Il ritmo della vicenda ristagna ,alcuni risvolti narrativi sono artificiosi, altri risultano illogici e il toccante capitolo del vecchio giudice Attard, consumato dai rimorsi per avere, anni prima, condannato a trent’anni di galera un innocente, risulta completamente fuori dal contesto. Il medico della scientifica Pasquano si presenta, questa volta, insolitamente misurato e cogitabondo. (Graf)

*** Una ragazza viene ritrovata cadavere nell'androne di un palazzo nel quale si è trascinata dopo aver subito una violenza indicibile. Perché ha scelto quel luogo se, a quanto pare, nessuno degli inquilini la conosceva? Uno dei tanti episodi mediamente buoni, con il consueto connubio di ironia e malinconia. Montalbano deve vedersela con la mafia e con i soliti intoccabili dediti a turpi abitudini e per un pelo non ci rimette la pelle. L'incontro con un giudice in pensione gli darà modo anche di riflettere sul senso della giustizia. Augello entra in scena tardi, Pasquano è cupo e serioso come non mai, e si rivedono due comprimari storici come la svedese Ingrid, il cui contributo si rivelerà decisivo, e il giornalista Nicolò Zito. (Nicola81)

*! Episodio con trama debolissima. Per prima cosa la soluzione viene sbattuta in faccia allo spettatore in modo troppo chiaro, con tanto anticipo. Lo svolgimento presenta poi situazioni inverosimili, con investigatori che ad alta voce parlano in pubblico di cose riservate, di delinquenti che scelgono di incontrare nascostamente poliziotti in luoghi aperti, di altri che perdono tempo a rubare dvd avendo cura di separarli dalle custodie. Resta solo il piacere di vedere i personaggi che amiamo da tempo ed una scenetta a tre, di trattenuta gelosia, in cui la Bergamasco conferma di essere la Livia migliore. (B. Legnani)

** Episodio al di sotto della media della fortunata serie. Zingaretti è sempre bravissimo ma la trama non mi ha convinto del tutto. La vicenda centrale è interessante (l'omicidio, molto crudele, di una prostituta), ma l'intreccio giallo non è costruito al meglio e così spesso ci si perde. In più c'è la vicenda del giudice in pensione, interessante ma non inquadrata come si dovrebbe. Si guarda, specie se si ama Montalbano, ma non resta impresso a lungo. (Ultimo)

 
STAGIONE 12 (2018)

[12.1] LA GIOSTRA DEGLI SCAMBI
**! Un film tv ben girato, piacevole sia nella scelte delle location che nel ritmo. Zingaretti ricopre il ruolo bene, con un pizzico di ironia che non guasta, ed è circondato da una serie di caratteristi ben scelti (su tutti Bocci). La trama di questa puntata parte molto bene, intricata al punto giusto, con due casi che sembrano differenti tra loro. Peccato che poi la soluzione deluda un po' nella sua faciloneria, anche perché intuibile già dopo la prima metà. Guest star di lusso Fabrizio Bentivoglio, eccezionale nella sua caratterizzazione. (Rambo90)

*** Strambi sequestri lampo di ragazze, un incendio doloso, una sparizione misteriosa di un antiquario, una donna che non si trova, una tormentata e segreta gelosia... Una matassa che si presenta aggrovigliata oltre l’usuale esperienza criminale che Montalbano riuscirà a slegare, riannodando i diversi fili della trama con la sua implacabile logica investigativa per scoprire l’ordito dell'ingegnoso piano criminoso. La storia procede accanita ed inesorabile, la regia dà spazio principalmente all'azione, il ritmo non concede requie, la tensione si mantiene sempre alta. Caduta di gusto nell'efferata scena dell’assassinio dei due amanti. (Graf)

**! Cosa collega i rapimenti lampo di alcune giovani donne con la scomparsa di un antiquario cui è stato incendiato il negozio? La risposta potrebbe darla un maturo e donnaiolo rappresentante di gioielli, ed è proprio il suo personaggio (grazie all'eccellente interpretazione di Fabrizio Bentivoglio) a donare lustro a un episodio piuttosto complesso e dai risvolti torbidi ma che mostra dei limiti nello scioglimento dell'intreccio. Zingaretti sempre sul pezzo, ma si sente la mancanza del dottor Pasquano (definitiva, vista la scomparsa di Marcello Perracchio) e di Livia (della Bergamasco sentiamo soltanto la voce al telefono). Insolitamente efferato, per gli standard delle fiction Rai, l'omicidio della donna nuda sul letto. (Nicola81)

**! Episodio piuttosto complesso, con il nostro caro commissario impegnato su due fronti (strani sequestri di giovani ragazze e la sparizione di un antiquario). A farla da padrone è, come sempre, la classe di Zingaretti nell'interpretazione del suo personaggio. Buona anche la prova degli altri interpreti (manca purtroppo il medico legale, causa scomparsa di Marcello Perracchio), tra cui segnalo Fabrizio Bentivoglio. La vicenda si sviluppa bene ma cede nel finale, con un colpo di scena abbastanza intuibile. (Ultimo)


[12.2] AMORE
*! Michela Prestìa, una donna che alcuni tragici fatti della vita hanno indotto a prostituirsi, scompare; due omicidi che potrebbero avere un legame con tale scomparsa; Catarella che dà le dimissioni dalla polizia; due vecchi attori legati da un folle patto d’'amore... Un episodio eclettico, dominato più dall'emozionalità che dal rigore dell’analisi poliziesca, spezzato nella narrazione in almeno tre storie autonome, con un commissario Montalbano disorientato dalla piega degli avvenimenti che non riesce più a dominare e con un sottofinale e un finale da vecchio feuilleton che, nel loro elevato pathos, nascondono, in realtà, una visione nichilista della vita. Non convincente. (Graf)

**! Episodio che inizialmente non si capisce bene dove voglia andare a parare, ma che nel prosieguo diventa più interessante, quando alla misteriosa scomparsa di una bella ragazza dal passato turbolento si aggiungono due omicidi che sanno tanto di vendetta. Ci si diverte quando Montalbano, temendo l'infedeltà di Livia, chiede ad Augello e Catarella di inserirsi nel suo profilo social, ma a predominare è un senso di profonda tristezza, e la vicenda collaterale dei due anziani coniugi attori aggiunge un'ulteriore vena malinconica. Buono nella soluzione del giallo, un po' irrisolto nel complesso. (Nicola81)
 
**! Episodio piuttosto insolito, non molto concentrato sull'indagine vera e propria quanto piuttosto su eventi strani che accadono in quel di Vigata. Ne escono due vicende distinte (la sparizione di una giovane prostituta; strane abitudini di due anziani attori) e, specie nella prima parte, Montalbano appare disorientato, diverso da solito (arriverà, per motivi che si vedranno, a usare un computer!). Pur non eccelsa, la puntata riesce a catturare l'attenzione e regala un finale diverso dal consueto. Non male, ma da Montalbano è lecito aspettarsi di più. (Ultimo)
 
 
STAGIONE 13 (2019)
 

[13.1] L'ALTRO CAPO DEL FILO 
** Si parla inizialmente di immigrazione (tema sempre più scottante), con il commissariato di Vigata impegnato a fronteggiare l'ennesima emergenza sbarchi. Poi inizia la storia vera e propria che vede Montalbano indagare sull'omicidio di una sarta di cui era appena stato cliente. Nonostante il suo carattere riservato, la donna aveva molti uomini che le ronzavano attorno, ma anche un passato su cui era piuttosto reticente. In ombra Augello e Fazio, così pure Livia, Catarella almeno ci fa ridere quando deve occuparsi del gatto della vittima. Soluzione molto triste che arriva per inerzia, e il finale coglie quasi di sorpresa. Si è visto di meglio, nella serie. (Nicola81)
 
*! Episodio deludente. Il commissario Montalbano si trova a indagare sul brutale e inaspettato assassinio di Elena Biasini, una bella e giovane sarta che gli sta confezionando un vestito. Episodio privo di qualsiasi interesse ad eccezione della figura della sarta interpretata con incantevole grazia frammista a un fascino misterioso dalla bravissima Elena Radonicich. Zingaretti sembra svagato e fuori fuoco, Mazzotta e Bocci non fanno nulla di interessante, Sonia Bergamasco ha un ruolo marginale, la trama gialla langue per tutta la puntata e, caso unico della serie, la soluzione del delitto si impone da sola su un attonito e inerme commissario. Soporifero. (Graf)
 
 **!
Si inizia con l'attualità degli sbarchi sulle coste siciliane, con tutto ciò che vi gravita intorno (violenze, assistenza, paura e diffidenza) e si continua con l'omicidio di una sarta "del nord". Se l'introduzione lascia sperare in un ennesimo capolavoro descrittivo, emozionale e (pseudo) catartico, con il passare dei minuti la storia abbassa i giri, sino al regime di (quasi) pilota automatico. Insomma, piacevole ma non trascendentale. Tra i personaggi spicca la bella Eurydice El-Etr, qui traduttrice e amica della vittima. (Mco)

** Episodio incentrato all'inizio sull'attuale problema degli sbarchi dei migranti, salvo poi concentrarsi sull'omicidio di una sarta. La puntata manca di brio, e anche se l'indagine suscita interesse non viene sviluppata con la consueta accuratezza. Lo stesso Zingaretti, pur bravo, ha vissuto tempi migliori nei panni del commissario, e lo stesso può dirsi per Mazzotta e Bocci. Simpatico Catarella nella scena col gatto. Mediocre nel complesso. (Ultimo)
 

[13.2] UN DIARIO DEL '43
*** Tre persone e le loro vicende intrecciate che iniziano nel tragico anno di guerra del 1943. Un episodio drammaturgicamente risolto e intriso di un funesto e luttuoso senso della nemesis che lega il misfatto di un tempo all'’assassinio di oggi nell'’ottica di una vendicativa giustizia compensatrice. Nella prima parte della storia, la distesa analisi psicologa dei personaggi prevale sul ritmo della trama poliziesca ma, a un certo punto, un più celere sviluppo dell'azione sfocia in una tragedia di orrore e di pietà che coinvolge perfino il commissario Montalbano che, per compassione, commette il drammatico errore di non arrestare immediatamente l'’assassino. (Graf)

*** Montalbano è convinto che l'omicidio di un ricco novantenne sia in qualche modo legato al ritrovamento di un diario in cui un adolescente accennava al compimento di un gesto terribile. Spettatore interessato delle sue indagini, un altro anziano signore tornato a Vigata da cui mancava proprio dal 1943... Affascinante come tutti gli episodi che affondano le loro radici nel passato, e pervaso da una forte carica drammatica che ruota attorno a sensi di colpa, espiazione e all'eterna dicotomia tra giustizia e vendetta, con la morte a incombere continuamente. Buona la prova del cast (c'è anche un redivivo Giulio Brogi), ma è un peccato vedere il personaggio di Augello relegato a un ruolo sempre più marginale. (Nicola81)

*** Montalbano ritrova un diario scritto durante la Seconda Guerra Mondiale ed è convinto che il recente omicidio di un novantenne ne sia in qualche modo legato. Buon episodio, molto interessante grazie soprattutto a una sceneggiatura solida ove si alternano le indagini dei fatti attuali e degli eventi passati. Zingaretti si dimostra come sempre all'altezza, mentre Mazzotta e Bocci sembrano un po' fuori forma. Tra gli episodi più riusciti delle ultime stagioni. (Ultimo)

*** Episodio ispirato (molto liberamente) a due racconti brevi, è anche l'occasione per omaggiare l'iconico dottor Pasquano e il suo interprete, oramai andato a mangiare cannoli da un'altra parte... La trama è un po' faticosa ma restano negli occhi le location: l'episodio è girato quasi interamente a Sampieri. Molto bello l'inserto della festa di San Giorgio a Ragusa con la banda. (Gugly)

***! Poesis allo stato puro, con il lirismo proveniente dalla penna di Camilleri che sposa le suggestioni di una Sicilia mai così triste e malinconica. Guerra e morte sono endiadi significanti lo spreco umano, di vite e di tempo utile. L'amore, quello vero, riposa invece tra le pagine di un vecchio diario e mai svanirà. Splendidi interpreti, in particolare l'anziano Dominic Chianese e Nellina Laganà. Toccante l'ultimo saluto al dottor Pasquano. (Mco)
 
 
STAGIONE 14 (2020)

[14.1] SALVO AMATO, LIVIA MIA
***! La giovane archivista Agata Cosentino viene trovata uccisa in modo orribile nell’archivio comunale di Vigata quando questo era chiuso per dei lavori di ristrutturazione... Un episodio molto avvincente, narrativamente compatto e drammaticamente intenso che privilegia la trama gialla e si concentra in modo prevalente, senza orpelli stilistici e senza le consuete digressioni nel territorio della commedia folcloristica, sulle complesse e defaticanti indagini condotte dal commissario Montalbano che si illude più volte di essere sul punto di risolvere l'enigma poliziesco ma che poi si trova costretto, ogni volta, a ricominciare tutto da capo. (Graf)

***! L'indagine di puntata ricorda un vecchio e irrisolto caso di cronaca nera: l'omicidio di Simonetta Ferrero, avvenuto nei bagni dell'Università Cattolica di Milano nel 1971. Qui la vittima è una giovane impiegata dell'archivio comunale dalla cui vita privata apparentemente cristallina emerge qualche segreto inimmaginabile. Una delle migliore storie degli ultimi anni, condotta con un bel ritmo e incentrata esclusivamente sulla componente gialla, dal momento che anche la storia collaterale (teoricamente mero riempitivo) del figlio ladro di Adelina fornisce a Montalbano spunti utili alla soluzione del mistero. Poco pertinente il titolo. (Nicola81)

**! Gli ingredienti per un ottimo episodio non mancano, a partire dall'insolito teatro dell'omicidio: l'archivio comunale. Nelle indagini sulla vita segreta della vittima emergono personaggi di spessore (in particolare la giovane collega col suo amore segreto). Come accade spesso in Montalbano, a un'ottima prima parte segue uno sviluppo troppo intricato con un susseguirsi di colpi di scena non sempre verosimili e un finale che ci consegna nelle vesti di assassino la persona apparentemente insospettabile. Bravo Zingaretti, un po' in ombra Augello, poco sfruttata l'intensità della Bergamasco. Gradevole, con pregi e difetti tipici della serie. (Kozincev)

*** L'omicidio di una giovane nell'archivio comunale è il punto di partenza per un buon episodio, non tra i migliori in assoluto ma comunque godibile. L'indagine è trattata con cura e ci consegna una seconda parte un poco tirata per le lunghe ma dove alla fine tutto quadra perfettamente. Più leggera, ma sempre piacevole, l'indagine parallela che coinvolge il figlio di Adelina. Bene Zingaretti, un po' sottotono la Bergamasco, ma si può perdonare. (Ultimo)
 

[14.2] LA RETE DI PROTEZIONE
** Un troupe svedese che ha invaso Vigata per girarci un film; la strana vicenda dei sei filmini che inquadrano sempre lo stesso muro; il vice commissario Augello che cornifica la moglie Beba; una brutta storia di cyber-bullismo scolastico che sfiora Salvatore, il figlio di Augello… Troppi tracciati narrativi per un episodio che, alla fine, rastrella pochissima tensione e che diluisce la materia gialla fino all'indugio e alla perdita di tempo. Il congegno dei fatti risulta sfocato e farraginoso, le connessioni logiche denunciano approssimazione e solo l’uso drammatico dell’ambiente naturale e una realista e commossa rappresentazione dei personaggi salvano l’episodio dalla mediocrità assoluta. (Graf)

** Episodio in cui viene messa tanta carne al fuoco, partendo da un mistero risalente agli anni '70 e passando per un caso di bullismo che coinvolge Mimì Augello e suo figlio Salvo. La puntata non è tra le migliori, causa uno sviluppo narrativo disomogeneo nel quale non c'è, a conti fatti, una vera indagine di spessore e di conseguenza confluirà in due risoluzioni finali poco avvincenti. Si salvano l'impegno di Zingaretti e Bocci, che tengono viva l'attenzione. Mediocre, rispetto al Montalbano al quale siamo abituati. (Ultimo)

**! Montalbano cerca di scoprire il significato di alcuni filmini amatoriali che inquadrano sempre lo stesso muro, ma poi deve anche vedersela con uno strano attentato ai danni della scuola frequentata dal figlio di Augello. Puntata che deve la sufficienza unicamente al buon ritmo narrativo e alla bravura di Zingaretti e Bocci, ma le due indagini, pur toccando tematiche piuttosto delicate, risultano piuttosto deboli, e gli epiloghi telefonati ne sono la logica conseguenza. E poi, basta con queste svedesi disinibite... (Nicola81).

**! Episodio con due storie poco connesse tra loro (viene tirato in ballo persino Anonymous!) in cui a farla da padrone restano la bravura degli interpreti (Mimì tornato pesantemente "femminaro" con teatrini familiari quasi Casa Vianello) e i paesaggi noti... Pure noi vorremmo mangiare con Montalbano i cannoli e la pasta incasciata... forse ci voleva qualcosa di più per appassionarsi alla trama. (Gugly)


[14.3] IL METODO CATALANOTTI
**!
Episodio di chiaro omaggio al teatro in cui i piani di realtà si confondono; tuttavia manca il coraggio di andare sino in fondo, pertanto il protagonista vive situazioni assurde (amoreggiare e fare colazione sul luogo del delitto che dovrebbe avere i sigilli!); sino all'ultimo si spera che Catalanotti abbia esercitato la sua influenza anche sul commissario... sempre valide le interpretazioni e belle le ambientazioni, ma rimane incompiuto come il finale (?) aperto (o chiuso?). (Gugly)
 
** L'episodio inizia con i tragicomici traffici notturni del vice-commissario Augello tra la casa dell’amante, la fuga precipitosa nell’appartamento sottostante dove trova un morto ammazzato e la casa di Montalbano dove si rifugia impaurito e confuso... Il commiato del commissario Montalbano non è precisamente memorabile. L’episodio, dal ritmo statico e privo di impennate, si consuma tra una trama gialla sfornita di connessioni logiche, una confusa attestazione del teatro come strumento di manipolazione della psiche e una palpitante storia d’amore che sboccia fulminea tra Montalbano e Greta Scarano, il nuovo capo della scientifica. Un episodio dolente ed amaro, privo del controcanto comico dei personaggi di contorno. (Graf) 

** Un episodio incentrato sulla morte di un regista teatrale. Non è una delle puntate migliori, causa uno sviluppo poco attento alle indagini e non molto credibile (le sedute psicanalitiche della vittima fatte con gli aspiranti attori lasciano il tempo che trovano...); ci si concentra maggiormente sui sentimenti di Montalbano verso una giovane collega, interpretata dalla convincente Greta Scarano. La seconda parte, comunque più riuscita della prima, lascia parecchio amaro in bocca, sia nella risoluzione del caso, sia riguardo la situazione sentimentale del commissario. (Ultimo)

** Dovesse risultare l'episodio conclusivo della saga, sarebbe a tutti gli effetti una chiusura in tono minore. L'indagine non è propriamente una delle migliori, e comunque viene relegata in secondo piano rispetto allo spiazzante risvolto relativo alla vita privata del commissario, che perde letteralmente e improvvisamente la testa per una giovane ispettrice della scientifica (una convincente Greta Scarano), al punto da scaricare la povera Livia con una sbrigativa telefonata. Un comportamento che cozza con l'immagine storica di Montalbano, che magari lo rende più realistico, ma di sicuro molto meno simpatico ai nostri occhi. (NIcola81)
 

APPROFONDIMENTO INSERITO DAI BENEMERITI GALBO E ZENDER 

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