William Hayes è esistito davvero e ha scritto un romanzo sulla sua terribile avventura nelle carceri turche. Oliver Stone (premiato con l’Oscar) ne ha tratto una sceneggiatura “forte”, alla quale Alan Parker ha dato vita con questo film crudo, claustrofobico. MIDNIGHT EXPRESS è la quintessenza del prison movie, con i carcerieri caricati di una spietatezza non comune e personalizzati dall'uso di una lingua che nessuno mai traduce. Questo fa sì che il bravo Brad Davis appaia chiuso in una prigione nella prigione, capace di dialogare solo con i suoi “simili” John Hurt e Randy Quaid, ghettizzati in un mondo estraneo col quale non riescono ad avere alcun...Leggi tutto contatto “umano”. Tesissimo nelle sue concitate fasi iniziali, in cui la tensione viene espressa magnificamente dal sudore che gronda sul viso allucinato di Davis, il film di Parker trova la sua dimensione definitiva nella seconda, dove gli eventi precipitano e la detenzione ingiustificatamente prolungata del protagonista prende la forma di una beffa. La sceneggiatura tende qui un po' a sfilacciarsi, a faticare nel trovare qualche nuovo motivo di interesse rischiando di ripetersi e si rifugia così nelle sfumature psicologiche, facendo nel frattempo montare inesorabilmente la rabbia di Hayes. Il divieto ai minori di 18 anni è giustificato da una scena di belluina ferocia (l’estirpazione di una lingua a morsi), ma per il resto non è sintomo di crudeltà tanto inedite. Bella e “fumosa” la fotografia di Michael Seresin, azzeccata la colonna sonora di Giorgio Moroder (altro Oscar), particolarmente nutrito il contingente italiano (Franco Diogene, Gigi Ballista, Paolo Bonacelli...). Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Una storia vera, un film drammatico, spietato, perfettamente interpretato da un grande Davis. La cadenza della pellicola comunica egregiamente il peggiorare degli eventi e carica l'animo di quei sentimenti di impotenza, rabbia, dolore, depressione che il protagonista deve aver vissuto. Indimenticabile il tema musicale principale, secco, malinconico. Bellissima la fotografia degli interni. Un film che non ti abbandona e che "vivi" ogni volta che lo rivedi. Bellissimo. Grazie.
Ottimo film carcerario, diretto con robusto mestiere da Alan Parker, che riesce a trasmettere tutta la rabbia e il senso di spaesamento e d'impotenza del suo protagonista (un ottimo Brad Davis). Gli attori sono tutti bravissimi e contribuiscono a rendere imperdibile quest'opera, funzionale anche la bella colonna sonora di Giorgio Morodere. Un film che, molto giustamente, ha fatto epoca e che a distanza di quasi 30 anni riesce ancora ad appassionare.
Grandissimo film di Alan Parker. Un ragazzo viene arrestato all'aeroporto perché in possesso di droga; verrà condotto in un carcere e dovrà passare una vera e propria odissea. Grandi ritmi dai toni altamente drammatici, atmosfere cariche di tensione.Gli attori sono tutti bravissimi, soprattutto Davis (il protagonista); alcune sequenze sono piuttosto crude ma rendono bene l'idea della severità del carcere turco.Tratto da una storia vera.
Splendido film, sceneggiato da Oliver Stone che si beccò il suo primo premio Oscar. Certo gioca un po' facile in alcune situazioni (secondini sadici ecc.), ma il livello complessivo è davvero ottimo. Il film è vietato ai minori di 18 anni, essendo fortemente drammatico, ma è stato derubricato per la tv a VM14 alleggerendo giusto un paio di scene. Da ricordare l'interpretazione di John Hurt, che mi dà i brividi tutte le volte. Fanno presenza anche due caratteristi italiani di grande bravura, Franco Diogene e Gigi Ballista, oltre all'ottimo Paolo Bonacelli che ha un ruolo più sostanzioso.
Ispirato ad un fatto di cronaca reale. Alan Parker porta sullo schermo il dramma vissuto da un turista occidentale in Turchia, colpevole di portare nel taschino qualche grammo di hashish. Valorizzato da attori di classe ed impreziosito da un cast composto anche da nomi di caratteristi italiani (Gigi Ballista e Franco Diogene) Fuga di Mezzanotte è diretto con taglio sensibile, con la grazia tipica della mano di un genio. Alan Parker commuove, rattrista, fa piangere e fa riflettere. Curiosità: D'Amato ne girerà una versione hard-core. Poetico.
Tratto dalla vicenda reale vissuta da un americano in Turchia negli anni '70, Fuga di mezzanotte è un bel film ottimamente diretto dal bravo Alan Parker. Il film è stato realizzato a partire da una sceneggiatura di Oliver Stone abile nel delineare il progressivo deterioramento della condizione fisica e psicologica del protagonista, un Brad Davis molto credibile nella parte. Il film girato con ottimo ritmo, si avvale di una bella colonna sonora di Moroder.
Angosciante come pochi, questo ottimo film di Parker rende bene l'esperienza (vera) di un uomo rinchiuso nelle carceri turche, da cui rischia di non uscire più. Il fatto che la storia sia realmente accaduta rende il tutto ancora più allucinante e Parker è bravo a ricreare un'atmosfera da girone dantesco, con alcune scene davvero impressionanti e cariche di terrore psicologico e violenza fisica. Molto buona l'interpretazione di Davis, sorretto da una regia tesa e impeccabile e dalle belle musiche di Moroder. Bello il finale liberatorio.
Storia vera di un americano incarcerato in un aberrante carcere turco, che sogna l'evasione. Un film appassionante, che grazie a una splendida regia sa miscelare tutti gli ingredienti del dramma e dell'avventura con il retrogusto dell'ingiustizia contro cui ribellarsi, attutendo il luogo comune dell'americano che riesce sempre a vincere. Un ottimo Brad Davis incarna l'eroe sottoposto alle peggiori sevizie, riuscendo a dargli umanità in maniera convincente. Un buon film.
Discreto film carcerario ispirato ad una storia vera, diretto da Alan Parker che riesce ad avvincere lo spettatore ma che sconta una sceneggiatura (scritta da Oliver Stone) con alcuni eccessi che sfidano la logica ma soprattutto il buon gusto (si pensi alla scena della masturbazione) e senza i quali la riuscita della pellicola ci avrebbe sicuramente guadagnato. Bella e famosa la colonna sonora di Giorgio Moroder.
Quado inizi a vedere il film cominci da subito a identificarti nel personaggio principale. La scena della polizia alla dogana turca che scopre il nostro William nell'atto di cercare di esportare una bella quantità di droga, giuro che l'ho vissuta uguale mille volte (in senso figurato). Il monologo del tribunale è perfetto come il suo interprete. Le scene bellissime sono tante, la colonna sonora è strepitosa. Si è fatto ricorso ad attori italiani (ritenuti in patria di secondo piano) con risultati ottimi. Avete sentito come parla turco Gigi Ballista? Incredibile!
Drammone carcerario durissimo e spietato, che fa rabbrividire, se si pensa che la storia è vera. La pellicola è scorrevolissima e trascina subito dentro il torbido gorgo del carcere turco dove il protagonista, subendone di tutti i colori, rischia di diventare una bestia come i suoi aguzzini e di perdere la sua salute mentale. Si rivede Paul Smith (al secolo Anam Eden, turco), cattivissimo e sadico da far paura. Sbalorditiva la presenza di Diogene e soprattutto Bonacelli, in un ruolo molto antipatico. Commento sonoro azzeccatissimo per un film davvero crudo.
MEMORABILE: La cruenta aggressione fisica di Davis contro Bonacelli, la scena in parlatoio con la ragazza.
Un grande esempio di cinema. Ci si sente davvero "dentro" le mura del carcere e si respira una pesante aria "turca" (qui qualche preconcetto c'è, vista anche la tesa situazione politica con gli Usa di Nixon che fa da sfondo al film). Fra gli attori segnalo il protagonista Brad Davis e l'agghiacciante secondino interpretato da Paul L. Smith. Finale liberatorio che restituisce un pò di ottimismo dopo che il film aveva dispensato orrori claustrofobici e psicologici. Azzeccato il tema musicale firmato Moroder.
Tratto da una storia vera. Stone (sceneggiatore) ne ha parzialmente stravolto l'andamento per esigenze di cinema-show, pestando a tavoletta sulla retorica e arruffianandosi il consenso di pubblico e critica. Ciò nonostante è un dramma carcerario tosto & crudo che non si risparmia certo nel mostrare le angherie subite dal protagonista sia a livello fisico che mentale. Gli attori sono ottimi e le musiche di Moroder fanno il resto. Se lo danno in tv è tagliato.
Ispirato da una storia vera, il film narra con enfasi la permanenza in un infernale carcere turco di un giovane americano accusato di spaccio di sostanza stupefacente. Impressionanti le condizioni di vita carcerarie con un inquietante tratteggio dei suoi aguzzini. Accattivanti ed ineccepibili le riprese, bella la fotografia di Seresin.
Alla fine di una vacanza in Turchia, il giovane Billy ha la poco brillante idea di portarsi a casa nientemeno che due chili di hashish: scoperto poco prima di imbarcarsi, pagherà la stupidaggine con un lungo soggiorno nelle poco ospitali carceri turche. Ottimo (e durissimo) film di Alan Parker. Eccellente il protagonista in un ruolo non facile. Bel cast, con parti anche per alcuni caratteristi italiani (bravi Diogene e Bonacelli, da segnalare Gigi Ballista che recita in turco). Indimenticabile la colonna sonora.
La storia di Billy Hayes dall'incarcerazione in Turchia alla fuga in un film in cui la tensione è presente dall'inizio alla fine. Ricca di sequenze memorabili, vincitore di 2 Oscar, 6 Golden Globe e 3 BAFTA, l'opera per il suo realizmo incrinò non poco i rapporti fra Stati Uniti e Turchia per anni. Film da vedere anche perché, tutto sommato, la vicenda di Hayes è storicamente rispettata. Liberatorio il finale. Gran film.
MEMORABILE: La sequenza della passeggiata circolare nel carcere in cui tutti vanno in senso orario ad eccezione di Billy.
Fra i titoli più famosi degli anni '70, regge bene alla prova del tempo questa discesa agli inferi di un giovane americano in vacanza in Turchia che, per una serie di circostanze, subisce una condanna "esemplare". Il merito è di una storia coinvolgente, un cast azzeccato anche nei ruoli minori, una colonna sonora inconfondibile, mentre il tallone d'Achille, pur premiato dall'Oscar, è la sceneggiatura di Stone, troppo effettistica e, soprattutto nella parte finale, inutilmente didascalica, dato che le immagini erano già eloquenti.
MEMORABILE: Il personaggio interpretato da Bonacelli, uno spione avido e ributtante - la sua aggressione da parte del protagonista, con "strappo" finale
Splendido e autentico prison-movie di alta classe. A parte l'azzeccattissima sceneggiatura (non a caso di Oliver Stone) c'è da sottolineare una interpretazione superba del protagonista Brad Davis, prematuramente scomparso nel 1991. Angosciante e claustrofobico, proprio come una prigione in terra straniera, si impone come un cult da riscoprire.
Un Parker notevole che riesce a dare bene il senso di straniamento e isolamento del protagonista e sfrutta a dovere un cast ottimamente scelto in tutti i caratteri, da quelli più grotteschi (Diogene, Malykian) a quelli più perfidi: grandiosi Paul Smith (noto come sosia di Bud Spencer) e il nostro Bonacelli. Buono anche il supporto degli ambienti carcerari e delle musiche composte dal nostro Moroder e premiate con L'Oscar.
Parker firma un bel film, attanagliante e drammatico, la cui maggiore forza sta nella ricostruzione scenica carceraria turca di quel tempo (non c’è di mezzo la dittatura - peraltro presente in quegli anni - risparmiando lo spettatore dalle immagini di standardizzata brutalità sanguinaria, se non a scopo punitivo... e non è poco!). Primo tempo palpitante e seconda parte drammaticamente rassegnata nello squallore dello stato carcerario (pur non rinunciando a qualche divagazione/clichè del genere e a fini cinematografici).
Nel corso delle due ore, il film di Alan Parker non perde un colpo. Parte teso, con la scena all'aeroporto e la cattura di Hayes, prosegue drammatico, violento, senza compromessi nell'inferno carcerario. Tutto funziona al meglio: dall'ambientazione in una Istanbul sporca e affascinante alla musiche straordinarie, dall'ottima recitazione del protagonista ai personaggi secondari convincenti: insomma, un ottimo film.
Davanti al capolavoro parkeriano tutti gli altri prison movie crollano inesorabilmente. Mai nessun film si è spinto oltre dietro le sbarre, in un girone infernale carcerario che sfiora l'horror con lingue strappate a morsi, falake, orribili mostri umani come il Rifki di Bonacelli o il secondino spietato di Smith e un Brad Davis che si ridurrà a una specie di zombi insieme ad altri "morti viventi" in un macabro girotondo allucinatorio. Picco assoluto del cinema di Alan Parker, supportato dallo score indimenticabile di Moroder. Viscerale e assoluto.
MEMORABILE: L'inizio all'areoporto, tensione pura; Il padre di Davis al secondino di Smith: "Tocca mio figlio e ti faccio la pelle, turco bastardo!"; Il finale.
Film tra i più notevoli del "filone carcerario" che si caratterizza, proprio poiché basato su una storia vera, per un'ambientazione inconsueta (un carcere turco). Classica vicenda in cui lo spettatore si immedesima nel protagonista, vivendo assieme a lui le più inenarrabili prove di resistenza a ingiustizie, violenze fisiche e psicologiche. Curiosa la presenza di alcuni caratteristi italiani nel cast nelle veci di personaggi turchi.
Superbo film di Alan Parker tratto da una storia vera. Un dramma che tiene incollati dall'inizio alla fine. Duro, cinico, violento e tremendamente reale. Bravissimo anche Brad Davis nei panni del protagonista. Ben curate ambientazioni, dialoghi e luci. Un pugno nello stomaco.
Il film che più ho rivisto in assoluto. Indimenticabile Brad Davis, purtroppo morto prematuramente, in una recitazione magistrale. Le scene si susseguono incalzanti e angoscianti e ogni volta è un pugno nello stomaco. E il tutto raddoppia perché trattasi di una storia realmente accaduta. Dolcissima la figura del padre (non mi sovviene ora il nome dell'attore) e pazzesco e terribile il poliziotto (notevole recitazione per entrambi). Immensa prova di Alan Parker.
Diretto da Alan Parker, sceneggiato da Stone (Oscar) e musicato da Moroder (altro Oscar), è una storia struggente e il senso drammatico aumenta se si pensa che si tratta di una storia vera. Brad Davis (prematuramente scomparso nel '91) rende ottimamente la parte di Billy Hayes. Da segnalare però anche il resto del cast: da Randy Quaid a John Hurt (grandioso) fino a Paolo Bonacelli, Gigi Ballista e Franco Diogene. Oreste Lionello doppia John Hurt mentre Alberto Lionello uno dei detenuti. Un film epico.
Per nulla girato in Turchia, il film risente dei cattivi rapporti dei turchi con Nixon, tant'è che il protagonista Billy diventa un capro espiatorio contro il turismo occidentale, seppure per peccati veniali. Ma di fronte alla giustizia medio-orientale non c'è pietà e Billy scende sempre più negli inferi delle prigioni e delle torture. Politicamente forte, scenograficamente efficacissimo, il film vola alto anche grazie alla interpretazione formidabile di Brad Davis. Belle e suggestive musiche-Oscar di Giorgio Moroder.
Un buon film che non raggiunge l'eccellenza per colpa di una terribile colonna sonora firmata dal grande (altrove) Moroder che uccide-spegne-smorza la tensione narrativa che l'abile Parker sa ricreare, muovendo il mezzo con la giusta accortezza. Stone scrive una sceneggiatura dalla qualità ondivaga in cui si alternano picchi che sfiorano il divino a inaspettati rallentamenti di ritmo. Funzionale il cast, nel quale emerge l'italiano Paolo Bonacelli (il suo Rifki ti entra dentro). Dispiace dirlo ma lo sfortunato Davis (morto a soli 41 anni) mi è parso totalmente anonimo.
MEMORABILE: La parte ambientata in aeroporto; Le tenere effusioni omosessuali.
A mio avviso un capolavoro per la grande capacità del regista di rappresentare le sofferenze e le ingiustizie che si possono subire in un paese straniero per reati che andrebbero puniti in maniera diversa. Le ambientazioni, la colonna sonora e le grandi interpretazioni di tutti gli attori riescono a immergere lo spettatore nel degrado delle carceri turche rendendolo quasi partecipe agli eventi. Il finale, sorretto da una colonna sonora inebriante, è di quelli che restano scolpiti per sempre nella memoria.
I primi cinque minuti del film ti fanno stare con il fiato sospeso e allo stesso tempo danno una scarica di adrenalina non indifferente. Fuga di mezzanotte è un film cupo, tratto da una storia vera, che sfrutta al meglio l'angosciante atmosfera creata all'interno delle carceri. Il protagonista è coinvolto, suo malgrado, in un'odissea straniante che lo getta in un abisso di disperazione. Alan Parker ci va giù duro e ne esce un buon film.
Si pagano più care le stupidaggini dei crimini: quando coincidono nel posto meno indicato, si paga con la vita. E l’Evasione diventa una deità, Nostra Signora dei MammaLiTurchi. Nel romanzare una reale prigionia nell’acheronte carcerario, Parker si lascia invasare dal più purulento Dante e Senofonte. A ogni minuto e inquadratura scocca la perfezione (e con essa, i brividi): da quella interpretativa che stilla anche dai comprimari più concentrici (ciascuno meriterebbe un commento a se), che avrebbe scorticato i polsi di un plaudente Stanislawski, a quella fotografica, da quella musicale (Moroder come mai più lo ascolteremo) a quella registica. Intramontabile.
Uscito in un periodo in cui il consumo di hashish era molto "in", era ovvio che il film diventasse un cult. Peccato che, a mio avviso, non abbia retto il passo dei tempi visto che negli anni a venire il cinema mondiale ci ha regalato prison-movie di ben altro spessore anche dal punto di vista della crudezza e della brutalità. Parker è regista eclettico e sceglie un cast di caratteristi senza utilizzare prime stelle. Bravi sì, ma senza mai una zampata vincente. Qualche buon momento ma anche tempi morti. Insomma, un buon film ma non un capolavoro.
Accoppiata di alto livello Stone-Parker per un film di grande successo, che ha incassato molto sia in denaro sia in critiche. E' comunque un film ben fatto, curato nei particolari e con una scelta minuziosa degli attori (i nostri Diogene, Ballista e Bonacelli sembrano fatti apposta per i loro personaggi). Ritmo serrato e costante senza cali di tensione, che tiene lo spettatore attento fino al termine. Forse non un cult ma è da vedere.
Eterno e incontrastato capolavoro! Chi lo vede la prima volta ne subisce la tensione continua; io, a parte le scene all'aeroporto e lo scannamento dello spione, che se non sono uniche poco ci manca, son rimasto frastornato dall'arringa in turco del Pubblico Ministero, quando l'avvocato difensore dice trattarsi di ragguagli tecnici di routine (E come no!! Ce ne accorgeremo poi...). La filosofia delle macchine guaste è il timbro definitivo dell'annientamento psico-fisico del carcere: lì potevano fare al malcapitato qualsiasi tortura senza alcun motivo.
MEMORABILE: Il tranello delle coperte; La spiata vile, irreale e gratuita, sull'hashish.
Drammone del genere carcerario che lascia il segno anche a distanza di anni. Tratto da un romanzo autobiografico, dal quale spesso si discosta, si avvale di un'accurata scenografia, interpretazioni viscerali, dialoghi e ritmi sostenuti e un’efficace colonna sonora. Un manifesto della disperazione al servizio della sopravvivenza a ogni costo.
MEMORABILE: Lo strappo della lingua; La passeggiata in senso antiorario.
Tratto da una vicenda realmente accaduta, il film sceneggiato da Stones è drammaticamente impattante. Probabilmente forzato nel dipingere gli eccessi del sistema giudiziario turco visto con occhi americani, è comunque molto efficace: grandi ritmo e tensione, con uno straordinario gusto per l'avventura e una coinvolgente vicinanza umana alle ingiustizie subite dal giovane protagonista.
Uno dei migliori drammi di ambientazione carceraria che si possa avere il piacere di vedere. La tensione magistrale delle primissime scene sfocia in maniera logica e naturale in un'agghiacciante e statica realtà fatta di oppressioni, violenze e mortificazioni. Parker dirige un ottimo cast e costella la vicenda di sequenze indimenticabili che hanno fatto la storia, stupendo sempre lo spettatore con cambi repentini di ritmo e colpi di scena. Non si possono non citare poi le musiche eccezionali di Giorgio Moroder, giustamente premiate agli Oscar.
MEMORABILE: L'inizio in aeroporto; La punizione di Rifki; Il famoso incontro a distanza di anni fra il protagonista e la sua ragazza; Il bellissimo finale.
Americano poco furbo cercherà di esportare hashish dalla Turchia. Odissea carceraria in cui l'ambientazione fatiscente e la sopravvivenza, anche mentale, supera l'aspetto politico della vicenda (solo accennata la frizione tra Nixon e i turchi). Qualche drammatizzazione non va a buon fine (le effusioni softcore o al contrario la masturbazione) e il personaggio di Bonacelli alla lunga non convince. Le violenze sono esplicite e funzionali alla resa. Musiche di Moroder d'effetto, ma il sound elettronico stona con la cultura del luogo.
MEMORABILE: Le bastonate sulle piante dei piedi; Le coltellate nel sedere; L'ultimo omicidio; La camminata nel senso inverso coi matti.
Se l'inizio è all'insegna dei colori evocativi di Istanbul, la discesa in inferi che paiono danteschi è alle porte e inizia con un girone quasi piacevole, in un luogo di detenzione caratteristico ma non claustrofobico. Davis è bravissimo a rappresentare il crescere della propria angoscia e Parker non è da meno nel riprendere la desolazione via via sempre più disperata delle carceri turche, aiutato da un commento sonoro che rimane impresso anche dopo la visione. Notevoli anche i personaggi secondari e i volti dei secondini.
Classico del genere carcerario, ma come spesso accade con Parker, ideologicamente discutibile. La sceneggiatura di Stone esagera una realtà già piuttosto romanzata nel libro di Hayes. Ne esce un film sensazionalistico per come sfrutta le situazioni più cruente e retorico nella netta divisione tra buoni (gli occidentali) e cattivi (i turchi). Meglio sotto il profilo tecnico, con la splendida fotografia di Seresin e le sonorità elettroniche di Moroder. In materia di prigioni molto meglio la fuga di Siegel e la detenzione del nostro Loy.
MEMORABILE: La sequenza inziale all'aeroporto; Le bastonate sui piedi; L'uccisione del gatto di Max; L'uscita finale dalle mura del carcere.
Crudo e crudele spaccato di una prigione turca, nella quale un giovane americano in vena di follie sta scontando l'ergastolo. Fra feroci aguzzini e carcerati ruffiani l'unica regola è sopravvivere. Una produzione anglo-americana nella quale sventola un po' di tricolore con la presenza di Ballista, Diogene e Bonacelli (oltre a tutti gli altri, tra cui Paul L. Smith). Pesante e non per tutti i palati; chi arriva in fondo alla corsa avrà però la sensazione di non aver perduto il proprio tempo.
Pellicola datata che ha ancora il suo fascino - nonostante talune libertà rispetto al libro - anche grazie a una regia didascalica unicamente nelle ultime scene e una colonna sonora eccellente. Ottimo Davis e altrettanto i "villains" Hamidou/Smith e Rifki/Bonacelli. L'unico limite è, forse, il poco risalto dato al gioco politico, ma di contro si sarebbe rischiato di penalizzare l'aspetto empatico verso il protagonista. Senza dubbio uno dei migliori man in prison.
Grande film di tensione e disperazione, hollywoodiano fino al midollo, che racconta una storia verosimile puntando tutto sulla sua forza narrativa. E qui vince alle grande, grazie a una regia che non perde colpi - e riesce a enfatizzare nel giusto modo ogni punto critico della storia - e ad attori perfetti ciascuno nel proprio ruolo. La caduta nei gironi dantesci carcerari della Turchia lascia il segno, però c'è da dire che la storia vera (del protagonista) era differente e meno "razzista" nei confronti dei turchi.
MEMORABILE: La grandissima scena di tensione iniziale, dall'arrivo all'aeroporto fino all'arresto.
Film di grande eco mediatica il cui valore archetipico di desume dalla copiosa teoria di emuli che hanno caratterizzato il braccio più violento del prison-movie, un sottogenere prolifico ed ancora molto attuale. Stone e Parler non la mandano a dire e fanno della biografia di Hayes un fatto personale, infarcendola di violenze oltremisura ad uso e consumo del botteghino. Il cast accompagna con valore, grazie anche agli italiani (Bonacelli supremo, Diogene, Ballista) che si portano a casa uno dei due Oscar del film (Moroder). Un film molto bello, epocale, ma forse non un capolavoro.
Viaggio attraverso i gironi del sistema carcerario turco, di cui Parker mostra, forse con eccessiva enfasi e un certo manicheismo, gli aspetti più brutali, in un crescendo di disumanizzazione che per il protagonista non è però totale. La prima parte appare più rigorosa e incisiva, mentre nella seconda si avvertono un certo didascalismo e alcune spettacolarizzazioni superflue, anche se la tensione e il coinvolgimento rimangono costanti. Prova superlativa del cast del quale, accanto ai celebrati Brad Davis e John Hurt, vale la pena citare Ballista, Bonacelli e Paul Smith.
MEMORABILE: “La solitudine è come un dolore fisico che uno sente dappertutto, che non si può localizzare in una parte del corpo”; “Possa passare presto”.
Tratto dal romanzo autobiografico di Billy Hayes, che finì imprigionato nelle carceri turche nei primi anni Settanta per possesso di droga. Un film notevole (alla sceneggiatura c'è Oliver Stone, premiato con l'Oscar) che definire crudo è un eufemismo: molte le scene di questo tipo da ricordare. A tratti claustrofobico. Le musiche di Moroder (premiato con l'Oscar) sono splendide. Brad Davis da applausi.
Uno dei film a tema carcerario più sporchi e cupi di tutta la storia del cinema. Non servono grandi dialoghi (molti di essi sono peraltro in turco), bastano le immagini sordide e terribili per far immedesimare lo spettatore nel dramma di un turista americano rinchiuso in un carcere turco per detenzione di droga. E lo sporco non è solamente dentro il carcere ma anche fuori, tra corruzione e intrighi politici. Da segnalare la presenza dei nostri caratteristi Gigi Ballista e Franco Diogene. Un film che è un'autentica paranoia, a cui contribuisce alla grande il nostro Giorgio Moroder.
Turchia 1970: studente in vacanza si fa pizzicare all'aeroporto di Istambul con un discreto quantitativo di hashish nascosto addosso. Ne conseguirà un lungo e logorante incubo carcerario nel quale sperimenterà insieme ai pochi amici una discesa negli inferi più bui della follia e dell'odio. William Hayes fisicamente e caratterialmente perfetto per il ruolo, stupende le musiche di Moroder; nel cast anche un giovane Randy Quaid, John Hurt e un tridente tutto italiano (Ballista, Diogene, Bonacelli). Imperdibile.
MEMORABILE: Il direttore del carcere; La rissa con Rifki.
Capolavoro di Parker ma anche di Davis, che per tutto il film utilizza il metodo Stanislavskij. Il regista racconta delle sue incessanti flessioni sul set, il camminare sulle mani e perfino del suo urinare in un secchio. I nostri caratteristi solitamente comici, da Ballista all' "assicuratore" Diogene o l'avvocato Bonacelli, mostrano una versatilità incredibile. Tante le scene indimenticabili: le bastonate sulle piante dei piedi, il sesso attraverso il vetro del parlatorio, il gatto impiccato, il finale... Bellissime le musiche di Moroder. Indispensabile.
MEMORABILE: "È strano che un popolo di porci non mangi il maiale".
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Da segnalare che il ruolo della spia Rifki è interpretato da Paolo Bonacelli che, tra le tante altre cose, rivedremo qualche anno dopo nel ruolo di un intontito Leonardo Da Vinci in Non ci resta che piangere.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi & Canzoni della Prima Visione Tv (mercoledì 14 ottobre 1987) di Fuga di mezzanotte:
buio, scusa ma ci sarebbe un errore cronologico nell'appendice al flanetto di tv sorrisi e canzoni postato su curiosità: la data esatta della prima messa in onda (in un primo tempo annunciata in prima serata su italia uno il 14 dicembre 1984 e sostituita all'ultimo momento da 1990 i guerrieri del bronx) è sì 14 ottobre, ma del 1987, non 1988 come riporti. se vai a vedere anche i ciak di novembre o dicembre 1987 trovi nell'angolo della posta le lettere di protesta inerenti i pesanti tagli apportati per via della mammì.
Schramm ebbe a dire: buio, scusa ma ci sarebbe un errore cronologico nell'appendice al flanetto di tv sorrisi e canzoni postato su curiosità: la data esatta della prima messa in onda (in un primo tempo annunciata in prima serata su italia uno il 14 dicembre 1984 e sostituita all'ultimo momento da 1990 i guerrieri del bronx) è sì 14 ottobre, ma del 1987, non 1988 come riporti. se vai a vedere anche i ciak di novembre o dicembre 1987 trovi nell'angolo della posta le lettere di protesta inerenti i pesanti tagli apportati per via della mammì.
Vero, Schrammy, ho sbagliato a digitare l'8 al posto del 7. Grazie per la correzione
All'epoca , mentre i vm 14 passavano intonsi anche in prima serata e di pomeriggio, i vm 18 venivano TASSATIVAMENTE decurtati.
Kanon ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: ...un bluff? un bufala-bluff?
mi puzza assai che si ritratti così su tutta la linea. anche perché anni dopo yilmaz guney è stato financo meno tenero di parker sullo stato e sull'andazzo delle carceri turche...
La notizia è nota, tant'è che anche Imdb ne parla nelle "trivia" del film. In realtà hanno omesso l'unica cosa vera: Hayes ebbe una relazione omosessuale in carcere. Non è difficile capire il perché di tale scelta.
Ho finalmente letto il libro di Hayes & Hoffer e devo ritrattare ciò che scrissi qualche anno fa; c'è già molto del film in quelle pagine, almeno l'85 % di ciò che verrà messo su pellicola. Resta semmai il dubbio di quanto Hayes possa aver imbellettato le sue vicissitudini.
DiscussioneRuber • 15/02/16 15:26 Contratto a progetto - 9223 interventi
Strana vita quella del protagonista Davis, che fece il salto con questo capolavoro a cui seguii "Qerelle de brest" per poi perdersi in filmetti di quart'ordine per altro tutti o quasi per la tv, contrasse aids e fece una brutta fine.
Peccato secondo me fu un talento sprecato al pari di River Phoenix, lui era gia strano di suo, ho letto che sul set si isolava da tutti, era gay anche se altri dicono che fosse bisex, sta il fatto che buttò via una carriera che poteva essere ben diversa da quella che ebbe, aveva carattere e dava almeno nei due film per cui e maggiormente conosciuto il giusto spessore ai personaggi.
CuriositàZender • 16/05/16 17:28 Capo scrivano - 47203 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
CuriositàFauno • 13/09/16 00:59 Contratto a progetto - 2704 interventi
Dalla collezione cartacea Fauno, un altro flano del film:
DiscussioneAlex75 • 21/07/23 13:58 Call center Davinotti - 709 interventi
Capannelle ebbe a dire:
Rivisto ieri, bella impressione.
Paul L. Smith impersona il sadico capo delle guardie turche. E' lo stesso attore che aveva fatto qualche b-western come sosia di Bud Spencer: decisamente meglio in questo film.
Questo film, che ho visto per la prima volta solo l'anno scorso, ha accresciuto la mia stima per Alan Parker, regista dalla filmografia relativamente breve (14 titoli in 27 anni), ma con molti lavori di peso. Mi hanno sorpreso le presenze, oltre che di Smith, di due habitué della commedia all'italiana come Ballista e Diogene, sempre molto professionali. Graditissima anche quella di Bonacelli.