Tre croci per non morire - Film (1968)

Western dalle venature gialle e arricchito da elementi gotico-soprannaturali che Garrone svilupperà meglio in Django il bastardo. Hill - che nella scena della scazzottata si rivela imbranato come lo sarà Thomas Fitzpatrick Philip Moore prima dello "svezzamento" - si fa rubare spesso la scena dai più eroici Cianfriglia, bounty killer infallibile e taciturno, e Cobianchi d'Este, chiassoso messicano rubacavalli: insieme costituiscono un inedito terzetto in grado di cavalcare (e scavalcare..) la morte.

Essenziale nella costruzione, per mezzi, recitazione, storia e risultato. Classico poveristico, dunque, a cui si aggiunge il tentativo di infiltare qualche elemento d'oltregenere, in modo poco convinto e con cattiva gestione. Sparatorie da fumetto, qualche situazione incredibile (durante il tentativo di impiccagione, dopo il finto tradimento, viene colpita la corda e poi, sparando per aria, si fanno scappare boia e compari, senza che nessuno reagisca!) e tanti spaghetti italici per tutti. Essenziale anche da commentare, per l'appunto!

Spaghetti-western men che mediocre a causa di un intreccio troppo labile e scontato per poter davvero interessare ed avvincere. Molte cose già viste, un po' di noia, tantissima inverosimiglianza che raggiunge nella parte finale livelli parossistici. Eppure è proprio l'epilogo che rappresenta lo scarto che lo differenzia lievemente da altre pellicole di genere cui somiglia sotto molti aspetti.

Frutto di un tentativo di contaminazione di generi (western e thriller), è una produzione italiana abbastanza mediocre. Paga una sceneggiatura debole (e parecchia inverosimiglianza nella storia) e una messa in scena minimale, se non povera. Discreta la prova del cast.

Non ho visto molti spaghetti western per poter fare raffronti. Tolti quelli di Sergio Leone, che non assimilerei alla categoria, per gli altri mi sembra ci siano molte caratteristiche che li accomunano; ciò che fa la differenza credo siano la regia e l'empatia che sa suscitare il protagonista. In questo c'è da apprezzare una sceneggiatura che, anche se povera, è ben strutturata e la caratterizzazione dei tre protagonisti che si completano l'un l'altro, distribuendo, per così dire, bene i pesi. Le inverosimiglianze fanno parte del genere.

Giallo western di buona fattura diretto da Sergio Garrone che questa volta non chiede una partecipazione al fratello Riccardo, con scene molto violente che funzionano e qualche lungaggine nei dialoghi che danneggia il risultato, così come i troppo insistiti primi piani. Per gli specialisti del genere fa piacere vedere Giovanni Cianfriglia nel ruolo di un buono, benché decisamente taciturno, mentre Ida Galli è sempre eterea e affascinante.

Garrone nel western qualcosa di buono ha anche combinato, ma sono più numerose le occasioni in cui è rimasto impantanato nella mediocrità. Qui prova a inserire nel genere alcuni elementi gialli, ma l'innesto non gli riesce a causa di sviluppi narrativi non troppo accattivanti e di una certa piattezza nella messa in scena. In un cast non di quelli che risollevano le sorti, ha modo di farsi notare Cianfriglia in un ruolo quasi da protagonista e sostanzialmente positivo, mentre la Galli è radiosa come al solito ma resta in scena troppo poco. Non disprezzabile l'epilogo.