Ottima trasposizione cinematografica della celeberrima rock opera di Tim Rice e Andrew Lloyd Webber. Molto interessante la scelta effettuata dagli autori di mostrare il punto di vista di Giuda Iscariota e le motivazioni del suo tradimento. Le musiche sono bellissime e la loro trasposizione in immagini molto ben riuscita. Uno dei musical più belli mai realizzati, da vedere assolutamente.
Seconda produzione biblica per Rice e Lloyd Webber (la prima fu Joseph and the Amazing Technicolor Dreamcoat dedicata a Giuseppe, quello venduto dai fratelli) basata prevalentemente sul Vangelo di Giovanni. Narra gli ultimi giorni della vita di Gesù, visti attraverso gli occhi dei cattivi storici: Giuda (la voce portante), Pilato, Caifa e Anna. La trasposizione cinematografica non toglie nulla a quella teatrale, aggiungendole la bellezza degli scenari originali di Israele. Una visione non convenzionale, che resta attuale anche dopo quasi 35 anni.
Sarà che non impazzisco per i musical, ma non mi ha entusiasmato più di tanto. Ho però trovato straordinario Carl Anderson. Non è certo un brutto film, ma ha qualche pacchianeria di troppo. Apprendo da IMDb che l'attore che interpreta Pietro (e che nella realtà si chiama Paolo: Paul Thomas, qui accreditato come Philip Toubus), paradossalmente ha poi avuto una chilometrica carriera nel cinema pornografico. Lavora, non accreditato, nel massaccesiano Emanuelle - perché violenza alle donne? Incredibile.
Migliore trasposizione possibile dello splendido musical di Al Webber, si rivela un magnifico film, che aggiunge, agli ottimi numeri musicali già noti, una bellissima ambientazione ed un carattere ibrido tra storico e moderno che, a oltre trent'anni dalla sua realizzazione, lungi dall'essere superata, mantiene indatta la sua attualità. Alcune scene (come la crocifissione) sono di fortissimo impatto emotivo. Bravi gli interpreti, specialmente Anderson (tormentato Giuda), vero protagonista del film.
Posto che nessuno (vero?) è più in grado di prendere sul serio l'idea di mostrare Giuda come un agit-prop deluso che Gesù non diventi il subcomandante Jesus contro quei fascistoni di romani guidati dal console Nixon, cosa rimane? Parecchio kitschume, e tuttavia della musica ancora notevole, con qualche pezzo memorabile, anche se rispetto alla prima versione discografica si perde molto nel ruolo di Cristo, originariamente affidato alla devastante ugola di Ian Gillan dei Deep Purple (!). Invecchiato male.
Visione molto datata che si avvale di splendide musiche e coreografie trascinanti, anche se talvolta sembra di stare dalle parti di Hair. Il film è discontinuo e poi, lo devo dire, Erode mi sembra il cugino grasso di Al Bano Carrisi: ogni volta che vedo quella scena mi viene da ridere. Ok, torno seria: è un film figlio del suo tempo, con un finale che commuove ogni volta.
MEMORABILE: La canzone di Maddalena, l'entrata a Gerusalemme, il balletto successivo, il finale.
Destinato a diventare un cult, per via della poderosa messa in scena e per la cura delle scenografie. Anche le musiche, che costituiscono l'ossatura dell'intera pellicola, sono destinate a superare - con risultati ottimali - il trascorrere degli anni: e questi sono i pregi. Noiosetto, semplice, ruffiano ed imbastito sulla semplice operazione di somma aritmetica con numeri primi - che complessi non ve n'è ombra - quali musica + affascinanti attori + una spruzzatina di catto-mania. I difetti in(somma) annullano i meriti. Da vedere comunque.
Gli ultimi giorni della vita di Gesù nel bellissimo musical di Rice e Webber, ben sostenuto dalla straordinaria interpretazione di Carl Anderson (Giuda). La regia di Jewison è molto Anni Settanta, con zoomate e fermi immagine, con apostoli post-hippy e anacronismi. Ma l'impatto rimane notevole e Giuda che nel deserto è inseguito dai carri armati crea un emozionante cortocircuito con l'attuale occupazione israeliana della Palestina.
Deludente trasposizione dello splendido musical di Weber che a suo tempo fece scandalo e storia. Il problema fondamentale è che la pellicola risulta ormai troppo datata e legata al tempo in cui fu girata. In ogni caso le belle trovate non mancano (e poi ci sono le splendide e trascinanti canzoni che continuano a mantenere ancor oggi intatta tutta la loro bellezza).
Un film dei suoi tempi a cui non si può rinfacciare la mancanza di forza nella messinscena. E la colonna sonora, una volta tanto, è veramente di alta qualità senza le menate dei musical ma quasi vero rock. Gli interpreti sono azzeccati; oggi molte cose possono sembrare ingenue (tipo Giuda nero, ma era un'idea forte al tempo) però resta migliore della Passione di Mel Gibson, libertario qui dove là c'è solo fanatismo. Non parliamo del Gesù di Zeffirelli poi...
Se si fosse impossibilitati per qualsiasi ragione a vedere almeno una volta nella vita "Jesus Christ Superstar" a teatro, allora questa versione cinematografica risulta davvero utile: riesce a trasferire in maniera ottimale l'atmosfera del musical originale. Sicuramente la migliore performance è quella di Giuda, bravissimo sia come cantante che in generale come attore.
L'umanità del Cristo viene esaltata dal crogiolo emotivo di Giuda che vede l'uomo che ama farsi, agli occhi della gente, più importante del messaggio che comunica. Larga parte della riuscita calibratura tra rivisitazione e ortodossia deriva da una lungimirante e coraggiosa definizione dei comprimari (l'impotenza di Pilato, la passione materna di Maddalena), perché la storia di una Star è il suo pubblico a raccontarla. L'idea della rappresentazione (lo show) che dà cornice al film, riconnette la novella tanto all'urgenza di ritualizzare il sacro quanto ad una sana, destabilizzante iconoclastia.
La più bella caratteristica del film è la mancanza di parti recitate a favore di un totale scorrimento di canzoni. Ottimo cantante Carl Anderson (tra l'altro morto qualche anno fa), che stupisce con un'interpretazione originale e più umana di Giuda. In generale il film mi sembra attempato e certe musiche sono abbastanza scontate, nonostante il grande successo del musical.
Anche a distanza di anni, il celebre musical fra sacro e profano non perde il suo smalto, grazie al valore intrinseco delle musiche e ad un soggetto intrigante, che non dissacra la figura del Cristo, pur insistendo comunque sulla sua umanità. Penso e spero che sia un film per credenti e non credenti, proprio perchè valorizza aspetti di una comune umanità, e svolge un discorso non banale sul rapporto col sacro.
Ottima trasposizione cinematografica dell'opera rock teatrale di Lloyd Webber. La figura di Cristo viene mostrata durante la sua ultima settimana di vita. Lo sguardo della narrazione è quello di Giuda che, attraverso la messa in discussione delle parole del Messia, mostra la figura di Gesù come "umana" più che divina (Gesù nn compie alcun miracolo). Le location israeliane sono spettacolari e d'impatto. Un musical evergreen che lascia stampate nella mente i bellissimi brani e le suadenti voci che le interpretano: tra tutti Anderson e Neeley.
Gesù come una rockstar? Qualche fedele si è magari arrabbiato, ma anche gli amanti del rock sono disorientati da un tale mix di sacro e profano. Il Cristo qui rappresentato è un ex "divo", privo dei poteri con cui ha costruito le sue fortune o meglio, rinunciatario e in definitiva incapace di cambiare il mondo (lo stesso si può dire del rock, anche se molti a quei tempi ci speravano). Tutti lo tirano per la giacchetta (specie Giuda) ma Jesus sembra più un eroe moderno, percorso dai dubbi tipici del nostro tempo. E quindi umano, molto umano.
Passione e morte di Gesù Cristo in versione rock-drama, portata sul grande schermo da Norman Jewison. Per quanto le canzoni siano sempre bellissime c'è ancora chi, nella parte di Gesù, avrebbe voluto vedere, come in teatro, Ian Gillan dei Deep Purple, anziché Ted Neely. Neely, comunque, si difende bene, ma deve inchinarsi allo stratosferico Giuda Iscariota di Carl Anderson, vero protagonista del dramma. L'ambientazione moderna-hippy è suggestiva, anche se rischia di ancorare troppo il film agli anni '70. Buone le location, bravi tutti.
MEMORABILE: Giuda nel deserto; L'arrivo di Gesù a Gerusalemme; Gesù che prega; Le 39 frustate inflitte a Gesù; La morte di Giuda e la crocifissione di Gesù.
Ottima pellicola tratta dallo straordinario musical di Lloyd Webber e Rice, rock e dissacratoria quanto basta, che alterna momenti toccanti (il monologo di Gesù nel giardino del Getsemani) ad altri più divertenti e scanzonati (la canzone di Erode) e che può contare su musiche e interpretazioni fenomenali. Da non sottovalutare la rappresentazione umanizzante di Gesù e Giuda, entrambi burattini in un progetto che nessuno dei due comprende fino in fondo. Un mio cult personale.
Ottima trasposizione cinematografica dell'eccezionale musical di Andrew Lloyd Webber, grazie soprattutto alla straordinaria prova di Carl Anderson che restituisce umanità a un personaggio fin troppo bistrattato come Giuda. Oltre a questo ci sono la potenza visionaria di alcune scene di culto (i malati che chiedono che Gesù li guarisca e la parte finale soprattutto) e ovviamente le bellissime musiche.
MEMORABILE: If you'd come today you could have reached a whole nation. Israel in 4 BC had no mass communication.
Solitamente i musical mi causano bolle e pruriti: l'unica eccezione è questa fantastica rivisitazione della vita del più affermato instauratore di monoteismi che la storia ricordi. Ottima musica, l'età dell'acquario spostata nella Palestina dell'anno Zero, un memorabile Carl Anderson che torna dalla dannazione eterna di bianco vestito ed entra nella storia, un Gesù umanissimo pieno di dubbi e domande destinate a restare senza risposta. Una visione sempre piacevole che non perde nulla della sua freschezza a 40 anni dalla realizzazione. Immortale, appunto.
Un classico del genere musical trasposto in maniera rigorosa e allo stesso tempo originale, ma non privo di qualche difetto. Certo, le musiche sono epocali così come alcuni dei loro interpreti ma purtroppo, a differenza di altri prodotti dello stesso genere, col tempo ha perso qualcosa e visto oggi appare un po' datato in certe scene, soprattutto nelle coreografie. Comunque è un punto fisso nel panorama dei musical e per l'appassionato va visto almeno una volta.
MEMORABILE: L'incontro con re Erode; La morte di Giuda.
Un'ottima trasposizione del musical omonimo che racconta in maniera originale l'ultimo periodo della vita di Cristo. La sceneggiatura è incentrata quasi interamente su Giuda, che si erge a protagonista, e il tutto ha principalmente uno stile di narrazione "realistico" dei fatti, senza mostrare miracoli, risurrezioni e mettendo in dubbio la figura del messia come figlio di Dio. Tracce ottime, con pezzi deliziosi che spaziano dal rock sfrenato a ballate dolcissime. Quasi due ore di musical che scorrono veloci.
MEMORABILE: Gesù nel tempio; I lebbrosi; L'ultima cena; La canzone "Gethsemane"; Erode.
Che effetto può fare rivederlo ora, ad anni di distanza delle ripetute visioni degli anni giovanili? Temevo che fosse invecchiato male, ed invece i "contro" sono gli stessi di allora: Ted Neeley Jesus dalla voce troppo tremula, alcune coreografie pacchiane, un'impronta hippie sin troppo marcata. Ma sono restati gli stessi anche i tanti "pro", dalla suggestiva ambientazione ai fantasiosi costumi. Ma il pezzo forte è la colonna sonora fantastica, con tanti brani indimenticabili, che ne fa uno dei migliori musical cinematografici di sempre.
Notevole versione cinematografica del celebre musical di Andrew Lloyd Webber che, grazie a questo film, è rimasto nella memoria collettiva. All'epoca fece un po' scalpore la visione libertaria dei Vangeli, ma in realtà è più fedele di come sembra: splendide le canzoni, memorabile il cast con il compianto Carl Anderson come Giuda e Ted Neeley che ancora oggi porta sulle scene Gesù.
MEMORABILE: L'entrata a Gerusalemme; La morte di Giuda; La notte nel Getsemani con l'acuto di Ted Neeley.
Se al posto di Neeley (che comunque funziona) ci fosse stato Ian Gillan sicuramente sarebbe stato meglio, ma resta una trasposizione cinematografica del noto musical decisamente riuscita; Anderson/Giuda ruba la scena per carisma e capacità canore, sullo sfondo di paesaggi esotici molto suggestivi, coreografie di ballo efficaci (seppur a tratti un po' kitsch) e un'atmosfera '70s evidente (curiosi il look e gli inserti di elementi contemporanei), che oggi riveste l'opera di un'aria da modernariato, comunque gradita per chi ama il periodo.
Più vicino all’opera rock che al musical, questo continuum di canzoni presenta un Gesù molto umano, con un’alternanza di sacro e profano, di antico e moderno che non stride mai. Figlio del suo tempo, mantiene a distanza d’anni una notevole forza suggestiva, grazie alle ambientazioni, alle prove degli attori (soprattutto di Anderson, nell’intenso e fondamentale ruolo di Giuda), ma in particolare per il potente strumento narrativo: le canzoni, alcune delle quali diventate dei classici.
MEMORABILE: Le riflessioni e i dilemmi di Giuda; Nel tempio; ”This Jesus Must Die”; L’innamoramento di Maddalena; L’ultima cena; Le 39 frustate.
Divertente musical Anni 70 in puro stile hippie che, nonostante l'età, dimostra di essere invecchiato piuttosto bene. La cosa che colpisce di più è l'aver mescolato modernità e antichità: possiamo vedere infatti soldati vestiti con abiti moderni, mitragliatori o quant'altro. Nulla da dire sulle canzoni e sui cantanti/attori che sono fantastici anche se, alla fine, a oscurare un po' tutti è il personaggio di Giuda.
Il Vangelo come metafora della contestazione è un'idea meno originale di quanto si creda (da noi ci provò, con linguaggio diverso, anche De André) ma il musical di Rice-Webber è un capolavoro di pop orchestrale che seppe incarnare (e forse superare) il concetto di "rock opera" anticipato dagli Who: la trasposizione cinematografica è un manifesto dell'hippismo, sincero e ingenuo, che mescola semplicità (viene da dire appunto: parrocchiale) di rappresentazione a momenti puramente kitsch. Il Giuda nero (idea potente) giustifica un Gesù cappone.
MEMORABILE: Musicalmente il coro "Must die, must die, this Jesus must die"; Cinematograficamente la "non-resurrezione" del finale.
Mitico musical la cui fama trascende anche gli effettivi meriti, ma che garantisce in ogni caso quella particolare esperienza di meraviglia e di coinvolgimento dei sensi tipica dei cult musicali anni '70. Le ultime vicende della vita di Gesù narrate attraverso ottime canzoni rock ormai passate alla storia. Azzeccatissima la centralità del personaggio di Giuda, qui dipinto come il vero eroe tragico della situazione, al quale fra l'altro sono affidate alcune delle canzoni migliori. Non piacerà a tutti, ma prima o poi una visione è necessaria.
MEMORABILE: La fustigazione di Gesù all'ossessivo ritmo del famoso riff di Heaven on Their Minds; Il "laico" finale.
Grande genialata: la visione di un Cristo reso qui praticamente "umano", con le proprie debolezze, paure, il tutto condito da scene a volte al limite del grottesco, rende l'opera ineguagliabile. Merito del regista inoltre l'aver saputo immergere, con un gioco di prestigio, il cast di attori nell'epoca giusta... così come farli riemergere alla fine del film, quasi come fosse un flashback.
Trasposizione cinematografica in salsa hippie del fortunato musical di Broadway che perde nettamente rispetto alla versione teatrale, pur conservando una freschezza e un'originalità molto interessanti. Le musiche sono il vero e unico punto di forza di un film che recitativamente ha poco da offrire e che diventa, a tratti, molto pesante da digerire.
Musical immortale, che ha dalla sua delle canzoni bellissime cantate da voci magnifiche come quelle di Carl Anderson e Yvonne Elliman (mentre Gesú non è all'altezza dei comprimari). La reintrepretazione della parabola cristiana dei vangeli in chiave terzomondista e esistenzialista viene qui espressa in modo semplice e conciso, anche se le varie parti del film sono per lo più spezzoni separati e trascinati dai differenti brani. Il messaggio, quindi, non va molto al di là di qualche frase elementare, ma la forza del film sta nelle immagini e canzoni che gli vengono associate.
Uno dei musical più famosi della storia del cinema, rifacimento di un'opera teatrale. Film come questi si amano o si odiano, perché è fondamentale amare il genere per apprezzarlo al meglio. A prescindere comunque dai gusti, la spettacolarità della messa in scena e la bellezza delle canzoni è notevole, così come il fatto che la mancanza totale di parti dialogate renda il tutto, se non pesante, sicuramente non per tutti. Straordinari Giuda e Gesù. Un'opera rock che ha fatto storia, ma consigliata solo agli amanti del genere o del contesto biblico. Per gli altri sarà noia.
I Vangeli raccontati in chiave hippie, con Gesù che di fatto non ha genitori (la Madonna non appare), odia il potere, ha buoni rapporti con Giuda che a sua volta fa dono dei soldi del tradimento. Come specchio di un'epoca è davvero molto interessante, ma come film è decisamente invecchiato male e anche le musiche non hanno affatto lo stesso impatto degli anni Sessanta.
Gruppo di attori inscena l’ultima settimana della vita di Cristo. Opera rock, o più precisamente di musica prog, in cui le musiche non perdono il ritmo nonostante l’età del film. Solo qualche dialogo appare poco filante, come cantato. L’impronta hippy e pacifista calza con la narrazione e il musical spezzettato in varie sequenze è snello per la visione. Celeberrima la canzone portante e divertente il siparietto di Erode in stile operetta. Notevoli le ambientazioni israeliane.
MEMORABILE: Il mercato del tempio; I caccia militari; Le frustate contate.
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Il noto gruppo inglese dei Deep Purple ha più volte inserito il tema di Superstar nel loro brano "Strange kind of woman". Vedere qui al minuto 4:20
Nd Zender: il motivo è molto semplice. Ian Gillan (ovvero il cantante storico dei Deep Purple) aveva interpretato Gesù nel doppio Lp tratto dall'opera di Webber e Rice, disco che uscì ancora nel 1970, tre anni prima del film.
No un momento. Quello che dici tu su Ian Gillan è vero,ma l'inserimento di questo "motivo" nel brano citato, è una cosa che i Deep Purple hanno eseguito solamente successivamente, cioè intorno agli anni ottanta e nelle loro performance dal vivo. Fra le varie esecuzioni "LIVE" negli anni Settanta non mi pare di aver sentito questa piccola improvvisazione.
Sarei più propenso a sostenere che il tema citato sia stato inserito solamente dopo l'uscita del film, e quindi solamente dopo il 1973.
Ma potrei anche sbagliarmi.
MusicheZender • 10/06/12 17:04 Capo scrivano - 48839 interventi
Non capisco però cosa cambi, la cosa. Non ho idea se il motivo sia stato cantato già prima del 1973 (dovresti chiederlo a Gillan, perché di certo non esistono registrazioni di TUTTI i loro concerti dell'epoca), ma la trovo comunque una cosa normale. Questi gruppi in cui alcuni componenti eran celebri anche per altro era normale inserissero in scaletta accenni a successi personali extra-gruppo. In ogni caso io sottolineavo solo il motivo per il quale era cantato da Gillan il pezzo del film.
Zender ebbe a dire: Sempre stupendi. Grande, grande collezione Lucius!!! Grazie mille per l'apprezzamento.
Sto dando la caccia ai 45 giri dei gialli e trhiller italiani degli anni settanta, sono così rari che per molti di questi è difficile trovare immagini perfino su internet.
Dopo Spasmo ne sono riuscito a trovare un altro, entro la fine del mese lo posto in esclusiva per Il Davinotti, una vera chicca per gli appassionati.Ciao.
Non lo sapevo, ma il film è stato doppiato in francese
Qui un esempio (ma su you tube si trovano tutti i pezzi doppiati, mi pare)
https://www.youtube.com/watch?v=BnyhiwEOBYc
Dalla collezione cartacea Fauno, il flano del film:
DiscussioneAlex75 • 31/08/17 16:29 Call center Davinotti - 710 interventi
Il ruolo di Pietro fu affidato a Paul Thomas (Philip Charles Toubus), attore allora piuttosto noto a Broadway, che poco dopo scelse tutt'altro genere: è infatti presente in centinaia di pellicole hard (spesso dirette da lui stesso).
DiscussioneZender • 31/08/17 18:35 Capo scrivano - 48839 interventi
Sì, l'hard lo lasciamo stare, con i suoi protagonisti e i loro trascorsi, come noto.