Ci aveva già guadagnato bene Danny Boyle, col recupero degli zombi (o contaminati che dir si voglia) ripresi convulsamente: il connubio aveva funzionato in 28 GIORNI DOPO e si era riconfermato nel sequel. Balaguerò e Plaza estremizzano ulteriormente la tecnica filmando l’intera storia come se si trattasse di un reportage “in diretta” opera di una conduttrice (Manuela Velasco) e il suo cameraman. I due arrivano alla caserma dei pompieri di Barcellona per documentare la nottata “tipo” dei nostri eroi e si ritrovano catapultati con loro in...Leggi tutto un condominio infestato da zombi (o magari Demoni, ecco, visto che il secondo capitolo di Bava proprio in un claustrofobico condominio era girato). La polizia, accortasi del dilagare lì di una sospetta epidemia, mette in quarantena l’abitazione e chiude dentro tutti: pompieri, giornalisti e inquilini! Col contagio che si diffonde via saliva (e quindi morsi) e la telecamera sempre accesa assisteremo a rincorse, grida, dissanguamenti e tutto ciò che appartiene al genere. Il punto è che CLOVERFIELD al confronto pareva un piano-sequenza di Tarkovskij: le riprese sono quanto di più caotico e confuso sia capitato di vedere finora e indispettiranno molti. Oggi va così, non c’è niente da fare: per dare l’impressione della velocità, per calarvi fino al limite massimo nell’azione, in molti ritengono di dovervi immergere in un turbine d’immagini che gira a mille all’ora. Così si prende un tema classico (era successo con CLOVERFIELD, succede pure qui) e lo si mette in scena dal punto di vista della telecamera, che si sostituisce all’occhio del regista e impone le sue regole necessarie all’ “effetto-verità”: stacchi improvvisi, sbalzi continui, ronzii elettronici, rewind, momenti di buio... Balaguerò e Plaza hanno sicuramente esagerato, ma va anche detto che, prese singolarmente, alcune scene (come certe esplorazioni all’interno degli appartamenti bui) sono efficacissime e spaventevoli. E di grande impatto sono pure i venti minuti finali, con lo svelamento inatteso di parte dell’enigma e un viaggio nell’orrore più profondo. Tutto sta ad accettare questo nuovo punto di vista (e non è facile). Del resto è evidente che soggetto e sceneggiatura sono un semplice pretesto (riciclato) per proporre questa “nuova” visione delle cose. Che non guarda troppo a CLOVERFIELD e BLAIR WITCH in realtà, quanto piuttosto al CAMERAMAN E L'ASSASSINO, visto che le riprese sono “live” e non frutto del recupero di un filmato misterioso.
Per favore: basta! Non se ne può più di film debitori - sino all'osso - di Cannibal Holocaust. Questi furbastri spagnoli, già artefici di blandi horror psicologici stile Nameless, Darkness o Second Name ci riprovano ad imbastire un film ruffiano, che vorrebbe emulare il tema "infection" à la zombi, costruendo di fatto un "mediometraggio" (per nostra fortuna) a causa di un budget modesto. Riprese simulate (che poi sono realmente fatte così) con camera amatoriale; effetti splatter negati per principio; trama risaputa e affiliata a Blair Witch...
Il solito morbo misterioso infetta gli abitanti di un palazzo. Naturalmente le autorità cercano di nascondere tutto e l’esercito controlla le uscite per evitare che qualcuno possa scappare e diffondere il contagio. Come andrà a finire? I soliti ingredienti per il solito bruttissimo film reso ancor peggiore dall’uso della telecamera a spalla e da un fotografia terrificante. A tratti non si vede letteralmente nulla ma solo ombre che si muovono sullo schermo. Restando in tema col film... semplicemente letale! Almeno dura poco.
Lo stile di Balaguerò e Plaza è letteralmente disfatto dalla ballonzolante, concitata macchina a mano che insinua una costante, ansiogena latenza di realtà . Le tematiche sono quelle note e spaventose elaborate a partire dalla morale cattolica (viralità del male, assedio e possessione, infanzia) mentre il suono è una perturbante architettura del macabro. Si arriva così agli ultimi 20', genuino, profondissimo cinema del terrore. Senza andare troppo per il sottile è un film che antepone la funzionalità del genere alla poetica dell'autore, cosa di cui dovrebbe più spesso gioire il pubblico.
Meglio del simile Cloverfield, sempre girato in stile Blair Witch Project. Uun film riuscito, nulla di speciale; forse poco pauroso ma davvero molto ma molto angosciante. Non manca qualche momento di noia nel finale, ma il film nel complesso mi è piaciuto. Promosso.
La domanda che mi pongo è: ne avevamo bisogno? Se un buon horror per esser tale deve avvalersi di idee riciclate (quasi nell'intero), gracchianti fruscii che al confronto un effetto Larsen durante un meeting è cosa buona e riprese alla Vogel & co., allora tanto di cappello! In realtà la scarsa qualità (ricercata, ovvio) toglie anche il minimo di contentino finale o arcano svelato che dir si voglia. Paura zero, fastidio audio visivo da Oscar. Lo pseudo mostro finale non ricorda un po' la Creatura dell'omonimo film? Evitare assoultamente!
Meno peggio di quanto mi aspettassi, dopo la critica non troppo favorevole. Rec è un film che butta lo spettatore nell'orrore puro senza dare, almeno fino alla fine, una spiegazione o un senso logico. Senza essere mortalmente splatter (e di sequenze che potevano prestare il fianco a questa inclinazione ce ne sono parecchie), "Rec" riesce a infondere un senso di malessere e paura a tratti angoscianti, grazie a qualche trovata decisamente spaventosa. Superato l'impatto, la ripresa "in diretta" diventa perfettamente funzionale alla storia. Non male.
Non male questo filmetto, uno dei pochi girati con l'assurdo espediente del cinema verità e che si riesca a seguire fino alla fine senza noia o mal di mare. Narrativamente riprende l'assalto al condominio abitato da zombie in una celebre sequenza di Zombi di Romero. Gli spaventi ci sono (il morso della bambina), il ritmo pure e gli effetti speciali anche. Peccato per il solito finale ambiguo. Ma come horror di mezzanotte è un piatto più che gustoso!
A me è piaciuto: gli zombi son belli e il film fa paura. Anche a me ha ricordato Demoni 2, ma non ho trovato, come ho letto su svariate recensioni, riferimenti politici. Se qui c'è della politica allora Diary of the dead che cos'è? Paradossalmente l'angosciante parte finale, che è piaciuta molto ai giurati del BIFFF che non parlavano spagnolo (e che quindi non hanno capito niente della spiegazione) a me ha lasciato l'amaro in bocca.
Non sono un amante delle riprese finto amatoriali, ho detestato Blair Witch Project e penso che continuerò a detestare l'estenuante ricorso a riprese sui generis: stancano l'occhio e costringono lo spettatore ad uno sforzo non da poco per seguire la pellicola. Tuttavia, nonostante il tema principale del film sia fin troppo inflazionato, Balaguero è riuscito quantomeno a regalare un'interpretazione alternativa del fin troppo abusato tema zombie.
Era chiaro che il fattore Blair Witch Project, prima o poi, sarebbe stato sfruttato dall'industria cinematografica. Levato di mezzo il marketing, le furbate e tutti gli altri orpelli, Balaguerò e Plaza utilizzano l'amateur-style con il giusto piglio, firmando una pellicola davvero buona, ricca d'atmosfera e affatto parca di momenti di tensione. Ottimo il comparto sonoro e azzeccata la deviazione dall'apparente "zombismo" verso tematiche demoniache. L'ultimo boccone di film, poi, è una bomba che ti esplode in faccia. Da vedere.
Personalmente l'ho gradito abbastanza. Sicuramente è debitore di parecchie pellicole del passato, ma ha uno stile tutto suo. L'escamotage di impaurire prendendo alla sprovvista lo spettatore spesso funziona (del resto è una tecnica vecchia ma ben collaudata) e la tensione a tratti c'è. La durata ridotta è un altro punto a suo favore.
Uscito poco dopo Cloverfield, questo film di matrice spagnola ha il pregio, rispetto al film americano, di riuscire a trasmettere angoscia allo stato puro e in un certo senso di far sentire partecipe lo spettatore. Non è ai livelli di The Blair Witch Project ma risulta un bel film.
Il fenomeno Blair Witch Project ha dato vita a una serie innumerevole di film girati con stile amatoriale o giornalistico, che dopo pochi minuti creano una notevole nausea: l'esempio più recente è proprio "Rec", girato però, a differenza del film citato, da due professionisti. L'idea di fondo non è nuova (Cannibal Holocaust ha influenzato tutto questo genere di film) e considerando che un buon film di vampiri l'aveva già fatto Boyle, di questo se ne poteva anche fare a meno.
Horror spagnolo la cui trama è semplice ma di grande effetto. Una conduttrice di un programma notturno si reca presso i pompieri per girare un servizio. Arriva una chiamata e decide di partire con loro. Arrivati nella casa, credendo di dover soccorrere una anziana, scoprono un terribile segreto. Un segreto mortale. Gli effetti speciali ci sono come le scene splatter, la fotografia e la scenografia donano al film un'atmosfera straniante. Le riprese potrebbero risultare indigeste, a qualcuno, ma questo è [REC].
Con pochi mezzi e spazio tutto sommato ridotto si è saputo realizzare un ottimo horror che spaventa per davvero e tiene incollati alla poltrona. Violenza, suspence, spavento molto ben inseriti nella pellicola, che annuncia un suo seguito. Agghiacciante la location della stanza nel finale.
Balaguerò dopo i mediocri Second name e Nameless prende spunto da BWP e Cloverfield (di più il primo) e gira un reality-horror, con zombi che terrorizzano un intero condominio, tutto girato con camera digitale (da un esperto e non da un dilettante). Siamo quasi ai livelli dei film sopracitati (non esagero): suspence allo stato puro, ed anche se i primi minuti sono un po' noiosi, credo che questo film possa tranquillamente risultare come uno dei migliori horror fatti nel nuovo millennio.
Riecco l'effetto reality, con telecamera a braccio, sussulti continui, corse, urla. Ancora più documentaristico di Cloverfield, con meno effetti, ma in grado, qua e là , di creare una certa suspence. Il problema è che l'aria fritta (interviste, enfasi continua e dialoghi tappabuchi) domina quasi incontrastata. Se poi aggiungiamo che di idee nuove proprio non ce ne sono, ecco che il tutto assume i contorni della pellicola che cavalca l'onda del momento, costituita appunto dai maledetti reality. Un po' di sangue comunque c'è. Mediocre, ma vedibile grazie ad alcuni inquietanti momenti riusciti.
MEMORABILE: La sensibilità dell'agente: "Come si chiama sto cazzo di vecchia?". I due pirlotti (cameraman e giornalista) in una stanza buia con uno zombi mordace.
La telecamera irrefrenabile di Cannibal holocaust, la ricerca dello scoop a tutti i costi, aria da real TV amatoriale, il condominio infetto de Il demone sotto la pelle, panico romeriano, strilli, morsi rabbici, sangue… Noiosissimo prodotto spagnolo, inqualificabile sia sotto l’aspetto documentaristico (si tratta pur sempre di fiction), sia – a maggior ragione – sotto quello cinematografico, che manca del tutto per il dilettantismo generale. Fragili gli appigli anticattolici in coda.
Nonostante io l'abbia visto a distanza di quasi 4 anni dalla sua uscita nelle sale, cioè ora che ormai il PointOfView è considerabile una tecnica cinematografica esaurita, questo [Rec] è riuscito non solo a spaventarmi e coinvolgermi, ma anche a farlo come generalmente i film horror non riescono; vi do un consiglio: evitate di guardare la versione italiana. Guardatelo in lingua originale (spagnolo) e al massimo con i sottotitoli del dvd; perchè è davvero incredibile come il doppiaggio riesca ad ammazzare il clima del film.
Il film, dopo un inizio abbastanza noioso, prende quota con elevati picchi di suspance, per poi avere un'altra caduta di ritmo (tutto pare molto scontato). L'idea della telecamera a mano non è orginalissima e il doppiaggio italiano lascia alquanto a desiderare togliendo credibilità ai personaggi. A tratti però il film riesce a far saltare sulla sedia lo spettatore, ed è già qualcosa.
Che lo si voglia o no, Blair Witch ha (ri)lanciato un linguaggio visivo che, proprio in quanto minimale e fin troppo realistico, non potrà mai diventare uno standard. Questo per sottolineare che ogni operazione come questo "Rec", con tutte le buone intenzioni, al primo impatto non sembrerà altro che un clone dell'esperimento di Myrick e Sanchez. La svolta, a 10 minuti dalla fine, in coincidenza con l'attivazione del night-shot: momenti di puro brivido e una resa della paura dell'ignoto degna dei grandi maestri del genere. Salvato in corner.
Il filone finto amatoriale non è tra i miei favoriti, specie se il regista esagera con riprese a mano e oscurità . Certo Rec mette più angoscia di BWP e Cloverfield, grazie anche all'espediente dell'isolamento fisico e psicologico dei protagonisti (la cavalleria non verrà in soccorso, anzi). Ma se insisti con i sobbalzi diventi ostaggio del sonoro e della paura dell'ignoto, elementi ormai sfruttati e non vai da nessuna parte. Comunque e per fortuna, il finto amatoriale sarà una moda passeggera.
Film fatto per piacere al pubblico e per far incazzare la critica, in quanto il primo cerca lo shock e la seconda la qualità tecnica. Un film girato con una telecamera amatoriale non farà mai gridare al capolavoro, però a questo va riconosciuta una forza d'impatto emotivo notevolissima, una tensione ad alti livelli che non cala mai grazie al senso di claustrofobia che sa trasmettere il vecchio palazzo dove è ambientata la vicenda. Eccelsa la prova di tutto il cast, che deve essere doppiamente convincente per far credere che il videoclip sia reale.
Sì, è vero, l'espediente registico della telecamera in prima persona è fin troppo inflazionato e quanto ad originalità il film proprio non brilla. Però la tensione è discreta, gli interpreti non sono male e il ritmo regge per tutta la durata del film (anche se alcune delle "interviste" agli inquilini sembrano inserite solamente per aumentare la durata della pellicola). Buone le ultime sequenze, anche se il finale è prevedibile. Un onesto prodotto di genere chiaramente consigliabile ai soli appassionati.
Anche se l'idea della ripresa in prima persona con camera a spalla è ormai inflazionata, il soggetto era buono e lo dimostra il remake Quarantena. Peccato che la realizzazione di Rec ivece è appena mediocre. Regia incerta, recitazione casereccia, caratterizzazioni che latitano, montaggio poco azzeccato alcuni dei difetti che ne fanno una pellicola evitabile. Tra le mille urla e le poche certezze la suspense non arriva mai a livelli alti per cui si riduce tutto ad un tourbillon di morsi e sangue.
In partenza il film presta il fianco a talune critiche: le riprese alla Blair Witch, la storia alla Romero, il condominio alla Bava; personalmente ritengo tali osservazioni giuste, eppure viziate dal pregiudizio: una storia, anche se riprende certi temi, può raccontare qualcosa di nuovo e "Rec" ci riesce benissimo. Balaguerò ci sa fare (altro che Cloverfield, qui ogni inquadratura è studiata ed ha senso), cast azzeccato; claustrofobico ed involuto (in senso buono), fa spaventare davvero. Un ottimo horror, di scuola sì, ma soprattutto un horror che fa scuola.
MEMORABILE: L'episodio iniziale della "nonnina", il finale davvero inaspettato.
Un film che indubbiamente deve molto ad altre pellicole a cui ruba idee ma sa rimescolare abbastanza bene, anche se non apprezzo molto la tecnica del falso amatoriale (qui sfruttata sapientemente). Il lavoro complessivo dà vita ad un film carico di tensione ed ansia. Non un film da veder al cinema ma per una buona serata horror calza a pennello.
Che senso ha girare un film che costringe lo spettatore, finita la proiezione, ad abusare di Moment ed antianalgesici vari? Probabilmente nessuno. Balagueró e Plaza riescono nell'impresa di stabilire un nuovo record del mondo per la categoria "effetti audio-visivi che disturbano" inanellando uno dietro l'altro tutti gli oltraggi alla regia possibili e immaginabili: telecamera a mano e ripresa ad infrarossi a primeggiare. Se fosse stato girato seriamente forse sarebbe anche stato un buon film, purtroppo non è cosi.
Una giornalista e un cameramen seguono due pompieri in azione. Si ritroveranno (chiusi) in un condominio infestato da zombie rabbiosi. Sarò controcorrente, ma avendo visto in ordine non cronologico Quarantena e poi il lavoro di Balaguerò, confesserò che preferisco la versione USA, soprattutto (a mio personalissimo parere) per la scelta degli attori e delle interpretazioni, molto più professionali (più fintamente spontanee). Poi di fatto il film è praticamente identico. Certo riconosco all'originale un più intrigante finale anti-clericale.
Se riusciamo a perdonare le inevitabili forzature e incongruità che affliggono tutti i cam-movie dai tempi della strega di Blair, dobbiamo ammettere che questo film è la "summa" di come si costruisce con perizia una tensione insostenibile, con situazioni estreme e claustrofobiche e sequenze che - una volta tanto - sono veramente spaventose, e non per il ricorso allo splatter (che pure non manca), ma per la cognizione da parte dei registi degli autentici meccanismi psicologici del terrore. Un finale da incubo chiude degnamente la partita.
Francamente questo tipo di film m'aveva già stufato anni fa, eppure Rec mi ha pienamente convinto. Ben recitato, con effetti non esagerati e, stranamente, credibile dal punto di vista della trama e dei personaggi (non c'è nessun buono, nessun cattivo, caspita!). Ben lungi dall'essere un capolavoro, il film di Belaguero comunque rimane angoscioso e claustrofobico come pochi hanno fatto negli ultimi anni. Finale al cardiopalma ma ben poco significativo.
MEMORABILE: Il cadavere che cade dalla tromba delle scale.
Tra gli ultimi (ma non ultimo) film di una serie tipo "cinema reportage" (in questo caso il pretesto è un’inchiesta giornalistica sulla vita notturna in una caserma dei vigili del fuoco di Barcellona), Rec è un esempio di film di genere (horror in questo caso) abbastanza riuscito. Non ha pretese di originalità ma la confezione è curata e il regista riesce a governare bene lo spunto iniziale, costruendo abilmente la tensione ed evitando il più possibile esagerazioni e facili derive splatter. Anche il cast se la cava piuttosto bene.
Balaguerò mixa Demoni 2 a Blair witch project e confeziona un film concitato, febbrile e teso. Ormai l'intelaiatura da "zombi movie" è risaputa e gli attacchi dei contagiati sono convenzionali. Ma quello che stupisce è il realismo della vicenda (se ci fosse, nella realtà , un contagio "zombesco" gli si avvicinerebbe molto), costruito come fosse un reality della morte. Nulla di nuovo, ma ben congegnato e con un finale davvero terrificante (che mi ha riportato alla mente Il silenzio degli innocenti). Ottimo il doppiaggio italiano. Lodevole.
MEMORABILE: La stanza con immagini sacre e ritagli di giornale e un registratore stile La casa; la mostruosa ragazza anoressica.
Balaguero, dopo i non certo esaltanti film di inizio carriera, si tuffa con l'amico Plaza nella verosimiglianza (si fa per dire) del mockumentary, imprimendo alla narrazione una notevole dose di adrenalina, riuscendo così a tenere alta la tensione dello spettatore. L'idea di fondo non è certo nuova, ma la sceneggiatura gode di una certa solidità e "credibilità ". Gli attori sono convincenti e fanno la loro parte.
Film che raggiunge in pieno il suo obiettivo: terrorizzare lo spettatore e tenere alta la tensione per tutta la sua durata. Sicuramente il più riuscito nel suo genere rispetto ai vari The Blair With Project, Cloverfield... che batte nettamente in quanto a suspence ed adrenalina. Persino il remake americano, Quarantena, che sulla carta avrebbe dovuto beneficiare di un cast e di un budget superiori, ha minore efficacia visiva ed emotiva.
MEMORABILE: La bambina debole e febbricitante che improvvisamente aggredisce e morde la madre.
Ennesima docu-fiction, che ha però una piccola particolarità : l'occhio della telecamera non è un porta asettica che permette allo spettatore di osservare come dal buco della serratura, ma si identifica perfettamente con l'occhio umano di uno dei personaggi, il che moltiplica in misura esponenziale l'immedesimazione (sempre a patto che ci siano opportune condizioni ambientali: esser soli, preferibilmente al buio). Convulso quanto basta, disonesto oltre il consentito, ma se ci si concede al gioco un paio di balzi sono assicurati. Sarà sufficiente?
Mi riesce difficile giudicare film come questo. A differenza di altri che mi sono sembrati troppo miseri, "Rec" mostra una buona quantità di sangue ed effetti, in più la fotografia è buona. Anche se la trama è semplice (lo spunto è un reportage sui pompieri che si trasforma in un incubo) si segue con una certa apprensione e il finale riserva un discreto colpo di scena. Le tematiche sono già viste e anche la trama segue l'abusato schema di Blair Witch Project. Ma l'importante è che ci si diverta...
Mettete la videocamera nella lavatrice insieme ad un paio di panni sporchi di pomodoro rosso e più o meno otterrete il risultato finale di questo film. Trovo davvero indigeribile questo modo estremo di girare gli horror, con l'intento dichiarato di coinvolgere maggiormente lo spettatore ma che invece mi sembra la scorciatoia più comoda per alleggerire gli effetti speciali e i requisiti recitativi. È innegabile che ci siano dei momenti di tensione e di suspence ma risultano costantemente slegati e discontinui tra di loro.
Un vero-falso reportage sulle attività dei pompieri di Barcellona si trasforma in un incubo mortale senza scampo e senza vie di fuga da un tetro condominio qualunque. Un'idea non originalissima si esprime in modo semplice e diretto, resa su un piano narrativo secondo gradazioni di tensione che ne aumentano sempre l'interesse. Bene assortito e credibile tutto il cast.
Il contagio in una palazzina e il conseguente arrivo dei vigili del fuoco in una pellicola adrenalinica realizzata come un istant-movie con telecamere a spalla e ritmo forsennato. Buone le scene tendenti allo splatter e torbido e inquietante il finale. Cast nella media.
L'aspetto positivo di questo film è che riesce ad assolvere al compito principale del genere horror: fare paura; e non è qualcosa di scontato. Bisogna comunque dire che la shaky camera, se da una parte rende il tutto più realistico, dall'altra provoca un senso di confusione nello spettatore. Inoltre gli infetti divengono dopo un po' noiosi (di nuovo la vecchia?) e a quel punto entra in gioco la posseduta e la banalità regna sovrana anche se, lo ammetto, mi aspettavo un finale "lieto". Da vedere una sola volta senza troppe speranze.
MEMORABILE: La piccola Jennifer, sempre inquietante, in special modo quando sta per aggredire il poliziotto; La caduta del pompiere.
Un horror che segue la dilagante moda del rendere lo spettatore partecipe della vicenda attraverso un filmato ripreso da uno dei personaggi, ma nettamente superiore ad altre operazioni analoghe. I due registi, infatti, sanno come giocare con la paura dell'ignoto, con il buio e i rumori assordanti, creando uno spettacolo in crescendo di tensione davvero riuscito. La paura c'è e continua fino all'ultima inquadratura, pur nei limiti di una storia già vista (ma che procede in maniera sempre sorprendente e spiazzante). Brava la protagonista.
Lo scopo del film è angosciare chi lo guarda e quindi l'operazione si può dire riuscita. Contribuisce sicuramente all'atmosfera disturbante l'utilizzo della videocamera a mano che però alla lunga risulta piuttosto pesante, rischiando di irritare lo spettatore. Buona prova di Manuela Velasco (che tuttavia farà meglio nel sequel) e azzeccata l'idea di non inserire alcun commento musicale. Non un capolavoro ma un prodotto che si rammenta e del quale ci si può trovare a parlare anche 28 settimane dopo.
Di qualche millimetro sopra la media del periodo. La concitazione, almeno all'inizio, coinvolge lo spettatore con buon piglio e il mistero alimenta, pur pallidamente, l'interesse. In seguito la trama si rivela piuttosto esigua, oltre che risaputa; il tratteggio inesistente dei personaggi, poi (pura carne da cannone), oltre alla sfiancante formula della camera a mano affossa le già flebili ambizioni dell'operina. Discreta la sequenza finale.
Fra tutti i film found-footage che hanno assediato le sale negli ultimi tempi, questo è con molta probabilità il migliore sulla piazza. Un film che basa tutto sulla forma, lasciando il contenuto a livelli basici (una semplice epidemia di zombi, anche se verso il finale si lascia intendere che le cose sono un po' più complicate), ma la tecnica e la capacità di generare tensione e sussulti non si mettono in discussione. Si fa un uso intelligente degli jump-scare, senza esagerare. La logica non è sempre di casa, ma a suo modo il film è coerente.
MEMORABILE: La bambina contagiata; Il finale al buio, decisamente raggelante.
Anche se si segue con fatica, data la centrifuga delle immagini e l'invadente sonoro, quest'horror zombesco ambientato quasi tutto nel vano scale di un palazzo contaminato e posto in quarantena ha tuttavia una sua coerenza che si muove tra convulsioni sanguinolente e stasi esplicative. La trovata del reportage notturno in un ambiente sempre più sinistro ben presto mostra i suoi limiti e tra il finto amatoriale, oscurità e bagliori, si camuffa la discontinuità della trama. Non mancano alcuni colpi bassi, ma il finale prende una piega discutibile.
Il vademecum del mockumentary, secondo solo all’apripista The Blair witch project. “Rec” è innanzitutto un lavoro polimorfo e di sconfinamento narrativo. Il terrore infatti passa prima attraverso l’anamnesi dell’estetica gotica: l’androne infernale - punto di passaggio - che conduce verso un sali e scendi in costante amplificazione cannibalesca. L’epilogo invece cambia rotta, alza l’asticella della suspense, si fa teorico, onirico e regala uno dei finali più genuinamente angoscianti e putrescenti di tutto il cinema anni 2000. Brava Manuela Velasco.
Il genere mockumentary lascia il tempo che trova, ma qui viene sfruttato con successo grazie a una combinazione di sceneggiatura ben scritta, regia che fa il suo mestiere e idea di base non malvagia: quel che vedremo sarà un tranquillo reportage di televisione finito in un incubo. Dopo un'introduzione dignitosa, la tensione inizia a salire quando si entra in casa della vecchia isterica, che vediamo (ottima regia) solo da lontano. Poi ci si indirizza su binari già conosciuti ma buoni, fino ai brividi riusciti nell'attico del finale (quest'ultimo senza idee).
MEMORABILE: Il "primo morso"; La caduta del pompiere nella tromba delle scale; L'attico.
Arriva qualche anno dopo il suo avo ma con lo stesso impatto fragoroso su pubblico e critica. Gran parte del lavoro lo fa l’ambientazione quasi neo gotica; dall’androne - sorta di passaggio verso l’inferno - alla scalinata-labirinto in ascesa dove perdersi nei meccanismi della paura. Finale concitato, antimoralistico e senza via di scampo. Brava Manuela Velasco.
Classico dell'horror del nuovo millennio che poco di nuovo ha da dire eccetto il consolidamento di un radicale - ma non per questo soddisfacente - utilizzo di jump scare e urla continue (anche degli stessi zombi, che quasi ululano) per creare sussulti, senza però una vera tensione alla base. Quando verso la fine qualcosa di curioso sembra affiorare (la stanza misteriosa), l'occasione viene distrutta nel giro di due minuti tra risvolti privi di qualsivoglia fascino o senso di mistero. L'incipit era pure curioso, ma le idee latitano. Non fastidioso (almeno questo) l'utilizzo del POV.
Il film che ha contribuito maggiormente alla rinascita dell'horror found footage, nel bene e nel male. Non ha nulla di davvero originale (sostanzialmente sembra un Dèmoni 2 assai più claustrofobico, serioso e ballerino), però funziona. Innanzitutto gli interni scelti piacciono, e la tipologia di riprese rende il tutto ancora più "chiuso" e soffocante; giusta anche l'idea di oscurarli progressivamente. Molte le urla, verosimili però in tale contesto. Avrà senz'altro i suoi difetti, ma ci sono momenti in cui la tensione si avverte per davvero, perciò si merita la promozione.
MEMORABILE: "Come ca**o si chiama sta vecchia?"; L'inquadratura dall'alto sulla tromba delle scale, con gli infetti che salgono.
Vanta il merito di offrire uno spettacolo agghiacciante nel modo più diretto possibile: il realismo garantito dal metodo di ripresa trasporta lo spettatore nel baratro dell'orrore, mostrando non poco sangue. Una visione coraggiosa che riesce a sconvolgere e coinvolgere in prima persona. Si viene scaraventati davanti al terrore all'improvviso e con poche o nessuna spiegazione, rimandando a quel concetto di rapidità e tempestività, tipica dei mezzi di comunicazione odierni.
MEMORABILE: L'attacco da parte della bambina ai danni del poliziotto; Angela apre la porta subito prima dell'arrivo degli infetti.
Sulla falsariga dei demoni domestici di Bava, Balaguerò dirige, con macchina a mano, un servizio giornalistico all'interno di un condominio quarantenato per un'infezione. Il taglio realistico della regia - servizio giornalistico, le interviste riempitive, le frasi nervose - carica vertiginosamente la percezione del pericolo, il quale esplode in sequenze domestiche genuinamente terrorizzanti. La regia e la naturalezza del cast sono i migliori pregi per un film poco originale, ma capace di sfruttare i meccanismi del genere per valorizzare un soggetto semplice. Finale angosciante.
MEMORABILE: "Come si chiama 'sta cazzo di vecchia? "; L'ordine di quarantena; Il cane Max e la reazione della bimba; Gli zombie guardano in alto; L'ultima stanza.
Mockumentary discreto che non aggiunge granché al già fitto sottobosco del genere ma ha il pregio della brevità e della credibilità, anche nel generare tensione. Il film è molto realistico, cosa che lo rende non potabile per tutti. La telecamera qui va e viene, in certi momenti non si capisce davvero nulla di ciò che accade e le crisi isteriche della protagonisti possono risultare insopportabili per quanto lecite. Il livello di splatter è discreto, anche la storia è piuttosto convincente, ma come detto resta la sensazione che poco sia stato aggiunto al genere. Comunque godibilissimo.
Film spagnolo ben diretto e recitato, che riesce a fare davvero paura. Il realismo quasi documentaristico è conferito dall'uso intransigente della camera a spalla e dalla buona recitazione del manipolo di inquilini e forze dell'ordine nel palazzo in quarantena. Debitore di un buon film italiano, vanta un'accelerazione e uno svelamento finale che lasciano col fiato sospeso.
MEMORABILE: L'inquietante presenza anoressica; I bambini.
Tra mockumentary e found footage, un horror ispanico composto da una prima metà troppo caotica e urlata (consigliabile una pillola per il mal di mare e una per il mal di testa, prima della visione) con pochi ma mirati effetti splatter che fanno da antipasto a un'ultima parte (quando si arriva nell'attico) gustosamente paurosa e addirittura con una explicatio non scontata, per questo genere di film. Per chi è in cerca di jumpscares, buon prodotto. Pecca un cast di basso livello.
MEMORABILE: Quando si arriva all'attico.
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MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Edizione speciale a due dischi (per quel che vale il titolo...) annunciata dalla Mediafilm.
Dovrebbe essere reperibile a partire da oggi, 9 luglio.
Vano extra così composto:
- Trailers promozionali
- Trailer italiano
- Trailer originale
- Teaser
- Spot TV
- Film clips
- "L’urlo di Rec"
- Fotogallery
- Credits
- Making of (extended version)
- Interviste (Sound director, Sound designer e direttore della fotografia)
- Quello che non avete visto: Interviste ai condomini
- Visita alla centrale
- Scene tagliate
- Casting
- Dietro le quinte
- Confidenze di Manuela Velasco
L'edizione è poi uscita ad 1 disco, anche se la qualità è eccellente (formato anamorfico 1.85:1 ed audio 5.1 DTS).
Gli extra sono più o meno quelli annunciati (mancano le interviste), con uno dei più brutti easter egg mai visti (l'urlo di [Rec], vedere per credere!).
Resta da capirci qualcosa sulla durata, che si ferma a 75 minuti con i titoli di coda (lunghi oltre 6 minuti).
In alcune nazioni il film è lungo 85 minuti, in altre 80, in altre 78.
Funesto,....però pure tu con quel Nick te le vai pure a cercare.... ;)
Meno male non ti sei visto anche VIRUS LETALE...
sù sù, rimettiti....
anch'io sono a letto influenzato....
Redeyes ebbe a dire: "Funesto,....però pure tu con quel Nick te le vai pure a cercare.... ;)"
Ahah, hai ragione!
E comunque Virus Letale l'ho visto...
Avevo programmato anche di vedermi Love Story, ma forse è meglio che non lo faccia, altrimenti va a finire che Funesto vi saluta una volta per tutte e sul serio... o sono io che sono sfigato...
* Il direttore della fotografia del film , Pablo Rosso, interpreta il cameraman Pablo.
*Il film è stato girato a Barcellona, in un condominio della Rambla de Catalunya, al numero civico 34 nel più assoluto segreto.
Fonte: Horror. Dizionari del cinema. Electaedizioni
* La spaventosa contagiata anoressica, è in realtà interpretata dall'attore spagnolo Javier Botet, alto e magrissimo. Il truccatore David Ambit ci ha messo ben 7 ore per trasformarlo nella mostruosa creatura.
Blu Ray 20th Century Fox durata 1:15:25, fotogramma minuto 33.19, niente di eccezionale a livello video, ma il tipo di film non ottimizza ovviamente la visione hd, come è ovvio essendo "filtrato" per avere l'impressione di riprese televisive con camera a mano.