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La nostra recensione di Civil war

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Non si pensi a un film politico che immagina strategie di guerra, confronti mediatici, satira sul governo... Per tutto questo c'è LA SECONDA GUERRA CIVILE AMERICANA, piccolo gioiello misconosciuto di Joe Dante di gran lunga superiore. Qui la secessione voluta da Texas e California resta sullo sfondo, un contesto bellico utile come pretesto per muovere i protagonisti all'interno di sequenze cariche di tensione, violenza, agguati, scontri a fuoco... Il focus è invece sul mestiere di reporter di guerra, con in prima linea Lee (Dunst), da tempo affermata nel campo, e Jessie (Spaeny), giovanissima fotografa...Leggi tutto che sogna di seguire le orme della prima implorandola di portarla con lei nella prossima missione: andare a Washington per intervistare Il Presidente barricato nella Casa Bianca!

Con loro una coppia di giornalisti: il giovane Joel (Moura) e l'anziano e grosso Sammy (McKinley Henderson), coi quali le due viaggiano in auto attraverso lande deserte apocalittiche alternate a distese d'erba che nasondono prevedibili insidie. Ed è la prevedibilità il difetto maggiore del film, a cominciare da un finale che chiunque può facimente immaginare già dopo la prima mezz'ora e che immancabilmente giunge esattamente come ci si poteva attendere giungesse.

Non che a tratti non si respiri ottimo cinema o che in più di un'occasione la tensione non salga a dovere, ma le lunghe fasi che congiungono le poche scene davvero palpitanti lasciano altamente a desiderare, stipate di retorica, frasi a buon mercato, situazioni che sanno di riempitivo popolate da facce da duri che si fatica ad accettare (a cominciare da una Dunst che “con l'elmetto” proprio non ce la si vede); e anche quando finalmente si entra nell'azione, il continuo spuntare delle due fotogiornaliste nei momenti più improbabili spezzando la concitazione con il click e lo stop-frame (il più delle volte in bianco e nero a imitazione della foto d'autore) pare quasi anacronistico, quando non goffo.

Insomma, le due figure centrali coltivano un rapporto maestra-allieva difficile da digerire, con botta e risposta in cui la Dunst (ottima attrice, non è questo il punto) cerca di caricare il più possibile lo sguardo di chi ha vissuto sulla propria pelle un mestiere durissimo. Alla fin fine il meglio viene immancabilmente dalla guerra combattuta in prima linea, con una colonna sonora poderosa, ragionata, densa di brani anche celebri che ad alto volume rimbalzano in un sonoro da cardiopalma, di quelli moderni che fanno capire quanto l'interazione tra musica e immagini spiani spesso il terreno a un risultato d'eccellenza. Ai forti scontri a fuoco, poi, si aggiungono talvolta validi squarci poetici (la sognante corsa tra gli alberi con l'auto di notte), fasi in cui chi tiene in mano un'arma può sparare quando meno te lo aspetti lasciandoti di sasso. Peccato che tutto il meglio si sfaldi tra altre fasi molto più insignificanti e una sterile provocatorietà che si esaurisce in qualche trovata ad effetto e un'ultima parte che è semplicemente una buona resa di scene già viste infinite volte altrove.

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Tutti i commenti e le recensioni di Civil war

TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/04/24 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 20/04/24
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Bibi 25/11/24 19:43 - 135 commenti

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Film fantapolitico in cui alcuni stati secessionisti si ribellano al potere centrale di Washington. Il regista non riesce a dare un adeguato sviluppo a certe tematiche che vengono bypassate, tipo tutto quello che concerne una guerra civile. Allora il tema centrale diventa la fotografia come asettica testimone delle atrocità della guerra; gli scatti colgono l'istante della morte come momento saliente. La Dunst, con il suo volto sempre turbato dall'assuefazione alle atrocità, lascerà il testimone a una giovane che la considerava il suo idolo. Molto valide risultano le scene di guerra.

Enzus79 19/04/24 22:44 - 3226 commenti

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Un gruppo di giornalisti attraversa gli Stati Uniti durante una guerra civile per poter effettuare un'intervista al Presidente. Seppur siano poco chiare le dinamiche che hanno portato a una guerra interna, il film coinvolge più che discretamente. Molti gli spunti di interesse. La storia è narrata in modo imparziale, non prende posizioni o incita a farlo. Superbe regia e fotografia. Apprezzabile il cast.

Cotola 19/04/24 21:48 - 9516 commenti

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Negli Stati Uniti c'è la guerra civile: un pugno di reporter viaggia per il paese per arrivare a Washington e intervistare il presidente. La sceneggiatura è reticente sulle ragioni del conflitto e disegna personaggi ben poco originali e una storia per la quale non si può certo gridare al miracolo. Però le scene di guerra-azione sono ben girate, in certi momenti la tensione è palpabile e Garland tiene bene in pugno lo spettatore. Anche i ritmi sono buoni. Chi cerca contenuti politici, impliciti o espliciti, resterà deluso. Chi cerca un buon intrattenimento, sarà soddisfatto.

Markus 20/04/24 10:56 - 3760 commenti

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Non si comprende il senso di tale operazioni commerciali che dal tanto fomentato cinema yankee ci si aspetta: è chiaro che anche da quelle parti si annaspa non poco e la controprova è questo ennesimo film di guerra che prevede il coinvolgimento del pubblico - in sala - nelle traversie d'un gruppo di reporter in una modernissima e immaginaria lotta civile negli Usa. Tutto qui, perché la vicenda di fatto non racconta nulla: dialoghi questi sconosciuti, scene superflue e l'attesa che succeda qualche cosa. Al primo morto ammazzato il pubblico - tediato - attende il secondo, il terzo...

Gabigol 21/04/24 10:39 - 639 commenti

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Il quarto lavoro di Garland certamente denuncia l'orrore bellico tramite il lavoro degli inviati di guerra; ma la pregevolezza del soggetto passa dall'idea di costruire una guerra intestina tra stati confederati, laddove la pluralità politico-culturale conduce a un conflitto frazionato e cieco. Dunst e Spaeny fotografano un confronto generazionale che è anche una resa dinnanzi alla dipendenza (quasi tossica) di voler testimoniare. Il film forse vuole raccontare più di quanto riesce, ma resta girato con una padronanza totale dei mezzi. Grandiosi gli ultimi venti minuti.
MEMORABILE: La Dunst che cancella la foto del collega; Tutta la parte con Plemons; L'assedio alla Casa Bianca.

124c 22/04/24 00:37 - 2991 commenti

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Una Kirsten Dunst giornalista, struccata, appesantita dal tempo e pessimista, guida un quartetto di protagonisti per le strade di un'America in guerra contro sé stessa per intervistare un Presidente degli Stati Uniti tirannico. I colpi di scena stanno nelle sparatorie, che sono girate in presa diretta e risultano crude, dirette e spietate. Da apprezzare il rapporto fra la giornalista disillusa e navigata e la fotografa agli inizi di carriera, ma anche il loro viaggio in un'America in cui si spara senza una vera ragione, se non quella di sopravvivere. Straziante.

Rambo90 24/04/24 15:34 - 7997 commenti

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Un film che funziona, sebbene con alcuni momenti di pausa che ne attenuano la portata. Garland riesce bene in realtà proprio quando vuole essere più di intrattenimento, con buone sequenze di guerriglia e una scrittura dei personaggi che già dopo i primi dialoghi fa empatizzare per loro. Il discorso politico rimane in qualche modo sullo sfondo, motore di altri sentimenti e di altri messaggi (come quello del fervore del fotogiornalista). Bene il cast, soprattutto la Dunst.

Gabar 25/04/24 23:05 - 1 commenti

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Una terrificante visione apocalittica, espressione dello spirito dei tempi, in cui l'attentatore suicida a New York, nella parte iniziale, che corre con la bandiera americana in spalla e si fa saltare in aria, diventa la sineddoche per raccontare un intero paese, un intero mondo, che sta correndo ciecamente fino a schiantarsi. Occorre quindi immortalare, vedere e creare immagini per capire, elaborare e accertare la realtà. Non a caso tutto il film è un tentativo di mettere a fuoco un Presidente che si nasconde e quindi di decretarne la fine, o quantomeno di storicizzarlo.
MEMORABILE: L'attentato a New York; Jesse Plemons; La battaglia di Washington.

Siska80 27/04/24 16:35 - 5008 commenti

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In un futuro non troppo lontano è scoppiata una guerra civile negli Stati Uniti: in teoria ciò dovrebbe mettere una certa ansia nello spettatore, sia per la verosimiglianza dell'idea di partenza, sia per gli inevitabili scontri a fuoco cui si assiste; in pratica non accade nulla di tutto ciò, soprattutto per quanto concerne il secondo aspetto. Non che gli effetti speciali siano da buttare, semplicemente non sono all'altezza di ciò che potrebbe davvero accadere e l'interpretazione del cast non è soddisfacente: l'aria di finzione si respira ovunque e il risultato è quindi mediocre.

Reeves 28/04/24 00:48 - 2956 commenti

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Modestissimo action che mescola una fantapolitica semplice semplice (il Texas e la California decidono di andare per conto loro) e riproduce le istanze secessioniste che oggi fanno capolino nella società americana. Ma nel film c'è veramente poco di più e anche il ritmo concitato con il quale il racconto è proposto, dopo un po' si dimostra anch'esso vuoto e inizia a stancare.

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Rebis 29/04/24 09:32 - 2470 commenti

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La seconda guerra civile americana di Joe Dante rivelava, attraverso il mondo dei mass media, le logiche perverse della governance. Garland inverte il paradigma, usando la guerra civile per riflettere sull'etica documentaria: di fronte all’entropia politica e sociale, lo scatto fotografico, da arma di difesa oggettivante, diventa messa a fuoco della preda in un sovvertimento assiale dei rapporti di potere che ricorda Romero e DePalma, per come innesta in un action potente e virtuosistico, il tema della cronaca come processo di desensibilizzazione. Kristen Dunst dominante e coriacea.

Pinhead80 19/05/24 11:26 - 5408 commenti

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Negli Stati Uniti dilaniati da una guerra civile intestina, un gruppo di reporter cerca di raggiungere Washington per intervistare il presidente. Comincerà un viaggio disperato nel cuore degli USA. L'occhio della macchina fotografica è quello dello spettatore, che viene accompagnato in questo viaggio on the road con spirito voyeuristico. Poco importa capire come stanno in realtà le cose, mentre è fondamentale essere presenti e documentare la deriva sociale e morale di una società che non smette mai di essere in guerra. Ottime le scene d'azione, male i dialoghi e la sceneggiatura.

Valcanna 31/05/24 10:01 - 88 commenti

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Action privo di particolari spunti, morti ammazzati su morti ammazzati che si accatastano nascondendo l'assenza di dialoghi sufficientemente profondi e di una storia fin troppo semplice. In questo fantomatico futuro da guerra civile alla John Titor si snoda il rapporto tra la giornalista famosa e la giovane reporter che vorrebbe farcela. Privo di qualsiasi riflessione sociopolitica, si trascina avanti senza troppe pretese. Evitabile.

Capannelle 18/07/24 20:21 - 4562 commenti

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La base concettuale del film, ovvero la professione di fotoreporter (mitizzata oltremisura) e il rapporto tra giornalista navigata e giovane virgulta (che ovviamente diventerà bravissima), esaurisce presto le sue frecce. Quello che fa sobbalzare sulla sedia sono gli inserti di violenza che Garland serve con grande efficacia di racconto e crescente grado di sadismo, in particolar modo gli ultimi due che presentano una deriva morale senza sconti. Accentuata dal fatto che il regista mantiene contesto e premesse volutamente ambigue, difficile inquadrare buoni e cattivi, torti e ragioni.
MEMORABILE: Gli occhiali di Plemons; La risalita dalla fossa comune; Il Presidente chiuso in trappola.

Daniela 30/07/24 01:20 - 13271 commenti

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In piena seconda guerra civile americana, un viaggio attraverso il paese per andare a intervistare il Presidente a Washington... Garland non racconta le ragioni del conflitto per mostrarne invece gli orrori in presa diretta: una scelta che poteva costituire un punto di forza svincolando il film dalla polemica politica contingente per fargli assumere una valenza metaforica sulla violenza permeante la società USA, ma andava sostenuta da una sceneggiatura più solida e una visione meno parziale rispetto a quella di quattro reporters disposti a rischiar la vita per uno scoop. Perplimente.
MEMORABILE: Il militare con gli occhiali rossi interpretato da Jesse Plemons in un caneo non accreditato: pochi secondi di follia omicida.

Piero68 21/08/24 17:32 - 2995 commenti

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Classica montagna che partorisce il topolino. Film pessimo come la sua sceneggiatura, senza dialoghi di approfondimento, con personaggi bidimensionali che non suscitano alcuna empatia. Il film si riduce a una serie di immagini (di combattimento, e nemmeno sempre) estemporanee montate, oltre che girate, a mo’ di video musicale. Da salvare giusto un paio di scene.

Galbo 10/11/24 20:54 - 12641 commenti

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Un film dalle caratteristiche quasi documentaristiche, che conferma il talento del suo regista ma rivela una debolezza intrinseca di scrittura. Si tratta di un’opera molto potente dal punto di vista visivo, che descrive con le immagini una situazione che non è poi lontanissima da una possibile realtà, accompagnata da una colonna sonora di assoluto rilievo. Nello stesso tempo, non può non essere sottolineata un'estrema debolezza della sceneggiatura, con una storia che è giusto solo abbozzata.

Cinecologo 8/11/24 13:49 - 52 commenti

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Sorta di matrioska metalinguistica in cui lo spettacolo si pone come critica a se stesso e lo spettatore (noi) osserva gli eventi attraverso lo spettatore (il fotoreporter) che osserva gli eventi attraverso l'obbiettivo fotografico. Scopo del giochino è sottolineare il fatto che, come scriveva Debord, "tutto ciò che era direttamente vissuto si è allontanato in una rappresentazione": da cui l'alienazione del soggetto-spettatore (noi e i reporter) come risultante della società dello spettacolo. L'esito, tuttavia, è un'operazione autoreferenziale che finisce per non approdare a nulla.

Jena 16/11/24 16:15 - 1671 commenti

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Se ci si aspettava dal talentuoso Garland un apologo sui feroci scontri politico culturali dell'America odierna si rimarrà molto delusi. La cosiddetta (seconda) guerra civile rimane molto sullo sfondo, con qualche riferimento confuso alla secessione di Texas e California. Per il resto è un normale film di reporter in guerra come visto tante volte seppure impreziosito dalla buona tecnica del regista, con la solita guerriglia, le solite vittime innocenti, i soliti giornalisti idealisti e coraggiosi. Originale è solo che il tutto sia ambientato in territorio USA. Deludente.
MEMORABILE: L'unica scena veramente shoccante: la fossa comune in stile Dachau; Kirsten Dunst imbruttita e dura come non l'avete mai vista.

Il ferrini 10/11/24 22:34 - 2676 commenti

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Garland si conferma uno dei migliori registi della sua generazione e non soltanto per la solidità della direzione ma soprattutto perché stavolta ci porta in casa quella guerra che spesso è troppo lontana per coglierne a fondo l'orrore. La tensione di alcuni passaggi è quasi insostenibile (la scena con Plemons è forse il climax), ma ogni tappa di questo viaggio fa tremare i polsi. Estetica ineccepibile, personaggi di spessore; il rapporto fra la Dunst e la ragazzina è di rara bellezza dall'inizio fino al raggelante finale. Grande cinema.

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Thedude94 17/11/24 23:32 - 1174 commenti

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Garland ci porta in questo futuro, non troppo distante dalla realtà attuale, che terrorizza e spaventa per la crudeltà con la quale ogni gesto violento viene consumato in zone in cui non siamo abituati a vederne. Grazie alla storia di una fotoreporter, ottimamente interpretata dalla Dunst e del suo gruppo di colleghi con i quali intraprende un viaggio attraverso la devastazione della guerra, il regista riflette sulle fragilità di un popolo, quello americano, che vive costantemente nella violenza. Uno sguardo al futuro, messo in scena in maniera davvero notevole.

Giùan 30/11/24 17:39 - 4928 commenti

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Ha il torto di esibire troppo pervicacemente la propria giusta "distanza", sottolineando con convinta coerenza il suo essere professionalmente reporteristico senza poi incidere davvero sul piano della paura e della presa di coscienza della crisi della democrazia americana (e occidentale). Certo Garland conferma il proprio talento nel restituire per immagini i punti di vista sulla realtà, finendo però poi con l'appiattire il film sul confronto preventivabile e mai dialettico tra Maestra/madre solo all'apparenza cinica e allieva-figlia fragile in superficie. Inquietante Pleason.

Jandileida 3/12/24 15:33 - 1679 commenti

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Condivisibile la scelta di mettere sullo sfondo il conflitto e così universalizzarlo in modo da dire che in fondo le guerre sono tutte brutte uguali. Non dispiace che la lente si posi su di un gruppo di reporter di guerra, da sempre mestiere al confine tra sentimenti e cinismo. Poi però Garland si blocca un po' nel racconto, incardinato com'è su di un tedioso rapporto maestra/allieva che ha in fondo poco da dire. Resta comunque un film ben girato e ben interpretato, con il sicuro (e lugubre) fascino dello scoppio di una violenza fratricida in una grande democrazia occidentale.

Aco 22/12/24 17:47 - 252 commenti

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Opera inespressa: manca il motivo scatenante della guerra civile, che proietta lo spettatore in media res ovvero in una guerra civile oramai avanzata se non prossima alla conclusione. Il film si concentra sulle scene di azione e sui quattro reporter, ciascuno dei quali rappresenta una diversa visione e missione di una d'un mestiere difficile ma utile. Musica ansiogena che contrasta con quanto sta vedendo le spettatore e inquadrature lunghe per creare tensione. Una domanda sorge spontanea dalla visione dell'opera: il regista ha voluto lanciare un avvertimento sul futuro degli USA?

Luluke 28/12/24 08:29 - 753 commenti

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Gli USA sono precipitati in una guerra civile di cui si stenta a capire il chi contro chi. Un gruppo di giornalisti attraversa il paese devastato per documentarla. Alla fine ciascuno di loro sarà disposto a passare sopra il cadavere del collega per l'intervista e la foto del secolo. I crediti artistici sono senz'altro la cosa migliore del film, ma sono anche troppo smaccati. La parte on the road ricalca 28 giorni dopo. Le scene belliche sono degne di una nuova Apocalypse. Il tono generale è quello di una raffinata evoluzione delle distopie di DeMonaco. Si guarda, ma non appassiona.
MEMORABILE: Jessie: "Tu fotograferesti il momento se mi sparassero?". Lee: "Tu che dici?".

Magerehein 15/01/25 09:06 - 1225 commenti

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Gli USA sono implosi (non si saprà mai il perché) e un gruppo di giornalisti viaggia verso Washington cercando lo scoop del secolo. Ne deriva quello che finora è il lavoro meno interessante di un regista tanto talentuoso dal punto di vista visivo quanto ancora lacunoso nello sceneggiare. Tratti di buon cinema (la fossa) alternati a troppa noia sul groppone (il viaggio ricalca la parte più loffia di 28 giorni dopo, che Garland stesso scrisse) fanno infatti sì che la visione risulti spesso pesante; solo l'ultima parte aggiunge quel po' di necessario pepe. Resa complessiva dubbiosa.
MEMORABILE: La sequenza dell'incontro col militare occhialuto.

Tomslick 20/03/25 19:46 - 234 commenti

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Nuova (misteriosa) guerra civile made in U.S.A. che funge da mero contesto (e pretesto) per far incappare i quattro protagonisti, in viaggio verso lo scoop fotografico-giornalistico definitivo, in situazioni aberranti, assurde e pericolose. Obiettivo centrato: l'atmosfera è inquietante, il film è coinvolgente. Venti minuti finali di puro cinema action al top.
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  • Homevideo Caesars • 3/06/24 11:08
    Scrivano - 16992 interventi
    il 18 luglio uscirà sia in blu-ray che in dvd
    https://www.dvd-store.it/Video/Blu-Ray/ID-82515/Civil-War
  • Discussione Piero68 • 21/08/24 18:53
    Contratto a progetto - 245 interventi
    A parte la cifra tecnica e artistica che è praticamente imbarazzante ma il film, seppur nella sua assurdità, non ha nemmeno uno straccio di costrutto logico.

    SPOILER
    California e Texas contro il resto degli USA e vincono pure. Saranno anche gli Stati più grandi e popolosi degli USA (insieme fanno 70 milioni di americani) ma altri 48 Stati e 270 milioni di americani cosa fanno dal momento che non si vede nemmeno un esercito "regolare" fronteggiare i secessionisti. Attaccano la Casa Bianca con il Presidente all'interno, con carri, elicotteri, bazooka, fanteria d'assalto, mortai e chi più ne ha ne metta e la risposta è lasciata ad un manipolo di uomini dei servizi segreti armati di mitragliette e pistole.
    Senza contare che dal Texas a Washington D.C. l'esercito secessionista avrebbe fovuto invadere almeno altri 5 o 6 Stati. Il tutto nell'indifferenza totale degli invasi.
    Francamente avanti a quest’orrore di film, alzo le mani. Per me uno dei peggiori della storia del cinema. Perché tutto questo si va ad aggiungere all'assenza totale di una sceneggiatura, dialoghi imbarazzanti buttati li solo come riempitivo, personaggi a dir poco ridicoli, senza un minimo di caratterizzazione, bidimensionali e che non suscitano nessuna empatia. E per concludere l'intero film è una sequenza di riprese estemporanee, girate e montate la maggior parte delle volte come una sorta di video musicale.
    Dio mio! E lo hanno pure recensito come uno dei film evento di questo 2024. Il Cinema va sempre peggio!
    Concludendo100 minuti di tempo per la visione e 5 euro per il noleggio buttati al vento.
    Ultima modifica: 21/08/24 21:10 da Zender