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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/04/23 DAL BENEMERITO MAX DEMBO
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Max dembo 30/04/23 00:45 - 427 commenti

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Questa volta Aster punta troppo in alto e forse troppo autoreferenzialmente; e in parte toppa alla grande, forse, persino alla grandissima "megalomaniacalmente", se non fosse per la presenza di un eccellente Joaquin Phoenix, che da solo regge la altrimenti abbastanza pesante ma anche periclitante, architettura del film. Architettura che incastona vari generi e varie digressioni troppo eterogenee, non tutte ben amalgamabili. Rimane interessante comunque il parteggiare per una pugnace rappresentazione di come sia fin troppo facile fallire, in una società impossibile come questa.
MEMORABILE: I momenti "para-lynchiani" come quelli finali e non con la terribile madre; Troppo lunghi però e troppo portati al di là di ogni ragionevole tenitura.

Enzus79 1/05/23 22:34 - 2920 commenti

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Inquietante. Visionario. Surreale. Complesso. Ari Aster ha scritto questa sorta di Odissea interiore di un uomo ansioso e alquanto paranoico e del suo controverso rapporto con la madre. Si mescolano più che bene Kaufman e Lynch. La durata monstre di tre ore è tutt'altro che un deterrente. Joaquin Phoenix: interpretazione di alto livello. Discreta la colonna sonora.

Rebis 4/05/23 12:33 - 2344 commenti

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È la madre che educa il figlio a misura delle sue paure o è il figlio a creare una madre su misura? La cura è il male o il male è la cura? Ari Aster scoperchia il cervello di un uomo affetto da ADHD come un vaso di Pandora: ne fuoriesce un magma misantropico immane, tre ore irriducibili di psicoanalisi chirurgica che stratifica complessità a rendere, inabissa relazioni, denuncia una società che cura il cuore con i farmaci, perché al mondo non c'è abbastanza amore per rimediare alla colpa di essere nati. Gli occhi atterriti di Joaquin Phoenix sono l'ecatombe dell'ego. Un film epocale.

Gabigol 6/05/23 22:56 - 586 commenti

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Esperienza cinematografica a tutto tondo; la vera definizione dell'arte, che non valuta compromessi né si modella alle esigenze dello spettatore. Aster dipinge l'odisseica discesa negli inferi di un paziente ADHD, chiamato a presenziare al funerale della madre. Continue sterzate e deragliamenti per un film irregolare e fatidico, dal costrutto profondamente grottesco; un'espiazione allucinata, costellata da personaggi caricaturali e frammenti dall'inaudita forza visionaria, meritori di arricchire l'indagine psicologica di un uomo impreparato al libero arbitrio. Chapeau per Ari Aster.
MEMORABILE: Il cambio di farmaco; La bottiglietta; Il quartiere; La casa di degenza; Il teatro itinerante nel bosco; Il ritardo al funerale; Il tribunale in mare.

Cotola 9/05/23 22:02 - 9082 commenti

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Beau ha paura, Aster nemmeno un po' nel servire allo spettatore un vero e proprio trip di tre ore fatto, letteralmente, di follia, di realtà e sogno che si mescolano tra loro senza soluzione di continuità alternando ritmi molto sostenuti a pause di riflessione. Ridda di simboli e di temi, alcuni trattati in modo più compiuto altri appena abbozzati. Phoenix regge sulle spalle gran parte della pellicola. Classico film divisivo e probabilmente non per tutti. Di rara complessità: una seconda visione potrebbe essere utile. Coraggiosissimo e odissiaco.

Deepred89 17/05/23 23:09 - 3718 commenti

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Folle e geniale odissea edipica, totalmente fuori controllo per quanto riguardo ritmo ed equilibrio, ma con una quantità di idee e una profondità in grado di far personare gli eccessi. Alice nel paese di Scorsese con rimandi a Gilliam e Lynch, un incipit di pazzi metropolitani come e più che in The Million Dollar Hotel, un finale quasi alla Elio Petri e un messaggio sul rapporto madre-figlio che pare uno Splatters meno consolatorio. Claustrofobico, delirante, sovraccarico, pieno di sarcasmo di qualità sopraffina e con affondi horror da applausi. Phoenix sta coraggiosamente al gioco.
MEMORABILE: Per la prima volta, un personaggio che fa balletti senza motivo diverte anziché irritare.

Pigro 1/06/23 09:19 - 9702 commenti

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Un virulento e divertito j'accuse alle madri iperprotettive, sviluppato in forma onirico-allucinata tra simbolismi pop e bordate psicanalitiche, in un impianto kafkiano-omerico (dall’assedio ‘troiano’ nella casa metropolitana alla paralisi della villa-Calipso), in una virtuosistica altalena stilistica dai Coen a Gondry (e altro, fino a Truman show). Bella prima parte sulle ansie del protagonista (ottimo Phoenix) in viaggio per il funerale della madre, ma a metà delle tre ore (eccessive) il film si perde diventando farraginosa allegoria affabulante.

Herrkinski 15/06/23 15:02 - 8148 commenti

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Una sorta di seduta di psicoanalisi di tre ore, ma anche una satira del sistema americano basato sull'abuso di psicofarmaci; in mezzo, il tema del complesso di Edipo e altre malattie comportamentali, le madri iperprotettive, i traumi dell'infanzia e della famiglia, in un caleidoscopio emotivo che Aster mantiene in bilico tra commedia grottesca e psicodramma allucinatorio. Phoenix è ottimo e gli spunti riusciti sono svariati, ma dalla lunga sequenza nel bosco il film diventa davvero impegnativo da seguire e sempre più arduo da interpretare, facendo arrivare esausti al finale.

Paulaster 19/06/23 18:00 - 4451 commenti

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Figlio deve raggiungere la madre nell’anniversario della morte del padre. Viaggio nella mente malata di Phoenix (sempre adatto a questi ruoli) che in un mondo zombesco/fiabesco attraversa i suoi incubi esistenziali. Girato a macrosegmenti, spiazza nei cambi repentini anche se qualche situazione è troppo studiata (le chiavi rubate, l’incidente). Superlativa tutta la fase nella foresta e calo quando viene ospitato. Sforbiciabile il sermone finale della madre quando il tutto sembrava si calmasse. Adatto agli ammiratori del cinema di Kaufman/Jonze/Lynch.
MEMORABILE: L’invasione in casa; Il puzzle del figlio; La vernice mangiata; L’incontro coi figli; Lo stagno col pubblico.

Schramm 11/08/23 13:49 - 3495 commenti

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È ufficiale, per Aster la vita con tutti i suoi al di là e al di qua è un'(impossibile) elaborazione rateizzata del lutto di tutti i sé passati presenti futuri paralleli metastatici illusori dovuti alla madre-matrice (Mona, nomen amen) e non a caso anagramma di dream e deiezione. Tre psilocibiniche ore di stercoraro sogno lucido, di tossico dormiveglia d'un dio sadico nello squallore dello sventurama (U-turn è il paradiso dantesco), culminanti in didascalie 500x500 (la grotta-utero, essù!) e miraggio processuale che fa calare la Wallera. Detratta l'iva, il verdetto è: mAsterpiece.
MEMORABILE: Mastodontico pene-mantide; Salvezza peggiore del danno; Vernice; Teatro dal futuro con carica bellica; Orgasmorte con agnizione.

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Kinodrop 24/09/23 18:57 - 2979 commenti

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Una terribile madre disaffettiva e il figlio che si comporta come tale pur di rimanere a galla nella strettoia di un doppio vincolo insolubile costituiscono la materia ampiamente psicanalitica di questa sorta di viaggio senza confini e senza sponde nella landa sconvolta di un passato irredimibile. Aster confeziona un congegno barocco senza preoccuparsi né dei tempi, né del ritmo, né della fruibilità di ciò che racconta; e se la prima parte colpisce e promette, subito dopo si impantana in un'eccessiva stratificazione tra l'onirico e il patologico sulle sole spalle dell'ottimo Phoenix.
MEMORABILE: Il quartiere/incubo in cui vive Beau; La vernice; Il teatro nel bosco; La mansarda; Il colpo di scena dopo il funerale; Il processo finale.

Daniela 26/09/23 23:54 - 12699 commenti

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Dopo due eccellenti pellicole di genere, Ari Aster scrive e dirige un film che sfugge ad ogni classidicazione, un labirinto mentale in cui lo spettatore si smarrisce ritrovandosi al termine a chiedersi a cosa abbia assistito: una parafrasi dell'Odissea con un Ulisse malconcio, una nuova versione del "Processo" kafkiano in cui la colpa è quella di esistere. Il fatto che ognuno possa darne una diversa interpretazione dimostra la pronfondità di un'opera ostica ma affascinante come un rebus irrisolvibile. Grande Phoenix.
MEMORABILE: Cosa contiene la soffitta?

Capannelle 3/01/24 12:27 - 4421 commenti

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Un racconto sicuramente ambizioso e sfrontato in cui Aster non risparmia frecciate velenose (anche troppo esplicite) e dettagli grotteschi di cui però tende a perdere il controllo. Tutto vuole ispirare disagio e paranoia estremi (in alcuni punti, va detto, anche troppo programmatici). Tagliare la durata di alcune parentesi avrebbe reso un gran favore ma quello che rimane si gusta bene, anche se la continua ricerca del reale/irreale portata sulle tre ore sfianca chi guarda. Lo stile di ripresa richiama quello di registi famosi e Phoenix si applica con grande impegno. Quasi buono.
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  • Curiosità Zender • 30/04/23 09:09
    Capo scrivano - 47880 interventi
    Scrive Max dembo:

    * Il film venne inizialmente descritto dal regista e scrittore Ari Aster come una "commedia da incubo di 4 ore". La durata del montaggio cinematografico dura solo un minuto meno di tre ore. Con una durata di 2 ore e 59 minuti, "Beau Is Afraid" è la produzione più lunga mai realizzata dalla A24, con la versione cinematografica persino di 8 minuti in più rispetto alla "director's cut" del film precedente di Aster, Midsommar (2019)". Aster ha detto che con il film "(voleva) mettere (il pubblico) nell'esperienza di essere un perdente".

    * Si ipotizzava che il film fosse un'espansione di un cortometraggio intitolato "Beau (2011)", nonché un adattamento teatrale di una bozza della sceneggiatura trapelata dal 2014 anch'essa intitolata "Beau Is Afraid", entrambi rispettivamente diretti e scritti da Aster. Ciò è stato successivamente confermato poiché molte scene presentate nel trailer del film coincidevano con parti della sceneggiatura.

    * "Beau Is Afraid" doveva inizialmente essere distribuito nel 2022, ma è stato posticipato fino all'anno successivo perché, secondo Aster, "non era finito! Sono un perfezionista, prendo molto sul serio l'intero processo di produzione, nonostante il tempo e le restrizioni di denaro."

    * Nathan Lane ha descritto il film come "Tutto, troppo, ovunque, e tutto in una volta, ebraico" e "un racconto epico di colpa e co-dipendenza, la storia della (sua) vita".

    * Joaquin Phoenix aveva degli spilli affilati infilati nella fasciatura della sua mano, per fargli male se la usava. Per simulare anche le lesioni al torso, aveva dei fermagli per rilegatura fissati allo stomaco, e per facilitare un realistico zoppicare.

    * Quando una bozza della sceneggiatura del 2014 ha iniziato a circolare su Internet, Aster non voleva che le persone leggessero la sceneggiatura prima che il film venisse rilasciato. Anche durante le riprese, era stato intitolato "Mona's Choice". Tuttavia, "Beau Is Afraid" è sempre stato pensato per essere il vero titolo.

    * Si ipotizzava che Billy Mayo, collaboratore di lunga data di Aster, avrebbe recitato nel ruolo principale, fino alla sua morte.

    * In una featurette anticipatoria del dietro le quinte caricata da A24, Aster ha descritto la trama di "Beau Is Afraid" come di un Signore degli Anelli ebraico, anche se (Beau) sta solo andando a casa di sua madre".

    * Per promuovere il film, c'erano alcuni piani per mostrare questo film al posto di un film per bambini, a ignare famiglie in un cinema, come fu fatto con Midsommar, tuttavia nessun cinema ha accettato di farlo nuovamente.

    * La biografia su Instagram di Armen Nahapetian recita "Io Non sono AI". Questo per quanto riguarda i molti che pensano che la sua faccia fosse una versione invecchiata di Joaquin Phoenix, sul corpo di un  bambino.

    Fonte: Imdb
  • Discussione Max dembo • 18/09/23 07:51
    Servizio caffè - 425 interventi
    Costato 35 milioni di dollari, finora ha incassato solo 8,96 milioni di dollari in tutto il mondo, dalla sua uscita negli Stati Uniti il 14 aprile, rivelandosi uno dei più grossi insuccessi dell'anno, rapportato al suo costo. Anche in Francia, dove i biglietti sono tornati a livelli da pre-pandemia, e da sempre la gente va al cinema molto più che da altre parti.
    Ultima modifica: 18/09/23 14:33 da B. Legnani