Note: Aka "Amazonia - Cut and run", "Amazonia - la jungle blanche". Uscito per la prima volta il 24 ottobre 1984 al MIFED, poi distribuito in Italia dal'8 agosto 1985.
Cinque anni dopo il celebratissimo e censuratissimo CANNIBAL HOLOCAUST, il regista Ruggero Deodato torna nella giungla per riagganciarsi allo stesso tema. Ancora una volta abbiamo personaggi totalmente estranei alla vita selvaggia e di nuovo muniti dell'inseparabile cinepresa che sono costretti, loro malgrado, a sopravvivere tra atrocità d'ogni tipo. Accantonata l'idea ormai inflazionata del cannibalismo, Deodato riprende invece la trafila di crudeltà presenti nel suo classico (che omaggia tra l'altro lasciando a Luca Barbareschi, allora protagonista,...Leggi tutto lo spazio per un cameo), pur non raggiungendone le stesse vette (e risparmiando qui gli animali). E in effetti è piuttosto comico leggere il divieto ai 14 anni per un film tanto crudo e spietato. Tra uomini squartati in due, decapitazioni, sfracelli di interiora, torture primitive, donne spesso completamente nude eccetera... Molto belli i paesaggi naturali sudamericani, teatro perfetto per avventure magari prive dei mezzi da grande produzione ma piuttosto coinvolgenti. INFERNO IN DIRETTA comunque, supportato dalle belle musiche di Claudio Simonetti (in versione più moderna che con i suoi Goblin) e da una fotografia affascinante, ha molte frecce al suo arco (e non solo in senso figurato), non ultime l'impeccabile regia di Deodato, la sceneggiatura ben strutturata (merito di Dardano Sacchelli) e un cast all'altezza. Non ha la forza e l'originalità dirompente di CANNIBAL HOLOCAUST ma è un film godibile che sa stupire.
Tostissima questa regia di Ruggero Deodato, sorretto da un discreto cast d'attori: dall'indimenticabile Michael (Pluto) Berryman, ad un convincente Gabriele Tinti passando per una sensualissima Valentina Forte, fino a concludere col (qui) bastardissimo John Steiner... Ottima l'impostazione prettamente fantastica: nessuna violenza sugli animali, effetti ultra splatter (forse uno dei migliori italiani) e latitanza di cannibali con divagazione della storia sul narcotraffico.
Buona la colonna sonora. Tardivo, ma essenziale.
Deodato ritorna alla giungla e azzecca un discreto film, almeno per quanto riguarda la parte -appunto- girata nella foresta amazzonica (Venezuela, stavolta)... Su tutta la parte girata negli USA sarebbe meglio stendere un velo pietoso, anche se l'affetto per Deodato mi porterebbe a giustificarlo dando le colpe ai due sceneggiatori che pare non abbiano collaborato granché, seguendo ognuno la propria linea a discapito del risultato finale. Domanda conclusiva: ma che c'azzecca Michael Berryman col resto del film?
Mediocre film di Deodato che ricicla situazioni presenti in alcuni suoi lavori precedenti e che alterna una discreta parte girata nella foresta ad una girata in città davvero pessima e che non si lega per nulla all'altra. Sotto questo punto di vista si tratta di un film davvero maldestro che si può tranquillamente evitare di vedere.
Discreto film di Deodato. Azione e splatter di ottimo livello, con un cast notevole, buona regia, effetti speciali riuscitissimi e una colonna sonora bella e incalzante. Nelle parti ambientate in città però il livello cala in maniera evidente. Sequenza iniziale notevolissima. Nonostante le apparenze, le atmosfere di Cannibal holocaust sono abbastanza lontane.
Ultima escursione di Deodato nella giungla. Dopo i fasti del mitico Cannibal Holocaust, il regista dirige un film che ha più da spartire con Mangiati Vivi di Lenzi che con il suo masterpiece cannibalico. Ma l'atmosfera dei bei tempi è ormai passata e questo film è poco più di un modesto action, la cui unica fonte di interesse è data da alcune scene splatter, peraltro materiate da ottimi SPFX. Per il resto, regna decisamente la noia e anche un filo di imbarazzo. Divertente il cameo di Barbareschi, grottesca la presenza di Berryman.
Gli ingredienti ci sono: i trafficanti, lo sfuggente generale creduto morto, chiamato "il fantasma", gli indigeni capeggiati dal mutante pelato de Le colline hanno gli occhi e il ragazzo scomparso da recuperare; il tutto condito con feroci uccisioni, un paio di smembramenti, decapitazioni e infilzate varie. Il risultato è un discreto violenzaselvaggiamovie, con qualche pausa e senza troppe idee, ma che si mantiene in linea di galleggiamento anche grazie ad attori decenti e a dialoghi passabili, che in queste pellicole sono una rarità. Non male, dopotutto.
MEMORABILE: Taglio allo stomaco con fuoriuscita di budella; L'uomo legato per i piedi e diviso in due; Gli avvoltoi e i corvi sui cadaveri; Barbareschi pilota.
Il film inizia bene, ma presto lascia in secondo piano il filone cannibalico per passare ad occuparsi di narcotraffico. Un Deodato minore, rispetto a certi film ad effetto girati nel passato, che solo a tratti, quando si mostrano effetti splatter, dà il meglio di se stesso. Cast non disprezzabile, ma evitabile l'apparizione di Barbareschi che pilota l'elicottero come se fosse sotto effetto di sostanze stupefacenti e se la ride durante il solito massacro di indigeni.
Finalmente senza uccisioni di animali, questo bel film "selvaggio" del Ruggero nazionale. L'inizio è formidabile, con l'uccisore che dà il via al violentissimo attacco, perfettamente accompagnato da una colonna sonora tanto semplice quanto ideale. Pur sviluppato più sul genere avventura, non lesina alcuni squarci gore/splatter fatti a regola d'arte, in perfetto stile cannibal. La storia è comunque piacevole e la presenza di personaggi quali il mitico John Steiner completa in bellezza la pellicola. Davvero belle e varie le location. Notevole!
MEMORABILE: L'attacco iniziale dall'acqua ed il paletto sottile infilato nella mano alla ragazza.
Film troppo sfrangiato che, come spesso accade in Deodato, ha il vizio di disperdersi in troppi rivoli di racconto, perdendo lentamente ma inesorabilmente la sua via maestra. Ed è un peccato perché Ruggero quando sta per terra (la giungla) e in acqua (i guerrieri guidati da Berryman) mostra mestiere ma anche qualità. Poi tra puntate metropolitane, berciar d'elicotteri e tentazioni d'Apocalypse perde grinta e impatto. Anche il cast è disomogeneo: convincenti Steiner e Tinti, fastidiosa la Blount, pleonastica Karen Black. Invidiabile la carica sensuale della Forte.
MEMORABILE: L'incipit coi guerrieri che saltan fuori dall'acqua al fischio di Berryman; Lo squartamento di Steiner; L'omicidio "rituale" di Lynch.
L’inizio in medias res sulle concitate musiche simil-Demoni di Simonetti sembra un inno all’abilità registica di Deodato, che scorrazza nella foresta amazzonica come se fosse il giardino di casa sua. Nonostante i diretti rimandi a Cannibal Holocaust (le crudeltà assortite e l’occhio implacabile della telecamera), niente antropofagia stavolta, ma un avventuroso tra selvaggi, droga, affetti familiari e perfino misticismo (il personaggio di Lynch, peraltro doppiato da Giuseppe Rinaldi, ricalca chiaramente il Kurtz di Brando). Assai in parte Mann, Steiner, Babareschi e il “bestiale” Barryman.
MEMORABILE: Tutti gli assalti improvvisi degli indigeni.
Meno convincente del celebratissimo Cannibal Holocaust. Ruggero Deodato punta tutto sullo splatter senza limiti, ma senza dare alla storia l'interesse che meriterebbe. Attori mediocri (la Black fuori ruolo). Ortolani alla colonna sonora era tutt'altra cosa.
Deodato torna nella giungla; stavolta però i suoi eroi non devono vedersela con i cannibali ma con dei più concreti trafficanti di droga e il solito ex militare folle. La violenza naturalmente non manca, il cast non demerita (ma su Barbareschi è meglio sorvolare) e la regia è decisamente solida; non altrettanto, purtroppo, si può dire della sceneggiatura. I riferimenti al reverendo Jones lo assimilano a Mangiati vivi!, ma Lenzi le parentesi metropolitane le gestiva molto meglio. Comunque non disprezzabile.
Una pericolosa avventura nel mezzo della giungla sudamericana, dominata dai narcotrafficanti e dove non sembra esistano regole se non quella del profitto e del controllo del mercato della droga. La dose di violenza è alta e poco viene risparmiato agli occhi. Il cast è ottimo e all’altezza della situazione, anche se Karen Black poteva essere sfruttata meglio e di più. Grazioso il tema portante di Simonetti.
Deodato ha senz'altro fatto di meglio e questo film sembra essere un semplice riciclaggio scadente dei lavori precedenti. Le tematiche care al regista ci sono tutte: la civiltà occidentale che corrompe quella degli indios, i quali a loro volta hanno usanze tutto fuorché umane. Trash la colonna sonora, che ci sta nel contesto, ma il resto è davvero poca cosa. Si salvano le sequenze girate nella foresta, in particolar modo quelle notturne.
Un gruppo di giornalisti senza molti scrupoli vanno in Amazzonia a caccia di scoop tra i narcotrafficanti. Violenza e scene truci non tarderanno ad arrivare. A cinque anni da Cannibal holocaust Ruggero Deodato torna nella giungla amazzonica per un film che, vista la moda "rambesca" di quegli anni, mischia un po' le carte del suddetto sottogenere a una buona dose di sangue. La regia è robusta ma il film ha complessivamente ha più l'aria del B-movie da cassetta che del cult. Il cinismo di John Steiner è sempre ottimo.
Interessante e in parte assolutorio il fatto che, pur ricordando e (in parte) riprendendo molte cose, non ne imiti al contempo nessuna in particolare. È tuttavia un film sostanzialmente non riuscito, in cui l'intrigante spunto narrativo del santone (chiaramente ispirato a Jim Jones) si perde in mille rivoli, a volte di sicuro impatto scenico (spettacolare l'assalto al villaggio), altrove piuttosto risibili (la cattura nel mezzo del fiume). Non brutto, ma superfluo, il che è forse peggio.
Manca totalmente di tensione, il film di Deodato, che punta al raccapriccio con corpi squartati e frecce perforanti nella solita savana piena di insidie e con la variante di un monito moralistico contro il traffico di droga. La presenza di star del calibro di Karen Black è puramente commerciale e non alza l'asticella della qualità. Il resto del cast, protagonisti in primis, è di scarso contributo alla resa complessiva.
Il film che chiude la trilogia cannibalesca di Ruggero Deodato è una mezza delusione. La pellicola infatti non possiede la forza visiva e la coerenza degli altri episodi, e finisce per essere un collage di violenze di vario tipo ma tutte buttate via così, quasi fini a se stesse, per accontentare lo spettatore alla ricerca dello splatter. Qualche buona scena c'è ma siamo lontani dai capolavori di Deodato. La tematica dell'uomo e della natura ormai incompatibili è strausata e trattata qui senza vera convinzione, relegata giusto a qualche battuta. Cast mediocre, come il film.
In quello generalmente ricordato come il terzo tassello della trilogia cannibalica di Deodato, in realtà non vi è traccia di tribù antropofaghe, ma di "semplici" indios sanguinari a caccia di trafficanti di droga. Si tratta nondimeno di un memorabile e violentissimo adventure-movie in cui il regista ripropone le sue note riflessioni sul sensazionalismo spietato dei media e, rievocando il massacro della Guyana, sembra strizzare l'occhio al Mangiati vivi! di Lenzi. Ritmo sostenuto, robusta OST simonettiana, ottimi effetti gore e un cast d'impatto (Berryman e Lynch su tutti): promosso.
MEMORABILE: Gli attacchi a sorpresa dell'orda di indigeni capitanati da Berryman fra stupri, decapitazioni e sventramenti; Lo smembramento con alberi pre-Demonia.
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DiscussioneZender • 20/01/12 10:59 Capo scrivano - 48841 interventi
Taglieranno il noto squartamento in due, che è presente solo in alcune vhs estere che io sappia (poi reintegrate nel dvd da fonte pessima con grosso sbalzo di qualità).