*
La prima scena corrisponde anche al primo giorno di riprese: andando a tavoletta per scongiurare un ritardo, Carpenter venne fermato da un poliziotto che lo credeva ubriaco e lo sottopose al test del palloncino, cosa che finì col farlo paradossalmente tardare sul set di una catena di montaggio d’automobili.
* L’idea di mostrare un
cadavere che sbuca improvvisamente da un vano di guida di un'auto all’interno di un’industria automobilistica è un progetto mai realizzato di Hitchcock.
*
Il viale percorso da Dennis quando va a prendere Arnie per il primo giorno di scuola è il medesimo in cui Carpenter ha girato gli esterni di
Halloween.
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La borsa a tracolla nera che Arnie ha in spalla mentre sale in auto è diventata per Gordon un portafortuna dal quale non si è mai separato da allora ogni qual volta si reca su un set. Allo stesso superstizioso modo, quando deve comporre colonne sonore Carpenter indossa sempre un paio di
occhiali identici a quelli di Arnie (neri, rotti e tenuti assieme dal nastro adesivo, con una delle due lenti incrinate)
* Kelly Preston (
Roseanne, la ragazza che cerca di abbordare Dennis agli armadietti) diventerà anni dopo questo film la moglie di Travolta; William Ostrander, l’attore che interpreta Repperton, venne scelto proprio in virtù della sua somiglianza col Travolta di
Grease e de
La febbre del sabato sera. Il film è ambientato nel 1978, anno in cui la popolarità di Travolta stava toccando il proprio massimo picco. (Per chiudere il cerchio, Travolta era stato anche nel cast di
Carrie, sempre tratto da King; Keith Gordon era invece reduce da
Vestito per uccidere, diretto da De Palma, n.d.S)
* Durante le riprese del confronto finale il cast fece uno scherzo al regista sostituendo
Alexandra Paul con la propria gemella Caroline, vestendola e truccandola allo stesso modo. In riferimento a
L'invasione degli ultracorpi e a
La Cosa, Carpenter dirà di quest’episodio “
C’era qualcosa di stranissimo e di sbagliato in lei che non sapevo assolutamente individuare o definire: non sembrava lei pur essendo lei. Le mancava una certa luce negli occhi. Persino la voce non era più la stessa. Era stata come sostituita, mi ricordava un certo film di fantascienza.”
* Per rendere la propria morte nel modo più realistico possibile,
Gordon trattenne il respiro lungo tutta la scena di modo da congestionare il volto sin da renderlo vermiglio. Tale eccesso di zelo gli costò uno svenimento reale durante la terza ripresa. È perciò che lo vediamo così perfettamente immobile dopo che sfiora il radiatore.
* Il film proiettato al
drive in è
Grazie a dio è venerdì
* Nella scena della
distruzione dell’auto per mano della gang di Repperton, gli attori si sono più volte feriti con i martelli e i coltelli adoperati, e per le schegge di vetro volanti. Uno di loro è anche svenuto per la fatica, credendo fosse facilissimo demolire a mano un auto. Per distruggere Christine nel modo in cui la si vede quando la scopre Arnie la mattina successiva, c’è voluta una notte intera di teppismo da parte di una squadra di meccanici professionisti.
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Christine Belford (curiosamente il nome dell’attrice che interpreta la madre di Arnie è lo stesso dell'auto che gliela rende nemica) ha pianto tutta la notte durante e dopo aver girato la scena del confronto a tavola in cui Arnie la manda al diavolo.
* Carpenter suggerì a Gordon di pensare sempre al
corpo di una donna nuda in tutte le scene in cui aveva a che fare l’auto.
* Nelle scene in cui
Christine vendica Arnie uccidendo i teppisti le vetrate dell’auto sono state completamente annerite con vernice per oscurare la sagoma dello stuntman alla guida, doppiamente in pericolo dovendo guidare a una certa velocità non riuscendo a vedere quasi niente; è anche perciò che l’intensità luminosa dei fari è tripla rispetto al normale. Questi due aspetti si sono rivelati anche atmosfericamente congeniali all’economia della scena e funzionali al complessivo mistero su chi/cosa guida realmente l’auto (è Arnie a compiere gli omicidi, l’auto per sua interposta volontà o per amore di Arnie, un misto delle due?)
* Particolarmente pericolosa per
lo stuntman è stato stare alla guida dell’auto incendiata. Il fuoco che la avvolgeva era vero, come vero era il fireworking che ha distrutto la stazione di servizio (finta: ricostruita dagli scenografi in mezzo al deserto); nonostante indossasse una giacca protettiva di Nomex (un rivestimento ignifugo adoperato per gli incendi sugli aerei), l’ossigeno dentro l’abitacolo bruciava rapidamente e le fiamme avrebbero potuto raggiungere il serbatoio facendo esplodere l’auto, nonché le bombole d’ossigeno di riserva che lo stunt aveva a disposizione qualora l’aria venisse risucchiata del tutto, facendogli scoppiare i polmoni. La scena fu pericolosa anche per l’attore inseguito perché lo stuntman aveva solo il riverbero delle fiamme come fonte luminosa a fargli da faro; per questo motivo vediamo l’auto meno incendiata e scorrere molto più lentamente quando insegue Buddy nella stradina.
* Altrttanto pericolosa fu la scena del
monologo in auto di Arnie, inizialmente girato montando la parte anteriore dell’auto (sulla quale era a sua volta montata una cinepresa per le soggettive autostradali) sul muso di un tir lanciato a 150 all’ora. Stockwell e Gordon erano così spaventati dell’eventualità di un incidente che la scena venne poi ricostruita in studio.
*
l’autorimessa di Darnell era un’ex fabbrica di cavi della seconda guerra mondiale. Nel film se ne vede appena la metà; la metà restante veniva usata come reale garage per restaurare e/o distruggere i 24 modelli di Christine a disposizione della crew. Solo 17 di questi erano completamente funzionanti, resi tali da smontaggi e assemblaggi di quelli inservibili. Le auto vennero distrutte tutte tranne 2. Una di queste la tenne la Columbia nell'evenienza di un sequel.
* Durante la
prima fase del casting la Columbia cercò di imporre nomi di richiamo internazionale,
Brooke Shields e Scott Baio su tutti. Un giovanissimo
Kevin Bacon ottenne la parte, ma preferì da lì a poco recedere alla volta di
Footloose. (tempo dopo gli venne offerta la parte principale anche per
Dolan’s Cadillac, sempre tratto da King e sempre centrato su un’auto, n.d.S.). Per il ruolo di Buddy Repperton venne provinato un giovanissimo –e allora misconosciuto-
Nicholas Cage.
*
Alexandra Paul conosceva solo nominalmente King e Carpenter, perché emotivamente refrattaria a cinema e letteratura horror.
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Gli abiti da juvenile-movie anni 50’s che Arnie indossa progressivamente in tutta aderenza all’età anagrafica dell’auto, sono stati scelti e portati sul set dallo stesso Gordon, al pari delle pettinature: era lui a crearsele da solo all’uopo, a seconda della scena da girare.
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La prima autoricostruzione di Christine si ottenne demolendo l’auto montandovi sopra una pressa idraulica e girando con la mdp rovesciata, in verticale. Il girato è stato poi montato in reverse.
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L’acronimo CQB 241 che leggiamo nella targa di Christine nello scontro finale sta per "Close Quarters Battle", combattimento a distanza ravvicinata.
* È il primo film ad avere nella ost
Bad to the bone, successivamente usata da molti altri. Il cantante del brano,
George Thorogood, è uno dei due addetti alla demolizione e riduzione a cubo di Christine nella scena finale. Non ne vediamo il cameo perché, imbarazzato dalla pessima prestazione attoriale, chiese la rimozione della scena che lo vedeva coinvolto assieme allo sceneggiatore.
* Per esigenze narrative, a Christine viene data voce tramite
vecchie canzoni d’epoca il cui periodo è quello del boom di Presley. Due anni prima Carpenter aveva precedentemente diretto il biopic
Elvis.
* Anche l’auto guidata da
Richard Jenkins, il detective che sta col fiato sul collo di Arnie, è una Plymouth, ma dei tardi 70’s, molto in voga tra le unità di polizia.
(Fonti: DVD audiocommentary di Carpenter e Gordon e Special Featurettes)
* Nello
scontro finale il muso di Christine si accartoccia fino ad assumere le sembianze della bocca di uno squalo. Gordon era stato nel cast de
Lo squalo 2, peraltro datato 1978, anno in cui è ambientato il film.
* I nomi di Arnie e LeBay,
Arnold e Roland, sono l’uno l’anagramma dell’altro.