Non si sa bene perché, ma questo è uno dei pochi B-movie diventato un cult per intere generazioni. Si potrebbe pensare che lo sia diventato per la presenza di Steve McQueen, ma in realtà all'epoca questi non era ancora diventato un'icona del cinema. Forse solo la passione per le masse informi e fagocitanti (presenti in molti film del periodo) può spiegarne il successo, ma non giustificarlo. "Citato" in vari film successivi (compreso il musical Grease), resta comunque un classico del genere e non va perso. Merita almeno una visione.
L’inizio è promettente, con il vecchio che trova il piccolo meteorite, lo tocca con un ramo, il meteorite si apre e… Purtroppo però il film non ha un gran ritmo, è spesso troppo verboso e tende ad allontanarsi dalla vera star (blob), dissipando quella già poca tensione faticosamente creata. Senza contare che il nostro viscido eroe è quasi sempre in penombra. Famosa la scena nel cinema, grazie a Giusti e Ghezzi. Non male quella nella cella frigorifera. Il discreto finale non salva comunque una pellicola piuttosto deludente, anche se vedibile.
MEMORABILE: L'essere, prima si mangia il povero vecchio e poi si dedica a dottore e infermiera.
Forse Yeaworth non avrebbe immaginato che il suo secondo film (dei pochi) da regista sarebbe diventato un cult fanta-horror. In un periodo in cui imperversano film di creature mostruose come la tarantola gigante o gli ultracorpi di due soli anni prima, Blob riesce ad avere successo senza introdurre la novità. Infatti è vincente la particolarità del mostro: la gelatina gigante sembra piacere al pubblico. Vince solo in suspance e ritmi, poi il resto è tutto un insieme delle solite ingenuità da B-Movie, con trucchi maldestri.
Classico senza tempo, con un bravo Steve McQueen in uno dei suoi primi ruoli da protagonista. Nel cast segnalo anche Aneta Corsaut. Per l'epoca gli effetti speciali funzionano in modo ottimale e la scena all'interno del cinema può piacere ancora oggi. Per gli amanti della fantascienza classica un vero must.
Veramente cult questo B-Movie fanta-horror di fine anni '50, caratterizzato da una fotografia dai colori molto accesi (quasi psichedelica) e dalla buona interpretazione del "duro" Steve McQueen. La storia è classicamente sci-fi e la realizzazione è tutto sommato abbastanza professionale per l'epoca (basti vedere i caserecci ma efficaci FX). Buona la tensione e da antologia parecchie scene. Un film che ancora oggi sa divertire, indubbiamente da vedere per ogni amante del cinema di fantascienza che si rispetti.
Imperdibile per la fama acquistata col passare del tempo, ma deludente alla visione: il "coso" inglobatore - una massa gelatinosa ingorda di origine aliena - purtroppo, nonostante la sua blobbaggine, lascia troppo spazio ai conflitti intergenerazionali, con Steve McQueen implausibile nel ruolo di un teenager (all'epoca aveva 28 anni e si vedono tutti) che, oltre che fare l'eroe, dà pure vita a inutili scenette alla Gioventù bruciata. Si salvano le due scene più spettacolari, quella del cinema e quella dell'assedio al ristorante.
Massa gelatinosa proveniente dallo spazio fagocita esseri umani. La cosa più evidente del film non è tanto l'invenzione del 'blob', comunque molto intrigante, ma piuttosto la descrizione del rapporto generazionale tra giovani alla Gioventù bruciata (di pochi anni prima), ma in realtà bravi ragazzi, e mondo degli adulti. Sfiziosa la scena di terrore dentro un cinema in cui si proietta un film horror. Ma dopo aver cercato il pelo nell'uovo, c'è poco altro da dire: il film è piuttosto mediocre.
"Be careful at the blob", dice la ritmata e per niente terrorizzante canzone sui titoli di apertura e già questo dovrebbe far capire come prendere e cosa aspettarsi da questo film che non definirei così seccamente di serie B. Direi che forse è meglio ora di quando uscì nel 1958: oltre che "divertire" (nel senso più nobile della parola), nonostante la pretesa di creare tensione e le varie morti piuttosto orrende, è un vero e proprio documento sull'America di quegli anni e della gioventù che si andava formando. Basta questo per 3 pallini?
MEMORABILE: Tutta la scena a casa del dottore, all'inizio del film.
Opera quintessenziale del genere "teen-agers & mostri", prodotta da quel furbone di Jack H. Harris (che produrrà in seguito anche lo spassoso "Dinosaurus!"), basandosi sull'idea di un mostro d'origine "minerale" che però, invece di svilupparsi come La meteora infernale, diventa un blob informe color gelatina di lampone (più simile a quello dell'Astronave atomica del dott. Quatermass). Sembra quasi un episodio di Happy Days, ma molto più bello.
Classico della fantascienza degli anni '50, Fluido mortale deve parte della sua fama alla presenza della futura "icona" cinematografica McQueen (all'epoca ancora chiamato Steven e non Steve, come si desume anche dalla locandina). Il film presenta sottotraccia un ritratto piuttosto efficace dal punto di vista sociologico dell'America di quegli anni e a questo deve decisamente parte della sua riscoperta critica (la storia in sè non è nulla di particolarmente originale). Da vedere come testimonianza d'epoca.
Piccolo fanta-horror senza troppe pretese che forse proprio per questo risulta molto divertente grazie a una storia semplice e ben svolta e dal buon ritmo. Nel tempo è stato esaltato oltre i suoi meriti diventando un vero e proprio film di culto di cui però non ha la statura. Resta comunque un piacevole intrattenimento che piacerà di sicuro agli amanti della fantascienza vecchio stile. In ogni caso è stato ripreso ed omaggiato varie volte e ne esiste anche un remake meno riuscito ed efficace.
Fantascientifico/horror del 1958 abbastanza scorrevole e godibile pur avendo passato i 50 anni, che si vedono e si sentono tutti specie nel ritmo e negli effetti visivi. Steve McQueen è in parte, pur essendo poco credibile nella parte del teenager poco di buono. La letale massa gelatinosa "Blob" è ben rappresentata tutto sommato. Carina la pensata del "?" nella scena finale.
Si salvi chi può dalla chewing-gum gigante color rosso fragola che invade la piccola provincia americana destando all'inizio poco scalpore. Si salvi chi può dall'invasione russa o dallo strapotere della TV; fatto sta che l'incredibile (e un po' inspiegabile) successo di questo film, ne ha fatto col tempo un vero fanta-cult con scene da "letteratura" famosissime.
Film famoso ma tutto sommato abbastanza anonimo. Convincente la parte iniziale con l'arrivo del "Blob" e la fine della prima vittima. Poi la sceneggiatura si perde tra divagazioni sentimentali e scene d'azione non molto convincenti. La fotografia piuttosto caricache conferisce, soprattutto alle splendide autovetture anni Cinquanta, un aspetto da giocattolo, contribuendo alla poca credibilità dell'ambientazione. Il fascino rimane però immutato, forse per meriti non strettamente cinematografici. Favolosa la canzone "Beware of the Blob".
Fluido Mortale col tempo ha acquistato valore di b-movie di rara fama e importanza, ma a rivederlo oggi in effetti c'è ben poco che si riesca ad apprezzare. A parte la buona presenza del grande Steve e il fatto di averlo lanciato, il cast è così così, la trama non certamente intrigante e gli effetti azzeccati ma piuttosto cheap. Insomma, si conferma discreto e sicuramente vedibile, ma poco più di questo, giustificando quindi la sua fama solo per l'età e non certo per le intrinseche qualità.
Sarà pure diventato un cult ma è un film di una noia mortale che per fortuna ha una modesta durata. Il regista non riesce ad orchestrare una scena con un minimo di tensione neanche quando ha tutti gli elementi per farlo e poi trovo Steve(n) McQueen decisamente fuori ruolo. Da vedere giusto per completezza (per chi ama il genere horror-fantascientifico).
Sicuramente uno di quei film che hanno fatto la storia del genere. Pochissimi gli effetti speciali e di facile lettura la sceneggiatura, il film è diventato comunque a tutti gli effetti un cult (da noi anche grazie alla sigla di apertura del programma Blob di Enrico Ghezzi), apprezzato e spesso menzionato. Traspare un sincero coinvolgimento del cast durante le scene più movimentate (verso il finale), cosa che contribuisce non poco alla buona riuscita dell'intera operazione. Ad alto rischio di assorbimento...
MEMORABILE: La scoperta del meteorite (e del suo contenuto); L'uscita dal cinema.
Gli stilemi del fanta-horror americano anni '50 ci sono tutti: trucchi pacchiani ma convincenti, presenze di giovani coppie, il bello (stavolta McQueen) e una vicenda banale ma atta a soddisfare il pubblico di allora, certamente non pretendente alti concetti. La massa gelatinosa venuta dallo spazio è a dir poco geniale, così come il titolo "blob" (reso celebre in terra italica dall'omonimo programma TV di Enrico Ghezzi su Raitre). Nulla d’eccezionale, ma complessivamente riesce a essere un buon prodotto di consumo dotato di un certo fascino.
Film di culto cinematografico mondiale, caratterizzato da gare in auto senza tetto, bulli, pupe e un celebre mostro alieno. Il "blob" può essere letto come metafora della società dopo la grande guerra: ingorda perché timorosa di ritornare nella miseria, consumista, inarrestabile e caotica. L'interesse del film sta nella storia di fantascienza classica, calata in un contesto provinciale e tipicamente teen-ager, proprio lo stesso ambito sociale cui il film è principalmente destinato.
Sono pochi gli elementi che si salvano in questo horror fantascientifico: una bella fotografia con colori decisamente accesi e il fluido, reso in maniera piuttosto verosimile. Il resto è poco riuscito, a partire da una banalissima sceneggiatura e da scene prolisse completamente superflue al fine della storia. I personaggi dei poliziotti sono ridicoli e preconfezionati, tant'è che impiegheranno tutta la pellicola per decidersi a credere ai due protagonisti. Nel complesso la bella scena finale salva relativamente la pellicola, ma non basta.
Il fluido del titolo è il vero protagonista e ha meritato un posto nella storia del cinema, ma il resto del film lascia molto a desiderare. Le scenette adolescenziali in stile Happy days (sebbene McQueen all'epoca fosse prossimo alla trentina) diluiscono la tensione e i personaggi sono decisamente stereotipati, in particolar modo i poliziotti. Per fortuna il nostro caro blob provvede a seminare il panico in città, regalando alcune sequenze memorabili esaltate dal Technicolor. Mezzo pallino in più per il valore pionieristico.
MEMORABILE: La musica dei titoli di testa, stranamente allegra; La scena del cinema.
Un classico cult di fantascienza anni 50, visto con lo sguardo smaliziato odierno fa piuttosto sorridere ed è pure arduo attribuirgli un qualche messaggio o una metafora (la paura del comunismo? Dato che la massa gelatinosa è rossa... Ma se fosse, allora non dovrebbe temere il freddo!). Una fotografia con colori veramente deliziosi fa da contorno; la particolarità è che stranamente nessuno scienziato o esperto in materia interverrà: della minaccia se ne occupa interamente la piccola e umile cittadina con i propri mezzi.
Una giovane coppietta deve fronteggiare la caduta di una massa rossa gelatinosa assai pericolosa. Connubio "fanta-teenager" riuscito, pensando soprattutto alla data di uscita del film. Colori briosi e buona recitazione della futura stella Steve McQueen (anche se un po' vecchiotto, per fare il ragazzo scanzonato). Nel complesso piacevole. Suadente il pezzo musicale iniziale.
Pietra miliare del genere "sci-fi" statunitense degli anni 50. Con budget risicato e attori di seconda fascia (un McQueen agli esordi), la pellicola riesce a creare comunque scene di autentico culto (vedi il panico scaturito al cinematografo). Effetti speciali grossolani ma che garantiscono un ottimo risultato visivo (chiaramente comparato ad altre pellicole degli anni). Un classico "made in Usa" consigliato a tutti i fedelissimi della fantascienza.
Pur se si presta a sottili letture sociologiche è consigliabile mandare in vacanza il cervello per godersi in piena leggerezza questa perla (bianca o nera è lo stesso) della fantascienza pulp anni '50. La massa gelatinosa rossastra e psichedelica che ingloba carne umana (ma è onnivora) è ormai una star della celluloide (si vede poco ma quando è presente ruba la scena a tutti). L'insieme è quel che è, con pregi e difetti della scapestratezza di questi prodotti, ma lo status di cult-movie è tutto meritato.
Essere alieno gelatinoso giunge in una cittadina americana e semina il terrore ingurgitando malcapitati e crescendo a dismisura. Film-manifesto della fantascienza anni '50 dal budget abbastanza povero ma che costruisce sapientemente la tensione più nascondendo il mostro (comunque ben fatto) che mostrandolo. Dialoghi sopra la media e cast dignitoso con alcune future star. Eccellente l'uso del colore, raro per una produzione di questo tipo. La breve durata aiuta nel tenere sempre costante l'attenzione. Finale al di sotto delle aspettative. Discreto.
MEMORABILE: La prima apparizione del mostro; La silenziosa strage in ambulatorio; La mitica scena dell'attacco al cinema.
Un fluido alieno invade la provincia bianca di Happy days e la noia dilaga. Non è un caso che le scene clou (di cui si ricordano musiche, urla e battute: "È la cosa più orribile che abbia visto in vita mia!") siano le stesse della fortunata trasmissione di Rai 3. Per una volta, tuttavia, la manica del voto va allargata: si omaggi il culto più che l'estetica. McQueen bravino seppur stagionatello.
Fantascienza anni '50 col mostro di gelatina rossastra che assimila e divora tutto ciò che incontra portando scompiglio nella classica cittadina americana (esiste miglior rappresentazione del "pericolo rosso" di quegli anni?). La regia perfetta e attenta di Yeaworth e il giovane eroe Steve McQueen fanno il resto. A parte ovviamente il finale sospeso, è da menzionare - tra le scene cult - l'attacco del mostro nel cinema che proietta un vecchio film con Lugosi: un nuovo, spaventoso orrore mutante da guerra fredda stava per invadere le sale cinematografiche!
Un film epico più che altro perché ricorda la sigla di Blob. La storia appassiona ed è intervallata da scene da commedia giovanile. Molto educativo. Il giusto comportamento di una buona società: tutti collaborano spontaneamente per uno scopo comune. In stile americano. Da brividi Steve McQueen che sfiora i 60 Km/h. Bravo lui, anche se deve interpretare un un giovane diciottenne. La musica è storia.
MEMORABILE: "E' la cosa più orrenda che abbia mai visto".
Ingenuo ma estremamente affascinante, con una messinscena teatrale (le scenografie posticce e la fotografia caleidoscopica) e un crescendo di tensione non indifferente. Dentro l’orrore multiforme (a cui per altro non viene dato nessun nome e nessuna delucidazione) si nasconde anche un delizioso ritratto della gioventù di fine anni 50. Il film inoltre è arricchito dalla presenza di Steve McQueen in una delle sue prime apparizioni sul grande schermo. Iconico.
Classico di fantascienza dalla trama molto semplice, partecipato in modo molto adeguato e ben supportato dall’atmosfera stile Happy days, con tanto di ragazzi un po’ monelli ma alla fine più perspicaci di alcuni adulti. Misteriosa è la presenza dell’altro mondo, difficile da credere e poi da sconfiggere, senza spiegazioni plausibili sulla sua natura e provenienza. Un buon film pressoché per tutti, con la sola avvertenza che si sta avendo a che fare con una pellicola che sarà probabilmente considerata anacronistica dalla maggioranza degli spettatori, con le inevitabili conseguenze.
Uno dei titoli più celebri della fantascienza anni '50, che in Italia deve il suo stato di cult grazie anche alla sigla dell'omonima e fortunata trasmisssione televisiva. Tralasciando le innumerevoli letture politiche e sociologiche (la guerra fredda, il pericolo rosso, i conflitti generazionali...) il film diverte grazie alla semplicità della trama, alla fotografia dai colori squillanti e alla simpatica artigianalità degli effetti speciali. Piuttosto stucchevoli i dialoghi fra la graziosa Aneta Corsaut e McQueen, già quasi trentenne ma costretto a sostenere una parte adolescenziale.
MEMORABILE: La massa gelatinosa che fa irruzione nel cinema.
Nonostante gli scarsi mezzi a disposizione è diventato un cult della fantascienza; il merito non è tanto del mostro quanto della perfetta rappresentazione della società americana degli anni '50, con i suoi conflitti generazionali. Ottimo McQueen, anche se lo si vorrebbe spacciare per più giovane di quanto fosse, e iconica la scena finale nel cinema (divenuta sigla dell'omonima striscia di Rai Tre). Gli anni che ha li dimostra tutti, ma per chi ama quel periodo è sicuramente un titolo imperdibile.
No un capolavoro, ma a suo modo quasi divertente. Certo Steve McQueen nei panni di un diciottenne non risulta molto credibile, né la storia può dirsi particolarmente ben sviluppata, ma in qualche modo le imprese del "fluido" rosso si lasciano seguire senza grossi problemi, e questo è già qualcosa. Il regista butta di tutto dentro alla pellicola, pur di fare metraggio, anche scene che rimandano, assai gratuitamente, a Gioventù bruciata. Insomma: bruttino ma vedibile.
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Forse quel "also Bela Lugosi" è un trucco di scena, un omaggio del regista al grande attore, una citazione dell'immaginario horror-fantastico.
DiscussioneZender • 20/01/17 07:33 Capo scrivano - 46934 interventi
Faggi ebbe a dire: Forse quel "also Bela Lugosi" è un trucco di scena, un omaggio del regista al grande attore, una citazione dell'immaginario horror-fantastico. Sì, è una citazione, ma fa riferimento appunto all'altro film in cartellone che è l'inventato THE VAMPIRE AND THE ROBOT.