II cinema di Francesco Rosi, da più parti ammirato per la sua aderenza storica agli avvenimenti trattati, per la maturità dell’approccio e la capacità di sfiorare il documentario mantenendo saldi alcuni principi tipici del grande schermo, è anche un cinema a costante rischio sbadigli. Va detto una volta per tutte (e CADAVERI ECCELLENTI lo ribadirà fortemente), perché la sua ostinata rinuncia a ogni parvenza di spettacolarità fossilizza i suoi film cristallizzandoli nella noia; accompagnati come qui da rievocazioni colme di retorica, di musiche dell'epoca riproposte a mo' di nenie irritanti. Gian Maria Volonté (straordinario nell’incrociare...Leggi tutto il dialetto del sud con un'impostazione grammaticale sgrammaticata dovuta alla lontananza dall'Italia) percorre il film senza mai dominarlo, perché l'attenzione di Rosi è rivolta al contesto sociale, alle riunioni politiche, a dare risalto anche a figure secondarie come quella di Gene Giannini (Rod Steiger); così il centro di tutto non è Luciano (vero nome Salvatore Lucanìa) quanto piuttosto “il caso” Luciano, con l'impotenza della classe politica nel gestirlo: gli americani, dopo averlo arrestato, lo liberano e lo fanno estradare in Italia; da noi Luciano creerà un impero della droga colossale sfuggendo regolarmente alle maglie della giustizia (“A Napoli non fa niente”, diranno. “Va alle corse, mangia, regala soldi in beneficenza ed è ben visto dai giornalisti furbi”). L'anno prima Coppola aveva girato IL PADRINO, una concezione del gangster movie opposta: romantica, grande, coinvolgente.
Ennesimo grande film di Rosi che si sofferma sulla figura del celebre Lucky Luciano e lo fa secondo il suo stile mescolando finzione (poca) e realtà (molta come al solito), il tutto condito dalle abituali e interessanti considerazioni (scomode) ed intuizioni (raramente riprese e ripercorse da chi di dovere). A corroborare il tutto contribuisce la consueta prova dell'immenso Volontè che arricchisce così la sua galleria di personaggi scomodi. Non può che esserci grande nostalgia per registi ed attori di questo calibro che sembrano non esserci più.
Rosi voleva forse descrivere la vita grigia e poco emozionante di un capomafia, dunque evitando eccessi e spettacolarizzazioni; il problema è che così ha reso inerte anche il film, che procede con tante, troppe spiegazioni e quando non è in scena il grandioso Volonté finisce quasi col diventare stucchevole. Indubbiamente c'è un certo gusto nella descrizione dei luoghi, ma a fine film rimane l'idea di un'opera sostanzialmente irrisolta.
Prosegue l'opera di denuncia di Rosi che qui utilizza il personaggio di Lucky Luciano come mezzo per descrivere come la mafia si sia radicalizzata nell'immediato dopoguerra grazie alla dabbenaggine (o cattiva fede ?) degli americani e al solito collaborazionismo dei politicanti. Sicuramente molto meno affascinante e scorrevole del Caso Mattei, ha nell'interpretazione di Volontè il suo punto di forza. Bello l'inizio al porto e molto interessante lo spunto relativo alla gestione disastrosa del primo dopoguerra da parte dei liberatori.
Film veramente noioso. Praticamente sembra di assistere al ritratto di un politico corrotto piuttosto che al ritratto di uno dei più famosi e sanguinari mafiosi del Periodo 1930-1960. Azione sottozero: in tutto il film vi è una sola sparatoria. Volontè ottimo come sempre ma non basta. Si salvano solo le musiche.
Non il miglior Rosi, ma certo un film di buon livello. Come sempre Rosi non bada all'effettaccio (le scene di sangue sono tutte all'inizio ed alcune sono pure un po' impacciate), ma alla paziente ricostruzione di un mosaico. Il verismo è sottolineato dal fatto che mai vediamo Luciano "trattare", come da legittimi sospetti. Enorme Volonté, come sempre del resto, che gli dà, qua e là, qualche tocco di umanità. Piange il cuore vedere le affamate napoletane mangiare cioccolata o panini mentre ballano.
MEMORABILE: Il film aggiunge, allo "schiaffo di Anagni", lo "schiaffo di Agnano".
Molto documentaristico. Rosi difficilmente indugia sull'immaginazione. Questo può diventare un limite, ma chi cerca la Storia in un film, trova la Storia. Ci sono tanti passaggi molto belli, a volte troppo sterillizzati, come di uno che conosce benissimo i fatti ma vuole prenderne le distanze. Rosi, da grande, trasforma un eroe negativo in un semplice uomo, restituendo a Luciano una dignità nella realtà molto latitante. Volontè è grande ma il suo personaggio prevarica sull'interpretazione.
Buon film nella migliore tradizione del cinema di Francesco Rosi, che qui come in molte altre occasioni, si occupa del rapporto tra potere e malavita, analizzando la figura di un uomo che per molti anni fu al centro di una fitta rete criminosa. Molto buona la ricostruzione ambientale e di buon livello (e quasi di tipo documentaristico) la sceneggiatura.Imprescindibile infine l'apporto del protagonista, il grande Gian Maria Volontè.
Il flusso degli eventi con cui si sostanzia l’opera di Rosi – le connessioni tra mafia e potere politico italiano e internazionale – è denso e nodoso, esplicitato con la minuziosa, disciplinata oggettività di una cronaca giornalistica che accoglie la spettacolarizzazione della violenza solo laddove necessaria o complementare (le stragi). Tale grigiore non offusca del tutto i pregi filmici, forti della maschera schiva e malinconica di un Volontè da cui trapelano cinismo e spietatezza e dell’atmosfera rarefatta e autunnale tradotta dalla fotografia di Pasqualino De Santis.
Altro bellissimo film di Francesco Rosi, che reputo uno dei migliori registi italiani. Affronta la storia vera di Lucky Luciano con gli occhi di un documentarista, non annoiando mai. Azione e violenza sono poche o nulle. Grande interpretazione di Volontè (che meridionale non è).
Dopo Mattei, Rosi si confronta con la biografia di un altro discusso personaggio, il gangster italoamericano Luciano. L'intento è descrivere, attraverso le gesta del famigerato protagonista, come dallo sbarco americano in Sicilia la mafia abbia potuto condizionare le sorti del paese. Questa volta non si va oltre un'impostazione documentaristica piuttosto fredda e con qualche lungaggine di troppo. Nell'ambito dell'abituale professionismo un mezzo passo falso. Un Volontè contenuto come richiesto.
Ho visto questo film dopo Cadaveri eccellenti (sempre di Rosi) e l'ho trovato più coinvolgente in alcuni tratti ma un po' tanto melenso in altri. Il taglio crudo e realista c'è sempre, unito però ad un abbozzo romanzesco che alleggerisce un po' la narrazione. Ottima l'interpretazione di Gian Maria Volontè ,anche se non ai suoi massimi. Da vedere con qualche piccola riserva.
Lo stile narrativo di Rosi, che non va a fondo minimamente con la finzione cinematografica e si mantiene su un realismo quasi documentato, da un lato evoca una perfezione salda nella messa in scena, dall'altro penalizza i ritmi; qui più che in altre occasioni, considerando anche che Volontè non dà il massimo della sua espressività nei panni di Lucky Luciano. Un bel film ma a volte lento, senza validi guizzi di coinvolgimento.
Interessante pellicola che ricostruisce parte delle vicende legate al noto boss mafioso, ben interpretato (al solito) da Volontè. Rosi si conferma regista attento a temi importanti della nostra storia, anche se in questo caso la rappresentazione risulta un po’ troppo frammentaria e può esserci qualche piccola difficoltà a seguire gli eventi che si susseguono sullo schermo. Non certo un capolavoro, anche a causa del ritmo assai blando, ma un film che merita la visione.
Rosi si sgancia dai modelli del cinema gangster, rifiutando di donare qualsiasi aura romantica al suo protagonista (un sempre ottimo Volonté). Piuttosto noioso nella parte iniziale (contrassegnata da dialoghi in inglese sottotitolati in italiano e dalla ricostruzione della Napoli del dopoguerra), il film decolla quando racconta con ritmo serrato le connivenze che garantirono a Luciano l’impunità, rendendo vani i tentativi di incastrarlo. Nei panni di se stesso compare Charles Siragusa, il funzionario del Narcotics Bureau che di Luciano fu nemico implacabile ma sfortunato.
MEMORABILE: Il prefinale, con l'interrogatorio di Luciano da parte del capitano della Guardia di Finanza, interpretato da Silverio Blasi.
Di fronte al profluvio di mafia-movie che invaderà gli schermi, con la sua demonizzazione iconica e certa condiscendente spettacolarizzazione, il film di Rosi continua ancor a distinguersi per l'approccio analitico teso a disvelare il carattere "politico" assunto dal dopoguerra in poi da Cosa Nostra. Cifra riassunta dall'atteggiamento guardingo, sornionamente sprezzante e intimamente bramoso di potere del Luciano di Volonté. A mancare (rispetto a Salvatore Giuliano o Cadaveri eccellenti) è la dimensione metafisico-cinematografica, mai davvero evocativa.
Diciamolo subito: non uno dei migliori film di Rosi. E c'è un motivo molto preciso, in quanto l'opera appare abbastanza didascalica raccontando fatti più o meno noti della vita di Lucky ma senza uno sviluppo vero e proprio cinematografico di tutta la vicenda e a volte ci sono fasi di stanca, nella narrazione, che annoiano. Anche lo stesso Volontè non sembra convincente, nella parte. Il film si salva per essere uno dei primi esempi di cinema di denuncia della collusione Mafia-Stato.
Un film mediocre, mezzo passo falso nella vasta filmografia di Rosi. I problemi principali sono la storia in sé (viene analizzato uno spezzone della vita di Lucky Luciano che è certo interessante, ma molto meno rispetto ad altre vicende raccontate da Rosi) e una regia che questa volta non riesce proprio a sollevarsi da un certo cronachismo. Fotografia spenta, Volonté in un personaggio un po' troppo piatto, rimane un film dai meriti puramente storici e didattici.
La storia della seconda parte della vita del boss italoamericano, impersonato da Volonté con la consueta, eccezionale bravura. A parte qualche flashback negli anni del proibizionismo, il film si concentra sull'esilio italiano del capomafia. Rosi sceglie un taglio molto piano, senza enfasi o azione, più incentrato sui rapporti criminali del protagonista e il suo ruolo nel narcotraffico. Il tutto francamente è scarsamente interessante (il soggetto sembra tratto da un verbale di questura) e spiega poco della vicenda storica e umana di Luciano.
Rosi ripercorre "l'esilio" italiano del celebre boss di Cosa Nostra con un film in bilico fra la biografia, la denuncia sociale e il gangster movie. Proprio per la sua natura indefinita la pellicola diventa difficile da seguire se non si conoscono le vicende, anche a causa dei frequenti flashback che rendono la narrazione frammentata. Solita grande prova di Volontè, anche se il personaggio non è completamente nelle sue corde, buono il resto del cast. La confezione di lusso (da citare la splendida fotografia di De Santis e la ost di Piccioni) eleva il pallinaggio totale. Più che buono.
Documentaristico, evocativo con tanta cronaca ma anche romanzo. Senza contare l'aspetto storico degli anni Quaranta. Flashback à gogo, che a volte non interessano nemmeno direttamente la vita di Luciano e il pezzo della Napoli occupata. Insomma troppa roba insieme che alla fine fa a pugni restituendo una pellicola mediocre sicuramente non all'altezza di Rosi. Volontè sempre bravo ma dopo un po' la noia inizia a farla da padrona e la sua sola performance non basta a tirare su il film.
Forse il film più deludente di Francesco Rosi, anche perché non realizzato nella fase calante della carriera bensì coevo di altri suoi grandi film. L'andamento è quello tipico di Rosi, continuamente a cavallo tra cinema, inchiesta giornalistica e documentario. Il fatto è che qui il regista rinuncia completamente a qualsiasi azione, cosa che riduce il film quasi a uno strazio. Non convince inoltre la sceneggiatura, piena di salti incomprensibili e che in certi momenti relega il personaggio di Lucky Luciano a mero sfondo. Gian Maria Volonté immenso, ma stavolta non basta.
Ricostruisce luoghi e costumi, “persone” e azioni, in modo ineccepibile. Piuttosto razionale nel raccontare i fatti e senza scene eccessive, anche se non mancano alcuni momenti in cui la violenza viene mostrata in modo palese. Il taglio praticamente documentaristico lo inquadra in un ambito “serio, importante”, lasciando però meno spazio al “puro” intrattenimento, con tutte le conseguenze del caso. Molto bravi tutti i partecipanti, con Volontè sempre validissmo nell’interpretazione del suo personaggio: scaltro, furbo e ambizioso; silenzioso e sorridente, inquietante e micidiale.
Rosi presenta ampi scorci di vita di un celebre boss per illustrare, con approccio documentaristico, le responsabilità politiche (anche internazionali) della crescita di potere e influenza della mafia; la denuncia è rigorosa come sempre, ma l'impatto è smorzato da un'esposizione poco lineare, a tratti divagante e da una ricostruzione ambientale non impeccabile. L'interpretazione del personaggio eponimo con toni sornioni, quasi dimessi, ben testimonia l'impressionante capacità di Volonté nel calarsi, anche linguisticamente, nei ruoli a lui affidati.
MEMORABILE: Il dibattito sulla droga all'ONU; La conferenza stampa di Lucky Luciano, da accostare all'interrogatorio che precede l'epilogo.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
CuriositàGugly • 8/02/08 23:13 Archivista in seconda - 4712 interventi
Tanto per rimarcare la profondità con cui Volontè si buttava nel personaggio: non solo si era fatto risistemare la dentatura, Francesco Rosi racconta nel documentario a Volontè dedicato che durante le riprese fu condotta sul set una delle vecchie amanti di Lucky Luciano; questa vide Volontè e....quasi si senti male; appena ripresasi disse : E'iss ( e' lui).
MusicheEllerre • 13/05/10 09:57 Call center Davinotti - 1224 interventi
Magnifica colonna sonora jazz con tinte funk e soul di Piero Piccioni che qui non ha nulla da invidiare ai colleghi americani specialisti del genere. Riferimento discografico: Piero Piccioni, Lucky Luciano, CBS 1974.
DiscussioneGugly • 23/05/13 22:05 Archivista in seconda - 4712 interventi
Sono strasicura, la voce è inconfondibile: il personaggio dell'agente Cia che dovrebbe portare le prove contro Lucky Luciano è doppiato da Adolfo Celi...ma lui non c'è, peccato!!
Da notare che il personaggio di Charles Siragusa è interpretato da lui stesso.
CuriositàZender • 27/02/16 14:58 Capo scrivano - 48443 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
DiscussioneRaremirko • 9/10/18 22:51 Call center Davinotti - 3863 interventi
Buona sorta di inchiesta filmica su di un personaggio controverso, qui rappresentato in un modo particolare, visto che Volontè pone una sorta di maschera triste e malinconica.
Ha il sapore dell'istant movie alla Ferrara, e quindi può piacere o non piacere.