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La nostra recensione di The substance

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Dai tempi di Dorian Gray il miraggio di una giovinezza recuperata, pagandola a caro prezzo sul corpo o sull'immagine del proprio doppio, affascina e si erge a monito sempiterno: conviene accettarsi per quello che si è, senza inseguire stupidamente l'impossibile. Monito che dovrebbe valere oggi come mai in passato, dal momento che ogni giorno una nuova sostanza o intervento chirurgico promette di cancellare dal nostro corpo i segni del tempo. Ciclicamente il cinema riprende l'idea per rielaborarla nelle forme più bizzarre e, tra queste ultime, possiamo senza dubbio annoverare THE SUBSTANCE, variante tutta al femminile scritta e diretta da una donna (Coralie Fargeat), in...Leggi tutto cui gli uomini appaiono goffe caricature di un mondo che si fa puerile rappresentazione parodistica di quello reale.

Donne invece sono le due protagoniste, e prima di tutto una Demi Moore sessantenne che si presenta in scena ancora in forma smagliante: è Elisabeth Sparkle, ex diva di Hollywood riciclatasi come conduttrice atleticamente credibile di un programma di fitness mattutino. Ha il suo pubblico, ma il direttore di rete (un Dennis Quaid inquadrato con primi piani deformanti che ricordano SOCIETY e lo riducono quasi a mostro) ha deciso di cambiare: c’è bisogno di carne giovane sullo schermo e, sentitasi messa in disparte per l’età, Elisabeth accetta in gran segreto di sottoporsi a un programma evidentemente sperimentale di cui nulla sa. Le fanno ritirare in un locale fatiscente un contenitore nel quale trovano posto liquidi da iniettarsi e istruzioni minimali che immaginiamo accompagnate da altre che non vediamo, altrimenti sarebbe impossibile per chiunque capirci qualcosa. E' forse la parte più intrigante e inquietante, soprattutto per chi non sapesse quali sono gli effetti che la protagonista otterrà dalle "sostanze" che, dopo le prime esitazioni, la donna accetta di iniettarsi in un bagno destinato a diventare uno dei set più gelidi e ricorrenti del film.

Da qui comincia il ricorso - che si farà sempre più massiccio - a effetti speciali vicini al cinema di Cronenberg, celebrato autore che nel campo delle trasformazioni applicate alla carne resta ancora il punto di riferimento per chiunque. Ma dagli ultracorpi alla MORTE TI FA BELLA, i modelli a cui la Fargeat mostra di guardare sono davvero numerosissimi e tutti evidenti, per chi conosce il genere; d'altra parte riprendendo un tema tanto battuto sarebbe stato impossibile non farlo.

Elisabeth dunque si sdoppia e si trasforma, senza forse dare la giusta attenzione a un avvertimento riportato sulle istruzioni a caratteri cubitali: l'altra te... sei sempre tu! Ritrovatasi fuori da un corpo da rammendare e in cui rientrare sette giorni su quattordici, la nuova Elisabeth Sparkle si specchia ritrovandosi autentica bomba sexy: un lato B da urlo, non una ruga, un sorriso malizioso e di fatto una nuova identità a cui darà un nuovo nome: Sue (Qualley). Vuoi vedere che se mi presento al concorso per sostituire me stessa nel programma di fitness mi prendono? E infatti...

In un tripudio di primi piani su glutei sodi che pare di stare in una réclame di intimo, di inquadrature provocanti, di sorrisi genuini, Sue entra in scena conquistando tutti, spettatore compreso. Ma poi c'è il lato oscuro ovvero la "vecchia" Elisabeth, che ogni sette giorni rispunta fuori come un perfido mister Hyde ridotta sempre più a uno straccio, perennemente in divano davanti alla tv. Finché... Facile immaginare cosa accadrà, meno quando il film decide di esagerare in un finale che si spinge fino ai territori del primo Peter Jackson, a maschere talmente eccessive da far tornare alla mente ELEPHANT MAN quando non addirittura il TOXIC AVENGER. Dimenticando tuttavia che simili esagerazioni sarebbe forse stato meglio contenerle almeno nella durata, dal momento che il film finisce col tagliare il traguardo delle due ore e venti!

Quanto a stile e tecnica sembra di stare in certe sperimentazioni alla Aronofsky, con un montaggio che diventa un mezzo di espressione fondamentale associato a musiche e suoni studiati per colpire e saldarsi in un film nel quale ogni primo piano ha un significato, ogni stacco è studiato col risultato di allontanarsi da un cinema sincero per rifugiarsi nella maniera, nell'eccesso ad ogni costo, nell'artificiosità; e chiudere lasciando esplodere in scena un delirio sanguinario spinto oltre ogni limite sta diventando un'abitudine, uno stratagemma furbo che non fa più notizia. Poi certo, nessuno può negare la qualità delle riprese e della messa in scena, né nulla si può imputare alle interpretazioni (Demi Moore perfetta per il ruolo) o al valore di un messaggio così in una società come quella attuale...

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Tutti i commenti e le recensioni di The substance

TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/10/24 DAL BENEMERITO DEEPRED89 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 10/11/24
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Deepred89 2/10/24 22:19 - 3879 commenti

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Dorian Gray e Mr. Hyde incontrano Cronenberg in un film dalle premesse improbabili ma tutto sommato scorrevole, nonostante l'ampia durata. Molti elementi lasciano però perplessi: la regia di maniera con patina alla Refn (ma le pupille in close up vengono da Aronofsky), un'anonima controparte ventenne che scompare di fronte alla fotogenia e al carisma della Moore, un crescendo di delirio mal gestito, che passa troppo repentinamente da Seth Brundle alla "mammina" di Lionel, scadendo nel trash. Chi si aspetta i nudi delle protagoniste e le mutazioni splatter sarà però accontentato.

Mr.chicago 9/10/24 22:00 - 376 commenti

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Film destinato a diventare un cult. Cosa si è disposti a rinunciare per riacquistare non solo la bellezza di un tempo, ma la migliore versione di se stessa? Iperbole cinematografica che tra Cronenberg (specialmente La mosca) e Carpenter (specialmente La cosa), è uno specchio che riflette i valori della società moderna, in cui ciò che conta sono la fama, la bellezza, il successo e soprattutto la durata di quest'ultimo. Partorita forse con qualche rozzezza stilistica (fino a che punto voluta?), ma indubbiamente scioccante e con un crescendo di splatter.
MEMORABILE: La versione migliore della versione migliore; L'arrivo sul palco per la serata di Capodanno e tutto ciò che ne segue.

Herrkinski 13/10/24 14:06 - 8778 commenti

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Le ispirazioni, dall'ovvio Cronenberg (pure il figlio) fino ai vari Refn e Noé, passando per tutto il cinema delle mutazioni anni '80/'90, sono fin troppo ovvie e anche il messaggio femminista e la critica alla società dell'immagine non offrono nulla di nuovo; lo stile, gli interpreti e il ritmo però eccellono, anche grazie a un montaggio serrato accompagnato da musiche elettroniche che non fa pesare la durata impegnativa. Un incubo body-horror a cavallo tra momenti estetizzanti e mostruosità splatter, culminanti in un finale delirante; un plauso al coraggio delle due protagoniste.

Teddy 13/10/24 23:50 - 1133 commenti

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Erano anni che un film così dichiaratamente pop non osava uscire dagli schemi imposti dal cinema di genere mainstream. Coralie Fargeat ci riesce, distinguendosi per atteggiamento critico, estro visionario, implosioni splatter, grido sociale. Ma un ringraziamento speciale, se non doveroso, va tutto al marcescente femminismo imposto da Zemeckis oramai più di 30 anni fa. Incredibile Demi Moore. Ost strepitosa.

Schramm 14/10/24 14:28 - 4051 commenti

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Non paga di aver staminalizzato Zarchi con steroidi torture porn, Fargeat prova a urlare l'ultima parola sul bodyhorror. Il settennio tra le due prove non ha granché recato consiglio: se sul fronte estetico, visuocompositivo, scenofotografico giganteggia, la scrittura non scatta avanti di mezzo millimetro. Siamo all'arrogante "ve lo do io Cronenberg!" in un Eva contro Eva dal di dentro senza vera tragedia né commedia con finale che comprime parossisticamente se stessa Lynch Carpenter Henenlotter sfondando il Muro maestro della casa, In barba al titolo il trionfo è della sola forma.

Rambo90 18/10/24 01:19 - 8030 commenti

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Da Cronenberg a De Palma in una contaminazione post moderna potentissima. Colori, musiche, montaggio... tutto concorre a rendere il film un omaggio personale e non stupido, con una sceneggiatura non banale che sa dire varie cose sul tema sempre più attuale della bellezza a tutti i costi. Demi Moore è la ciliegina sulla torta del progetto, con una performance fantastica, autoironica e tragica allo stesso tempo. Si empatizza con lei, vittima del suo doppio e della sua avvenenza. Bene anche un canagliesco Quaid, ben giocati i tocchi splatter.

Beffardo57 23/10/24 12:35 - 309 commenti

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Per tre quarti è un elegante horror che lavora su temi quali l'ossessione della perfezione fisica, la paura del declino e della vecchiaia, la feroce competitività nel mondo dello spettacolo. Nell'ultima mezz'ora il soufflè si affloscia miseramente in un disgustoso delirio splatter, ripugnante sino alla nausea, risolvendosi in un orrore di film. Raramente si è vista una occasione persa in modo peggiore. Onore delle armi a Demi Moore, attrice di coraggio non comune, ma per il resto meglio girare alla larga.

Tomastich 30/10/24 13:44 - 1262 commenti

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Oltre Cronenberg, Yuzna, il body horror e gli intellettualismi fini a sé stessi. Qui si va per astrazione (da un lato) e per iperbole (dall'altro). La contemporaneità ultima e ultima(ta) a caccia di stelle sporcate col ketchup di un fastfood-burger o di un sangue proveniente da una fonte infinita? Ci si inchina, di fronte a tutto ciò. Venti minuti di meno e sarebbe stato un capolavoro.

Colemar 30/10/24 19:54 - 3 commenti

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Disgusto e raccapriccio allo stato puro nell'ultima mezz'ora. Se si riesce a mandarlo giù, allora il resto del film è originale e divertente. Onore a Demi Moore che non teme di mostrarsi in condizioni decisamente non ottimali. Il sorriso e lo sguardo però sono quelli dei bei tempi. Fenomale Dennis Quaid nel personaggio di Harvey, di stampo hollywoodiano. Buona Margaret Qualley ma niente di più.
MEMORABILE: La platea sbigottita di fronte al mostro Elisasue.

Fabbiu 31/10/24 03:13 - 2202 commenti

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Da Lynch a Cronemberg e persino allo splatter cinico del Peter Jackson d'un tempo, sono davvero tante le ispirazioni e contaminazioni di differenti stili autoriali che si possono percepire nel tema e in alcune sequenze. Ciò nonostante la regia è abile nel confezionare tante idee in una amalgama moderna e innovativa; nella ricerca dell'eccesso finisce per essere ironico, nonostante la critica alla società dell'apparenza funzioni e sia sempre presente. Ottima prova per le protagoniste e in particolare per Demi Moore. Musiche vibranti e montaggio dal frenetico al fracassone. Spettacolo.

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Rebis 31/10/24 15:54 - 2482 commenti

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Dopo il rape & revenge, il body horror: a sette anni dal suo folgorante esordio, Fargeat sperimenta la reazione chimica tra la sua poetica e il sottogenere che da Franju è disceso nell’edonismo ottantino deflagrando tra la chirurgia cronenberghiana e la body art di Gordon e Henenlotter. Al di là delle implicazioni ideologiche, ordinate e disattese, il film, con ridondanza allegorica impressa da luci lisergiche, splatter iperbolico e musica techno, è soprattutto una catarsi cinefila e attoriale, indifferente alla verosimiglianza, che funziona quanto più si fa basica e viscerale.

124c 4/11/24 01:32 - 3004 commenti

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Un'attrice americana cinquantenne in declino, quando scopre che il produttore del suo programma TV sull'aerobica la vuole rimpiazzare con una ragazza più giovane, si inietta una sostanza che la sdoppia in una sé stessa più giovane. L'ancora piacente Demi Moore alterna la scena con la bella e procace Margaret Qualley in un riuscito film sulla clonazione umana, che è anche una metafora sulla bellezza esteriore e sulla giovinezza che se ne va. Azzeccati i momenti horror-splatter, come anche Dennis Quaid, che fa il produttore sorridente, ma anche antipatico. Grottesco.
MEMORABILE: Demi Moore e Margaret Qualley nude in bagno, davanti allo specchio; Le avvertenze non rispettate, con relative conseguenze; Il fantastico finale.

Dave hill 7/11/24 20:41 - 499 commenti

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"The substance" è un capolavoro horror, con buona pace di chi ricercava messaggi alti e mainstream. La cornice patinata, luccicante dello star business è solo pretestuoso ossimoro per spiaccicare addosso allo spettatore ogni nefandezza che la stupidità, la vanità, la mancanza di autodisciplina e di accettare lo scorrere del tempo così come la fine di una carriera possono generare. Strepitosi omaggi all'horror 80, a Cronenberg, Carpenter, Henenlotter, Gordon, Jackson. Coraggiosissimo fino alla tromata, fila dritto senza reticenze grafiche e di script. Ottimi effetti. Grandiosa Demi.
MEMORABILE: Durante lo show, in diretta, a Sue fuoriesce un seno.

Markus 10/11/24 16:24 - 3773 commenti

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Coniugare film artistici all’horror non è certo una novità; d’altronde l'opera di Coralie Fargeat cita indubbiamente innumerevoli film dal passato talvolta remoto; tuttavia questo non inficia negativamente sulla pellicola dal chiaro significato, che ci riporta al quel "bello a tutti costi" che l'estetica d'oggi impone con risultati che vediamo in tv che viceversa rende spesso quasi dei mostri umani le "ex belle". Forse un po' lungo, ma il film a conti fatti scorre veloce con un finale a sorpresa ai limiti del raccapricciante. Per stomaci forti.

Cotola 11/11/24 19:08 - 9586 commenti

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Dieci anni dopo, la Fargeat riprende l'idea di un suo corto e ci costruisce sopra un film in cui il messaggio è semplice, trito e ritrito ma quanto mai attuale e le idee latitano non poco. Tutto ciò che si vede sullo schermo è riciclato: sotto il profilo letterario non si può non pensare a Wilde e forse anche a Stevenson; dal punto di vista cinematografico gli omaggi sono tanti e tali che è "impossibile" citarli e coglierli tutti di primo acchito. Ed anche l'orgia splatter finale può stupire solo chi ha visto pochi horror. Gli va però riconosciuto una regia, forse furba, di valore.

Gabigol 13/11/24 00:11 - 665 commenti

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L'anelito alla gioventù come anticamera dell'orrore. Il secondo lavoro della Fargeat, pur con qualche parentesi programmatica, si rivela essere manifesto dolente di una società votata a ideali irrealizzabili; un perseguimento della una perfezione che serba in sé tutti i prodromi dell'autodistruzione. Moore/Qualley si contendono il dominio del ridicolo interregno con due performance febbrili e violente. Da capogiro l'apparato tecnico (regia, montaggio, fotografia) e sfiziosa la ricerca di citazioni verso i modelli primevi: Cronenberg, Kubrick, Henenlotter e Yuzna ringraziano.
MEMORABILE: La prima nascita condiscesa lisergica; Il litigio al televisore; Il viscidone di Quaid seguito dal codazzo di azionisti; La Moore allo specchio.

Thedude94 14/11/24 02:25 - 1181 commenti

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Un film folle, surreale, splatter e meravigliosamente diretto dalla Fargeat, la quale non si limita a girare un'opera volutamente sopra le righe e con un significato intrinseco ben definito, ma colpisce lo spettatore nel ventre attraverso immagini sensazionali. Oltre a questo, il comparto sonoro e fotografico è magnifico, così come le performance attoriali delle due protagoniste, a dir poco superlative. Ci sono ovviamente una marea di citazioni e di per sé è un film molto derivativo, ma senza dubbio destinato a essere ricordato nei prossimi anni come un grande cult. Perla.

Marmotta 25/11/24 10:43 - 213 commenti

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Miss Sparkle (Demi Moore al suo apice, inquietante a livello metafilmico) al tramonto trova un rimedio: la Sostanza, capace di far ringiovanire (Margaret Qualley)... a una condizione. Visivamente travolgente, d'espressionismo digitale refniano-asteriano-kaufmaniano ma anche gommoso come la carne rivisitata di Yuzna-Gordon, con un Dennis Quaid irresistibile, strambe citazioni kubrickiane, su duplicità e contrasti netti, la vita ti fa bella ma è morte part-time. Un de profundis apocalittico dall'ombelico della società dello spettacolo che scruta se stessa con un ghigno disperato.

Soulboy_68 25/11/24 12:28 - 22 commenti

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Una buona prima parte da horror patinato basato sull'ossessione della bellezza eterna e su cure ambigue che si ritorcono contro la malcapitata Demi Moore. Una seconda parte invece eccessiva che vira sullo splatter a tutti i costi con troppe citazioni e omaggi che rendono il minestrone indigesto. Le interpretazioni sono comunque ottime, a partire da Demi Moore per finire al viscido e untuoso Dennis Quaid. Colonna sonora a base di musica elettronica non memorabile. Una mezza delusione ma rimane un film interessante da vedere.
MEMORABILE: Dennis Quaid che mangia i gamberi; Il finale.

Il ferrini 5/12/24 00:46 - 2729 commenti

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Un'opera magnifica, che col tempo ti cresce dentro, quasi un muto eppure di straordinaria eloquenza. Se il riferimento letterario potrebbe essere Dorian Gray, quello cinematografico più evidente è Cronenberg, ma ci sono anche i gelidi corridoi di Kubrick e le deformità di Lynch. I temi affrontati sono tanti e tutti importanti, dal nostro rapporto col tempo ai disturbi alimentari e c'è del genio anche in ciò che pare un errore (la Qualley che costruisce la porta ci pare impossibile perché siamo maschilisti?). Nella catarsi finale, infatti, il vero mostro è il pubblico.

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Luluke 5/12/24 07:18 - 872 commenti

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Mediocre incursione sul tema della giovinezza che un tempo fuggiva senza rimedio, ma che ora grazie a chirurgia e sostanze (donde il titolo) si cerca di trattenere più a lungo possibile. Con inevitabile conflitto tra il doppio sé, vecchio fuori e giovane dentro, o viceversa (fate voi) e una escalation di body splatter che inevitabilmente fa pensare a Cronemberg. I cui film però hanno maggior sostanza (vera). Il plauso mediatico alla pellicola si spiega con l'idea del periodo che vuole l'etica materialistica responsabilità dei soli maschi. Non così interessante lo stile da videoclip.

Voloerrand 5/12/24 22:06 - 46 commenti

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Davvero nudo (è proprio il caso di dirlo) e crudo, tagliente come bisturi ma soprattutto attuale e verissimo. Attuale, In un mondo dove governi investono più sulla chirurgia estetica che sulla sanità pubblica, dove per l'accettazione di sé, lo specchio (delle brame) mente e in un continuo barocco aggiungere si ha sempre una bulimica sensazione del togliere, anche l'eccesso di sangue e il finale grottesco sputa sangue, soprattutto su quegli uomini buffoni e tronfi e su quei glutei sodi e meravigliosi ha un motivo e un significato. Sì, abbiamo Cronenberg & Lynch e allora?
MEMORABILE: Il lato B della Qualley, questo sì da urlo, ma anche il suo sorriso e occhi, le interpretazioni, incluso un Quaid viscidissimo.

Retarkus 6/12/24 11:18 - 10 commenti

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Anche se si tratta comunque di horror, il film è stupendo nell'interpretazione, nella regia, nella fotografia. I richiami a capolavori del passato non sanno assolutamente di copiato. La regista ha realizzato un capolavoro sulla solita storia giovinezza-vecchiaia come se, in certi ambienti, come se fosse necessaria una bellezza giovanile e spregiudicata. Film fatto di particolari, sia visivi che sonori, assolutamente visionario nel senso puro della visione.

Daniela 6/12/24 23:23 - 13320 commenti

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Tra tutti i guidizi sul film, poco pertinente quello di essere meramente Cronenberg-derivativo perché possiede una propria compattezza stilistica; molto più assurda la definizione di "horror femminista": è vero che gli uomini sono tutti orribii e/o sciocchi, ma la protagonista non contesta mai il sistema che pure la considera un oggetto usa e getta. Al pari dell'originale, anche il doppio è un guscio vuoto incapace di vedere oltre la propria pelle.

Kinodrop 13/12/24 19:52 - 3445 commenti

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Un soggetto che ha avuto mille declinazioni letterarie e cinematografiche, che qui non aggiunge un bel niente né dal punto di vista ideologico col suo messaggio qualunquista, né da quello stilistico che altro non è che un'infilzata di citazioni interconnesse. Anche la trovata della donna che si sdoppia in due parti, una più cattiva dell'altra ed egualmente sottoposta alla moda e al maschilismo, è sviluppata tutta su un piano estetico che passa dall'esaltazione delle forme al loro sfacelo. Grande attenzione al montaggio e al sound effect, buona la prova di Moore e Qualley, ma non basta.

Blutarsky 15/12/24 23:59 - 362 commenti

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Il racconto ambisce a essere metafora (grossolana va detto) sulle inequità dell'odierna società dell'immagine, ma i temi sullo sfondo sono quelli ormai consunti del doppio e dell'eterna giovinezza, La messa in scena cerca di stordire con un sovraccarico visivo di citazioni filmiche, senza però riuscire a occultare una narrazione traballante e i molteplici buchi di sceneggiatura. Il film solo nell'ultimo atto riesce a elevarsi abbandonandosi senza ritegno al fascino feroce del grottesco, fino a mutare nell'epilogo in un degno figlio illegittimo di due padri (Cronenberg e Henenlotter).

Lupus73 22/12/24 15:27 - 1614 commenti

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La sostanza, oltre al fatto di essere il farmaco dell'eterna giovinezza, sembra avere il doppio senso che si contrappone all'apparenza; la pellicola negli ultimi 20' lascia emergere l'allegoria legata alla patina del mondo dello spettacolo fondendosi con chiare suggestioni cronenberghiane (con richiami ai deformi del primo Lynch). Il mito dell'immortalità ha generato già molti mostri passando per Frankenstein, poi per Dorian Grey (e anche qui il ritratto c'è) e Fargeat lo riscopre usando persino una sorta di scontro di personalità. Notevoli anche la confezione e l'uso del macro.
MEMORABILE: L'immagine della Moore che, come una fattucchiera alle prese con intrugli e pozioni, ormai invecchiata violenta la cucina francese.

Capannelle 26/12/24 00:48 - 4583 commenti

I gusti di Capannelle

Nonostante un finale inutilmente esagerato e alcune esibizioni di interiora e autodistruzione che la Fargeat poteva risparmiarsi, il film merita tre pallini perché la forza espressiva c'è tutta e la Moore (e Quaid) sostengono una fase iniziale da massimo dei voti: sia nel prologo che nella successiva creazione e coesistenza con il proprio doppio. Dopo non mancano le sequenze gustose, ma si ha la sensazione che il reparto prostetico (ottimo fino a quel momento) prenda troppo il sopravvento. Questo accade comunque senza che cali il ritmo e seguendo uno script che non risparmia fendenti.
MEMORABILE: L'ingresso in scena di Quaid nel bagno degli uomini; I primi scompensi fisici.

Rufus68 2/02/25 21:14 - 3978 commenti

I gusti di Rufus68

Un po' Hyde un po' Dorian Gray, con citazioni da Cronenberg, Kubrick e quant'altri, questo resoconto sulla solitudine dell'individuo postmoderno schiantato dall'edonismo risulta ben risaputo (lo show biz è cattivo? Sai che novità). Il nichilismo iperrealista poco aggiunge a una fiaba morale che non inquieta davvero nel profondo poiché estranea al contesto storico-sociale (com'erano, invece, gli horror ottantiani) limitandosi all'esibizionismo dell'effetto speciale. Lodevole la Moore che, da par suo, incarna alla perfezione la metafora centrale; bella quanto insipida la Qualley.

Puppigallo 10/03/25 23:25 - 5512 commenti

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L'idea (matrioska) è ciò che permetterà a questa pellicola di non finire subito nel dimenticatoio. Peccato però che ci sia modo e modo di svilupparla; e questo è il più semplicistico. Inoltre, proporre caricature viventi come Harvey non aiuta, anzi, fa scadere il tutto e deprezza quello che di buono era stato creato in alcuni momenti, soprattutto durante l'iniziale dualismo. Un troppo fragile equilibrio narrativo, che nell'ultima parte lascerà spazio a una degenerazione visiva, che solo un grande regista avrebbe potuto gestire, senza limitarsi al classico chi è causa del suo mal...
MEMORABILE: Il procedimento; I primi effetti collaterali da errore; Gli ultimi fotogrammi (per l'ironia).

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Piero68 11/03/25 13:54 - 2999 commenti

I gusti di Piero68

Che sia un pugno nello stomaco e che abbia una resa visiva fuori dal comune è innegabile. Il problema è che è estremamente derivativo, senza nessuna novità. Non c'è segmento del film che non sia "omaggio" a un film o a un regista specifico. Da Refn a Cronenberg, da Kubrick a Dario Argento passando finanche da Guy Ritchie e i fratelli Coen. Per non parlare poi di Wilde e Bukowski. Insomma un'opera visionaria ma senza un briciolo di originalità o segno distintivo. Bravissima la Moore, un po' meno la Qualley. Tutto sommato deludente.

Alessia87 18/03/25 11:22 - 16 commenti

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In quale momento esattamente ci siamo dimenticati di cosa è il patto narrativo? Basta vestirsi come il Re Nudo e mostrare quanto sia bello il vestito del Re che tutti lo ripeteranno. Ecco cosa è "The substance". Un film che si nasconde dietro le inquadrature alla Kubrick, dietro qualche scena disturbante e un messaggio forte per giustificare la totale mancanza di credibilità della storia e della messa in scena. Il film vuole essere in modo moderno una critica al materialismo e l’uso della donna dall’affamata Hollywood; sarebbe potuto essere un grande film, ma non lo è affatto.

Magi94 20/04/25 20:34 - 1021 commenti

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Incredibile fenomeno mediatico tanto vacuo quanto i corpi artificiali di cui tratta. Il nuovo gusto d'oltreoceano per il grottesco esagerato abbatte qui ogni limite e crea una sequela di corpi orripilanti, perfetti, ghignanti, deformi, senza nessuna ragione vera se non quella di far andare in visibilio uno spettatore che vuole raggiungere i confini del pulp. Peccato che non lo faccia in modo "onesto": si limita a un body horror puro che comunque non dice nulla di nuovo ma si ammanta di un'aura finto-femminista che veicola un messaggio non solo vuoto, ma proprio negativo. Orribile.

Magerehein 23/05/25 09:10 - 1254 commenti

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Oramai quando esce un film con doppione a carico si può benissimo intuire dove la storia andrà a parare e in quale maniera; la Fargeat, probabilmente consapevole di questo, sceglie allora di dilatare in gran pompa il tutto tramite una monumentale e laccatissima confezione, nella quale il messaggio morale di fondo annaspa e boccheggia. Sotto il vestito dell'estetica niente, dunque? Non esattamente; il tasso di ribrezzo appaga, la visione scorre senza pesare e soprattutto certi momenti così esageratamente grotteschi fanno spanciare (voluto o no, ben venga). Imperfetto ma godibile.
MEMORABILE: Il capo, praticamente Vince McMahon; Sue che sbrocca di fronte alla casa insozzata; Sangue sulla folla tipo recita degli Addams, ma a ritmo di metal!
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