Spaghetti thriller piuttosto confuso, confezionato senza molta cura e da segnalare più che altro per l'alto numero di starlette nostrane e “d’importazione” che qui si concedono abbondantemente all'occhio "spione" della cinepresa di Roberto Bianchi Montero. Non è un caso che la prima scena (precedente anche ai titoli di testa) si apra subito su una bella bionda completamente nuda e squartata sul letto. Non potendo contare su di un soggetto particolarmente nuovo era prevedibile un massiccio inserimento di scene erotiche e sanguinarie. E infatti, prima di ogni delitto, le vittime (tutte giovani donne) vengono riprese mentre si spogliano, aprono i rubinetti della doccia e mostrano generosamente...Leggi tutto il seno (Nieves Navarro è l'unica a concedere anche le parti basse e un focoso amplesso). Quanto al sangue, gli omicidi sono commessi con un classico “pugnale d’ordinanza” da un killer coperto di nero (ma va!) con il viso deformato da una calza da rapinatore. E’ curioso notare come a ogni coltellata non corrispondano nella vittima squarci nel punto in cui viene colpita: appaiono sempre laddove al regista faceva più comodo mostrarli! Ma è solo uno dei tanti esempi di macroscopici difetti, spesso causati da una sceneggiatura non certo “di ferro”. Si distinguono per suggestione e originalità solo l’inseguimento sulla spiaggia deserta tra l'assassino e Femi Benussi e il finale con il commissario Capuana che lascia volutamente il killer infierire su sua moglie (fedifraga come tutte le altre vittime colpite dal mostro). Di spaghetti thriller ne abbiamo visti anche di peggio, a dire il vero, ma al di fuori della spiccata componente erotica SO SWEET, SO DEAD (è il titolo per l’esportazione) non offre praticamente nulla di davvero interessante.
Piacevole thriller argentiano con qualche venatura poliziesca. Discreta la regia e curiosamente insistiti i dettagli gore (mai splatter però) e le scene di nudo (integrale quello di Susan Scott). La storia non è nulla di eccezionale, con qualche lentezza e un po' troppi riferimenti ad Argento, ma bene o male regge fino alla fine. Ottimo il protagonista Farley Granger, bravo Silvano Tranquilli, notevole il cast femminile. Nulla di eccezionale le musiche di Gaslini. Sorprendente l'omicidio sulla spiaggia.
Curioso thriller di derivazione argentiana, ma con camuffamento del killer e musiche quasi uguali a 6 donne per l'assassino. Non un granché il budget del film, molte le starlette che partecipano e davvero bella la scena di sesso di Susan Scott. Il film nel complesso è piuttosto gradevole con qualche ripresa interessante, ma nulla più.
Risibile thrillerino all'italiana in cui un feroce assassino si diverte ad uccidere donne fedifraghe. Perché? Pare che neanche gli sceneggiatori avessero le idee chiare in proposito, tanto che hanno dato vita ad un plot piuttosto confuso e farraginoso che non coinvolge quasi mai lo spettatore e che si fa notare solo per il finale beffardo ed intriso di umorismo. Per il resto c'è davvero poco da stare allegri.
Giallino italico con trama quasi inesistente e qualche trovatina (mega-citazione dal baviano Sei donne..., il sangue dalla scala a chiocciola, l’inanità del testimone del delitto finale...). Povero il contorno (risibili l’omicidio della Benussi e la lentezza del commissario nel far partire il registratore) e recitazioni appena sufficienti (il regista amava il “buona la prima”). L’amore per il genere, per il decennio e per il superbo gineceo spingerebbero almeno verso la risicata sufficienza: la razionalità, invece, dice uno e mezzo.
La trama è scritta un tanto al chilo, ma quello che rende interessante il film di Montero è - oltre all'impatto scenico cagionato dalla presenza (inusuale) di un elevato numero di fascinose attrici (in ruolo di apòstate) - la solida mano di un regista abituato a realizzare, con professionalità (ed accortezza scenica, con riguardo per la buona fotografia) pellicole di svariati generi. Se l'influenza di Argento si fa sentire, bisogna però segnalare che Montero anticipa l'utilizzo di un grande compositore musicale (Giorgio Gaslini) indòtto a comporre un tema à la Morricone.
Ottimo giallo italiano con un cast femminile strepitoso. In quale film possiamo trovare la Koscina, la Scott, la Neill, la Benussi, la Incontrera... Anche il cast maschile è ottimo: Granger, Avram e soci (una gioia per gli occhi del fan degli Anni Settanta). Buone le musiche, i delitti molto sanguinosi, il finale beffardo (un pochino traballante nella soluzione, ma ottimo). Irresistibile, almeno dal mio punto di vista.
Peccato. Non si può dire altro su un lavoro caratterizzato dall'ottima narrazione e dalla buona fotografia, alle quali non fa però da contraltare un'altrettanto buona sceneggiatura, la quale non prevede una descrizione della personalità dell'assassino, il cui ruolo nell'ambito della vicenda è a dir poco marginale. Un gravissimo difetto, smussato a malapena dai colpi di scena finali, riguardanti soprattutto il capo della squadra mobile. Uno degli omicidi poi è compiuto da un'altra persona, ma ci si deve arrivare per deduzione. Mah. Musiche ottime.
Ottimo. Ispirato in parte ai gialli argentiani, questo film vede un misterioso maniaco fare strage di donne fedifraghe. Un ispettore gli darà la caccia ma avrà una sorpresina... Cast femminile azzeccatissimo (su tutte la Koscina), benone anche i maschi (Granger e Avram su tutti ma anche De Rossi e Tranquilli fanno la loro parte). Bellissime le musiche per un film che difficilmente potrà non piacere.
Giallo torbido, dove i peccati sessuali sono puniti dalla mano omicida di un improbabile redentore terreno (ma sarà davvero quello il movente del killer?). Grande cast di genere, con nudi diffusi e gore moderato, anche se spesso malfatto. Sicuramente la pellicola potrà essere apprezzata solo dagli amanti del giallo all'italiana, anche se sesso e violenza hanno sempre fatto breccia anche nello spettatore "normale". La trama è comunque abbastanza originale, in particolare per il finale cattivo e spiazzante. Ottime musiche e donne bellissime!
Firmato dal prolifico mestierante Roberto Bianchi Montero, il filmetto non si discosta dai canoni codificati del thriller erotico all'italiana, ma difetta più del dovuto di credibilità e di logica. Mancanze che vengono malamente compensate dalla ripetitività di molte scene, dalla dovizia di sbudellamenti e da abbondanti razioni di nudi femminili, sicuramente piacevoli, ma inutili. Il pretenzioso cast, con vari attori di buon nome, è decisamente sproporzionato rispetto alla pochezza dell'insieme.
Il commissario col baffetto azzimato che risolve il caso senza scomporsi: c'è. Alcune sequenze importanti come l'omicidio sulla spiaggia o il finale con fotogrammi sovraimposti: ci sono. Bellezze discinte: non mancano, anzi abbondano. Il sospettato numero uno, un platinatissimo necrofilo che alla fine è innocente: presente. La colonna sonora evocativa e stucchevole: non poteva mancare. Insomma, gli ingredienti che hanno fatto grande il giallo italiano ci sono tutti, ma da metà pellicola causa inedia diffusa, è la voglia di arrivare alla fine, che mi mancava.
Giallo girato in economia ma non disprezzabile. Si accumulano omicidi ed ovviamente si pensa bene di fornire al pubblico qualche facile sospettato su un piatto d'argento (un cinico avvocato, un medico pazzo col ghigno del grande Luciano Rossi...) solo per arrivare alla sorpresa finale. Da gustarsi più con la pancia che non col cervello, in ogni caso. Notevole il cast femminile, con nudi a ripetizione.
Il movente è banale e vedere ogni volta la stessa tecnica per ogni omicidio può anche stancare. Sono però carine le necroscopie di Luciano Rossi e interessante focalizzare i problemi di chi deve indagare sugli intoccabili e su quelli che contano, perché rischia di rimetterci lui. Ottima la scena finale ed eccellenti due situazioni arrapanti da delirio. Ma che attrici e che donne c'erano una volta?? Quelle erano bellezze della natura, altro che i rifacimenti e gli ibridi odierni.
MEMORABILE: La Benussi che corre al chiar di luna in spiaggia con le calze nere e il meraviglioso fisico di Susan Scott, agile come una serpe o un leopardo...
Giallo in stile Italia di quel periodo basato su una sceneggiatura esile ma intrigante. Pur potendo contare su bravi caratteristi non resta certo un film memorabile. Una delle cose più belle è la partitura musicale e l'interpretazione di Granger. Solo per gli appassionati.
Tra i vari spin-off italici dell'Argento prima maniera, spicca questo giallo dal titolo assai bizzarro (e logorroico). In realtà, a parte un cast rispettabile che mette insieme molte starlette dell'epoca, il film non presenta grandi motivi d'interesse: la sceneggiatura è appena sufficiente, il ritmo latita, la tensione è pari a zero, le scene cruente sono poche e mal realizzate. Tra i pro invece segnalo le belle musiche di Gaslini e il finale spietato, che mette sullo stesso piano buoni e cattivi. Si denota un fondo misogino e anti-borghese.
Tipico giallo anni Settanta, unisce l’estetica di Bava e la meccanica di Argento (modalità degli omicidi e particolare rivelatore) a un sottotesto maschilista e moralista. La suspense scarseggia, essendo schiacciata dall’incontenibile pressione erotica delle attrici più in voga del momento nel cinema di genere (Koscina, Benussi, Scott, Nell, Incontrera), tutte artisticamente spogliate; c’è anche la giovanissima Covello, unica donna dal ruolo innocente e pudico. Reminescenze hitchcockiane nel beffardo finale.
MEMORABILE: La nera sagoma dell'assassino che si staglia minacciosa davanti alla Benussi prima del suo omicidio.
Come giallo di derivazione baviana (la figura del killer è identica a quella di Sei donne per l'assassino) e argentiana (omicidi ben coreografati) ci siamo, con l'aggiunta di un nutrito stuolo di starlettes discinte mai viste tutte insieme (Silva Koscina, Annabella Incontrera, Femi Benussi, Susan Scott, Krista Nell). Ma la storia è un po' deboluccia e non si comprendono bene le motivazioni che spingono il killer ad uccidere. Misoginia? Bigottismo? Buone ma stucchevoli musiche di Gaslini (il tema principale si ripete 13 volte!). Ottimo finale.
Intrigante fino ad un certo punto, il film resta invischiato in una lentezza cronica e in una sceneggiatura davvero esile. Le scene di omicidio sono abbastanza ben girate ma la staticità degli attori non aiuta il coinvolgimento dello spettatore. La rivelazione del tradimento finale è forzatissima. Salvabile, comunque.
Uno dei tanti? Sì, ma anche uno dei peggiori. Insieme a Il fiore dai petali d'acciaio, potremmo definirlo come uno dei thriller tricolore meno riusciti e più noiosi. Latitano tutte le caratteristiche principali che hanno fatto grande questo filone e ciò è un grosso problema, per un genere così standardizzato.
Un gruppo di fascinose e fedifraghe signore di una città bene vengono massacrate per mano di uno sconosciuto giustiziere. Atmosfera inquieta e ben orchestrata dall'efficace colonna sonora, tuttavia il finale sembra lievemente posticcio ed amaro nonostante la discreta cadenza ritmica. Notevole il cast femminile, per quegli anni.
Thrillerino exploitation di modestissima lode e nessuna infamia. La messinscena pauperistica e il soggetto miserrimamente derivativo (6 donne si legge altro che in filigrana) son il quid malsano che il film riesce a creare, vista la tensione emotiva francamente flebile. Farley Granger, in trench, si muove esterrefatto in un set lontano dall'eleganza viscontiana e dalle geometrie di Hitch. Ben più a loro agio le starlette killerate dal "grande moralizzatore" (spiccano le sinuose Scott Susan e Sylva). La fotografia di Rossi a me fa più '70 del Gaslini score.
MEMORABILE: Il personaggio di Rossi (Luciano): maniaco platinato, temibile pur se innocuo. Granger a letto con Sylva "ci dicon che stiamo con l'opposizione"... pure!
Uno dei tanti italian giallos dell'epoca, non uno dei peggiori ma di certo quello con la più forte dose di misoginia: a morire sono solo le donne fedifraghe e mai gli amanti. La storia poteva anche reggere, ma il plot è confuso e frammentario, con incongruenze tipiche ed eventi che vengono lasciati cadere nel nulla; inoltre il protagonista è decisamente poco espressivo e le donne che compaiono nel film sono talmente tante che è addirittura difficile distinguerle. Non male la "beffa" finale.
MEMORABILE: L'omicidio sulla spiaggia, al rallentatore; L'omicidio in treno.
Tra i più pallidi derivati de La signora Wardh, il film di Montero si inserisce in quel sottogenere che sposa la morbosità erotica (ereditata dal decennio precedente ed assente nel filone argentiano) con la violenza del nuovo gusto thrilling. Molto meglio La tarantola (dalla storia davvero troppo simile), perché la sciatteria del regista è tale che il cadavere della Benussi sbatte le palpebre. Discrete musiche e un curioso cast, con sorprendente amplesso tra Susan Scott e Silvano Tranquilli. Giudizio finale: due palle (in tutti i sensi però).
MEMORABILE: Il commissario: "Ma come faremo a catturare un impotente? con un avviso?"
Veramente simile a La tarantola..., ma assai meno vivace, meno malizioso e meno fantasioso. Una monotona mattanza di giovani spose fedifraghe, omicidi ben filmati (commessi dal solito, stravisto Uomo Nero), ma in mezzo... il vuoto: non uno straccio di falsa pista, non un personaggio o un dettaglio memorabili, non l'ombra di un'ipotesi sull'omicida (a parte "Sarà uno del posto", "Sarà un omosessuale", "Sarà mica un impotente?" E vabbè...). Non stupisce che la soluzione arrivi come... rivelazione dello stesso assassino. Sennò, avremmo gettato la spugna. Per stanchezza. Finale noir-eggiante.
MEMORABILE: La faccia del commissario quando ripensa a certi comportamenti della moglie, una cosa tipo: non son cieco e non son muto, fossi mica un po' cornuto?
Si escludessero la parata di diversi nudi femminili e qualche bella scena di omicidio, di giallo all'italiana rimarrebbe ben poco, vista la monotonia della sceneggiatura e lo scorrere immobile dell'intera vicenda. L'intrigo è poi pressochè nullo, tanto che lo svelamento dell'assassino avviene ex abrupto, quasi fosse dovuto unicamente al termine del film. Meritorio solo il tentativo nel finale di cambiare la soggettiva del protagonista.
Unica irruzione del feracissimo Montero nel folle rodeo del giallo all'italiana, in sella ad un police-thrilling eroticoide che malgrado la sua china derivatività conserva in se un fondo di costernata amarezza, tutta raccolta nella prova abbattuta di Farley Granger. Lo script, col moral-killer in nero che tafana il libertinismo alto-borghese delle consorti infedeli, elegge il cinema slasher di Bava (Sei donne e Reazione) a frontespizio di facciata dietro cui impaginare un'emulazione non proprio cattiva e irrispettosa bensì macroscopicamente sgombra da ogni nesso alto o fascino entomologico insiti nei prototipi.
MEMORABILE: Il ralenti della fuga in spiaggia di Femi Benussi, ferita e inseguita da colui che di li a poco la pugnalerà a morte.
Donne stupende (a ogni apparizione una ola: Koscina! Femi! Incontrera!) che il deprecabile plot manda al macello, facce amatissime, tripudio di J&B, scorrettezza politica, Gaslini e la Dell'Orso: tutto ciò non è una meraviglia. Dice, la trama. Sì, certo, di J&B dev'esserne circolato parecchio anche in fase di scrittura, da cui amnesie (i personaggi che spariscono nel nulla) e sciocchezze (la parte del grande Stefanelli). Ma ascoltiamo la voce del cuore.
Pellicola di interesse soprattutto per il titolo e per il regista (artigiano del cinema B italiano). Tuttavia il film offre buoni momenti di tensione, tecniche di inquadrature e ambientazioni abbastanza godibili. Si fa di tutto per far confondere lo spettatore sull'identità del vero assassino. Il cast è composto da bravi attori e il protagonista Farley Granger è tutto sommato credibile. Ne esce un film di particolare interesse e di discreta fattura. D'atmosfera le musiche di Giorgio Gaslini.
MEMORABILE: Gli sguardi e la faccia di Luciano Rossi; Il look ombroso dell'assassino; Il finale totalmente spiazzante!
Ambientato in una non meglio definita cittadina, nella quale un assassino giustizia donne adultere. Sfruttando musiche scopiazzate da altre pellicole si cerca di confezionare un prodotto valido, ma senza mai riuscirci. Una sceneggiatura per certi versi interessante non viene supportata da una regia e da una fotografia che riescano a creare la tensione, che manca totalmente (e le uccisioni non sono mai veramente interessanti). Evitabile.
Nomi abbastanza conosciuti, attori di discreto livello, colonna sonora di un musicista come Giorgio Gaslini. Ci potevano essere gli ingredienti per una film ottimo, invece è venuto fuori un prodotto appena sufficiente (problemi di budget?). Quello che manca è l'originalità, le scene a volte sono troppo "caricate", ci sono alcune incongruenze. Di gradevole, ma non c'entra troppo con il film, c'è l'esaltazione della bellezza femminile tipicamente "anni settanta". Per gli amanti del genere può andare, ma in giro si trova molto di meglio.
MEMORABILE: La scena in cui il commissario Capuana assiste all'uccisione della moglie, prima di intervenire.
Curioso e tutto sommato riuscito thriller di ispirazione argentiana che ha anche un lato di critica sociale verso un certo finto perbenismo della società borghese italiana. Girato evidentemente con pochi soldi e povero anche di sceneggiatura, il film si risolleva grazie ad alcuni spunti interessanti e a qualche scena girata molto bene da Montero, oltre che da un ritmo apprezzabile. Davvero da standing ovation il cast femminile (Koscina, Scott, Benussi, Neill, Incontrera); ottimi Granger, Tranquilli e Avram. Niente male.
MEMORABILE: La scena di sesso di Susan Scott; L'omicidio sulla spiaggia; Il finale.
A dispetto del lungo titolo, trattasi di giallo argentofilo in piena regola, dove belle signore discinte e rigorosamente fedifraghe conoscono il freddo prezzo di una lama assassina. Lo stile più che grossolano dell'opera è un dato di fatto, unitamente a un finale esplicativo debolissimo. Complessivamente, però, non dispiacerà, specie ai patiti del genere.
MEMORABILE: Sylva Koscina e il suo trucco perfetto appena alzata la mattina...
Gialletto ordinario ma pur sempre un gialletto dei Settanta italiani ovvero: drammaturgia semplice e solida che ben dispone lo spettatore (e il film, infatti, si lascia vedere con piacere); arietta morbosa; tocco irresistibilmente pruriginoso garantito dalle signore svestite in scena (vere donne, mica sciacquette). Risultato: non male, dopotutto.
Non c’è nulla di particolare da segnalare, almeno in positivo. C’è un minimo di mestiere che non permette al film di essere etichettato come trash, ma per il resto la noia è sempre in agguato, soprattutto per chi ha dimestichezza con il genere. Le figure femminili sono sicuramente affascinanti e poco succinte, però non è molto per raggiungere la sufficienza, specie se consideriamo che a conti fatti la figura dell’assassino e il movente che lo ha spinto ad agire assumono un ruolo marginale.
Dopo un breve prologo, dove si vede una donna sgozzata in posa estetizzante (simile a un manichino tragico), partono i titoli di testa (con musica di Gaslini, che rimarrà la cosa migliore del film). Al diciottesimo minuto la Benussi, distesa nuda e morta su un tavolo d'obitorio, sbatte platealmente le palpebre: il disastro è cominciato... L'assassino lo si sgama presto, ma il suo movente sembra oscuro agli stessi artefici di questo C-movie che, nonostante la forma claudicante, si lascia guardare.
Un film che si fa tutto sommato vedere con piacere, vuoi per la presenza di un cast femminile da urlo (un caleidoscopio di bellezze da copertina), vuoi per l'abilità di Montero nella composizione di certi delitti (su tutti quello sulla spiaggia). Un miscuglio che sta fra Bava e Argento, non certo orginale negli sviluppi della sceneggiatura, ma con un finale beffardo che a suo modo è indimenticabile. Poco ficcanti le musiche di Gaslini; discreta la fotografia di Fausto Rossi. Scelte narrative più coerenti avrebbero reso l'opera un gioellino.
MEMORABILE: L'omicidio a rallentatore nella spiaggia; L'assasino che lascia le foto come prova del tradimento.
Mediocre thriller di Montero che si inserisce in un filone molto in voga in quegli anni. La storia prevede una catena ininterrotta di omicidi che ha come vittime donne belle e fedifraghe, eseguiti piuttosto artigianalmente, alternati alle indagini del commissario Granger che si muove fra le insidie dei piani alti. Niente di nuovo, naturalmente, e anche la sceneggiatura, pur non sfigurando, non offre acuti degni di nota. Mi sono piaciuti Granger, Tranquilli e la fascinosa Navarro, cast tecnico non eccelso. Consigliato solo ai patiti del genere.
MEMORABILE: La Benussi cadavere sulla spiaggia che muove gli occhi...
Un detective è alle prese con un serial killer che uccide mogli infedeli al marito e che lascia poi sul luogo del delitto scatti fotografici che comprovano i tradimenti perpetrati. Classico thriller all'italiana anni '70 senza infamia e senza lode che si risolve come al solito con il colpo di scena finale, che in questo caso lascia abbastanza interdetti. La parte più interessante è quella in cui il protagonista (si vedrà come) capisce chi è l'assassino.
Facendo una media tra trama e tensione (scarse, a dire il vero) e tripudio dei tanti particolari presenti, tipici del giallo anni 70, il risultato finale non è male. Innanzitutto perché a questo film partecipano diverse icone del periodo che spiccano grazie anche ad atmosfere vivaci e sgargianti (cromatismo non lasciato al caso) e anche per una discreta ferocia negli omicidi ove guanto in pelle e lama hanno sempre un certo fascino. Senz'altro consigliato ai nostalgici del genere.
Tutto sommato si lascia vedere: imponente repertorio femminile che rende il film pruriginoso il giusto, accompagnato da una serie di caratteristi azzeccati. L'eredità di Bava e Argento, pur evidente, non è schiacciante, anzi l'intreccio non è neanche così prevedibile. Se si cerca il pelo nell'uovo i difetti si trovano, ma è un film di genere, non è giusto aspettarsi molto di più.
Bianchi Montero, in tutta la sua lunga carriera, non si è mai distinto particolarmente per la qualità dei suoi lavori, eppure in questo giallo che strizza l'occhio a Dario Argento fa sorprendentemente centro. Atmosfere torbide e morbose, un campionario femminile di prim'ordine, musiche di Gaslini conturbanti ne fanno un piccolo gioiello dello spaghetti thriller. Il finale, poi, contribuisce ulteriormente a nobilitare la pellicola, amaro e beffardo come pochi.
MEMORABILE: La telefonata dell'assassino al commissario, riascoltata ossessivamente.
Un misterioso giustiziere delle corna fa strage di signore bene, colte con le mutande in fuorigioco. Giallo godibile, esteticamente ben confezionato, congruo nei dialoghi e nella recitazione, anche se un po’ ripetitivo per gran parte della sua durata; fortunatamente si riprende nell'ultima mezz’ora. Nel frattempo compensano la monotonia strutturale le componenti del notevole gineceo che, a turno e con cadenza regolare, elargiscono la visione delle proprie grazie. Deliziosa anche la "casta" Angela Covello, che stranamente non mostra nulla.
Un giallo che non offre alcun nuovo spunto narrativo ma che si limita a ricalcare una formula già ampiamente usata in altre precendenti opere. In parte funziona creando un certo ritmo, ma purtroppo troppi punti morti lo appesantiscono facendolo diventare piuttosto noioso. La parte più debole resta sicuramente il finale ed è grave l'assenza di movente dell'assassino, che come al solito è vestito con impermeabile e guanti neri ma che per certi versi sembra essere più legato a territori viziosi come anche un'altra pellicola...
MEMORABILE: L'omicidio sulla spiaggia; Le telefonate minatorie; La vendetta del commissario Farley Granger.
Brutto giallo all'italiana, totalmente privo di mordente e di interesse. Il plot è sempre lo stesso del genere: c'è un assassino che va in giro a mietere vittime, tutte accomunate da un "vizietto" e la cui identità è da scoprire. Ma di tensione nemmeno l'ombra, di curiosità manco a parlarne. Solo qua e là c'è qualche scena di omicidio discreta, per il resto il tutto naviga nella mediocrità e nella noia. Anche il cast, nonostante i bei nomi, appare svogliato. Finale tra i più inutili del genere, privo di sorprese e inutilmente veloce. Non piacerà nemmeno ai fans più accaniti.
Giallo di matrice argentiana con qualche venatura poliziesca e accenti di critica sociale (il malcostume e l'ipocrisia della ricca provincia italiana), che colpisce soprattutto per un cast femminile davvero notevole e adeguatamente valorizzato. La sceneggiatura non brilla per organicità (emblematico lo spunto della Covello testimone oculare, accantonato senza ulteriori sviluppi), ma recupera terreno grazie a un buon finale intriso di amarezza e cinismo. Bravo Farley Granger, girati con una certa atmosfera gli omicidi, bella ma ripentiva la colonna sonora di Giorgio Gaslini.
MEMORABILE: Gli omicidi e il finale.
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Ciavazzaro ebbe a dire: Molto interessante, ricordo bene anche quello di Serrador, che hai postato, una scena che mi rimase positivamente impressa.
E' la scena che, vista all'età di 16 anni, mi fece capire quanta magìa ci può essere al cinema. Immàginatela su grande schermo...
DiscussioneFaggi • 24/08/16 15:30 Call center Davinotti - 433 interventi
Fauno ebbe a dire: Prega solo che stasera non mi venga lo sghiribizzo di rivederlo...Non è né il primo né l'ultimo degli errori clamorosi di qualsivoglia regista, ma da come me lo ricordo io c'è ben altro oltre alla musica di Gaslini e al "buona la prima. E che come detto da qualcuno, e non solo per questo regista, Bianchi Montero sia un mestierante, è ancora tutto da dimostrare. Io mi domando se non lo sia l'utente, vista la capacità che ha di vedere così bene questo difetto negli altri...
Se mi capita di "fare le pulci" ai cosiddetti B-movie italiani degli anni '70 è perché li adoro nonostante i loro difetti.
È comunque può essere vero che in questo film c'è anche altro di buono oltre la musica di Gaslini.
Ma vedi Faggi, non è certo un fatto personale contro di te, che fra l'altro in questo commento non hai fatto le pulci a niente e a nessuno, hai solo detto quello che pensavi, e io ho fatto la battuta che sicuramente trovo un sacco di altri elementi a favore se rivedo il film, oltre alla musica di Gaslini. Punto.
Quello che mi ha già mandato in bestia più volte è l'accanirsi contro le persone e non solo contro le opere, perché è da lì che è facilissimo arrivare alla rissa sul sito; già se a me piace un film e leggo "mestierante" del regista, la prima cosa che mi verrebbe da fare è rispondere all'utente "vai a zappare la terra che è meglio", ma anche se il regista ha dei demeriti, mi da fastidio lo stesso...
Allora anch'io, cosa dovrei dire di Michel Piccoli per una delle ultime scene di Bella di giorno? E di Sordi per i "lavoratoriiii" nel film I vitelloni? O ai rispettivi registi Bunuel e Fellini? "Siete degli handicappati" forse? O "Fate schifo"? Solo perché a me han preso male o mi hanno toccato le corde sbagliate? Ma neanche per idea...solo che la stessa cosa me l'aspetto da tutti gli altri utenti, perché qui si parla di RISPETTO. E se il rispetto non è reciproco, prima o poi scoppiano delle liti. E il più delle volte con le liti anziché chiarirsi ci si prende in un'antipatia che non finisce più. Penso che a mente fredda nessuno lo voglia, e allora facciamo tutti un piccolo sforzo di controllarci in certi termini, per favore.
Ah, ci ho guardato adesso per puro caso. Nella sezione Curiosità l'ottimo Herrkinski aveva notato lo sbattimento di palpebre.
Decisamente di buona qualità il DVD targato Cecchi Gori (CineKult)...
Al di là del fatto della copertina di Solamente nero, l'immagine è ottima (nel formato 1.85:1) e anche la traccia audio più che buona.
Non sono assolutamente presenti scene insertate con qualità da VHS, come nell'edizione Camera Obscura citata da Xtron, ed è anzi presente un bel documentario di circa 26 minuti (La morale del massacro, con intervento di Claudio Bartolini co-autore con Luca Servini del bel libro Thriller italiano in cento film).
Durata della versione: 96'34"