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La nostra recensione di Longlegs

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

A Osgood Perkins non interessa nulla che lo si rimproveri di aver riciclato mezzo immaginario horror e thriller, per il suo film; anzi, dichiara apertamente egli stesso di averlo fatto. Perché ciò che conta qui è l'assemblaggio, è l'aver saputo rimpastare decine di idee e suggestioni tratte anche da grandi classici del genere (il primo che viene in mente a guardare certi colori d'interni nella fotografia e i messaggi cifrati del killer è SEVEN) riuscendo nella difficile impresa di farlo sviluppando uno stile personale. Perché seppellita da tonnellate di mezze frasi, accenni non subito sviluppati,...Leggi tutto anticipazioni a fasi successive, artifici che la dissimulano, una storia c'è. Va ricostruita, certo, colta nelle sue linee fin dall'incipit con la bambina (che diventerà poi la protagonista) e il mostro.

E il mostro è Longlegs, l'ennesimo serial killer satanista al quale un Nicolas Cage letteralmente irriconoscibile dona un'aura maledetta destinata a sedimentare nei ricordi degli appassionati. Trucco bianco, tratti stregoneschi, lunghi capelli stopposi, l'immancabile ghigno... è la gigioneggiante performance di un attore che ha legato col tempo il suo nome a film spesso bizzarri, indecifrabili. Sulle sue tracce si mette l'agente Lee Harker (Monroe), algida giovane che pare perennemente stazionare in un mondo alieno e irraggiungibile. Dotata di facoltà medianiche che le permettono di individuare al primo colpo la casa di un assassino che l'FBI sta cercando, non viene creduta. Il collega che l'accompagna quasi pare prenderla in giro, quando lei chiede che si chiamino i rinforzi prima di suonare proprio a quella porta. L'uomo invece suona e mal gliene incoglie (colpito e ucciso, subito!), ma la reazione di Lee è apatica: pare non provare alcun sentimento, lontana, esattamente come lo è sua madre (Witt), altra figura indecifrabile la cui funzione nella vicenda non pare inizialmente affatto chiara.

E poi le bambole, da sempre elemento principe del cinema horror, che spuntano grandi ed enigmatiche dove meno te le aspetti, accompagnamento misterioso di un'azione che procede lenta e immersa in luci fredde che insieme ai lunghi silenzi consegnano un clima di desolazione interiore rabbrividente. Anche quando in scena sono in due, in tre, in quattro, si ha sempre la sensazione di un isolazionismo che allontana la protagonista da tutto e da tutti.

L'incedere lento e titubante del film lo colloca in una zona ben precisa che può naturalmente renderlo inviso a molti, senza riuscire a coinvolgere a dovere. Perché seguire l'intreccio può risultare faticoso, costringe a tenere conto di particolari che sfuggono e che andranno reinterpretati. E' la cronaca di un'indagine singolare, condotta mescolando una traccia di chiara matrice thriller a elementi fortemente legati all'horror, con una colonna sonora straniante che ci accompagna in una dimensione capace di attrarre e insieme di respingere; in cui scene di grande impatto vengono piazzate in un contesto che per lunghi tratti sembra raccordarle senza la dovuta concisione. Il sangue è presente senza alcun eccesso splatter perché non è con quello, che si punta a colpire. Grande qualità nel taglio delle inquadrature, eccellente fotografia... I mezzi per emergere ci sono, ma bisogna accettare di lasciarsi trasportare in un'avventura liquida, sognante, quasi ultraterrena...

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Tutti i commenti e le recensioni di Longlegs

TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/07/24 DAL BENEMERITO TEDDY POI DAVINOTTATO IL GIORNO 13/03/25
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Il ferrini 25/11/24 23:40 - 2707 commenti

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La parte investigativa è un po' frustrante; le date, il codice dei simboli, l'algoritmo... assistiamo passivamente alle soluzioni senza comprenderle a fondo. La Monroe è bravissima ma è parca di parole e non ci coinvolge nei suoi processi mentali. Poi il film cresce, parallelamente alla presenza di Cage, la nebbia si dirada e lo schema omicida in effetti è sorprendente, sia per la logistica che per il curioso elemento sovrannaturale. Non il miglior Oz Perkins, ma la mano è ben riconoscibile, specie nei flashback e nei lampi onirici. Buono l'utilizzo delle musiche.

Teddy 14/07/24 19:44 - 1127 commenti

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Con il suo ensemble di stati emotivi e impennate gore, “Longlegs” è un horror che sfugge dagli stereotipi di genere per rincorrere la freddissima poetica del suo autore. Un incubo androgino perfettamente inglobato nella sua estetica vintage, abitato da personaggi antitetici e contornato da luoghi lividi, liminali, di disperata bellezza. Perkins segue la lezione di Demme per poi deragliare in un orrore atavico che mette addosso allo spettatore un disagio totalizzante. Maika Monroe gioca con ipnotico distacco, Nicolas Cage è un delirio di perturbazioni.

Rambo90 16/08/24 00:15 - 8026 commenti

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Parte molto bene, con una prima mezz'ora accattivante e che crea un'atmosfera morbosa che lascia spiazzati, con un serial killer ipnotico che potrebbe condurre ovunque. Poi si precipita nel solito culto satanico e qualche spiegone di troppo rovina la curiosità. Monroe brava, Cage inquietante alle prime apparizioni, poi esagera scadendo nel comico involontario. Regia dignitosa con qualche buona trovata, anche nella fotografia. Non male ma poteva essere decisamente più interessante.

Herrkinski 24/08/24 16:02 - 8760 commenti

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Psycho-thriller che segue la caccia a un serial-killer; tra riferimenti a Zodiac (il killer e il film) così come a certo cinema 90s (Demme, Fincher), fin dall'ambientazione, si seguono schemi già visti e anche gli elementi satanici e i traumi infantili della protagonista non aggiungono nulla di nuovo. Cage, pesantemente truccato, richiama sia nell'aspetto che nella recitazione Tiny Tim, tanto che è difficile pensare sia un caso; la narrazione è discontinua, lo splatter moderato, la tensione latita e si fanno apprezzare perlopiù l'atmosfera bigia e la fotografia, altrettanto cupa.

Dave hill 26/08/24 19:13 - 465 commenti

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L'uomo di sotto torna a fare cucù. Prima mezz'ora ricca di mistero, grazie alle indagini sull'inquietante serial killer Longlegs e ai flashback dell'investigatrice. Poi il mistero si dipana e non occorre essere altamente sensitivi come l'agente Lee Harker per intuire il complice del creatore di bambole. Tra citazioni bibliche, bambole di porcellana e quasi compleanni c'è poco da festeggiare. Restano un bel clima cupo, una fotografia anni 70, la buona interpretazione di Cage. Imbambolata, invece, la protagonista.
MEMORABILE: L'interrogatorio di Longlegs.

Lupus73 1/09/24 16:05 - 1610 commenti

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L'FBI alle prese con omicidi/suicidi di famiglie, su cui aleggia la mano invisibile di un serial killer. Siamo tra thriller e horror, un'atmosfera iniziale bianca e innevata e poi il giallo, in cui Maika Monroe (novella Foster/Starling) si muove alla ricerca di un inedito e inquietante Nicolas Cage (poco riconoscibile e simile a Marilyn Manson invecchiato). Le trame intricate del thriller si contaminano di elementi sovrannaturali e di satanismo tra simbologie contorte e rituali con strane bambole. La Monroe non al massimo, Cage memorabile, ma la pellicola delude le aspettative.

Kinodrop 17/09/24 17:49 - 3426 commenti

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La "ansimante" giovane detective Lee, viene incaricata dall'FBI di risolvere il mistero di un inquietante serial killer ritenuto responsabile della morte di intere famiglie, scoprendo di essere coinvolta molto più direttamente di quanto crede. Tra il thriller investigativo della prima parte e l'horror che gradualmente si tinge di satanico, pur contando su una certa cura formale old style, incappa nei soliti limiti di un genere inflazionato, con in più uno svolgimento contorto che la verbosità e gli spiegoni a posteriori non riescono a dipanare. Cage sempre più sopra le righe.

Gabigol 3/11/24 01:16 - 662 commenti

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Prologo in 4:3 livido e spiazzante; poi si imboccano i binari del thriller urbano, tra serial killer (molto) sui generis e una protagonista simil-autistica coercizzata dal sesto senso. Perkins dirige un thriller-horror dalle tinte fosche, coadiuvato da un Cage sopra le righe e sospinto da belle soluzioni registiche che acuiscono il mistero. La seconda parte, invece, pur rimanendo inaspettatamente feroce negli sviluppi, si appoggia a scenari più canonici e sorprende meno. Di rilievo montaggio, scenografie e fotografia: siamo dieci spanne sopra alla media del cinema attuale.
MEMORABILE: Il prologo; La chiamata alla madre (e la porta sullo sfondo); Il finale nella casa.

Daniela 28/10/24 02:58 - 13295 commenti

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Detective sensitiva indaga su una serie di omicidi-suicidi inspiegabili, scoprendo di avere un legame con l'"istigatore" dei massacri... Dopo una prima parte che ricorda Il silenzio degli innocenti immerso in una atmosfera alla Seven, il thriller vira verso l'horror soprannaturale, diventando più cupo ma anche più prevedibile. Grande cura formale ma l'originalità latita, la trama procede a balzelli, Monroe è congelata, convince invece Cage con la sua maschera da pagliaccio e la voce stridula: sono le sue apparizioni che faranno ricordare un film ben fatto ma inferiore alle attese.

Schramm 6/11/24 12:20 - 4046 commenti

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Né meno e né più di Troma, Asylum, A24 o Blumhouse, Cage è ormai il brand che crea un'atmosfera: c'è lui e già sai che il film è per forza di cose strambo, sghembo, assurdo, balzano, eccessivo, diverso. E spesso è quel "per forza di cose" il danno. Come è il caso, può farci citofonare a casa Morfeo o indire un V-day. Perkins disartycola herzoghianamente i crismi thriller 90's prendendosi i suoi tempi ma perlopiù i nostri, s'inerpica sulla stairway to hell polverizzando il latente tema del plagio, a Cage nessuno ha detto che Art spadroneggia da quel dì. Il mapperfavore è in agguato.
MEMORABILE: "Heil satan!".

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Luluke 12/11/24 07:34 - 839 commenti

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Oz Perkins, figlio di Anthony e interprete di Norman Bates dodicenne nel primo sequel di Psyco, realizza un film in cui l'orrore si lega a vicende familiari relative all'infanzia del protagonista. Sono poi evidenti i debiti narrativi verso altre pellicole come Zodiac o il meno noto Alphabet killer. Il di più è un satanismo come non si rivedeva da tempo. Pellicola stilosa, che in qualche modo rimanda all'estetica di Bertino per atmosfere e dosaggi musicali. Cage in un ruolo da villain se la cava, anche se il suo è un minutaggio da guest star. Non memorabile il resto del cast.

Valcanna 12/11/24 09:11 - 88 commenti

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Dal punto di vista estetico si tratta sicuramente di un lavoro eccellente rispetto alla media, il problema sostanziale nasce dalle incongruenze narrative e dalla debolezza della storia in sé. Anche la performance recitativa della protagonista appare, quasi sempre, forzata, artificiosa e per nulla naturale. Una superlativa Alicia Witts nei panni della mamma possessiva/posseduta. Un bel film ma lontano dall'essere quel capolavoro tanto decantato.

Minitina80 19/11/24 14:19 - 3216 commenti

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Perkins conferma di avere una visione personale di intendere le cose, riuscendo a creare atmosfere sinistre e glaciali che non lasciano indifferenti. Il male aleggia costantemente dietro ogni sospiro, serpeggia e agisce con terribile concludenza nelle menti deboli, solo in apparenza in disparte. Inutile soffermarsi sulle similitudini con altre pellicole perché si perderebbe il fuoco dell’opera. L’interpretazione di Cage dà la sensazione di essere sopra le righe e caricaturale, lasciando un pizzico di perplessità addosso. Il resto è indiscutibilmente di ottima fattura e non dozzinale.
MEMORABILE: Le testate sulla scrivania; Le ombre del diavolo; Gli occhi dietro il velo nero.

Somerset 22/12/24 22:40 - 4 commenti

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Detective sensitiva indaga su una serie di omicidi, ma qualcosa la lega a una oscura presenza che è nello sfondo dei delitti. Nel desolante panorama horror degli ultimi anni, un film che quantomeno possiede un'ottima atmosfera, capace di mantenere la giusta tensione e donare pure qualche jumpscare. Nulla di nuovo, sia chiaro, dalle atmosfere di derivazione fincheriana e demmiana. La stessa trama si perde un po' nel momento dello svelamento del mistero e il finale è piuttosto prevedibile. Rimane comunque un discreto prodotto che vale la pena vedere. Ottime la fotografia e le musiche.

Rebis 15/01/25 12:55 - 2480 commenti

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Il cinema di Oz Perkins ha un doppio fondo: mentre ci spinge a ricomporre i depistaggi esoterici dell'indagine investigativa - tra spettri cinefili di Demme e Fincher - ci distrae con il rumore che affiora dal “piano di sotto”. L'inconscio, il trauma fondativo, cospira per rivelare l'esistenza di un Male endogeno, nucleare, che ha il volto del padre e le mani della madre. Il perturbante esonda dagli argini dell’algore formale e continua a dilagare a visione compiuta. Cage si conquista un posto nella galleria dei boogeymen più spaventosi di sempre.

Nicola81 15/02/25 19:39 - 2987 commenti

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Mix di thriller investigativo e horror satanico dai risvolti soprannaturali che vanta una confezione superiore alla media e una buona atmosfera, per quanto derivativa; la sceneggiatura invece lascia aperti troppi interrogativi e non c'è bisogno di Nostradamus per intuire l'identità del complice di Longlegs. La Monroe è brava, però suscita scarsa empatia e le sue brillanti intuizioni non coinvolgono granché lo spettatore, mentre Cage inizialmente mette inquietudine, ma poi sale eccessivamente sopra le righe.

Mco 18/02/25 14:47 - 2414 commenti

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Il perturbante secondo Perkins. La radice che condiziona un'esistenza senza sapere di essere proprio quell'albero, senza aver idea del legame forte che contagia, incrinandolo, ogni factum vitae, indagini federali comprese. L'avvicinamento graduale del lontano da sé (qui un losco e inquietante Cage sotto chili di trucco) è straniante e porta la protagonista a dubitare della propria sanità mentale. Il diavolo è scusa per le turpidini umane, oppio innegabile di menti malate. "Longlegs" è un viaggio nell'incubo più ctonio. Un viaggio che (forse) si eviterà di rifare una volta arrivati.
MEMORABILE: La prima apparizione di Longlegs; Macelleria finale.
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  • Homevideo Buiomega71 • 10/12/24 18:11
    Consigliere - 27250 interventi
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