La storia di un narcotrafficante che vuol diventare donna, con tutte le derive del caso. Il regista confeziona un musical insolito, che esplora tante tematiche (a volte troppe) e che si lascia trascinare soprattutto da un indubbio talento visivo e dalle ottime performance delle tre protagoniste, capaci di sfumature a cui non sempre arriva la sceneggiatura. Alcuni numeri musicali lasciano il segno, altri sono un po' pleonastici. Un film da vedere, pur con le sue imperfezioni nella seconda parte, ma originale e di impatto.
Narcotrafficante messicano dall'aspetto brutale ingaggia un'avvocata perché lo aiuti a cambiare sesso, inscenare la propria morte e rifarsi una nuova vita... Dopo aver bordeggiato il melodramma in alcuni dei suoi film precedenti, Audiard lo abbraccia in pieno con questo musical ad alta carica emotiva il cui unico difetto può essere quello di voler affrontare troppi temi. Si tratta però di un difetto che passa in secondo piano di fronte alla vitalità della messa in scena, la bellezza dei numeri musicali, le eccellenti interpretazioni delle attrici a partire da Karla Sofía Gascón.
MEMORABILE: La bambina ricorda l'odore che aveva il padre; Verso il finale, il disvelamento tra le pallottole.
Avvocatessa viene contattata da un boss della droga per cambiare sesso. Incipit che sembra un film di Almodóvar e che sottende invece la situazione politica messicana. La scelta dei dialoghi musicati funziona per sottolineare situazioni o stati d'animo, soprattutto nella prima parte. L'attenzione per il tema dei desaparecidos serve per rinfrescare la memoria (come la corruzione odierna), anche se sfuma man mano. Interpretazioni femminili equilibrate, con la Saldana migliore nei movimenti e la Gomez nel canto. Chiusura in stile western moderno, coi limiti del caso.
MEMORABILE: "Bingo"; L'odore del padre; La notizia del matrimonio e relativa reazione.
Audiard si confronta con un genere tipicamente americano come il musical e, come dice un suo personaggio, fa Bingo, perché il suo film è veramente potente, originale e ben recitato, anche se batte i sentieri già noti del melodramma (o forse proprio per questo). I numeri musicali sono davvero fantastici e coreografati in modo originale ed efficace, le parti action non hanno nessun difetto.
Tra i film di Audiard, "Emilia Pérez" è quello più plateale, rutilante, appassionato, pronto ad abbandonarsi senza reticenze al melodramma, pur attraversando uno slittamento progressivo tra generi che riflette la metamorfosi identitaria della protagonista: l'impalcatura è noir, l’anima romanzesca, il ritmo quello di un musical. Il corpo del film, fulgido e metamorfico, è quello stesso di Karla Sofía Gascón, strepitosa e commovente nella sua dissolvenza incrociata tra ruolo paterno e materno, colpa ed espiazione. Cinema ardente e cristallino di cui abbiamo infinito bisogno.
Indubbiamente originale, l'opera di Jacques Audiard mischia i generi e i temi con risultati sorprendenti. Il coraggio delle scelte registiche è stato premiato dal successo unanimemente riconosciuto e dalle tredici nomination all'Oscar. Se si vuole trovare un punto debole, la parte musicale è un po' forzata e non straordinaria. Ottima prova delle tre interpreti femminili.
Film dai generi (noir, musical, melodramma) e dagli elementi molto eterogenei, sapiente mescolati tra loro, che raggiungono un loro equilibrio, sicuramente non perfetto ma estremamente gustoso. Ciò che colpisce maggiormente è una certa e positiva visceralità con cui Audiard porta avanti il suo film, caratterizzato da una sicura e riuscita capacità affabulatoria e da un affidarsi al romanzesco spinto (meno male!) che non sempre si riesce a trovare, purtroppo, nel cinema di oggi. Sa coinvolgere ed emozionare. La parte musicale non è indimenticabile ma qualche bel pezzo c'è. Notevole.
Mediocre, a dispetto del plauso della critica. L'idea del truce e ricchissimo boss narcos che si fa donna, desiderio coltivato fin da bambino, trasformandosi a quel punto in una filantropa, è così superficiale, nel suo sviluppo incerto tra noir e melò, che neppure la (innegabile) capacità registica riesce a conferirle spessore. Il fatto poi di far cantare gli attori persino più di quanto avviene in Folie a deux annoia e basta. In ogni caso non è chiaro cosa ci sia di esaltante nella recita della Gascon che sostanzialmente interpreta se stessa.
MEMORABILE: La figlia del boss diventato donna: "Odori come mio papà, mi piace" e poi ci canta sopra, con lei ex lui che piange. Momento kitsch per eccellenza.
Un avvocato di Città del Messico, l'ottima Zoe Saldana, (donna e nera: importante nell'economia del racconto) in un dramma musicale che fa del continuo rivolgimento di tono la sua forza. Les misérables di Tom Hooper in un terreno sconosciuto tra Villeneuve-Sollima e l'Almodòvar che fu; Jacques Audiard nutre il gusto del dettaglio e del cinema "fisico", corporale, pur in una storia "a tesi" (l'accoglimento della femminilità porta al miglioramento) senza scadere nel woke sminuente. Famosa ormai, storicizzata, l'imponente doppia interpretazione di Karla Sofia Gascòn.
Un film che sa destreggiarsi bene tra il melodramma moderno e atipico e un racconto comunque meditato, che usa le noti musicali per sottolineare i tormenti interiori dei protagonisti ma allo stesso tempo capace di procedere con uno stile pulsante e baroccheggiante. Al centro il personaggio della Gascon, caratterizzante l'intera storia ma non esente da esagerazioni o pecche di credibilità, personaggio che cresce lungo l'arco della pellicola e trova accanto a sé l'avvocata, una Saldana validissima, che è punto di riferimento ed equilibratore di tutto il percorso filmico.
Audiard aggiunge un altro tassello al suo repertorio di noir sui generis, inserendo, oltre alle già note contaminazioni con il melodramma, una componente musicale particolarmente centrata, che ben si intona con la sceneggiatura e le atmosfere. Un po' ondivago e, a ben vedere, più originale nei suoi continui sbalzi di tono che negli effettivi contenuti di tali cambi di rotta, il film si avvale di una buona confezione e di convincenti interpretazioni che sorreggono personaggi non bidimensionali, credibili nel passare nel giro di poche scene dall'adorabile al detestabile e viceversa.
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CuriositàZender • 3/03/25 15:21 Capo scrivano - 48874 interventi
Vincitore del Premio Oscar 2025 alla Miglior attrice non protagonista (Zoe Saldana).
Vincitore del Premio Oscar 2025 alla Miglior canzone originale, "El Mal" (El mal (testo: Clément Ducol, Camille, Jacques Audiard – musica: Clément Ducol, Camille).